COREA : GLI INVESTIMENTI ESTERI DELLA NUOVA POTENZA ASIATICA

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1 COREA : GLI INVESTIMENTI ESTERI DELLA NUOVA POTENZA ASIATICA Le previsioni del FMI, riportate sul settimanale britannico The Economist (27 aprile 2012), annunciano che, nel 2017, la Corea del Sud potrebbe superare il Giappone per PIL pro capite, almeno in PPP (parità dei poteri di acquisto); risultato sorprendente considerato che, nel 1980, il PIL pro capite della Corea era solamente un quinto di quello giapponese. Tuttavia, se si guardano le caratteristiche del paese, il suo dinamismo economico ed il modo in cui le stime PPP vengono elaborate, tutto questo diventa plausibile. (Fonte: CIA World Factbook 2012) Emersa negli anni 80 come una delle tigri asiatiche - insieme a Singapore, Hong Kong e Taiwan - e guidata come le altre economie dell Asia dell Est da un modello di crescita economica trainata dall export, la Corea è attualmente la dodicesima economia mondiale. Il paese, che ha attraversato un momento di grande difficoltà durante la Crisi Asiatica - si ricordi il fallimento spettacolare della conglomerata Daewoo e il tracollo della valuta coreana - è comunque riuscito in meno di dieci anni a riprendere l espansione, facendo segnare tassi positivi di crescita anche nella presente crisi finanziaria (6,1% nel 2010, 3,6% nel 2011).

2 Negli ultimi dieci anni ha cominciato ad affermarsi con maggiore decisione sulla scena internazionale, non soltanto con i prodotti sofisticati delle sue multinazionali (si pensi a Hyundai e Samsung), ma anche con gli investimenti esteri, dove compete con successo con i paesi occidentali e con le altre potenze emergenti, per l accesso alle risorse strategiche. IDE coreani e l'importanza degli investimenti in materiali strategici. Competere con i giganti asiatici. Con una economia storicamente poco globalizzata e seriamente danneggiata dalla crisi asiatica nella sua presenza internazionale, la Corea ha visto i suoi IDE in uscita (OFDI) superare i livelli pre-1990 a partire dal Tuttavia, l'inizio del processo di internazionalizzazione può essere fatto risalire al 1990 con la segyehwa 1 (Lewis & Sesay 2002). Corea - Indicatori macroeconomici (in milioni di USD, quando non indicato diversamente) PIL (USD correnti) 270, , , ,866 1,014,890 1,116,247 PIL in PPP (% del PIL mondiale) IDE in uscita (flussi) 1,052 3,552 4,999 6,359 19,230 n.a. IDE in uscita (stock) 2,301 10,231 26,833 38, ,984 n.a. IDE in uscita(stock, % del PIL) n.a. Numero di M&A internazionali (*) Export 65, , , , , ,214 Saldo dei conti correnti (% del PIL) (Fonti: UNCTAD, World Investment Report, 2011; IMF, World Economic Outlook Database 2012) (*) dati gennaio-maggio Il termine può essere tradotto approssimativamente come globalizzazione, e si riferisce alla strategia di internazionalizzazione che il governo coreano ha avviato nel 1990, aprendo il paese agli investimenti esteri e incoraggiando fortemente le conglomerate ad investire all estero.

