L ALLEVAMENTO OVICAPRINO

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1 L ALLEVAMENTO OVICAPRINO La fotografia La rilevanza del comparto. L allevamento ovicaprino ha una scarsa rilevanza nell economia agricola nazionale: l offerta di latte e carni ovicaprine incide per circa il 5% sul valore della produzione a prezzi base degli allevamenti e per circa l 1,5% su quello dell agricoltura, silvicoltura e pesca. Analogamente, anche il settore industriale ha una bassa incidenza sul fatturato complessivo dell agroalimentare (inferiore all 1%). L incidenza del deficit degli scambi con l estero del settore ovicaprino, imputabile soltanto al segmento degli animali e delle carni, rappresenta circa il 2% del passivo totale dell intero agroalimentare. L influenza della politica. Le regole del gioco per gli operatori del comparto sono definite, nell ambito della regolazione del mercato, nella OCM carne e latte; inoltre, l attività aziendale è regolata da un ampia normativa afferente ad ambiti diversi, dall igiene e tracciabilità degli alimenti a quella sanitaria ed alla tutela del benessere animale. Infine, una serie di implicazioni provengono dalle politiche volte alla tutela dell ambiente, delle aree svantaggiate e delle produzioni tipiche. A livello comunitario, attraverso un sostegno monetario, è riconosciuto il ruolo di volano dello sviluppo dell economia e di presidio di conservazione ambientale svolto dall attività pastorale, soprattutto nelle aree marginali. Le variabili di mercato. L offerta. Nell ultimo quinquennio la produzione nazionale di latte ovicaprino ha evidenziato una tendenza cedente (-2%), attribuibile in gran parte alla Sardegna che rappresenta quasi i 2/3 dell offerta complessiva, a causa di una progressiva perdita di redditività degli allevamenti. Ancora più marcata è risultata la contrazione dell offerta di carne (-6%), anche in conseguenza dell impatto della Blue Tongue nel biennio 2002/03. In generale, si rileva un fenomeno di concentrazione dell offerta in aziende più grandi, in termini di numero di capi allevati. La domanda. La domanda finale dei prodotti ovicaprini ha evidenziato un vistoso calo, sia per i formaggi pecorini, sia per le carni, osservabili attraverso una consistente riduzione delle quantità acquistate dalle famiglie (-7%) ed una flessione dell indice di penetrazione, considerevole nel caso delle carni (-13%). Ciò è attribuibile ad un generale cambiamento delle preferenze e dei gusti dei consumatori verso alimenti più leggeri e meno ricchi di grassi. Il mercato. La remunerazione del latte ha seguito un trend negativo negli ultimi cinque anni, nonostante un lieve recupero del 2005; durante tale periodo per molte aziende i ricavi sono risultati inferiori ai costi. Il mercato della carne, che rappresenta un sottoprodotto dell allevamento, ha mostrato una tendenza migliore. Rev 0 Dicembre 2006 Pagina 1 di 5

