Il mercato di concorrenza

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1 Corso di Microeconomia (Docente Luigi Bosco) Appunti sostitutivi dei capitoli 21 e 22 del Varian Il mercato di concorrenza Sommario perfetta Il mercato di concorrenza perfetta Le caratteristiche del mercato ed equilibrio dell'impresa Equilibrio dell'impresa nel breve periodo Equilibrio del mercato nel breve periodo Le caratteristiche dell'equilibrio concorrenziale nel breve periodo Equilibrio di lungo periodo Equilibrio di lungo periodo con imprese eterogenee L'offerta aggregata nel lungo periodo Le caratteristiche dell'equilibrio concorrenziale nel lungo periodo Concorrenza e innovazione Concorrenza perfetta e innovazione di processo Conclusione... 16

2 Il mercato di concorrenza perfetta In questo capitolo analizzeremo il comportamento di un'impresa che operi in quella particolare situazione di mercato che chiameremo, per motivi che risulteranno subito evidenti, concorrenza perfetta. In seguito analizzeremo l'equilibrio di mercato, ovvero vedremo come è possibile calcolare il prezzo e la quantità di equilibrio in un mercato nel quale l'offerta di mercato è la aggregazione delle offerte delle singole imprese perfettamente concorrenziali. In ultimo analizzeremo le caratteristiche normative dell'equilibrio di concorrenza che costituirà, come vedremo, un benchmark con il quale paragonare anche le altre forme di mercato. 1 Le caratteristiche del mercato ed equilibrio dell'impresa Le caratteristiche principali di un mercato perfettamente concorrenziale sono le seguenti. Le imprese che operano in tale mercato producono un bene perfettamente omogeneo. Il bene venduto da un'impresa è un sostituto perfetto dei beni venduti da tutte le altre imprese. er tanto, il bene deve essere venduto ad un unico prezzo. Il mercato è popolato da un numero molto rilevante di imprese, teoricamente infinito, ognuna delle quali produce una quota irrilevante dell'output complessivo. Conseguentemente, ogni impresa riterrà che le proprie decisioni non possano influenzare il prezzo di mercato a cui il bene viene venduto: per le imprese è quindi razionale assumere il prezzo come un dato, ovvero le imprese sono price taker 1. Implicitamente occorre anche assumere che la tecnologia e quindi la struttura dei costi sia tale da non sfavorire le imprese di piccole dimensioni. 2 Nel lungo periodo i fattori della produzione sono perfettamente mobili e non vi sono barriere di nessuna sorta all'entrata e all'uscita di imprese nel mercato. Nel breve periodo, invece, noi assumeremo che le imprese presenti sul mercato non lo possano abbandonare perché vincolate da decisioni prese nel passato e che si manifestano nel fatto che almeno un fattore produttivo è fisso. Nel breve periodo, tuttavia, le imprese avranno sempre la possibilità di avere un livello nullo di produzione. Le imprese e i consumatori hanno informazione perfetta ovvero hanno accesso senza costo a tutte le informazioni che sono rilevanti per le loro decisioni. uesta ipotesi è stata già ampiamente adottata, esplicitamente o implicitamente, in questo testo e viene qui ripresentata per completezza. 2 Equilibrio dell'impresa nel breve periodo Nel breve periodo il problema per l'impresa è quello di stabilire il livello di produzione ottimale. er la definizione di breve periodo che abbiamo adottato, assumeremo che in questo orizzonte temporale l'impresa non possa uscire dal mercato perché è vincolata 1 ualche autore sostiene che il numero delle imprese sia fondamentalmente irrilevante: quel che conta è che le imprese si comportino come price takers qualunque sia il loro numero. uesta impostazione non appare convincente perché lascia non spiegata la ragione per la quale imprese razionali dovrebbero assumere il prezzo come un dato se esse controllano una quota non irrilevante dell'offerta complessiva. 2 Se i costi medi di lungo periodo sono decrescenti, ad esempio, un'impresa di grandi dimensioni può produrre a costi medi minori di un impresa di piccole dimensioni eliminandola dal mercato. 1

