Accogliamo il Natale, dono del Signore

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1 Anno XVII n 3 Novembre 2012 Bimestrale di informazione della Fondazione Opera San Francesco per i Poveri Onlus, Poste Italiane Spa Sped.in abb. post. - d.l.353/2003 (conv.in lg.46/2004) art.1, comma 1 - LO/MI EDITORIALE Accogliamo il Natale, dono del Signore Il Natale è sinonimo di dono perché riconosciamo innanzitutto il dono di Dio all umanità, la venuta del Signore tra gli uomini, la nascita di Gesù nella povertà e nell umiltà di Betlemme. Anche i doni che ci scambiamo in occasione del Natale sono riflesso (o almeno dovrebbero essere tali!) dell amore che Dio ha per ogni uomo. Una domanda è d obbligo: esiste ancora il dono oggi? In una società segnata dall individualismo e dall egoismo c è ancora posto per l arte del donare? Da una lettura superficiale e sommaria si può concludere che oggi non c è più posto per il dono ma solo per il mercato, lo scambio utilitaristico. Addirittura si può praticare l atto del dono per comprare l altro e togliergli la sua piena libertà. Donare poi è rischioso, perché il dono può essere anche rifiutato oppure ricevuto senza manifestare gratitudine; ancora il dono può essere sperperato. Se da una parte riconosciamo che donare è un arte sempre difficile, dall altra donare se stessi perché di questo si tratta, non solo di dare ciò che si possiede, ma di dare ciò che si è richiede una convinzione profonda nei confronti dell altro. Donare significa per definizione consegnare un bene nelle mani di un altro senza ricevere nulla in cambio. Basta questa affermazione per distinguere il donare dal dare. Nel dare c è la vendita, lo scambio, il prestito. Nel donare c è un soggetto, il donatore che nella libertà, non costretto, e per amore fa un dono all altro, senza aspettarsi nessuna risposta. È il messaggio forte e disarmante del presepio dove un Bambino si presenta nella sua povertà e nella sua forza dirompente perché dona la sua vita per la salvezza degli uomini. Donare presuppone un movimento che nasce da spontaneità e libertà. Significa dare la propria presenza e il proprio tempo, impegnandoli nel servizio all altro, chiunque sia, senza esclusioni di nessuno. Il Natale è prossimità di Dio verso l uomo. È Dio che si dona senza cercare gratificazioni o contrac- (segue a pag. 2) NOI SIAMO QUI Mensa C.so Concordia, 3 Docce e Guardaroba Via Kramer, 1 Area Sociale Via Kramer, 1 Poliambulatorio Via Antonello da Messina, 4 Centro Raccolta Via Vallazze, 113

2 EDITORIALE Accogliamo il Natale, dono del Signore. (segue dalla prima pagina) cambio. C è una parola di Gesù riportata negli Atti degli Apostoli che è molto eloquente: C è più gioia nel dare che nel ricevere. L atto del donare provoca gioia perché lega il donatore all altro, li fa sentire in comunione tra di loro. Non c è vera gioia per chi è egoista, non c è vera gioia senza gli altri. Opera San Francesco cerca ogni giorno di tradurre l arte di donare attraverso la gioia e la gratuità dei gesti, coscienti che abbiamo un debito d amore nei confronti dei nostri fratelli poveri. Dio nel Natale si fa uomo perché l uomo possa incontrare e conoscere Dio e poter vivere con gli altri uomini, veri fratelli, riconoscendoli come doni di Dio e verso i quali orientare il proprio amore. I doni che a Natale ci scambieremo non sono dei convenevoli. Sono segno di un cuore grande capace di donare all altro ciò che si è, responsabili della vita dell altro soprattutto quando questo è segnata dalla povertà e dalla sofferenza. Buon Natale! Padre Maurizio Annoni SEMI SUL SENTIERO DI SAN FRANCESCO La preghiera di pace di San Francesco Fra Angelico - San Francesco e il Sultano Nel racconto evangelico della Natività incontriamo