2 Gli scambi commerciali. Il comparto soffre una forte dipendenza dalle importazioni di carne e animali vivi provenienti soprattutto da Nuova Zelanda, Regno Unito ed Europa dell Est, tali da generare un effetto depressivo sulle quotazioni della materia prima nazionale e sulla produzione interna. Al contrario, per i formaggi ovicaprini, l Italia evidenzia una performance molto positiva sul mercato internazionale, attestandosi come il maggiore esportatore mondiale. Tuttavia, si rileva un eccessiva dipendenza dall export di un singolo prodotto (Pecorino Romano) su un unico mercato (Stati Uniti) che rende estremamente vulnerabile tutta la filiera, come dimostra l andamento negativo delle vendite durante l ultimo quinquennio. Le performance concorrenziali Struttura dei costi e del fatturato la struttura dei costi di produzione si presenta estremamente differenziata nei diversi modelli aziendali individuati: una redditività molto esigua caratterizza generalmente gli allevamenti delle regioni meridionali e delle zone di montagna, dove però un alto livello di sostegno pubblico consente alle aziende di restare in attività; nell analisi del fatturato, un denominatore comune di tutte le diverse tipologie aziendali è dato dalla sotto remunerazione della manodopera aziendale; inoltre, è difficile scorporare questa voce nel calcolo del reddito netto che l allevatore tende a valutare al lordo di salari e stipendi nei suoi calcoli di convenienza economica; riguardo ai prezzi, la mancanza di un accordo interprofessionale determina una estrema volatilità dei prezzi del latte riconosciuti al produttore, soprattutto nel caso di conferimento ad industrie di trasformazione e caseifici privati; i premi e contributi comunitari incidono notevolmente sui risultati aziendali (dal 35% al 70% dei ricavi); in loro assenza risultano poche le imprese con margini di redditività positivi. Risultati di bilancio: L analisi economico-finanziaria di alcune società cooperative del comparto evidenzia una crescente criticità nel triennio Tra le cause di tale andamento si rileva innanzitutto il progressivo peggioramento della valorizzazione del latte conferito dai soci, parallelamente ad una flessione delle quantità conferite. Inoltre, la politica di destinazione del margine creato dalla gestione attribuisce la totalità di questo alla remunerazione del latte conferito, ed attinge a risorse proprie per garantire un prezzo più elevato di quello attribuibile esclusivamente con le risorse create dalla gestione. Altri elementi penalizzanti sono risultati: una scarsa efficienza operativa manifestata dal mancato trasferimento dei maggiori costi sostenuti (+54%) sui ricavi (+5%); un basso livello di patrimonializzazione, unitamente alle scarse fonti provenienti dai soci sottoforma di debiti per conferimenti. La solidità patrimoniale è inoltre penalizzata dall elevato ricorso al capitale di debito e ad un lieve innalzamento del costo medio dell indebitamento. Rev 0 Dicembre 2006 Pagina 2 di 5

3 Le forze competitive: Nel periodo recente lo scenario competitivo in cui operano gli allevamenti ovicaprini ha subito alcune trasformazioni che si sono tradotte in forti spinte al cambiamento per le imprese. Trattandosi, tuttavia, di un settore poco incline all innovazione, l arena competitiva si caratterizza per una moltitudine di casi aziendali in cui l esigenza di cambiamento è avvertita ma non soddisfatta. Nei rapporti interprofessionali, la domanda a valle esercita una grande forza contrattuale; nonostante ciò, le politiche aziendali non sembrano rivolgere la dovuta attenzione all integrazione orizzontale e verticale, al fine di contrastare la tendenza di compressione dei margini. Secondo lo schema di analisi della concorrenza proposto da Porter, la situazione del comparto ovicaprino risulta così caratterizzato: la struttura dell offerta presenta un basso grado di concorrenza interna determinato dalla polverizzazione del tessuto produttivo nonché dalla limitata possibilità di differenziazione del prodotto, se non in merito a pochi parametri qualitativi della materia prima. i fornitori, oltre alle aziende che offrono i riproduttori e i terreni a pascolo, sono per lo più esterni al comparto agricolo (industria mangimistica, farmaceutica, meccanica ed energetica). Attualmente gli allevamenti ovicaprini si configurano in uno stato di price taker con poco potere di manovra nei confronti dei comparti a monte della filiera, tuttavia il carattere estensivo che caratterizza la gran parte di questi allevamenti attenua molto il grado di subordinazione nei confronti dei fornitori. i nuovi entranti, rappresentati dall entrata di nuovi operatori nel mercato, non costituiscono una minaccia a causa della scarsa attrattività del settore in termini di remunerazione dei fattori e dalla difficoltà all accesso ai premi PAC che sono erogati su base storica (triennio ). Nonostante le basse barriere all entrata, però, se si considera uno scenario di competizione allargato, si identificano come competitor gli operatori esteri in grado di fornire a prezzi competitivi soprattutto carni ed animali da macello. La scarsa integrazione di filiera, con costi più alti e bassa capacità negoziale, rappresenta un evidente svantaggio competitivo nei confronti degli operatori esteri meglio organizzati. gli acquirenti, sono rappresentati sostanzialmente dai macelli e dai caseifici. La maggiore concentrazione degli acquirenti, nonostante si tratti di una realtà composta da grossi gruppi industriali e da una miriade di piccoli impianti artigianali locali, ne implica un maggiore potere contrattuale. Giocano a sfavore delle aziende altri elementi, quali: l alta deperibilità della materia prima, il modesto costo di sostituzione dei fornitori da parte degli acquirenti, in considerazione del comportamento free riding frequente tra gli allevatori. i prodotti sostitutivi, rappresentati dai formaggi vaccini (p.e sostituzione del pecorino con grana) e dalle altre carni, costituiscono una forte minaccia, osservabile nella flessione costante dei consumi nazionali dei prodotti ovicaprini. Anche nel mercato estero, le scarse strategie di difesa dell immagine dei prodotti tipici italiani porta a sostituire con facilità Rev 0 Dicembre 2006 Pagina 3 di 5

