ABA: STRATEGIE D INTERVENTO NELLA SCUOLA. Lucia D Amato, MA, BCBA

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1 ABA: STRATEGIE D INTERVENTO NELLA SCUOLA Lucia D Amato, MA, BCBA

2 Autismo: I Numeri Un bambino su 100 (Baird 2006) si presenta con una sintomatologia nello spettro autistico Sotto diagnosticato in Italia, resta il disturbo evolutivo più diffuso in età scolastica Un bambino con autismo ogni tre/quattro classi, almeno un alunno con autismo nella carriera di ogni insegnante

3 LA TRIADE AUTISTICA Le caratteristiche comuni dell'autismo non risiedono in particolari comportamenti ma in tre aree di sviluppo. Non esiste un'unica caratteristica che da sola possa contraddistinguere l'autismo ma sono le difficoltà incontrate in tutte e tre le aree nonché l'interazione tra di loro a caratterizzare il disturbo. Comprensione e interazione sociale ed emotiva Comunicazione Comportamenti Problema

4 Interconnessione

5 Con il DSM V Vengono accorpate le aree della comunicazione e delle interazioni sociali nel termine «Deficit della Comunicazione Sociale». Cosa può fare la scuola in questa direzione?

6 ABA E una scienza i cui principi comportamentali sono ad oggi molto utilizzati nell approccio riabilitativo all autismo. La sua nascita risale comunque intorno agli anni 70 e sono centinaia gli studi che hanno dimostrato l efficacia nell applicazione di principi comportamentali ad ogni ipo di comportamento Scienza e applicazione: distinzione necessaria Critiche sulla «robotizzazione» della persona e sulla rigidità dell intervento

7 Punti di forza Sistematicità dell intervento I bambini/ragazzi con autismo hanno pochi punti fermi e di riferimento nell ambiente in cui vivono. La loro comprensione delle regole sociali e del parlato è molto scarsa, quindi è fondamentale che l ambiente risponda in modo coerente ai loro agiti, e in questo i principi dell ABA sono molto utili.

8 AREE DI INTERVENTO

9 La Scuola Luogo privilegiato Difficoltà organizzative (compresenza?) Sostegno sulla classe in Italia è un concetto non ancora attuabile Non manca la buona volontà, mancano competenze specifiche, nella gestione di un disturbo che mette al muro anche personale riabilitativo e sanitario La paura di «fare male» o «fare cose sbagliate» può indurci a fare un passo indietro Confronto non sempre possibile

10 ALCUNI SUGGERIMENTI PRATICI La gestione comportamentale e la socializzazione

11 La gestione comportamentale in classe Difficilissima C è un contesto classe che ci osserva oltre che il bambino con autismo preoccupazione di essere incoerenti Alcune delle migliori prassi nella gestione comportamentale sono inattuabili in contesto scolastico Proposta di alcune indicazioni pratiche, anche se non sempre attuabili

12 Il modello comportamentale Si basa sull assunto che ogni comportamento serva una funzione Questa funzione è il risultato della storia degli apprendimenti e delle interazioni dell individuo con l ambiente Osservare il comportamento da un punto di vista funzionale, significa agire considerando elementi osservabili e misurabili Il modello comportamentale enfatizza l importanza tra gli eventi ambientali e la risposta che essi stessi producono sul comportamento di ogni individuo

13 Nella gestione comportamentale Osservare il comportamento del bambino Descrivere le circostanze in cui le emissioni comportamentali sono più frequenti Individuare le conseguenze che fomentano tale comportamento Fornire al bambino altri strumenti per manifestare il suo dissenso, la propria difficoltà. Contenere le vocalizzazioni durante le crisi comportamentali Rimanere fermi sulle indicazioni date, sulle richieste fatte.

14 PROPOSTA!!! IL QUADERNO DEL COMPORTAMENTO

15 IL QUADERNO COMPORTAMENTALE Compilazione non dispendiosa ed esclusivamente legata ad eventi comportamentali La compilazione da parte di tutte le figure educative di riferimento a livello scolastico Il tempo speso a scrivere è guadagnato in un secondo momento in una gestione più snella ed efficace dei comportamenti problema Compilazione nei termini di: Cosa ha fatto cosa ho fatto come ha reagito

16 Iniziamo a ragionare in termini di funzione Ognuno di noi mantiene o perde comportamenti nella misura in cui questi sono percepiti rispettivamente come UTILI o NON UTILI. In questo processo di mantenimento o perdita di competenze (positive e negative!) un grosso ruolo è costituito dalla STORIA di quel COMPORTAMENTO Ho adottato quella strategia in passato---ha funzionato---la ripropongo Per questo motivo risulta più semplice intervenire su comportamenti giovani.

