Carta delle vocazioni faunistiche della Regione Emilia Romagna aggiornamento 2006

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1 Carta delle vocazioni faunistiche della Regione Emilia Romagna aggiornamento 2006 Status e distribuzione di specie di Uccelli e Mammiferi di interesse faunistico, gestionale e conservazionistico 1

2 UCCELLI a cura di Pier Paolo Ceccarelli, Mario Bonora, Stefano Gellini STATUS E DISTRIBUZIONE DI SPECIE NIDIFICANTI DI INTERESSE FAUNISTICO, GESTIONALE E CONSERVAZIONISTICO INTRODUZIONE La relazione che segue include le specie di uccelli trattate nella precedente edizione della Carta delle vocazioni (Toso et al. 1999) ed inoltre tutte le altre specie di uccelli di ambiente terrestre riportate nella Direttiva Uccelli presenti nel territorio della Regione Emilia-Romagna. L aggiornamento delle informazioni relative a status e distribuzione degli uccelli in oggetto è stato attuato disponendo di nuove conoscenze ricavate in particolare da: Atlante degli uccelli nidificanti nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna (Gellini e Ceccarelli 2000); dati relativi al triennio Atlante degli uccelli nidificanti nella provincia di Bologna (Tinarelli et al. 2002); periodo Atlante degli uccelli nidificanti nel Piacentino (Ambrogio et al. 2001); periodo Atlante degli uccelli nidificanti a Reggio Emilia, Uccelli in città (Gustin 2002); biennio Atlante degli uccelli nidificanti nella provincia di Ravenna (Provincia di Ravenna e Sterna, relazione inedita); triennio Atlante degli uccelli nidificanti nella provincia di Forlì-Cesena (in elaborazione) (Provincia di Forlì-Cesena e Sterna); triennio Resoconto ornitologico dell Emilia-Romagna; anni (Giannella e Tinarelli 2003, 2004, 2006). Check-list degli uccelli dell Emilia-Romagna dal 1900 al giugno 2003 (Bagni et al. 2003). Riviste ornitologiche: Rivista Italiana di Ornitologia, Avocetta, Picus. Schede della Rete Natura 2000 in Emilia-Romagna (Tinarelli 2005). Sono stati utilizzati anche dati inediti di Sterna (in particolare per Rimini e Ferrara) e Asoer. Per le province di Piacenza, Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini e parte di Ferrara si dispone quindi di una situazione riferita nel complesso all ultimo decennio ( ). 2

3 Non sono invece disponibili al momento informazioni aggiornate per parte delle province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Ferrara; per queste province sono stati recuperati i dati della Carta del 1999 che si riferiscono praticamente al decennio precedente ( ); in particolare le informazioni sono quelle ricavate da: L avifauna nidificante nella provincia di Parma (Ravasini 1995); periodo Atlante degli uccelli nidificanti in provincia di Modena (Giannella e Rabacchi 1992); periodo Le categorie fenologiche riportate sono relative al territorio regionale e sono tratte da Bagni et al ACCIPITRIFORMI FALCO PECCHIAIOLO Pernis apivorus Nidificante estivo, migratore regolare. In Regione l areale appare oggi leggermente ampliato rispetto a quello del 1999 con il numero delle tavole occupate che passa dalle 51 di allora a 59 (pari al 34,3% del totale). Sono migliorate le informazioni sulla certezza della nidificazione che riguarda attualmente 48 tavole (27,9%), grazie soprattutto ad una più precisa ricerca nel Bolognese dove gran parte delle indicazioni precedenti, quasi unicamente di eventualità, diventano ora certe. Non sono confermate le presenze (eventuali) nella fascia orientale della Regione, ovvero nell Appennino riminese e nelle zone ferraresi del Parco del Delta. La carta mostra una prevalente distribuzione nelle zone centrali ed occidentali dell Appennino dove la specie risulta nidificante anche a quote basse: 100 m nel Bolognese (Tinarelli et al. 2002), 152 m nel Parmense (Ravasini 1995), 145 nella Vena del Gesso ravennate (Bonora inedito); la maggior parte delle coppie è comunque distribuita ad altitudini medio-alte, dai 500 m al crinale; nel Forlivese solo la parte alta dell Appennino risulta frequentata. Nel valutare la distribuzione va tenuto presente che l epoca tardiva del movimento migratorio (maggio-inizio giugno) può portare ad una sovrapposizione fra individui migranti e coppie nidificanti, creando possibilità di errate valutazione della presenza riproduttiva; tenuto conto di questo è tuttavia molto probabile una reale minore diffusione nella parte orientale dell Appennino. In Italia è stimata una popolazione di coppie (Brichetti e Fracasso 2003); quella regionale era stimata in coppie (Chiavetta 1992) con un valore massimo forse troppo ottimistico; per i nuclei più consistenti le valutazioni più recenti indicano 40 coppie nel 3

4 Parmense (Ravasini 1995), coppie nel Bolognese con possibile tendenza all aumento (Tinarelli et al. 2002). La Regione è interessata da un discreto movimento migratorio che può riguardare svariate migliaia di individui (Chiavetta 1992); il transito avviene su fronte ampio, senza particolari rotte migratorie; in qualche caso però sono stati individuati percorsi autunnali con discreti passaggi come quello che risalendo il Savio valica il Passo dei Mandrioli (FC): qui il massimo giornaliero è stato osservato il 24/8/02 con 63 individui (Premuda et al. 2006). Nella Lista Rossa italiana (LIPU e WWF 1999) la specie è dichiarata vulnerabile, in quella della Regione (Gustin et al. 1997) è a status indeterminato. Al momento tuttavia non sembrano esistere particolari minacce in ambito regionale, a parte quelle derivanti da elettrocuzione o collisione con linee elettriche, come documentato anche localmente (Tinarelli e Tirelli 2003); i rischi potrebbero derivare soprattutto dalle eventuali future installazione di impianti eolici che rappresentano gravi pericoli per tutti i grandi rapaci. In campo nazionale i rischi per la specie derivano principalmente come noto dall attività venatoria illegale durante il passo nelle regioni italiane meridionali. NIBBIO BRUNO Milvus migrans Popolazione italiana con fluttuazioni o in deciso decremento, stimata tra 700 e 1200 coppie, distribuite in particolare nelle regioni settentrionali intorno ai laghi prealpini e principali aste fluviali, nelle Maremme toscane e laziali, in Puglia e Basilicata (Brichetti e Fracasso 2003). Poco comune nella Pianura Padana a sud del Po (Meschini e Frugis 1993; Brichetti e Fracasso 2003). Definito migratore regolare e nidificante irregolare dalla check-list dell Emilia-Romagna (Bagni et al. 2003), è specie ad Alta priorità di conservazione secondo la Lista Rossa regionale (Gustin et al. 1997). I dati storici disponibili per la Pianura padana (Aldrovandi 1599; Ginanni 1774), pur nella difficoltà di confronto delle denominazioni di epoche antecedenti la tassonomia attuale, fanno credere che la specie non sia mai stata comune negli ultimi secoli. Popolazione dell Emilia-Romagna già stimata intorno a 5-30 coppie (Chiavetta 1992); la consistenza attuale è sicuramente inferiore (1-10 coppie). Nidifica nelle aree planiziali, particolarmente nelle golene e in prossimità dei principali corpi idrici. In assenza di vegetazione igrofila spontanea può utilizzare anche pioppeti coltivati. Dati sufficientemente documentati riportano sporadiche e irregolari nidificazioni in varie province. A Piacenza è stato osservato nidificante lungo il Po nel 1984 (Battaglia, com.pers). A Parma è riportato nidificante irregolare con un numero massimo di 1-3 coppie per anno 4

