Marco BONI SORDELLO, LE POESIE. NUOVA EDIZIONE CRITICA CON STUDIO INTRODUTTIVO, TRADUZIONI, NOTE E GLOSSARIO A CURA DI MARCO BONI

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1 Marco BONI SORDELLO, LE POESIE. NUOVA EDIZIONE CRITICA CON STUDIO INTRODUTTIVO, TRADUZIONI, NOTE E GLOSSARIO A CURA DI MARCO BONI

2 A Silvio Pellegrini

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4 VII PREMESSA Una nuova edizione delle poesie di Sordello era da molti desiderata, sia per essere il libro del De Lollis, pubblicato ben cinquantasette anni fa 1, ormai introvabile, sia perché l edizione curata dall illustre studioso risultava oggi incompleta, in seguito alle scoperte di nuovi componimenti, fatte dal Bertoni 2 e da A. Jeanroy 3, sia perché in vari punti il testo del De Lollis appariva suscettibile di grandi o piccoli miglioramenti, anche a chi non spingesse lo sguardo sino ai manoscritti e si limitasse a tener presenti le numerose correzioni che furono proposte dagli studiosi che ebbero a suo tempo a recensire l opera 4 o ebbero ad occuparsi, in epoca posteriore, del trovatore di Goito 5. Ed era pure giudicata cosa quanto mai 1 C. DE LOLLIS, Vita e poesie di Sordello di Goito, Halle, 1896 («Romanische Bibliothek», vol. XI). 2 G. BERTONI, Nuove rime di Sordello di Goito, in Giornale storico della letteratura italiana, XXXVIII, 1901, p. 269 e segg. 3 A. JEANROY, Poésies provençales inédites d après les manuscrits de Paris, in Annales du Midi, XVII, 1905, p. 476 e segg. 4 Particolarmente importanti, per i problemi testuali, le recensioni di A. MUSSAFIA, Zur Kritik und Interpretation romanischer Texte. - Sordel, in Sitzungsberichte der K. Akademie der Wissenschaften di Vienna, Philosophisch-historische Klasse, CXXXIV, 1895, IX Abh., p. 1 e segg.; di O. SCHULTZ-GORA, in Zeitschrift für romanische Philologie, XXI, 1897, p. 237 e segg.; di G. NAETEBUS, in Archiv für das Studium der neueren Sprachen und Literaturen, XCVIII, 1897, p. 202 e segg.; di A. JEANROY, in Revue critique d histoire et de littérature, XLII, 1896, p. 283 e segg. Parecchie proposte di correzioni fece anche P. E. GUARNERIO, in Giorn. stor. d. lett. it., XXVIII, 1896, p. 383 e segg.; ma sono in gran parte inaccettabili. Per altre recensioni che saranno citate nel corso della trattazione quando sarà necessario cfr. la n. 6 e la bibliografìa in fondo al volume. 5 Meritano particolare ricordo gli importanti contributi di G. BERTONI, I trovatori d Italia, Modena, 1915, specialm. a p. 297 e segg.

5 VIII opportuna che venissero ripresi in esame, dopo le molte e talora assai accese discussioni a cui il libro del De Lollis dette origine (fra cui la famosa polemica tra il De Lollis e il Torraca, che per poco non dette luogo, come è noto, ad un duello) 6 e dopo i numerosi studi successivi 7, i problemi riguardanti la biografìa e le opere del poeta, tenendo conto anche delle ricerche compiute in questi primi cinquant anni del Novecento intorno a quei trovatori che, come Aimeric de Peguilhan, Uc de Saint Circ, Guilhem de la Tor, Bertran d Alamanon, Peire Bremon Ricas Novas, Guilhem Montanhagol, Granet, ebbero rapporti con Sordello. A questa duplice esigenza cerca di soddisfare il presente volume, che si propone non solo di tracciare di nuovo rimeditandone i problemi, alla luce di tutte le indagini che sono state fatte su Sordello dalla pubblicazione del libro del De Lollis ad oggi, nonché dei non pochi e spesso importantissimi studi recentemente venuti alla luce sulla storia francese e italiana del sec. XIII 8 la biografia del trovatore di Goito e di studiarne le opere, ma anche di dare una nuova edizione completa di tutte le poesie sordelliane, fondata su una revisione completa di tutta la tradizione manoscritta. Tale revisione, come si vedrà, è stata assai fruttuosa, perché mi ha permesso di correggere parecchi errori del De Lollis e anche qualche svista sfuggita al Bertoni nel testo e nell apparato delle liriche da lui accolte nel suo fondamentale volume dedicato ai Trovatori d Ita- 6 Si veda: F. TORRACA, Sul «Sordello» di Cesare de Lollis, in Giornale dantesco, IV, 1897, p. 1 e segg.; A proposito di Sordello, ivi, IV, 1897, p. 297 e segg. e V, 1898, p. 191 e segg.; Sul «Pro Sordello» di Cesare De Lollis, ivi, VI, 1898, p. 417 e segg., p. 529 e segg. e VII, 1899, p. 1 e segg., 120 e segg., 174 e segg.; C. DE LOLLIS, Pro Sordello de Godio, milite, in Giorn. stor. d. lett. it., XXX, 197, p. 125 e segg.; P. E. GUARNERIO, A proposito di Sordello, in Giornale dantesco, V, 1898, p. 106 e segg. 7 Non essendo possibile, naturalmente, enumerarli tutti, basterà qui ricordare, come particolarmente notevoli, tra gli studi di carattere generale, quelli del CRESCINI, del NOVATI, del BERTONI, dello JEANROY, del PARDUCCI, del DE BARTHOLOMAEIS, dell UGOLINI, del VISCARDI, e, fra i contributi particolari, quelli del TALLONE e del MONCHIERO, relativi al feudo di La Morra in provincia di Cuneo, assegnato da Carlo d Angiò a Sordello, e quelli del BISCARO. Di questi studi si troveranno le indicazioni bibliografiche complete nella bibliografia in fondo al volume. A questa bibliografia rimando anche per altri studi su cui qui sorvolo. 8 Anche queste indagini storiche erano necessarie per precisare vari particolari della biografia e dell opera del trovatore. Inoltre, esse mi hanno permesso di rintracciare vari nuovi atti angioini, del tutto ignoti fino ad ora agli studiosi di Sordello, in cui il trovatore di Goito appare, come in parecchi altri già segnalati dal DE LOLLIS, nell elenco dei testimoni, tra i più alti baroni della corte provenzale.