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18 Assunti del Modello Comportamentale La maggior parte dei comportamenti umani è acquisita Il comportamento può essere modificato Le procedure/i processi necessari perché questo cambiamento avvenga, possono essere insegnati

19 Comportamento e funzione.

20 Le funzioni principali del comportamento umano sono

21 QUINDI LA QUESTIONE SI FA Più SEMPLICE DEL PREVISTO

22 È giusto anticipare che nonostante le funzioni che regolano ogni nostro comportamento siano così poche, molto spesso è complesso riconoscerle nelle varie declinazioni, nelle forme con cui queste funzioni vengono esplicitate, manifestate, assolte.

23 Procedendo con ordine LE TRE FUNZIONI SONO

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25 FUNZIONE DI ACCESSO STIMOLO TANGIBILE (Es. Gioco, Attività, Cibo ecc.) Rinforzi Generalizzati (Es. ATTENZIONE SOCIALE)

26 FUNZIONE DI EVITAMENTO REGOLA IMPOSTA DALL AMBIENTE Compito/Indicazione (sia verbale che operativa)

27 Auto stimolazione Funzione che caratterizza le Stereotipie Il feedback ottenuto da tali comportamenti è intrinseco, percepito dalla persona che lo emette. Per questo motivo le stereotipie sono i comportamenti più complessi su cui intervenire

28 IMPORTANTE! Essendo queste Funzioni fondamentali per il funzionamento umano, non possiamo certo pensare di annullarle Possiamo invece ragionare i termini di MODIFICAZIONE della FORMA con cui queste funzioni vengono manifestate

29 Infatti Si definisce COMPORTAMENTO ALTERNATIVO quel comportamento funzionalmente equivalente al Comportamento Problema, ma socialmente accettabile e a tutti gli effetti più funzionale del comportamento problema.

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31 Perché è così importante questa funzione? Conoscere la funzione di comportamenti non adattivi ci permette di procedere correttamente in due direzioni: 1. Insegnare allo studente un comportamento Alternativo 2. Reagire all emissione comportamentale inadeguata seguendo criteri ben precisi (v.rinforzo ed Estinzione) evitando così di peggiorare la situazione

32 Quale la soluzione meno utilizzata ma più efficace? IL SILENZIO!

33 E se una strategia non funziona CAMBIATELA!

34 Ogni quanto? Un comportamento per modificarsi e assestarsi su nuovi livelli necessita di almeno un mese di tempo Durante le fasi di assestamento ci possono essere dei picchi comportamentali Mantenersi fermi nelle proprie richieste

35 Riassumendo: Identificazione del/dei comportamenti problema Compilazione del Quaderno Comportamentale per una presa dati qualitativa tempestiva e corale Compilazione Dispositivo di Valutazione funzionale Identificazione funzione Stabilire e descrivere l intervento (in modo che possa essere portato avanti da tutte le figure educative) Oggettività!

36 ATTENZIONE! Aula di sostegno come fuga! Molti comportamenti emessi da bambini e ragazzi con autismo hanno lo scopo (funzione) di uscire dal contesto classe, per loro molto difficile da sostenere Come gestire al meglio queste situazioni? - Non rinforziamo la fuga - Preveniamo! Valutazione dei reali tempi di permanenza in classe - Visualizzazione della scansione temporale (no giornata ma singola ora!) --> Timer

37 GLI APPRENDIMENTI Lucia D Amato

38 Il PEI È veramente difficile comprendere quale possa essere il livello di proposta didattica per un bambino/ragazzo con autismo La loro risposta accademica altalenante spesso ci riempie di dubbi rispetto alle proposte fatte È troppo difficile? È troppo facile? Ha compreso? Come mai ieri mi ha risposto e oggi sembra aver dimenticato tutto? Una delle inevitabili dirette conseguenze di questa incertezza è la riduzione in termini quantitativi e di contenuto, della proposta didattica

