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1 SCARICO IN ACQUE SUPERFICIALI DI ACQUE REFLUE URBANE CHIARIFICATE PROVENIENTI DAL RIFUGIO ALPINO CURO E DALL OSTELLO DEL BARBELLINO ALPI OROBIE BERGAMASCHE Ai sensi del Regolamento Regionale 24 marzo 2006 n 3, le strutture da cui provengono i reflui sono riconducibili alla categoria degli «insediamenti isolati» (Art. 2). Il carico organico dell intero complesso è stimato in n 139 AE, ripartiti in n 68 AE per il Rifugio Curò, n 35 AE per l Ostello Giovanile e 36 AE per il servizio ristorante offerto dal rifugio. La disciplina degli scarichi degli insediamenti isolati (Art. 8) prevede che quelli di carico organico uguale o superiore a 50 AE siano soggetti alle pertinenti disposizioni definite al Titolo III. Nella scelta della tipologia di trattamento al quale sottoporre i reflui, fermo restando l obbligo di rispettare i valori limite di emissione per lo scarico prescritti dal Regolamento (Circolare

2 Regionale 16 Aprile 2009 n 5), sono state considerate le caratteristiche particolari dell insediamento. Per quanto riguarda l origine si tratta di reti fognarie provenienti da agglomerati a forte fluttuazione stagionale degli abitanti, il che implica una notevole variazione periodica del carico organico recapitato alle linee di trattamento. Per quanto riguarda la collocazione si tratta di di acque reflue provenienti da edifici posti al di sopra dei metri sul livello del mare (nel caso in esame 1910 m.s.l.) scarichi che possono essere sottoposti, ai sensi dell art. 31, comma 6, del D.lgs. 152/1999, a un trattamento meno spinto di quello previsto al comma 3 dello stesso art.31, appurato che ciò non comporti ripercussioni negative sull ambiente. Le norme tecniche regionali in materia di trattamento degli scarichi indicano, per quanto riguarda l applicabilità dei trattamenti, che sotto i 200 abitanti equivalenti le tecnologie di ottimale applicabilità sono limitate ad impianti di tipo meccanico (fosse settiche e vasche Imhoff), come trattamento autonomo, oppure seguito da dispersione e fitodepurazione. Nel caso in esame un trattamento secondario realizzato mediante fitodepurazione non è applicabile considerata l inadattabilità delle specie vegetali usualmente impiegate per l azione di rimozione delle sostanze inquinanti (macrofite, macrofite galleggianti) al contesto particolarmente severo nel quale si troverebbero ad operare. L adozione di un sistema di trattamento secondario mediante subirrigazione è stato scartato per l impermeabilità del suolo costituito da roccie affioranti. Per le stesse ragioni, essenzialmente per la natura rocciosa e molto scoscesa del luogo si è scartata la più complessa realizzazione di un subirrigazione drenata. Per il dimensionamento di quest ultima, onde garantire un volume di massa filtrante pari a 1-2 m3 per abitante equivalente, sarebbe stato necessario uno sviluppo della rete di drenaggio tra i 280m e i 400 m. Consentendo le condizioni ambientali la sola chiarificazione dell effluente (trattamento autonomo delle acque reflue di tipo meccanico con fosse Imhoff ) e scarico in acque superficiali si è disposto a sostegno di questa scelta uno studio al fine di approfondire ulteriormente l aspetto relativo alle ripercussioni negative sull ambiente e in particolare sulla antropizzazione del bacino Barbellino II.

3 I dati di antropizzazione utilizzati sono stati ricavati dal Piano di Gestione per la ZPS IT BELVISO BARBELLINO. I carichi generati sono stati calcolati attraverso i coefficienti riportati in tabella-1 e indicati nell Allegato 16 alla Relazione Generale del Programma di Tutela e Uso delle Acque (Regione Lombardia Servizi di pubblica Utilità, 2004). Il risultato di questo studio ha evidenziato un quadro di sostanziale mesotrofia, confermando le conclusioni di cui al 1 Rapporto OLL-2004, redatto sulla base di prelievi ed analisi delle acque in una situazione di antropizzazione delle aree peggiore di quella relativa agli scarichi dei rifugi nuovo e vecchio Curò, privi allora di qualsiasi trattamento primario delle acque reflue. Sulla base delle considerazioni di cui sopra, consentendo le condizioni ambientali la sola chiarificazione dell effluente, si ritiene appropriato un trattamento autonomo delle acque reflue realizzato mediante l installazione a valle di ciascuna linea di collettamento (linea Rifugio Curò e linea Ostello Giovanile) di una batteria di fosse Imhoff dimensionata conformemente ai criteri di dimensionamento attualmente riconosciuti. E prevista a monte delle vasche l installazione di adeguati sistemi di grigliatura, costituiti da trappola idraulica atta a trattenere le sostanze grossolane.