3 Un analisi dei dati mostra che il livello degli IDE in uscita è comunque rimasto piuttosto limitato almeno fino al 2005, quando il governo ha deciso di intensificare il loro sostegno con la creazione della Korean Investment Corporation 2. Da uno sguardo alla distribuzione geografica si può notare, in primo luogo, che gli investimenti coreani sono piuttosto concentrati verso le destinazioni preferite, rimaste stabili nel corso degli ultimi vent anni; l'asia e il Nord-America rappresentano, allora come adesso, la quota più significativa. Più in dettaglio, Cina e Stati Uniti totalizzano da soli oltre la metà di tutti i beni coreani all'estero, anche se altri paesi asiatici, come l'indonesia e il Vietnam, hanno recentemente attratto una parte crescente della quota degli investimenti coreani (Yoon 2007). (Fonte: Korea Export-Import Bank, 2010) A fronte di questa stabilità nella distribuzione geografica, gli IDE coreani hanno visto dei cambiamenti significativi nella loro composizione settoriale e nelle tipologie di imprese che investono all estero. In origine, e in misura prevalente prima del 1980 (Kwak 2006), gli IDE in uscita coreani si sono concentrati nel settore primario, prevalentemente nell'acquisizione di materie prime ed energia. In seguito, si sono diversificati per includere manifatturiero e servizi, che ora rappresentano la parte principale. Materie prime ed energia continuano a rappresentare circa un quarto degli OFDIs coreani, mostrando una crescita significativa a partire dal (Fonte: Korea Export-Import Bank, 2010) 2 L indicatore generalmente utilizzato per questo tipo di analisi è il rapporto PIL/IDE che nel 2005 era ancora al 1,8%, relativamente inferiore a quello, per esempio, del Giappone (5,7%). Considerando il rapporto IDE stock verso estero/pil, nel 2005 questo indice era, nel caso della Corea, il 4,6%, rispetto all 8,5% del Giappone e al 29,2% di Taiwan.

4 In termini di dimensione aziendale, i chaebol, le conglomerate che, con i dovuti distinguo, possono essere assimilate ai keiretsu giapponesi, hanno a lungo dominato gli investimenti esteri. Tuttavia, al momento, la quota delle PMI attive all'estero è salita fino a rappresentare un terzo del totale, ed è concentrata soprattutto nel settore manifatturiero e nei servizi. Ancor più che in altri settori, i principali attori nel campo dei materiali strategici e dell energia sono rappresentati da imprese statali o da enti pubblici che godono di un forte sostegno dello Stato. Ciò è dovuto al tipo di investimento capital-intensive richiesto dalle materie prime e dall'energia. Nel caso della Corea le imprese leader del settore sono KNOC (Korean National Oil Corporation, attiva nel petrolio), POSCO (una conglomerata del ferro e dell'acciaio), KORES (società 100 per cento di proprietà del governo che si occupa di materiali strategici), KEPCO (Korea Electric Power Corporation, nel settore elettrico) e KOGAS (Korea Gas Corporation, nel settore energetico del gas naturale). Questa crescita sostenuta degli IDE in uscita in Corea è stata analoga a quella delle altre grandi economie asiatiche, prime tra tutte India, Cina e Giappone, concorrenti diretti delle imprese coreane nella corsa all acquisizione di risorse, specialmente nei mercati africani e latino-americani, dove la competizione si è fatta molto intensa negli ultimi anni 3. Un rapido sguardo al grafico mostra come, partendo da livelli molto diversi di investimenti all'estero, i quattro paesi asiatici abbiano visto una crescente convergenza. (Fonti: UNCTAD, WIR 2011, 2007,1999) Un altro punto comune tra i quattro paesi asiatici è che la crescita dei loro IDE è stata in ugual modo sostenuta nelle aree emergenti: America Latina e Africa, dove hanno investito principalmente nel settore energetico e nelle materie prime. In entrambi i settori le aziende coreane si sono trovate, pertanto, ad affrontare la forte concorrenza di aziende cinesi, giapponesi e indiane, in quella che è stata giustamente definita la nuova "guerra per le risorse" (Klare 2001, 2008). Anche se le loro motivazioni sono comuni (crescita della richiesta di materie prime ed energetiche, risorse domestiche scarse o in alcuni casi inesistenti), le modalità e le strategie poste in atto variano in modo significativo. La Corea, data anche la struttura industriale molto simile al Giappone, ha seguito sin dall inizio l approccio giapponese, mentre Cina e India, le due nuove arrivate sulla scena degli investimenti mondiali, hanno adottato strategie di penetrazione differenti. Per paesi privi di risorse naturali come la Corea o il Giappone, le strategie messe in campo nel settore energetico e minerario sono rivelatrici dell approccio nazionale agli investimenti esteri. 3 I paesi scelti per il confronto in questo articolo sono Giappone, Cina e India, in quanto paesi asiatici comparabili per dimensione e importanza economica alla Corea, nonché i suoi diretti concorrenti per l acquisizione di risorse all estero.