39 Obiettivi di inclusione Obiettivo dell integrazione scolastica è di offrire al bambino con diagnosi la possibilità di apprendere e interagire con i pari età Per i compagni di classe, la possibilità di imparare a conoscere e valorizzare le diversità Per un bambino/ragazzino con autismo, il momento educativo più importante della giornata è l intervallo!!! (NB: Deficit della Comunicazione Sociale)

40 IL BAMBINO DEVE ESSERE IN GRADO DI CAPIRE COSA L AMBIENTE VUOLE DA ME CAPIRE COSA ACCADRA DOPO CAPIRE COSA MI VIENE DETTO CAPIRE COME POSSO CHIEDERE CIò CHE VOGLIO CAPIRE CHE PRIMA SI FINISCE UNA COSA, POI SE NE INIZIA UN ALTRA COMPRENDERE LE REGOLE CHE SOTTOSTANNO ALLE RELAZIONI SOCIALI

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44 PRIMA/DOPO Picture Schedule PRIMA DOPO Attività Rinforzo

45 Menù Maestra (foto) Menù Studente (foto) Striscia Attività

46 Token Economies

47 STORIE SOCIALI

48 If I can't picture it. I can't understand it. Albert Einstein

49 Prerequisiti per una buona inclusione scolastica Stare seduti per eseguire un compito autonomamante Assenza di comportamenti problema severi Essere in grado di richiedere attività ed oggetti in maniera chiara e comprensibile a tutti (anche ai pari!) Stare seduti in gruppo ed imitare spontaneamente gli altri Rispondere ed eseguire le richieste di altri bambini Tenere in pugno penna/matita ed unire puntini Imitazione del disegno e colorare in maniera indipendente

50 Ma deve anche essere in grado di COMUNICARE

51 Gli strumenti per una comunicazione efficace Vocale Per immagini Per segni N.B. La Comunicazione vera è quella con i pari!

52 La scuola ha un ruolo fondamentale È il contatto con i pari, spesso, a spronare il bambino con autismo a contenere e a meglio gestire il suo comportamento e la comunicazione verso l altro Il valore delle attività di integrazione è spesso sottovalutato in relazione alla gestione comportamentale Se pensiamo che il 90% dei comportamenti problematici è finalizzato ad una richiesta di attenzione da parte dell ambiente

53 La socializzazione questa sconosciuta!

54 INCREMENTARE L INTERAZIONE CON I COETANEI Attività Iniziali Guardare il compagno su istruzione dell adulto; Stabilire il contatto oculare quando il compagno lo chiama per nome; Reciprocità nel saluto; iniziare il saluto; imitare le azioni dei compagni; imitare le verbalizzazioni dei compagni; seguire indicazioni dell adulto volte a giocare con il compagno; aspettare il turno in un gioco; rispondere a domande sociali fatte dal compagno; commenti reciproci sugli oggetti; fare proposte di gioco; mostrare giocattoli; richiedere oggetti preferiti.

55 INCREMENTARE L INTERAZIONE CON I COETANEI Attività Intermedie Dirigere un gioco; eseguire istruzioni per completare un attività; Giocare alle figurine, Gormiti, Peppa, nascondino, acchiapparella, calcio ecc. fare domande seguendo il senso di una conversazione; iniziare a commentare oggetti; chiedere di unirsi ad attività di gioco; imparare nuove risposte dall osservazione dei compagni; rispondere e fare complimenti; rispondere in maniera affermativa/negativa alle richieste dei compagni; richiedere aiuto ai compagni; offrire aiuto ai compagni; giocare al gioco del far finta ; far finta di essere il maestro o lo studente; raccontare proprie esperienze ai compagni.

56 INCREMENTARE L INTERAZIONE CON I COETANEI Attività avanzate Fare domande per ottenere informazioni; fare commenti sul comportamento di gioco dei compagni; chiedere al compagno il permesso di giocare con i suoi giochi; rispondere al rifiuto; rispondere al linguaggio gestuale del compagno; differenziare quando fare domande e quando dare informazioni; Iniziare conversazioni a tema; rispondere a commenti sugli stati personali dei compagni; fare commenti appropriati sugli stati dei pari; difendere il pari; unirsi alle conversazioni.

57 Spunti importanti Il ruolo del compagno guida Badanti??? Primo o ultimo banco? Il compagno di banco La distanza da tenere come facilitatori Il riferimento all insegnante di classe Voti e interrogazioni L aula di sostegno

58 Lettura scrittura matematica e socializzazione Possibili obiettivi ABLLS-La valutazione di abilità cognitive e di apprendimento

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