le figure angeliche che proclamano «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Nell annuncio natalizio possiamo trovare la fonte di due pilastri della spiritualità francescana: la pace e la fraternità universale. La radice ultima della pace di Francesco è Dio stesso che lo stesso Santo saluta e prega dicendo Tu sei la mia mansuetudine, tu sei la sicurezza, tu sei la pace. Il Poverello incarnò in modo esemplare la beatitudine proclamata da Gesù nel Vangelo: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5, 9). La testimonianza che egli rese nel suo tempo ne fa un naturale punto di riferimento per quanti anche oggi coltivano l ideale della pace, del rispetto della natura, del dialogo tra le persone, tra le religioni e le culture. È tuttavia importante ricordare, se non si vuole tradire il suo messaggio, che fu la scelta radicale di Cristo a fornirgli la chiave di comprensione della fraternità a cui tutti gli uomini sono chiamati, e a cui anche le creature inanimate - da fratello sole a sorella luna - in qualche modo partecipano. San Francesco pone l accento sul valore della preghiera nella costruzione della pace. Siamo infatti consapevoli di quanto il cammino verso questo fondamentale bene sia difficile e talvolta umanamente disperato. La pace è un valore in cui confluiscono tante componenti. Per costruirla, sono certo importanti le vie di ordine culturale, politico, economico. In primo luogo però la pace va costruita nei cuori. Qui infatti si sviluppano sentimenti che possono alimentarla o, al contrario, minacciarla, indebolirla, soffocarla. Il cuore dell uomo, peraltro, è il luogo degli interventi di Dio. Pertanto, accanto alla dimensione orizzontale dei rapporti con gli altri uomini, di fondamentale importanza si rivela, in questa materia, la dimensione verticale del rapporto di ciascuno con Dio, nel quale tutto ha il suo fondamento. La preghiera non divide ma unisce e costituisce un elemento determinante per un efficace pedagogia della pace, imperniata sull amicizia, sull accoglienza reciproca, sul dialogo tra uomini di diverse culture e religioni. Di questa pedagogia abbiamo più che mai bisogno, specialmente guardando alle nuove generazioni. Tanti giovani, nelle zone del mondo segnate da conflitti, sono educati a sentimenti di odio e di vendetta, entro contesti ideologici in cui si coltivano i semi di antichi rancori e si preparano gli animi a future violenze. Occorre abbattere tali steccati e favorire l incontro. Liberamente tratto da una lettera di Papa Benedetto XVI 2 settembre

3 Il seme piantato da Fra Cecilio è diventato un albero vigoroso. Così il cardinale Arcivescovo di Angelo Scola ha parlato di Opera San Francesco durante la solenne Messa celebrata in onore del Santo Nello scorso mese di ottobre le celebrazioni di Insieme a San Francesco oggi sono iniziate con la visita a OSF del Cardinal Angelo Scola, Arcivescovo di. L Arcivescovo ha celebrato la Santa Messa nella Chiesa dei Cappuccini di Viale Piave gremita di fedeli: sono i volontari, i benefattori, gli operatori di OSF i primi ad ascoltare la sua parola. La sua presenza è un grande dono che ci incoraggia a proseguire senza paura lungo la strada della carità. Nell omelia l Arcivescovo si dice colpito dallo slogan scelto da Opera per la campagna di comunicazione Siate egoisti fate del bene. «È un paradosso straordinario commenta. È nel dono totale di sé che l io si realizza veramente. Chi sa donare la sua vita, chi si concepisce in relazione costitutiva e di comunione con l altro, realizza se stesso». Citando le risposte di OSF di fronte ai bisogni primari dell utenza, il Cardinale avverte che il povero ha bisogno innanzitutto di essere amato e assicurato per sempre in questo amore. E da