5 Scorrendo velocemente la lista degli investimenti, si può notare come le aziende coreane siano molto attive nei settori del gas naturale e del petrolio. La Corea, infatti, si posiziona appena dietro i cinesi in termini di capitali investiti, superando gli indiani e perfino i concorrenti giapponesi. Il paese è inoltre il decimo consumatore di petrolio del mondo e il quinto in termini di importazioni nette, dopo Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania e prima dell India. Completamente privo di produzione nazionale, la Corea è obbligata ad acquistare all'estero l'intero importo, con 155 investimenti all estero nel settore del petrolio upstream in 36 paesi (EIA 2011; dati del ). Nel caso di altri prodotti energetici, questa percentuale è ancora maggiore e la Corea è attualmente il secondo importatore di carbone e di gas naturale liquefatto (GNL). Interessante è anche la lista dei principali fornitori di petrolio della Corea, comparata rispetto a gli altri paesi asiatici. (Fonte: Rapporto EIA, 2011) La Corea concentra oltre la metà delle sue importazioni da soli tre paesi - tutti in Medio Oriente (Arabia Saudita, Kuwait e EAU) - e con un panorama politico essenzialmente stabile, segno evidente che il paese non è disposto a correre alcun rischio. Ci sono solo altri due importanti partners, Iraq e Iran, che per il momento forniscono solo il 15 per cento delle importazioni coreane. Tale concentrazione è riscontrabile solo nel Giappone, mentre la Cina e l'india presentano entrambe una composizione più varia, importando in larga misura anche da paesi dell'africa e dell'america Latina. Questo riflette una forte concorrenza per il petrolio e il gas naturale che sta attualmente coinvolgendo i due giganti asiatici (Kumaraswamy 2007; Guenther 2008; Bustelo 2007; Hari 2005). Recentemente le aziende coreane stanno iniziando a firmare contratti per l acquisizione di quote in società petrolifere anche nei paesi in via di sviluppo. La KNOC negli ultimi anni è stata particolarmente attiva in America Latina e nel Sud-Est Asiatico, da quando le due aree sono state identificate come prioritarie dal governo: partecipazioni in compagnie petrolifere nel Golfo del Messico e, nel 2009, ha acquisito una quota di rilievo nella compagnia petrolifera Savia-Perù. In Asia, la società ha interessi in campo petrolifero (Vietnam) e ha di recente acquistato la compagnia kazaka Sumbe, entrando in quello che è stato definito il nuovo "Great Game" in Asia centrale. 4 Energy Information Administration (2011), Country Analysis Briefs, online

6 La situazione nel settore minerario e delle materie prime in genere, non è molto dissimile e vede la Corea dipendere per circa il 97 per cento dalle importazioni per soddisfare le esigenze domestiche. Il peso del settore estrattivo interno è ridotto (circa il 0,3 per cento del PIL; USGS 2004) mentre la capacità del paese in termini di lavorazione e raffinazione è enorme, analoga a quella per il petrolio. Il settore è in gran parte dominato da imprese statali sotto la diretta supervisione del Ministero del Commercio, Industria ed Energia.Una differenza significativa rispetto al settore energetico è l'offerta minerale, che obbliga le società coreane ad agire con maggiore pro attività nella ricerca di opportunità esterne 5. Come nel caso del ferro, un minerale relativamente abbondante, il vero problema non è la disponibilità, ma il costo di approvvigionamento, come dimostrato dagli eventi del 2009, con la disputa tra Cina e la compagnia