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1 GAZZETTINO mercoledì 22 gennaio 2014 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata esclusivamente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) Indice articoli REGIONE (pag. 2) Scontro sui compensi e meno poltrone Extragettito, 30 milioni da spendere su 4 fronti: Electrolux, agroalimentare, montagna e Pmi Bilancio e salute in cima ai lavori di commissione UDINE (pag. 4) Latterie apre alla proposta del Consorzio agrario Italricambi, si teme l effetto domino PORDENONE (pag. 5) Kyenge, sfida in piazza L'Inps fissa gli appuntamenti, ma uffici chiusi per assemblea Ospedale, adesso si riparte Electrolux, Zanonato: «Rischia solo Porcia» (3 articoli) Ideal, al ministero l azienda non c'è: niente intesa

2 REGIONE Scontro sui compensi e meno poltrone Elisabetta Batic TRIESTE - Non lo ha fatto nessuno e allora ci ha pensato lei a sollevare la questione che, come prevedibile, ha poi catalizzato i lavori della 5.Commissione che, ieri mattina, ha licenziato il disegno di legge che declassa, in via transitoria, le Province ad enti di secondo grado disciplinando le nuove modalità di elezione. Il testo, che verrà discusso in Aula a fine mese, è stato votato da Pd, Cittadini e Sel, contrari Pdl e Fi, astenuto il Movimento 5 Stelle. È stata proprio la capogruppo grillina Elena Bianchi a far presente che nel provvedimento «svuota Province» promosso dal ministro Graziano Delrio «si prevede che tutti gli organi prestino servizio gratuito mentre nel disegno di legge che stiamo esaminando questo dettaglio è del tutto assente». Scoppia così la bagarre con il centrodestra a chiedere, tramite un emendamento scritto al volo da Elio De Anna (Fi) su proposta del suo capogruppo Riccardo Riccardi, che «la carica di consigliere provinciale, di Presidente, degli assessori e dell assemblea dei sindaci» sia gratuita. Pure Sel è d accordo. Ma l emendamento non viene approvato, a differenza di quello firmato da Pietro Paviotti (Cittadini) per cui «gli incarichi di consigliere provinciale e di membro dell assemblea dei sindaci sono esercitati a titolo gratuito». Presidente e assessori (non più di due) verranno, perciò, retribuiti ma è una decisione che la Giunta Serracchiani prenderà in un secondo momento. «Sgomberiamo il campo dalle ipocrisie tuona Riccardi i processi o si governano o si subiscono e noi li stiamo subendo». «Stiamo lavorando ad una norma transitoria replica il capogruppo Pd Cristiano Shaurli nella speranza che non sia mai applicata». L assessore Panontin, che auspica l entrata in vigore della riforma dal primo gennaio 2015, ha illustrato una serie di modifiche che prevedono un unico collegio provinciale e l introduzione dell Ufficio elettorale provinciale, l adozione del voto ponderale su fasce di comuni determinate dalla popolazione residente e l introduzione, tra gli organi della nuova Provincia, dell assemblea dei sindaci costituita dai sindaci dei Comuni appartenenti alla Provincia. La sua funzione? Esprimere «parere obbligatorio sullo schema di bilancio adottato dalla Giunta provinciale» e adottare o respingere «le modifiche dello statuto proposte dal consiglio provinciale». L assemblea dei sindaci «esercita gli altri poteri propositivi, consultivi e di controllo eventualmente previsti dallo statuto». Tra gli emendamenti della Giunta anche quello che rimodula il numero delle poltrone dei nuovi consigli provinciali: a Udine e Trieste restano rispettivamente 30 e 24, a Pordenone scendono da 30 a 26 e a Gorizia da 24 a 22. Altre modifiche riguardano l introduzione di liste concorrenti dei candidati in un unico collegio corrispondente al territorio provinciale. «Da quando la norma è approdata in Commissione commenta De Anna nove articoli sono stati stati sostituiti, due soppressi e tre aggiunti con undici emendamenti modificativi, insomma è un altra legge!».

