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1 NELL ALBERO DEI B.E.S. Uno dei RAMI dei Bisogni Educativi Speciali è quello dei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) Antonella Cipriano

2 LA FAMIGLIA DEI DSA DISLESSIA DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO Disturbi neurologici su base biologica DISORTOGRAFIA Legge 170 DISCALCULIA DISGRAFIA Q.I. Nella norma DISPRASSIA verbale (inclusa tra i disturbi specifici del linguaggio (DSL) DISNOMIA (difficoltà o incapacità a richiamare alla memoria la parola corretta quando è necessaria. Essa può incidere sulle abilità del discorso)

3 Disturbi Evolutivi Specifici DSA L. 170/2010 legge che rappresenta un punto di svolta perché si basa sull idea di personalizzazione dei percorsi di studio enunciati nella L. 53/2003 con la presa in carico dell alunno/a BES da parte di ciascun docente curriculare e di tutto il team docente e non solo del sostegno. DISTURBI SPECIFICI DEL LINGUAGGIO DISPRASSIA DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO LIEVE

4 D.D.A.I. (deficit da disturbo di attenzione ed iperattività) provoca difficoltà di pianificazione, apprendimento, socializzazione con i coetanei. Per un buon percorso scolastico richiede sinergia tra famiglia, scuola e clinica. FUNZIONAMENTO COGNITIVO LIMITE sono alunni con QI dai 70 agli 85 senza elementi di specificità e a volte in comorbità con altri disturbi che vanno adeguatamente sostenuti e avviati verso percorsi scolastici consoni alle loro caratteristiche (art.12 acc. Progr. 2007)

5 Come trattare questi Bisogni Educativi Speciali? Tutte queste differenti problematiche, ricomprese nei disturbi evolutivi specifici, non vengono o possono non venir certificate ai sensi della legge 104/92, non dando conseguentemente diritto alle provvidenze ed alle misure previste dalla stessa legge quadro, e tra queste, all insegnante per il sostegno. La legge 170/2010, a tal proposito, rappresenta un punto di svolta poiche apre un diverso canale di cura educativa, concretizzando i principi di personalizzazione dei percorsi di studio enunciati nella legge 53/2003, nella prospettiva della presa in carico dell alunno con BES da parte di ciascun docente curricolare e di tutto il team di docenti coinvolto, non solo dall insegnante per il sostegno.

6 Vengono estesi i principi della L.170/10 Alcune tipologie di disturbi, non esplicitati nella legge 170/2010, danno diritto ad usufruire delle stesse misure ivi previste in quanto presentano problematiche specifiche in presenza di competenze intellettive nella norma. Si tratta, in particolare di: disturbi con specifiche problematiche nell area del linguaggio (disturbi specifici del linguaggio o,piu in generale, presenza di bassa intelligenza verbale associata ad alta intelligenza non verbale) disturbi nelle aree non verbali (come nel caso del disturbo della coordinazione motoria, della disprassia, del disturbo nonverbale o, piu in generale, di bassa intelligenza non verbale associata ad alta intelligenza verbale) disturbo dello spettro autistico lieve, qualora non rientri nelle casistiche previste dalla legge 104).

7 Personalizzazione È data quindi la possibilità di estendere a tutti gli alunni con bisogni educativi speciali le misure previste dalla Legge 170 per alunni e studenti con disturbi specifici di apprendimento

8 LEGGERE COME UN DISLESSICO Leggere vuol dire decodificare, dover fare continue traduzioni Ma se la corrispondenza fonemi-grafemi non è stabilizzata.

9 LEGGERE COME UN DISLESSICO Chi riesce a decodificare questo messaggio? buan tipi voidosso nol eggere bue sterighe quanti di voi possono leggere queste righe?

10 LETTURA LESSICALE. Le persone dislessiche LEGGONO OGNI SINGOLA LETTERA PER UN RAGAZZO DISLESSICO E IMPOSSIBILE ESSERE ATTENTO E PRENDERE APPUNTI Dettare i compiti deve avere un tempo preciso e adeguato

11 La qualità dell inclusione è la misura della qualità dell intera scuola COSA è RICHIESTO ALLA SCUOLA? RICONOSCERE e ACCOGLIERE la diversità Come? L inclusione come speciale normalità a scuola

12 I principi chiave dell inclusione Accettare la diversità La diversità è una caratteristica essenziale della condizione umana. Assicurare la partecipazione attiva L inclusione non vuol dire assicurare un posto in classe. Essere inclusivi richiede uno sforzo continuo che assicuri una partecipazione attiva dell alunno nell ambito pedagogico e sociale.

13 Sviluppare pratiche di collaborazione L inclusione è un processo continuo che richiede il supporto di tutti gli interessati. Immaginare una scuola diversa Una scuola inclusiva è una scuola diversa che impara da se stessa e promuove il cambiamento e lo sviluppo.

