In copertina: Disegno orginale di Lorenzo Starnini

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3 La redazione raccomanda per la citazione bibliografica di questo volume la seguente dizione: The editor recommend that for references to this work the following citation should be used: Magrini M., Perna P., Scotti M. (eds). 7. Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell Italia peninsulare - Stato delle conoscenze e problemi di conservazione. Atti del Convegno, Serra San Quirico (Ancona), 6-8 Marzo 4. Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi, pp. 6. In copertina: Disegno orginale di Lorenzo Starnini Copyright 7 Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi. È vietata la riproduzione anche parziale di testi e immagini.

4 AQUILA REALE, LANARIO E PELLEGRINO NELL ITALIA PENINSULARE stato delle conoscenze e problemi di conservazione a cura di Mauro Magrini, Paolo Perna e Massimiliano Scotti ATTI DEL CONVEGNO di Serra San Quirico (Ancona) 6-8 marzo 4 In collaborazione con Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica 7

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6 Presentazione In un assolato pomeriggio di fine estate, al termine di una lunga e fruttuosa sessione di osservazioni ornitologiche, prese corpo l idea di organizzare un incontro nazionale al quale potessero partecipare tutti gli esperti e studiosi del settore che, nelle diverse regioni, avessero studiato l aquila reale, il lanario e il pellegrino in area appenninica. Forse il caldo eccessivo di quel giorno, forse i postumi di un insolazione cocente non ancora del tutto riassorbita, ci hanno spinto a proseguire nell intento e, nonostante qualche difficoltà, a realizzare gli atti di un convegno che ha rappresentato per il nostro parco un banco di prova importante, un forte momento di crescita e una chiara assunzione di responsabilità che ci ha portato a immaginare e poi a realizzare l Osservatorio per la Biodiversità. Siamo convinti che tutelare un territorio significhi amarlo e per amare un territorio c è sicuramente necessità di conoscerlo. In questa prospettiva, le iniziative compiute dal Parco per la conservazione della biodiversità e per l uso razionale e consapevole delle risorse naturali ci offrono, non soltanto la possibilità di approfondire la conoscenza delle caratteristiche di questo territorio, ma ci invitano a riflettere sui nostri stili di vita e ci rafforzano nel perseguimento degli obiettivi di un area protetta. Ringrazio nuovamente tutti coloro che si sono prodigati per la realizzazione di questo convegno e vi invito alla lettura del resoconto dei lavori, sottolineando l importanza di queste iniziative per la diffusione delle conoscenze a tutti i cittadini interessati, con particolare riferimento a coloro che hanno il compito di prendere decisioni politiche, che coinvolgono non solo la nostra, ma anche le generazioni future. Massimiliano Scotti Funzionario Direttivo del Parco Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 6-8 marzo 4 5

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8 Introduzione Da più di trent anni il territorio nazionale è percorso da un numero crescente di ornitologi, professionisti o dilettanti, che dedicano il proprio tempo (lavorativo o libero) allo studio o alla semplice osservazione dei rapaci diurni, e tra essi alle tre specie oggetto di questo convegno. Tre specie che sovrappongono gran parte dei loro areali e l ambiente di nidificazione, e che, inevitabilmente, condividono la lunga lista di appassionati che ad esse rivolgono le proprie attenzioni. È difficile studiarne una ignorando le altre due, quando ci sono; ecco così che i titoli di molti frutti di queste attenzioni le riguardano tutte e tre. Il convegno di Serra San Quirico ha voluto riunire in tre giorni e in un sol luogo, per ovvi motivi, quanti non riescono più a fare a meno di cercare, nella penisola, lungo le sue coste e nelle piccole isole, la soddisfazione di scoprire una nuova coppia o di confermare semplici o ardite ipotesi. Il tentativo sembra avere avuto buon esito, almeno a giudicare dai numeri: 4 partecipanti addetti ai lavori a ciascuna delle due tavole rotonde del 6 marzo, quasi 5 alle due sessioni del 7, tutte le regioni dell Italia peninsulare rappresentate e trattate, 5 contributi originali pubblicati in questo volume a firma di ben 78 Autori. In più un esperimento di trattamento univoco di dati e conoscenze, apparentemente ben riuscito ed utile alla comprensione di alcuni significativi fenomeni riguardanti le popolazioni delle tre specie. Infine diverse proposte di coordinamento, di condivisione di obiettivi e linguaggi (la lingua è la stessa ma i dialetti permangono) che se non altro tradiscono il desiderio di confronto e condivisione, facendo apparire superabili certe gelosie che si spera appartengano esclusivamente al passato. Da tutto ciò la soddisfazione di chi ha ideato, organizzato, sostenuto e (crediamo) partecipato all iniziativa. Un sentito ringraziamento è rivolto ad Alessandro Andreotti, in particolare per il suo decisivo contributo all impostazione dei lavori e alla rilettura critica dei contributi, come anche a Pierandrea Brichetti e Francesco Mezzavilla per la grande attenzione accordata all iniziativa. Il Comitato organizzatore Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 6-8 marzo 4 7

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10 Indice Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell Italia peninsulare Stato delle conoscenze e problemi di conservazione Presentazione pag. 5 Introduzione pag. 7 I sessione: Stato delle conoscenze, problemi di conservazione e prospettive per le ricerche in Italia Bernardino Ragni Trentatré anni di Mal d Aquila pag. 5 Massimiliano Scotti, Jacopo Angelini La tutela della biodiversità nel Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi pag. Paolo Fasce, Laura Fasce Stato delle ricerche sull Aquila reale Aquila chrysaetos in Italia pag. 5 Giovanni Leonardi, Alessandro Andreotti Lo stato delle ricerche finalizzate alla redazione del Piano d azione nazionale per il Lanario Falco biarmicus feldeggii pag. 36 Massimo Brunelli Lo stato delle ricerche sul Pellegrino Falco peregrinus in Italia pag. 5 Mauro Magrini, Paolo Perna, Jacopo Angelini, Luigi Armentano, Carla Gambaro Rapaci e praterie: uno studio triennale nel Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi pag. 59 Stefano Allavena Problemi attuali di conservazione dei rapaci diurni in Italia pag. 63 Alessandro Andreotti, Giovanni Leonardi Proposta per una standardizzazione del monitoraggio delle popolazioni di rapaci rupicoli nidificanti in Italia pag. 66 Francesco Mezzavilla Il CISO e le indagini sui rapaci. Indirizzi per un approfondimento delle ricerche pag. 7 Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 6-8 marzo 4 9

