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1 Ann. /il. St<pr,r..SÌmird Vol.?O. N. 4 ( pp PROBLEMI DI SANITÀ PUBBLICA LEGATI AI CANI RANDAGI E INSELVATICHITI l I I ' M. BIOCCA (a), A. GIOVANNINI (h), L. GRADONI (C), M. GRAMICCIA (C). Al. MANTOVANI (4, E. POZIO (C), I. PROCICCHIANI (C) e A. MANTOVANI (C) (a) Laboratorio di Igiene degli Ambienti Gonfiati, Istituto Superiore di Sanità, Roma; (b) Istituto Nazionale di Biologia della Selvaggina, Ozzano Emilia, Bologna: (C) Laboratorio di Para~sitologia. Istitufo Superiore di Sanità, Roma; (4 Servizio Stahulario. Istituto Superiore di Sanità, Roma. Riassunto. - Sono stati discussi i diversi problemi legati ai cani randagi e inselvatichiti in Italia, e specialmente: a) la popolazione canina italiana. considerando i fattori legati ai diversi aspetti ecologici; b) le zoonosi (con particolare riguardo alla rahbia. I'echinococcosi/idatidosi. la leishmaniosi. la filariasi) ; C) la contaminazione ambientale; d) le malattie non zoonotiche legate ai cani; e) aggressioni all'uomo; t) aggressioni agli animali domestici; g) aggressioni agli animali selvatici; h) incidenti stradali: i) problemi legati ai cani nei disastri naturali; j) problemi professionali. Summary (Public Health Problems connected with stray and wild dogs). - The diffent prohlems connected with stray and wild dogs are discussed, and especial(v: a) the canine population of Itaiy with consideration of the factors connected with the dflerent ecologica1 aspects; b) the zoonoses (with special reference to rabies, echinococcosis/hydatidosis, leishmanilisis, jilariasis); C) the environmental contamination; d) non-zoonotic diseasm connected with dogs: e) attacks ro humans; f) attacks to domestic animals: g) attacks to wild animals; h) road accidents; i) dog connected prohlems in natura1 calamities; j) professional problems., Introduzione In quasi tutti i paesi viene dato sempre maggior ( rilievo ai problemi connessi con i cani randagi ed inselvatichiti. Dell'argomento si occupano Amministra- /ioni della sanità, dell'agricoltura. della protezione i ~imbientale, nonché organizzazioni naturalistiche. Si ;issiste ad un'evolmione dell'atteggiamento pubblico e i privato nei confronti di questo problema: sino a pochi I ;inni or sono, esso era quasi esclusivamente sinonimo l. di «lotta antirabbica)); oggi invece si tende ad incorpo- 1 rare tutti i problemi connessi con la coesistenza uomo-!cane. che esistono anche laddove la rabbia è assente / [I]. L'Organizzazione Mondiale della Saniti si i venuta sempre più occupando dell'argomento. producendo tra l'altro direttive sui problemi connessi con la presenza di animali in ambiente urbano [2, 31 ed organizzando riunioni di esperti e corsi di aggiornamento sul randagismo canino. In Italia, con la scomparsa della rabbia urbana. si è assistito ad un progressivo rilassamento delle misure di lotta al randagismo e delle campagne di educazione sanitaria, che avevano contribuito fortemente all'eradicazione, nel 1973 [4]. della rabbia con ciclo urbano. Nella presente nota saranno affrontati i problemi di sanità pubblica connessi con la presenza di cani randagi ed inselvatichiti sia in ambiente urbano che rurale. tenendo presente soprattutto la situazione italiana. Gli argomenti che verranno di seguito brevemente discussi sono: a) Popolazione canina in Italia. h) Zoonosi. C) Contaminazione ambientale. 4 Trasmissione di malattie non zoonosiche nel cane. e) Trasmissione di malattie infettive degli animali da reddito.,f) Attacchi all'uomo. g) Attacchi agli animali domestici. h) Attacchi agli animali selvatici e rapporti fra cani ed animali selvatici. i) Incidenti stradali. j) Problemi legati ai cani in caso di calamità naturali. k) Problemi di sicurezza del lavoro. Popolazione canina in Italia Tentativi di va11rta:ione Tentativi di valutazione della consistenza delle popolazioni di cani randagi ed inselvatichiti sono

