Carcinoma Fattori di rischio I fattori predisponenti più importanti sono Come è classificato

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1 L'oncologia (dal greco óncos = massa e logos = studio) è la branca della medicina che studia le neoplasie o tumori. I due termini sono sinonimi e vengono comunemente interscambiati nel linguaggio comune. Questa branca della medicina viene comunemente definita cancerologia dagli autori francofoni. L'oncologia si suddivide scolasticamente in due discipline che hanno caratteristiche diverse ma complementari: Oncologia sperimentale Oncologia clinica Col termine di Oncologia Clinica individuiamo tutte quelle specialità mediche che si occupano della diagnosi e del trattamento (terapie) delle neoplasie umane mentre con quello di Oncologia Sperimentale quelle specialità che studiano i meccanismi molecolari alla base delle neoplasie o tumori. Nel seno sono presenti delle piccole ghiandole che iniziano a produrre latte nella fase terminale della gravidanza. Queste ghiandole (dette ghiandole galattofore) riversano poi il latte all'interno di piccoli canali (dotti galattofori), che lo trasporteranno infine al capezzolo. Per ragioni ancora non del tutto conosciute, le cellule che rivestono le ghiandole e i dotti galattofori in qualche caso iniziano a crescere e a dividersi in maniera anormale; questa abnorme crescita cellulare può portare alla formazione di una massa tumorale e dunque allo sviluppo del cancro al seno. Fattori di rischio: L'incremento nell'incidenza di questa patologia riscontrato negli ultimi anni può essere attribuito a diversi fattori, legati a cambiamenti nelle scelte riproduttive (per esempio un minor numero di figli per donna, in media), ma anche a un miglioramento delle tecniche di diagnosi. Tuttavia, metodi di diagnosi più efficienti e una maggiore consapevolezza dei rischi hanno anche ampliato le possibilità di cura e incrementato la sopravvivenza delle pazienti. I fattori predisponenti più importanti sono: età avanzata (più di 65 anni); menopausa tardiva (a 55 anni o dopo); storia familiare di cancro al seno, in particolare nel caso in cui a uno o più parenti di primo grado (madre, sorella o figlia) sia stato diagnosticato il tumore in età precoce; consumo eccessivo di alcol; avere il primo figlio dopo i 30 anni o non avere portato a termine alcuna gravidanza; essere state sottoposte di recente a una terapia ormonale a base di soli estrogeni o a una terapia di sostituzione ormonale a base di estrogeni e progestina; menarca precoce (prima mestruazione prima dei 12 anni d'età); obesità dopo la menopausa. La terapia di sostituzione ormonale a base di estrogeni e progestina è associata a un rischio più elevato di sviluppare un cancro al seno di tipo invasivo, ma l'incremento di rischio è minimo e compare dopo almeno 4 anni di terapia. Come è classificato: Il carcinoma mammario è classificato a seconda del sito di origine e della tendenza a diffondersi altrove. Il carcinoma in situ (non invasivo) è un tumore che si è sviluppato in un punto e non si è diffuso 1 / 5

2 altrove; si osserva solitamente allo stadio iniziale dello sviluppo del cancro. Tipi di carcinomi in situ: I carcinomi che si sviluppano nei dotti galattofori del seno vengono denominati Ductal Carcinoma In Situ (DCIS). I carcinomi che si sviluppano nelle ghiandole galattofore sono definiti carcinomi lobulari in situ (LCIS, da Lobular Carcinoma In Situ). Il cancro invasivo può trovarsi nel seno, oppure essere metastatico e diffondersi ad altre aree del corpo. Gli stadi di sviluppo: Una volta che il cancro venga diagnosticato, il medico può determinarne lo stadio di sviluppo per mezzo di una serie di analisi: misurando le dimensioni del tumore osservando se si è diffuso ai linfonodi ascellari determinando se il tumore ha metastatizzato. Carcinoma mammario in situ: Stadio 0. Cancro al seno non invasivo (per esempio di tipo DCIS o LCIS), che non si è diffuso ai linfonodi ascellari o ad altri linfonodi. Carcinoma mammario invasivo a uno stadio iniziale: Stadio I. Il tumore è di 2 cm o meno e non si è diffuso ad alcun linfonodo. Stadio IIA. Il tumore non è ancora visibile, ma si è diffuso (solo) ai linfonodi ascellari; oppure il tumore è di 2 cm o meno e si è diffuso solo ai linfonodi ascellari; oppure il tumore è di dimensioni comprese tra 2 e 5 cm e non si è diffuso ad alcun linfonodo. Stadio IIB. Il tumore è di dimensioni comprese tra 2 e 5 cm e si è diffuso solo ai linfonodi ascellari nello stesso lato del corpo in cui si è sviluppato il cancro; oppure è di dimensioni superiori ai 5 cm, ma non si è diffuso ad alcun linfonodo. Carcinoma mammario invasivo a uno stadio avanzato: Stadio IIIA. Il tumore può essere di qualunque dimensione, si è diffuso ai linfonodi ascellari e probabilmente anche ad altri linfonodi. Stadio IIIB. Il tumore può essere di qualunque dimensione, si è diffuso all'epidermide del seno o alla parete toracica e può essersi diffuso anche ai linfonodi. Stadio IIIC. Il tumore può essere di qualunque dimensione e può essersi diffuso a qualsiasi linfonodo. Non si è però diffuso ad altre parti del corpo. Carcinoma mammario metastatico: Stadio IV. Il tumore è di qualunque dimensione e si è diffuso ad altre parti del corpo (per esempio alle ossa, ai polmoni, al fegato o al cervello); oppure si è diffuso localmente alla pelle e ai linfonodi del collo, vicino alla clavicola. Possibili trattamenti: Esistono diversi trattamenti per il carcinoma mammario, a seconda del tipo di tumore e dello stadio di sviluppo. 2 / 5