4 l acquisto del Pecorino Romano (95% dell export di formaggi ovicaprini) con prodotti simili provenienti da altri competitor. I fattori critici di successo L allevamento ovicaprino ha perso indubbiamente molta della sua attrattività nel corso degli anni e, in un contesto di generale declino della redditività del settore agricolo e zootecnico, soffre più di altri la mancanza di adeguate strategie di rilancio da parte degli operatori. Nel disegnare un sentiero di sviluppo è imprescindibile l individuazione dei punti di forza e delle opportunità rappresentati da: la rilevanza economica e sociale dell attività; le esternalità positive associate all allevamento; la notevole tipicità delle produzioni casearie; la crescente attenzione del consumatore verso produzioni tradizionali, qualitativamente riconosciute e legate al territorio di produzione; i possibili effetti positivi generati dal disaccoppiamento (MTR) conseguente maggiore disponibilità di aree foraggiere, soprattutto nel Sud; la possibilità di destagionalizzare l offerta attraverso opportune tecniche veterinarie in grado di ottimizzare le performance produttive. Analogamente i principali elementi di debolezza e le minacce che frenano le potenzialità di espansione dell attività, sono riassumibili in: la polverizzazione delle unità produttive; la mancanza di intese di filiera, con carenza di accordi interprofessionali per la fissazione dei prezzi ed inefficienza del sistema cooperativo e dell associazionismo; la diffusa senilizzazione degli allevatori e, quindi, una forte propensione all abbandono dell attività in assenza di turn over generazionale, oltre ad una scarsa propensione agli investimenti e all innovazione. Ragionando in un ottica di filiera emergono altre criticità, quali: la mancanza di adeguate strategie di marketing a supporto di produzioni casearie tipiche e di qualità (anche nel mercato estero); l eccessiva dipendenza dall import di animali e carni e, per quanto riguarda i caseari, dall export verso il mercato americano; la progressiva riduzione delle restituzioni all export per i formaggi. Sulla base delle recenti dinamiche riguardanti i principali fattori produttivi e di mercato, si delinea uno scenario concorrenziale in cui si possono identificare i seguenti fattori critici di successo per il settore, con riferimento: al processo produttivo: contenimento dei costi (soprattutto di alimentazione degli animali); differenziazione produttiva, attraverso investimenti sul miglioramento delle strutture e/o dei processi; Rev 0 Dicembre 2006 Pagina 4 di 5

5 alla commercializzazione: concentrazione dell offerta attraverso l aumento delle dimensioni aziendali, prioritariamente con forme di integrazione orizzontale (OP); sviluppo di accordi interprofessionali e/o di integrazione, soprattutto a valle con gli acquirenti. Le previsioni Per il breve periodo, gli elementi di scenario disponibili inducono ad ipotizzare: Latte Formaggi Animali Carne Produzione Lieve diminuzione Lieve diminuzione Lieve Aumento Macellazioni stabili Importazioni Stabili Stabili Diminuzione Aumento Esportazioni Aumento Lieve aumento Stabili Stabili Consumi domestici - Stabili/Lieve diminuzione - Lieve aumento Nel medio-lungo periodo, i risultati delle previsioni realizzate attraverso il MEG ISMEA evidenziano un quadro così caratterizzato: una contrazione produttiva per le carni ed una consistente crescita delle importazioni, con un lieve calo del prezzo alla produzione ed una più consistente diminuzione del prezzo di mercato; una diminuzione del costo dei fattori di produzione, imputabile essenzialmente alla maggiore disponibilità di foraggi, determinerebbe un calo del costo degli input intermedi per gli allevamenti. Infine è possibile ipotizzare che continueranno a manifestarsi le tendenze delineate nell ultimo decennio di razionalizzazione dell attività e quindi di concentrazione dell offerta, in conseguenza dell uscita di molte aziende marginali dal mercato. Rev 0 Dicembre 2006 Pagina 5 di 5

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