14 Organizzare la didattica inclusiva Coinvolgimento del Collegio dei Docenti e del Consiglio di Istituto, che porti all adozione di una politica interna della scuola per l inclusione, che assuma una reale trasversalita e centralita rispetto al complesso dell offerta formativa. Costituzione di gruppi di lavoro per l inclusione scolastica con specifici compiti: rilevare i Bes, raccogliere la documentazione, dare consulenza ai colleghi, monitorare il livello di inclusività, raccogliere le proposte dei CdC per costruire il piano annuale per l inclusivita. Relazione con la rete del CTS e del CTI, al fine di assicurare la massima ricaduta possibile delle azioni di consulenza, formazione, monitoraggio e raccolta di buone pratiche.

15 Il P.A.I. il piano per migliorare il grado di inclusività nella scuola è lo strumento per un progetto di inclusione è lo sfondo per una didattica attenta ai bisogni educativi degli alunni è basato su una attenta lettura del grado di inclusività della scuola e su obiettivi di miglioramento che sono da perseguire

16 Piano annuale per l inclusione «Parte integrante del POF in quanto costituisce lo sfondo e il fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai bisogni di ciascuno nel realizzare gli obiettivi comuni» (nota prot del 27 giugno 2013) Lo scopo del piano è far emergere criticità e punti di forza, rilevando le tipologie dei diversi bisogni educativi speciali e le risorse impiegabili.

17 Cosa fa il Centro Territoriale per l Inclusione (CTI)? RISORSE DOCUMENTAZIONE PROTOCOLLI BUONE PRASSI

18 BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI Strategie educativo-didattiche per il potenziamento degli apprendimenti e l inclusione nel gruppo-classe Gestione del gruppo-classe Cooperative learning Tutoring Didattica digitale

19 GESTIONE DEL GRUPPO-CLASSE Per attuare AMBIENTI DI APPRENDIMENTO efficaci dal punto di vista socio-relazionale è importante che gli insegnanti operino con unitarietà di intenti e, contestualmente, curino atteggiamenti e approcci che contribuiscano alla costruzione identitaria positiva dell alunno BES: creando un clima positivo in classe; favorendo un dialogo in tutte le attività con i compagni della classe; stimolando e sostenendo la motivazione intrinseca. Occorre inoltre costruire un ambiente di apprendimento in cui l allievo BES si senta accolto ed ascoltato.

20 LAVORARE IN CLASSE PRESUPPOSTO: TUTTO CIO CHE FUNZIONA PER L ALUNNO BES E ALTRETTANTO EFFICACE PER GLI ALTRI STRATEGIE: Valorizzare punti di forza (intuizione, pensiero visivo e creativo, pensiero divergente ) Minimizzare quelli di debolezza (errori ortografici, deficit nella memoria di lavoro, lentezza esecutiva, mancata autonomia nella lettura )

21 LAVORARE IN CLASSE Facilitare l apprendimento attraverso il canale visivo: avvalendosi di organizzatori grafici, come schemi, mappe, immagini, filmati e colori (molto utile la LIM); il canale uditivo (audiolibri, registrazioni, sintesi vocale, libri di testo digitali ) Alcune misure: aumento dei tempi di lavoro (compiti, esercitazioni, verifiche ); riduzione del carico di lavoro (o suddiviso); modalità di verifica prevalentemente ORALE

22 STRATEGIE DI INSEGNAMENTO EVITARE/EVITARE DI Lezioni esclusivamente frontali Lunghe spiegazioni Copiare dalla lavagna o dal libro Consegne e verifiche in corsivo Porre l accento sugli errori Far uscire l alunno per andare in «aule separate» FAVORIRE/SOSTENERE/PROMUOVERE Riflessioni e condivisioni fra gli alunni Fornire materiale fotocopiato Prediligere il carattere stampato maiuscolo Depenalizzare l errore (meglio individuare i processi cognitivi e i ragionamenti sottesi) Compensare

23 IN CLASSE EVITARE Cartelloni con scritte a caratteri misti e con troppi colori La posizione dell alunno BES in ultima fila (o nelle ultime file) La posizione dell alunno BES accanto alla cattedra FAVORIRE/SOSTENERE/ PROMUOVERE Cartelloni con stimoli visivi Cartelloni «schematici», scritti in STAMPATO MAIUSCOLO La posizione dell alunno BES di fronte alla lavagna, meglio in prima fila

24 INSEGNAMENTO E APPRENDIMENTO NON SONO LA STESSA COSA! E INFATTI POSSIBILE INSEGNARE ANCHE MOLTO BENE SENZA CHE GLI STUDENTI APPRENDANO

25 COOPERATIVE LEARNING Il COOPERATIVE LEARNING è un tipo di apprendimento collaborativo, strutturato per piccoli gruppi. I membri sono responsabili del lavoro del gruppo. Al centro c è il GRUPPO, non il SINGOLO

26 COSA FA LO STUDENTE? Condivide con i compagni i propri punti di forza Sviluppa le abilità sociali Gestisce i conflitti È coinvolto in molte attività con obiettivi chiari

27 È NECESSARIO L UTILIZZO DI PICCOLI GRUPPI PERCHE TUTTI CONTRIBUISCANO

28 In che cosa si differenzia dall approccio tradizionale? Il lavoro è collaborativo e non competitivo. Il lavoro è frutto del gruppo, non del singolo. Permette di apprendere le abilità sociali. Sviluppa le abilità per la vita e per il lavoro.