11 Indice II sessione: Stato delle conoscenze, problemi di conservazione e prospettive per le ricerche nelle regioni peninsulari Saura Andreotti, Massimo Campora, Renato Cottalasso, Laura Fasce, Paolo Fasce, Riccardo Nardelli, Ubaldo Ricci L Aquila reale Aquila chrysaetos e il Pellegrino Falco peregrinus nell Appennino ligure e piemontese pag. 79 Ubaldo Ricci, Michela Adami, Saura Andreotti, Luigi Armentano, Mario Cenni, Monica Lazzeri, Mauro Magrini, Riccardo Nardelli, Luigi Sesti L Aquila reale Aquila chrysaetos, il Lanario Falco biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus nella Toscana settentrionale pag. 83 Guido Ceccolini, Fausto Fabbrizi, Riccardo Nardi La presenza del Lanario Falco biarmicus e del Pellegrino Falco peregrinus nella Toscana meridionale pag. 87 Mario Bonora, Luca Bagni, Angelo Battaglia, Pierpaolo Ceccarelli, Mario Chiavetta, Pierfrancesco Ferrari, Mauro Ferri, Dario Martelli, Maurizio Ravasini, Lorenzo Rigacci, Stefano Schiassi L Aquila reale Aquila chrysaetos, il Lanario Falco biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus in Emilia Romagna pag. 9 Paolo Perna, Jacopo Angelini, Luigi Armentano, Gianni Cristiani, Carla Gambaro, Mauro Magrini, Massimo Pandolfi, Bernardino Ragni L Aquila reale Aquila chrysaetos, il Lanario Falco biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus nelle Marche pag. 95 Mauro Magrini, Jacopo Angelini, Luigi Armentano, Carla Gambaro, Paolo Perna, Bernardino Ragni L Aquila reale Aquila chrysaetos, il Lanario Falco biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus in Umbria pag. 99 Massimo Brunelli, Stefano Allavena, Fabio Borlenghi, Luigi Corsetti, Stefano Fanfani, Felice Simmi L Aquila reale Aquila chrysaetos, il Lanario Falco biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus nel Lazio pag. 3 Antonio Antonucci, Carlo Artese, Siro Baliva, Mauro Bernoni, Marco Carafa, Marco Cirillo, Gino Damiani, Fabio De Marinis, Simone De Biase, Samuele Di Giovanni, Eugenio Di Zenobio, Paola Franceschini, Paolo Gialleonardo, Giorgio Lalli, Giorgio Marini, Stefano Scivola, Massimo Pellegrini Monitoraggio dell Aquila reale Aquila chrysaetos in Abruzzo nella stagione riproduttiva 3 pag. 7 Augusto De Sanctis, Massimo Pellegrini Aggiornamento delle conoscenze sulla distribuzione e lo status del Lanario Falco biarmicus e del Pellegrino Falco peregrinus in Abruzzo pag. 9 Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell'italia peninsulare - Stato delle conoscenze e problemi di conservazione

12 Indice Lorenzo De Lisio, Stefano Allavena, Marco Carafa, Nicola Colonna L Aquila reale Aquila chrysaetos, il Lanario Falco biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus in Molise pag. Stefano Piciocchi, Danila Mastronardi, Gabriele de Filippo Stato delle conoscenze su Aquila reale Aquila chrysaetos, Lanario Falco biarmicus e Pellegrino Falco peregrinus in Campania pag. 7 Antonio Sigismondi, Michele Bu, Nicola Cillo, Vincenzo Cripezzi, Marisa Laterza, Ventura Talamo Il Lanario Falco biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus in Puglia pag. Antonio Sigismondi, Michele Bu, Nicola Cillo, Marisa Laterza L Aquila reale Aquila chrysaetos, il Lanario Falco biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus in Basilicata pag. 3 Massimo Pandolfi, Alessandro Tanferna, Giorgia Gaibani, Paolo Perna, Mauro Tripepi, Pierpaolo Storino, Salvatore Urso, Toni Mingozzi L Aquila reale Aquila chrysaetos, il Lanario Falco biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus in Calabria e nel Parco Nazionale del Pollino: consistenza e status delle popolazioni pag. 6 Altri contributi Mauro Magrini, Paolo Perna Riepilogo ed analisi delle conoscenze sullo status delle popolazioni di Aquila reale Aquila chrysaetos, Lanario Falco biarmicus e Pellegrino Falco peregrinus nell Italia peninsulare pag. 33 Mauro Magrini, Paolo Perna Proposta per il coordinamento del monitoraggio di base delle popolazioni di Aquila reale Aquila chrysaetos, Lanario Falco biarmicus e Pellegrino Falco peregrinus nell Italia peninsulare pag. 4 Elenco degli autori pag. 43 Immagini dall'area di studio pag. 47 Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 6-8 marzo 4

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14 I sessione STATO DELLE CONOSCENZE, PROBLEMI DI CONSERVAZIONE E PROSPETTIVE PER LE RICERCHE IN ITALIA Chairmen: Massimiliano Scotti e Mauro Magrini

15 4 Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell'italia peninsulare - Stato delle conoscenze e problemi di conservazione