6 IX lia, e persino di restituire a una canzone (la XXV dell ed. De Lollis; in questa edizione al n. X) la seconda tornada, della cui esistenza il De Lollis non si era accorto. Seguendo una consuetudine ormai universalmente diffusa nelle edizioni di poesie trobadoriche, ho creduto opportuno far seguire a ogni testo di Sordello la traduzione. L edizione del De Lollis era del tutto priva di traduzioni; e di molti componimenti del trovatore mantovano questa è la prima traduzione che venga pubblicata. Sento il dovere di ringraziare qui vivamente Silvio Pellegrini, il quale mi ha suggerito, quattro anni fa, questo lavoro che perciò ho voluto che fosse a lui dedicato e mi ha dato molti preziosi consigli. E assieme a Silvio Pellegrini voglio qui ricordare con animo grato Francesco A. Ugolini, che fin dal 1939, nella prima edizione del suo bel volume su La poesia provenzale e l Italia, aveva detto quanto mai desiderabile un «coordinatore lavoro complessivo» su Sordello 9, e che ha seguito con grande interesse lo sviluppo delle mie ricerche. Ringrazio inoltre Mademoiselle J. Vieilliard, direttrice dell «Institut de Recherches et d Histoire des Textes» di Parigi, e Mademoiselle E. Brayer, direttrice della sezione francese di tale Istituto, che hanno lasciato a mia disposizione, per tutto il tempo che mi è stato necessario, le fotografie di molti manoscritti, e la direttrice della Biblioteca Estense, dott. Emma Pirani, che mi ha agevolato in ogni modo lo studio dei preziosi codici modenesi 10. MARCO BONI 9 F. A. UGOLINI, La poesia provenzale e l Italia, Modena, 1939 (collez. «Testi e manuali» dell Istituto di filologia romanza dell Università di Roma), p. XXXIX. Cfr. anche la 2ª ed., Modena, 1949, alla stessa pagina. 10 Avverto che degli scritti citati nelle note si sono date indicazioni bibliografiche complete solo la prima volta in cui sono stati ricordati; successivamente essi sono stati citati in forma abbreviata. Si potranno ritrovare facilmente i dati bibliografici completi ricorrendo alla bibliografia posta in fondo al volume. Con la sigla P. C. rimando alla Bibliographie der Troubadours di A. PILLET e H. CARSTENS, Halle, 1933.

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8 INTRODUZIONE

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10 XIII I LA VITA DI SORDELLO 1. SORDELLO FINO ALLA PARTENZA DALL ITALIA Sordello è, in complesso, uno dei trovatori di cui si può tracciare la vita con una certa ampiezza benché non senza incertezze e dubbi non facilmente solubili in modo sotto ogni rispetto soddisfacente, per l abbondanza delle notizie che intorno a lui possediamo, ricavabili non solo dalle sue poesie e dalle due biografie provenzali, in genere, come vedremo, assai attendibili, che i codici ci hanno tramandato (una, più ampia e più autorevole 11, conservata, come è noto, da A a a, un altra, più breve, data da I K) 12, nonché dalle poesie dei trovatori con cui ebbe rapporti, ma anche da numerosi documenti e diplomi che riguardano il nostro trovatore o lo citano nell elenco dei testimoni. Sul luogo di nascita di Sordello nome proprio assai diffuso in quel tempo 13, e diminutivo, come il meno comune Surdinus 14, 11 Che la vida di A a a sia la migliore è attestato, come già notò il DE LOLLIS (Vita e poesie di Sordello, p. 3), dalla esattezza della notizia della nascita del trovatore a Goito, e dal ricordo dei tre feudatari di casa Strasso, dei quali, come vedremo, si trova ricordo in documenti contemporanei. 12 Trascuro, naturalmente, d, copia di K fatta nel sec. XVI, e ρ, estratto da K risalente al sec. XVII. 13 Un «Sordellus qui fuit de Marano», ad es., è ricordato tra i cittadini del quartiere di Santo Stefano di Vicenza che giurarono il trattato concluso nel 1254 tra Ezzelino III da Romano e Uberto Pelavicino (cfr. C. MERKEL, Sordello di Goito e Sordello di Marano, in Giorn. stor. d. lett. it., XVII, 1891, p. 381 e segg., che confuta l identificazione col trovatore tentata dal GITTERMANN, Ezzelin von Romano, I Teil, Die Gründung der Signorie, Stuttgart, 1890, p. 95); un «Oldericus Sordelli», forse figlio del precedente, è citato in un atto dell 11 settembre 1260 tra i cittadini posti dal comune di Vicenza a custodia del «girone» sopra la porta del Leone in Bassano, dopo lo sfacelo della signoria ezzeliniana (cfr. VERCI, Storia degli Ecelini, Bassano, 1779, III, p. 427); un «Sordello Mazocho» compare come testimonio in alcuni atti rogati a Cherasco nel 1273 e nel 1289 (Historiae Patriae Monumenta edita iussu regis Caroli Alberti, Chartarum t. II, Torino, 1853, col. 1643, 1709, 1714). Il DE LOLLIS (Vita e poesie, p. 2 n.) cita anche un «Waltherius Surdellus» che nel 1206 permuta alcuni beni con l abate di Tournay. 14 Un «Surdinus» compare in un docum. del 1203 citato dal MORIONDO, Monumenta Aquensia, I, Torino, 1789, col. 130.

11 XIV di Surdus, da cui venne poi il cognome Sordi 15, e non soprannome giullaresco, come, sulle orme di una osservazione del De Lollis 16, ha ripetuto anche recentemente il Bertoni 17, nonostante che nella vida più breve 18, in varie rubriche 19, ai v. 6 e 10 dello scambio di cobbole tra Uc de Saint Circ e Alberico da Romano 20, e al v. 9 del sirventese En la mar major di Peire Bremon Ricas Novas 21 il nome sia fatto precedere dall articolo 22 abbiamo testimonianze sicure. La prima e più ampia vida afferma che il nostro trovatore 15 Cfr. anche F. BERTOLINI, Sordello, in Nuova Antologia, CCVIII, 1906, p DE LOLLIS, Vita e poesie, p. 1. Il DE LOLLIS però si limita a osservare, citando i luoghi dei canzonieri provenzali in cui il nome del nostro trovatore appare preceduto dall articolo, che il nome Sordello «dové apparire quasi un nomignolo derivato da forme provenzali quali sordei, sordejar...»; e soggiunge che in realtà, il nome non è che un diminutivo di «Surdus». 17 Nella voce Sordello dell Enciclopedia Italiana (cfr. XXXII, 1936, p. 155). 18 Si veda il testo della vida pubblicato in appendice. 19 Tali rubriche si trovano nei seguenti codici: A, c. 209 a e b, 210 c; D, c. 140 a; I, c. 123 d; K, c. 109 c e d. 20 Basti qui rimandare all ed. delle poesie di Uc de Saint Circ di A. JEANROY e J. J. SALVERDA DE GRAVE, Toulouse, 1913, p. 112 e ai Trovatori d Italia del BERTONI, p Cfr. P. C. 457, 20 a. 21 Cfr. l ed. delle poesie di Peire Bremon Ricas Novas curata da J. BOUTIÈRE, Toulouse-Paris, 1930, p. 69. Cfr. P. C. 330, Il DE LOLLIS pensava, come si è visto, che il fatto che davanti al nome del trovatore sia posto l articolo mostri che il nome veniva quasi considerato «un nomignolo derivato da forme provenzali quali sordeis, sordejar, e destinato a contrassegnare un uomo di qualità morali tutt altro che elevate». Il rapporto però tra il nome Sordel e sordeis o sordejar è molto dubbio: cfr. O. SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Zeitschrift f. rom. Phil., XXI, 1897, p. 238 e XXII, 1898, p. 302; C. APPEL, rec. al vol. del DE LOLLIS, in Literaturblatt für germanische und romanische Philologie, XIX, 1898, col Vanno respinti anche il rapporto che il DE LOLLIS poneva (Vita e poesie, p. 1 e 14) tra il nome del trovatore preceduto dall articolo e l aneddoto di Benvenuto da Imola (di cui si parlerà ampiamente più oltre), e la supposizione, legata a tale rapporto, che Benvenuto abbia attinto l aneddoto a una biografia provenzale a noi ignota: cfr. SCHULTZ-GORA, ibid. e APPEL, ibid.; NAETEBUS, rec. al vol. del DE LOLLIS, p. 203; e soprattutto F. NOVATI, Il canto VI del Purgatorio letto nella sala di Dante in Orsanmichele, Firenze, 1903, p. 49 e segg., che opportunamente osserva che Benvenuto tende a spiegare in modo simbolico i nomi dei personaggi di cui parla, mettendoli in rapporto coi casi della loro vita, e si compiace di giuochi di parole, sì che non vi è alcun bisogno di pensare a una fonte provenzale per spiegare il rapporto che Benvenuto istituisce tra Sordello e «sordidus».