questo punto di vista ribadisce siamo tutti poveri, tutti siamo mendicanti di amore e tutti abbiamo assolutamente bisogno di toccare con mano l amore autentico, abbiamo sete dell amore che libera. Ricordando poi gli inizi e la storia di OSF, cita l amicizia civica tra fra Cecilio e il dott. Emilio Grignani: Il seme piantato afferma il Cardinale - dalla loro feconda amicizia è divenuto un albero vigoroso, straordinariamente ricco di fronde e di frutti, i dati lo documentano in modo impressionante. La loro amicizia deve essere ancora un esempio decisivo per questa nostra società plurale, per questa nostra città gloriosa, città dal futuro aperto. La conclusione dell Omelia è particolarmente toccante e offre a Opera uno spunto di riflessione sulla sua missione e presenza nella Chiesa di e nella realtà della grande metropoli: questa grande Opera, luogo non soltanto di condivisione del bisogno, ma luogo di costruzione di società civile, luogo di creatività sociale, luogo sorgente di civiltà, luogo che apre al dialogo nella verità e documenta che la fede in Cristo sia adeguatamente intesa e sempre e solo proposta la libertà dell altro e mai, mai, imposta. Dopo la celebrazione, il Cardinale ha visitato i locali che ospitano i nostri servizi accompagnato dai religiosi, dagli operatori e dai volontari che hanno voluto consegnarli il grembiule rosso e il badge segni di appartenenza alla grande famiglia di Opera. Girando per i tavoli si è fermato a salutare, a parlare con gli ospiti, a interessarsi della loro situazione. Si è anche intrattenuto con i giornalisti riconoscendo e valorizzando le attività di OSF grande segno di speranza per tutti. 3

4 In Italia persone non L Istat ha diffuso per la prima volta la stima delle persone senza dimora che si ri La ricerca è frutto della collaborazione tra l istituto di ricerca, il Ministero del We 4 Le persone senza casa in Italia sono quasi 51 mila: è quanto emerge dal primo censimento sul fenomeno messo a punto da Istat, Caritas, Fiopsd (Federazione Italiana degli Organismi per le persone senza dimora, di cui OSF fa parte) e Ministero del Welfare e presentato il 9 ottobre a Roma. Il rapporto si basa sul numero delle persone senza casa che, tra il novembre e il dicembre dello scorso anno, hanno utilizzato almeno uno dei servizi di accoglienza (mense, ricoveri notturni, ecc.) offerti da ben 727 associazioni dislocate nei 158 comuni italiani più importanti. Degli oltre 47 mila effettivamente censiti restano comunque fuori coloro che non si rivolgono mai ai servizi o che vivono in comuni molto piccoli. Da segnalare inoltre che il censimento si riferisce solo alle persone più povere della categoria, escludendo minori, Rom e tutte le persone che, pur non avendo una dimora, sono ospiti in forma temporanea presso alloggi privati. Si parla dunque dei senza dimora classici e adulti: di fatto quelli che dormono per strada. Quasi il 90% dei senza dimora censiti sono uomini, il 57,9% ha meno di 45 anni, i due terzi hanno come titolo di studio la licenza media inferiore e il 72,9% ha dichiarato di vivere da solo. Di essi solo il 28,3% lavora, percentuale che scende al 25,3% per le donne. La maggior parte dei nostri senza dimora vive al Nord (58,5%) e quasi il 60% è straniero. In media le persone dichiarano di trovarsi in questa condizione da circa 2 anni e mezzo. Molti di loro, che prima vivevano in una casa propria, sono finiti a vivere in strada dopo aver perso un lavoro stabile o dopo essersi separati dal coniuge e dai figli. Oltre due terzi dei senza fissa dimora vive una condizione ancor più drammatica per problemi legati a limitazioni fisiche, disabilità (insufficienze, malattie o disturbi mentali) e problemi di dipendenza da alcol o sostanze.