16 Trentatré anni di Mal d Aquila Bernardino Ragni Dip. di Biologia Cellulare e Ambientale, Università degli Studi di Perugia, via Elce di Sotto 63 Perugia Nelle prime due pagine del volumetto intitolato Mal d Aquila (Ragni 976) si legge: Tutto è cominciato il novembre 97. Stavamo scendendo il gran fianco erboso di un monte dell Appennino centrale, l aquila era stupenda: il sobrio piumaggio marrone, Roteò senza fretta, con le vaste ali immobili, Non potevo immaginare che sarei diventato sofferente di mal d Aquila, ma il contagio era ormai avvenuto. è vero: quelle 43 pagine densamente stampate con caratteri corpo 8 e illustrate da disegni e foto dell autore, sono la prova dichiarata della morbosa passione, praticamente una dipendenza, che travolse Ragni dal 97 al 976. Poi quella fase acuta si cronicizzò, la malattia, insieme al suo agente eziologico, divennero una componente strutturale, perfettamente percepita e controllata, della consapevolezza e della cultura del contagiato. Dalla metà degli anni Settanta dello scorso secolo alcune decine di persone condivisero, con livelli diversi di virulenza, tale morbosa passione ma, tra tutti, due di essi ancora oggi l hanno cronicizzata e intimamente assimilata: Luigi Armentano e Mauro Magrini. Entrambi discussero la loro tesi di laurea di naturalisti su tale agente eziologico; per il primo è stata l inizio di un lungo, permanente giuoco colto e appassionato, per il secondo è stata l inizio di una professione rigorosa, amorevole e non negoziabile. Ma perché Aquila chrysaetos fa ammalare di passione? Scomodare J. W. Goethe per rispondere al quesito non è difficile per uno spoletano: fu infatti al cospetto del Ponte delle Torri di Spoleto, il 6 ottobre 786, che il grande drammaturgo tedesco, nel corso del suo Italienische Reise (86-7), intuì che la seconda natura costruita dall uomo piace ed appassiona in quanto funzionale, armoniosa, utile; mentre ciò che non ha funzionalità, armonia, utilità, nasce morto e quindi non potrà mai essere bello, mai piacere, mai appassionare. Per dirla con Goethe, quindi, la natura prima Aquila reale, piace e appassiona perché è bella, in quanto funzionale, armoniosa, utile. Utile a se stessa, naturalmente. Infatti l Aquila reale, nell ambito dei grandi uccelli cacciatori e carnivori obbligati, è la specie più. Quella a più vasto range geografico (tutto l emisfero boreale dai pressi del Circolo Polare a oltre il Tropico del Cancro) a più vasto range ecologico (dalla tundra al deserto, dalla steppa alla foresta, dal mare ai crinali altomontani, dai pressi delle metropoli alle lande inabitate) a più vasto range predatorio-alimentare (Artropodi, Pesci, Anfibi, Rettili, Uccelli e Mammiferi, da sotto il grammo a 5 chili di peso). Una così vasta utilità non può che essere il risultato (o la causa?) della massima funzionalità, sia morfologica che fisiologica e comportamentale: le forze modellatrici dell evoluzione hanno disegnato, con l Aquila reale, il più versatile ed efficiente strumento vivente del suo segmento zoologico, quello che, meglio di chiunque altro, è in grado di propagare con successo i propri geni nel tempo e nello spazio. La vista umana, uno dei più completi ed efficienti recettori e interpretatori di immagini, percepisce l Aquila reale come armonia; essa, nell ambito dei grandi uccelli cacciatori e carnivori obbligati, è la specie mai troppo : le ali non sono troppo larghe o troppo strette rispetto alla lunghezza, non sono troppo lunghe o troppo corte rispetto alla coda, il collo non è troppo corto o troppo lungo rispetto al corpo, gli artigli non sono troppo lunghi o troppo corti rispetto ai tarsi, questi non sono troppo lunghi o troppo corti rispetto alle gambe e alle cosce, la testa non è troppo corta o troppo lunga rispetto alla ranfoteca, il capo non è troppo lungo o troppo corto rispetto al collo; anche nel dimorfismo sessuale (marker degli uccelli specialisti nella Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 6-8 marzo 4 5

17 Bernardino Ragni caccia di prede medio-grandi) Aquila chrysaetos non è troppo : il maschio non è troppo grande e troppo lento per non riuscire a strappare lo scoiattolo rosso dai rami di un faggio nel folto della foresta (Valnerina, Umbria, giugno 973) e la femmina non è troppo piccola e troppo debole per non volare in soccorso del compagno esausto, afferrare dai suoi artigli una enorme lepre bruna, e colmare, potente e sicura, l alto dislivello che separa i due dal nido, con due pulli (Valnerina, Umbria, luglio 974); entrambi non sono troppo lenti e troppo rigidi per non cacciare e nutrirsi pressoché esclusivamente di uromastici, portando all involo tre juvenes all anno (Deserto del Negev, Israele, aprile 987). L armonia morfologica e locomotoria è anche eleganza; così come i colori della livrea; il bruno-nero-violaceo, con vivide chiazze bianche, segnala per breve tempo la vulnerabilità e l inesperienza della giovinezza e dell immaturità: gli affini saranno tolleranti, gli estranei li cacceranno senza ferocia se invaderanno il loro spazio vitale (Valnerina, Monti Sibillini, Appennino Umbro-marchigiano, Marsica, Orecchiella, Monti Lagorai, Stelvio, Gran Paradiso, Engadina, 967-); il bruno-marrone-ardesia è il sobrio colore dell età adulta, della maturità e dell esperienza, che non hanno più bisogno di segnali salva-vita, ma l identità di Golden eagle è sancita, inequivocabilmente, dal regale pendant dorato della nuca e dei grandi piedi. Ecco quindi spiegata, si spera, la causa del Mal d Aquila: essa è bella, semplicemente bella, almeno agli occhi ed ai sentimenti dei suoi contagiati. I biologi, i naturalisti, i ricercatori, gli scienziati, non devono vergognarsi di ammettere, prima a se stessi, poi con gli altri, che amano e trovano bello l oggetto del loro lavoro e del loro studio. Tale condizione non toglie scientificità o oggettività o rigore o razionalità ai risultati, alla discussione, alle conclusioni, della loro produzione scientifica. Al contrario, le difficoltà economiche, le incomprensioni, l indifferenza, che tali lavoratori incontrano nel programmare, avviare e portare a termine il loro prodotto, potranno essere attenuate, addirittura in certi casi rimosse, proprio dalla passione per l oggetto e lo scopo del lavoro. Trentatré anni fa, nel capoluogo di Mal d Aquila, il paese di Gavelli i cui abitanti consideravano simpatici birbaccioni gli immaturi del rapace che di tanto in tanto si servivano delle galline razzolanti tra la piazzetta ed il campo di bocce, le case medievali erano quasi tutte abitate da famiglie residenti, che allevavano centinaia di pecore, decine di vacche e vitelli, decine di cavalli e muli, e un asino, cavavano tartufi neri, ceduavano i boschi, producevano dello splendido pecorino. Dopo l autunno del 976, laddove si conclude Mal d Aquila, una serie di opere pubbliche attaccò il paesaggio e gli ecosistemi di quel frammento di Appennino Umbro, il quale può essere considerato un perfetto campione geografico, ecologico, antropico, di tutto l Appennino calcareo centro-meridionale. Nel furono aperte numerose strade e piste di servizio e di miglioramento per i pascoli e per i boschi, associando il danneggiamento ecologico e paesaggistico intrinseco, a quello indotto dovuto alla nuova accessibilità al traffico motorizzato di ampi distretti precedentemente raggiungibili solo a piedi e su cavalcatura. A seguito del disastroso terremoto che colpì la Valnerina ed i Monti Sibillini nel settembre del 979, l inviolata vetta del Monte Coscerno, oasi di protezione e riserva di lepri e coturnici per le aquile di Mal d Aquila, fu raggiunta da una strada per l impianto e la manutenzione di antenne radio, al fine di migliorare le comunicazioni della nascitura protezione civile : agli occhi dei contagiati il peggiore danno ambientale di quel sisma. A partire dal 975 arrivarono e si insediarono il cinghiale, il lupo e il capriolo; scomparve definitivamente la starna italica e si ridusse al lumicino la coturnice. Nel gennaio 98 una femmina di Aquila reale al terzo anno cattura e uccide una femmina adulta-giovane di Gatto selvatico europeo, inesorabilmente acriptica sul biancore diurno del manto nevoso che ricopriva tutta la Valle di 6 Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell'italia peninsulare - Stato delle conoscenze e problemi di conservazione