12 XV «fo de Mantoana, d un castel que a nom Got» 23 ; e la notizia è pienamente confermata non solo da una rubrica del codice H (c. 43 a) ove il poeta è detto Sordel de Goi, ma anche da vari documenti 24 ove è chiamato Sordellus de Godio: testimonianza, quest ultima, di notevolissima importanza, perché rispecchia l opinione comune corrente negli ambienti ufficiali della corte angioina, probabilmente risalente a dichiarazioni del trovatore stesso o da lui approvata. Né parrebbe in sostanziale contraddizione con questa notizia l indicazione fornita dalla vida minore, che lo dice nativo «de Sirier de Mantoana» 25 : infatti Sirier potrebbe essere identificato, secondo l ipotesi messa innanzi dal De Lollis 26, con Cereda o Cereta (pronuncia locale Serida), presso Volta Mantovana, a circa 6 km da Goito, o con Sereno (pron. locale Serino), località posta secondo il De Lollis nelle immediate vicinanze della precedente, oppure anche benché sia meno probabile, essendo i toponimi più lontani dalla forma della vida provenzale 27 con le località Cerlongo e I Cerri, poste a circa 3 km a NO di Goito 28. Le due vidas concordemente ci attestano anche che il nostro tro- 23 Cito la lezione di A. Si cfr. il testo in appendice. 24 Il primo di tali documenti è l accordo tra Carlo d Angiò e Genova circa questioni di confine, del 21 luglio 1262, ove Sordello è citato tra i testimoni; gli altri sono i diplomi, conservati dai registri angioini dell Archivio di Stato di Napoli, relativi alle concessioni di feudi in Abruzzo fatte da Carlo d Angiò a Sordello (di tutti questi documenti si tratterà ampiamente più oltre). 25 Cito per questa vida, come base, la lezione di I. Cfr. l Appendice. 26 Vita e poesie, p. 2 e segg. 27 Si potrebbe però osservare, a questo proposito, che non è possibile pretendere una puntuale corrispondenza tra il toponimo italiano moderno e quello provenzale, che è evidentemente una traduzione approssimativa (e non sappiamo quanto fedele), fatta dal compilatore stesso della vida, e forse storpiata poi dai copisti, di un toponimo locale e dialettale antico. 28 Secondo O. SCHULTZ-GORA, Die Lebensverhältnisse der italienischen Trobadors, in Zeitschrift f. rom. Phil., VII, 1883, p. 203, n. 2 (e cfr. la rec. al vol. del DE LOLLIS, XXI, p. 238) il Sirier della vida sarebbe da identificare piuttosto con Serere a est di Mantova, località che non si trova più registrata nella carta d Italia dell Istituto Geografico Militare né in altre nostre carte moderne, ma che corrisponde come ho potuto accertare mediante un confronto fra la carta al dell I.G.M. (f.o 63, tav. III S. O., Quistello) e la «Topographische Karte von Mittelitalien» usata dallo SCHULTZ-GORA alla frazione di Corte Cerreto a ovest di Quingentole. Tale località però ci porterebbe, mi sembra, troppo lontano da Goito. Naturalmente, però, anche l ipotesi del DE LOLLIS lascia non pochi dubbi.

13 XVI vatore fu di nobile nascita, benché appartenesse alla piccola nobiltà: la prima vida lo dice «gentils catanis», cioè appartenente alla classe dei «cattani» o signori di castelli, che nella gerarchia feudale avevano, come è noto, un grado intermedio tra i conti e i semplici valvassori; e la seconda lo dice figlio di un cavaliere, specificando però che questo cavaliere era povero di averi: notizia assai credibile, e che ci spiega come il trovatore abbandonasse il luogo natio e tentasse la fortuna nelle corti. La seconda vida aggiunge che il padre di Sordello «avia nom sier el Cort»: espressione nella quale non si sa se si debba ravvisare il vero nome del padre, come inclina a credere il De Lollis 29, il quale avverte che «Curtus, nome e patronimico, fu comunissimo nell Italia settentrionale al secolo XIII», o come un soprannome, allusivo alla breve statura o alle scarse rendite del cavaliere, come vorrebbe invece l Ugolini 30. Quanto alla data di nascita, che le vidas naturalmente non danno, e che non conosciamo da altra fonte, dovremo fissarla per congettura: ma non è certo troppo arrischiato pensare ai primi anni del sec. XIII o forse, meglio, agli ultimi anni del sec. XII 31. Bello di persona, come attesta la biografia più ampia 32 e, co- 29 Vita e poesie, p. 8, n. 30 UGOLINI, La poesia provenzale e l Italia, p. XXX. Anche il FAURIEL, nel suo saggio su Sordello pubblicato nella Bibliothèque de l École des Chartes, IV, p. 95, aveva ritenuto il Cort come un soprannome allusivo alla povertà del padre del trovatore. Il NOVATI, II canto VI del Purgatorio, p. 21, dice Sordello «probabilmente di gran lignaggio, perché a chi conosca le misere condizioni nelle quali sullo scorcio del secolo decimosecondo versavano le più nobili ed antiche famiglie italiane per la suddivisione indicibile dei patrimoni aviti, non può far stupore che i cattani di Goito fossero altrettanto nobili quanto miserabili». È giusta l osservazione che molte delle più nobili famiglie italiane fossero allora in piena decadenza; ma che Sordello fosse «di gran lignaggio» è ipotesi che lascia non pochi dubbi. Sui nobili di Goito cfr. F. C. CARRERI, Le condizioni medievali di Goito, in Atti e Memorie della R. Accademia Virgiliana di Mantova, , p. 157 e segg., e P. TORELLI, Un comune cittadino in territorio ad economia agricola, Mantova, 1930, I, p. 53 e segg. Ma sarebbero utili approfondite ricerche particolari. 31 Cfr. UGOLINI, ibid. Collocano la nascita del trovatore «intorno al 1200» il DE LOLLIS, Pro Sordello de Godio, milite, p. 136; il TORRACA, Sul «Sordello» di C. De Lollis, p. 9; il CRESCINI, Sordello, Padova, 1897, p. 16; il BERTONI, Il Duecento, Milano, Vallardi, 1947, p. 27 (e cfr. la voce dell Enciclopedia italiana; il VISCARDI, Poesie di Sordello, in Dizionario letterario Bompiani, Milano, 1948, V, p Ai primi anni del sec. XIII pensano invece lo SCHULTZ-GORA, Die Lebensverhältnisse der italianischen Trobadors, p. 203; e J. ANGLADE, Les Troubadours, Paris, 1929, p In essa si legge infatti: «E fo avinens hom de la persona...».