4 VERIFICA DELLO STATO TROFICO DEL LAGO BARBELLINO II LA CLASSIFICAZIONE DEI LAGHI IN BASE ALLO STATO TROFICO

5 Un sistema per stimare i carichi di nutrienti provenienti dagli areali contribuenti un lago è quello di considerare il fosforo come rappresentativo di tutti i nutrienti, dato che esso è quasi sempre l'elemento limitante dei bacini lacustri. A seconda dell'arricchimento in nutrienti (e della conseguente produttività algale) i laghi possono essere così classificati: lago oligotrofico, ovvero povero di nutrienti e quindi con basso livello di produttività algale; lago mesotrofico, ovvero con presenza equilibrata dei nutrienti (né ricco, né povero); lago distrofico, ovvero ricco di un nutriente e povero di un altro; lago eutrofico, ovvero ricco di nutrienti e quindi con alta produttività algale Limiti proposti dall'ocse per la definizione delle categorie trofiche dei laghi, relativi alle concentrazioni di fosforo, clorofilla ed alla trasparenza (disco di Secchi). Categorie Fosforo Clorofilla Secchi trofiche [mg P tot/mc ] [mg/mc] [m] (valori massimi) Oligotrofia <=10, ,0 3 6 Mesotrofia , Eutrofia ,5 0,7 Ipereutrofia >=100 >=75 <= 0,7 CONTROLLO DELL'EUTROFIZZAZIONE E BILANCIO DEI CARICHI DI FOSFORO Tra azoto e fosforo appare decisamente più utile, ai fini della qualità delle acque, intervenire sul controllo del fosforo, in base alle seguenti ragioni: * il carico di fosforo associato alle acque di rifiuto è una quota rilevante del carico di fosforo totale addotto nel bacino idrico. Viceversa la percentuale di azoto associata agli scarichi non raggiunge di regola il 50%. Ne consegue che un intervento sugli scarichi per limitare l'apporto di nutriente è assai più efficace se indirizzato al fosforo; * il fosforo, salvo eccezioni, è il vero fattore limitante per la crescita algale nel corpo idrico (ovvero è presente nelle acque in concentrazione tale da rendere il rapporto N/P più elevato rispetto ai valori necessari per la sintesi algale). Al carico complessivo di fosforo nelle acque lacustri contribuiscono: carichi localizzati: ovvero i carichi associati alle acque reflue; carichi diffusi (carico di base), ovvero i carichi determinati da fonti diffuse quali i terreni e le piogge.

6 Carichi localizzati 1- Liquami domestici I liquami grezzi, fino a pochi anni fa, contribuivano al carico di fosforo nella misura di circa 1.28 [kg/ab anno] (3.5 [g Ptot/ab d] cui corrisponde una concentrazione media di [mg/l] ), in dipendenza della dotazione idrica pro-capite. A seguito dei provvedimenti legislativi, che dal 92 limitano la presenza di P nel detersivi ad un massimo dell' 1%, si valuta che questo carico sia attualmente attestato sul valore di [kg/ab anno] (1.8 [g/ab d] di cui 0.6 organico e 1.2 inorganico). Nei classici impianti di depurazione meccanico-biologici per il trattamento dei reflui civili si realizzano le seguenti rese di rimozione del fosforo: dopo sedimentazione primaria: 5 7 % dopo trattamenti meccanici e biologici: 16 22% 2- Liquami zootecnici I carichi di fosforo associati ai liquami zootecnici sono cosi stimabili: La stima del carico di fosforo effettivamente destinato nel corpo idrico dipende dal quantitativo di deiezioni riutilizzato in agricoltura e dall'efficienza dei sistemi di depurazione dei reflui. In ogni caso la legislazione italiana impone il rispetto del limite di 0.5 [mg/i] sullo scarico recapitato direttamente o indirettamente nel lago. Carichi diffusi 1- Pioggia Ha un ruolo generalmente scarso. La presenza di fosforo è connessa al dilavamento atmosferico del pulviscolo naturale e gas di origine industriale. Carico: [kg/ha anno]. 2- Residui organici naturali Hanno un ruolo molto scarso e difficilmente quantificabile. Si tratta di vegetali In decadimento (foglie, rami, pollini, ecc.) e le deiezioni della fauna selvatica. 3- Drenaggio di suolo non coltivato Il fosforo è contenuto nei terreni naturali come P-organico e come apatite (fosfato di calcio). Le cessioni alle acque di pioggia sono minime. Si stimano le seguenti concentrazioni: aree boschi ve: [kg/ha anno]; aree miste (boschi ve + pascoli): [kg/ha anno]. In media in Italia si ha il valore di 0.1 [kg/ha anno]. 4- Drenaggio di suolo coltivato Si stima un trasporto di P del 1 5 % (mediamente 2%) rispetto a quello applicato al suolo per fertilizzazione. In media in Italia vengono applicati [kg P/ha anno] (somma di concimi organici ed inorganici). Risulta pertanto un carico medio di 0,4 [kg/ha anno].

