l industria chimica in italia Rapporto

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1 l industria chimica in italia Rapporto

2 Nel momento critico che stiamo vivendo, la lettura di questo Rapporto può essere considerata uno stimolo e una motivazione per guardare al futuro con fiducia. Le imprese della chimica stanno facendo il massimo per superare la recessione, con i mezzi migliori cioè l investimento in ricerca, la tendenza all innovazione, il miglioramento continuo verso condizioni di lavoro ottimali per il lavoratore e per l impresa, con uno specifico impegno alla sostenibilità. Un impegno che non si ferma nemmeno davanti agli ostacoli strutturali (burocrazia, costo dell energia etc.) che, purtroppo, sono ben lungi dall essere superati. Forte della rappresentatività di un comparto industriale strategico per la ripresa, Federchimica è impegnata su più fronti, come documenta questa pubblicazione ricca di risultati conseguiti dalle imprese e di sfide ancora aperte per la chimica e per il nostro futuro. Il 2011, Anno internazionale della chimica, ha posto le premesse per superare una visione negativa e stereotipata della chimica e abbiamo iniziato un dialogo nuovo sulla chimica come scienza, materia di studio, professione, opportunità. Abbiamo cercato di evidenziare come la chimica sia al centro dei moltissimi ambiti che rendono migliore la qualità della nostra vita. Riconsiderare il ruolo chiave della chimica, ad esempio nell alimentazione e nella sfida globale che essa pone, è un modo concreto per valorizzarne l indispensabilità lungo tutta la filiera; ecco perché Expo 2015, dedicato proprio al tema: Feeding the Planet, potrà rappresentare una ulteriore e determinante tappa nel cammino che porterà alla chimica ulteriore riconoscimento e a una migliore reputazione. La chimica, nei suoi svariati campi di applicazione, è in realtà alla base di moltissimi settori industriali, tanto da poter essere considerato come comparto sentinella dell andamento economico del Paese. In tempi caratterizzati da forti oscillazioni finanziarie quali quelle cui stiamo assistendo, la ripresa deve fondarsi su una nuova politica industriale, che trovi applicazione anzitutto nella chimica quale comparto virtuoso per tutto il sistema industriale. È questa la nostra ricetta per tornare a crescere: valorizzare l industria manifatturiera con rinnovato slancio, nel quale la chimica può giocare un ruolo strategico. Cesare Puccioni Presidente

3 INDICE Prima parte L industria chimica in Italia e nel mondo L anno della reputazione 9 Lo scenario economico 13 Lo scenario europeo 21 Sicurezza, salute e ambiente 23 Sicurezza prodotti: le recenti novità 25 Chimica ed energia 27 Logistica e competitività 31 Ricerca e innovazione 35 Responsible Care: il nostro impegno per lo sviluppo sostenibile 37 Relazioni industriali e risorse umane 41 Seconda parte La chimica e i suoi settori Chimica di base organica, inorganica e tensioattivi 49 Materie plastiche e resine sintetiche 50 Fonti rinnovabili 51 Agricoltura e mercato dei fertilizzanti 52 Fibre artificiali e sintetiche 53 Agrofarmaci 54 Principi attivi e intermedi di chimica farmaceutica 55 Chimica fine e delle specialità 56 Additivi e ausiliari per la detergenza e prodotti oleochimici 57 Ingredienti cosmetici, additivi farmaceutici e fragranze 58 Chimica per il settore alimentare 59 Oli lubrificanti 60 Abrasivi 61 Smalti per ceramica, pigmenti inorganici, ossidi metallici 62 Adesivi e sigillanti 63 Pitture e vernici 64 Gas tecnici, speciali e medicinali 65 Detergenti e specialità per l industria e per la casa 66 Cosmesi 67 Farmaci di automedicazione 68 Prodotti per la salute animale 69 Biotecnologie 70 Prodotti aerosol 71 Gas di petrolio liquefatti 72 Servizi ambientali all industria chimica 73 Appendice Federchimica: organizzazione E struttura 77

