san Giovanni Bosco ( ) Il fondatore dell oratorio

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1 san Giovanni Bosco ( ) Il fondatore dell oratorio

2 SVILUPPO DELLA PEDAGOGIA DELL AMOREVOLEZZA IN AMBITO CATTOLICO NEL CORSO DEI PRIMI DECENNI DELL OTTOCENTO Nascita di nuove congregazioni religiose maschili e femminili Influenza dello spiritualismo dei cattolici liberali italiani (es. Ferrante Aporti, Raffaello Lambruschini, Antonio Rosmini, Vincenzo Gioberti) Il riferimento antropologico è dato dal Cristo sofferente Azione educativa paziente, soave, discreta, su modello di S. Francesco di Sales (principio della correzione fraterna)

3 Brevi cenni biografici Giovanni Bosco nacque il 16 agosto 1815 da una famiglia di contadini presso la cascina dei Becchi di Castelnuovo d Asti (oggi Castelnuovo don Bosco), a 35 km da Torino. Il padre Francesco aveva già avuto due figli da un precedente matrimonio; sposatosi con Margherita Occhiena, ebbe Giovanni e Giuseppe. Nel 1817 Francesco morì improvvisamente di polmonite; mamma Margherita dovette crescere da sola i suoi due figli, e badare al figliastro Antonio, che diede diversi problemi al piccolo Giovanni, perché invidioso della sua intelligenza.

4 La formazione iniziale Giovanni Bosco trascorse la sua infanzia in un ambiente rurale; i primi insegnamenti gli furono impartiti dalla madre, che lo avviò a ricercare un senso religioso dietro tutte le cose, compreso il lavoro dei campi con cui aveva a che fare quotidianamente. A partire dall età di 9 anni frequentò la scuola elementare di un paese vicino, Capriglio, retta da don Lacqua. A causa di dissidi con il fratello Antonio, fu costretto a lasciare la propria abitazione e a lavorare come garzone presso la cascina dei coniugi Moglia, dal 1827 al In questo periodo ebbe la possibilità di frequentare diversi sacerdoti, che riconobbero le sue doti e lo avviarono a un primo studio della grammatica, in vista della sua futura entrata in seminario. Nel frattempo, imparò diversi mestieri per potersi mantenere, fra cui quello di sarto.

5 I primi passi da chierico Entrato in seminario a Chieri nell autunno 1831, fu alloggiato a mezza pensione presso la casa della signora Lucia Matta, per la quale lavorò come cameriere, garzone e precettore del figlio. In seminario Giovanni dimostrò di essere intelligente e volonteroso, superando brillantemente le classi di grammatica, retorica e umanità. Insieme ad alcuni suoi compagni, fondò la Società dell allegria, cioè un gruppo di ragazzi che trascorreva il tempo festivo nella preghiera e nel sano divertimento, grazie anche ai giochi di prestigio che Giovanni sapeva fare. All ultimo anno di seminario, fece domanda per entrare nei francescani, ma grazie ai suggerimenti di don Comollo e don Cafasso e di mamma Margherita decise di ultimare il cammino intrapreso in seminario. Venne ordinato sacerdote il 5 giugno 1841.

6 La terribile condizione dei giovani nelle strade di Torino Don Bosco iniziò il proprio ministero sacerdotale presso il Convitto di Torino, dove don Luigi Guala e don Giuseppe Cafasso preparavano giovani sacerdoti a diventare preti del tempo e della società in cui dovranno vivere Nel 1841 Torino era una città che stava vivendo la prima ondata di rivoluzione industriale in Italia; essa era la meta di un enorme flusso di immigrazione proveniente dalle campagne. Numerosi erano i ragazzi, senza famiglia, che venivano a Torino a cercare un posto di lavoro come scalpellini, muratori, selciatori, quadratori e tanti altri lavori manuali. La maggior parte di loro non aveva una casa e viveva in pessime condizioni materiali e spirituali. In visita al carcere minorile Ferrante Aporti, don Bosco rimase sconvolto dai volti di quei ragazzi e decise di dedicare a loro il suo apostolato.

