Temi ambientali e tipologie di piani di area vasta
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- Camilla Antonucci
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1 Temi ambientali e tipologie di piani di area vasta Piani territoriali urbanistici regionali orientati dal punto di vista paesistico ed ecologico (ex l. 431/85) Piani paesistici regionali (ex l. 431/85) Piani di protezione speciale (piani dei parchi ex l. 394/91) Piani settoriali (piani di bacino ex l. 183/89) Temi ambientali e tipologie di piani di area vasta Analogie: Essere sovraordinati alla pianificazione ordinaria di livello inferiore (PTCP, Piani comunali) Differenze: Assumono il tema della tutela ambientale con diversa forza rispetto ad altri obiettivi: di valorizzazione delle risorse locali (oltre che di tutela) di sviluppo locale in termini integrati (ad es. agricoltura) di interdipendenze con gli insediamenti urbani (rapporto tra ambiente e urbanistica) 1
2 Il rapporto tra Ambiente e Urbanistica Piani settoriali: ad esempio il Piani di bacino Approccio orientato alla difesa del suolo e alla tutela e/o riqualificazione delle componenti idrauliche, forestali, etc. (forte prevalenza degli aspetti ecologici e ambientali su quelli urbanistici) Piani speciali: ad esempio il Piano del parco naturale Approccio orientato alla tutela delle risorse naturalistiche e ambientali, regole per la fruizione degli stessi (media prevalenza degli aspetti ecologici e ambientali su quelli urbanistici) La pianificazione dei parchi naturali Esperienze pionieristiche Parchi pubblici urbani (metà ottocento) (Victoria Park a Londra, Central Park a New York) Parchi naturali americani fine ottocento (Yellowstone, Yosemite, Sequoia, etc. Tradizioni culturali Architettura e pianificazione del paesaggio (arte dei giardini) Pianificazione ecologica (scuola americana anni 60) 2
3 La pianificazione dei parchi naturali in Europa La consistenza delle aree protette in Europa (dati 1996): 600 parchi (10 volte il numero degli anni 50) kmq (circa 5% del territorio) Ultimo decennio: +40% di parchi istituiti (60% regionali) In Italia (dati 2001): Le aree protette coprono l 11,5% del territorio Parchi nazionali e regionali costituiscono rispettivamente 38% e 48% della superficie delle aree protette Quasi la metà dei parchi ha un piano vigente, solo il 2-3% il Programma pluriennale economico-sociale Principi ispiratori (dichiarazione di Caracas, 1992): sviluppare e attuare piani di sistemi nazionali di aree protette integrare i sistemi nazionali di aree protette in quadri pianificatori di sviluppo economico progettare le aree protette come parti dei circostanti paesaggi sviluppare tecniche di valutazione e quantificazione dei benefici delle aree protette 3
4 La legge quadro sulle aree protette (legge 394/91) Obiettivi: metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agrosilvo-pastorali e tradizionali Strumenti: piano del parco piano pluriennale economico e sociale per la promozione delle attività compatibili regolamento La legge quadro sulle aree protette (legge 394/91) Soggetti: Ente Parco Comunità del Parco (organo consultivo e propositivo) Comitato scientifico Ruoli: Promuovere nel rispetto delle finalità del parco, dei vincoli stabiliti dal piano e dal regolamento del parco le iniziative atte a favorire lo sviluppo economico e sociale dei residenti all interno del parco e nei territorio adiacenti. 4
5 Il piano del Parco (legge 394/91) il piano del parco si configura come piano onnicomprensivo, nettamente distinto da ogni altro piano del contesto territoriale e paesistico, che esso sostituisce a ogni livello all interno dei confini del parco il piano del parco, predisposto dall Ente di gestione e approvato dalla Regione competente, è nettamente distinto dal piano pluriennale economico e sociale per la promozione delle attività compatibili Il piano del Parco (legge 394/91) Contenuti: organizzazione generale del territorio e sua articolazione in aree o parti caratterizzate da forme differenziate di uso, godimento e tutela; vincoli, destinazioni di uso pubblico o privato e norme di attuazione relative con riferimento alle varie parti o parti del piano; sistemi di accessibilità veicolare e pedonale, con particolare riguardo ai percorsi, accessi e strutture riservate ai disabili, ai portatori di handicap e anziani sistemi di attrezzature e servizi per la gestione e la funzione sociale del parco, musei, centri di visite, uffici informativi, aree di campeggio, attività agrituristiche indirizzi e criteri per gli interventi sulla flora, sulla fauna e sull ambiente naturale 5
6 Il piano del Parco (legge 394/91) Suddivisione del parco in zone: a. riserve integrali, nelle quali l ambiente naturale e conservato nella sua integrità b. riserve generali orientate, nelle quali è vietato costruire nuove opere edilizie, ampliare costruzioni esistenti, eseguire opere di trasformazione del territorio Il piano del Parco (legge 394/91) Suddivisione del parco in zone: c. aree di protezione nelle quali, in armonia con le finalità istitutive e in conformità ai criteri generali fissati dall Ente parco, possono continuare secondo gli usi tradizionali ovvero secondo metodi di agricoltura biologica le attività agro-silvo-pastorali nonché pesca e raccolta di prodotti naturali, ed è incoraggiata anche la produzione artigianale di qualità; d. aree di promozione economica e sociale facenti parte del medesimo ecosistema, più estesamente modificate dai processi di antropizzazione nelle quali sono consentite attività compatibili con le finalità istitutive del parco e finalizzate al miglioramento della vita socio-culturale delle collettività locali e al migliore godimento del parco da parte dei visitatori 6