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5 Prima parte L Industria chimica in Italia e nel mondo

6 L anno della reputazione La grande storia della chimica dei paperi pubblicata dal settimanale Topolino in occasione dell Anno internazionale della Chimica. Il 2011, Anno internazionale della chimica, è stato un occasione straordinaria per la reputazione della chimica e delle organizzazioni che la rappresentano come scienza, come professione e come settore industriale. In generale tutti gli organismi promotori delle iniziative svolte nel 2011 si sono trovati concordi nell opportunità, offerta da enti internazionali della massima autorevolezza, di parlare di chimica in modo ampio, propositivo e non reattivo. Dopo molti anni si è potuto raccontare la chimica come scienza che contribuisce significativamente al progresso e al miglioramento della qualità della vita. Per ottenere un accoglienza favorevole a questi messaggi sono state compiute scelte di comunicazione strategiche che si sono dimostrate vincenti: anzitutto la costruzione di alleanze, che ha consentito di produrre messaggi e veicolare strumenti del tutto istituzionali, senza intenti speculativi e finalità di parte. Una scelta che il pubblico ha compreso e accolto con favore, interpretando la comunicazione del 2011 con maggiore apertura e fiducia. Altro snodo strategico di grande significato è stata la disponibilità dei soggetti ad essere certificati da osservatori rigorosi, che hanno approvato la gran parte degli strumenti prodotti favorendone decisamente la diffusione. La presenza e la partecipazione attiva del Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca, da subito alleato con Federchimica e Società Chimica Italiana nella promozione dell Anno della chimica nel nostro Paese, con la stesura di un Protocollo di Intesa, è stata in sé dimo- 9

7 Prima parte strazione dell ufficialità dei progetti realizzati con intento comune. La supervisione di UNESCO, sempre coinvolta nelle iniziative, è stata preziosa per conferire ai progetti una validazione di respiro internazionale. Infine Pubblicità Progresso, che ha dato il proprio patrocinio ai Minuti di Chimica prodotti per descrivere la soluzione fornita dalla chimica a problemi di salute e di trasporto, è stato un risultato prestigioso; con questo autorevole endorsement i video sono stati trasmessi gratuitamente all interno di circuiti pubblici, ovvero le sale dei principali aeroporti nazionali e di 100 stazioni ferroviarie. Si stima che in questo modo circa 14 milioni di viaggiatori abbiano potuto prenderne visione. Anche la risposta dei media alla diffusione di messaggi istituzionali sulla chimica è stata favorevole. L attività di ufficio stampa ha prodotto notevoli risultati anche grazie a un accoglienza non pregiudizievole, che ha consentito lo sviluppo dei tanti argomenti proposti in ogni tipo di mezzo di informazione, dai quotidiani alle TV nazionali, dalle radio ai siti web. Il massimo successo a corollario di quanto compiuto si concretizza nell iniziativa spontanea da parte di un diffusissimo settimanale per i più giovani, Topolino, che ha pubblicato una storia a fumetti di 40 pagine sul tema della chimica e delle sue importanti scoperte. Già dalla copertina, dedicata all Anno internazionale della chimica, si comprende lo spirito costruttivo di informazione che ha motivato l attenzione della testata a questo argomento. Venendo ai progetti più direttamente inerenti l attività delle imprese, l edizione speciale di Fabbriche Aperte ha consentito il rafforzamento del rapporto con le aziende associate, che si sono interfacciate con la Federazione per gli aspetti organizzativi, ma anche per individuare la formula di apertura al territorio più adeguata, individuando i target più indicati in relazione ai prodotti fabbricati e al settore di