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1 SUPERFICIE kmq POPOLAZIONE RIFUGIATI SFOLLATI APPARTENENZA RELIGIOSA Induisti 67,8% Animisti 13,9% Buddisti 10,5% Musulmani 4,2% Cristiani 3% Altri 0,6% Cattolici Aspetti giuridici e istituzionali e risvolti sociali Dopo secoli di monarchia e oltre 10 anni di guerra civile tra esercito e guerriglieri maoisti, il 28 dicembre 2007 il parlamento nepalese ha approvato un emendamento costituzionale che ha sancito la transizione dalla monarchia indù alla repubblica. Il passaggio alla democrazia, ufficializzato il 28 maggio 2008, ha segnato un passo fondamentale per il Nepal. In questi anni il Paese ha visto l abolizione delle caste, retaggio della religione indù e una maggiore libertà delle minoranze religiose, quali buddisti, musulmani e cristiani. L emendamento costituzionale è tutt ora in vigore e prevede la libertà religiosa e le conversioni personali, ma vieta il diritto di svolgere attività di apostolato e proselitismo. Esso sostituisce la precedente Costituzione monarchica del 1990, che in materia di libertà religiosa comportava una generale tolleranza verso le minoranze, nonostante la definizione del regno nepalese come indù. In questi ultimi due anni il Nepal è però passato dagli iniziali entusiasmi per il ritorno alla democrazia a una fase di stallo politico ed economico, provocato dalle continue frizioni tra l Alleanza dei sette partiti, presente già al tempo della monarchia, e i maoisti entrati in parlamento il 1 aprile La diatriba riguarda gli accordi Onu sul disarmo degli ex guerriglieri e la loro integrazione all interno dell esercito. Essa ha origine il 10 aprile 2008 con la storica vittoria del partito degli ex guerriglieri maoisti (Unified Communist Party of Nepal- Maoist UCPN-M) alle elezioni per l Assemblea costituente incaricata di formare il governo. Il nuovo primo ministro, Pushpa Kamal Dahal detto Prachanda, leader dei guerriglieri maoisti durante gli anni della guerra civile, inizia subito la sua battaglia per il reintegro all interno delle file dell esercito degli oltre 19mila guerriglieri ancora armati. Timorosi del troppo potere in mano ai maoisti, gli alti ranghi militari, parte del parlamento e lo stesso presidente Ram Baran Yadav, ostacolano il reintegro degli ex guerriglieri. Per protesta, il 4 maggio 2009 Prachanda e i suoi deputati abbandonano il governo, innescando una profonda crisi politica. Il 28 maggio 2009, l assemblea costituente, ormai orfana del partito di maggioranza, opta per un governo di coalizione guidato da Madhav Kumar Nepal, leader del Partito Comunista

2 del Nepal (Unificato Marxista-Leninista). La decisione non soddisfa l opposizione maoista, che a tutt oggi chiede le dimissioni del premier Nepal e destabilizza il Paese attraverso continue manifestazioni e scioperi generali. Nel corso del 2009 il Paese ha rischiato in più occasioni di precipitare sull orlo di una nuova guerra civile, evitata solo grazie all intervento di Onu e comunità internazionale che dal 2006 vegliano sul processo di pacificazione del Nepal. L instabilità del modello democratico ha poi rafforzato i partiti estremisti indù, come il Nepal Defense Army, formatosi in seguito alle dimissioni del re Gyanendra. Essi combattono contro la secolarizzazione dello Stato e contro le aperture alle religioni di minoranza. Presenze religiose nel Paese In Nepal le due fedi tradizionali sono l induismo e il buddismo. Ma oltre l 80% della popolazione professa la religione indù. Le minoranze più importanti sono i musulmani, concentrati nella regione del Terai, e i cristiani. Da segnalare anche la piccola comunità ebraica, composta da persone, in gran parte membri delle delegazioni diplomatiche. Con la proclamazione dello Stato laico, le minoranze hanno aumentato la loro presenza sul territorio e le attività all interno della società nepalese. Il governo non richiede una specifica registrazione per i gruppi religiosi, che è invece obbligatoria per associazioni come Ong, scuole, centri culturali. Di recente la comunità musulmana ha protestato contro questa prassi, che oltre alla registrazione chiede di segnalare destinazione e provenienza di finanziamenti o donazioni. Nel febbraio 2009 il governo maoista ha disposto una tassa aggiuntiva del 5% per gli istituti privati, per invogliare la popolazione a scegliere l istruzione pubblica. L imposta è in contrasto con le precedenti disposizioni che proponevano il sostegno economico, da parte dello Stato, degli istituti privati a patto di un utilizzo di libri di testo anche non religiosi in inglese e in nepalese, consigliati dalla Commissione pubblica per l istruzione. Cattolici Tra il 2008 e il 2009 si assiste in Nepal a un incremento delle violenze contro la piccola comunità cattolica, soprattutto adopera dell estremismo di matrice indù, divenuto più violento dopo la caduta della monarchia nel 2007 e dopo la riduzione allo stato civile di re Gyanendra. L ondata di violenza ha inizio la notte del 30 giugno 2008 a Sirsiya (Nepal orientale), quando un gruppo di 4 uomini armati, vicini all estremismo indù, uccide padre John Prakash, sacerdote salesiano di origine indiana e preside della Don Bosco Scho-