3 dalle scelte fatte nel passato e deve continuare a pagare i costi fissi anche nel caso produca una quantità nulla di output. ossiamo quindi vedere quale forma assume la condizione generale di equilibrio studiata nel capitolo precedente nel mercato perfettamente concorrenziale. Ricordiamo che il ricavo marginale era stato definito come: s MR = () 1 ηm dove s è la quota di mercato detenuta dall'impresa e η M è l'elasticità della domanda di mercato al prezzo del bene. Data l'ipotesi che ciascuna impresa controlla una quota irrilevante dell'offerta complessiva, è palese che la quota di mercato della singola impresa sarà uguale a zero e quindi MR= er capire meglio come si ottiene questo risultato ricordiamo che il ricavo marginale si può scrivere anche come la somma di due componenti. dtr d() d MR = = () + q dq d dq La prima ci mostra come il ricavo aumenta a causa del fatto che l'impresa riesce a vendere un'unità marginale in più al nuovo prezzo. La seconda mostra che se la variazione della quantità prodotta dall'impresa determina un aumento della quantità d d() aggregata ( ), questo a sua volta causa una diminuzione del prezzo ( ), e tale dq d variazione del prezzo si riflette anche sulle unità inframarginali determinando una diminuzione del ricavo. Nel caso della concorrenza perfetta, tuttavia, questo effetto negativo è nullo perché la variazione della quantità prodotta dall'impresa non ha alcun d influenza sulla quantità aggregata ( = 0 ) e quindi sul prezzo; e quindi il ricavo dq marginale è uguale al prezzo. Di conseguenza, l'impresa concorrenziale può vendere un unità in più allo stesso prezzo a cui ha venduto le unità precedenti; la curva di domanda che ha di fronte è una retta orizzontale passante per il prezzo di mercato che l'impresa prende come dato; la curva di domanda dell'impresa è infinitamente elastica. La condizione di equilibrio è quindi semplice: l'impresa spingerà la produzione fino a quando i costi marginali non sono uguali al prezzo. La quantità ottima prodotta dall'impresa (q*) sarà quella per cui: MC(q*) = 2

4 Figura 1 Equilibrio in concorrenza perfetta nel breve periodo con imprese con diverse strutture dei costi * =15 ATC B 1 =12 Impresa 1 rofitto positivo ATC B 1 AVC B 1 E F MC B 1 ATC B 2 =16 * AVC B 2 =13 Impresa 2 Impresa 3 rofitto negativo Costi fissi ATC B 2 E F G MC B 2 AVC B 2 ATC 3 B =19 AVC 3 B =16 * ATC B 3 MC B 3 AVC B 3 erdita aggiuntiva in caso di produzione q1 *=460 q 2 *=370 q1 q 2 q 3 *=0 300 q 3 3

5 ualsiasi altro livello produttivo non sarebbe d'equilibrio: se MC(q*) <, allora l'impresa può aumentare il profitto espandendo la produzione, perché l'unità marginale produce un aumento del ricavo maggiore dell'incremento del costo; se MC(q*) >, allora l'impresa può aumentare il profitto diminuendo la produzione perché il decremento dei ricavi è minore della diminuzione dei costi. Come abbiamo visto, questa è una condizione necessaria ma non sufficiente. erché questa condizione identifichi l'equilibrio occorre che per quel livello di produzione il costo marginale sia crescente 3 e che il prezzo non sia minore dei costi medi variabili. Se il prezzo, infatti, fosse inferiore ai costi medi variabili, l'impresa potrebbe ottenere un risultato migliore avendo un livello di produzione nullo. er comprendere perché questo sia vero, ricordiamo che il profitto è definito come la differenza fra ricavi totali e costi totali; ma i costi totali sono uguali ai costi medi variabili moltiplicati per la quantità prodotta a cui vanno sommati i costi fissi; quindi il profitto è uguale a (1) π = q - AVC B q - FC = ( - AVC B ) q - FC E' evidente che, se < AVC B, la quantità che massimizza il profitto è zero. In questo caso, infatti, la perdita (profitto negativo) sarà pari ai costi fissi: un qualsiasi altro livello produttivo farebbe lievitare le perdite. La figura 1 riproduce la struttura dei costi di tre diverse imprese che producono lo stesso bene omogeneo ma che hanno diverse curve dei costi, eredità di scelte diverse compiute nel passato. Il prezzo di mercato che le imprese considerano come un dato è * ( 15). La quantità ottima prodotta dall'impresa 1 (figura 1a) è q 1 * (460 unità), livello al quale il costo marginale eguaglia il prezzo; il costo medio totale associato a questo livello di produzione è pari a ATC B 1 ( 12). L'impresa 1 realizzerà, quindi, un extraprofitto pari all'area del rettangolo E F ATC B 1 ( 1380) 4. L'impresa 2 la cui struttura dei costi è raffigurata nella figura 1b produce una quantità pari a q 2 * (370 unità); sostiene dei costi medi totali pari a ATC B 2 ( 16). L'impresa 2 realizzerà un extraprofitto negativo pari all'area del rettangolo ATC B 2 E F ( -370). Tale risultato, ancorché negativo, è superiore a quello che l'impresa realizzerebbe se decidesse di non produrre alcunché: in questo caso infatti avrebbe delle perdite maggiori pari all'area AVC B 2 ATC B 2 E G ( -1110) che come il lettore potrà controllare è pari ai costi fissi. Nel caso dell'impresa 3 (figura 1c), in ultimo, il prezzo è inferiore al costo medio variabile, per cui l'impresa deciderà di non produrre affatto, minimizzando in questo modo le perdite. In questo caso, producendo una quantità nulla sopporta una perdita pari ai costi fissi - ( -900) - mentre se producesse la quantità per cui il costo marginale è uguale al prezzo avrebbe una perdita superiore pari a - ( -1200) Tutte le imprese raffigurate dalla figura 1 sono nel loro equilibrio di breve periodo; ovvero non hanno alcun incentivo a modificare le proprie decisioni; possiamo quindi 3 Dato che il ricavo marginale è costante e la sua derivata pari a zero, la positività della derivata del costo marginale assicura che la derivata seconda della funzione del profitto sia positiva Vedi nota 15 cap precedente. 4 Il ricavo totale dell'impresa è pari all'area del rettangolo E q 1 * 0 (15*460), il costo totale è pari all'area del rettangolo ATC B 1 F q 1 * 0 (12*460); la differenza fra queste due aree è uguale al profitto. 4