3 Le terapie disponibili si possono grossolanamente suddividere in esterne e sistemiche ed è il medico a stabilire il trattamento più appropriato in relazione al paziente. Terapia esterna: Le terapie esterne consistono nell'intervento chirurgico e nella radioterapia. Chirurgia: Il trattamento chirurgico rappresenta la scelta migliore per determinati pazienti, in relazione a dimensioni e stadio di sviluppo del tumore. Tipologie di interventi chirurgici: Lampectomia. Viene rimosso solo il tessuto canceroso e, in minima parte, il tessuto circostante. Mastectomia parziale (escissione locale ampia). Viene rimossa una quantità maggiore di tessuto circostante il tumore rispetto alla lampectomia. Quadrantectomia. Viene rimosso un quarto (quadrante) del seno. Mastectomia. Rimozione dell'intero seno e di parte del tessuto circostante. Asportazione del linfonodo. È l'unico sistema per stabilire se il cancro si sia diffuso ai linfonodi o in altre parti del corpo. Sono possibili due interventi: Dissezione del linfonodo satellite. Durante l'intervento chirurgico viene iniettato un colorante nel sito del tumore, con lo scopo di localizzare il primo linfonodo ascellare che riceve i liquidi di drenaggio dal seno. Il linfonodo rimosso viene poi esaminato alla ricerca di cellule tumorali; se non vengono trovate cellule tumorali è probabile che il cancro non si sia diffuso ad altri tessuti. Dissezione del linfonodo ascellare. Viene praticata in caso si ritenga probabile la diffusione del cancro ai linfonodi, con lo scopo di rimuovere alcuni o tutti i linfonodi ascellari. Dopo l'intervento, l'area interessata viene bendata e spesso vengono inseriti in essa dei tubi di drenaggio, per rimuovere ogni liquido che si accumuli durante la guarigione della ferita. Radioterapia: La radioterapia utilizza energia radioattiva per distruggere le cellule tumorali o determinare una riduzione della massa tumorale. Questo trattamento può essere usato per ridurre le dimensioni del carcinoma prima dell'asportazione chirurgica, ma è più spesso usato dopo l'intervento chirurgico allo scopo di eliminare le cellule tumorali che possono essere sfuggite alla rimozione. Le radiazioni sono generalmente somministrate per sei settimane, cinque giorni alla settimana, ma la durata può variare in relazione all'area del corpo da irraggiare e all'obiettivo da perseguire. I miglioramenti nelle tecniche di radioterapia consentono un'individuazione più accurata del sito del tumore; gli effetti collaterali, di conseguenza, si sono di molto ridotti. I pazienti che si sottopongono a radioterapia si sentono a volte stanchi, soprattutto verso sera. Possono inoltre notare uno scurimento, un ispessimento o un'aumentata sensibilità della pelle nell'area che è stata sottoposta alle radiazioni. Terapia sistemica: La terapia sistemica che include chemioterapia e terapia di sostituzione ormonale è qualsiasi terapia assunta per via orale o endovenosa e che ha i suoi effetti su tutto l'organismo. Solitamente viene presa in considerazione dopo l'intervento chirurgico come terapia 3 / 5