5 (Ravasini 1995). A Reggio Emilia nel 2005 ha nidificato in un pioppeto coltivato, successivamente abbattuto. Una nidificazione si è avuta anche l anno successivo a qualche chilometro di distanza. A Bologna una coppia negli anni 80 ha nidificato per più stagioni successive nella golena del Reno presso Sasso Marconi (Leoni, com.pers). Individui quantomeno estivanti sono osservati frequentemente intorno alle zone umide di Molinella. A Ferrara una coppia ha nidificato nel Bosco della Mesola presso la foce del Po di Volano (Passarella 1996). A Ravenna è documentata una nidificazione del 1954 nella Pineta di S.Vitale (Brandolini 1961) Nel Riminese negli anni 80 sono riferiti casi ripetuti di estivazione che potrebbero essere interpretabili come nidificazione eventuale (Foschi e Gellini 1987). La presenza di individui estivanti di cui non si accerta l attività riproduttiva è più consistente nelle province occidentali della Regione e in prossimità del Po per la maggior vicinanza alla popolazione nidificante presente in Lombardia e Veneto. Per altre aree, tra cui la provincia di Bologna, il fenomeno è in regresso rispetto a uno-due decenni fa probabilmente in conseguenza della contrazione delle vicine popolazioni della pianura lombarda (Mason et al. 1999). Gli individui in migrazione sono stimati da Chiavetta (1992) in alcune migliaia. Tuttavia finora non sono state evidenziate vie importanti per questo rapace in Emilia-Romagna. Pochi individui osservati lungo la costa adriatica nel corso di un campo di osservazione primaverile nel 2005 presso Volano (Premuda, in stampa) ed altri nelle valli a sud di Parma e di Bologna (Premuda et al. 2006). Osservazioni mirate alla migrazione post nuziale dei rapaci in vallate dell Appennino romagnolo (Bonora et al. 2005) non hanno evidenziato il passaggio di questo migratore. Vi sono infine rari casi di svernamento avvenuti nella Bonifica del Mezzano (FE) e nell Oasi della ex risaia di Bentivoglio (BO). Le aree golenali in cui nidifica sono soggette a frequenti lavori idraulico-forestali e trasformazioni con l eliminazione della vegetazione naturale per l impianto di pioppeti artificiali soggetti a pratiche colturali. In un caso nel 2005 si è ottenuto di differire l abbattimento di un pioppeto fino all involo dei pulli (Bagni, com.pers). In un caso una coppia che nidificava in una proprietà demaniale è stata definitivamente allontanata a causa della costruzione di strutture recettive per l accesso dei visitatori. La frequentazione di discariche di rifiuti urbani espone gli individui ad avvelenamento da prodotti impiegati in tali impianti per il controllo dei roditori. 5

6 BIANCONE Circaetus gallicus Definito migratore regolare e nidificante dalla check-list dell Emilia-Romagna (Bagni et al. 2003), è specie rara, con coppie isolate distribuite in pochi siti secondo la Lista Rossa regionale (Gustin et al. 1997). In Emilia-Romagna è stimata una popolazione inferiore alle 20 coppie (Chiavetta 1992) o di 5-10 coppie (Gustin et al. 1997) che nidificano ad altitudini tra 200 e 800 m. slm. L areale di nidificazione è limitato alle province occidentali. A Parma sono state individuate due coppie nel 1990 in rimboschimenti di Pinus nigra a quote di m. s.l.m; successivamente si sono localizzati fino a 7 territori riproduttivi in comprensori di media montagna (Ravasini 1995). A Piacenza è riferita la presenza di 2-7 coppie in ambienti collinari e di bassa montagna. I rimboschimenti artificiali di Pinus nigra rappresentano il sito di nidificazione usuale (Ambrogio et al. 2001; Battaglia 2002). Queste coppie si possono considerare una propaggine della popolazione ligure e toscana, considerando che in Emilia- Romagna la presenza di altre certamente nidificanti più a est non è riportata in letteratura. La popolazione italiana è stimata in coppie concentrate particolarmente nell Appennino ligure ed Alpi Occidentali, Prealpi venete, regioni Tirreniche centrali, Calabria e Basilicata. (Brichetti et al. 1992; Brichetti e Fracasso 2003). L intera fascia collinare dell Emilia-Romagna tra Reggio e Rimini è interessata dalla presenza di estivanti, per lo più subadulti, di cui non si è accertata finora attività riproduttiva (Premuda e Bagni 2003; Ceccarelli 2003). In provincia di Bologna sono presenti mediamente oltre 10 individui che frequentano vallate aperte caratterizzate da calanchi e pascoli tra il torrente Idice e il fiume Santerno. Si possono osservare voli territoriali e apparenti comportamenti di corteggiamento, senza che siano state riscontrate nidificazioni. Sono stati osservati fino a 7 individui, prevalentemente immaturi, in un dormitorio comune occupato per più anni successivi (Premuda 2004). Più ad est la presenza è regolare tra le valli di Senio-Marzeno-Samoggia ed ancora più ad est nelle basse colline tra Bidente-Savio e Marecchia. I flussi migratori attraverso la regione sono definiti scarsi e dell ordine di 300 individui (Chiavetta, 1992), valore probabilmente sovrastimato. Le vie principali di migrazione infatti interessano l Italia peninsulare lungo la costa Tirrenica con un passaggio di molte centinaia di individui (Agostini et al. 2004) mentre il flusso che segue l Adriatico è trascurabile (Borioni1993; Pandolfi e Sonet 2006). 6