5 hanno una casa. volgono ai servizi di mensa e accoglienza notturna nel nostro Paese. lfare e i principali organismi e associazioni che si occupano dei poveri. Le cittadinanze straniere più diffuse sono quella rumena (11,5%), marocchina (9,1%) e tunisina (5,7%). In media chi proviene da altri paesi è più giovane degli italiani: il 46,5% ha infatti meno di 35 anni a fronte del 10,9% degli italiani che ha più di 64 anni. La ricerca fa emergere come la maggiore anzianità degli italiani comporta anche una maggiore durata della condizione di senza dimora: circa la metà degli stranieri (49,7%) è infatti senza dimora da meno di 6 mesi, contro un terzo (32%) degli italiani e solo il 9,3% lo è da almeno 4 anni contro un quarto degli italiani (24%). Gli stranieri che vivono senza casa nel nostro Paese hanno titoli di studio più elevati, il 43,1% ha un diploma di scuola media superiore e il 9,3% addirittura una laurea. Per loro è più facile integrarsi anche e soprattutto perché più giovani e ancora abili al lavoro. Solo il 6,1% dichiara di non sapere nè leggere nè scrivere. Tra coloro che si sono rivolti a un servizio di accoglienza le percentuali più elevate si rilevano nei grandi centri: il 44% utilizza servizi con sede a Roma (27,5%) o (il 16,4%). Le persone senza dimora che usano i servizi di mensa a (86,4%), dove ha sede Opera San Francesco, sono più di quelle che li utilizzano a Roma (66,2%), ma il Comune di Roma si caratterizza per una maggiore presenza di persone povere che, pur avendo una casa, sono costrette a rivolgersi ai servizi di mensa per mangiare (24,7% contro il 17,4% a ). Dopo Roma e, tra i 12 comuni più grandi quello che accoglie più senza dimora è Palermo (3.829 di cui ben il 60,7% è rappresentato da stranieri). Seguono Firenze (1.911 di cui il 60,9% di stranieri), Torino (1.414 di cui il 56,5% di stranieri) e Bologna (1005 di cui il 51,6% di stranieri. Finalmente i dati sono conosciuti: la collaborazione tra istituzioni e associazioni di volontariato, che ha reso possibile questa ricerca, deve essere ora intensificata nella promozione di interventi sempre più mirati ed efficaci. Così da far fronte ad un fenomeno che il grave momento di crisi attraversato dall Europa intera e i più recenti avvenimenti sull altra sponda del Mediterraneo rendono sempre più urgente. I dati confermano un forte incremento nelle richieste di aiuto e l assoluta necessità di strutture di accoglienza come quella di OSF. 5

6 I VOLONTARI RACCONTANO Laura, volontaria al servizio di assistenza psicologica di Opera San Francesco 6 Dal 1999 lavoro a come psicologa analista. Nel mio studio incontro uomini e donne che, con grande coraggio, chiedono aiuto e decidono di farsi carico prima della propria sofferenza, poi della propria ri-partenza. Dopo anni di professione ho però avvertito con chiarezza che già la condizione di sapere (e potere) chiedere aiuto rende i miei pazienti dei privilegiati, e ho capito come, nel mio studio, non arrivano molti di quelli che hanno effettivamente bisogno di aiuto. Così ho deciso di andare io nel mondo, in un luogo dove la terapia - intesa nel senso antico di servizio - fosse intesa come luogo di incontro aperto con la sofferenza di chi è povero di tutto. Non perché sono buona: ero e sono povera anch io, povera di conoscenza e di coscienza di quel mondo che esiste appena fuori dalle nostre case e dai nostri studi e che fatichiamo a interrogare. Da tre anni dunque, il venerdì mattina, mi dedico a questo baratto tra poveri presso il servizio di Psicologia e Psichiatria del poliambulatorio di OSF. I miei pazienti qui sono in larghissima maggioranza migranti, che hanno come unico bagaglio la propria lingua madre, una storia personale spesso intrecciata con quella di un paese da cui fuggire (per guerra, miseria, persecuzioni) e una lacerazione profonda nell identità. Arrivano qui perché altri medici o operatori sul territorio hanno riconosciuto come dolori organici senza causa apparente, disturbi del sonno o dell umore, agitazione, apatia, sono segni di quelle ferite invisibili che spesso si sommano a quelle più riconoscibili e nominabili che