18 Trentatré anni di Mal d Aquila Campofoglio, a qualche decina di metri dalla vista esterrefatta di due contagiati. Ma nel maggio 984 una splendida femmina adulta di Aquila reale, probabilmente in attività di cova, fu trovata morta nei pressi della frazione di Caso, l altro paesino di Mal d Aquila. L uccello era stato attraversato da un proiettile di arma da fuoco che l aveva ucciso quasi sul colpo. Un cacciatore di cinghiali e di caprioli a bordo del suo fuoristrada, illegalmente in vetta al Coscerno tramite le nuove strade, aveva illegalmente potuto abbattere quel meraviglioso animale anche grazie alla totale assenza di qualsiasi sorveglianza? I biologi di Mal d Aquila hanno ritenuto ciò molto probabile. Intanto, dopo Mal d Aquila e dopo le tesi di Armentano e Magrini, i contagiati estesero lo studio scientifico a tutto l Appennino Umbromarchigiano, ai rilievi interni dell Umbria, alla Sicilia: al convegno internazionale di Roma sulle tecniche e sull etica delle reintroduzioni ne definirono le esigenze ecologiche (Ragni 976); al convegno degli zoologi italiani di Firenze portarono la prima situazione umbro-marchigiana ed un caso di sostituzione del partner (Armentano e Ragni 98 Magrini e Ragni 98); al convegno degli zoologi italiani di Bari portarono osservazioni sull etologia (Magrini et al. 98); al primo seminario italiano sui censimenti faunistici di Urbino portarono la loro esperienza (Ragni et al pubbl. 988); nel piano per la conservazione dell area di Mal d Aquila indicarono metodi e provvedimenti dedicati alla specie (Fratoni et al. 984); nella ricognizione nazionale sull ecologia e conservazione dell Aquila reale curata da P. e L. Fasce trattarono della situazione umbro-marchigiana (Ragni et al. 984); per la Regione dell Umbria inserirono l Aquila reale nelle ricerche sulle specie regionali di interesse venatorio e naturalistico (Ragni e OIKOS 984); nel 986 pubblicarono lo stato delle conoscenze sulla biologia della specie nell Appennino Umbro-marchigiano (Ragni et al.); nello stesso anno furono invitati al Premier colloque international sur l Aigle royal en Europe tenutosi ad Arvieu, Francia (Magrini et al. 987); alla Third world conference on birds of prey di Eilat, Israele, portarono una comparazione eco- etologica tra popolazioni appenninica e siciliana (Ragni et al. 987); furono invitati al congresso annuale dell Associazione Italiana Naturalisti di Bagnoregio per trattare degli effetti sulla specie dell impatto ambientale (Ragni 988); furono invitati al quarto convegno siciliano di ecologia per trattare degli effetti sulla specie di randagismo, ripopolamenti e reintroduzioni (Ragni 99); una ricognizione sulla biologia e sullo status è stata pubblicata in una monografia dedicata all ambiente e alla fauna della Valnerina e dei Monti Sibillini (Magrini 995); in una mostra di divulgazione scientifica organizzata nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini è stata curata una monografia sulla specie (Magrini 998). Dopo trent anni da Mal d Aquila (e di mal d aquila!) in un giorno d aprile del, Ragni e nuovi, giovani contagiati, si trovano a Cime di Mutali, una delle emergenze cacuminali dell Appennino calcareo Umbro-marchigiano presso Fossato di Vico (PG). In tale luogo sono state erette due torri eoliche, reciprocamente distanti 4 metri, alte 46 metri al rotore con tre pale lunghe metri, costituiscono un ingombro sterico alto 68 e largo 44 metri; ogni pala pesa 3,5 tonnellate, la cui punta può raggiungere, in esercizio, la velocità di 5 km orari. Alle.5 un Aquila reale è scesa in volo picchiato, ha sfrecciato sul piccolo valico scendendo ancora sul versante del rilievo per 3-4 metri, quindi si è sollevata in volo veleggiato roteante per poi dirigersi verso il rilievo dal quale sembrava essere provenuta. Si trattava di un subadulto al terzo anno di età di sesso maschile. Le cause scatenanti il comportamento dell Aquila reale sono da ricondurre ad un tipico tentativo di predazione su lepre bruna che poteva essere stata scorta dal rapace sul pascolo cespugliato del versante in prossimità del crinale. Il rapace ha sorvolato gli osservatori esattamente sulla verticale delle loro teste ad un altezza non superiore a 7-8 metri. La distanza, in laterale, della traiettoria di volo dalla torre eolica è stata di 6 metri e, dalla punta di una delle pale, di meno di 4 metri; la distanza minima, in verticale, dell uccello dalla punta di una delle pale è stimabile tra e metri. Il luogo nel quale si è svolto l evento descrit- Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 6-8 marzo 4 7

19 Bernardino Ragni to non ricade tra quelle aree dell Appennino Umbro-marchigiano per le quali ci si deve necessariamente attendere un elevata probabilità di presenza ed attività dell Aquila reale (Magrini et al., questo convegno); ciò perché Cime di Mutali dista non meno di chilometri dal più vicino territorio accertato di nidificazione della specie. D altra parte l osservazione si discosta in modo altamente significativo dalla possibilità che si sia trattato di un evento stocastico dato che le probabilità che ciò si verificasse sono P =,; vale a dire che quei ricercatori avevano probabilità su 5 milioni di incontrare per caso, quel giorno, un Aquila reale a Cime di Mutali. Ciò significa che la presunta marginalità di Cime di Mutali relativamente alla presenza e all attività dell Aquila reale nell Appennino Umbro-marchigiano è da considerarsi infondata, in quanto l evento osservato da questo gruppo di studio deve evidentemente ripetersi con frequenza, nonostante le condizioni di alterazione e frammentazione locale dell ecosistema. La frequentazione funzionale di Cime di Mutali da parte del più grande e raro uccello da preda diurno d Italia non deve stupire; infatti quell individuo, nella sua condizione di subadulto o adulto-giovane, fa parte della frazione non territoriale della popolazione di Aquila reale dell Appennino Umbro-marchigiano e come tale costretto dalle coppie monogame, adulte e residenti, a tenersi lontano dai territori di alimentazione e nidificazione di queste; territori che normalmente comprendono le aree ecologicamente più produttive ed integre: le meno modificate e frammentate dall attività antropica. Quindi, nell angusto Appennino Umbro-marchigiano non esistono luoghi effettivamente marginali ai fini della sopravvivenza dell Aquila reale, nemmeno quando risultano così localmente alterati; in subordine, naturalmente, ai luoghi che mostrano, ancora, un buon grado di conservazione del paesaggio geografico, i quali devono essere considerati d importanza primaria, e cioè strategici, per la conservazione della specie nelle due regioni. La popolazione appenninica di Aquila reale, ed in particolare quella della sezione Umbromarchigiana, è caratterizzata da un bassissimo valore di densità di popolazione, eceptionally low secondo Jeff Watson (997) che cita i dati di Ragni et al. (986); ciò è dovuto alla particolare sinergìa negativa tra la modesta offerta trofica naturale e la storica influenza delle attività antropiche sull ambiente fisico e biotico dell Italia peninsulare (Ragni et al. 987). L evento osservato dai contagiati ha mostrato tutta la pericolosità che le torri eoliche possono rappresentare per l Aquila reale nell Appennino Umbro-marchigiano: considerando la velocità di spostamento (-5 Km/h) e la distanza d involo di qualche chilometro, i 38 e gli - metri che separavano il rapace dalla punta di una delle pale possono essere considerati inesistenti. A pale ferme (pochi minuti prima del passaggio ruotavano) qualche possibilità di evitare l impatto, attraversando lo spazio interposto, potrebbe esistere; ma con tali strutture in movimento, apparentemente lente a causa della notevole lunghezza, l uccisione dell Aquila reale è inevitabile. L estrema probabilità o certezza, a lungo andare, degli esiti infausti per l Aquila reale derivanti dalla sua frequentazione di zone come Cime di Mutali deriva dalla ben nota peculiarità del comportamento predatorio della specie. L Aquila reale appartiene al gruppo di rapaci diurni che adotta una strategia predatoria fondata sulla sequenza: ricerca-avvistamento-avvicinamentoinseguimento veloce in picchiata-contatto-uccisione della preda, sul terreno o in aria. Innumerevoli dati scientifici, osservazionali e sperimentali, hanno dimostrato che l Aquila reale, come altre specie di cacciatori e carnivori obbligati, nel corso di una sequenza predatoria accumula elevate dosi di comportamento appetitivo durante le fasi di ricerca, avvistamento e avvicinamento della preda, che viene poi liberato in forma prorompente nello atto consumatorio 8 Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell'italia peninsulare - Stato delle conoscenze e problemi di conservazione