3 Extragettito, 30 milioni da spendere su 4 fronti: Electrolux, agroalimentare, montagna e rilancio Pmi TRIESTE - La situazione di Electrolux, l economia della montagna, la mobilitazione di risorse a beneficio delle piccole e medie imprese e l agroalimentare. Su queste quattro macro aree di intervento si sono concentrati i lavori delle Commissioni prima e seconda che ieri hanno ricevuto in audizione l assessore alle attività produttive Sergio Bolzonello sull impiego dell extragettito 2013 (180 milioni) e sul ruolo dei Confidi, al centro della mozione approvata all unanimità dall Aula il 20 dicembre scorso. Escludendo le quattro macro aree già prese in considerazione, restano a disposizione circa 30 milioni di euro su cui programmare interventi mirati e cantierabili. Di concerto con l assessore, le Commissioni hanno concordato di chiamare in audizione tutti i Confidi del Friuli Venezia Giulia («la loro funzione sussidiaria e mutualistica va mantenuta» ha sottolineato Ciriani, Ncd), per una verifica complessiva, nelle prossime settimane, di attività e risultati. Sul fronte delle politiche agricole la volontà è quella di semplificare le procedure per tutte le industrie agroalimentari favorendone l aggregazione. E.B. Bilancio e salute in cima ai lavori di commissione Elisabetta Batic TRIESTE - Con 74 ore di attività svolte nel 2013 (tra X e XI legislatura) la Prima Commissione del Consiglio regionale (bilancio e programmazione) si aggiudica la medaglia d oro. Ventinove in tutto le sedute effettuate. Il dato si evince dal Report 2013 sull attività dell Assemblea legislativa che ha visto nell annata trascorsa l avvicendarsi di due legislature, la prima governata dal centrodestra con Renzo Tondo presidente della Giunta e la seconda dal centrosinistra con la vittoria di Debora Serracchiani, alla guida del Friuli Venezia Giulia da otto mesi. Per ore di attività, la Prima Commissione è seguita a ruota dalla Terza (73), competente in materia di salute e servizi sociali, che di sedute ne ha totalizzate 37. La medaglia di bronzo va alla Quinta Commissione (Affari istituzionali e autonomie locali) che nel 2013 ha registrato 56 ore di attività e 27 sedute. Vi è poi la Sesta Commissione (università, ricerca e politiche giovanili, nella X legislatura anche la cultura) che ha totalizzato 51 ore di attività e 40 sedute. Segue la Quarta Commissione (lavori pubblici, viabilità e trasporti) che invece ha lavorato per 47 ore riunendosi 35 volte. Per ore di attività (44) l ultimo posto è quello della Seconda Commissione (31 sedute nel 2013). Sul fronte dei provvedimenti esaminati, la Quarta Commissione risulta essere quella più laboriosa (30), seguita dalla Quinta (29). A pari merito la Prima e la Seconda che hanno esaminato ciascuna 14 provvedimenti, la Terza ne ha esaminati 16 e la Seconda 12. Per quanto riguarda, invece, i soggetti auditi nel 2013, ben 78 risultano essere quelli ricevuti dai membri della Terza Commissione, 52 dalla Sesta, 49 dalla Seconda mentre i consiglieri della Quarta Commissione hanno ascoltato 34 soggetti, quelli della Quinta 22 e della Prima 10. Il Report fornito dal presidente del Consiglio Franco Iacop fornisce anche alcuni dati relativi alle risorse umane previste dalla pianta organica ed effettivamente occupate a partire dalla Segreteria generale. In questo caso, le unità previste sarebbero 111 ma 92 sono gli addetti effettivamente in servizio. Sotto dimensionato è l Ufficio stampa del Consiglio regionale, sette le unità previste in pianta organica ma quattro quelle in attività. Per quanto riguarda i Gruppi, l'organico dovrebbe contare 54 addetti ma a prestare servizio sono in 43. Solo l Ufficio di gabinetto non presenta scompensi, quattro le unità previste dalla pianta organica e quattro infatti gli addetti che vi lavorano.