29 Quali sono i vantaggi? Permette di ottenere una comprensione più profonda del contenuto. Accresce la motivazione al compito. Aiuta gli studenti a diventare parte attiva e costruttiva nel processo e ad assumersi le responsabilità. Permette di celebrare ogni tipo di diversità (culturali ed individuali).

30 Di cosa tener conto nella formazione dei gruppi? Il TIPO di gruppo: deve essere MISTO, cioè mescolare deboli e capaci (tutoring). Il NUMERO dei componenti: meglio gruppi da 3 o 4; comunque la scelta dipende molto anche dall argomento. Prima di utilizzare il cooperative learning, è necessario promuovere con specifiche attività le abilità sociali, affinché gli studenti imparino a comunicare in modo corretto e a negoziare i conflitti

31 TUTORING CHE COS E? È un metodo basato sull approccio cooperativo dell apprendimento dove alunni con capacità diverse possono passarsi reciprocamente informazioni senza relazione gerarchica o di potere

32 IL CONCETTO-CHIAVE E : COOPERAZIONE VS COMPETIZIONE

33 PAROLE E SIGNIFICATI TUTOR Chi insegna attivamente TUTORATO Chi riceve l insegnamento

34 ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO Il tutoring implica un organizzazione precisa del lavoro: Definizione di un obiettivo Abbinamento accurato tutor/tutorato Orari determinati e scanditi regolarmente Definizione dei contenuti

35 DIDATTICA DIGITALE Il computer deve permettere agli studenti di seguire senza particolari problemi le normali attività didattiche: Lettura Scrittura Comprensione del testo Non in modo occasionale

36 STRUMENTI PER LA LETTURA UTILIZZO DELLA SINTESI VOCALE PERMETTONO DI VEDERE LA PAGINA ORIGINALE PERMETTONO DI EVIDENZIARE LE PAROLE LETTE

37 STRUMENTI PER LA SCRITTURA UTILIZZO DELLA SINTESI VOCALE CORRETTORE ORTOGRAFICO USO DELLE IMMAGINI

38 RISORSE IN RETE Oltre ai programmi a pagamento, in rete possiamo trovare tanti programmi completamente gratuiti adatti ad alunni DSA/BES: Per la Lettoscrittura: 1.Pierino; 2.Balabolka; 3. Dspeech. Per le Lingue straniere: 1. Google traduttore; 2. Babylon; 3. Superquaderno Per la matematica: 1. XLBooks; 2. Aplusix;

39 PER GLI ALUNNI DSA PER STUDIARE BISOGNA SAPER RIASSUMERE Oppure OCCORRE SAPER UTILIZZARE STRUMENTI ADEGUATI? STRUMENTI DI FACILITAZIONE

40 Le mappe concettuali sono uno strumento grafico per rappresentare informazione e conoscenza. Servono per rappresentare in un grafico le proprie conoscenze intorno ad un argomento, per cui ciascuno è autore del proprio percorso conoscitivo all'interno di un contesto. Permettono di creare una struttura gerarchica in cui è l'utente a stabilire le relazioni tra gli elementi presenti organizzati in una struttura ad albero.

41 La mappa mentale è uno strumento votato alla creatività, alla memorizzazione, all'annotazione in chiave personale. Per queste ragioni le mappe mentali sono particolarmente efficaci come strumenti di annotazione e di apprendimento, come supporto all elaborazione del pensiero e alla creatività, come ausilio nell orientamento personale e nella costituzione di gruppi di lavoro. Sono invece meno efficaci nella rappresentazione della conoscenza, dove l'evocatività della mappa mentale induce una minore efficacia comunicativa.

42 Commenti conclusivi Se lo scopo è essere inclusivi, bisogna imparare ad accettare il fatto che bisogna diventare inclusivi prima di tutto. Diventare inclusivi è un processo in cui si impara ad accettare gli altri diversi da noi, e tramite questo processo di apprendimento continuo si migliorano le proposte didattiche Tali proposte didattiche devono partire dall accettare la diversità come normale condizione umana.

43 Certo ci sono problemi di attuazione, ma questi devono essere visti come responsabilità primarie del corpo docente. La formazione professionale continua e mirata degli insegnanti è parte essenziale il cui scopo non è solo quello di formare gli insegnanti, ma anche quello di includere gli insegnanti nella participazione attiva e responsabile.

44 GIUSTIZIA NON È DARE A TUTTI LA STESSA COSA, MA DARE AD OGNUNO CIÒ DI CUI HA BISOGNO Non c è peggior ingiustizia del dare cose uguali a persone che uguali non sono Don Lorenzo Milani

45 Grazie per la gentile collaborazione e l attenzione prestata!

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