20 Trentatré anni di Mal d Aquila delle fasi di inseguimento, contatto e cattura della stessa: in questa parte della sequenza il rapace è totalmente rapito dall azione di raggiungimento della preda, da giungere a perdere ogni inibizione nei confronti del luogo e delle componenti fisiche, biotiche e abiotiche, dello spazio nel quale l azione lo ha portato a trovarsi; potendosi porre in condizioni di estrema pericolosità per la sua sopravvivenza. Per dirla in parole povere, in tali circostanze il predatore, specialmente nelle classi d età giovanili, perde la testa! Naturalmente più il luogo è conosciuto, più è libero da strutture antropiche, meno è modificato nel suo assetto naturale, minori sono le probabilità che tale specifico comportamento possa risolversi infaustamente per il rapace. L evento osservato a Cime di Mutali ricade, classicamente, in tale pattern eco-etologico. A trentatré anni da Mal d Aquila nella frazione di Gavelli, in quel campione di Appennino calcareo, le case medievali sono quasi tutte inabitate, qualcuna è stata venduta a non-residenti, non ci sono più pecore, vacche, vitelli, cavalli, muli e l asino, né formaggio fatto in casa; qualche strada e qualche antenna radio si sono aggiunte a quelle realizzate negli anni Settanta; tuttavia il Paesaggio ad Aquila reale (Ragni et al. 986) ha sostanzialmente tenuto, infatti essa, l oggetto della passione, c è ancora. Ma lassù, come in quasi tutti i crinali dell Appennino tra Umbria e Marche, amministratori ingenui e/o incolti o truffaldini, dai governi regionali a quelli di piccoli comuni montani, progettano la promozione e l affermazione dell industria eolica. Alla diffusione del mito eolico non sono estranei naturalisti senza scrupoli e associazioni ambientaliste conniventi; gli affetti da Mal d Aquila vedono in questo scenario il più cupo futuro, tremendamente prossimo e incombente, che abbia mai insidiato il Paesaggio ad Aquila reale dal Neolitico ad oggi. Nel Paesaggio ad Aquila reale dell Appennino Umbro-marchigiano, la componente strategica (sensu principio di Liebig) è rappresentata dalle praterie primarie e secondarie cacuminali e di alto versante; queste, a monte dei territori di nidificazione, costituiscono gran parte dei territori di caccia e alimentazione, nonché dei siti di display territoriale e riproduttivo. La cancellazione di tali componenti ad opera dei parchi eolici e dei loro annessi e connessi, sarebbe la cancellazione dell Aquila reale dall Appennino Umbro-marchigiano. Per i biologi ed i naturalisti che non si vergognano di amare il bello, non v è distinzione tra Paesaggio ad Aquila reale e Aquila reale: uno senza l altra non hanno ragione di esistere. BIBLIOGRAFIA Armentano L., Ragni B. 98. Note sulla popolazione di Aquila reale nell Appennino umbro-marchigiano. Bollettino di Zoologia, 48 supp., Firenze: 5. Fratoni F., Giacchè L., Orsomando L., Ragni B Piano per la conservazione e l uso razionale dell ambiente naturale del Gruppo Coscerno-Civitella-Aspra (Media Valnerina - Umbria). In: Verde, città, territorio. Aspetti, dinamiche e metodologie della tutela ambientale urbana ed etraurbana. Edizioni Centro Studi Valleremita, Fabriano: Goethe J. W Viaggio in Italia ( ). Vallecchi Editore, Firenze: 73 pp. Magrini M L Aquila reale. In: Ragni B. (ed). La Fauna selvatica e l Ambiente della Valnerina e dei Monti Sibillini. Arnaud Editore, Perugia: -37. Magrini M L Aquila reale nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Nuova Eliografica, Spoleto: 47 pp. Magrini, M., Ragni B. 98. Sostituzione di un partner in una coppia di Aquila reale. Bollettino di Zoologia, 48 suppl., Firenze: 7. Magrini M., Angelini J., Armentano L., Gambaro C., Perna P., Ragni B. Questo convegno. L Aquila reale Aquila chrysaetos, il Lanario Falco biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus in Umbria. In: Magrini M., Perna P. (eds). Atti del Convegno Aquila reale, lanario e pellegrino nell italia peninsulare - Stato delle conoscenze e problemi di conservazione. Magrini M., Pirisinu Q., Ragni B. 98. Note etologiche sull Aquila reale. Boll. Zool., 49 Suppl., Padova: 3. Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 6-8 marzo 4 9