4 UDINE Latterie apre alla proposta del Consorzio agrario Elisabetta Batic Latterie Friulane apre al Consorzio Agrario Fvg recependo la «manifestazione d interesse» a rilevare la cooperativa lattiero casearia ed esprimendo la disponibilità «a fornire i dati necessari ad un terzo da voi incaricato, vincolato ad obbligo di riservatezza». A renderlo noto è l azienda in una lettera firmata dal presidente Roberto Rossi nella quale si indica inoltre in «tre settimane» il periodo entro il quale in Consorzio Agrario dovrà presentare «un analisi ed una proposta di piano industriale e di remunerazioni degli allevatori». Soddisfatto il presidente Dario Ermacora: «Apprezziamo il senso di responsabilità dei vertici di Latterie Friulane e la loro disponibilità ad approfondire altre ipotesi in alternativa a quella di Granarolo». «Il Consorzio Agrario aggiunge - ha già avviato i lavori per l elaborazione di un piano industriale che sottoporrà quanto prima all attenzione dei vertici di Latterie Friulane». La questione è stata ieri al centro dei lavori della 2. Commissione consiliare regionale, al termine della quale tutte le forze politiche, le organizzazioni sindacali Fai Cisl, Flai Cgil, Uila, Uil, le Rsu dell azienda e il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello hanno sottoscritto un documento congiunto per esprimere forte preoccupazione «in quanto non è stato ancora reso noto né il piano industriale di Granarolo né è stata data la possibilità al Consorzio Agrario di predisporne uno a seguito della propria formale manifestazione d interesse». Proprio nel documento si chiedeva infatti «di prendere in considerazione la manifestazione d interesse del Consorzio Agrario per Latterie Friulane e di fornire la collaborazione per la redazione, in tempi brevi, di un piano industriale». Oltre a ciò, di considerare «la possibilità di rinviare l assemblea dei soci di Latterie Friulane, prevista per sabato 25 gennaio, per il periodo necessario alla predisposizione di un Piano industriale ed una sua conseguente valutazione». Durante l audizione i sindacati hanno ricordato la possibile perdita di circa cento posti di lavoro ma parte del problema, ha rilevato Bolzonello, sono anche i costi sostenuti dai produttori di latte. I soci che lo conferiscono a Latterie ne riceverebbero troppo poco: 38 centesimi quando in Veneto si arriva anche a 50 centesimi.

5 Italricambi, si teme l effetto domino CIVIDALE - Grande preoccupazione, e anche tanta amarezza, da parte della FimCisl Fvg, per la situazione in cui è emerso esser finita la Italricambi, azienda ferma dal 2013 sia a Cividale che e Forgaria. Sulla società, infatti, indaga la Procura poiché pare che gli attuali proprietari, appoggiandosi a una sede fittizia in Lussemburgo, abbiano evaso il fisco per oltre 3 milioni di euro. Che qualcosa non quadrasse se n'era accorto il segretario regionale Fim, Sergio Drescig: «non ci spiegavamo come una realtà come Italricambi, con nutrito portafoglio clienti, commesse mondiali, solidità strutturale, ben quotata, con un giro d'affari attorno ai 30 milioni di euro annui fino a 5 anni fa, con 72 maestranze in Friuli e 30 in Veneto, tracollasse da un giorno all'altro - dice -. Poi l'amara scoperta: a danneggiare l'azienda non sarebbe stata la crisi ma le operazioni finanziarie ora all'esame della magistratura. Pare, inoltre, che, mentre i lavoratori venivano messi sempre di più alle strette, l'amministratore delegato percepisse un compenso di 300mila euro l'anno». Il debito è pesante: circa 20 milioni di euro. «Per tutti i dipendenti del gruppo, di recente è stato sottoscritto un accordo di cigo e di solidarietà per 12 mesi - spiega Drescig -, senza anticipo da parte dell'azienda, rispetto alla quale si