segnano i corpi. Spesso, nella prima seduta con il nostro paziente, noi, operatori della parola e tecnici della psiche, capiamo che la prima lingua da riconoscere e saper parlare è quella del silenzio. Un grande, immenso silenzio che occupa la stanza della consultazione e segnala immediatamente la povertà di tutti. Silenzio di chi arriva, che ha perso la possibilità di esprimersi nella sua lingua, che non è ancora pronto a tradurre in parole quello che ha vissuto, che deve capire se e quanto può affidarsi a questa straniera, così radicalmente altra. Ma silenzio anche del terapeuta, che, da un lato, non può che appoggiarsi in scienza e coscienza alle proprie competenze, ma dall altro si rende conto di quanto tali competenze non siano costruite su categorie universali, ma su un sistema relativo di presupposti sul mondo visibile e invisibile. Lo stesso concetto di psiche è per molti uomini e donne che incontriamo del tutto incomprensibile, inattivo, non perché siano poco istruiti (a volte anzi lo sono moltissimo) ma perché esula totalmente dalla visione dell uomo di cui la loro cultura è portatrice. L unica domanda sensata per lanciare un ponte sul silenzio è molto semplice, antica come il mondo: Tu chi sei?. E la prima terapia è saper accogliere la storia di chi arriva. Ascoltare e accogliere il paziente migrante significa dare diritto di cittadinanza alla sua storia e ai suoi invisibili, ovvero alla sua visione del mondo, al sistema di cura, alla sapienza di cui è portatore, a ciò che nella sua mente dà significato e senso alla sua sofferenza. Quel che noi nomineremmo come depressione reattiva può avere infatti origine proprio nel sistema culturale e terapeutico di provenienza, in una rivalità tra clan antagonisti o in una infrazione compiuta verso gli spiriti. Per noi terapeuti milanesi non si tratta di credere agli spiriti o al malocchio, o di scimmiottare sistemi di cura a noi alieni, quanto di compiere un passaggio teorico per cui l altro non è l etnico di cui ci occupiamo con benevolente e illuminata sensibilità culturale. Piuttosto sia noi che il paziente migrante siamo entrambi portatori cioè di un sistema sapiente. Solo in questo modo il nostro atto terapeutico, necessariamente coerente con i nostri invisibili, diventa più silenzioso, relativo, ma - se siamo fortunati - un poco più intelligente. In questo dialogo nasce lentamente la fiducia, e da lì, di nuovo, il rispetto di sé. E la guarigione è proprio il potere tornare a riconoscersi tra umani. Una guarigione per due: paziente e terapeuta.

7 OSF: una storia di accoglienza, amore e solidarietà proposta a tutti. reclam.com ph. uezzo.com Sono rimasto molto impressionato - ha detto il cardinale Angelo Scola durante la Messa in onore di San Francesco - dalla bella provocazione che OSF utilizza per far conoscere questa straordinaria esperienza: Siate egoisti fate del bene. Un paradosso straordinario, perché compie realmente se stesso chi sa donare la sua vita. La nuova campagna istituzionale è solo uno dei tanti modi che OSF utilizza per richiamare l attenzione di tutti sulla condizione dei nostri fratelli più poveri. Ma OSF è anche in radio: da quest anno, per la prima volta, uno spot diffuso dalle principali emittenti radiofoniche promuove la nostra Opera e invita alla generosità e alla solidarietà. Sul fronte web segnaliamo che il sito è rinnovato e consente a tutti di seguire da vicino l attività dei nostri servizi e di conoscere le storie di povertà che incontriamo tutti i giorni. A questo proposito vi invitiamo ad iscrivervi alla nostra newsletter: è il modo più semplice per sentirsi parte di una comunità di persone che oltre ad offrire aiuto materiale, crede e diffonde il valore dell accoglienza. Siate egoisti, fate del bene! Fare del bene è il miglior modo per sentirsi bene. Dare una mano a Opera San Francesco significa dedicare una parte di sè e delle proprie risorse a chi ha bisogno di aiuto e può ricambiarci solo con un sorriso o uno sguardo di gratitudine: significa dare speranza e fiducia e, per questo, sentirsi meglio. Ringraziamo Viale Piave, ccp n Tel Chi sostiene OSF contribuisce a