7 I CARICHI CRITICI DI FOSFORO - MODELLO DI VOLLENWEIDER L'esperienza suggerisce un limite inferiore della concentrazione P di fosforo per realizzare condizioni eutrofiche (condizione di incipiente eutrofizzazione) pari a 10 [mg/m3], ed un limite superiore doppio, 20 [mg/m3]; il carico critico Lc può essere espresso in funzione di : Z (altezza media delle acque del lago) e di qs (carico idraulico superficiale [m3/m2 anno] = Z/T w) con T w = tempo medio di ricambio delle acque [anni] = V/Qe Le due equazioni (corrispondenti alle due concentrazioni di P di 10 [mg/m3) e 20 [mg/m3]) correlano pertanto il carico critico Lc (o meglio, il range di carico critico (Lc)inf-:- (Lc)sup ) con il carico idraulico qs = Z / Tw. Nel range. di qs di interesse pratico le curve corrispondenti a queste equazioni (curve di Vollenweider) risultano pressoché rettilinee (Fig.1) e delimitano la zona caratterizzata da stato eutrofico (quella superiore) dalla zona caratterizzata da stato oligotrofico (quella inferiore). In pratica, note le caratteristiche del lago qs = Z / Tw ed i carichi di P alimentati, questo grafico consente di stimare in via preventiva gli effetti di eventuali interventi volti alla immissione o alla rimozione di P dagli scarichi. Fig.1 - Curva di Vollenweider per la determinazione dei carichi critici Lc in funzione del carico idraulico specifico q s (diagramma logaritmico).

8 VALUTAZIONE ANALITICA DELLO STATO TROPICO DEL BACINO BARBELLINOII Al fine di chiarire l aspetto relativo all antropizzazione del bacino si è provveduto ad effettuare una stima della quantità di nutrienti prodotta nel bacino idrografico dalle diverse componenti antropiche senza considerare ulteriori riduzioni o abbattimenti. Il carico effettivo è stato valutato per il solo apporto di fosforo. I dati di antropizzazione sono stati ricavati dal Piano di Gestione per la ZPS IT BELVISO BARBELLINO. I carichi generati sono stati calcolati attraverso i coefficienti riportati in tabella-1 e indicati nell Allegato 16 alla Relazione Generale del Programma di Tutela e Uso delle Acque (Regione Lombardia Servizi di pubblica Utilità, 2004). Tabella 1: Coefficienti carichi da antropizzazione Il bilancio complessivo dei carichi di fosforo W T è dato dalla somma di due contributi: - W d carico di fosforo diffuso; - W c carico di fosforo concentrato. Dati bacino -Bacino idrografico B = 17,30 km 2 (Superficie bacino) + 5,10 km 2 (Superficie bacino allacciato) = 22,40 km 2 = 22,40 x 10 6 m 2 -Superficie coltivata S c = 0 m 2

9 -Superficie non coltivata S nc = 22,40 km 2 (Superficie bacino) + 0,50 km 2 (Superficie lago Barbellino II) = 21,90 km 2 = 21,9 0 x 10 6 m 2 W d carico di fosforo diffuso Origine Superficie interessata [ha] Coefficiente [kg/(ha y] Carico P [kg/y] Carico meteorico 22,40 x 10 2 ha 0,05 112,00 Superficie coltivata 0-0,00 Superficie non coltivata 21,9 0 x 10 2 ha 0,10 219,00 W d 331,00 W c carico di fosforo concentrato Zootecnia La ZPS è interessata dal pascolo Alpe Barbellino, costituito, in larga parte, da incolto sterile, con pendenze che, nella maggior parte del suo sviluppo, superano il 50%. Il pascolo, in prevalenza roccioso, sassoso a causa del materiale portato a valle dalle numerose valanghe, con poca erba tra le rocce e i sassi, è esclusivamente adatto agli ovicaprini, anche se fino agli anni 50 veniva caricato con bovini. Gestito da due alpeggiatori dell'azienda Agricola Imberti Giandomenico, il pascolo viene monticato a partire dal 20 giugno e, per quanto concerne l'area posta all interno della ZPS, a partire dall'8-10 luglio fino alla metà di settembre. Il carico del pascolo è costituito da circa 1200 ovini, 18 caprini e 6 asini. Gli alpeggiatori dispongono di due baite di appoggio, entrambe di proprietà del Comune di Valbondione. La prima, ubicata in località Casinel, a quota 1680 m s.l.m., al di fuori della ZPS completamente ristrutturata nel settembre del 2001, viene utilizzata sia durante la monticazione che nella demonticazione; la seconda, Baita di Intermedia, posta a quota di 2055 m s.l.m., all interno della ZPS, costituisce il vero fulcro aziendale dell alpeggio. Origine Popolazione [capi] Contributo indiduale Permanenza Carico P [g/y] [g/(capo y] [y] Carico ovini ,80 69/ ,18 Carico caprini 18 2,80 69/365 9,53 Carico asini /365 10,20 W c1 654,91 Carico domestico fognario dovuto alla popolazione fluttuante che grava sul bacino idrografico