7 ALBANELLA MINORE Circus pygargus Nidificante estiva, migratrice regolare. L areale regionale appare sostanzialmente sovrapponibile rispetto alla Carta del 1999, con un aumento delle tavole che passano da 60 a 75 (43,6% del totale); l incremento, che interessa in particolare le aree di pianura bolognese e ferrarese, può rientrare nella dinamica fluttuante delle popolazioni nidificanti che caratterizza questa specie. Le tavole con indicazione certa di riproduzione (49 pari al 28,5%) risultano concentrate nel basso Appennino (soprattutto da Rimini a Bologna, e Parma), nella zone umide costiere e nell immediato retroterra (Ravenna, Ferrara), in zone golenali del Po (Parma, Piacenza); è probabile che le ricerche in corso per gli atlanti di Modena e Reggio possano riempire i vuoti che attualmente appaiono nell Appennino di quelle province. La popolazione italiana è stimata in coppie con andamento fluttuante (Brichetti e Fracasso 2003). Le stime per la Regione vanno da (Chiavetta 1992) a (Gustin et al. 1997) a (Marchesi e Tinarelli 2007), contingenti che risultano di importanza nazionale in quanto rappresentano circa il 40% della popolazione italiana; a livello locale vengono indicate coppie nel Bolognese (Tinarelli et al. 2002), nel Parmense (Ravasini 1995). Il movimento migratorio interessa la Regione con importanti contingenti ipotizzati in individui (Chiavetta 1992). Nella Lista Rossa italiana (LIPU e WWF 1999) la specie figura fra quelle vulnerabili; a livello regionale viene considerata altamente vulnerabile (Gustin et al. 1997) essendo infatti esposta ad una serie importante di minacce: quella principale deriva dalla sua abitudine di deporre anche nei seminativi con il rischio di perdita delle nidiate durante le operazioni di falciatura meccanica; sono auspicabili al riguardo interventi gestionali con operazioni di salvaguardia dei nidi durante il lavoro delle macchine operatrici, interventi già attuati felicemente in passato con finanziamenti regionali (Chiavetta 1992). Altri rischi sono di origine ecologica per la perdita di siti riproduttivi causata dal rimboschimento naturale di ambienti aperti collinari, o per predazione dei nidiacei da parte di carnivori; altri derivano da azioni umane dirette e indirette: caccia illegale, contaminazione da pesticidi, elettrocuzione, alterazioni dell habitat e disturbo nelle zone golenali. ASTORE Accipiter gentilis Sedentario nidificante, migratore regolare e svernante secondo la Check-list dell Emilia- Romagna (Bagni et al. 2003); la Lista Rossa regionale (Gustin et al. 1997) la considera specie rara le cui coppie isolate sono distribuite in pochi siti. 7

8 Confrontando i dati attuali con quelli della precedente Carta delle Vocazioni, la specie risulta certamente nidificante in 29 tavolette che ospitano una o più coppie (più 4 con nidificazioni eventuali) contro le precedenti 21 (più 7 eventuali). Ciò in parte riflette conoscenze più approfondite ottenute soprattutto nell Appennino romagnolo dove recentemente sono state intraprese ricerche specifiche, e nell Appennino bolognese. La specie, che necessita di formazioni forestali ad alto fusto (Kerward 2006), è fortemente limitata in tutto il comprensorio di pianura dall assenza di boschi strutturalmente idonei e non disturbati, mentre colonizza in modo pressoché continuo tutta la zona dell alto Appennino. Generalmente legata nella nostra zona alla presenza di conifere, è stata notevolmente avvantaggiata dai programmi di rimboschimento condotti nei decenni scorsi ad opera delle amministrazioni pubbliche. E riscontrata infatti in rimboschimenti di Pino nero, Abete bianco, Abete rosso, Douglasia. Nelle Foreste Casentinesi non nidifica, salvo eccezioni, nei versanti ad Abietifagetum ma seleziona i rimboschimenti artificiali puri di conifere. Occasionalmente lo si è trovato nidificante in boschi di latifoglie a bassa quota o in castagneti abbandonati (Colombari, oss.pers). La popolazione della regione è stata stimata inferiore alle 50 coppie (Chiavetta 1992; Gustin et al. 1997). Dai dati attuali questa stima può essere elevata a coppie. Favoriscono la specie il generale miglioramento del patrimonio forestale e la diminuita pressione venatoria che, anche una volta cessata la deliberata persecuzione dei predatori, abbastanza spesso è vittima di abbattimenti illegali. La popolazione italiana è stimata in coppie (Brichetti e Fracasso 2003) distribuite sull arco alpino e nell Italia continentale dove è presente la sottospecie nominale, e in Sardegna con coppie appartenenti alla sottospecie A.gentilis arrigonii endemica di Corsica e Sardegna oggetto di un Piano di Azione dell Unione Europea. Fattori di minaccia per la specie sono rappresentati dalla frammentazione dell habitat forestale ad alto fusto, dagli abbattimenti o lavori forestali in stagione riproduttiva, dall eccessiva rimozione dei rinnovi e alberi morti che limita il numero delle prede potenziali, dal disturbo causato da attività del tempo libero in prossimità dei nidi (ricerca prodotti del sottobosco, escursionismo, motocross), intrappolamenti accidentali in pollai, colombaie o altre strutture di allevamento. Si deve anche ricordare che un considerevole numero di rapaci, tra cui particolarmente gli astori, viene accidentalmente catturato (e legalmente deve essere rilasciato) in trappole autorizzate per il controllo selettivo dei Corvidi. 8