4 coadiuvante, per eliminare ogni cellula tumorale ancora eventualmente presente nel corpo. Chemioterapia: La chemioterapia si basa sull'uso di specifici farmaci antitumorali che possono essere somministrati per via endovenosa od orale, e che sono poi trasportati in tutto l'organismo tramite il flusso sanguigno. Queste sostanze agiscono bloccando la divisione delle cellule tumorali o "affamandole" fino a farle morire. Esistono differenti chemioterapici, i quali agiscono in modi differenti; i medici spesso li usano in combinazione, per contrastare le cellule tumorali in più modi. Questi farmaci vengono solitamente somministrati per uno o più giorni consecutivi ogni tre o quattro settimane, con degli intervalli di sospensione per consentire il recupero del paziente. Solitamente il trattamento prosegue per un periodo di tempo compreso tra i tre e i sei mesi. Nonostante i chemioterapici si siano dimostrati particolarmente efficaci nell'uccidere le cellule tumorali, essi possono però danneggiare anche le cellule sane; alcune cellule del corpo sono tra l'altro più sensibili agli effetti deleteri della chemioterapia. Questo può portare ad alcuni tra i più comuni effetti collaterali associati con la chemioterapia, come nausea, vomito, affaticamento, infiammazioni alla bocca e perdita di capelli. Terapia di sostituzione ormonale: Gli ormoni estrogeni possono favorire la crescita di alcuni carcinomi mammari. Molti tipi di cellule tumorali del cancro al seno dipendono dagli estrogeni per crescere e dividersi e sono per questo definiti recettori positivi per gli estrogeni (ER+). Le cellule tumorali che non sono sensibili agli estrogeni sono invece definite recettori negativi per gli estrogeni (ER-). Quando l'estrogeno si lega al suo recettore, viene rilasciato un segnale chimico che promuove la divisione cellulare della cellula tumorale e, di conseguenza, la crescita del carcinoma. L'obiettivo della terapia ormonale nella cura del cancro al seno è di rallentarne la crescita riducendo il livello di estrogeni nel sangue o impedendo che si leghino ai recettori cellulari per gli estrogeni. Modulatori selettivi dei recettori estrogenici (SERM): I SERM (per esempio il Fareston) sono farmaci che agiscono all'interno del seno in funzione di antiestrogeni. Legandosi ai recettori per gli estrogeni impediscono agli ormoni femminili di legarsi a loro volta. Di conseguenza le cellule tumorali smetteranno di crescere e dividersi e, come risultato, si ottiene una riduzione della massa tumorale. Gli effetti collaterali dovuti all'uso dei SERM comprendono vampate di calore, perdite vaginali e sudorazione abbondante. Ovariectomia: Poiché le ovaie costituiscono la principale fonte di estrogeni per una donna, dalla loro rimozione detta ovariectomia consegue una riduzione del livello complessivo di estrogeni nell'organismo. Questo intervento viene effettuato solo su donne in premenopausa, le cui ovaie stanno ancora producendo estrogeni. Inibitori dell'aromatasi: 4 / 5

5 Nelle donne in postmenopausa, gli ormoni androgeni sono prodotti dalle ghiandole adrenali e dalle ovaie. Gli inibitori dell'aromatasi agiscono bloccando l'enzima aromatasi, che è indispensabile per produrre estrogeni a partire dagli androgeni, all'interno dei tessuti periferici (per esempio nel tessuto adiposo). Poiché gli inibitori dell'aromatasi riducono la produzione di estrogeni e il loro livello complessivo all'interno del corpo, questo può portare a osteoporosi diminuzione della densità ossea e fratture delle ossa. Altri effetti collaterali possono includere vampate di calore, senso di affaticamento, nausea e dolori. LHRH Agonisti: I farmaci agonisti dell'ormone rilasciante l'ormone luteinizzante (LHRH) sono formulazioni sintetiche di un ormone; hanno lo scopo di arrestare la produzione di estrogeni da parte delle ovaie nelle donne in premenopausa. Gli agonisti dell'lhrh sono somministrati in aggiunta all'intervento chirurgico e agli altri trattamenti, quali chemioterapia o radioterapia, e possono abbassare il livello di estrogeni fino al livello che si riscontra nelle donne in postmenopausa. Gli effetti collaterali più frequenti riscontrati con l'uso di questi farmaci includono vampate di calore, sudorazione abbondante, mal di testa, cambiamenti d'umore e diminuzione del desiderio sessuale. 5 / 5