appartenenza. Inoltre la partecipazione costante di rappresentanti della Federazione e di parlamentari europei ha rappresentato un ulteriore servizio, che è stato molto apprezzato dalle imprese. Soprattutto, l edizione 2011 di Fabbriche Aperte, con il corredo di informazioni e strumenti grafici creati appositamente, ha dato modo alle imprese di sperimentare Sedi degli insediamenti produttivi che hanno aderito a Fabbriche Aperte 130 stabilimenti chimici associati a Federchimica hanno aderito all operazione Fabbriche Aperte Speciale I siti produttivi delle aziende chimiche hanno aperto i cancelli ad oltre visitatori tra cittadini, scuole e istituzioni, per mostrare il proprio impegno e il rispetto verso la salute e la sicurezza dei lavoratori e la tutela dell ambiente. 10

8 L anno della reputazione Il Presidente di Federchimica Cesare Puccioni, il Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l UNESCO Giovanni Puglisi e il Ministro Francesco Profumo, firmano il Protocollo di Intesa. Dicembre l apertura dei propri cancelli a un pubblico vasto, rivelando le grandi potenzialità di questi eventi nell ottica di rafforzare il dialogo col territorio, le amministrazioni locali, le famiglie dei collaboratori, le scuole. Si è quindi andati nella direzione giusta, seminando, laddove possibile, anche nelle aree adiacenti ai siti produttivi, con alcuni casi di eccellenza, come quello del distretto di Sassuolo, dove l apertura degli stabilimenti di coloranti ceramici ha generato un dialogo costante di approfondimento e formazione con le scuole locali, anche con l intento di formare personale specializzato più facilmente collocabile in futuro nelle aziende del territorio. Nel 2011, secondo una stima approssimativa, 20 milioni di Italiani, in forma più o meno approfondita, hanno sentito parlare di chimica in modo positivo: si tratta di un risultato insperabile, soprattutto considerate le risorse limitate con le quali è stato conseguito. Si è in sostanza operato non solo per sfruttare una felice congiuntura internazionale, ma soprattutto per porre le basi di un dialogo nuovo, voltando pagina, acquisendo visibilità con iniziative di ampia portata. delle competenze indispensabili per la competitività e lo sviluppo del Paese. La chimica ha trovato nel 2011 il suo amplificatore e, grazie alle numerose iniziative realizzate per celebrare l Anno internazionale, abbiamo avuto la conferma che è possibile costruire un dialogo costante e positivo tra scuola, industria e società. Attraverso gli oltre 500 eventi realizzati nel corso dell anno da scuole, Comuni, musei, associazioni scientifiche e pubblicati sul sito chimica2011.it si è potuta aprire una finestra inedita su un mondo fatto di passione e impegno verso la scienza. Sono stati oltre 60 mila i visitatori del sito che hanno potuto apprezzare il lavoro dei numerosi insegnanti, studenti e appassionati che hanno messo la loro creatività e il loro impegno a disposizione della chimica. Il nuovo Protocollo di Intesa ha dato l impulso per proseguire le azioni di successo dello scorso anno e, attraverso il nuovo sito: wlachimica.it, si continuerà ad aggiornare il calendario delle manifestazioni e i materiali creati per l orientamento e la divulgazione. L impegno da parte del Ministro Profumo, ufficializzato nel Protocollo firmato nel mese di dicembre, a proseguire la promozione di eventi legati alla chimica e rivolti al mondo scolastico per i prossimi tre anni, è la conferma di quanto questo approccio sia stato apprezzato e si intenda sostenerlo con convinzione come modello di relazione del settore. Il sistema scolastico ricopre un ruolo determinante come diffusore delle conoscenze e Homepage del sito wlachimica.it 11