9 SPARVIERE Accipiter nisus In parte sedentario, migratore regolare, svernante. L attuale distribuzione regionale appare ampliata decisamente rispetto ai dati della Carta del La specie risulta presente in 98 tavole (57% del totale) contro le 73 di allora, con un aumento percentuale del 34,2%; in particolare appare molto migliorata la distribuzione nelle province di Piacenza, di Forlì-Cesena ed in parte di Bologna. L ampliamento può essere in parte determinato da una più precisa e capillare ricerca per gli ultimi atlanti provinciali, ma è opinione diffusa che la specie sia in espansione, soprattutto nelle zone collinari che risultano in pratica completamente occupate; l espansione riguarda anche nuove zone di pianura (in gran parte tuttavia senza prove certe di nidificazione), in una vasta zona di campagna a nord di Modena e Bologna, e con due casi isolati nell ambito del Parco del Delta; da segnalare la nidificazione nella periferia urbana di Reggio Emilia (Gustin 2002). La nidificazione appare accertata in 82 tavole (47,7%); in particolare viene riportato l accertamento della riproduzione anche nel Forlivese (che non figurava nella precedente indagine) con 14 tavole. La completa assenza di segnalazioni lungo l asta del Po, dal Reggiano alla costa adriatica, è probabilmente da imputare a carenza di informazioni, visto che nella parte occidentale del corso del fiume la presenza è pressoché continua. La popolazione italiana è stimata in coppie con tendenza all incremento (Brichetti e Fracasso 2003); è probabilmente da rivedere in aumento, almeno nel valore minimo, la valutazione regionale di coppie (Chiavetta 1992); stime parziali più recenti indicano coppie nel Parmense (Ravasini 1995) e coppie nel Bolognese (Tinarelli et al. 2002). Vengono stimati in Regione alcune centinaia di individui svernanti e diverse migliaia di migratori (Chiavetta 1992). Anche a livello nazionale viene indicata una generale tendenza all incremento numerico e all espansione territoriale negli ultimi due decenni (Brichetti e Fracasso 2003). Come tutte le specie dei rapaci, lo Sparviere è esposto a minacce derivanti da azioni dirette (caccia illegale, in particolare per gli individui svernanti) o indirette dell uomo (uso di pesticidi, elettrocuzione, collisione con cavi aerei o impianti eolici). POIANA Buteo buteo In parte sedentaria, migratrice regolare, svernante. E probabilmente la specie dei rapaci diurni più comune nella Regione ed appare in espansione rispetto alla carta del 1999: la presenza riproduttiva viene indicata in 127 tavole (73,8% del 9

10 totale) contro le precedenti 95 (+33,6%); l accertamento della nidificazione riguarda 111 tavole (64,5%). Il confronto fra le due carte mostra una distribuzione sostanzialmente immutata a monte della Via Emilia, salvo una migliore copertura nell Appennino piacentino che appariva disertato nell indagine precedente, probabilmente per un difetto di informazione. L espansione riguarda quindi le zone di pianura, in particolare il Bolognese, il Ravennate, le zone costiere ferraresi, le adiacenze del Po piacentino; nella pianura orientale esistevano già alcune segnalazioni, limitate però ad indicazioni di eventuale riproduzione, mentre attualmente figurano nidificazioni certe localizzate nelle aree protette costiere (Pineta di Classe, Punte Alberete) e nella pianura antropizzata bolognese. Va detto che l insediamento nella pianura riguarda al momento poche coppie isolate, essendo l espansione limitata dalla scarsità degli alberi adatti ad accogliere il nido; possono sopperire grandi alberi o boschetti isolati e i boschi fluviali. Le massime densità si riscontrano nella bassa e media collina con sufficiente copertura arborea alternata agli spazi aperti necessari alla caccia; nel Parco dei Gessi bolognesi ad esempio sono state registrate 12 coppie in 50 kmq (Colombari in Tinarelli et al. 2002), densità (24 cp/100 kmq) che appare tra le più alte anche a livello nazionale. A quote prossime al crinale appenninico le densità si riducono notevolmente a causa della estesa copertura boschiva. In Italia sono stimate coppie con trend in aumento (Brichetti e Fracasso 2003); in Regione sono valutate coppie (Chiavetta 1992), con stime locali di nel Parmense (Ravasini 1995) e nel Bolognese (Tinarelli et al. 2002). I contingenti svernanti nella Regione possono essere di un migliaio di individui, quelli migratori di diverse migliaia (Chiavetta 1992). Lo status della popolazione è da considerarsi buono, con relative minacce rappresentate dalle uccisioni illegali (da lamentare purtroppo la pratica ancora attiva delle esche avvelenate, pericolose anche per questa specie), dalle collisioni con cavi aerei, dall elettrocuzione; in particolare la mortalità dovuta alle linee elettriche è documentata anche localmente (Tinarelli e Tirelli 2003; Chiozzi e Marchetti 2000), mortalità che potrebbe essere ridotta con interventi di messa in sicurezza, ad esempio mediante sostituzione dei conduttori con cavi Elicord. Per i grandi veleggiatori come la Poiana un grave pericolo può inoltre essere rappresentato da impianti eolici posti sulle rotte migratorie. AQUILA REALE Aquila chrysaetos Definita sedentaria nidificante dalla check-list dell Emilia-Romagna (Bagni et al. 2003), è specie ad Alta priorità di conservazione secondo la Lista Rossa regionale (Gustin et al. 1997). 10

11 Rispetto alla precedente carta delle Vocazioni del 1999 si nota una presenza più diffusa sul territorio. Ciò in parte è attribuibile a un precedente difetto delle conoscenze. La popolazione italiana presenta attualmente un trend positivo. Le stime più aggiornate considerano presenti coppie, per due terzi concentrate sull arco alpino dove la specie ha praticamente saturato la capacità portante (Fasce e Fasce 2003; Brichetti e Fracasso 2003). In Appennino sono stimate coppie. E verosimile che la maggiore antropizzazione, la minore disponibilità di ungulati selvatici e il bracconaggio mantengano la popolazione appenninica al di sotto delle potenzialità. In Appennino Tosco-Emiliano sono conosciute coppie nidificanti di cui 9 nei confini dell Emilia-Romagna (Bonora et al. in stampa). I siti potenzialmente idonei alla specie sono stimabili per l Appennino Tosco-Emiliano in un terzo in più rispetto a quelli occupati. Le coppie sono più concentrate nelle parte ovest della regione e più isolate nell Appennino romagnolo, fenomeno analogo a quanto accade sul versante toscano, attribuibile alle differenti caratteristiche orografiche del territorio. Una coppia possiede generalmente più nidi all interno del proprio territorio riproduttivo che vengono utilizzati con rotazioni irregolari. Possono essere distanziati da poche decine di metri a molti chilometri (oltre dieci nel caso di due coppie in Emilia-Romagna). La rappresentazione topografica per la specie risente di questo fenomeno, in quanto non è possibile rappresentare i nidi alternativi di una stessa coppia che ricadono in elementi cartografici diversi. La produttività risulta nella norma, mediamente di 0,5 giovani involati per coppia ogni anno con estremi tra 0,15 e 1,0 nell arco di 15 anni per le due coppie rispettivamente più e meno produttive. Non sono eccezionali i casi di due giovani involati per coppia. Oltre agli adulti nidificanti, sono presenti giovani dell anno e subadulti di cui è nota la grande facilità di spostamento, nati localmente o provenienti da altre aree, che frequentano in particolare le zone collinari caratterizzate da vasti spazi aperti e calanchi. La presenza di immaturi, difficilmente quantificabile con precisione, è stimabile intorno a 7-10 individui (Bonora et al. in stampa). In alcuni casi si sono osservati immaturi che hanno frequentato la stessa area per diversi anni e si sono successivamente spostati una volta assunto l abito riproduttivo. Le praterie di crinale, sfruttate per l alimentazione, ricadono inoltre nell home range di almeno 7 coppie nidificanti sul versante toscano. Per questi motivi l areale frequentato dalla specie (coppie riproduttive e immaturi) deve essere considerato coincidente con le zone aperte collinari e montane specialmente a minore grado di antropizzazione. I fattori di minaccia per l aquila sono rappresentati dal disturbo in prossimità del nido in stagione riproduttiva per lavori forestali o attività legate al tempo libero (escursionismo, raccolta di 11