21 Bernardino Ragni Magrini M., Ragni B., Armentano L L Aigle Royal dans la partie centrale des Appennins. In: Samy M. (ed). L Aigle Royal (Aquila chrysaetos) en Europe. Briancon: 9-3. Ragni B Mal d Aquila (Osservazioni sulla biologia dell Aquila reale nell Appennino centrale). In: S.O.S. Fauna. Animali in pericolo in Italia. Ed. WWF, Camerino: Ragni B Esigenze ecologiche del Gatto selvatico e dell Aquila reale in caso di reintroduzione. In: Reintroductions: techniques and ethics (Seminario internazionale). Ed. WWF, Roma: Ragni B Impatto ambientale e pianificazione naturalistica: il caso dell Aquila reale e della Lince eurasiatica nell Appennino centrale. Congresso annuale dell Associazione Italiana Naturalisti, Bagnoregio: pp. Ragni B. 99. I predatori e le 3R : aspetti conservazionistici e gestionali relativi ai felini e ai rapaci. In: Impatto 3R, Randagismo, Ripopolamenti, Reintroduzioni. Collana di Ecologia, diretta da Marcello La Greca. Zangarastampa, Siracusa: Ragni B., OIKOS s.a Ricerche sulla distribuzione geografica e sull habitat in Umbria di specie di mammiferi e uccelli d interesse venatorio e naturalistico. Università degli Studi di Perugia, Regione dell Umbria, Perugia: 7 pp., tavv. I-XV. Ragni B., Magrini M., Armentano L Appennino Umbro-marchigiano. In: Fasce P., Fasce L. L Aquila reale in Italia. Edizioni LIPU, Parma: Ragni B., M. Magrini, L. Armentano Aspetti della biologia dell Aquila reale (Aquila chrysaetos) nell Appennino umbro-marchigiano. Avocetta, : Ragni B., Magrini M., Seminara S Comparison on the breeding and population biology of Golden Eagle in two different areas of the Mediterranean region. Third World Conference on Birds of Prey, Eilat, Israel: 8. Ragni B., Armentano L., Inverni A., Magrini M., Mariani L Esperienze di censimento dell Aquila reale (Aquila chrysaetos) con il metodo naturalistico. In: Pandolfi M., Frugis S. (eds). Atti del I Seminario italiano sui censimenti faunistici - Metodi e applicabilità alla gestione territoriale. Arti Grafiche Editoriali, Urbino: Watson J The Golden Eagle. T & AD Poyser, London. Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell'italia peninsulare - Stato delle conoscenze e problemi di conservazione

22 La tutela della biodiversità nel Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi Ma s s im i l i a n o Scotti, Ja c o p o An g e l i n i Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi, Via Marcellini, Serra San Quirico (An) Via Berti, Fabriano (An) Il Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi è stato istituito nel 997; si estende su una superficie di 9.67 ettari dell area montana della provincia di Ancona e comprende quattro aree SIC e tre ZPS individuate ai sensi delle direttive europee. Il mosaico ambientale che caratterizza questo territorio, presenta molte tipologie del paesaggio montano appenninico tra cui spiccano le gole rupestri, le cavità ipogee e le praterie sommitali. In relazione all altitudine, si individuano due piani di vegetazione: quello collinare che si estende sino ad 8-85 m s.l.m. e quello montano che si sviluppa al di sopra sino alle quote più alte rinvenibili nella zona (Monte San Vicino, m 479). Nel piano collinare, si trovano boschi a dominanza di Roverella con la presenza di Orniello e Acero trilobo. Sui rilievi calcarei dominano formazioni miste a prevalenza di Carpino nero. Negli impluvi e nei canaloni, in condizioni climatiche umide e fresche, si sviluppano boschi dominati da Nocciolo e Carpino bianco, mentre nelle aree esposte a sud si osservano formazioni di sclerofille sempreverdi in cui prevale il Leccio. Il piano montano presenta formazioni forestali a dominanza di Faggio che si sviluppano al di sopra dei 9 m nei versanti più freschi esposti a nord. In molti casi, si osservano anche l Acero riccio, l Acero di monte, l Olmo montano. Diverse zone del territorio, al pari di altre aree delle dorsali appenniniche, sono state interessate da interventi di rimboschimento di conifere effettuati a partire dalla fine del 8, mentre lungo le sponde dei fiumi Esino e Sentino permangono nuclei di bosco ripariale a dominanza di Pioppo bianco e Pioppo nero associati a varie specie di salici. Nel territorio del Parco, si rinvengono estese formazioni prative soprattutto nelle zone sommitali dei rilievi. Queste praterie hanno tutte un origine secondaria, sono cioè distribuite su aree che potenzialmente appartengono al dominio del bosco e sono state ricavate attraverso il disboscamento che per secoli ha interessato tutta l area. La gran parte di queste praterie è costituita da pascoli erofitici in cui spicca una tipologia ambientale che la Direttiva Habitat, codifica come ambiente prioritario; si tratta delle Formazioni erbose secche e seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia)* stupenda fioritura di orchidee - Cod. 6, allegato I, Direttiva n. 43/9/CEE. Il patrimonio floristico, presenta grande varietà di specie, alcune rarissime, in relazione alla variabilità climatica e morfologica dei diversi ambienti. In particolare nelle gole rupestri si concentrano specie interessanti, di elevato interesse biogeografico e scientifico, quali Moehringia papulosa, pianta rupicola endemica. Nelle gole rupestri si trovano altre piante endemiche dell Appennino centrale, come Campanula tanfanii e Saifraga lingulata var. australis. Sulle pareti rocciose calcaree sopravvive la rarissima Ephedra major, specie relitta risalente al Terziario. Gli ambienti suddetti ospitano specie animali rare ed importanti almeno quanto le specie floristiche. Gli studi effettuati nell ambito del Quadro Conoscitivo Territoriale per la redazione del Piano del Parco e i monitoraggi che vengono effettuati evidenziano la presenza di specie molto interessanti sia tra gli Anfibi, che nelle classi di Rettili, Uccelli e Mammiferi; ad esempio le praterie secondarie risultano utilizzate da gran parte delle specie di interesse comunitario e conservazionistico monitorate. Tra i rapaci si deve sottolineare la presenza di specie nidificanti quali il Falco pecchiaiolo, il Biancone, l Astore, l Aquila reale, il Lanario, il Pellegrino, il Lodolaio ed il Nibbio reale, quest ultimo oggetto di un riuscito progetto di reintroduzione. Altre specie come l Albanella minore, il Falco di palude e il Nibbio bruno vengono regolarmente rilevate nel periodo delle migrazioni. Anche alcune specie di Passeriformi, accertate come nidificanti nel parco, sono legate ecologicamente alle praterie Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 6-8 marzo 4

