Tossicodipendenze e terapie: la prospettiva vipassana

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1 Tossicodipendenze e terapie: la prospettiva vipassana Dr. R.M. Chokani * Introduzione - la via della dipendenza - Il sorgere della saggezza - Applicazione pratiche Introduzione La dipendenza a droghe o prodotti farmaceutici è diventata un problema mondiale, senza barriere sociali, economiche o religiose, con serie conseguenze per l intera umanità in quanto indebolisce la salute individuale, rovina le relazioni umane, tormenta le famiglie, paralizza l economia, favorisce la criminalità e distrugge la pace. Un vero flagello per la società. Per il trattamento e la riabilitazione dei tossici si è fatto ricorso a svariati approcci terapeutici, tra cui i principali sono la farmacoterapia - disintossicazione e mantenimento; la psicoterapia - individuale, familiare o di gruppo; i gruppi di auto-sostegno - es. alcolisti anonimi. I risultati sono stati generalmente insoddisfacenti con la maggioranza dei tossico- * Dr. Chokani è uno psichiatra che pratica da molti anni a Mumbai, ed è membro del Vipassana Research Institute. 1

2 dipendenti ancora intrappolati nel meccanismo a porta girevole caratterizzato da inizio, continuazione, abuso, cessazione e ricaduta. La via della dipendenza I terapeuti ed i ricercatori del settore sono giunti a comprendere che la bramosia (taòhá) è l origine di ogni comportamento di dipendenza e che la dipendenza non riguarda solo le droghe ma molte altre cose. La parola dipendenza deriva dal latino; dipendere significa abbandonarsi ad un maestro o schiavizzare. La parola entrò a far parte della lingua britannica e venne usata per descrivere il comportamento di un individuo che abitualmente ed ossessivamente abbandona il controllo della propria vita per procurarsi una particolare esperienza, attività o sensazione. E dunque la bramosia che deve essere affrontata direttamente ed adeguatamente se si vuole ottenere una vera redenzione. Vipassana fa proprio questo. Il Buddha disse Vedaná samosarana sabbe dhamma che significa che ogni cosa che ha origine nella mente è accompagnata da sensazioni nel corpo. Questa interrelazione tra mente e materia è la chiave della pratica di Vipassana, che attraverso il lavoro sulle sensazioni raggiunge progressivamente i livelli più profondi della mente per poter estirpare le radici della dipendenza. La tossicodipendenza è in verità la dipendenza a sensazioni corporee piacevoli (sukha vedaná) che sorgono a causa della reazione biochimica (ásáva) che la 2

3 droga produce nel corpo. Questa reazione biochimica (ásáva) influenza la mente creando maggiore bramosia (taóhá) con la conseguente assunzione di altra droga e vice versa. Si crea cosí un circolo vizioso e si sviluppa un attaccamento (upádána) che determina l uso ripetitivo e compulsivo di droga. Crescono la dipendenza fisica e la tolleranza alla droga e più sarà potente la droga, più sarà rapido e devastante il danno arrecato. Si raccomanda pertanto che il tossicodipendente abbia smesso di assumere droga e sia in grado di far fronte alle crisi di astinenza molto tempo prima dell inizio del corso di Vipassana, in modo da trarre i massimi benefici dalla pratica di Vipassana. Progressivamente, il tossico andrà oltre la bramosia per le sensazioni indotte dalla droga e svilupperà l attaccamento per la bramosia stessa, cioè il desiderio per il desiderio. A questo punto gli stimoli esterni della droga diventeranno secondari e si avrà il fenomeno dell abuso di droghe multiple e il passaggio ad altre droghe se quella desiderata non sarà disponibile. Questo ciclo di dipendenza alla bramosia si ripercuote nella vita di tutti i giorni, anche quando il tossico non è sotto l effetto della droga: il ricordo degli effetti piacevoli della droga genera attaccamento, che è accompagnato da sensazioni e il processo di moltiplicazione dell attaccamento continua costantemente, comportando la formazione di forti condizionamenti di dipendenza (saòkháras). Questo spiega il verificarsi di ricadute croniche anche dopo lunghi periodi, diciamo anni, di astinenza. A ragion veduta si dice che: una volta che si è dipendenti, si è sempre a rischio di ricadute. 3