12 prodotti del sottobosco, fotografia naturalistica). Si verificano ancora sporadici ma significativi episodi di bracconaggio. La collisione con elettrodotti è altro fattore documentato che incide particolarmente sui giovani appena dopo l involo. L installazione sui crinali di generatori eolici, di grandi dimensioni e in serie anche di decine di elementi, costituisce il principale pericolo per la conservazione della specie. FALCONIFORMI GRILLAIO Falco naumanni Migratore regolare e nidificante irregolare secondo la Check-list dell Emilia-Romagna (Bagni et al. 2003), non è classificato dalla Lista Rossa regionale (Gustin et al. 1997). Specie a distribuzione europea e centroasiatica, la popolazione europea attuale è di coppie, la metà circa delle quali localizzate nella penisola iberica dove tuttavia sarebbero state presenti oltre centomila coppie fino agli anni 60 (Cramp e Simmons 1980). In Italia la popolazione è inferiore a 4000 coppie, delle quali 3000 insediate nelle regioni meridionali (Basilicata e Puglia) e nelle principali isole: 200 in Sardegna, 500 in Sicilia (Brichetti e Fracasso 2003). Sono sporadiche le presenze in altre regioni meridionali; è estinto in Italia centrale dove sono riportate nidificazioni in Toscana, all Isola d Elba e all Argentario, fino agli anni 80 (Massa 1992). Nel panorama di contrazione dell areale riproduttivo e del numero di coppie, la specie è stata segnalata nidificante per la prima volta in Emilia-Romagna in provincia di Parma nel 1990 (Bagni et al. 2003). Nel Ferrarese, nella bonifica del Mezzano, nel 2003 una coppia ha nidificato senza successo in un nido di Gazza (Tinarelli 2004); il tentativo non si è ripetuto negli anni successivi. Nelle Valli di Mirandola (MO) una coppia ha nidificato nel 2005; nella stagione successiva a questa se ne sono aggiunte altre per un totale di 6 coppie riproduttive (Giannella com.pers). La regione è interessata da un passaggio di migratori già definito scarso ed irregolare (Chiavetta 1992) che è diventato più consistente negli ultimi anni. Presenze prolungate a tarda estate di diverse decine di individui sono state segnalate nella zona collinare a sud di Bologna (Fusini et al. 2006) e nella fascia calanchiva del Forlivese (Ceccarelli et al. 2006). I fattori di minaccia per la specie sono rappresentati, in gran parte dell areale riproduttivo e di svernamento, dall intensificazione delle pratiche agricole, con il passaggio a forme di conduzione diversa di aree adibite a pascolo o a colture estensive; ciò comporta oltre alla minor 12

13 disponibilità di territori di caccia anche una riduzione degli invertebrati. L afforestazione spontanea o artificiale causa ugualmente una perdita di habitat. La disponibilità di cavità idonee per la nidificazione è ridotta dal recupero e ristrutturazione di edifici rurali tradizionali. Infine nella nostra regione dove il Grillaio nidifica in nidi di Gazza, pratiche non consentite quali lo sparo al nido per il contenimento dei Corvidi può comportare la perdita dei pochi riproduttori presenti. Il Grillaio è oggetto di un Piano di Azione della Unione Europea. GHEPPIO Falco tinnunculus In parte sedentario, migratore regolare, svernante. L areale riproduttivo regionale è in notevole ampliamento verso le zone pianeggianti che apparivano evitate nella Carta del E evidente infatti l occupazione di tanti nuovi territori di pianura, anche ad agricoltura intensiva: tutta la provincia di Ravenna appare coperta, ed anche le zone litorali del Ferrarese, tutta la bassa bolognese; rimangono scoperte alcune zone di pianura del Ferrarese, Modenese e Reggiano, probabilmente solo per mancanza di informazioni recenti. Peraltro l incremento deve ritenersi reale e non determinato da una maggiore intensità della ricerca ornitologica, trattandosi di una specie di facile rilevamento e che nidifica in siti ben evidenti (cavità in abitazioni abbandonate, nidi vecchi di Corvidi) e che pertanto non poteva sfuggire alle osservazioni nei decenni scorsi. Si tratta di un trend positivo che inverte la situazione di drastico calo nella Pianura Padana iniziato a metà del secolo scorso (Brichetti e Fracasso 2003). E confermata la copertura continua dell Appennino, che appare completata anche nella provincia di Piacenza. Le tavole occupate, che erano 98, sono attualmente 144 (83,7% del totale) con un incremento del 47%; le indicazioni di nidificazione certa riguardano 127 tavole (73,8%). Questa situazione può far ritenere in aumento la popolazione nidificante in Regione, la cui ultima stima è di coppie (Chiavetta 1992); stime locali indicano nel Parmense coppie (Ravasini 1995) e nel Bolognese coppie (Tinarelli et al. 2002); la stima del Modenese di coppie (Giannella e Rabacchi 1992) appare oggi certamente inadeguata. La popolazione italiana è stimata in coppie (Brichetti e Fracasso 2003). Il transito migratorio nella Regione viene stimato in svariate migliaia di individui, il contingente svernante in alcune centinaia (Chiavetta 1992); la valutazione degli svernanti va probabilmente aggiornata in aumento. 13