10 Strutture ricettive Nel bacino idrografico risultano presenti 3 rifugi. Figura 2: Rifugi localizzati all interno del bacino: il Rifugio Antonio Curò (in rosso); ostello Barbellino (in verde); il Rifugio UEM Consoli (in giallo); il Rifugio Barbellino (in viola)- Piano di Gestione per la ZPS IT BELVISO BARBELLINO. Struttura Gestione Posti letto Apertura Permanenza Contributo indiduale [kg/(ab d] Carico P [kg/y] [d/y] Antonio Curò e CAI Bergamo 140 Dal 1/05 al 15-17/06 e 120 1,80 x ,60 Ostello Barbellino nel mese di ottobre aperto solo il sabato e la domenica. Nei mesi estivi aperto tutti i giorni. Barbellino Comune di Valbondione 70 Dal 01/07 a fine agosto 60 1,80 x ,56 UEM-Consoli Privato 30 Dal 01/07 a fine agosto 60 1,80 x ,24 W c2 32,40 Altre strutture All interno del bacino idrografico sono presenti altre quattro strutture private, non utilizzate a scopo turistico. Due sono di proprietà dell AFV Valbelviso- Barbellino e

11 vengono utilizzate dalle guardie giurate e dai soci dell Azienda. Una, sita nei pressi del Rifugio Curò e, quindi, esterna alla ZPS, viene utilizzata quotidianamente per il servizio di vigilanza. Una struttura è di proprietà A2A, mentre una, utilizzata da parte dell alpeggiatore, è di proprietà del Comune di Valbondione. Figura 3: Strutture adibite ad uso privato nell area del bacino idrografico: le strutture di proprietà dell AFV Valbelviso Barbellino (in rosso); la baita ad uso dell alpeggiatore di proprietà del Comune di Valbondione (in verde); la struttura di proprietà A2A (in blu) Piano di Gestione per la ZPS IT BELVISO BARBELLINO. Struttura Proprietà/Gestione Utenti Permanenza Contributo indiduale Carico P [kg/y] [d/y] [kg/(ab d] 1 AFV Valbelviso Barbellino ,80 x ,30 2 Comune di Valbondione ,80 x ,25 uso alpeggiatore 3 A2A ,80 x ,33 4 AFV Valbelviso Barbellino ,80 x ,33 W c3 2,21 W c = W c1 + W c2 + W c3 = 654,91x ,40 + 2,21 = kg/y W d carico di totale W TOT = W d + W c = 331, = 366,26 kg/y

12 Di seguito, sulla base dei carichi di nutrienti (fosforo) affluenti al lago e delle caratteristiche morfometriche dello stesso (profondità media, tempo di ricambio delle acque, etc.), si effettua una un ulteriore valutazione dello stato di qualità del bacino per prevedere l evoluzione dello stato qualitativo delle acque in funzione dell evoluzione dell impatto delle attività antropiche. Si adotta il modello previsionale di Vollenweider. -Profondità media z = 35 m -Portata emissario principale (media annua) Q e = 1,36 m 3 /s -Superficie lago S = 0,54 x 10 6 m 2 -Carico areale di fosforo W a = (W TOT / S) = x 10 3 / 0,54 x 10 6 W a = 0,678 g/y -Volume del lago V = 18,90 x 10 6 m 3 -Tempo di ricambio ideologico T w = (V / Q e ) = 18,90 x 10 6 / 1,36 T w = 0,44 y -Rapporto z/t w z/t w = 79,55 m/y Calcolato il rapporto tra profondità media e tempo di ricambio idrologico sulla scala delle ascisse del diagramma di Vollenweider e il carico areale di fosforo, sulle ordinate, è possibile collocare il corpo d acqua in un quadro di sostanziale mesotrofia, confermando le conclusioni di cui al 1 Rapporto OLL-2004.

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