6 osservare che nel breve periodo l'equilibrio dell'impresa concorrenziale è compatibile con diversi esiti finali per quanto attiene al profitto. Esso può essere positivo, ovvero superiore a quello medio, negativo o nullo (situazione questa non raffigurata nella figura ma possibile). In altre parole l'imprenditore può ricevere una remunerazione superiore, inferiore o pari al costo opportunità della propria attività imprenditoriale. In ogni caso nel breve periodo è vincolato a rimanere nello stesso settore di attività senza poterlo abbandonare anche nel caso nel quale il prezzo è inferiore al costo medio variabile. Come vedremo in seguito le decisioni nel lungo periodo, invece, dipenderanno in modo decisivo dal confronto fra la remunerazione percepita nel settore di attività e il suo costo opportunità. La funzione di offerta di breve periodo dell'impresa coincide con l'asse verticale per valori del prezzo inferiori al costo medio variabile mentre coincide con la curva del costo marginale per valori del prezzo superiori al costo medio variabile. La curva di offerta può essere usata per visualizzare il sovrappiù del produttore che, come abbiamo visto nel caso del consumatore, può essere considerato una misura del beneficio che l'impresa riceve dallo scambio. ossiamo definire il sovrappiù del produttore come la differenza fra quanto l'impresa riceve in termini monetari dalla vendita del proprio prodotto sul mercato e la somma minima che l'impresa richiederebbe per vendere il proprio prodotto. Essendo il primo elemento niente altro che il ricavo dell'impresa e il secondo la somma dei costi marginali sostenuti per produrre ognuna di quelle unità di prodotto, è ovvio che il sovrappiù del produttore è uguale al profitto al lordo del costo fisso. Figura 2 Il sovrappiù del produttore Figura 2a MC B Figura 2b MC B * Sovrappiù del del produttore MC Bq* * Sovrappiù del produttore MC Bq* AC q* AVC B Costi variabili 0 q* q q* q La figura 2a ci mostra come può essere espresso graficamente il sovrappiù del produttore. L'area * CM Bq* q*0 indica il ricavo totale, mentre l'area che giace al di sotto della curva dei costi marginali mostra il costo variabile necessario a produrre la quantità q* 5. La differenza fra le due aree è il sovrappiù del produttore indicato dalla zona 5 L'area che soggiace alla curva dei costi marginali è uguale all'integrale dei costi marginali che è uguale per definizione ai costi variabili 5

7 colorata. La figura 2b indica invece una misurazione alternativa, sebbene equivalente, del sovrappiù del produttore, misurato esattamente come il profitto al lordo dei costi fissi, ovvero uguale ai ricavi totali meno i costi variabili. 3 Equilibrio del mercato nel breve periodo Nel breve periodo il numero delle imprese rimane invariato. Sicché è semplice calcolare la funzione di offerta aggregata (S) che associa ad ogni livello di prezzo la quantità offerta da tutte le imprese presenti sul mercato, sommando per ogni livello del prezzo la quantità offerta da tutte le imprese presenti sul mercato. Graficamente la curva di offerta aggregata è ottenuta per somma orizzontale delle curve del costo marginale delle singole imprese (figura 3). Figura 3 Funzione di offerta aggregata nel breve periodo come somma orizzontale delle curve di offerta delle singole imprese Offerta impresa 1 Offerta impresa 2 Offerta impresa 3 Offerta aggregata q1 q1+q2 q1+q2+ q q q q arimenti il sovrappiù del produttore aggregato è la somma del sovrappiù di tutte le imprese operanti sul mercato e coincide con l'area compresa fra la linea del prezzo e la curva della offerta aggregata (figura 4). Figura 4 Il sovrappiù aggregato del produttore S=ΣMC * Sovrappiù aggregato dei produttori 0 * 6

8 In termini analitici, è facile a questo punto definire l'equilibrio sul mercato del bene prodotto; conosciamo la funzione di domanda aggregata e l'offerta aggregata e sappiamo che in equilibrio esse dovranno essere uguali, per cui la coppia prezzoquantità di equilibrio deve essere la soluzione del sistema: SA = S(, x) DA = D(, x) SA = DA = dove x è il vettore di tutte le altre variabili che influenzano la domanda e che consideriamo esogene costanti e l'offerta aggregata; sostituendo la terza nelle prime due otteniamo un semplice sistema di due equazioni in due incognite: = S(, x) = D(, x) la cui soluzione definisce l'equilibrio. Ciò equivale in termini grafici a trovare quella coppia prezzo-quantità per la quale la curva della domanda aggregata e la curva della offerta aggregata si intersecano (figura 5). Figura 5 Equilibrio concorrenziale S * Sovrappiù aggregato dei consumatori Sovrappiù aggregato dei produttori E D 0 * 3.1 Le caratteristiche dell'equilibrio concorrenziale nel breve periodo In questo paragrafo presenteremo alcune caratteristiche dell'equilibrio concorrenziale così come definito nel paragrafo precedente. La prima cosa interessante è che il punto E della figura 5 rappresenta una situazione d'equilibrio non solo perché per quel prezzo la quantità offerta eguaglia la quantità 7