2 stati fatti dalla Direzione generale dei servizi veterinari del Ministero della Sanili 151 e da Roitani e Fabbri [6]. Nel corso di un censimento di carnivori selvatici in Italia, Prosperi et u1.[7] hanno tenlato di valutare anche la presenza di cani inselvatichiti. 1 dati emersi dai vari censimenti della popolazione canina italiana sono stati riportati da Pozio 181. L'indagine di Prosperi et al. [7]. basata sulle risposte ricevute da 1013 Comuni italiani su indica la presenza di cani inselvatichiti nelle zone montane di tutto il paese e con particolare intensità nell'appennino centrale, ed in alcune zone di pianura non densamente popolate. La mappa di distribuzione del cane inselvatichito è risultata corrispondcre grosso modo alle zone di maggior densità della volpe. È probabile che sulle risposte ricevute abbia influito i l fatto che non scmpre chi ha compilato il questionario ha avuto chiaro il concetto di «cane inselvatichito». Dall'indagine effettuata nel 1979 dalla Direzione generale dei servizi veterinari [5], relativa a circa il 70% dei Comuni italiani, emerge che la popolazione canina italiana supera i tre milioni di animali ( soggetti censiti). di cui oltre la metà è costituita da cani randagi o da animali non registrati, ma presunti di proprietà: randagi e soggetti non registrati, contro cani regolarmente denunciati. Viene inoltre rilevata la presenza di branchi di cani inselvatichiti, particolarmente sull'appennino. ma anche in Pianura Padana e sull'arco Alpino. l dati di Boitani e Fabbri (61 sostanzialmente concordano con quelli del Ministero della Sanità: su un totale di cani censiti (dato dal quale si può estrapolare la consistenza della popolazione canina italiana in milioni di unità), ~ 1sono incustoditi con padrone (cioè animali che, registrati o meno. hanno una certa libertà di movimento) sono randagi, e appartengono alla categoria degli inselvatichiti. Con un totale, quindi, di cani vaganti. che può essere arrotondato a mila. pari al 25% del totale. Da questi censimenti emerge che. mentre il numero totale di cani non è elevato per un paese con caratteristiche di superficie. di popolazione e sviluppo economico-sociale quale l'italia. invece è elevato il numero di cani vaganti (randagi, inselvatichiti, e comunque non controllati dal proprietario), pertanto. in questo settore, I'ltalia sembra più assimilabile ai paesi mediterranei che non a quelli del13europa continentale. Per comprendere il significato di questi dati e le conseguenze sulla salute pubblica è necessario considerare alcuni aspetti ecologici del problema. Quello del randagismo è un fenomeno composito: non è possibile dividere la popolazione canina in due grandi categorie. quella dei cani con padrone e quella dei cani randagi. I mutamenti economici, sociali ed urbanistici d e ~ l iultimi anni hanno portato. da un lato ad una maggiore associazione con I'uomo dei cani con padrone, soprattutto di quelli viventi in ambiente urbano. dall'altro ad una stratificazione della popolazione canina in una serie di categorie fra loro interdipendenti. TI massimo grado di associazione con I'uomo è dato dai cani tenuti a scopo affettivo. tipici di un ambiente urbano. e dei cani da lavoro (da caccia, da guardia) che non vengono lasciati liberi di vagare incontrollati in città o nelle campagne circostanti. Un'altra categoria è costituita dai casi rurali: si tratta di animali generalmente iscritti nei registri comunali, ai quali però viene concessa una notevole libertà di spostamenti, tipici di un ambiente semiurbano o rurale. I randagi