14 XVII me possiamo facilmente intuire, di ingegno vivace e di animo avventuroso e generoso, Sordello preferì alla vita meschina e monotona di un piccolo nobile del contado la vita del giullare e dell uomo di corte, più vivace e brillante, e che offriva anche la possibilità di fare fortuna. Erano i tempi in cui la Marca Trevigiana risuonava tutta di canti occitanici, e nelle grandi e piccole corti della regione (quella degli Estensi, quella dei Da Romano, quella dei San Bonifacio, ecc.) trovavano protezione e ottenevano plauso per le loro liriche vari trovatori, fra cui primeggiava Aimeric de Peguilhan 33. E numerosissimi erano i giovani giullari, che invadevano le corti, avidi di doni e di ricompense, ansiosi di affermarsi, rissosi e spregiudicati, in lotta fra loro, ma senza riguardi anche per i trovatori anziani, contro i quali si appuntano pure le loro invidie: i «croi joglaret novel», «enojos e mal parlan», di cui parla Aimeric de Peguilhan nel famoso sirventese Li fol e il put e il filol, lagnandosi che essi corrano «un pauc trop enan» e aggiungendo (vv. 6-8). E son ja, li mordedor per un de nos dui de lor; e non es qui los n esquerna 34. Tra questa turba di giullaretti novelli ritroviamo in un primo tempo Sordello, partecipe dei loro giochi e delle loro risse; benché 33 Sulla lirica trovadorica nella Marca Trevigiana e presso gli Estensi, oltre al vecchio studio di T. CASINI, I trovatori nella Marca Trivigiana, in Il Propugnatore, XVIII, 1885, p. 149 e segg., basti rimandare alle seguenti opere: BERTONI, I trovatori d Italia, p. 16 e segg., e Il Duecento, p. 20 e segg.; A. JEANROY, La poésie lyrique des troubadours, Toulouse-Paris, 1934, I, p. 244 e segg.; V. DE BARTHOLOMAEIS, La poesia provenzale in Italia, nel vol. Provenza e Italia, Firenze, 1930, p. 28 e segg. e passim (pagine ripetute senza grandi mutamenti nell introd. alle Poesie provenzali storiche relative all Italia, Roma, 1931, I, p. XXXV e segg.), e Primordi della lirica d arte in Italia, Torino, 1943, principalm. p. 178 e segg.; UGOLINI, La poesia provenzale e l Italia, p. XXI e segg. 34 Cito dal testo critico dato dall UGOLINI, ibid., p. 57 e segg. (e cfr. p. 148), migliore in alcuni punti anche di quello dato dalla recentissima ed. critica delle poesie di Aimeric de Peguilhan di W. P. SHEPARD e F. M. CHAMBERS, Evanston, Illinois, 1950, p Cfr. anche la ricostruzione, accompagnata da un accuratissimo commento, di V. CRESCINI, Note sopra un famoso sirventese di Aimeric di Peguilhan, in Studi medievali, n. s., III, 1930, p. 6 e segg., riprodotta nel vol. Romanica fragmenta, Torino, 1932, p. 541 e segg., e quella di V. DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, I, p. 241 e segg. Del sirventese il DE BARTHOLOMAEIS ha trattato anche nel saggio Il sirventese di Aimeric de Peguilhan Li fol, li put e il filhol, in Studi romanzi, VII, 1911, p. 296 e segg.; cfr. anche Primordi della lirica d arte in Italia, p. 96 e segg. La composizione del sirventese si può collocare circa al 1220: cfr. UGOLINI, ibid., p. XXIII; e cfr. DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, I, p. 241 e segg.

15 XVIII certo subito si distinguesse tra essi per il suo ingegno, per la sua fierezza (di cui vedremo in seguito notevoli testimonianze), e per le sue doti di poeta e di musico, che la più ampia delle vidas espressamente ricorda 35. Infatti nel sirventese sopra ricordato (vv ) Aimeric de Peguilhan lo distingue chiaramente dalla folla dei «joglaret novel», per quanto non lo stacchi da essi che ironicamente, e lo presenti come un accanito giocatore di dadi, sempre squattrinato, tanto da esser costretto a lasciare il gioco quando gli manchi chi gli presti del denaro: Non o dic contra n Sordel, q el non es d aital semblan, ni no is vai ges percassan si co l cavallier doctor, mas, qan faillo l prestador non pot far cinc, cines, terna 36. Questo sirventese di Aimeric de Peguilhan è un prezioso documento degli anni giovanili di Sordello, il quale, al tempo in cui Aimeric scrisse questi versi, doveva essere all incirca ventenne 37. Un altro documento è costituito dallo scambio di cobbole tra Aimeric de Peguilhan e Sordello, che costituisce il testo XXX di questa 35 Vi si dice infatti che Sordello «fo bon chantaire e bon trobaire». Mette conto di ricordare, a proposito del tirocinio poetico del nostro trovatore, che il BERTONI (Il Duecento, p. 29) formula l ipotesi che Sordello sia stato ammaestrato nell «arduo esercizio» del rimare in provenzale da Rambertino Buvalelli, che era stato podestà di Mantova nel , e aveva usato, per primo, per indicare la donna amata, il senhal di «Restaur», caro poi a Sordello. È un ipotesi suggestiva, ma che non si appoggia ad alcuna prova sicura. 36 Seguo per il v. 16, tanto discusso, la lezione del CRESCINI e dell UGOLINI, che mi sembra del tutto soddisfacente. La lezione del DE BARTHOLOMAEIS, No pot far cinc et ill terna, assai lontana dalla tradizione manoscritta, mi sembra meno convincente, nonostante il raffronto istituito con un passo del sirventese Mout m es (P. C 80, 28) di Bertran de Born (cfr. Il sirventese di Aimeric de Peguilhan, p. 314, e Poesie provenzali storiche, I, p. 243): anche ammettendo, infatti, che Sordello avesse dinanzi questo componimento, non si può escludere che abbia variato l espressione del suo modello. Né mi sembra accettabile la lezione No pot far cinc ni sieis terna data dall ed. SHEPARD, CHAMBERS, p. 166 e 169. A proposito dell interpretazione generale del passo è da notare che il DE BARTHOLOMAEIS pensa che qui Aimeric presenti Sordello come «un procacciante vivente di prestiti e di truffe» (Poesie provenzali storiche, I, p. 243); probabilmente è più nel vero il CRESCINI (Note sopra un famoso sirventese), il quale ritiene che l ironia sia assai meno pungente. Cfr. anche TORRACA, Sul «Sordello» di C. De Lollis, p. 7 e segg. 37 Per la data del sirventese cfr. nota 34 Sordello si trovava allora nella Marca Trevigiana, non a Saluzzo: cfr. DE BARTHOLOMAEIS, Il sirventese di Aimeric de Peguilhan, p. 303 e segg., e Poesie provenzali storiche, I, p. 243.

