Presentazione volume Prof. Giovanni Vecchi In ricchezza e in povertà Il benessere degli italiani dall Unità ad oggi.
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1 Presentazione volume Prof. Giovanni Vecchi In ricchezza e in povertà Il benessere degli italiani dall Unità ad oggi. Intervento del Presidente del Consiglio Nazionale dell Economia e del Lavoro On. Prof. Antonio Marzano CNEL Roma, 21 giugno 2011
2 Desidero esprimere il mio apprezzamento più vivo per la ricerca che oggi presentiamo. Congratulazioni a Nicola Rossi e Gianni Toniolo, per aver ispirato e stimolato il lavoro. A Giovanni Vecchi per averne compiuto larga parte e con il contributo di un analisi di ben ventimila bilanci familiari, e con l applicazione di un metodo già apprezzato tra gli altri, proprio da Rossi e Toniolo in un articolo del 2001 nel Journal of economic history. Il ringraziamento dell economista si deve intendere rivolto a tutti i partecipanti alla ricerca con i rispettivi istituti, dalla Banca d Italia, all Istat, all Università di Tor Vergata. Mi è parsa particolarmente suggestiva la domanda di fondo: se sia stato o meno raggiunto, nei 150 anni dall unificazione dell Italia, l obiettivo di Cavour. Per molti e fondamentali versi, la risposta è affermativa. Il reddito pro-capite degli italiani, all inizio dell unità, non era molto diverso da quello odierno in Africa ed è aumentato di tredici volte rispetto alle dodici volte degli Stati Uniti, le undici della Francia, le sette del regno Unito. Il progresso è stato altrettanto significativo per quanto concerne il tema che oggi diremmo della qualità della vita: la riduzione della povertà (quella assoluta colpiva in origine il 40% della popolazione, oggi il 4%); le aspettative di vita (inizialmente, trenta anni come nell antica Roma, oggi ottantadue anni); la mortalità infantile, all inizio micidiale, ora tra le meno frequenti. Le trasformazioni recenti sono più conosciute. Ma i 150 anni dell Unità sono stati attraversati da riforme di portata storica che giustamente sono richiamate dagli 2
3 autori. Le bonifiche e il sistema di sanità pubblico di Crispi negli anni ; la legge del 1902 sul lavoro minorile in Italia, allora più diffuso in Italia rispetto all Europa; la riforma Casati dell istruzione pubblica obbligatoria e gratuita del 1859, in un paese dove solo il 27% degli italiani era in grado di leggere; e così seguitando. Con gli sviluppi più recenti, negli anni 50 e 60 un paese privo di materie prime, meno vicino ai mercati più ricchi, e con una più breve tradizione manifatturiera, si è trasformato da agricolo in industriale (sesto nel mondo, e secondo alla Germania nella produzione manifatturiera) e da paese di emigrazione in paese di immigrazione. Abbiamo una diffusione dell imprenditoria e del risparmio familiare, con poche analogie. Le tre regioni della Lombardia, del Veneto, dell Emilia Romagna sono tra le prime dieci aree economiche europee. Ma il Sud non è tra queste. E la prima delle tre unificazioni incompiute. Esso ha realizzato progressi straordinari, il suo reddito medio è aumentato di 10 volte, contro le 16 del centro-nord. Ma, per l appunto, il distacco tra le due mega aree dell Italia non è diminuito salvo che in circoscritti periodi. Corrispondentemente, la disoccupazione strutturale è più alta nel Meridione, anche volendo considerare parzialmente di natura ciclica il dato di oggi. Inoltre, grazie all analisi dei ventimila bilanci familiari di Vecchi, sappiamo che quanto alla disuguaglianza, la povertà e la vulnerabilità, tutte diminuite per il Paese nel suo assieme, persistono divari nel Sud rispetto al resto della Nazione. Ma come sarebbero andate le cose senza unificazione? Nell attuale globalizzazione, o nella stessa Europa di oggi, quale ruolo avrebbero potuto detenere 3
4 il regno Borbonico, ma lo stesso Regno di Sardegna, il lombardo-veneto, i vari ducati? Questa valutazione nulla toglie all impegno che va profuso per lo sviluppo del Sud. L unificazione è incompiuta per i divari odierni anche se non vi è un altro Stato di qualche dimensione, in cui il livello del reddito pro-capite o il tasso di sviluppo siano identici tra le regioni, o tra Stati federali. Il divario italiano è però del 40%, ed è troppo marcato. D'altronde, vi sono divari sottostanti che disuniscono il Paese. Come il tasso di infrastrutture, dai trasporti pubblici alle strade, alla logistica. Un impegno non meno urgente richiede il rilancio della competitività dell intero Paese, sebbene anch essa sia influenzata significativamente dalle condizioni dello stesso Meridione. Quindi, trarrebbe vantaggio a sua volta dal miglioramento di questa parte del territorio. La consapevolezza delle riforme che sarebbero necessarie ormai è diffusa. Non è fuori luogo ricordare che all unificazione sperata da Cavour si è, in tempi più recenti, aggiunta l auspicata unificazione europea. Che richiede ai singoli Stati certo molte cose, ma anche una paragonabile competitività tra di essi. Vi è una terza unificazione da porre tra le nostre priorità. E l unificazione tra le generazioni. L unità è concetto antitetico rispetto all esclusione sociale. I giovani disoccupati, e ancor più i cosiddetti né né né studiano, né lavorano sono esposti oggi ad un senso di esclusione sociale. E questa è incompatibile con una vera 4
5 democrazia economica, condivisa e partecipata. Il problema è dunque politico, oltre che economico. In conclusione, orgoglio ed impegno sono i due grandi messaggi che questa ricerca esprime; orgoglio e consapevolezza dei problemi irrisolti, come ha ricordato il Presidente Napolitano nel suo recente discorso di Verona. Il messaggio è destinato soprattutto ai giovani d Italia che non conoscono abbastanza la Storia del loro Paese e purtroppo ascoltano più spesso quell autodenigrazione che fu lamentata perfino da D Azeglio. La fatica a volte disumana, il rischio di impresa maggiore in una struttura per decenni comparativamente svantaggiata, guerre, bonifiche, riforme agrarie, epidemie, la malaria, la tubercolosi, la pelagra, sono cose sconosciute ai nostri giovani. E d altro canto, dagli anni 50 l Oscar della lira, l adozione controversa e temuta al Trattato di Roma, cui invece seguirono gli anni del maggior sviluppo; e più tardi l affermarsi della creatività, del made in Italy, dei distretti produttivi. Queste storie di eroismi e di sacrifici, di successi e di timori non è conosciuta dalle generazioni di oggi. Il centocinquantenario italiano può essere anche un opportunità per la loro migliore conoscenza. 5
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