sono cani senza padrone, che tuttavia dipendono dall'uomo per i'alimentazione. e pertanto tendono a vivere in ambienti antropizzati. dove possono trovare rifiuti di cui cibarsi. I cani inselvatichiti hanno totalmente perso la dipendenza dall'uomo ed hanno mutato le loro abitudini, venendo ad occupare in parte la nicchia ecologica lasciata libera dai grandi carnivori (lupo, lince, orso) [ Essi. cioè vivono in branchi e non si cibano solo di rifiuti. ma predano anche animali domestici e/o selvatici; hanno perso le abitudini diurne tipiche del cane domestico. riacquistando quelle notturne tipiche dei carnivori selvatici. Infine. presentano un timore dell'uomo meno spiccato rispetto alle specie selvatiche. forse è più I'uomo a temerne ed evitarne il contatto. Mentre i randagi possono appartenere a qualsiasi «razza», le categorie maggiormente rappresentate fra i cani inselvatichiti sono quelle da pastore e da caccia. Questo significa, derivando gli inselvatichiti dai randagi. che al processo di inselvatichimento segue una selezione notevole. che porta alla sopravvivenza solo degli animali di maggiore mole e forza. Anche la consistenza dei branchi è diversa: esemplari per gli inselvatichiti e 2 4 per i randagi 161, con presenza di molti individui randagi che non fanno parte di alcun branco. Una delle principali fonti di alimentazione dei cani vaganti è costituita dai rifiuti: discariche urbane ed extraurbane, bidoni della spazzatura. adiacenze di macelli non attrezzati. ove possono divenire portatori di agenti patogeni per I'uomo e possono incontrare altre specie frequentatrici di questi ambienti. quali volpi. mustelidi, ratti. topi. gatti, uccelli. per cui può facilmente avvenire una contaminazione crociata. Infine, un aspetto del modo di vita dei cani vaganti che può avere una notevole importanza per la sanità pubblica è dato dalla mancanza di ricoveri stabili. Furrori c l ~ c;nflu;scono.sul ruolo dei vagunti NI saniti puhhlica 1 cani vaganti. per il tipo di vita ehe conducono. per le possibilità di contatto che hanno con animali domestici, selvatici e con I'uomo. per la frequentazio-

3 ne di discariche di rifiuti e dintorni di macelli. possono sostenere il ruolo di xinterface ecologici» 191 fra ambienti rurali ed urbani. cioè possono essere responsabili del passaggio di agenti patogeni fra differenti ecosistemi. Le loro abitudini alimentari. la loro attività di spazzini, la frequentazione di dintorni di luoghi di macellazione, li espongono al rischio di assumere agenti patogeni vari (ad esempio. Ecl~inucoccosus,~ronuli~siis, M. Y L. o ~ ( I ~ Ispp.. E ~ ~ ubru~.el/c~ I ~ ~ spp.), nonché micro-organismi antibiotico-resistenti e di contribuire cosi al loro mantenimento ambientale ed alla loro disseminazione. La mancanza di ricoveri e le abitudini crepuscolari o notturne li rendono particolarmente esposti agli artropodi ematofagi. facilitando così i l mantenimento e la diffusione ambientale di agenti quali Rickerrsiu cnnori e Leishrrioni<rspp., mentre i rapporti di predarione esistenti con altre specie selvatiche o sinantropiche possono contribuire al mantenimento ambientale di agenti che, almeno in Italia, è estremamente difficile trasmettere all'uomo. quali Tri~hirwllospp. Altri aspetti di sanità pubblica legati alla presenza di cani vaganti sono dati dagli attacchi all'uomo. dagli incidenti stradali provocati da cani. dalla contaminazione ambientale (deiezioni. spargimento di rifiuti. rumore) e dall'azione da questa svolta a favore dei ratti. dai problemi in caso di calamità, dai problemi di sicurezza del lavoro [2]. Zoonosi Considereremo qui solo alcune delle zoonosi che possono essere trasmesse dal cane all'uomo. e precisamente rabbia ed echinococcosi/idatidosi. per