vocifera un azzeramento del capitale sociale». «La vicenda è paradossale e insegna, purtroppo, come il sistema italiano sia troppo accondiscendente con gli imprenditori più»spavaldi": con quelli, cioè, che invece di investire sul lavoro, preferiscono la speculazione finanziaria". Si teme pure un effetto «domino»: l'amministratore di Italricambi detiene, infatti, anche la proprietà delle Acciaierie Weissenfels di Tarvisio, attualmente cedute in affitto all'austriaca Pewag. «Quanto alla realtà che a Cividale e Forgaria produceva ricambi in acciaio antiusura per macchine movimento terra, non resta che sperare nella cordata tutta italiana, la cui identità resta ancora top-secret, che si sta interessando alla Italricambi. Faremo il possibile per la trattativa vada a buon fine». PORDENONE Kyenge, sfida in piazza Loris Del Frate A tre giorni dall arrivo del ministro dell Integrazione, Cecile Kyenge, continua a salire la tensione. Sabato il centro di Pordenone sarà blindato. Del resto saranno almeno tre i siti in cui si disporranno contestatori e sostenitori del ministro. La Kyenge (dormirà la notte di venerdì su sabato al centro Balducci di Zugliano da Di Piazza) arriverà in Municipio dove incontrerà sindaco e consiglio. Davanti, in piazzetta, ci saranno i movimenti legati agli immigrati, una rappresentanza di stranieri, comitati, esponenti di centrosinistra come il deputato Giorgio Zanin, associazioni e sodalizi. Con loro anche i delegati delle organizzazioni sindacali che ieri hanno inviato una lettera firmata dai tre segretari, Giuliana Pigozzo Cgil, Arturo Pellizzon Cisl e Roberto Zaami Uil. «Da giorni leggiamo di iniziative volte a contestare la visita del ministro. Per quanto ci riguarda riteniamo che la sua presenza a Pordenone stia sollevando molte inutili polemiche. Ci rammarica dover rilevare che ogni volta che il ministro partecipa a qualche iniziativa si dia sfogo ad una sorta di furore xenofobo. Si ricerca l ennesimo pretesto per rivolgere insulti. Piuttosto il tema immigrazione diventa un parametro per stimare il grado di democrazia, di coesione sociale, di società aperta e di civiltà di una comunità. L insulto e la villania restano invece una greve manifestazione di ignoranza. Per dirla con le parole di Confidustria l immigrazione è una risorsa, non un problema. Tant è che molte fabbriche di questo territorio ne hanno fatto un largo uso». Davanti alla Prefettura, invece, ci sarà il presidio silenzioso della Lega anche se non è in programma una visita ufficiale del ministro al Prefetto, mentre i militanti di casa Pound, Fiamma Tricolore e Forza Nuova saranno confinati in piazza XX Settembre o in piazzetta Cavour. Ingente la presenza di forze dell ordine che di fatto isoleranno i tre gruppi per evitare che possano venire a contatto. Il ministro andrà poi nell oratorio di Roraigrande per l iniziativa "Africa chi sei".

6 L'Inps fissa gli appuntamenti, ma uffici chiusi per assemblea Momenti di tensione ieri mattina all'inps. A causa della chiusura autorizzata degli sportelli per dare spazio a un'assemblea sindacale, alcuni cittadini non a conoscenza dello stop e con un appuntamento fissato, in modo piuttosto animato hanno cercato di far valere le proprie ragioni, senza però ottenere alcunché. Diverse le persone che hanno bussato ai sindacati per lamentare il disservizio. Racconta Carla Franza, sindacalista della Cgil e presidente del Comitato provinciale Inps: «Al momento dell'apertura, gli uffici erano particolarmente affollati da cittadini che protestavano. Il personale dell'istituto aveva aderito a un assemblea sindacale e quindi gli sportelli erano chiusi fino alle undici e un quarto. Chiaramente non si contesta la possibilità della singola persona a esercitare un diritto