7 Quadro normativo: L.r. 98/81; L.r. 14/88 1. Istituzione Parchi e riserve regionali Parco Naturale dell Etna (1987): ha Parco Naturale delle Madonie (1989): ha Parco Naturale Regionale dei Nebrodi (1993): ha Parco Fluviale dell'alcantara (2001): 1927 ha 2. Piano regionale delle aree protette Quadro normativo (L.r. 98/81; L.r. 14/88): Tipologia dei territori sottoposti a tutela (Art. 7) I territori sottoposti a tutela sono così distinti in: a) parco naturale b) riserva naturale, per la protezione di uno o più valori ambientali. Le riserve naturali vanno distinte in: 1) riserva naturale integrale, per la conservazione dell'ambiente naturale nella sua integrità, con l'ammissione di soli interventi a carattere scientifico; 2) riserva naturale orientata, per la conservazione dell'ambiente naturale, nella quale sono consentiti interventi colturali, agricoli e silvo - pastorali, purchè non in contrasto con la conservazione dell ambiente naturale; 3) riserva naturale speciale, per particolari e delimitati compiti di conservazione biologica, biologico - forestale, geologica, etnoantropologica; 4) riserva naturale genetica, per la conservazione del patrimonio genetico delle popolazioni animali e vegetali della Regione. Al contorno delle zone delimitate come parco o riserva sono individuate adeguate aree di protezione, pre - parco o pre - riserva, a sviluppo controllato allo scopo di integrare il territorio circostante nel sistema di tutela ambientale. 7
8 I Siti di Interesse Comunitario (SIC) Norme sull'articolazione zonale dei parchi regionali (L.r. 98/81; L.r. 14/88): a) zona di riserva integrale (zona A), nella quale l'ambiente naturale è conservato nella sua integrità e cioè nella totalità dei suoi attributi naturali, tanto nell'individualità dei popolamenti biologici che nella loro interdipendenza. In tali zone si identificano, di massima, ecosistemi od ecotoni (o loro parti) di grande interesse naturalistico e paesaggistico, presentanti una relativamente minima antropizzazione. Per tali zone l'ente parco procederà gradualmente all'acquisizione delle relative aree; 8
9 Norme sull'articolazione zonale dei parchi regionali (L.r. 98/81; L.r. 14/88): b) zona di riserva generale (zona B), nella quale è vietato costruire nuove opere edilizie, ampliare le costruzioni esistenti, eseguire opere di trasformazione del territorio. In dette zone possono essere consentite dall'ente gestore del parco le utilizzazioni agro - silvo - pastorali e le infrastrutture strettamente necessarie quali strade di accesso, opere di miglioria e di ricostruzione di ambienti naturali. Nelle predette zone si identificano, di massima, ecosistemi od ecotoni (o loro parti) di elevato pregio naturalistico e paesaggistico con maggiore grado di antropizzazione rispetto alle zone A; c) zone di protezione (zona C), nelle quali sono ammesse soltanto costruzioni, trasformazioni edilizie e trasformazioni del terreno rivolte specificamente alla valorizzazione dei fini istitutivi del parco quali strutture turistico - ricettive, culturali, aree di parcheggio; d) zone di controllo (zona D), nelle quali tutte le attività di cui al successivo articolo 10 sono consentite, purchè compatibili con le finalità del parco. Zone A, B, C e D nel Parco delle Madonie (fonte Ente Parco Madonie) 9
10 Zone A, B, C e D nel Parco dei Nebrodi (fonte Ente Parco Nebrodi) Piano territoriale dei parchi regionali (L.r. 98/81; L.r. 14/88): Il piano territoriale del parco definisce: a) l articolazione del relativo territorio in zone differenziate nel rispetto dei confini di riserva integrale e generale fissati dal decreto istitutivo del parco; b) la viabilità carrozzabile e pedonale e gli spazi destinati a parcheggio; c) le attrezzature pubbliche o di uso pubblico a servizio delle finalità del parco; d) le aree di inedificabilità assoluta, anche al di fuori della zona A del parco; e) le aree destinate ad interventi di restauro ambientale; 10
11 Piano territoriale dei parchi regionali (L.r. 98/81; L.r. 14/88): Il piano territoriale del parco definisce: f) le aree a destinazione forestale od agricola, con le relative norme di utilizzazione; g) le infrastrutture a servizio dell agricoltura e della zootecnica, nelle zone in cui tali attività sono consentite; h) nell ambito delle zone C, le aree attrezzate per la fruizione turistica e culturale e l'eventuale previsione di strutture ricettive, commerciali e artigianali; i) i divieti di attività nonchè le direttive e i criteri metodologici da osservarsi nella redazione degli strumenti urbanistici generali ed attuativi di competenza degli enti locali, con riferimento alle zone D. Programma pluriennale economico-sociale dell Ente parco (L.r. 98/81; L.r. 14/88): L Ente parco promuove iniziative atte a favorire lo sviluppo economico e sociale delle collettività residenti nel parco e predispone un Programma pluriennale economico-sociale per la promozione delle attività compatibili nell ambito del parco. In particolare attraverso il Programma l Ente può: a) concedere sovvenzioni a privati o enti locali; b) predisporre attrezzature, servizi ed impianti di carattere turistico - naturalistico da gestire in proprio o da concedere in gestione con apposite convezioni a enti locali o privati residenti; c) agevolare e promuovere attività agrituristiche e ogni altra iniziativa, anche in forma cooperativa, atta a favorire, nel rispetto delle esigenze di conservazione del parco, lo sviluppo del turismo e delle attività locali connesse. 11
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