4 Il sorgere della saggezza Il meditatore comprende che la dipendenza non è solo nei confronti delle droghe che si assumono, ma anche nei confronti di stati mentali negativi, come la passione, la rabbia, l egoismo, ecc. Come nel caso delle droghe, la dipendenza è in verità nei confronti delle particolari sensazioni (vedaná) che sorgono a causa della specifica reazione biochimica (ásáva) del contenuto mentale. L asava dell ignoranza (avijjá) è l asava più forte. E a causa dell ignoranza che si reagisce con passione, rabbia o paura e l uso di droghe od intossicanti peggiora le cose perché moltiplica l ignoranza. Pertanto un drogato ci metterà più tempo a percepire le sensazioni; alcuni potrebbero avere bisogno di più corsi di Vipassana. Ma se si continua a lavorare con pazienza e costanza, prima o poi si riuscirà a spezzare la barriera di ignoranza tra la paritta citta, la mente conscia, e la bhaváóga, la mente inconscia, e si inizierà a percepire sensazioni in tutto il corpo. Insieme a questa consapevolezza (sati) delle sensazioni, si svilupperà anche la comprensione della loro natura impermanente (anicca), che consentirà di poterle osservare obiettivamente, con equanimità (upekkhá). Attraverso sampajanna - la costante ed approfondita comprensione dell impermanenza che si ha con Vipassana - il processo di moltiplicazione della bramosia attraverso la reazione alle sensazioni vedaná paccayá taóhá verrà invertito dando origine a vedaná paccayá paññá che consiste nel rimanere equanimi con ogni sensazione piacevole, spiacevole, o neutra, invece di generare attaccamento o av- 4

5 versione. In questo modo si smetterà di produrre nuovi saòkhára (condizionamenti) e strati su strati di vecchi saòkhára accumulati nel tempo verranno eliminati. Vipassana consente quindi di colpire alla radice la causa della dipendenza e di sradicarla gradualmente. Applicazioni pratiche La meditazione Vipassana non è una magia né un miracolo. Progredire nella pratica richiede una forte volontà di uscire dalla dipendenza e di lavorare in questa direzione osservando se stessi al livello delle sensazioni. E pertanto cruciale che il tossico venga preparato e motivato prima di affrontare un corso di Vipassana tramite il counselling e l insegnamento di ánápána-sati (consapevolezza del respiro). Ciò consentirà di lavorare correttamente e di ottenere i risultati desiderati, come è stato rilevato sia al Centro Cyrenian House di Perth, Australia, che al Centro Start Again di Zurigo, Svizzera, i centri per tossicodipendenti fondati e gestiti da meditatori Vipassana rispettivamente nel 1981 e Il tossico è incoraggiato e sostenuto anche dopo il corso di Vipassana, per accertarsi che continui a praticare regolarmente. Questi due centri hanno anche creato degli spazi di tempo disponibile per i loro pazienti e per lo staff, per praticare ánápána sati giornalmente (e Vipassana, quando è possibile) all interno dei centri, ma anche per partecipare a corsi di Vipassana tenuti all esterno. Quasi tutti i membri dello staff sono medita- 5

6 tori e molti di loro sono ex-tossici che con la loro esperienza ed applicazione pratica di Vipassana nella vita quotidiana, offrono sensibilità empatica ed efficienza nell aiutare i loro clienti e rappresentano un eccellente esempio da seguire. Incuriositi da questo insolito ed efficace approccio terapeutico, molte organizzazioni per il recupero dei tossicodipendenti hanno dimostrato un vivo interesse ad inserire nei loro programmi terapeutici la dimensione più profonda di ánápána sati e Vipassana, ed hanno incoraggiato i membri dei loro staff ed i pazienti a partecipare a dei corsi di Vipassana. Con la pratica di Vipassana si impara a gestire la propria vita quotidiana per potersi sempre più liberare dalla sofferenza (dukkha). Si cerca di osservare come ci si comporta nelle diverse situazioni della vita, se si reagisce o se si rimane equanimi. E solo quando reagiamo che sviluppiamo negatività ed alimentiamo la nostra sofferenza. Pochi minuti di osservazione delle sensazioni del corpo rendono la mente equanime e ci consentono di rimanere equilibrati, in modo da poter scegliere il comportamento più appropriato invece di reagire ciecamente. A questo proposito al tossicodipendente viene dato il seguente suggerimento: Non crollare appena avverti l insorgere di una crisi. Cerca invece di aspettare un po, per 10 o 15 minuti. Accetta il fatto che nella mente è sorta l urgenza di drogarti ed inizia ad osservare qualsiasi sensazione sorga in quel momento, poiché le due cose sono collegate. Verificando la natura impermanente delle sensazioni ti accorgerai che il tuo bisogno diminuisce e scompare. La pratica di Vipassana è quindi di aiuto nei 6

7 momenti di stress che in passato avrebbero potuto indurre a delle ricadute e il tossicodipendente che medita diventa sempre più forte nei confronti di quanto minaccia la sua sobrietà. A ragione, dunque, il Buddha è stato chiamato Mahā Bhisaka - il grande medico, per aver dato all umanità questa meravigliosa tecnica di Vipassana grazie alla quale ci si libera da tutti i mali della vita ed il nostro intero essere si permea di amore (mettá), compassione (karuóá), gioia (muditá) ed equanimità (upekhá). La vita diventa piena, armoniosa e proficua. Tutto ciò non si ottiene però solamente partecipando ad un corso di Vipassana di 10 giorni. Non esistono scorciatoie, bisogna mantenere un impegno costante. Un corso di dieci giorni, seguito da una pratica regolare, innesca un incoraggiante processo di trasformazione che vale la pena di provare. Revisionato da Biblioteca Vipassana,