la loro particolare importanza. leishmaniosi, febbre bottonosa e filariosi perché per la loro epidemiologia si prestano particolarmente ad esemplificare il ruolo che può essere svolto dai cani randagi ed inselvatichiti. Altri aspetti zoonosici della patologia comuni al cane e all'uomo verranno considerati nel capitolo sulla contaminazione ambientale. In Europa. I'epidemiologia della rabbia è caratterizzata da un ciclo silvestre. il cui serbatoio è la volpe. e da un ciclo urbano, il cui serbatoio è il cane. La rabbia con ciclo urbano è presente in Turchia ed in Jugoslavia meridionale e in Africa settentrionale. Nel resto d'europa (Austria, Belgio. Cecoslovacchia. Danimarca. Francia, Italia. Lussemburgo. Olanda. Polonia, Repubblica Federale Tedesca. Repubblica Democratica Tedesca. Romania, Svizzera, Ungheria e Jugoslavia settentrionale) è presente la rabbia silvestre [IO-131. La rabbia per il cane è una malattia sempre mortale; la trasmissione avviene per contatto diretto mediante il morso; nella popolazione colpita non si instaura un livello di protezione immunitaria tale da interrompere la catena cpidemiologica o da alterare I'andaniento della malattia (a meno che non si intervenga mediante vaccinazione). Il ciclo urbano raramente interessa, oltre al cane, animali come sciacilli. gatti. volpi, e comunque queste specie animali non svolgono un ruolo epidemiologico importante. Con I'eradicazione della rabbia nel cane si ha la scomparsa della malattia anche in questi animali. Le caratteristiche epidemiologiche della rabbia urbana hanno fatto si che quasi tutti i paesi europei (I'ltalia nel 1973 [4]) e molti paesi extraeuropei. anche in via di sviluppo, siano riusciti ad eradicarla mediante piani di lotta basati sulla vaccinazione di massa dei cani, su misure che riducano le possibilità di contatto con animali non vaccinati (lotta al randagismo) e sulla sorveglianm permanente una volta eliminata la malattia. Molto differente è invece il ruolo svolto dai carnivori domestici, e dai cani in particolare. nei territori in cui ha luogo i l ciclo silvestre. Qui la malattia mostra nei carnivori domestici un andamento sporadico. epifenomeno del ciclo silvestre. Vi sono cioè casi di trasmissione dell'infezione dai carnivori selvatici a quelli domestici. senza pero che questi ultimi intervengano attivamente nel ciclo silvestre ritrasmettendo la malattia ;il serbatoio principale (la volpe) e senza che si inneschi un ciclo urbano parallelo a quello silvestre. Fra i carnivori domestici, i l gatto mostra una frequenza di infezione circa doppia rispetto al cane, e questo può essere spiegato sulla base di due considerazioni: da un lato il gatto ha maggiori possibilità di venire in contatto con la volpe (specialmente i gatti randagi e inselvatichiti sono spazzini che si cibano sui bidoni delle immondizie e sulle discariche di rifiuti. tutti luoghi frequentati anche dalle volpi). e questo è particolarmente vero per i gatti di malga. che rimangono nelle malghe anche al termine del periodo di alpeggio, quando i l bestiame si sposta a valle; d'altro canto, la maggiore incidenza della rabbia nel gatto è dovuta al f;itto che non viene vaccinato. '. In Italia, dal 1978, anno di inizio dell'epidemia di rabbia silvestre. al 1981 si era avuto nei carnivori domestici solo un caso di infezione nel gatto nel 1978 e due nel Nel 1982 si è avuto un brusco aumento nell'incidenza dell'infezione nei carnivori domestici, con quattro casi nel cane e tre nel gatto. Nel 1983 si sono avuti 4 casi nel cane e 3 nel gatto. Nel 1984 si sono avuti 4 casi nel cane e 2 nel gatto (dati rorniti da S. Prosperi. che c u r i il collegamento tra I'ltalia ed i l WHO Collaborating Centre for Rabies Surveillance and Research. che pubblica i l Rnhie.r hullerii~eriropt). Questi dati sono in contrasto con quanto rilevato negli altri paesi curopei infetti di rabbia silvestre. dove si registra una netta prevalenza dell'infezione del gatto rispctto al cane. Dai dati riportati nel Rohi<~shiille~itiEriropr, che descrivono la situazione dei paesi europei colpiti