sindacale, così come ad ammalarsi. La cosa strana è che molte delle persone in fila avevano un appuntamento fissato dal call-center e provenivano da comuni molto distanti come Barcis». Comprensibili quindi protesta e arrabbiatura: «Abbiamo più volte sollevato il problema della funzionalità di questo servizio. Il centralino, affidato a un call-center e non più gestito in forma diretta, si rivela sempre meno utile come strumento di contatto con l'utenza. Gli operatori sono in grado, per ovvi motivi, di dare soltanto risposte parziali o, per la loro genericità, poco utili al cittadino, fissando in alcuni casi appuntamenti con il personale della sede interessata senza verificarne l'effettiva disponibilità e presenza. Il calendario degli appuntamenti, trasmesso successivamente ai dipendenti, è molto spesso sprovvisto di recapito telefonico o indirizzo di posta elettronica, rendendo così praticamente impossibile ricontattare gli interessati». Secondo quanto riferito da Franza, l'attività ordinaria rischia di essere compromessa: «L'istituto contatta abitualmente i cittadini che hanno fissato un appuntamento, cercando di dare una risposta telefonica alle loro richieste, evitando così agli stessi l'onere dello spostamento. Insomma, in questo caso bisogna dire che l'esternalizzazione della prestazione non ha certamente contribuito a un miglioramento del servizio. Questa è una constatazione che non deve però rappresentare una resa: come Presidente del Comitato provinciale porterò in tutte le sedi questo problema, al quale deve essere data rapida soluzione». Ospedale, adesso si riparte Loris Del Frate Sono state gettate le basi per la realizzazione del nuovo ospedale in via Montereale. Non proprio l anno zero, ma nell incontro tenuto ieri in Regione sono stati stabiliti i tempi, assegnati i compiti agli Enti interessati (Comune, Regione, Azienda ospedaliera) e soprattutto messi i ferri in acqua per arrivare in tempi brevi alla stesura del nuovo accordo di programma. Il nuovo ospedale si farà in via Montereale e il perimetro a Nord sarà a ridosso del grande parcheggio lungo la strada. I posti auto saranno "salvati". Da gennaio 2015 inizieranno le demolizioni propedeutiche al cantiere: il padiglione "G" (dove una volta c era la Pneumologia e l alcologia) e tutti gli altri vecchi immobili sino ad arrivare a ridosso del parcheggio su via Montereale. Scomparirà il parcheggio interno dei dipendenti, la nuova struttura sarà alzata di un piano (saranno cinque), ci sarà una doppia entrata, emergenze e visitatori, nuovo pronto soccorso e nuove anche degenze, servizi e aree per la diagnostica. Costo 200 milioni circa. Una volta iniziato il cantiere ci vorranno 4 anni di lavoro. Infine grande parcheggio nell area del magazzino in vial Rotto, dove, però, resteranno la Protezione civile e la sede degli alpini. «L'incontro - ha spiegato Debora Serracchiani - è stato un'ulteriore tappa del percorso che porterà alla costruzione del nuovo ospedale di Pordenone, una fase propedeutica alla definizione dei punti che verranno inseriti nell'accordo di programma necessario per concludere la fase progettuale nei diciotto mesi previsti e consentire nel gennaio 2015 il primo degli abbattimenti previsti per iniziare i cantieri». Con la presidente c erano tra gli altri l'assessore regionale alla Salute, Maria Sandra Telesca, il nuovo direttore generale dell'azienda ospedaliera, Paolo Bordon e il sindaco di Pordenone, Claudio Pedrotti. La riunione è servita anche ad allineare le azioni degli enti coinvolti. L intera partita sulla viabilità la dovrà gestire il Comune. Come dire tempi stretti. Per fare prima anche una task force che si assumerà l incarico di mandare avanti tutte le pratiche di edilizia sanitaria.