14 In Europa è specie considerata in declino, classificata SPEC3 ovvero specie con status di conservazione sfavorevole e popolazione non concentrata nel continente, mentre in ambito italiano risulta in ripresa (BirdLife International 2004). Localmente le minacce per la specie sono rappresentate dalla caccia illegale, da elettrocuzione e impatti con cavi aerei, dalla riduzione di aree aperte collinari e montane, dalla ristrutturazione delle abitazioni abbandonate. A beneficio della specie potrebbero essere utilizzati speciali nidi artificiali a cassetta da installare in ambienti agrari, pratica attuata con successo in molti paesi europei ed anche in Toscana, Lazio e nel Modenese (Rabacchi 1999). FALCO CUCULO Falco vespertinus Nidificante estivo, migratore regolare secondo la Check-list dell Emilia-Romagna (Bagni et al. 2003) Specie nidificante di recente acquisizione, la prima riproduzione è stata osservata vicino a Parma nel 1995 (Ravasini 1996). A questa hanno fatto seguito nel Parmense altre segnalazioni di piccole colonie di consistenza inferiore a 10 coppie (Sponza et al. 2002). L insediamento ha interessato successivamente le Province di Modena e di Ferrara (Tinarelli 1997) e di Piacenza (Ambrogio et al. 2001). In Provincia di Bologna si è avuta una nidificazione nel 1998 probabilmente ripetutasi nella stagione successiva senza che a questi casi sporadici sia seguita una colonizzazione permanente (Tinarelli et al. 2002). La popolazione più consistente, circa coppie, occupa attualmente la Bonifica del Mezzano nel Ferrarese ove è favorita da ampi spazi a seminativi, presenza di argini non coltivati lungo i canali di bonifica ed interventi di ripristino ambientale. Le nidificazioni avvengono principalmente lungo le siepi frangivento ove sono disponibili numerosi nidi di Gazza abbandonati che vengono occupati dalla specie. (Tinarelli 2004). La popolazione regionale è stimabile intorno alle coppie. In Italia al di fuori dell Emilia-Romagna sono segnalati pochi casi di nidificazione in Veneto e Toscana (Brichetti e Fracasso 2003) quindi la specie è considerata dalla Lista Rossa regionale (Gustin et al. 1997) rara e al limite dell areale e la popolazione dell Emilia-Romagna di importanza nazionale. Il movimento migratorio interessa un numero variabile di individui secondo gli anni, più intenso nel periodo primaverile e generalmente scarso o nullo in autunno, stimato da alcune centinaia a diverse migliaia di individui (Chiavetta 1992) che sostano abitualmente su posatoi elevati come ad esempio elettrodotti in ambienti aperti di pianura o di collina, frequentemente presso zone umide. 14

15 I fattori di minaccia per la specie sono attribuibili a perdita di habitat nelle bonifiche per trasformazione di colture a seminativo in altri tipi di conduzione agricola intensiva, particolarmente vivai di specie arboree. Pratiche di controllo dei Corvidi, condotte frequentemente con metodi non selettivi ed illegali come lo sparo al nido, provocano la perdita di riproduttori di questa ed altre specie di rapaci che utilizzano nidi di Gazza. LODOLAIO Falco subbuteo Nidificante estivo, migratore regolare. I recenti dati degli atlanti provinciali di Piacenza, Bologna, Forlì-Cesena e Ravenna hanno comportato una rappresentazione distributiva molto più estesa rispetto alla Carta del 1999: le tavole con indicazione di presenza passano infatti da 55 a 86 (50% del totale delle tavole), con un incremento percentuale del 56,4%. L areale precedente era prevalentemente centrato sulla provincia di Parma con altre poche e frammentarie segnalazioni, peraltro quasi tutte di eventuale nidificazione, nel resto della Regione; la nuova carta mostra una copertura quasi totale, e con molti accertamenti di riproduzione, per Piacenza e Forlì-Cesena; aumenta la copertura anche per Bologna, Ravenna e Ferrara (in queste ultime due province nelle zone umide e nelle pinete costiere). Rimangono vaste aree scoperte nella pianura centrale e orientale e nella fascia altocollinare. L accertamento riproduttivo riguarda 60 tavole (34,9%). Il quadro è indice di un incremento generalizzato della popolazione regionale la cui consistenza attuale è certamente superiore alla stima di coppie (Chiavetta 1992) e forse anche a quella del di coppie (Marchesi e Tinarelli 2007); solo per una parte dell Appennino forlivese sono stati riscontrati ad esempio 20 siti riproduttivi nel triennio (Ceccarelli inedito); stime per altre province indicano 22 coppie nel Parmense (Ravasini 1995), coppie nel Bolognese (Tinarelli et al. 2002). Per la popolazione italiana, valutata in coppie, viene indicato un trend positivo nella Pianura Padana (Brichetti e Fracasso 2003). Gli individui in migrazione in Regione, sono valutabili in centinaia o anche migliaia, a seconda degli anni (Chiavetta 1992). Le conoscenze sulla distribuzione potrebbero certamente essere ancora migliorate con una indagine espressamente dedicata a questa specie intensificando le ricerche nel periodo di involo dei giovani che avviene, trattandosi di specie molto tardiva, a fine agosto-inizio settembre. Il Lodolaio è dichiarato vulnerabile nella Lista Rossa italiana (LIPU e WWW 1999) e a status indeterminato in quella regionale (Gustin et al. 1997); al momento non sembrano esserci 15