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5 microfilarie di Dirafilaria immitis, D. rcperis. Diperaionema sp. [35]. A Pavia su 184 cani. parte dei quali randagi, è stata riscontrata una positività del 60,5%, con una positiviti maggiore per D. repen.7 [36]. Alcune indagini hanno riguardato esclusivamente cani randagi; nel comune di Venezia, su 145 esemplari si è riscontrata una positività de11'8.3% per D. repens [37]. La presenza di D. repens e D. irnmiti.~è stata riportata pure in cani randagi abbattuti presso il canile comunale di Grosseto [38]. Inoltre, il ritrovamento di filarie nelle volpi [38, 391 potrebbe aumentare il pericolo di infezioni dei cani randagi. La filariosi costituisce un esempio di malattia in cui i cani vaganti rappresentano un importante serbatoio di infezione per i cani domestici. nonché per I'uomo in cui tale malattia è stata recentemente segnalata anche in Italia [37. 4 W 3 ]. Fehhre hottonosa Da alcuni anni a questa parte. si è assistito in tutto il bacino del Mediterraneo ad un aumento delle infenoni da zecche e ad un aumento dell'incidenza delle malattie per le quali le zecche rappresentano il vettore. In Italia, una malattia nel cui ciclo può intervenire il cane e che sembra dimostrare di rispettare questa tendenza all'aumento è la febbre bottonosa. Questa malattia, causata da Ricketts@ conorii, è diffusa in tutta l'area mediterranea. L'infezione è mantenuta in natura da un ciclo di zecche-micromammiferi selvatici e/o sinantropici. Nelle zecche vi è anche una trasmissione transovanca di R. mnorii e questo spiega la persistenza pluriennale dei focolai. Esiste poi un ciclo domestico secondario interessante i cani e le loro recche. e particolarmente Riphicrphdur sanpineus. I cani non costituiscono dunque un serbatoio importante dell'infezione, ma costituiscono il mezzo per trasportare le zecche infette nell'ambiente umano: i cani randagi e vaganti risultano particolarmente importanti per i loro frequenti contatti con i ratti ed altri roditori sinantropici. L'uomo si infetta con la puntura di zecche infette ed è l'unica specie (a parte alcuni roditori sudafricani del genere Trrtern) a manifestare sintomatologia clinica [ La febbre bottonosa nel nostro paese è in espansione costante dal 1974; nel 1979 sono stati notificati 864 casi di forme «dermotifosimili» contro meno di 50 all'anno sino al 1972 [46]; a Roma nel 1979 la prevalenza è stata di 2,4 casi/ abitanti. Riphir~pha1tr.s.songuinmr.s. il principale vettore della malattia, sembra la specie meglio adattata alla vegetazione degradata dei suburbi ed ha trovato un serbatoio nella popolazione canina vagante delle estreme periferie urbane. In conseguenza di ciò. la malattia sta lentamente mutando la sua fisionomia ed il suo baricentro si sposta dalle zone tipicamente rurali a quelle suburbane [47]. Mancano studi sulla prevalenza nella popolazione canina in generale e in quella vagante in particolare. Contaminazione ambientale 1 cani vaganti. randagi ed inselvatichiti possono essere causa di contaminazione ambientale in vari modi: deiezioni. diffusione di pulci ed altri ectoparassiti, dispersione di immondizie, produzione di odori e di rumori sgradevoli. infine. una volta morti. gli stessi cadaveri sono elemento di contaminazione. Le deiezioni animali costituiscono il problema più eclatante e di maggior rilievo dal punto di vista sanitario. Attraverso esse. possono