australiana Rio Tinto, per il prezzo concordato annuo. Come accennato in precedenza, dopo essere stati in declino per molti anni rispetto ad altri IDE, gli investimenti nei settori primari, soprattutto da parte dei paesi asiatici, hanno ricominciato a crescere negli ultimi anni, a causa della pressione sui prezzi provocata dalla domanda dei mercati emergenti. Con i prezzi delle materie prime in aumento, e a causa dei divieti di esportazione temporanea o restrizioni da parte di alcuni produttori importanti (il divieto per il molibdeno dalla Cina nel 2007 e le quote per le terre rare nel 2010), le aziende coreane hanno iniziato a cercare all'estero fonti nuove e più sicure; in questo sono assistite da una politica nazionale molto efficiente di assistenza alle imprese.. L'approccio coreano e le radici del suo successo all'estero. Il litio boliviano. Le radici del successo economico coreano 6 risiedono nello sforzo compiuto dal paese di investire nello sviluppo tecnologico e di trasformarsi in un knowledge economy, al fine di evitare di essere schiacciato tra grandi concorrenti come il Giappone e la Cina. Nel caso degli investimenti esteri è innegabile il successo che molte compagnie coreane hanno riportato, in settori e/o paesi notoriamente difficili e contro concorrenti più forti e dotati di maggiori risorse. Questo successo è dovuto essenzialmente a due diversi tipi di fattori, interni ed esterni, da esaminare nel dettaglio. Più precisamente, "interno" si riferisce ai fattori controllati dal governo coreano, come le istituzioni governative, le politiche commerciali e altri tipi di supporto. "Esterni" sono invece quelli legati alla situazione economica generale, del paese e mondiale, alle politiche di attrazione degli investimenti messe in atto dai paesi beneficiari e alle azioni dei concorrenti. I fattori interni hanno chiaramente giocato un ruolo fondamentale negli investimenti diretti esteri. La crescita del coreano OFDI 7 non è stata sempre caratterizzata e sostenuta da una politica di governo coordinata e centralizzata, come invece è avvenuto nel caso dei settori considerati strategici, data la loro centralità nel campo della sicurezza nazionale del paese. Il governo ha generalmente incoraggiato l espansione coreana all'estero anche delle aziende private attraverso una serie di incentivi, dagli abbattimenti fiscali, al basso interesse sui crediti concessi principalmente dalla Export-Import Bank coreana. Inoltre, nel tentativo di incoraggiare le imprese straniere nel settore delle materie prime a collaborare ed entrare in forme di partnership con le società coreane, la Export-Import Bank Korea ha istituito dei crediti allo sviluppo diretti alle risorse naturali. Grazie a questi fondi anche le aziende straniere sono incoraggiate e sostenute, a condizione che esse consentano sostanziali partecipazioni coreane nelle offerte. 5 Per una trattazione più dettagliata della politica per la sicurezza energetica coreana si veda, Paladini, S. (2011) Shopping the Korean Way. A study in resource acquisition'. In Korea Politics, Economy and Socie, Leuven: BRILL 6 Come riferimento cfr. ECLAC (2006), Foreign Investment in Latin America and the Caribbean, online at e Lim, Wonhyuk (2000), The Origin and Evolution of the Korean Economic System, KDI Policy Study ,. Korea Development Institute, November Kwak, Jae Sung (2007), "Korean OFDI: investment strategies and corporate motivations for investing abroad", in: Serie: Desarrollo productivo 182, Santiago:CEPAL.