16 XIX edizione, interessante perché ci mostra Sordello in aperto contrasto col trovatore tolosano: nella prima cobla infatti Aimeric rinfaccia a Sordello di essersi buscato un colpo di anguistara sulla testa (evidentemente in una rissa in una taverna), e, osservando ironicamente che egli, però, aveva un cuore tanto umile e tanto nobile da prendersi in pace ogni colpo, pur che non vedesse del sangue, lo accusa velatamente di essere un vile; nella seconda Sordello replica violentemente, scagliando contro Aimeric la solita accusa di avarizia, e deridendone la bruttezza e la pretesa come par che si debba intendere di voler fare il galante malgrado l età avanzata 38. A queste cobbole, conservate in P, può essere accostata anche un altra cobbola, conservata da H, in cui Sordello ricorda con compiacenza il colpo di spada con cui un certo Auziers 39 ferì, in modo da tagliargli tutta la guancia, un certo Figeira che si potrebbe (benché la cosa sia tutt altro che sicura) identificare con Guilhem Figueira 40 che lo aveva assalito in un sirventese in cui faceva prova della sua «lenga falsa e messongeira». Tale cobbola (testo XXVII di questa edizione) e la precedente sono i più antichi componimenti che ci siano rimasti del nostro trovatore. Di questi versi però non è possibile dare una datazione sicura. 38 Rimando alle note che accompagnano il testo per l indicazione delle edizioni e per altri particolari. La data del componimento è assai incerta: il BERTONI, I trovatori d Italia, p. 73 afferma che risale «forse al 1216 o 1220»; il DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, II, p. 78 si limita a dirlo anteriore alla partenza di Sordello dall Italia, che egli assegna al 1228; lo SHEPARD e il CHAMBERS, The Poems of Aimeric de Peguilhan, p. 22 e 73, inclinano alla data proposta dallo SCHULTZ-GORA (Die Lebensverhältnisse der italienischen Trobadors, p. 204), che lo poneva intorno al Il DE LOLLIS pensava invece al 1220: cfr. più oltre. 39 Qualche studioso ha voluto identificarlo con Guglielmo Augier Novella: cfr. P. MEYER, rec. del vol. di E. LEVY su Guilhem Figueira, in Romania, X, 1881, p. 202; SCHULTZ-GORA, Die Lebensverhältnissen der italienischen Trobadors, p. 120; J. MÜLLER, Gedichte der Guillem Augier Novella, in Zeitschrift f. rom. Phil., XXIII, 1899, p. 51; DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, II, p. 62 e seg. e Primordi della lirica d arte in Italia, p L identificazione tra il Figeira o Figera di questo componimento e delle cobbole giulleresche di cui si parla in queste pagine e Guilhem Figueira è stata negata risolutamente dal DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, I, p. 250 e seg. e II, p. 63 (ma in parte partendo da un errore messo in luce dall UGOLINI), e Primordi della lirica d arte in Italia, p. 111 e 183 e seg.; ed è messa in dubbio dall UGOLINI, La poesia provenzale e l Italia, p. XXVIII e seg. Per la tesi favorevole all identificazione (accettata anche dal PILLET e dal CARSTENS, Bibliographie, n. 217) basti citare: E. LEVY, Guilhem Figueira, Berlin, 1880, p. 2 e segg.; DE LOLLIS, Vita e poesie, p. 4 e segg.; e Pro Sordello de Godio, milite, p. 124 e segg.; TORRACA, Sul «Sordello» di C. De Lollis, p. 2 e segg.; e Sul «Pro Sordello» di C. De Lollis, p. 419 e segg.; SHEPARD, CHAMBERS, The Poems of Aimeric de Peguilhan, p. 20 e segg., 79 e seg., 94 e segg.

17 XX A una data sicura aveva creduto di poter arrivare il De Lollis 41, il quale, ricollegando queste cobbole ad altre sette conservate in H, una di seguito all altra (nn ) 42 a non molta distanza dalla cobla di Sordello contro Figeira (che è al n. 237), aveva creduto di poter riferire tutte e dieci le cobbole a un medesimo avvenimento, ossia a una contesa tra giullari che egli pensava avvenuta «verso il 1220» in una taverna di Firenze: deducendo la data dai versi di chiusa della cobla Bertran d Aurei, se moria, assegnata nel ms. a Figera, che alludono alla Metgia di Aimeric de Peguilhan e non danno a Federico II che il titolo di re, e sono perciò anteriori alla coronazione imperiale di Federico, avvenuta il 22 novembre 1220, e la località dal v. 4 della cobla di Paves. Sarebbe in tal modo possibile pensare a un soggiorno di Sordello a Firenze nell anno La tesi del De Lollis, fondata su sottili accostamenti, poteva a prima vista apparire suggestiva. Egli riuniva le prime quattro cobbole date da H (nn ), che hanno la stessa struttura strofica e le stesse rime, e sono evidentemente connesse tra loro anche per il contenuto 43, alle cobbole 199 e 200, chiaramente collegate as- 41 Vita e poesie, p. 4 e segg.; Pro Sordello de Godio, milite, p. 124 e segg. 42 Per chiarezza, elenco qui le sette cobbole, nell ordine in cui si trovano nel codice, citando il primo verso di ciascuna, e indicando l autore a cui ciascuna è attribuita: n Figera. Bertram d Aurel, se moria (P. C. 217, 1 b); n N Aimerics de Piguillan. Bertram d Aurel, s [aucizia] (P. C. 10, 13); n Bertram d Aurel. N Aimeric, laissar poria (P. C. 79, 1); n Lambertz. Seigner, scel qi la putia (P. C. 280, 1); n Paves. Anc de Roland ni del pro n Auliver (P. C. 320, 1); n Figera. Anc tan bel colp de ioncada (P. C. 217, 1 a); n N Aimerics de Piguillan. Anc tan bella espazada (P. C., 10,9). Le cobbole (edite diplomaticamente dal GAUCHAT e dal KEHRLI in Studi di filologia romanza, V, 1891, p. 523 e segg.) sono state stampate trascurando edizioni più antiche, come quella del MAHN dal TORRACA, Sul «Pro Sordello» di C. De Lollis, p. 419 e segg.; dal DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, I, 250 e segg., II, 76 e segg.; e da SHEPARD, CHAMBERS, The Poems of Aimeric de Peguilhan, p. 73, 79 e seg., 94 e segg. Le cobbole 194, 195, 196, 197, 199 e 200 si trovano anche nell ed. delle poesie di Guilhem Figueira del LEVY, p. 55 e seg. La cobbola di Paves (198) è anche nei Trovatori d Italia del BERTONI, p. 301; e le cobbole 194, 196 e 197 si trovano pure nell ed. delle poesie di Rambertino Buvalelli del BERTONI (Dresden, 1908), p. 58 e 65 e seg. 43 Nella cobla 194 Figera, imitando lo schema di una tenzone tra Guido di Cavaillon e il conte di Tolosa (cfr. TORRACA, Sul «Sordello» di C. De Lollis, e Sul «Pro Sordello» di C. De Lollis; DE LOLLIS, Pro Sordello de Godio, milite; LEVY, Guilhem Figueira, p. 56; DE BARTHOLOMAEIS, Primordi della lirica d arte in Italia, p. 111) si rivolge a Bertram d Aurel, chiedendogli a chi Aimeric de Peguilhan, se morisse prima di Ognissanti, lascerebbe le ricchezze che ha accumulate in Lombardia soffrendo freddo e fame (la solita accusa di avarizia che gli rivolge anche Sordello); nella 195 Aimeric stesso, prevenendo le risposte e ritorcendo le domande a danno del suo avversario, si rivolge anch egli a Bertran d Aurel chiedendogli a chi «Figera l deptor», nel caso che fosse stato ucciso da N Auzers, avrebbe potuto lasciare il suo fals cor traidor, pieno di ogni sorta di vizi, e tutte le sue