9 Prima parte Tra le attività che verranno promosse sul sito direttamente da Federchimica rimane di primaria importanza la diffusione di una corretta visione della scienza e dell industria chimica per aumentare gli iscritti alle facoltà di chimica e rilanciare la figura professionale del chimico. Con questo obiettivo la Federazione ha aderito al Piano Lauree Scientifiche del MIUR fin dalla sua nascita realizzando ogni anno materiali e momenti di incontro per l orientamento degli studenti dell ultimo biennio di scuola superiore. L impegno di questi ultimi anni ha portato ad un sensibile successo di iscritti alle facoltà di chimica e scienza dei materiali tanto che dal 2001 al 2012 gli iscritti sono passati da 1500 a Di fronte ai cambiamenti epocali che stiamo attraversando, anche il sistema scolastico superiore deve riferirsi a nuovi valori: tra questi c è senz altro il rilancio dell istruzione tecnica superiore in ambito chimico, obiettivo che Federchimica, insieme al MIUR, intende perseguire nei prossimi anni. Per molto tempo, e con successo, l istruzione tecnica ha formato risorse adeguate alla domanda professionale delle imprese chimiche; nel corso degli anni, tuttavia, gli studenti e le famiglie le hanno erroneamente attribuito un ruolo di istruzione secondario. Occorre dunque rivalutare il percorso di studio negli istituti tecnici chimici, valorizzandoli come importante risorsa per il nostro sistema industriale, anche alla luce delle significative opportunità occupazionali che il settore offre. 12

10 Lo scenario economico Il contesto mondiale ed europeo La chimica mondiale continua a crescere e nel 2011 il valore della produzione ha raggiunto i miliardi di euro. Dopo la crisi del , il volume della produzione chimica mondiale ha raggiunto nuovamente i livelli pre-crisi già nel 4 trimestre 2009, da quel momento per diversi paesi la ripresa si è trasformata in espansione: è questo il caso di gran parte dei paesi emergenti, tra cui la Cina e altri paesi dell Asia emergente. Dopo il forte rimbalzo del 2010 (+12.4%), la produzione chimica mondiale in volume è cresciuta nel 2011 del 4.4%, ma evidenziando un progressivo rallentamento in corso d anno che prelude a un 2012 denso di incertezze a livello macroeconomico. Evoluzione della produzione chimica per area geografica (var. %) Unione Europea Germania Francia Italia USA Giappone Asia emergente Mondo Evoluzione della produzione chimica per settore (var. %) Chimica per l agricoltura Chimica per il consumo Chimica di base Specialità chimiche Fibre chimiche Chimica Fonte: elaborazioni e stime su dati American Chemistry Council, Japan Chemical Industry Association, Cefic I paesi emergenti proseguono la loro corsa grazie a processi di sviluppo che attivano forte domanda di chimica e vedono affiancarsi ad un estesa base industriale, infrastrutture e flussi sempre più consistenti di consumi di beni, durevoli e non. Gli USA evidenziano una crescita inferiore alla media mondiale e pari all 1.5%, condizionata dal rallentamento del manifatturiero e quindi della domanda di chimica. In prospettiva, però, in particolare la petrolchimica si avvantaggerà della competitività della sua materia prima di base, l etano, un derivato del gas naturale il cui prezzo è ormai disallineato dal petrolio grazie alle nuove tecnologie di estrazione. L accesso a vaste e nuove disponibilità di gas naturale precedentemente intrappolate nei depositi sabbiosi (shale gas) rappresenta uno degli sviluppi energetici più importanti degli ultimi 50 anni. Il prezzo relativamente più basso del gas naturale offre alla manifattura americana un vantaggio sugli altri competitors mondiali e la crescente disponibilità di shale gas aiuta a ridurre i prezzi del gas naturale americano e a creare una nuova e stabile offerta. Tutto ciò significa opportunità per l industria chimica americana, sia dal lato dell offerta - in quanto l industria chimica utilizza l etano come materia prima - sia dal