23 Massimiliano Scotti, Jacopo Angelini secondarie, tra queste la Tottavilla, il Calandro, l Ortolano, il Culbianco, l Averla piccola ed il Succiacapre. Altre specie di rilevante interesse conservazionistico sono state osservate e studiate nel territorio del Parco, non solo in aree SIC e ZPS: la Salamandrina dagli occhiali, il Tritone italico ed il Geotritone tra gli Anfibi, il Cervone tra i Rettili e, tra i Mammiferi, il Lupo e almeno dieci specie di Chirotteri, alcune delle quali mai segnalate per le Marche, rilevate nelle cavità ipogee non ancora sfruttate a livello turistico (Cod. 83, allegato I, Direttiva n. 43/9/CEE). Alcune delle specie suddette sono inserite negli allegati II e IV della Direttiva Habitat; per la loro conservazione, quindi, si richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione o una protezione rigorosa. Gli studi effettuati, sia in campo zoologico che botanico, hanno convinto l Amministrazione della Comunità Montana dell Esino-Frasassi, ente gestore del Parco, a realizzare un Centro Studi per la Conservazione della Biodiversità all interno delle aree protette, a scala locale e regionale, che si colleghi con le attività svolte dalla Regione anche attraverso l apporto scientifico delle Università e dei professionisti presenti sul territorio. In tal senso è opportuno sottolineare alcuni progetti che sono stati realizzati, altri che sono in fase di attuazione o che verranno realizzati nel prossimo futuro. Tali progetti non sono rivolti esclusivamente all approfondimento delle conoscenze relative alla tutela della biodiversità regionale, ma dovranno fornire degli indirizzi gestionali appropriati per la conservazione degli ambienti e delle specie che li abitano. Potenziamento della Rete Ecologica; si tratta di un progetto di potenziamento delle connessioni ambientali del Parco, attuato anche attraverso la minimizzazione dell impatto dovuto alla presenza di elettrodotti sulle specie dell avifauna, in attuazione della Rete Ecologica Regionale, finanziato con i fondi del Docup ob. ; Studio di fattibilità per la reintroduzione della starna in collaborazione con Associazioni Venatorie e Ambientaliste e A.T.C.; per la fase successiva si ritiene imprescindibile la partecipazione, anche economica, dell Amministrazione Provinciale. Area faunistica rapaci e centro recupero; importante per il monitoraggio delle cause di ricovero e quindi per la verifica dei fattori limitanti delle diverse specie, in particolare per il Lanario e il Pellegrino. Reintroduzione del Nibbio reale; è stato realizzato tramite un co-finanziamento europeo Docup ob. 5b ed ha avuto risultati eccellenti; attualmente viene condotto con fondi propri dell amministrazione del parco e in collaborazione con il WWF. Osservatorio naturalistico - Centro Studi per la Conservazione della Biodiversità. A questo punto è doveroso focalizzare l attenzione sugli ultimi due progetti appena elencati, in quanto il primo rappresenta un esempio di buone pratiche da trasmettere e da tenere in considerazione per il futuro, mentre il secondo individua le linee di programmazione per la progettualità dei prossimi anni. La reintroduzione del Nibbio reale, condotta dal WWF Italia, è stata finanziata dal Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi, anche attraverso fondi della Regione Marche ob. 5B, asse, sottoprogramma. Progetti aree protette Conservazione e valorizzazione aree protette. Sono stati seguiti i criteri indicati dall Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) e lo studio di fattibilità è stato realizzato dal Prof. Fernando Hiraldo, Direttore della Estacion Biologica de Doñana (Spagna). Il progetto ha visto l approvazione del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali attraverso la Commissione C.I.T.E.S. - Corpo Forestale dello Stato, che ha autorizzato anche l acquisizione di nibbi reali spagnoli da Galicia ed Etremadura. I principali fattori limitanti per questa specie sono rappresentati dalla rarefazione dell habitat, dal ricorso ai bocconi avvelenati, dal bracconaggio e anche dalla presenza di centrali per la produzione di energia eolica. Il Nibbio Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell'italia peninsulare - Stato delle conoscenze e problemi di conservazione

24 La tutela della biodiversità nel Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi reale risulta estinto nelle Marche dal 95 e l obiettivo del progetto è quello di sostenere la popolazione dell Italia centrale creando un nuovo nucleo riproduttivo. Nell ambito del progetto, in località Vallemontagnana (Fabriano), nell oasi WWF Bosco di Frasassi, è stato realizzato un centro per l acclimatazione e la riproduzione; il centro ospita gli individui per un periodo di ambientamento di 6-8 mesi. I primi 8 nibbi reali sono stati rilasciati nel ; altri esemplari ogni anno sono stati reintrodotti nel e nel 3, mentre nel corso del 4 è stato rilasciato un solo esemplare. Fino alla data del Convegno, sono stati liberati in totale 3 individui, tutti dotati di anelli di identificazione. Gli animali sono stati muniti di un apposita radiotrasmittente allo scopo di essere seguiti durante gli spostamenti dai ricercatori dell Università di Urbino. I risultati della ricerca radiotelemetrica, sono stati pubblicati sia in occasione del IV Convegno eurasiatico sui Rapaci di Siviglia, sia al I Convegno Italiano Rapaci diurni e notturni di Treviso. Gli studi hanno reso possibile la verifica dell utilizzo del territorio da parte della specie, mentre osservazioni periodiche hanno consentito di verificare la sua ecletticità sia come spazzino, che si nutre di animali morti lungo le strade, sia come selezionatore di altre specie; interessanti risultano le predazioni osservate sui nidiacei di Cornacchia grigia e Gazza, spunto per una ricerca sul ruolo del Nibbio reale nel riequilibrare la rete trofica nel territorio del Parco. È stata inoltre verificata la riproduzione di una coppia nel e nel 4, con l involo di giovani per ogni anno. Molti degli individui reintrodotti sono stati osservati frequentare l area di reintroduzione, specialmente in periodo invernale, ed hanno dato luogo ad un sito di riposo (roost) in un bosco circostante. Per il futuro si prevede l acquisizione di altri individui dalla Spagna e dalla Corsica e si prevede di realizzare, nella primavera del 6, un convegno europeo sullo status e la conservazione della specie e sulle prospettive per il futuro. Il Centro Studi per la Conservazione della Biodiversità è una struttura tecnica interna al Parco, ideata in collaborazione con la Regione Marche - Settore Ambiente, il cui programma di lavoro raccoglie ed individua le linee progettuali del Parco per i prossimi anni. In quest ottica sono stati iniziati dei progetti, ed altri stanno per essere ultimati, che si propongono di sondare e approfondire diversi aspetti della conservazione della biodiversità, non solo a livello territoriale locale, ma anche a scala regionale, che possono essere brevemente riassunti nei seguenti punti: Monitoraggio dei processi dinamici della vegetazione, con particolare riferimento alla evoluzione delle praterie secondarie Monitoraggio dell utilizzo delle praterie secondarie da parte dei rapaci diurni durante il periodo post-riproduttivo Monitoraggio della presenza del Lupo nei territori del Parco e della Comunità Montana Ricerca pluriennale sulla biologia e l ecologia dei rapaci diurni del Parco Contributo alla Individuazione di una Rete Ecologica Marchigiana attraverso l approfondimento delle ricerche sulla biodiversità vegetazionale, oppure tramite i rilevamenti per la realizzazione di un Atlante delle specie prioritarie ai sensi della Direttiva Habitat o comunque minacciate a livello regionale; in questa ottica si prevede l approfondimento degli studi e gli indirizzi gestionali relativi ad altri gruppi tassonomici quali ad esempio, l entomofauna, l ittiofauna, ma in particolare i Chirotteri e gli Anfibi. I progetti, le ricerche e le attività promosse non dovranno rappresentare esclusivamente lo spunto per riflessioni teoriche a beneficio dei soli addetti ai lavori ; al contrario, uno degli obiettivi principali che il Centro Studi per la Conservazione della Biodiversità si propone, forse quello più ambizioso ed anche più difficile da raggiungere, è la individuazione di programmi, azioni ed interventi gestionali che siano esportabili, ma soprattutto praticabili al di fuori dei confini delle aree protette. Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 6-8 marzo 4 3

