Le Dimensioni dell azienda agraria (in termini di fatturato)
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- Agnella Fontana
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1 Le Dimensioni dell azienda agraria (in termini di fatturato) 67,5% PICCOLE (fatturato < euro) 32% MEDIE ( euro < fatturato < euro) 0,5% GRANDI (fatturato > euro) (Fanfani Roberto, 2009) Piccole Medie Grandi 10 0 Piccole Medie Grandi
2 Le dimensioni aziendale (in termini di «forza lavoro») ULA (unità-lavorative-anno): numero medio mensile di dipendenti occupati a tempo pieno durante un anno ULA<1 1<ULA<10 ULA>10 ULA<1 1<ULA<10 ULA>10
3 Dimensioni e performance nel settore agroalimentare italiano Nell attuale contesto competitivo le performance d impresa risultano spesso legate alle dimensioni aziendali. Il«nanismo» dell impresa agricola è di norma sinonimo di: Inadeguati standard di efficienza tecnica; Scarse competenze umane; Ridotta capacità di investimento; Difficoltà nei rapporti commerciali e contrattuali con la grande distribuzione organizzata.
4 L INTEGRAZIONE VERTICALE Una risposta ai punti di debolezza relativi alla ridotta dimensione delle imprese agricole può essere individuata nella cosiddetta integrazione verticale: strategia di sviluppo con la quale l impresa cerca di acquisire il controllo sui propri input (integrazione a monte) o sui propri output (integrazione a valle) o su entrambi. L impresa mira ad ottenere autonomia rispetto al mercato, acquisendo il controllo delle proprie risorse e dei propri prodotti finali. L obiettivo dell imprenditore agricolo è appropriarsi delle fasi e delle attività economiche che creano valore, anziché sostenere inutili costi e cedere valore ad altri operatori sul mercato.
5 Integrazione verticale e «make or buy» L imprenditore deve interrogarsi su quali attività svolgere all interno dell impresa e quali acquistare dal mercato: La tassazione del REDDITO AGRARIO è un forte incentivo alla crescita dimensionale e allo sfruttamento delle economie di scala (tassazione non effettiva); Lo sviluppo delle ATTIVITA CONNESSE rappresenta una strategia di internalizzazione delle fasi industriali e/o commerciali del processo produttivo. Il problema si traduce in un calcolo di convenienza di tipo economico: confronto tra costi e ricavi delle varie opzioni.
6 Coordinamentoverticale L integrazione verticale rappresenta solo il punto più estremo del processo di coordinamento verticale: insieme dei modi attraverso cui vengono gestiti gli scambi e coordinati i comportamenti strategici lungo il canale distributivo agroalimentare - + Coordinamento verticale strutture di mercato contratti, accordi, ecc. cooperative integrazione verticale
7 La Forma giuridica e organizzativa dell azienda agraria Persone fisiche Società di persone Società di capitali Enti Cooperative Conseguenze: Civilistiche Fiscali La realtà italiana: Assoluta prevalenza di: ditte individuali (persone fisiche); società semplici.
8 La Cooperazione agroalimentare in Italia cooperative attive Oltre soci 30 miliardi di euro di fatturato occupati coinvolti Cooperative di acquisto Cooperative di vendita Cooperative di trasformazione (es. cantine, caseifici, etc.)
9 L impresa cooperativa Il fenomeno cooperativo si caratterizza per la presenza di quattro fondamentali principi ispiratori: Scopo mutualistico (art. 2511): fornire beni, servizi e occasioni di lavoro direttamente ai membri dell organizzazione a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle che otterrebbero sul mercato. Principio democratico: ( una testa un voto ): nella gestione della cooperativa ogni socio ha diritto ad un unico voto. Principio della porta aperta: non serve modifica dello statuto per l ingresso di nuovi soci. Divieto di redistribuzione del supero netto di liquidazione : il patrimonio netto non sarà mai ripartito fra i soci.
10 L impresa cooperativa: punti di debolezza Parte della dottrina considera le cooperative come una forma organizzativa inferiore, i cui risultati sono meno efficienti rispetto a quelli della tradizionale impresa capitalistica, e che pertanto trova terreno fertile solo in particolari situazioni di fallimento del mercato. Le cause dell inefficienza della cooperativa sono individuate in: Free-riding: l assenza di controlli/incentivi legati all impegno del singolo socio possono favorire comportamenti opportunistici; Il problema dell'orizzonte: il patrimonio accumulato è riserva indivisibile; i soci non sono pertanto incentivati ad investire nella crescita e nel rafforzamento della struttura della cooperativa; Il problema del portfolio: l'impresa fatica a reperire fonti di finanziamento, non potendo accedere al capitale di rischio dati i vincoli sul capitale sociale e sull'emissione di azione e obbligazioni.
11 Interventi normativi Alcune scelte del Legislatore hanno introdotto elementi volti a favorire lo sviluppo del tipo giuridico cooperativo, minandone però in parte i principi ispiratori basilari: L. 59/92 introduce la figura dei soci sovventori, vale a dire soci, siano essi persone fisiche o giuridiche, che non necessariamente perseguono il fine mutualistico; Riforma del 2003: distinzione tra «cooperative a mutualità prevalente» e «cooperative diverse».
12 Le Cooperative a mutualità Art c.c. prevalente si considerano cooperative a mutualità prevalente quelle che svolgono la loro attività prevalentemente in favore dei soci, consumatori o utenti di beni o servizi, che si avvalgono prevalentemente, nello svolgimento della loro attività, delle prestazioni lavorative e degli apporti di beni o servizi dei soci.
13 Le cooperative agricole Sono costituite da coltivatori o altri imprenditori agricoli e svolgono sia attività diretta di conduzione agricola, sia attività di commercializzazione e trasformazione dei prodotti agricoli conferiti dai soci. Sono normalmente cooperative cd «di supporto»: il rapporto dei soci imprenditori agricoli - con la cooperativa è basato sul conferimento dei prodotti agricoli. Vi sono inoltre le «cooperative di lavoro agricolo» attive nella vera e propria conduzione agricola (ad es. le cooperative bracciantili).
14 La cooperazione in agricoltura Le cooperative di acquisto: cercano di eliminare lo svantaggio derivante dal fatto che l offerta di mezzi di produzione quali concimi antiparassitari e mangimi è concentrata nelle mani di poche imprese. Le cooperative di vendita: hanno lo scopo di assicurare all agricoltore una maggiore forza contrattuale nel collocamento dei prodotti agricoli presso i vari grossisti oppure quello di limitare il più possibile il numero dei passaggi intermedi. (L ideale sarebbe riuscire a saltare l intermediazione raggiungendo direttamente il consumatore).
15 Le cooperative di trasformazione dei prodotti agricoli rappresentano il gruppo più importante tra le cooperative agricole (cantine, oleifici sociali, stalle sociali, i caseifici ecc.) VANTAGGI: Le cooperative di trasformazione - Realizzazione di economie di scala (la trasformazione avviene in impianti di grandi dimensioni con attrezzature moderne, con personale specializzato e conseguente riduzione del tempo di lavorazione); - Ottenimento di prodotto con caratteristiche qualitative più costanti nel tempo e conseguente possibilità di collocamento sul mercato.
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