lato della domanda poiché il vantaggio di costo favorisce nuovi investimenti dei clienti manifatturieri. D altro canto, va anche tenuto conto che il Medio Oriente che negli ultimi anni aveva presentato forti vantaggi di costo - vede l offerta di etano restringersi sempre più, pertanto l era dei feedstock a basso costo per questa regione potrebbe presto finire. L Unione europea ha chiuso il 2011 con una modesta espansione dei volumi produttivi, +1.2%. L anno risulta diviso nettamente in due, con un primo trimestre molto dinamico seguito da un deciso indebolimento. In effetti l Europa è l epicentro della nuova fase di crisi, scatenata dal rischio default dei cosiddetti paesi periferici, Italia compresa. L adozione di manovre restrittive e un generale clima di sfiducia hanno portato la domanda di chimica in territorio recessivo, anche per effetto della riduzione cautelativa degli stock di intermedi chimici da parte dei clienti industriali. 13

11 Prima parte Prezzi del petrolio e del gas naturale negli USA Prezzo 2008 degli 2009 organici 2010 di base (prezzi contratto in E, indice 2000) Petrolio, prezzo di acquisizione per le raffinerie negli USA (scala sinistra, US$/ barile) Gas naturale, Henri Hub (scala destra, US$/milione di BTU) Fonte: Globl Insight Petrolio $ 116$ 150$ Indicatore di competitività all export della chimica europea saldo/(export + import) 1000 Prezzo dell olio di palma (prezzi in E/tonnellata) Saldo (milioni di Euro) Fonte: Cefic Chemdata International, 2012 Indicatore di competitività (%) In questo contesto la chimica europea (e con essa quella italiana) è chiamata ad affrontare sfide impegnative, innanzitutto per difendere il suo ruolo di primo piano a livello mondiale. Il settore chimico in Europa evidenzia un surplus commerciale molto rilevante, pari a 43,7 miliardi di euro nel Tuttavia esso mostra un arretramento rispetto all anno precedente pari a 2 miliardi di euro, a causa del deterioramento nei confronti di Cina, India e di tutta l area asiatica in generale. La sua competitività internazionale, misurata come il rapporto tra il saldo commerciale e il totale dei flussi in entrata e in uscita, si è deteriorata negli anni passando dal 22.0% nel 1999 al 16.9% nel Ciò richiede, da par- 240 Fonte: ICIS, EIA, Malaysian Palm Oil Board te 220 delle imprese chimiche e di tutti gli stakeholder, 205 un rinnovato 200 impegno per rilanciare la competitività. 192 Il costo 180 delle materie 170 prime a livello internazionale di origine sia sintetica, sia naturale è stato in forte aumento per tutta la 146 prima metà del 2011, proseguendo il trend iniziato 140 nel La correzione a fine anno si è rivelata solo temporanea, infatti i prezzi delle materie prime per l industria chimica sono tornati 112 a crescere nel 2012 seguen- 120 do 100 i nuovi rincari del petrolio, stretto tra tensioni dal lato dell offerta (scorte ai minimi ed embargo nei confronti dell Iran) 80 e una domanda che resta sostenuta da parte dei 60 paesi emergenti

12 Lo scenario economico Anche in prospettiva, il costo delle materie prime rappresenta un fattore di preoccupazione per le imprese in quanto esso non sembra destinato a rientrare. A meno di una nuova recessione mondiale, infatti, i prezzi continueranno ad essere sostenuti dalla domanda dei paesi emergenti, che resta dinamica e per effetto del miglioramento del tenore di vita coinvolge sempre più materie prime. D altro canto in Europa la debolezza del mercato domestico rende difficoltoso il trasferimento degli aumenti di costo sui prezzi finali, portando a inevitabili tensioni sui margini delle imprese. La chimica in Italia L inversione ciclica dell economia italiana ha pesantemente colpito l industria chimica che nel 2011 ha riportato un calo del 2.3% nei livelli produttivi. Una dinamica dei prezzi vivace ha comunque permesso una