7 Un diverso tipo di aiuto rispetto a questi strumenti più propriamente finanziari è fornita da altre agenzie governative, di cui beneficiano le aziende coreane di ogni settore e dimensione. Un ruolo di primo rilievo è quello occupato dall organismo preposto al commercio e agli investimenti esteri, la KOTRA. Fondata nel 1962 e più volte ristrutturata ed ampliata, la KOTRA ha visto negli ultimi dieci anni una grande espansione ed un intensificarsi della sua attività per l'assistenza alle aziende coreane in tutto il mondo. KOTRA dispone attualmente di 111 filiali in 75 paesi, ed è stata la promotrice di iniziative come Buy Korea, Global Invest Korea ed altri eventi analoghi 8. (Fonte: Kotra website) Altro importante strumento utilizzato a livello governativo per il sostegno delle società coreane all estero è la diplomazia commerciale a livello bilaterale e regionale: tra questi gli accordi bilaterali per la cooperazione economica e i negoziati per le aree di libero scambio (FTA), impiegati dal governo coreano a partire dal Questo approccio ha mostrato i suoi effetti benefici soprattutto con lo stallo, dal 2000 in poi, del Doha Round e la conseguente paralisi della diplomazia commerciale multilaterale; ciò ha portato a decine di accordi di libero scambio firmati in tutto il mondo, l'ultimo dei quali nel 2011 con gli Stati Uniti e la Ue. I vantaggi e gli effetti economici delle FTA sono ben noti e ampiamente discussi nella letteratura specializzata in commercio estero. 9 In Corea, questo strumento specifico ha ottenuto l'appoggio incondizionato del presidente Lee Myung-bak, che nel 2008 ha deciso di continuare la politica inaugurata dal predecessore Roh Moo-hyun e di costruire una "rete globale FTA, come nucleo della sua politica di commercio estero 10. Pur non mantenendo un quadro specifico di riferimento per i suoi negoziati, la Corea si è chiaramente ispirata al NATFA (North-American Free Trade Agreement) per la struttura di base, firmando accordi abbastanza complessi e 8 Una delle funzioni principali della KOTRA alll estero è quello di individuare partner per gli investimenti coreani in uscita. Un altra agenzia, la InvestKorea, è invece responsabile di incoraggiare quelli in entrata. Il sito di riferimento è 9 Si veda, a titolo di esempio, Donnenfeld, Shabtai (2003), Regional Blocs and Foreign Direct Investment, in: Review of International Economics 11(5): Cheong Inkyo, Jungran Cho (2009), The Impact of Free Trade Agreements (FTAs) on Business in the Republic of Korea, Asian Development Bank Working Paper, p. 3, online

8 omnicomprensivi. La rete coreana comprende attualmente 11 circa 32 accordi, in vigore o in fase di negoziazione, con UE, USA, Canada, Australia, India, in tutte le economie del Sud-Est Asiatico, e sta iniziando ad affermarsi in America Latina. A fronte di questi fattori interni, gli investimenti coreani sono favoriti anche da un clima estero che li vede preferiti, in alcuni casi, a quelli dei vicini più potenti. Uno dei fattori maggiormente di rilievo è rappresentato dai sospetti che, il Giappone prima e la Cina adesso, sollevano generalmente tra i paesi destinatari dei loro investimenti, soprattutto se relativi a materiali strategici e ad alta tecnologia. Molti sono gli esempi di investimenti che non hanno superato l'approvazione del governo ricevente, come nel caso delle controverse acquisizioni da parte della Cina dell americana Unocal negli Stati Uniti nel 2004 e dell australiana Lynas Corporation nel E facile notare che la Corea non ha avuto le stesse difficoltà incontrate dai suoi concorrenti asiatici. Questo è forse il motivo per cui le aziende coreane hanno concentrato la loro attività di acquisizione su mercati normalmente meno aperti a società cinesi, con cui evitano accuratamente di competere. Un esempio tra tutti è rappresentato dall'acquisizione nel 2009, da parte della Knoc, della Harvest Energy in Canada, il più grande investimento all'estero coreano ad oggi, con 3.9 miliardi di dollari per lo sfruttamento dei depositi di sabbie petrolifere, considerato da molti il nuovo eldorado energetico (Financial Times 22 ottobre 2009). Un altra, e ancora più sorprendente success story, è rappresentata dal trattato dell agosto 2010 con il governo boliviano per lo sfruttamento dei depositi