offrire ogni anno pasti caldi, docce e visite mediche a poveri ed emarginati. Da più di 50 anni, con il lavoro di oltre 600 volontari, le donazioni di beni e danaro e i lasciti testamentari, OSF aiuta chi non ha nulla. Opera San Francesco per i Poveri Una mano all uomo. Tutti i giorni. Ecco 5 modi concreti per aiutarci Sostegno Finanziario Potete inviare le vostre offerte tramite: c/c postale n oppure con carta di credito al sito bonifico bancario sul c/c n Intesa San Paolo - Fil. 2104, IBAN IT29J intestati a: Fondazione Opera San Francesco per i Poveri Onlus - Viale Piave, Volontariato I nostri 600 volontari sono il motore vitale di Opera San Francesco. Il loro è un apporto insostituibile ci consente di accogliere ospiti ogni giorno. Anche il Poliambulatorio funziona grazie a circa 170 medici supportati da suore e infermieri. Tutti volontari. Chi sente il desiderio di aiutarci è il benvenuto. Tel Lascito testamentario o donazione La generosa lungimiranza di persone che hanno destinato parte del proprio patrimonio alla Fondazione OSF contribuisce a migliorare profondamente la qualità della vita di chi chiede aiuto ai Frati Cappuccini. Passaparola Tra i vostri familiari, amici, colleghi di lavoro, ci sono di sicuro persone che condividono i principi della solidarietà. Parlate con loro di OSF, fateli diventare nostri benefattori! Per richiedere il nostro materiale informativo, chiamate la Segreteria Organizzativa al n Bomboniere solidali In occasioni quali matrimoni, nascite, lauree, compleanni, anniversari, molti nostri benefattori scelgono come regalo una significativa donazione per Opera San Francesco. Così la gioia per l avvenimento viene condiviso con i nostri fratelli più poveri. 7

8 I servizi di Opera San Francesco per aiutare i fratelli più poveri Ogni giorno offriamo gratuitamente aiuto materiale e accoglienza Mensa C.so Concordia, 3 Il pasto caldo, offerto sia a pranzo che a cena è composto da un primo, un secondo con contorno, un frutto e due panini. OSF è in grado di distribuire oltre pasti al giorno e accoglie ogni anno più di poveri. Poliambulatorio Via Antonello da Messina, 4 - È la nuova struttura, situata in un ala del Convento dei Cappuccini, destinata ai poveri e agli emarginati che hanno bisogno di cure mediche e farmaci essenziali. In un anno i medici di Opera San Francesco, tutti volontari, effettuano circa visite mediche e la Farmacia distribuisce circa confezioni di farmaci. Centro Raccolta Via Vallazze, 113 Un nuovo spazio ben organizzato e funzionale, in cui vengono raccolti scarpe e vestiti usati in buone condizioni, medicinali non scaduti e altri beni da distribuire ai poveri. Aperto dal lunedì al sabato dalle 9 alle e dalle 14 alle 17,30. Tel Docce e Guardaroba Via Kramer, 1 - A chi fa la doccia vengono dati rasoio, shampoo, sapone e asciugamano ed un cambio di biancheria nuovo. Gli altri indumenti, tutti in ottime condizioni, provengono da donazioni. Area Sociale Via Kramer, 1 - È l ufficio di accoglienza e di orien tamento che offre informazioni e indirizzi utili, fornisce assistenza legale e orientamento al lavoro e si occupa inoltre della gestione di alcuni alloggi per l ospitalità dei più poveri. La vostra generosità ci è indispensabile per proseguire la nostra opera di aiuto dei più poveri. ABBIAMO BISOGNO DI VOI Inviateci oggi stesso la vostra offerta servendovi del c/c postale n oppure con bonifico bancario sul c/c n Intesa San Paolo - IBAN IT29J Intestati a: Fondazione Opera San Francesco per i Poveri ONLUS Viale Piave, per donazioni online: KD13 8 Fondazione Opera San Francesco per i Poveri Onlus Viale Piave, Telefono Fax osf@operasanfrancesco.it Sito internet: Bimestrale di informazione della Fondazione Opera San Francesco per i Poveri Onlus Poste Italiane Spa Sped.in abb. post. - d.l.353/2003 (conv.in lg.46/2004) art.1, comma 1 - LO/MI Anno XVII, n 3, Novembre 2012 Reg.Trib. n. 384 del 02/07/1994 Direttore Responsabile: Padre Maurizio Annoni Editore: Fondazione Opera San Francesco per i Poveri Onlus Progetto Grafico e Redazione: C&D - Comunicazione e Direct Marketing (MI) Tipografia: Tipografia Leaderform - Sona (VR)