crescita in valore del 5.0% che ha portato la produzione a raggiungere i 53,4 miliardi di euro. Il clima di incertezza connesso alla crisi dei debiti sovrani europei e in particolare alle specifiche tensioni sull Italia, ha comportato una netta inversione di tendenza per l economia italiana nell ultimo trimestre del 2011: al progressivo rallentamento in Italia si è sostituita una decisa caduta della domanda interna, come risultato della crescente incertezza che si è rapidamente trasferita sui livelli produttivi. L industria chimica ha subito più di altri settori il rallentamento della domanda a causa di una gestione più cauta delle scorte di materie prime da parte dei clienti (e delle imprese chimiche stesse) e anche perché i suoi più importanti utilizzatori (i settori tradizionali, le costruzioni, i beni durevoli) sono quelli che hanno sofferto maggiormente, mentre alcuni settori ancora dinamici nel 2011 (come quello dei macchinari) mostrano un basso contenuto di chimica. La positiva crescita delle esportazioni di chimica che aveva caratterizzato tutta la fase di recupero dopo la crisi è continuata anche nella prima parte del 2011, ma a fine anno si è indebolita, in parallelo al rallentamento della domanda mondiale, e nella media settoriale non è più riuscita (come nella prima parte dell anno) a compensare la caduta del mercato interno. Nel 2012 le imprese chimiche hanno di fronte un mercato interno certamente difficile, ma la caduta della domanda sarà meno forte rispetto alla media dell industria, perché gli effetti sulle scorte di magazzino (e sui livelli produttivi delle imprese chimiche) sono già stati anticipati in buona parte al La domanda estera continuerà, dopo una fase di rallentamento a inizio anno a causa dell assestamento dei magazzini, a offrire opportunità di vendita e sui mercati più dinamici - grazie anche alla svalutazione dell euro di più facile trasferimento a valle del costo delle materie prime, che sembra destinato a rimanere elevato. Pertanto lo scenario per il 2012 è certamente negativo, ma rimangono alcune opportunità derivanti dalla crescita mondiale per sostenere i livelli produttivi delle imprese chimiche. Per poter competere ad armi pari, allo sforzo delle imprese sull internazionalizzazione, sull innovazione, sulla qualità ambientale e sulla formazione delle risorse umane, deve aggiungersi al più presto un quadro di sostegno alla crescita basata sul miglioramento delle condizioni esterne che determinano la competitività delle attività chimiche. Molte di queste sono migliorabili nel breve e senza costi per il bilancio pubblico attraverso una coraggiosa politica industriale orientata alla semplificazione normativa, alla modernizzazione della pubblica amministrazione e alle liberalizzazioni. La chimica in italia nel (miliardi di euro, salvo diversa indicazione) Chimica Var. Produzione 50,9 53,4 +5.0% Esportazioni 22,6 24, % Importazioni 32,1 36, % Saldo commerciale -9,5-11,4-1.9 Domanda interna 60,4 64,9 +7.3% Addetti (migliaia) % Chimica e farmaceutica Var. Produzione 78,2 80,8 +3.4% Esportazioni 36,5 40, % Importazioni 49,5 55, % Saldo commerciale -12,9-15,3-2.4 Domanda interna 91,1 96,1 +5.5% Addetti (migliaia) % Fonte: Federchimica, Istat Caratteristiche strutturali e trend in atto nella chimica italiana In Italia sono attive circa imprese chimiche, che occupano 113 mila addetti (177 inclusa la farmaceutica). L industria chimica italiana vede la presenza bilanciata di tre tipologie di attori: i medio-grandi gruppi a capitale italiano (con vendite mondiali superiori ai 100 milioni di euro) ricoprono il 24% del valore della produzione, le PMI italiane il 39% e le imprese a capitale estero il restante 37%. 15