16 localmente minacce particolarmente gravi; i rischi possono derivare dall attività venatoria per episodi di caccia illegale (l abbattimento di adulti all apertura della caccia può significare la perdita di tutta la nidiata) e per l attività di controllo dei Corvidi (con lo sparo ai nidi di Cornacchia riutilizzati dal Lodolaio); altri rischi derivano dall uso dei pesticidi (la specie è soprattutto entomofaga) e dal taglio dei pioppeti golenali (Ravasini 1995). LANARIO Falco biarmicus Sedentario nidificante irregolare, migratore, svernante regolare secondo la Check-list dell Emilia-Romagna (Bagni et al. 2003). La presenza del Lanario nell Appennino Tosco-emiliano è stata riportata in letteratura da Bonora e Chiavetta (1975) dopo il ritrovamento di alcune coppie nidificanti nel Bolognese, che rappresenta l estremo settentrionale dell areale. Riprodottosi da tale periodo regolarmente in provincia di Bologna ed occasionalmente in altre aree limitrofe con 1-3 coppie in totale, è scomparso poi alla fine degli anni 80 (Chiavetta e Martelli 1991) per cui è risultato estinto dopo il 1980 al momento della compilazione della Lista Rossa regionale (Gustin et al. 1997). Nel 1999 una coppia si è nuovamente insediata e riprodotta con successo nel Bolognese su una parete già occupata negli anni 80 (Tinarelli et al. 2002). L utilizzazione di questa parete è proseguita negli anni successivi ed altre 2 o 3 coppie si sono poi nuovamente insediate per cui attualmente la specie nidifica con regolarità nella Regione seppure con un basso numero di coppie ed un successo riproduttivo ridotto, coerente con la marginalità nell areale (Martelli e Rigacci 2003). La presenza del Lanario in passato ha riguardato per un breve periodo il Modenese (Giannella e Rabacchi 1992); in Romagna la notizia di una coppia nidificante eventuale nella valle del Marecchia è riferita ma non confermata da Foschi e Gellini (1987). Nel Bolognese dove si sono verificate le nidificazioni più numerose pur se con una certa irregolarità, si è assistito a frequenti cambi del sito di nidificazione, che ha interessato in questo modo 7 tavolette. La popolazione regionale è stata stimata da Chiavetta (1992) inferiore a 5 coppie; il dato da allora non pare essersi modificato significativamente. La popolazione italiana è di circa coppie la metà delle quali in Sicilia, (Brichetti e Fracasso 2003) appartenenti alla sottospecie feldeggii che colonizza l Europa meridionale. L Italia ospita l 80% degli effettivi appartenenti alla sottospecie. Il Lanario nella Regione è particolarmente vulnerabile in quanto è ai limiti dell areale, ed è inoltre soggetto a fattori di minaccia di vario ordine. Tra le cause naturali, una certa competizione con il Pellegrino, che risulta dominante nell occupazione delle pareti, benché in passato in provincia di Bologna coppie di entrambe le specie si siano riprodotte 16

17 contemporaneamente su uno stesso balzo di medie dimensioni. La predazione da parte del Gufo reale è stata accertata (Rigacci e Scaravelli 1995) ma ha perso importanza nell Appennino Tosco-Emiliano data l estrema rarefazione di questo predatore. Le cause antropiche rivestono maggiore significato. Fino a tempi recenti i nidi di Lanario sono stati depredati illegalmente da falconieri. Anche gli abbattimenti durante la stagione venatoria sono relativamente frequenti. Come per altre specie rupicole, in periodo di cova possono costituire un fattore di disturbo grave e sufficiente a provocare il fallimento riproduttivo attività ricreative, se praticate senza precauzioni, quali escursionismo e arrampicata sportiva, birdwatching e fotografia, ricerca di fossili e minerali. La collisione con ostacoli quali cavi aerei e pale di generatori eolici installati in prossimità dei territori riproduttivi rappresenta un fattore di minaccia potenziale molto grave. Il Lanario è oggetto di un Piano di Azione dell Unione Europea recentemente recepito a livello nazionale (Andreotti e Leonardi 2007). PELLEGRINO Falco peregrinus Sedentario nidificante, migratore regolare e svernante secondo la check-list dell Emilia- Romagna (Bagni et al. 2003), è classificato dalla Lista Rossa regionale specie rara le cui coppie isolate sono distribuite in pochi siti (Gustin et al. 1997). La popolazione ha toccato i minimi storici intorno agli anni 60 in Emilia-Romagna come del resto in tutto l emisfero settentrionale, in conseguenza dell uso in agricoltura di insetticidi organoclorati (DDT) che riducevano fortemente il successo riproduttivo. Nell impossibilità di agire su vasta scala, in questo periodo nella regione una collaborazione tra enti locali ed associazioni ambientaliste portò all istituzione di oasi di protezione nei siti ancora frequentati o storicamente frequentati dal Pellegrino. Nell ultima parte del XX secolo si è assistito a una fase di recupero ed espansione, tuttora in corso, che oltre alla ricolonizzazione di ambienti rupicoli tradizionali da cui il Pellegrino era scomparso interessa anche ambienti antropizzati come centri storici e periferie industriali. La carta attuale mostra 39 tavole occupate (22,7% del totale) contro le 24 della Carta 1999; le indicazioni di nidificazione certa sono 30 (17,4%). La popolazione regionale è stata stimata di 10 coppie dalla Lista Rossa del 1997 e di 13 nella precedente Carta delle Vocazioni del Sempre secondo dati di letteratura revisionati più recentemente (Brichetti e Fracasso 2003) nell Appennino tosco-emiliano sarebbero presenti coppie, stima anche questa largamente in difetto, corretta successivamente a coppie nel 2004 (Bonora et al., in corso di stampa) dato anche questo non più attuale perché ulteriormente 17

18 superato dall espansione della popolazione. Pur in mancanza di ricerche sistematiche coordinate, con l eccezione di poche province, si può considerare verosimile la presenza di coppie nidificanti. La popolazione italiana è stimata intorno alle coppie, per un terzo localizzate nelle isole maggiori. Fatto nuovo e molto significativo la riproduzione in ambienti urbani. A Bologna una coppia nidifica regolarmente nel quartiere fieristico, dove è stata installata anche una webcam. Una seconda coppia è insediata nel centro storico cittadino. A Ferrara una coppia è probabilmente nidificante in zona industriale della periferia. A Piacenza una coppia si è insediata in una centrale elettrica, favorita da un nido artificiale appositamente collocato, e successivamente ha nidificato in un nido di Corvidi su un traliccio dell alta tensione e quindi nuovamente in un nido artificiale. A Modena una coppia si riproduce presumibilmente nel centro storico. Una coppia frequenta, fino ad ora senza evidenza di riproduzione, il centro storico di Forlì. Nei mesi invernali giungono nella regione i pellegrini delle popolazioni del nord Europa; in questo periodo è frequente osservarli in ambienti di pianura ancora poco frequentati in periodo riproduttivo, su posatoi elevati come i tralicci degli elettrodotti e specialmente in prossimità di zone umide e canneti dove si raccolgono grandi concentrazioni di Uccelli. La specie presenta oggi uno stato di conservazione soddisfacente. Fattori di minaccia locali sono rappresentati dal disturbo in prossimità dei nidi (escursionismo, arrampicata sportiva, fotografia e birdwatching), abbattimenti illegali che avvengono ancora, prelievi illegali di pulli al nido da parte di falconieri, fenomeno attenuato rispetto al passato grazie alla disponibilità di individui nati in cattività allevati appositamente, trasmissione di malattie infettive o parassitarie da parte dei Colombi domestici particolarmente predati dalle coppie che nidificano in prossimità di ambienti urbani. Si deve ricordare infine che se gli insetticidi organoclorati per uso agricolo non sono più utilizzati in Europa (ma lo sono ancora nei paesi emergenti), altri composti come i PCB (bifenili policlorurati) che pur non essendo insetticidi hanno alcuni effetti simili a quelli del DDT sugli Uccelli, sono usati come plastificanti in vari tipi di produzioni industriali (vernici, isolanti, lubrificanti) e sono dispersi largamente nell ambiente. GALLIFORMI QUAGLIA Coturnix coturnix Nidificante estiva, migratrice regolare, svernante irregolare. 18