essere trasmesse all'uomo svariate forme infettanti. vanno ricordate le zoonosi parassitarie. fra le quali I'echinococcosi/idatidosi e la Lurva niigrans viscerale, mentre la Larva migrans cutanea rappresenta un certo rischio soprattutto per i bambini che giocano in luoghi frequentati dai cani (es. parchi pubblici). Fra le zoonosi di origine batterica vanno annoverate le leptospirosi. le salmonellosi. la campilobacteriosi, la tubercolosi: Esemplificativo della diffusione della contaminazione ambientale da feci di cani e gatti è uno studio sulla contaminazione parassitaria da feci di cane e gatto nel terreno e nelle sabbiere di giardini pubblici e scuole della città di Bologna (481. Sono risultati positivi per parassiti di cane e/o gatto, quindi contaminati da feci di cane e/o gatto, circa 1/10 (aree di verde pubblico) e 115 (istituzioni scolastiche) dei campioni di suolo prelevati dalle sabbiere, e circa 115 (aree di verde pubblico) e 1/10 (scuole) dei campioni di suolo prelevati dal terreno circostante le sabbiere. Circa 1/20 dei campioni di suolo prelevati sia nelle aree di verde pubblico. sia nelle istituzioni scolastiche. è risultato positivo per uova di To.rocara sp. Indicativi dello stato sanitario dei cani vaganti sono i dati sulla frequenza di salmonelle nei cani vaganti catturati nel comune di Brindisi. Di 103 cani esaminati, 29 (pari al 28.15%) sono risultati portatori di salmonelle a livello dei linfonodi meseraici del contenuto duodenale o di entrambi. Da questi 29 animali sono stati isolati 32 stipiti di salmonelle, appartenenti a 18 sierotipi differenti i491. Oltre ai problemi sanitari legati all'immissione nell'ambiente. tramite le deiezioni. di agenti patogeni responsabili di zoonosi, l'arricchimento dell'ambiente di materia organica di origine animale (feci, peli. forfora. ecc.) crea le condizioni adatte per la crescita di alcuni miceti potenzialmente patogeni per I'uomo (ad esempio Microspor~rm,qyp.serrrn) [50] e. in condizioni di temperatura ed umiditi ottimali ne potenzia pure I'infettività. Un'altra possibile conseguenza del contatto con animali domestici e dell'arricchimento dell'ambiente con materia organica di origine animale (animalizzazione dell'ambiente) è lo sviluppo di allergie nei confronti dei prodotti animali (peli, ecc.) 0 di loro parassiti (acari) [2, 511.

6 Azioni a friisure dei rutti 1 cani vaganti si nutrono di rifiuti, che si procurano rovistando nei contenitori delle immondizie o spargendo i sacchetti dei rifiuti domestici. In questo modo. spargono una quantità di rifiuti molto superiore a quella effettivamente consumata. di cui spesso approfittano i ratti. L'abitudine dei ratti di ingerire feci di cane contribuisce ulteriormente al mantenimento ed alla diffusione di vari agenti patogeni. Infine, la presenza di animali morti abbandonati può essere causa di svariati problemi di ordine sanitario ed estetico. Dal punto di vista sanitario. possono essere punto di attrazione e fonte di alimento per vettori di malattie. quali mosche. muridi, ecc. Inoltre, possono essere causa di problemi estetici (cattivi odori. ecc.). Gli animali possono anche mostrarsi di fondamentale importanza per il monitoraggio del livello di contaminazione ambientale. specialmente nelle aree urbane. Condividendo lo stesso ambiente dell'uomo, ma essendo più esposti ai contaminanti ambientali, possono essere utili indicatori della presenza di parassiti o di micro-organismi patogeni o di inquinanti chimici [52]. Malattie non zoonosiche del cane I cani randagi ed inselvatichiti costituiscono dei serbatoi di infezione per il cane domesiico ed il lupo. Le malattie infettive maggiormente presenti in area urbana sono il cimurro. I'epatite infettiva e la gastroenterite