13 Prima parte Dei medio-grandi gruppi a capitale italiano, fanno parte non solo le grandi realtà della chimica di base ma anche medi gruppi, spesso leader nel loro segmento di specializzazione e dotati di presenza internazionale, come mostrato nella classifica dei primi 50 gruppi chimici italiani. Il ruolo delle PMI chimiche è rilevante ed esse sono imprese di qualità. Come avviene per la media delle imprese chimiche, anche le PMI, grazie a innovazione e forti investimenti in risorse umane qualificate, sono mediamente più produttive delle altre PMI industriali, mostrando un valore aggiunto e spese per addetto superiori di oltre il 50%. Anche le imprese a capitale estero hanno un ruolo importante, in quanto la loro localizzazione in Italia non è rivolta solo alla domanda interna, bensì anche ai mercati esteri. Distribuzione della produzione in Italia Piccole e medie imprese italiane 39% Imprese a capitale estero 37% Medio-grandi gruppi italiani* 24% * vendite mondiali superiori a 100 milioni di euro Fonte: stime Federchimica, anno 2011 I 50 principali gruppi chimici italiani Risultati 2011 (milioni di euro) Vendite mondiali Produzione in Italia Vendite mondiali Produzione in Italia Versalis Indena/Gruppo IdB Holding Gruppo Mossi & Ghisolfi Novamont Gruppo Mapei Reagens Radici Group V Partecipazioni industriali Gruppo Bracco Inver Gruppo P&R ICR Industrie Cosmetiche Riunite Polynt Group Gruppo Isagro Gruppo COIM Sinterama Gruppo Colorobbia Alcea Gruppo SOL Index Gruppo Aquafil Zach System Gruppo Sapio Gruppo SOL.MAR Gruppo SIAD SABO Gruppo Lamberti Silvateam Gruppo Sipcam Oxon Gruppo Chromavis Gruppo Zobele Gruppo Bozzetto ACS Dobfar Fluorsid Sadepan Chimica Dipharma Francis Intercos Group Paglieri Esseco Group Deborah Group FIS Fabbrica Italiana Sintetici Italmatch Chemicals Group Gruppo Desa ICAP-SIRA Chemicals&Polymers Euticals Lechler FACI L Erbolario Montefibre Valagro Note: imprese con capitale a maggioranza italiano; i valori si riferiscono ai prodotti chimici (esclusi farmaci); classifica basata sui dati forniti dalle imprese - associate e non - che hanno aderito all indagine di Federchimica Fonte: Federchimica 16

14 Lo scenario economico Le imprese chimiche in Italia si presentano ad un nuovo difficile momento di crisi per molti versi cambiate rispetto ad alcuni anni fa. Dieci anni di stagnazione della domanda interna, di dollaro debole, di pressione dal lato delle materie prime, di crescente concorrenza dei paesi emergenti, di forti condizionamenti esterni sulla propria competitività, hanno da un lato condizionato le imprese chimiche operanti in Italia (la redditività si è compressa), ma dall altro hanno promosso un profondo e diffuso cambiamento, facilitato anche da un clima di relazioni industriali orientato all innovazione e alla flessibilità. Da una recente indagine svolta da Federchimica in collaborazione con Aispec e Avisa, Imprese chimiche tra crisi e rinnovamento, emergono una serie di cambiamenti e innovazioni che le imprese hanno messo in atto per affrontare la crisi in parte rafforzando e accelerando trend già in atto prima di essa. Il 60% delle imprese chimiche italiane segnala i mercati esteri come l area di radicale riposizionamento nel corso degli anni Duemila e di ulteriore rafforzamento in prospettiva. In alcuni casi è una scelta obbligata rispetto a un mercato italiano che tende a ridimensionarsi e a diventare poco remunerativo (44% delle imprese segnala forte o moderato ridimensionamento del mercato italiano). È in ogni caso generale la consapevolezza che bisogna cercare al di fuori dei confini nazionali opportunità di sviluppo rispetto a un mercato italiano che cresce poco. Le imprese che hanno realizzato prima e in modo più deciso l orientamento ai mercati internazionali, attraverso l export e/o la presenza produttiva, sono già ora in condizioni migliori delle altre, perché vedono livelli produttivi simili o poco inferiori a quelli pre-crisi. Export chimico italiano