7 Electrolux, Zanonato: «Rischia solo Porcia» Davide Lisetto Nel giorno in cui arriva l apertura della Cisl al piano Unindustria sul taglio del costo del lavoro c è la dichiarazione shock del ministro Zanonato: «I problemi e le difficoltà del gruppo svedese riguardano solo lo stabilimento di Porcia e non quello di Susegana». Una autentica "bomba" che arriva nel mezzo della polemica tra lo stesso ministro dello Sviluppo economico e il governatore Luca Zaia che lo aveva accusato di non aver convocato alcun tavolo. «Mentre Zaia si attarda in sterili polemiche il ministero si è incontrato con la dirigenza italiana, ha discusso e sta lavorando a soluzioni industrialmente valide. Noi siamo pronti ad aprire un tavolo dopo l incontro tra azienda e sindacato del 27 gennaio». Incontro che per Porcia sta diventando "cruciale". Qualche ora prima dal leader della Cisl, Raffaele Bonanni dalla trasmissione Omnibus su La7, era arrivato il via libera al piano di Unindustria sul talgio del costo del lavoro. «Guardiamo con interesse a quello che è stato proposto a Pordenone. Il tentativo di agire sui costi della produzione, non solo quello del lavoro ma per esempio anche quello dell energia, va percorso. Nella proposta che arriva dalla Confindustria di quel territorio non tutto va bene, ci sono delle cose che non ci piacciono. Ma riteniamo che sia una sfida che dobbiamo cogliere». E sempre ieri dai microfoni della trasmissione condotta da Oscar Giannino su Radio24, è stato il segretario provinciale Cisl, Arturo Pellizzon, ad aprire seppure con cautela all esperimento lanciato dagli industriali locali. «Quel documento è anche un atto di accusa alla politica e alle istituzioni che nulla hanno fatto sul tema del lavoro con la conseguenza che le aziende stanno scappando. Obiettivo di un sindacato responsabile oggi è salvare i posti di lavoro e ricreare condizioni minime di welfare». In linea, anche se con una dose maggiore di cautela, il segretario provinciale dei metalmeccanici Cisl, Gianni Piccinin: «Una cosa deve essere chiara: non si possono chiedere solo sacrifici ai lavoratori che ormai da quattro anni subiscono riduzioni salariali. Inoltre, non è che sia così automatico: abbasso i salari e divento subito competitivo». E che la sfida partita da Unindustria Pordenone (domani il primo tavolo) sia ormai vista come un esperimento pilota a livello nazionale non vi è dubbio. Dalla Cgil pordenonese il dossier è stato spedito al segretario generale Susanna Camusso che sta valutando il documento con gli organismi nazionali. La Cgil, se non altro per la netta e ruvida contrarietà espressa dalla Fiom, è decisamente più cauta. «Discuteremo - ha ribadito la segretaria provinciale, Giuliana Pigozzo - Ma sulla vicenda Electrolux noi ribadiamo: dica l azienda prima cosa ha in tesa e cosa intende fare, oltre a dire cosa vuole. Mi pare questo il presupposto prima del confronto». E se ci si sposta davanti ai cancelli della Electrolux il clima è altro. Per gli operai la proposta di Unindustria è come fumo negli occhi. Le Rsu di Porcia (stasera "La Gabbia" su La7 proporrà le interviste girate ieri) la bocciano sonoramente. E un secco no arriva anche dai delegati della Fim-Cisl, nonostante le aperture dei vertici. «Non ci sembra affatto - sostiene la delegata Elisabeth Fanella - che tagliando i salari degli operai, già ora tra i più bassi d Europa, si possa risolvere il problema della competitività e della fuga delle aziende». Cririani: ministro e Serracchiani giocano allo scaricabarile PORDENONE - «Serracchiani e Zanonato non stanno facendo nulla e giocano allo scaricabarile. Si assumano le loro responsabilità e facciano qualcosa di concreto. Può piacere o no, ma finora l'unica proposta operativa territoriale è quella degli industriali». È il duro attacco del presidente della Provincia, Alessandro Ciriani a Regione e Governo in merito alla gestione delle crisi Electrolux e Ideal Standard. «Per Electrolux il piano degli industriali non basta? È evidente che occorre una riforma complessiva del mercato del lavoro, che è compito dello Stato, ma la Regione non può fare orecchie da mercante. Serracchiani, che aveva promesso di prendere per il cravattino Bain capital (il fondo proprietario di Ideal standard, ndr), si vanta di avere ottimi e intimi rapporti con il governo nazionale, è più a Roma che a Trieste e fa parte della segreteria di Renzi, quindi il suo scaricabarile è quantomeno pilatesco». Ma ce n'è anche per Zanonato: «Dice in maniera ridicola e vergognosa che nessuno ha convocato un tavolo attacca Ciriani mentre lo avrebbe dovuto convocare lui perchè un ministro non può sottovalutare le grandi crisi aziendali». Quindi la conclusione: «O la Regione non conta nulla a