18 XXI sieme dalla eguaglianza della struttura strofica e delle rime e dal contenuto, ritenendo che la ferita che N Auzers dette a «N Guillelm Gauta-segnada» fosse da porsi in rapporto coi primi due versi della cobbola 195; e a questa riteneva si dovessero legare anche la 198, posta nel codice tra i due gruppi, pensando che il colpo di pane secco e duro dato da Capitanis 44 a «N Guillem l enojos» fosse da accostarsi al colpo di spada della cobla 200 e al colp de joncada della 199, dati a «N Guillelm Testa-pelada» e a «N Guillelm Gauta-segnad» (che potrebbero essere la stessa persona), e la 237, ove Sordello accenna a un colpo di spada che ferì Figeira, il quale potrebbe essere identificato con i Guglielmi delle cobbole 198, 199 e 200. E riuniva inoltre alla serie anche le due cobbole scambiate tra Aimeric de Peguilhan e Sordello conservate da P (unite fra loro in modo indubbio dalla eguaglianza della struttura strofica e delle rime), sia per la analogia che gli pareva di notare tra il colpo di engrestara ricevuto da Sordello sul capo e il colp de joncada e l espazada delle cobbole 199 e 200 (che gli faceva pensare che Sordello ricevesse il colpo di engrestara nella stessa rissa in cui erano stati malmenati i due Guglielmi riducibili anche a un solo cattive compagnie; nella 196 Bertran d Aurel distribuisce a suo modo l eredità di Figera, assegnando a «Çoanet lo menor» l enjan e la tricharia, a «N Auzers lo fegnedor» e a «N Budel» il desonor, a «N Lambert» la putia, il vizio del bere a «N Complit-Flor» e i ribaldi a «N Amador»; nella 197 Lambert (nel quale non mi pare da ravvisare in alcun modo Rambertino Buvalelli: cfr. G. BERTONI, Rambertino Buvalelli trovatore bolognese e le sue rime provenzali, Dresden, 1908, p. 11 e segg. e 67 e segg.; DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, I, p. 250 e segg.; SHEPARD, CHAMBERS, The Poems of Aimeric de Peguilhan, p. 96) si dichiara, con molta libertà di linguaggio, contento dell eredità che gli è stata riserbata. 44 Questo personaggio non deve, naturalmente, essere identificato con Sordello, come voleva lo SCHULTZ- GORA, Die Lebensverhältnisse der italianischen Trobadors, p Cfr. anche TORRACA, Sul «Sordello» di C. De Lollis, p. 5; BERTONI, I trovatori d Italia, p. 24, 83, 301 e 358; DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, II, p. 77 e segg.

19 XXII personaggio delle cobbole ), sia per l identità della struttura strofica, sia per l identità quasi completa delle rime 45, la somiglianza del secondo verso, e il ritorno della parola sanc nel v. 8 delle cobbole 199 e 200 e nella prima cobbola di P. La tesi del De Lollis, che riprendeva in parte quella del Levy 46, ha suscitato però forti obiezioni, non solo da parte del Torraca, che ne fece uno dei punti fondamentali della sua critica al De Lollis 47, ma anche da parte del Naetebus 48 e dello Schultz-Gora 49 ; e anche il Bertoni, pur ammettendo la possibilità dell ipotesi, ne ha messo in luce il carattere oltremodo congetturale 50 : sicché oggi si può dire ormai con ragione messa da parte. Le quattro cobbole 194, 195, 196 e 197 di H stanno invero evidentemente per loro conto: infatti i vv. 1-2 della cobbola 195 non bastano a legare strettamente questo gruppo alle altre cobbole, perché a parte l incertezza dell identificazione di Figera con «Guillelm Gauta-segnada» non è detto che si riferiscano al ferimento di cui parla la cobbola 200, in quanto da essi si può ricavare soltanto che esisteva una rivalità tra Figera e N Auzers; e resta sempre possibile pensare, d altra parte, che tra queste cobbole e le altre intercorra un certo spazio di tempo. E in tal modo vien meno la possibilità di riferire la percossa ricevuta da Sordello mediante l engrestara di cui parla la cobbola Anc al temps d Artus ni d ara di Aimeric de Peguilhan al 1220, che è la data certa di queste quattro cobbole di H, scritte certamente subito dopo la Metgia di Aimeric 51 e anteriormente alla coronazione imperiale (22 novembre 1220) di Federico II che è ancora chiamato rei al 45 L unica differenza si ha nei v. 1 e 4 ove nelle cobbole 199 e 200 di H si ha la rima in -ada, mentre nella prima cobbola di P si ha la rima in -ara. 46 LEVY, Guilhem Figueira, p. 9 e 55 e segg. 47 TORRACA, Sul «Sordello» di C. De Lollis, p. 2 e segg.; A proposito di «Sordello», p. 301; Sul «Pro Sordello» di C. De Lollis, p. 419 e segg. 48 NAETEBUS, rec. al vol. del DE LOLLIS, p SCHULTZ-GORA, rec. al vol. del DE LOLLIS, XXI, 1897, p. 238, e cfr. XXII, 1898, p Difese invece la tesi del DE LOLLIS, GUARNERIO, nella sua rec. al vol. del DE LOLLIS, p G. BERTONI, Nuove rime di Sordello di Goito, in Giorn. stor. d. lett. ital., XXXVIII, 1901, p. 271; Rambertino Buvalelli, p. 65 e segg.; I trovatori d Italia, p La Metgia è certamente del 1220: DE LOLLIS, Pro Sordello de Godio, milite, p. 136 e segg.; BERTONI, I Trovatori d Italia, p. 26; DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, I, p. XLIII e segg., II, p. 246 e segg., e Primordi della lirica d arte in Italia, p. 108 e segg.; UGOLINI, La poesia provenzale e l Italia, p. XXII; SHEPARD, CHAMBERS, The Poems of Aimeric de Peguilhan, p. 20 e seg. e 148 e seg. Il DE LOLLIS in un primo tempo credeva, col DIEZ, che fosse stata composta poco dopo il 1218 (Vita e poesie, p. 5, n.). Il TORRACA, Sul «Pro Sordello» di C. De Lollis, p. 432 e segg., voleva, erroneamente, riportarla a una data ancora anteriore (tra il 1214 e il 1216).

20 XXIII v. 9 della cobla 194 anche se è forse troppo ardito precisare più minutamente le circostanze in cui furono composte, come fa il De Bartholomaeis, che le ritiene composte lungo la via Emilia 52. E mi sembra assai dubbio l accostamento alle cobbole della cobbola di Paves (n. 198): «Guillem l enojos» potrebbe essere un personaggio diverso dai Guglielmi in esse ricordati: e con questo verrebbe meno la possibilità di collocare la rissa a Firenze 53. Anche il fatto che la cobbola s inizia con Anc come le cobbole (e come le due di P) non mi sembra abbia gran valore, come vorrebbe il De Lollis 54 : si tratta infatti di una formula assai comune 55 ; e, d altra parte, anche ammettendo tra queste cobbole un rapporto di diretta imitazione letteraria in un senso o in un altro, non se ne può trarre una deduzione sicura per quanto riguarda la cronologia. Più chiaro sembrerebbe il legame tra la cobbola sordelliana contro Figeira e le cobbole di H, sembrando il colpo di spada dato da N Auziers a Figeira qui ricordato lo stesso in cui si parla nella cobla 200, inferto da N Auzers a Guillelm «Gauta segnada», sempre che si ammetta che tale Guillelm sia il Figueira 56 : il che però non ci dà nessun elemento per una precisa datazione della cobla di Sordello. Quanto alle due cobbole di P, la evidentissima somiglian- 52 DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, I, p. 248, 250; e cfr. Primordi della lirica d arte in Italia, p. 108 e segg. Dubitano dell affermazione del DE BARTHOLOMAEIS anche SHEPARD, CHAMBERS, The Poems of Aimeric de Peguilhan, p Il BERTONI, I trovatori d Italia, p. 83 inclina invece a legare fra di loro queste tre coblas e a identificare Guillem con il Figueira. Secondo lo SCHULTZ-GORA, Die Lebensverhältnisse der italienischen Trobadors, p. 204, «Guillem l enojos» potrebbe essere Guilhem de la Tor. Anche SHEPARD e CHAMBERS sono propensi a porre in stretta relazione le tre cobbole. 54 DE LOLLIS, Pro Sordello de Godio, milite, p TORRACA, Sul «Pro Sordello» di C. De Lollis, p. 453 e segg. 56 Questa identificazione è assai discussa: la accolgono, ad es., lo SHEPARD e il CHAMBERS, The Poems of Aimeric de Peguilhan, cit, p. 80; la negano invece il TORRACA, Sul «Pro Sordello» di C. De Lollis, p. 427, e il DE BARTHOLOMAEIS, Primordi della lirica d arte in Italia, p Mette conto osservare che il Guillelm «Testa pelada» della cobla 199 ben difficilmente potrà essere lo stesso Figera a cui la cobla è assegnata nel codice: dev essere un personaggio diverso. Fu forse un modesto giullare, di cui non sappiamo altro che il nome, come sembra intendere il DE BARTHOLOMAEIS? Oppure si deve pensare che questa cobla sia una pura imitazione letteraria di quella di Aimeric de Peguilhan, senza rispondenza con la realtà? Non bisogna dimenticare che anche le coblas satiriche erano un «genere» letterario.