di litio, da molti considerato il capolavoro della diplomazia commerciale coreana. L'America Latina non è mai stata una priorità per le aziende coreane e, a marzo 2010, gli IDE coreani del continente erano pari solo all 8 per cento del totale. La presenza della Corea, tuttavia, non è una novità assoluta, dato che la prima azienda asiatica ad entrare in mercati latinoamericani è stata la POSCO, con un investimento in joint-venture con la azienda brasiliana Vale do Rio Doce nel 1967 per lo sfruttamento dei minerali di ferro. Più recentemente, tuttavia, l'interesse della Corea in America Latina è notevolmente aumentato, anche se la sua quota è rimasta costante. La Corea ha seguito da vicino le orme della Cina nelle sue relazioni commerciali con l'america Latina, con la firma di un accordo di libero scambio con il Cile nel 2004 ed entrando come membro nella Banca Interamericana di Sviluppo nel Il continente è stato recentemente identificato come un partner strategico per la Corea, sia come mercato di destinazione per i suoi prodotti che come fonte per vitali materiali strategici. Accordi bilaterali basati sulla cooperazione energetica sono stati firmati con Perù, Cile, Argentina, Brasile e Messico, e negoziati sono stati avviati anche con il MERCOSUR nel Mentre le conglomerate sono presenti su tutto il continente, ed in espansione anche nel settore manifatturiero e dei servizi, l'attenzione sull'acquisizione delle risorse rimane molto forte, con investimenti in rame e gas naturale (Perù), legno (Cile) e olio (Brasile). A titolo di esempio, nel settembre 2010, la SK Networks Co. ha acquisito partecipazioni per 700 milioni di dollari in Brasile, nel più grande investimento in minerale di ferro da parte di una società coreana, MMX Mineração & Metalicos SA, e fornirà circa il 17 per cento del fabbisogno di minerale di ferro complessivo coreano annuale (Bloomberg, 25 ottobre 2010). Il risultato più notevole di questa diplomazia commerciale, tuttavia, sono stati gli accordi raggiunti negli ultimi anni con il governo boliviano, un partner attraente ma notoriamente difficile. Il paese è molto ricco di risorse naturali, ma senza sbocco sul mare, ancora in via di sviluppo e con un governo di sinistra che sin dall inizio non ha fatto nulla per rassicurare gli investitori stranieri. Il presidente Morales, il primo capo di stato indigeno della Bolivia, nel 2006 ha nazionalizzato tutta l'industria del gas naturale del paese. Tuttavia la Corea, che ha recentemente riaperto l'ambasciata chiusa nel 1998 durante la crisi asiatica, ha ottenuto due importanti successi in Bolivia. 11 Il database online è disponibile sul sito della ADB 12 Per la diplomazia commerciale coreana in America latina, cfr. Kim, Won Ho (2008), Prospects of Korea-MERCOSUR FTA Negotiations: Implications from MERCOSUR's Structure and Past Negotiations. In: GUIMARÃES, Lytton F., MASIERO, Gilmar (eds), Brasil-Coréia do Sul: Relações, Estratégias, Perspectivas, Brasília

9 Il primo, nel 2007, è stata la joint-venture firmata da un consorzio coreano, guidato da Kores e dalla conglomerata S-Nikko con la società di stato Comibol, per lo sviluppo delle miniere di rame nella provincia Corocoro (Business News America, 20 giugno 2008). Questo sito è la più grande miniera di rame boliviana, con riserve stimate a 15 milioni di tonnellate e chiusa dal 1985, quando il prezzo del minerale scese drasticamente. Nell accordo, firmato dopo più di un anno di trattative lunghe e complesse, è stato concesso alla controparte coreana il 45 per cento dei diritti di proprietà per una produzione programmata di circa tonnellate l'anno. Grazie a Corororo, e alla tecnologia coreana, la Bolivia diventerà il terzo produttore mondiale di rame, dopo Cile e Perù. Il secondo exploit, se possibile ancor più notevole, è stato il recente accordo (Bloomberg, 24 agosto 2010) per l'esplorazione congiunta delle risorse boliviane di litio. ll litio è una materia prima fondamentale per prodotti ad alta tecnologia e per le batterie omonime, utilizzate da telefoni cellulari e da auto elettriche; questi segmenti crescenti hanno posto l offerta sotto pressione, con un prezzo atteso che potrebbe impennarsi molto velocemente, come già successo con le terre rare. Secondo alcune stime, la domanda di litio supererà gli