19 L areale attuale risulta più ampio di quello del 1999 con un aumento delle tavole occupate da 101 a 136 (79,1% del totale), in gran parte (132) con indicazione certa di riproduzione. L ampliamento (che riguarda in particolare il territorio piacentino, buona parte della pianura bolognese e le tavole costiere di Ravenna e Ferrara) sembrerebbe indicare una fase espansiva di questa specie per la quale sono indicate fluttuazioni notevoli sia sul breve termine sia in tempi lunghi (Brichetti et al. 1992). Un incremento quantitativo importante è stato riscontrato ad esempio nella provincia di Forlì-Cesena negli ultimi 10 anni; il confronto fra i censimenti effettuati nel e quelli ripetuti nel evidenziano un forte aumento, con indici di densità relativa praticamente raddoppiati (Sterna inedito). La stima della popolazione italiana è di covate (Brichetti e Fracasso 2004), quella regionale è di con trend fluttuante (Marchesi e Tinarelli 2007). Le stime locali sembrano influenzate dalle probabili fluttuazioni annuali: per il Parmense la stima di 80 coppie (Ravasini 1992) appare molto riduttiva rispetto alle coppie valutate nel Bolognese (Tinarelli et al. 2002). Diffusa prevalentemente nella pianura e nella bassa collina; l altitudine non sembra tuttavia un fattore limitante per la sua presenza, vincolata piuttosto alla disponibilità di vasti pascoli ed aree aperte (Gellini e Ceccarelli 2002); la specie è segnalata infatti a 1250 m nel Forlivese (M. Fumaiolo), ai 1200 m nel Piacentino. In Europa è classificata SPEC3 a causa dello status sfavorevole (BirdLife International 2004) e nella Lista Rossa italiana è inserita fra le specie a basso rischio (LIPU e WWF 1999); i fattori limitanti sono legati alle modificazioni del paesaggio agrario, alla meccanizzazione agricola, all uso dei pesticidi; l attività venatoria, che non ha più un forte impatto diretto con i nuovi calendari venatori che risparmiano i flussi migratori importanti, può rappresentare un pericolo indiretto a causa dell inquinamento genetico con la Quaglia giapponese immessa. CARADRIFORMI BECCACCIA Scolopax rusticola Nidificante estiva, migratrice regolare, svernante. La Carta del 1999 indicava 12 tavole di presenza tutte incluse nella provincia di Parma con 8 tavole di nidificazione accertata; nel periodo erano state verificate 11 nidificazioni nell area appenninica parmense ad altitudini compresa fra 270 e 1090 m (Ravasini 1995). Nello stesso periodo, non cartografati, figurano due casi di riproduzione nel Modenese, nella fascia pedemontana ad altitudini attorno ai 400 m (Giannella e Rabacchi 1992); in precedenza 19

20 sempre nel Modenese era stato citato un caso nei pressi di Lama Mocogno nel 1981 (Spanò 1987 citato in Toso et al. 1999); successivamente un altra nidificazione è stata verificata nel Piacentino a m nel 2001 (Ambrogio et al. 2001). La carta attuale comprende 13 tavole (7,6% del totale) 10 delle quali con accertamento della riproduzione. Si tratta comunque in gran parte di dati privi di conferme recenti. Viene ribadita pertanto la scarsa presenza in Regione con areale limitato all Appennino occidentale e con una popolazione, la cui stabilità è da verificare, probabilmente di poche decine di coppie; del resto tutta la popolazione nazionale è stimata in nidiate (Brichetti e Fracasso 2004). Per il settore orientale sono citate vecchie segnalazioni: una in Appennino nel 1967 presso M. Battaglia (RA) a m di altitudine (Toschi 1967); diverse nei boschi litoranei: nel nella Riserva Mangelli (RA) (Foschi 1986), nel 1977 e nel 1979 nel Bosco della Mesola (Ortali 1978 e 1984), nel 1979 nella Pineta di S.Vitale (Ortali 1984). La specie è molto diffusa come svernante; normalmente si tratta di individui singoli, ma non mancano segnalazione di piccole concentrazioni in siti favorevoli: 7 esemplari all Ortazzino, in provincia di Ravenna (Giannella e Tinarelli 2003). E specie che presenta problemi di conservazione riconosciuti a livello continentale con la classificazione a SPEC3 (BirdLife International 2004) con status sfavorevole e popolazione non concentrata in Europa; nella Lista Rossa italiana è inclusa nelle specie in pericolo (LIPU e WWF 1999) ed in quella regionale è dichiarata a status indeterminato (Gustin et al. 1997). In periodo riproduttivo i problemi sono legati soprattutto alla esiguità della popolazione regionale. I rischi maggiori riguardano gli individui svernanti a causa naturalmente dall eccessivo prelievo venatorio che dovrebbe essere limitato come carniere e come giornate; le stime recenti indicano ancor oggi circa abbattimenti per stagione in Italia (Brichetti e Fracasso 2004). COLUMBIFORMI COLOMBACCIO Columba palumbus In parte sedentario, migratore regolare, svernante. E in una fase di forte espansione distributiva e quantitativa; la carta distributiva attuale, pur con un amento del 62% delle tavole occupate rispetto alla Carta del 1999 (da 50 alle attuali 81 tavole pari al 47,1% del totale, con 72 tavole di accertamento riproduttivo), rende solo in parte evidente 20