9 domandata, ma perché per quel prezzo tutti gli agenti che prendono parte al mercato, consumatori e imprese, vedono realizzati i loro piani e sono soddisfatti delle loro scelte dati i vincoli cui sono soggetti. Ciascuna impresa sta usando razionalmente i propri fattori produttivi e sta massimizzando i profitti, e ciascun consumatore riesce a raggiungere la più alta curva d'indifferenza dato il reddito. Conseguentemente nessuno degli agenti interessati avverte l'incentivo a modificare le proprie scelte nel breve periodo: nessuna singola impresa desidera modificare la quantità offerta, nessun singolo consumatore desidera modificare la quantità domandata del bene. Inoltre l'equilibrio concorrenziale gode di alcune caratteristiche molte interessanti per quanto attiene al benessere ed appare di conseguenza una forma di mercato altamente desiderabile. Il prezzo è uguale al costo marginale. Come abbiamo visto in precedenza ciò significa che il mercato concorrenziale riesce ad estrarre tutto il possibile vantaggio dello scambio. Lo scambio marginale avviene, infatti, quando il prezzo di riserva del consumatore, ovvero il prezzo massimo al quale il consumatore sarebbe disposto ad acquistare il bene è perfettamente uguale al costo di riserva del produttore, ovvero al prezzo minimo al quale l'impresa sarebbe disposta a vendere la merce sul mercato. Un ulteriore scambio volontario non sarebbe possibile. Usando il linguaggio del capitolo precedente, l'indice di Lerner nel mercato concorrenziale è pari a zero e l'imprese non godono di alcun potere di mercato e le condizioni di mercato impongono loro di vendere il bene marginale ad un prezzo esattamente uguale al costo necessario per produrlo (costo marginale). La somma dei sovrappiù del consumatore e del produttore è massimizzata. Nella figura 5 l'area MAX E* misura il sovrappiù dei consumatori, mentre l'area *EC indica il sovrappiù dei produttori. Si può facilmente verificare che solo nel punto di equilibrio concorrenziale (*,*) il sovrappiù sociale è massimizzato. er qualunque altro livello del prezzo, il sovrappiù complessivo sarebbe minore. Supponiamo, ad esempio che il prezzo fosse 1 e la quantità scambiata 1 6 (figura 6a); il sovrappiù delle imprese sarà ora pari all'area 1 AFC - che è uguale a 1 A q 1 0 (ricavo totale ) - 0CF 1 (costo variabile) - mentre il sovrappiù dei consumatori, è ora pari a MAX A 1. Conseguentemente il sovrappiù totale diminuisce di un area pari al triangolo AEF. Se il prezzo fosse 2 (figura 6b) la domanda eccederebbe l'offerta e la quantità scambiata sarebbe 1 ; l'area AEF identifica anche in questo caso l'area di perdita sociale. 6 La situazione è chiaramente una situazione di disequilibrio dove l'offerta eccede la domanda: la quantità scambiata, in questo caso deve essere uguale alla quantità domandata. 8

10 Figura 6 a Efficienza dell'equilibrio concorrenziale MAX Sovrappiù consumatori 1 A S Sovrappiù produttori G E Area di perdita del benessere sociale F D C 0 1 * Figura 6 b Efficienza dell'equilibrio concorrenziale MAX Area di perdita del benessere sociale Sovrappiù consumatori Sovrappiù produttori 2 G A E F D C 0 1 * 4 Equilibrio di lungo periodo L'equilibrio concorrenziale che abbiamo analizzato nei paragrafi precedenti non è destinato a permanere quando l'orizzonte temporale si allarga e si passa al lungo periodo. er capire meglio perché questo accada analizziamo la situazione dell'impresa 9