8 livello nazionale - oppure questo Governo è indegno perchè è completamente insensibile alle crisi economiche. Si tratta probabilmente di tutte e due le cose». Mail dalla fabbrica per i Wallenberg PORDENONE - (d.l.) «Visto che il nostro caro ministro Zanonato non è riuscito ad avere un incontro con la proprietà di Electrolux, ci proviamo noi. Ognuno di noi deve inviare una mail via posta elettronica a Markus Wallenberg, l esponente della famiglia azionista di maggioranza del gruppo che siede nel board di Stoccolma». Dagli operai di Porcia parte una richiesta-provocazione: l invito ai Wallenberg a incontrare i lavoratori. La campagna delle mail è stata lanciata dal gruppo Facebook "Quelli che lavorano in Electrolux" e ha l obiettivo di inondare la casella di posta di Markus Wallenberg. «Gentile Markus Wallenberg - è la lettera che gli operai stanno spedendo - la contatto a proposito della vostra decisione di considerare la possibilità di chiudere gli stabilimenti Electrolux in Italia. Come lei può certamente immaginare, una simile possibilità ha creato molto dolore in migliaia di famiglie. Le chiedo quindi di incontrarla in tempi brevi al fine di confrontarci su come dare un valore concreto alle indicazioni contenute nel codice etico dell impresa, soprattutto per quel che riguarda la vostra responsabilità sociale, e condividere un percorso che porti al mantenimento di tutte le produzioni negli stabilimenti in Italia per ridare fiducia alle migliaia di famiglie dei vostri dipendenti». Firmato: dipendente Electrolux. Ideal, al ministero l azienda non c'è: niente intesa PORDENONE - Ideal Standard, nulla di fatto ieri al ministero: l assenza dell azienda (al tavolo mancava anche la Regione Veneto) ha fatto pericolosamente slittare la firma dell intesa sulla cassa in deroga all 11 febbraio. Un tempo troppo lungo, di fronte al rischio di licenziamento che pende sulla testa dei 450 lavoratori di Orcenico, che con febbraio potrebbero essere anche senza stipendio. E a mezzogiorno gli operai hanno ripristinato il blocco delle merci che la sera prima avevano tolto - come chiesto dall azienda negli ultimi giorni per consentire di onorare le consegne alla clientela - come "atto di fede" in vista del summit romano. Gesto che però non è servito. La firma che dà il via libera all ammortizzatore sociale consentirebbe - oltre che alla trattativa con il potenziale acquirente di proseguire nelle prossime settimane - la copertura salariale ai 450 lavoratori dello stabilimento di Orcenico. Ma la società al ministero non si è fatta vedere. Nessuna discussione, dunque, e nessun accordo. Tutto rinviato all 11 febbraio. Intanto sui 450 lavoratori di Orcenico resta il rischio dei licenziamenti. E senza la cassa in deroga c è anche quello d incagliare la trattativa. Incontro senza esito, se non un cambio di rotta del sindacato nazionale dei Chimici (il 13 gennaio aveva chiesto un rinvio per ottenere più garanzie su Trichiana), che si sarebbe impegnato a firmare. Ora l obiettivo è anticipare il vertice ministeriale entro fine gennaio. Cosa difficile, visto che ieri l azienda ha ribadito che non se ne parlerà prima di tre settimane. Il tempo necessario per ristabilire l operatività dopo il blocco delle merci. Un termine che però mette i brividi al sindacato: e se dopo tre settimane di produzione scattasse la procedura? Un quesito che è più un incubo. «Non si può giocare sulla testa dei lavoratori - ha dichiarato il vicepresidente regionale, Sergio Bolzonello -. Proprietà, sindacati nazionali del comparto chimico e la stessa Regione Veneto, con la quale è stata condivisa l'esigenza di un tavolo nazionale sulla difficile situazione, esigenza che ora mi sembra non più tanto stringente per il Veneto, debbono assumersi le rispettive responsabilità. La riunione si faccia già la prossima settimana con la partecipazione, confermata, dell'azienda e della Regione Veneto». E un preoccupatissimo appello arriva dal sindaco di Zoppola, Francesca Papais: «La posizione aziendale è inconcepibile, il blocco è stato ritirato ma la società non si è presentata. Il rischio per i lavoratori ora è enorme». D.L.

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