21 XXIV za formale con le cobbole di H (identità di struttura metrica, identità di rime salvo quella dei v. 1 e 4, sostituita dall assonanza, parola sanc in rima all ultimo verso) non può provare se non questo: che Aimeric de Peguilhan nella cobbola Anc al temps d Artus ni d ara seguì lo schema delle cobbole : nulla ci obbliga a credere che Sordello ricevesse il colpo di engrestara nella stessa zuffa in cui N Auzers ferì Guillelm 58. Dobbiamo dunque metter da parte l ipotesi di un soggiorno di Sordello a Firenze, così come dobbiamo mettere da parte quella di un soggiorno a Saluzzo o genericamente in Piemonte, che si è voluta ricavare dal sirventese Li fol e il put e il filol di Aimeric de Peguilhan 59 ; e le cobbole ricordate valgono solo come documento generico della scapigliata vita giovanile del nostro trovatore, se si vogliono, s intende, considerare ispirate a fatti reali e a reali situazioni, e non come pure si potrebbe sostenere pure finzioni letterarie, dettate dal desiderio di dar prova di abilità o di esercitarsi nella poesia satirica e realistica. Sulla vita giovanile di Sordello abbiamo anche due altri curiosi documenti. Il primo è una cobbola di ignoto, anch essa conservata dal ms. P, subito dopo le due cobbole ingiuriose scambiate tra Sordello e Aimeric de Peguilhan: l anonimo rimatore dice di perdonare volentieri a Sordello tutte le offese che gli ha fatte, perché egli ne troverà giocando la giusta punizione: infatti aggiunge egli si è giocato ambedue i suoi palafreni e il suo destriero, e ora, se giungerà a un fiume ove non sia né guado né ponte, è costretto a spogliarsi e a mostrare le sue rotondità 60. Il secondo è una tenzone tra Figera e Aimeric de Peguilhan che si trova nel canzoniere H (n. 176), in cui si accenna a una movimentata partita a scacchi gio- 57 Si potrebbe anche sostenere che l imitazione avvenne in senso contrario: ma mi sembra meno verisimile. 58 Secondo il TORRACA, Sul «Pro Sordello» di C. De Lollis, p. 457 Sordello ricevette il colpo d engrestara in un soggiorno in Piemonte, che gli sembra attestato dal noto sirventese di Aimeric di Peguilhan: ma cfr. la n Cfr. la nota precedente. 60 La cobla (P. C. 461, 80) è stata stampata dallo STENGEL, nell ed. diplom. di P (in Arch. für das Stud. der neueren Spr. und Lit., L, 1872, p. 263), dal DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, II, p. 73, e da A. KOLSEN, Altprovenzalisches, 18: Das Sirventes des Joan d Albuzo gegen Sordel, in Zeit. für roman. Phil, LVIII, 1938, p. 99 e segg. Cfr. anche BERTONI, I trovatori d Italia, p. 75 e seg. (oltre, naturalmente, a DE LOLLIS, Vita e poesie, p. 7).

22 XXV cata a Brescia, durante la quale Bertram d Aurel minacciò col coltello Guillelm del Dui-Fraire, suo avversario, che viene chiamato «maiestre d en Sordel»: maestro di Sordello, verisimilmente, non nel cantare o nel poetare, ma nel giocare agli scacchi 61. Sono due componimenti difficilmente databili 62, ma che ci mostrano anch essi la passione del trovatore per il gioco negli anni della giovinezza. Particolarmente interessante è il primo, dal quale, per il fatto che Sordello vi appare in possesso di due palafreni e un destriero, il De Lollis 63 pensava che si potesse dedurre soltanto che «i diritti di giulleria di Sordello erano molto elevati e che, dunque, sin dall inizio della sua carriera, i meriti trovadorici di lui eran tutt altro che scarsi», ma forse si può ricavare anche, e meglio, con lo Schultz-Gora 64 e con altri 65 che Sordello, pur mescolandosi alla turba dei «giullaretti novelli», non era propriamente allo stesso livello di essi, ma alquanto al disopra di essi, e spiccava non solo per il suo ingegno, ma per la sua aspirazione a una vita più decorosa e nobile, per un vivo senso della dignità: il che ci spiegherà le sue proteste di non essere un giullare. 61 La tenzone (P. C. 10,36 e 217,4 c) è stata stampata (oltre che da GAUCHAT e KEHRLI, nell ed. diplom. di H, p. 518) dal LEVY, Guilhem Figueira, p. 57 e segg.; dal DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, II, p. 74, e da SHEPARD, CHAMBERS, The Poems of Aimeric de Peguilhan, p. 182 e segg. Su di essa cfr. anche DE LOLLIS, Vita e poesie p. 25; TORRACA, Sul «Sordello» di C. De Lollis, p. 7 e segg.; CRESCINI, Note sopra un famoso sirventese, p. 14 e nel vol. Romanica fragmenta, p. 551; D. J. JONES, La tençon provençale, Paris, 1934, p Il DE LOLLIS ad es. (ibid., p. 7 e 25) li ricollega alla vita giovanile del trovatore, pur senza dare date precise; il DE BARTHOLOMAEIS (Poesie provenzali storiche, II, p. 73 e segg.) li assegna genericamente al primo periodo della vita del poeta, giudicandoli anteriori al 1228, anno in cui ritiene avvenuta, al più presto, la partenza di Sordello dall Italia; il TORRACA (Sul «Sordello» di C. De Lollis, p. 8 e seg.) riporta il primo componimento agli anni in cui Sordello non era più alle prime armi, mentre assegna il secondo al tempo del suo esordio poetico; il KOLSEN (Altprovenzalisches, 18: Das Sirventes) inclina ad attribuire il primo componimento a Peire Bremon Ricas Novas, assegnandolo quindi al soggiorno in Provenza; lo SHEPARD e il CHAMBERS (The Poems of Aimeric de Peguilhan, p. 138) pongono il secondo prima del A mio giudizio, ambedue possono essere attribuiti, con buone probabilità, agli anni più giovanili del poeta. 63 DE LOLLIS, ibid., p Die Lebensverhältnisse der italienischen Trobadors, p. 205, ove è detto testualmente: «dieser Umstand zeigt, dass Sordel mit den andern joglars nicht auf eine Stufe zu stellen ist: er muss jedenfalls in seinem Auftreten etwas Glänzenderes und in seinem Wesen etwas Vornehmeres gehabt haben». 65 Ad es. il TORRACA, Sul «Sordello» di C. De Lollis, p. 8.