11 2 della figura 1. Nel breve periodo, quando non poteva né modificare la dotazione di capitale, il fattore fisso, né uscire dal mercato, non aveva alcun incentivo a modificare le proprie decisioni pur percependo un profitto inferiore a quello medio. Nel lungo periodo, invece, ella non è più vincolata dalle scelte prese nel passato e quindi ha chiaramente tutto l'incentivo a modificare le sue scelte. L'impresa potrà sia decidere di modificare il suo stock di capitale posizionandosi su di una curva del costo medio più bassa, sia di uscire completamente dal mercato. uindi, nel lungo periodo le imprese che percepiscono un profitto negativo tenderanno o ad abbandonare il mercato o a modificare il proprio stock di capitale in modo da diminuire i costi di produzione. Da ciò ne consegue che l'esistenza di imprese che realizzano profitti negativi non è compatibile con l'equilibrio nel lungo periodo. D'altra parte, neanche l'esistenza di profitti positivi è compatibile con l'equilibrio nel lungo periodo. Infatti se in un particolare mercato è possibile realizzare profitti superiore a quelli medi, altre imprese saranno incentivate ad entrare nel mercato e questo modificherà l'equilibrio. Nel prendere le proprie decisioni, ora, le imprese si baseranno sulle curve di costo di lungo periodo, costruite assumendo che tutti i fattori della produzione siano flessibili. Se vi è informazione perfetta e se tutti i fattori produttivi sono omogenei, è lecito assumere che tutte le imprese abbiano nel lungo periodo la stessa struttura dei costi, descritta nella figura 7 7. Figura 7 Convergenza verso l'equilibrio di lungo periodo in un mercato perfettamente concorrenziale D S c MC AC S m S d p c p m p d q d q m q c q c m d La figura 7 mette in relazione l'equilibrio dell'impresa e l'equilibrio del mercato. Immaginiamo di partire da una situazione nella quale il prezzo di equilibrio è p c 8. Le imprese presenti nel mercato produrranno q c e otterranno un extraprofitto. uesto però determinerà l'ingresso di nuove imprese sul mercato; il ché farà aumentare l'offerta aggregata determinando uno spostamento della curva di offerta verso destra. Il processo 7 E difficile immaginare una ragione per la quale in presenza di informazione perfetta e quando tutti i fattori siano omogenei, le imprese abbiano diverse strutture dei costi. 8 er non appesantirla eccessivamente, nella figura non sono riportate le curve del costo, medio e marginale, di breve periodo. La loro presenza darebbe luogo ad una figura identica alla figura 10 del capitolo precedente 10

12 terminerà quando l'afflusso di nuove imprese avrà determinato una riduzione del prezzo tale che l'extraprofitto è scomparso. Ciò avverrà quando il prezzo è uguale al costo medio di lungo periodo. Se al contrario l'offerta aggregata fosse la S d e il prezzo pari a p d allora le imprese realizzerebbero un profitto inferiore alla media e alcune di esse uscirebbero dal mercato. uesto farebbe diminuire l'offerta aggregata che si sposterebbe verso sinistra facendo lievitare il prezzo di equilibrio. Il flusso delle imprese in uscita cesserà quando il prezzo è salito così tanto da riportare il profitto al livello normale. uesto ovviamente accade quando il prezzo è uguale al costo medio di lungo periodo. In conclusione la condizione di equilibrio di lungo periodo richiede che: il costo marginale di lungo periodo sia uguale al prezzo, il prezzo sia uguale al costo medio il costo marginale di breve periodo sia uguale al prezzo La funzione di offerta di lungo periodo dell'impresa coincide con l'asse verticale per valori del prezzo inferiori al costo medio minimo di lungo periodo mentre coincide con la curva del costo marginale di lungo periodo per valori del prezzo superiori al costo medio. 4.1 Equilibrio di lungo periodo con imprese eterogenee In alcuni casi l'ipotesi di identità nella struttura dei costi non è plausibile, a causa del fatto che i fattori impiegati possono essere di diversa qualità. Vi possono essere terreni più o meno fertili, località turistiche più o meno amene, giacimenti minerari più o meno fruttiferi, giocatori di calcio più o meno bravi. E' interessante notare che ciò non inficia il precedente risultato. Se l'impresa non è proprietaria di questo fattore, la concorrenza fra le imprese per l'acquisizione di un fattore in grado di generare extraprofitti ne fa aumentare il prezzo di acquisto; il prezzo di questo fattore speciale aumenterà sino a quando averlo o non averlo sarà indifferente, ovvero fino a quando il costo medio comprensivo del pagamento del fattore speciale sarà uguale al prezzo. La concorrenza fra le imprese elimina l'extraprofitto potenziale che potrebbe venire all'impresa dall'utilizzo di questo fattore trasformandolo in extracosto determinando un aumento della remunerazione percepita dal proprietario di questo fattore particolarmente redditizio. La remunerazione di questo fattore è detta rendita economica 9. Ovviamente, nulla cambierebbe dal punto di vista concettuale se l'impresa fosse proprietaria del fattore speciale; in questo caso sarebbe il costo medio comprensivo del costo opportunità del fattore ad essere uguale al prezzo ed anche in questo caso l'extraprofitto scompare. 9 Il concetto di rendita economica di un fattore è l'analogo nel mercato dei fattori del sovrappiù del produttore sul mercato dei beni ed è uguale alla differenza fra la sua remunerazione e la somma minima alla quale il suo proprietario sarebbe disposto a cederla. La rendita di un fattore è tanto più elevata quanto più è rigida la sua curva di offerta, ovvero quanto meno la sua offerta risponde al prezzo. 11