da parvovirus, malattie altamente contagiose. È necessario ricordare. per quanto riguarda il cimurro, che è attualmente in discussione il suo ruolo in relazione ad alcune forme di encefalopatie croniche nell'uomo [53]. Molto probabilmente, le vaccinazioni su vasta scala e le altre misure profilattiche che vengono praticate nei cani domestici sarebbero sufficienti ad eliminare o comunque a limitare notevolmente I'incidenza di tali infezioni: i cani randagi ed inselvatichiti costituiscono una popolazione recettiva. rinnovata di continuo, che può permettere la sopravvivenza degli agenti di tali malattie. e la loro persistenza nell'ambiente. Un altro gruppo di malattie è dato dalle elmintiasi, quali ascaridosi. ancylostomiasi, teniasi (Dipylidium caninum. Tueniu pi.r(f'ormis). Si deve inoltre segnalare l'aumento delle malattie veicolate da artropodi ectoparassiti del cane. fra cui emoprotozoi come i piroplasmi. Per completare la rassegna delle parassitosi del cane occorre citare la rogna demodettica, che presen- ta una notevole importanza in patologia canina per la sua diffusione e per le difficoltà terapeutiche che presenta. Trasmissione di malattie infettive degli animali da reddito È noto da molto tempo che i cani randagi ed inselvatichiti possono essere portatori di infezioni per gli animali da reddito. Lo testimonia, ad esempio. un editto promulgato a Roma nel 1737, che vietava l'accesso «de Cani e de Cacciatori)) al fine di «evitare la maggiore dilatazione dell'epidemia bovina». Pur essendo argomento noto da tempo si sente la carenza di ricerche specifiche. Fra le malattie che possono venire trasmesse agli animali da reddito vi sono la rabbia e I'echinococcosilidatidosi, che sono già state ampiamente considerate nella parte riguardante le zoonosi. Ci limiteremo pertanto a considerare qui di seguito le malattie di interesse economico che il cane può trasmettere agli animali d a reddito. Queste, ovviamente. possono colpire anche animali selu,atici. Imbrattandosi con materiali infetti. il cane può divenire potenziale portatore di malattie. quali I'afta epizootica, la peste suina classica, la peste suina africana. il carbonchio ematico. Ingerendo parti di animali infetti. può eliminare con le feci virus come quello della malattia di Newcastle [54]. Particolarmente significativo può essere il ruolo svolto nei confronti di malattie come la brucellosi. per la quale I'ingestione di feti abortiti può portare ad una diffusione dell'agente eziologico mediante eliminazione con le feci. o semplicemente veicolato dall'animale imbrattatosi ingerendo il feto. Agenti con i quali i cani possono essere naturalmente infetti e che possono essere trasmessi agli animali da reddito per via fecale o per contatto diretto sono il micobatterio tubercolare. salmonelle. campilobacter, dermatomiceti. Forme larvali cistiche di tenie che possono venire trasmesse (oltre ad Echinocor<us granulo.sus) sono quelle di Mul/iceps mulliceps (agente della cenurosi cerebrale degli ovini. che p u ò colpire anche l'uomo), di Taenia nvis (cisticercosi degli ovi-caprini), di Taenia hydatigena (cisticercosi dei ruminanti e dei suidi), di Tmiu pisifirn7i.s (cisticercosi dei leporidi). che riconoscono tutte il cane come ospite definitivo [ 5 5 ]. Fra le infezioni protozoarie, va assumendo sempre maggiore importanza la sarcosporidiosi. che presenta un ciclo schizogonico (con schizonti e sarcocisti) nei muscoli dei ruminanti e suidi domestici e selvatici. ed un ciclo gametogonico (con formazione di oocisti e sporocisti) nell'intestino dei carnivori. I cani si infettano ingerendo le sarcocisti presenti nei muscoli dei ruminanti e ritrasmettono l'infezione con le feci

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