3 ol di Sirsiya. Il suo omicidio è il primo nella storia della Chiesa cattolica in Nepal, commesso da gruppi terroristici. Nei mesi seguenti all omicidio di padre Prackash, gli estremisti inviano minacce di morte a sacerdoti e membri della piccola comunità cattolica, ordinando la chiusura di tutti gli istituti cattolici. Le intimidazioni colpiscono anche mons. Anthony Sharma, vicario apostolico del Nepal, e alla fine di luglio il prelato scrive una lettera al Ministero degli Interni, dove chiede maggiore sicurezza per i cristiani da parte del governo, avvertendo sulla possibile chiusura delle scuole cattoliche del Paese. Il governo risponde inviando la polizia a guardia e protezione di chiese e istituti religiosi. L iniziativa non ferma comunque l ondata di violenza. Il 23 maggio 2009, Sita Thapa Shrestha, ragazza di 27 anni e membro del Nepal Defence Army, gruppo estremista indù, fa esplodere una bomba all interno della cattedrale dell Assunzione di Kathmandu. Il bilancio dell attentato è di due morti e 13 feriti. La notizia sconvolge anche leader indù e musulmani, che chiedono a gran voce di fermare gli attacchi contro i luoghi sacri. L arresto dell attentatrice avviene il 4 giugno Interrogata dalla polizia, la donna giustifica l attentato con il profondo odio verso i cristiani e le religioni diverse da quella indù. Il 6 settembre 2009 la polizia arresta nel distretto di Jhapa (est del Paese) Ram Prasad Mainali mandante dell attentato e leader dell Nda. A tutt oggi Mainali resta in carcere e alla fine del 2009 ha chiesto perdono a cattolici e musulmani per gli atti commessi. Le violenze non hanno comunque fermato la crescita dei cattolici. Secondo mons. Anthony Sharma, ogni anno circa 300 persone si convertono al cattolicesimo. Altre comunità cristiane Nel 2009 i cristiani protestanti hanno segnalato un incremento dell estremismo indù, lamentando continui casi di estorsione, minacce e violenze, coincise con gli attentati compiuti a danno della comunità cattolica. Oltre alle violenze essi denunciano soprattutto una loro estromissione dalla vita sociale del Paese e restrizioni alle loro attività religiose. Narayan Sharma, leader della chiesa protestante, dice che fino a tre anni fa in Nepal c era l unica monarchia indù del mondo, dove i cristiani vivevano una discriminazione da parte dello Stato, erano ostracizzati dalla società e imprigionati se trovati in preghiera. Ufficialmente afferma il Paese è cambiato nel 2007, con il passaggio ad un regime democratico secolare: ma tre anni dopo, tutto era rimasto come prima. Tempo fa continua la nostra comunità ha comprato un pezzo di terra in una foresta, nel distretto di Gorkha (Nepal Occidentale) per avere un cimitero, ma quando la comunità locale ne è venuta a conoscenza, ci ha chiesto di restituire la terra, dicendoci che non volevano cadaveri tra loro perché attiravano gli spiriti maligni. Il leader