23 XXVI Da tutti questi componimenti eliminato il soggiorno a Firenze non possiamo però ricavare alcuna notizia esatta circa i luoghi in cui Sordello ebbe allora a soggiornare. La prima notizia sicura che ci permette di localizzare, per così dire, l attività giovanile di Sordello è la tenzone (n. XIII di questa edizione) da lui scambiata con Joanet d Albusson 66, ritrovata dal Bertoni nel ms. a 67, dalla quale si deduce che il trovatore di Goito dovette soggiornare per qualche tempo presso la corte estense: infatti in essa Joan rimprovera Sordello di essersi fatto giullare per povertà e di essersi compiaciuto di accettare antan (v. 9) i drappi regalatigli dal Marqes, nel quale è da ravvisare, come ha mostrato il Bertoni, il marchese Azzo VII d Este 68. L antan ci induce a ritenere il soggiorno di Sordello presso il marchese alquanto anteriore alla tenzone, che sembra appartenere, per le allusioni a Cunizza che paiono trovarvisi, al tempo in cui il trovatore era alla corte di Rizzardo di San Bonifacio o addirittura, come è più probabile, al tempo in cui si trovava presso i Da Romano dopo il ratto di Cunizza 69 ; d altra parte, poiché Azzo d Este in questo periodo fu costantemente in relazioni amichevoli con Rizzardo di San Bonifacio, tanto che anche nel 1230, quando Rizzardo fu catturato da Ezzelino III da Romano, accordatosi coi Montecchi, appoggiò i Padovani, i Vicentini e i Mantovani nel loro tentativo (che, come è noto, riuscì) di liberare il conte 70, sarebbe impossibile pensare che il soggiorno di Sordello presso il marchese avesse avuto luogo dopo il ratto di Cunizza. Notevole è in questa 66 Pensa invece al «Çoanet lo menor» ricordato nella cobbola 196 di H lo SCHULTZ-GORA, Ein Sirventes von Guilhem Figueira gegen Friedrich II, Halle, 1902, p. 43: ma secondo me è ipotesi meno attendibile. Il DE BARTHOLOMAEIS nelle Poesie provenzali storiche, II, p. 71 rimaneva incerto fra la tesi del BERTONI e quella dello SCHULTZ-GORA; ma successivamente (Primordi della lirica d arte in Italia, p. 181) si è accostato, pur conservando qualche dubbio, all opinione del BERTONI. 67 BERTONI, Nuove rime di Sordello di Goito, p. 271 e segg., 285 e segg., 292 e segg., e I trovatori d Italia, p. 76; cfr. anche DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, II, p. 71 e segg. 68 Anche lo SCHULTZ-GORA (recensione allo studio Nuove rime di Sordello di Goito del BERTONI, in Zeitschrift f. rom. Phil., XXVI, 1902, p. 367), il DE BARTHOLOMAEIS (Poesie provenzali storiche, ibid., e Primordi della lirica d arte in Italia, p. 181 e segg.) ammettono il soggiorno di Sordello alla corte estense. 69 Anche il DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, ibid., pensa che la lirica sia posteriore al ratto, ossia al Cfr. Primordi della lirica d arte in Italia, p Sulla questione cfr. le note al testo. 70 Basta rimandare allo studio di L. SIMEONI, Note sulla formazione della seconda lega lombarda, in Memorie della R. Accademia delle Scienze dell Istituto di Bologna, Classe di scienze morali, s. III, t. VI ( ), p. 26.

24 XXVII tenzone il fatto che Sordello vi si difende vivacemente e vigorosamente dall accusa di essere un giullare, dalla quale, come vedremo, dovrà difendersi anche contro Peire Bremon Ricas Novas in Provenza. In questa sua prima difesa Sordello dichiara di aver preso i drappi del marchese soltanto per rivestire qualche giullare (vv ): affermazione che sembra trovare conferma nei vv dello scambio di cobbole tra Falcon e Cavaire 71, in cui Cavaire rinfaccia a Falcon di essersi fatto rivestire da un joglaret del Marqes d Est. Se in questo joglaret potesse ravvisarsi Sordello, ne risulterebbe ulteriormente convalidata la tesi del Bertoni, secondo la quale, come si è detto, il Marqes è Azzo VII d Este. I buoni rapporti tra Azzo VII d Este e Rizzardo di San Bonifacio ci aiutano a spiegare il passaggio di Sordello dalla corte estense a quella del conte Rizzardo in Verona. La dimora di Sordello presso Rizzardo di San Bonifacio è attestata concordemente dalle due vidas provenzali, la prima delle quali afferma: «Et entendet se en madompna Conissa, sor de ser Aicelin e de ser Albric de Romans, q era moiller del comte de Saint Bonifaci, ab cui el estava»; e la seconda, più brevemente, dice: «E venc s en a la cort del comte de San Bonifaci; e l coms l onret molt». La testimonianza delle vidas è confermata da Rolandino, secondo il quale come par che si debba intendere Sordello appartenne alla familia del conte 72 : fu cioè suo «famigliare», suo «cortigiano» o «uomo di corte» (qualifica, questa, che gli dà anche Benvenuto da Imola, senza peraltro preci- 71 Su questo scambio di cobbole (P. C. 151,1 e 111,2) si veda: V. CRESCINI, Revestor, in Zeitschrift f. rom. Phil., XLVII, 1927, p. 47 e segg.; DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche, 11, p. 70 e Primordi della lirica d arte in Italia, p. 181 (ove erroneamente il primo dei due giullari è chiamato Folco); UGOLINI, La poesia provenzale e l Italia, p. XXIII e seg., 71 e Dice infatti Rolandino (cito dalla più recente ed. di A. BONARDI, nella nuova ed. dei Rerum Italicarum Scriptores, t. VIII, p. I, Città di Castello, 1905, p. 18; cfr. la vecchia ed. dei Monum. Germ. Hist., Script. XIX, p. 40): «...(dompnam Cunizam), vite cuius series fuit. Primo namque data est in uxorem corniti Rizardo de Sancto Bonifacio, set tempore procedente, mandato Ecelini sui patris Sordellus, de ipsius familia, dompnam ipsam latenter a marito subtraxit». Non è chiaro il significato di ipsius. Il DE LOLLIS (Vita e poesie, p. 8) lo riferì a Rizzardo, e così par che logicamente si debba intendere, e fu inteso da molti (cfr. ad es. BERTONI, I trovatori d Italia, p. 76; UGOLINI, La poesia provenzale e l Italia, p. XXXI); ma vi è stato anche chi, come il DE VIT (Cunizza da Romano, Padova, 1891) l ha voluto riferire a Cunizza il che in fondo non cambierebbe sostanzialmente la posizione del trovatore, e anche chi, come il MERKEL (Sordello e la sua dimora presso Carlo d Angiò, Torino, 1890, p. 8), volle riferirlo a Ezzelino, ammettendo di conseguenza che Sordello, prima di soggiornare alla corte di Rizzardo di San Bonifacio, fosse per qualche tempo presso i Da Romano e seguisse poi Cunizza in Verona in occasione del suo matrimonio con Rizzardo: ipotesi certo ingegnosa, ma che non sembra del tutto convincente.

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