7 Il primo allievo: Bartolomeo Garelli L 8 dicembre 1841, recandosi a dire messa presso la chiesa di S. Francesco a Torino, don Bosco trovò in un angolo della sacrestia un ragazzo di 16 anni, Bartolomeo Garelli, rannicchiato per ripararsi dal freddo. Il sacrestano lo stava bastonando perché non sapeva servire bene messa. Bartolomeo veniva da Asti, era orfano e lavorava come manovale. -Vai a catechismo? Non ho coraggio. -Perché? Perché i ragazzi più piccoli di me sanno già molte cose e io che sono grande non so niente. -Se io ti insegnassi il catechismo, verresti? Volentieri. - Anche qui? Purché non mi diano bastonate. - Stai tranquillo: tu sei mio amico. Quando incominciamo? Quando vuole lei. - Stasera o adesso? Anche adesso. Don Bosco cominciò con un Ave Maria. La domenica successiva Bartolomeo tornò e portò con sé anche altri amici.

8 Il primo oratorio a Valdocco I giovani raccolti da don Bosco aumentavano di domenica in domenica e non sapeva dove collocarli adeguatamente. Dovette cambiare diverse sedi, perché la gente era infastidita dal vociare dei suoi ragazzi. Nella primavera del 1846 don Bosco affittò un prato dove poter svolgere le sue attività di gioco e di preghiera con i giovani. Sfrattato anche dal prato, il 12 aprile 1846 don Bosco non si perse d animo e prese in affitto da Francesco Pinardi una tettoia dissestata, che venne ben presto sistemata dai suoi ragazzi. Fu la prima vera sede dell oratorio; era situata a Valdocco, sulle colline torinesi. Nell autunno don Bosco fu raggiunto da sua madre, che si impegnò per l oratorio fino alla morte.

9 L oratorio: un istituzione educativa e una grande famiglia L oratorio di don Bosco era un istituzione educativa vera e propria, non un opera filantropica o di assistenza. Infatti, i suoi giovani imparavano ad amare e a pregare Dio, avevano un pasto e un alloggio, imparavano i rudimenti del leggere, scrivere e far di conto e venivano formati a esercitare un mestiere (falegname, calzolaio, sarto, ecc.). L oratorio si presentava come una grande famiglia, dove don Bosco esercitava il ruolo di padre e Margherita Occhiena quello di madre. I ragazzi imparavano ad avere dei punti di riferimento genitoriali nella loro crescita umana e spirituale.

10 si tratta di un educazione cristiana che pone al centro ogni uomo in quanto volto di Cristo ogni ragazzo viene accolto per quello che è, senza alcuna forma di discriminazione Le caratteristiche peculiari dell educazione di don Bosco il metodo educativo è preventivo, non repressivo (amore, non bastone) ogni giovane deve essere reso felice nel tempo e nell eternità

11 Il metodo preventivo: la fortuna di don Bosco RAGIONE AMOREVOLEZZA RELIGIONE La principale finalità educativa che si pone don Bosco è quella di guadagnare il cuore dei suoi ragazzi

12 L educazione all amorevolezza: sì alla correzione, no ai castighi Nel sistema preventivo era messa in conto la correzione fraterna delle parole e degli atti degli allievi che non erano conformi all educazione cristiana. La correzione non doveva, però, chiamare in gioco i castighi. Io ve lo dico schiettamente, aborrisco i castighi, non mi piace dare un avviso con l intimare punizioni a chi mancherà; non è il mio sistema (G. Bosco). Don Bosco amava i suoi ragazzi in ciò che essi amavano. L amorevolezza si esprime anche come attenzione al ruolo educativo dell allegria, promosso in tutte le attività educative dell oratorio, in particolare nel teatro e nelle passeggiate.

13 L originalità dell opera di educazione popolare di don Bosco Non c è vera educazione senza la presenza di Dio nel fanciullo Nell opera di don Bosco vi è una presa di coscienza della realtà storica e sociale dell industrialismo L apprendimento e l esercizio di un lavoro non sono una forma di castigo, ma uno strumento di perfezionamento dell uomo Il mio metodo: la carità

14 Le opere di don Giovanni Bosco L amico della gioventù (giornale per ragazzi, pubblicato dal 1849 per un totale di 61 numeri) Storia sacra per uso delle scuole (1847) Letture cattoliche (collana pubblicata dal 1853) Vita di Domenico Savio (1857) Vita di Michele Magone (1861) Memorie per l oratorio di San Francesco da Sales (1873)