4 afferma che per i cristiani l unico modo di seppellire i morti è farlo vicino alle loro abitazioni. Secondo Sharma per i cristiani è anche difficile costruire e mantenere i propri luoghi di culto: Le chiese non possono essere registrate: di conseguenza non godono dell assistenza dello Stato come i templi indù o le moschee islamiche. I templi hanno a disposizione tutta le terra che vogliono, hanno elettricità e acqua, anche le madrasse islamiche ricevono fondi dallo Stato e il governo fornisce sussidi per il pellegrinaggio annuale a la Mecca. I cristiani lamentano anche l inadeguata rappresentanza all interno delle Istituzioni politiche. Tra i 601 membri dell Assemblea costituente non vi sono cristiani, anche se il governo ha il potere di nominare almeno un delegato per le minoranze prive di rappresentanza politica. Nonostante i cristiani siano in Nepal da oltre 350 anni afferma Sharma sono come orfani. Non c è nessuno che possa parlare per noi, e siamo discriminati oltre ogni immaginazione. Islamici Con la proclamazione dello Stato secolare si assiste a un aumento delle violenze estremistiche indù anche contro la comunità islamica. Violenze, attentati e minacce si sono intensificate con le elezioni del 10 aprile 2008, proseguite anche nei mesi successivi. Il 26 aprile 2008, a Birantnagar, il Nepal Defence Army (Nda) fa scoppiare una bomba nei pressi della locale moschea durante la preghiera del sabato sera. L ordigno uccide due persone e ne ferisce altre due. Il 4 ottobre 2008 uno sconosciuto fa esplodere un potente ordigno davanti alla moschea di Morang, ferendo quattro persone. A tutt oggi nessuno ha rivendicato l attentato, ma i sospetti ricadono ancora una volta sugli estremisti del Nda o su gruppi di affiliati, attivi nel distretto. Il presidente dell Associazione dei musulmani nepalesi e Nasrul Hussein, segretario del Consiglio interreligioso del Nepal, hanno espresso il loro malcontento in un intervista ad Asia- News dicendo: Non siamo per niente soddisfatti di come il governo si sta muovendo. Chi è alla guida di un Paese deve agire immediatamente contro questi gruppi e ha il compito di garantire la sicurezza in tutti i luoghi religiosi. Non è la prima volta che i musulmani sono vittime in Nepal. Abbiamo a lungo sopportato, ma per quanto tempo potremo ancora rimanere in silenzio davanti a questi attacchi?! Nel 2009 i musulmani hanno chiesto al governo maggiore sicurezza e la possibilità di avere spazio nella scrittura della nuova Costituzione. Essi sostengono la necessità di riconoscere una identità separata alla comunità islamica del Paese, in maggioranza nella regione meridionale del Terai, compresa l applicazione della sharia. Abdul Sattar, presidente del Nepal Muslim Sangh, afferma che i musulmani non possono essere considerati come banche di voti e che né il governo, né i partiti pos-

5 sono continuare ad ignorare le richieste delle comunità islamiche per cui, sino ad oggi, non sono stati promossi programmi concreti. Il 15 marzo 2009 l esecutivo maoista ha firmato con i musulmani un accordo in cui concede loro garanzie politiche, sociali e culturali, nel tentativo di arginare possibili pretese d indipendenza. Nell accordo tuttavia non viene menzionata l ipotesi di una legge coranica per i soli musulmani come invece il Sangh ha chiesto per la Costituzione. Il problema dei buddisti tibetani Nel 2008 l avvento al potere dei maoisti fa segnare in Nepal una diminuzione della storica influenza del governo indiano da sempre punto d appoggio per i tibetani -, in favore di un avvicinamento del Paese al partito comunista cinese. Le restrizioni hanno inizio già nel marzo 2008, quando il governo maoista assicura a Pechino la volontà di impedire qualsiasi manifestazione anticinese per l anniversario dell invasione del Tibet (10 marzo 1959). In quei giorni, migliaia di tibetani scendono per le strade. La polizia arresta oltre 130 persone, picchiando e imprigionando anche chi manifesta in modo pacifico, suscitando la decisa protesta dei funzionari delle Nazioni Unite, di stanza nella capitale. La stessa scena si ripete nel 2009, con arresti e pestaggi arbitrari, mentre sul confine vengono arrestati oltre 140 tibetani che tentavano di passare nascostamente oltre confine. A tutt oggi, gli oltre 20mila profughi tibetani, da decenni in esilio in Nepal, lamentano l incremento di discriminazioni e restrizioni anche nella vita quotidiana, inclusa l interferenza della polizia nelle celebrazioni religiose, con conseguenti violenze e minacce. Le restrizioni coinvolgono anche le autorità locali che consentono lo svolgersi delle celebrazioni solo in luoghi privati e non in pubblico. Gli indù e il sistema delle caste La Costituzione provvisoria proibisce le discriminazione basata sulle caste, considerata illegale dal governo. Dal 2007 il Ministero dello sviluppo locale (Ministry of Local Development) concede ogni anno fondi alla Commissione Nazionale dei Dalit (National Dalit Commission) per coprire i costi amministrativi e creare programmi di sviluppo in 75 distretti. La Commissione ha un ufficio in ogni distretto del Paese e compie le sue attività in collaborazione con le Ong locali. Essa invia annualmente al Ministero per lo sviluppo un Report dove descrive la situazione dei fuori casta. Le iniziative promosse da governo e commissione non hanno ancora sradicato dalla società indù il sistema delle caste; e in molte aree del Paese i dalit sono spesso esclusi dalla vita sociale e religiosa. Il 16 agosto 2008 a Dailenkh (Nepal occidentale) durante la festa del Jani Purnima, Dipak Upadhayay, sacerdote indù di casta brahmina, si rifiuta di concedere al da-

6 lit Sahanta Bahadur Bishwokarma il rito di legare un filo intorno alla mano. Bahadur denuncia la discriminazione alla corte del Distretto grazie all aiuto dell attivista Janklal Sunar. Il 13 aprile 2009 la corte distrettuale condanna il sacerdote a tre mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 13 euro, con l accusa discriminazione per casta. Fonti: U.S. Department of State Annual Report on International Religious Freedom - Human rights watch for Nepal religious freedom

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