attuali livelli di offerta nel 2015 (BBC News, 9 novembre 2009). La Corea, uno dei principali importatori di litio, è stato a lungo alla ricerca di nuovi fornitori per alimentare il suo consumo crescente. Come uno dei leader a livello mondiale della produzione di batteria al litio insieme a Giappone e Cina, la Corea ha visto la sua quota di produzione di batterie in costante aumento dal 2002, fino a raggiungere il 18 per cento della produzione mondiale 13. L'America Latina è attualmente il centro della produzione mondiale di litio, con il Cile e l'argentina rispettivamente primo e terzo fornitore mondiale grazie ai loro depositi andini. Eppure le loro riserve sono relativamente piccole rispetto alla Bolivia, che attualmente non ha nemmeno un impianto di estrazione in attività. Il paese è soprannominato l "Arabia Saudita del litio" e rappresenta da solo più della metà delle riserve mondiali concentrate nei depositi dei suoi altopiani immensi (come il famoso Salar de Uyuni, una popolare destinazione turistica). Quello che invece ancora manca è una tecnologia sofisticata per sfruttarle. Alcune aziende americane e giapponesi hanno a lungo corteggiato il governo boliviano al fine di costruire impianti industriali per la trasformazione e lo sfruttamento commerciale del litio, ma le comunità locali e il governo hanno regolarmente respinto tutte le offerte di acquisizione. Gli ultimi tentativi, senza successo, sono stati i negoziati con un consorzio giapponese composto da Mitsubishi, Sumitomo e Toyota (Time, 22 gennaio 2009). La ragione principale del rifiuto, in questo caso, è stata la mancanza di controllo da parte boliviana sull'intero processo; le richieste del governo andino erano invece nel senso di una jointventure per l'estrazione e la condivisione della tecnologia Nella sua ricerca di fonti alternative, la KIGAM (Istituto Coreano di Geoscienze e Risorse Minerarie) ha anche annunciato nel 2010 di aver trovato un modo per estrarre il minerale dal mare attraverso l'utilizzo di sofisticate membrane. 14 Inoltre, nel caso specifico della Sumitomo c è ancora in corso una disputa sulla miniera di zinco e di argento di San Cristobal, accusata di aumentare il livello di inquinamento della regione e quindi odiata tra le comunità locali, che di recente hanno minacciato di togliere la corrente alla centrale (Bloomberg 12 Agosto 2010).

10 (Il Salar di Uyuni, la riserva di litio boliviano) La Corea, invece, è riuscita a sopresa nell impresa. L accordo di programma, firmato a settembre 2010 durante la visita di stato del presidente Morales a Seoul (Mining Weekly 10 settembre 2010), prevede l esplorazione e la produzione congiunta delle risorse grazie alla cooperazione di Kores e Comibol. Inoltre, Kores porterà al partner boliviano, ancora inesperto nello sfruttamento del litio, l esperienza della joint-venture già operativa in Argentina per lo sfruttamento del materiale. La Bolivia sarà inoltre inclusa dal 2012 nel programma coreano di Knowledge Sharing, che mira ad aiutare i partner commerciali più arretrati per l elaborazione di strategie per lo sviluppo, la riduzione della povertà e la crescita economica. Conclusioni Le stime del Fondo Monetario del sorpasso coreano del 2017 sono state contestate come non accurate. Uno degli aspetti controversi è la modalità di valutazione delle stime della parità del potere di acquisto, che non tiene conto di molti parametri importanti e non è aggiornata con sufficiente tempismo. Tuttavia, indipendentemente dalla ricchezza relativa del paese, ed esaminando i vari scenari, i prossimi anni sembrano promettenti per la Corea e le sue imprese, che danno l'impressione di essere pronte ad affrontare le sfide future. Uno degli aspetti più problematici e che influenzeranno le politiche di acquisizioni future - estremamente importante per un paese povero di risorse - riguarderà i diritti di proprietà per lo sfruttamento di nuove risorse. In un possibile scenario di crescenti tensioni e con la concorrenza agguerrita di economie emergenti, la Corea potrebbe trovarsi in una posizione estremamente vulnerabile, e avrà bisogno di tutte le sue capacità di negoziazione e di diplomazia commerciale per continuare a garantire successi come quelli attuali.

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