25 Massimiliano Scotti, Jacopo Angelini BIBLIOGRAFIA Allavena S., Angelini J., Pellegrini Mr.. The Red Kite in Italy. 4 th Eurasian Congress on Raptors. Seville (Spain), Estacion Biologica de Donana, Raptor Research Foundation. Angelini J Biology and ecology of Golden Eagle Aquila chrysaetos in the Frasassi s gorge. Central Appennine. nd International Conference on Raptors. Raptors Research Foundation. University of Urbino. Angelini J.. I rapaci: conoscerli per tutelarli. Parco Naturale Gola della Rossa e di Frasassi. WWF ITALIA. Comunità Montana dell Esino-Frasassi. Angelini J., Armentano L., Magrini M., Perna P. 3. I rapaci diurni del Parco Regionale Gola della Rossa e di Frasassi - Dati di consistenza e biologia riproduttiva. In: Mezzavilla F., Scarton F., Bon M. (eds). Atti del Convegno Italiano Rapaci diurni e notturni. Avocetta 7 (): 5. Angelini J. Tanferna A., Bulgarini F., Pandolfi M. 3. Primi risultati sulla reintroduzione di Nibbio reale Milvus milvus nel Parco Naturale Gola della Rossa e di Frasassi. In: Mezzavilla F., Scarton F., Bon M. (eds). Atti del Convegno Italiano Rapaci diurni e notturni. Avocetta 7 (): 9. Angelini J., Tanferna A., Bulgarini F., Pandolfi M.. Reintroduction of Red Kite (Milvus milvus) in Gola della Rossa Regional Park (Italy) and first radiotracking data of released birds. 4 th Euroasiatic Congress on Raptors. Sevilla (Spain), Estacion Biologica de Donana, Raptor Research Foundation. 4 Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell'italia peninsulare - Stato delle conoscenze e problemi di conservazione

26 Stato delle ricerche sull Aquila reale Aquila chrysaetos in Italia Pa o l o Fa s c e, La u r a Fa s c e via G. d Annunzio, / 6 Genova Le pubblicazioni sull Aquila reale in Italia dei primi anni del 9 riguardavano essenzialmente la sua distribuzione, rilevata molto spesso attraverso le catture. Negli anni 3 troviamo le prime notizie sulla nidificazione e sulla biologia della specie. 4 sono i lavori risalenti agli anni tra il 9 e il 97; negli anni 7 3 lavori trattano prevalentemente della distribuzione, ma forniscono pure le prime notizie sui parametri riproduttivi, gli aspetti gestionali e di conservazione della specie. Negli anni 8 sono stati pubblicati 44 lavori sull Aquila: vi compaiono revisioni storiche, rilevamenti della distribuzione, notizie di varia natura sulla biologia, sui parametri riproduttivi, sulle minacce alla specie, suggerimenti di gestione territoriale e di protezione della specie. 56 lavori, tra cui diversi Atlanti, sono apparsi negli anni 9 e 7 negli anni : essi comprendono l elaborazione critica dei dati, raccolti ormai per diversi anni da vari Autori, oltre ovviamente ad aggiornamenti di distribuzione e a dati di biologia ed etologia. Da un punto di vista geografico, sul oltre 6 pubblicazioni dal 97 a oggi, rileviamo che il maggior numero di pubblicazioni (75) riguarda l Appennino, mentre 57 riguardano le Alpi e 9 le isole; 7 riguardano la distribuzione in tutta Italia. Al I Convegno Italiano sui Rapaci diurni e notturni di Treviso, svoltosi nel, avevamo presentato proprio un aggiornamento sullo stato delle ricerche sull Aquila reale in Italia, che aveva portato a valutarne la consistenza nazionale superiore alle 5 coppie (Fasce e Fasce 3). Come già allora avevamo puntualizzato, l incremento rispetto alle ultime stime pubblicate è dovuto a un maggiore approfondimento delle ricerche, ma pure all insediamento di nuove coppie, che hanno ricolonizzato siti noti storicamente in Italia centrale e meridionale, che hanno occupato zone marginali rispetto all areale di distribuzione o si sono inserite in nuovi territori, ubicati tra altri siti di nidificazione già noti. La Tab. riassume la situazione esposta allora, con i soli aggiornamenti pervenuti dalle nostre ricerche per le Alpi Occidentali (con la collaborazione di Franco Bergese ed altri) e dal gruppo di lavoro per gli Appennini Settentrionali. Tabella. Popolazione italiana di Aquila reale censite stimate Alpi occidentali Alpi centrali Alpi orientali Totale Alpi Appennino settentrionale Appennino centrale Appennino meridionale Totale Appennino Sicilia Sardegna Totale Italia Rielaborato da Fasce e Fasce Facciamo ora alcune brevi considerazioni sullo status e sul grado di conoscenza della popolazione. In alcune zone del territorio tradizionalmente occupato dalla specie è ancora necessario, a nostro avviso, un censimento approfondito: tra queste le Alpi lombarde e l estremità orientale dell arco alpino. Alla luce dei nuovi insediamenti rilevati in Piemonte e Liguria, è utile una prospezione di zone considerate fino a poco tempo fa non idonee alla specie, per esempio zone pedemontane o di elevata altitudine. è carente la conoscenza della reale consistenza numerica della popolazione. Si può ipotizzare la presenza di un certo numero di adulti non territoriali e, per le Alpi italiane, una percentuale vicina al 3%, se non maggiore, di immaturi e subadulti, valore peraltro suscettibile di variazioni anche forti localmente. Per quanto riguarda l Appennino i dati a questo Atti del Convegno di Serra San Quirico (Ancona) 6-8 marzo 4 5

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