13 5 L'offerta aggregata nel lungo periodo Dato che il numero delle imprese operanti nel mercato non è fisso, la curva di offerta aggregata nel lungo periodo non potrà essere la semplice somma orizzontale delle curve di offerta individuale er vedere quale forma la funzione di offerta aggregata potrà assumere utilizziamo la figura 8. Essa mostra nel grafico a sinistra la curva di offerta e di domanda (S e D) che si intersecano nel punto E L1 determinando prezzo e quantità di equilibrio ( L1 e L1 ). Nel grafico accanto sono disegnate le curve del costo medio di breve e di lungo periodo e la curva del costo marginale di breve periodo di un'impresa rappresentativa 10. Il prezzo è uguale al costo medio minimo di lungo periodo e quindi rappresenta il prezzo di equilibrio di lungo periodo. Figura 8 La curva di offerta aggregata di lungo periodo: settore a costi costanti D' S B D E B S' MC B ATC B AC L1 E L1 E L2 L2 Curva di offerta di lungo periodo L1 B q L1 q B Ora supponiamo che tale equilibrio sia perturbato da un aumento esogeno della domanda causata, ad esempio, dalla modifica delle preferenze: il bene prodotto dal mercato è ora di moda e i consumatori corrono ad acquistarlo. Graficamente la curva di domanda si sposta verso destra passando da D a D'. Nel breve periodo, il prezzo del bene salirà passando a B e le imprese realizzeranno un extraprofitto visto che il costo è maggiore del costo medio totale. uesto equilibrio, tuttavia, non può permanere nel lungo periodo; l'esistenza di extraprofitto far accorrere nuove imprese nel settore e farà quindi aumentare l'offerta aggregata la cui curva si muoverà verso destra. L'entrata di nuove imprese farà diminuire il prezzo e l'extraprofitto. Il processo di entrata continuerà fino a quando l'extraprofitto non scompare e il prezzo non è uguale ai costi medi di lungo periodo. er sapere se nel nuovo equilibrio di lungo periodo il prezzo sarà minore, uguale o maggiore del prezzo precedente, occorre vedere cosa accade ai costi medi di lungo periodo in seguito all'ingresso di nuove imprese nel mercato. Finora abbiamo assunto che le decisioni della singola impresa non avessero alcun effetto sui prezzi dei fattori; non è detto, tuttavia, che ciò sia necessariamente vero per il settore industriale nel suo complesso. Se la dimensione del settore è relativamente piccola rispetto la disponibilità 10 er semplicità assumeremo che tutte le imprese hanno la stessa struttura dei costi 12

14 di fattori produttivi la cui offerta continua ad essere infinitamente elastica anche per il settore nel suo complesso, allora i costi medi di lungo periodo non dipendono dalla dimensione del settore. arleremo in questo caso di settore a costi costanti. In questo caso, il prezzo torna semplicemente al livello precedente, perché i costi medi di lungo periodo non sono cambiati. La curva d'offerta sarà una retta parallela all'asse orizzontale. Se l'aumento della dimensione del settore ha l'effetto di far aumentare i costi medi di lungo periodo perché crescono i prezzi dei fattori produttivi, parleremo di settore a costi crescenti. In questo caso l'entrata di nuove imprese non riporterà il prezzo al livello precedente, ma visto che i costi medi di lungo sono crescenti, il prezzo del nuovo equilibrio finale sarà maggiore del precedente (la nuova curva di offerta di breve periodo si situerebbe prima della S' della figura 8). In altre parole, la curva di offerta di breve periodo sarà positivamente inclinata (figura 9). Figura 9 La curva di offerta aggregata di lungo periodo: settore a costi crescenti D' S D S' MC B B E B E L2 ATC B AC L1 E L1 Curva di offerta di lungo periodo L1 B L2 q L1 q B Se l'aumento della dimensione del settore ha l'effetto di far diminuire i costi medi di lungo periodo perché, ad esempio, vi sono delle economie di scala nella produzione dei fattori produttivi, parleremo di settore a costi decrescenti. In questo caso l'entrata di nuove imprese non riporterà il prezzo al livello precedente, ma visto che i costi medi di lungo sono decrescenti, il prezzo del nuovo equilibrio finale sarà minore del precedente (la nuova curva di offerta di breve periodo si situerebbe oltre la S' della figura 8). In altre parole, la curva di offerta di breve periodo sarà negativamente inclinata (figura 10). 5.1 Le caratteristiche dell'equilibrio concorrenziale nel lungo periodo Come abbiamo visto, l'equilibrio nel lungo periodo implica l'equilibrio dell'impresa e del mercato anche nel breve periodo 11 ; ciò significa che l'equilibrio di lungo conserva tutte le proprietà dell'equilibrio di breve periodo aggiungendone una nuova. 11 Il contrario, ovviamente, non vale. 13

15 Figura 10 La curva di offerta aggregata di lungo periodo: settore a costi decrescenti D' S D S' MC B B E B E L2 ATC B AC L1 L2 E L1 AC' Curva di offerta di lungo periodo L1 B L2 q L1 q B Nell'equilibrio di lungo periodo in un mercato perfettamente concorrenziale i beni vengono prodotti al costo minimo possibile e nel modo più efficiente. La concorrenza fra le imprese resa possibile dalla piena libertà di entrata e di uscita dal mercato spinge il prezzo ad essere uguale al costo medio di lungo periodo. Dal momento che il prezzo deve essere anche uguale al costo marginale e il costo marginale è uguale al costo medio di lungo periodo nel punto di minimo di quest'ultimo, nell'equilibrio di lungo periodo il prezzo è uguale al costo medio minimo. Ciò significa che i beni sono prodotti nel modo più efficiente che le tecniche disponibili rendano possibile e sono venduti ai consumatori ai prezzi più bassi possibili e perfettamente uguali ai costi unitari di produzione. 6 Concorrenza e innovazione In questo paragrafo analizzeremo gli effetti di un comportamento innovativo da parte di un impresa che opera in un mercato perfettamente concorrenziale. Generalmente, si usa distinguere fra innovazione di processo e innovazione di prodotto. La prima avviene quando l impresa adotta un processo produttivo innovativo più efficiente che le permette di produrre lo stesso bene ad un costo medio più basso. La seconda avviene quando l innovazione riguarda il prodotto in sé e le sue caratteristiche peculiari. Ovviamente, solo l innovazione di processo può essere analizzata utilizzando lo schema analitico della concorrenza perfetta: l impresa che innovasse il prodotto infatti non produrrebbe più un prodotto perfettamente omogeneo a quello prodotto dalle altre imprese presenti nel settore e sarebbe l unica, almeno nel breve periodo, a produrre quel particolare tipo di bene. Il caso dell innovazione di prodotto sarà quindi analizzato nel capitolo seguente quando analizzeremo il mercato monopolistico. 6.1 Concorrenza perfetta e innovazione di processo Supponiamo di partire da una situazione di equilibrio di lungo periodo come quella descritta nella figura 11. L equilibrio fra domanda e offerta aggregata determina un prezzo di equilibrio pari a p. A questo livello di prezzo, l impresa produce una quantità pari a q 0 e non realizza alcun extraprofitto, al pari di tutte le altre imprese presenti sul 14

16 mercato. Ipotizziamo poi che l impresa introduca un nuovo e più efficiente processo di produzione che le permetta di passare dalla curva del costo medio AC 0 alla curva del costo medio e marginale AC 1 e MC 1. Nel breve periodo la nostra impresa è l unica ad aver introdotto tale innovazione per cui nulla accade a livello aggregato e l impresa riesce ora a conseguire un extraprofitto pari all area colorata. Figura 11 Concorrenza e innovazione di processo nel breve periodo Impresa che innova MC 1 D Mercato S AC 0 AC 1 AC 1 q 0 q 1 q Nel lungo periodo, come è noto tale extraprofitto è destinato a comparire. Se l innovazione è accessibile a tutte le imprese e non è quindi protetta da brevetto o non è legata all uso di un fattore di proprietà esclusiva dell impresa, allora tutte le imprese l adotteranno. Ciò determinerà un aumento dell offerta aggregata con conseguente spostamento verso destra della curva di offerta (figura 12). Il prezzo del bene diminuirà e sarà uguale ai nuovi costi minimi di lungo periodo che incorporano l innovativo processo di produzione. uesto risalato ci permette di notare un altra caratteristica positiva del mercato perfettamente concorrenziale. ualsiasi innovazione tesa a ridurre i costi di produzione che un'impresa possa introdurre, permette all'impresa di lucrare degli extraprofitti solo nel breve periodo. La concorrenza fra le imprese fa si che nel lungo periodo i vantaggi dell'innovazione si distribuiscano fra i consumatori attraverso una diminuzione del prezzo. Figura 12 Concorrenza e innovazione di processo nel lungo periodo Impresa che innova MC 1 D Mercato S S 1 AC 0 AC 1 1 q 0 q L q ualora, invece, l innovazione non fosse accessibile a tutte le imprese, o perché coperta da brevetto o perché dipendente dall uso di un fattore produttivo non riproducibile posseduto dalla sola impresa, allora la situazione descritta nella figura 11 sarebbe 1 15

17 destinata a permanere nel lungo periodo. Come abbiamo visto nel paragrafo 4.1, tuttavia l extraprofitto ivi descritto sarebbe più rigorosamente interpretabile come una rendita economica che affluisce al proprietario del fattore produttivo o a chi detiene i diritti sull uso del brevetto. 7 Conclusione E' oramai abbastanza evidente che il mercato di concorrenza perfetta è un mercato ideale, in entrambe le accezione del termine. E' altamente desiderabile perché possiede caratteristiche di benessere che nessun'altra forma di mercato possiede: permette di estrarre tutti i possibili benefici dello scambio e distribuisce nel lungo periodo ai consumatori tutti i vantaggi di un'innovazione sia di prodotto che di processo 12. D'altra parte, le ipotesi che abbiamo imposto sono talmente restrittive che sembra difficile poter trovare nel mondo reale un mercato che assomigli in modo preciso all'ideale del mercato perfettamente concorrenziale. Innanzitutto, l'ipotesi sulla struttura tecnologica è alquanto irrealistica: perché vi sia un numero tanto elevato di imprese da rendere razionale l'ipotesi di assumere il prezzo come dato, non vi devono essere vantaggi dall'aumento della dimensione d'impresa in termini di minor costi medi. Occorre, quindi, ipotizzare o funzioni di produzione che mostrino rendimenti di scala costanti, o comunque tecnologie che diano luogo a curve di lungo periodo ad U ma che abbiano il costo minimo per livelli di produzione molto bassi rispetto all'output complessivo, in modo da giustificare l'alto numero di imprese. In realtà gran parte dei beni industriali è prodotto utilizzando tecnologia a rendimenti crescenti di scala, o almeno utilizzando curve del costo medio di lungo periodo ad U che raggiungono il punto di minimo per quote rilevanti dell'output complessivo per cui il mercato è popolato da poche imprese di grandi dimensioni che riescono a produrre a costi inferiori a quelli a cui potrebbero produrre imprese di piccole dimensioni. L'altra caratteristica che appare piuttosto lontana dal mondo reale è quella che vuole il bene prodotto dalle varie imprese perfettamente omogeneo; se consideriamo i beni industriali esistono pochissimi esempi di beni perfettamente omogenei e per quei pochi beni industriali, poi, riconosciuti come quasi perfettamente sostituibili (per esempio, il carburante per autotrazione, o le acque minerali) esistono spesso delle barriere all'entrata (la necessità di ottenere autorizzazioni o concessioni governative e il costo, spesso irrecuperabile, della costruzione dell'impianto). Inoltre è di particolare interesse notare come proprio per questi beni spesso è forte lo sforzo dell'impresa di far percepire il proprio prodotto come differente dai beni prodotti dalle imprese concorrenti e quindi difficilmente sostituibile, attraverso spesso ingenti campagne pubblicitarie e varie politiche di marketing. uest'ultima considerazione ci porta a sottolineare un'altra ipotesi che abbiamo formulato e che appare poco realistica: l'esistenza di informazione perfetta. Abbiamo ipotizzato che al pari delle imprese, i consumatori sono perfettamente informati sulle tutte le variabili che sono necessarie per effettuare consapevolmente la propria scelta; ad esempio, sono perfettamente informati sulle caratteristiche qualitative del prodotto. In 12 Come vedremo nel prossimo capitolo quando affronteremo il problema dei brevetti in monopolio, questo è sicuramente un vantaggio per la società solo se si assuma che il progresso tecnologico sia del tutto esogeno e non dipenda dall'investimento delle imprese in ricerca e sviluppo. 16

18 un mondo in cui l'informazione è scarsa e costosa, i consumatori usano spesso la marca del prodotto per inferire una valutazione sulla qualità del prodotto; ciò, da una parte de facto restringe la perfetta sostituibilità dei prodotti, dall'altra apre la porta a politiche di impresa che tramite marketing e pubblicità, convincano il consumatore che il bene prodotto da una determinata impresa sia diverso e quindi difficilmente sostituibile con prodotti simili. Ciononostante occorre riconoscere che un settore nel quale le ipotesi su ricordate non sono del tutto inverosimili è il settore della produzione agricola. I beni prodotti da un'impresa agricola sono spesso indistinguibili da quelli prodotti da un'altra impresa e i rendimenti di scala non solo elevati. Sicché il mercato, diciamo delle mele, è popolato da numerose imprese ciascuna delle quali non è in grado di influenzare il prezzo di vendita delle mele. Val la pena di notare, tuttavia, come anche in questo settore, vi sono significativi tentativi da parte delle imprese di sfuggire alla palude della concorrenza attraverso la creazione di consorzi e altre aggregazioni imprenditoriali che possono mettere in essere politiche di marketing in grado di differenziare il prodotto, (anche le mele hanno una marca o almeno una denominazione di origine) e di fidelizzare il consumatore su una marca di mele 13. L'interesse principale di studio della concorrenza perfetta, tuttavia, non deriva esclusivamente dal fatto che possa essere utilizzata per studiare alcuni mercati particolari come quello dei prodotti agricoli. Da una parte, lo studio della concorrenza perfetta e delle proprietà del suo equilibrio è utile perché costituisce una pietra di paragone con cui confrontare le altre forme di mercato, una sorta di benchmark da utilizzare per misurare la prestazione in termine di benessere delle altre, più realistiche, forme di mercato. Dall'altra il mercato perfettamente concorrenziale seppure non riesce a descrivere il funzionamento del capitalismo moderno, ci aiuta a comprenderlo perché rappresenta una situazione limite dalla quale le moderne imprese tentano con tutti i gli strumenti che hanno a disposizione - innovazione, marketing, pubblicità, accordi collusivi, etc. - di sfuggire, una palude nella quale le imprese tentano continuamente di non cadere o, se vi sono, di uscirne al più presto. Uno degli obiettivi più ambiziosi della disciplina microeconomica è quello di costruire un insieme di strumenti analitici che ci aiuti a capire quando questi tentavi vanno anche nella direzione di aumentare il benessere sociale e quando invece tendono a perseguire esclusivamente un interesse particolare a discapito del benessere sociale. 13 Nel capitolo successivo quando analizzeremo il monopolio discuteremo i vantaggi di una simile politica. 17

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