e dei principali paesi europei (in valore, indici 2000=100) Germania Francia UK Italia Quota dell export chimico per area geografica Fonte: elaborazioni su Eurostat % Italia Germania UE BRIC CIVETS USA GIAPPONE ALTRI MONDO Note: BRIC = Brasile, Russia, India, Cina CIVETS = Colombia, Indonesia, Vietnam, Egitto, Turchia, Sud-Africa L orientamento ai mercati esteri si è rafforzato in modo evidente negli ultimi anni e sempre più ha dato luogo a forme strutturate d internazionalizzazione. La quota esportata è aumentata di 8 punti percentuali negli ultimi 5 anni (e di 28 punti negli ultimi 20 anni) e forse pochi sanno che la chimica è il settore italiano con la quota più elevata di imprese esportatrici sul totale del settore (53%, inclusa la farmaceutica). Le performance dell export chimico italiano si sono mantenute positive anche nel periodo di crisi, sia rispetto agli altri settori industriali italiani, sia agli altri paesi europei. Nel periodo l export chimico è cresciuto in media d anno del 3.9%, circa quattro volte la media degli altri settori industriali. La quota dei BRIC sul totale delle esportazioni è pari al 6.5%, inferiore rispetto a quella della chimica tedesca, ma comunque raddoppiata rispetto agli anni 90. Inoltre, la quota delle esportazioni verso i nuovi paesi emergenti (i cosiddetti CIVETS) è persino superiore (6.1% contro 4.3%), grazie soprattutto al contributo delle economie più vicine dell Area Mediterranea. Questi dati dimostrano lo sforzo compiuto dalle imprese per catturare le opportunità offerte dai paesi emergenti, ma anche quanta potenziale domanda possa essere ancora colta attraverso il raggiungimento dei mercati più lontani. I mercati esteri garantiscono migliori condizioni non solo in termini di volumi, ma anche di redditività, in quanto in molti casi la vivacità della domanda permette di trasferire più facilmente gli aumenti di costo delle materie prime sui prezzi di vendita. Nei settori di specializzazione della chimica italiana, le esportazioni danno vita a saldi commerciali ormai positivi e crescenti da diversi anni: nel 2011 il saldo della detergenza e cosmetica ha raggiunto i milioni di euro e quello di vernici, adesivi e inchiostri gli 808 milioni di euro. 17

15 Prima parte Saldi settoriali nel periodo (milioni di euro) detergenti e cosmetici Snellimento struttura aziendale Nuove funzioni aziendali Nuovi modelli organizzativi Competenze manageriali 27% 21% 25% 17% 25% 35% 40% 50% vernici, adesivi e inchiostri Totale imprese Autonomia decisionale, agilità e adattamento alla realtà locale Imprese con presenza produttiva estera Garantire ovunque un unica cultura aziendale e gli stessi standard di qualità e affidabilità Funzioni di coordinamento: sistemi informativi e di controllo Fonte: elaborazioni su Istat Internazionalizzazione produttiva delle imprese chimiche a capitale italiano 133 imprese investitrici 95 Medie e piccole imprese 71% Var.% N imprese investitrici N imprese estere partecipate Dipendenti all estero (migliaia) 19,9 23, Fatturato all estero (miliardi di E) 6,4 8, Medio grandi gruppi 29% Note: sono considerati medio-grandi gruppi quelli con vendite mondiali superiori ai 100 milioni di euro Fonte: elaborazioni su Reprint Un numero rilevante di imprese ha già attuato o sta attuando il salto di qualità verso una presenza internazionale, attraverso propri stabilimenti o accordi produttivi. Le imprese chimiche che si sono internazionalizzate Fonte: Indagine Federchimica produttivamente sono tante, attualmente circa 150. La quota delle produzioni realizzate all estero da queste imprese è elevata (pari a 8 miliardi di euro, anno 2009) e occupa circa 24mila addetti. L internazionalizzazione non coinvolge più solo i gruppi medio-grandi ma anche imprese medio-piccole che costituiscono ormai il 71% degli investitori. Quasi sempre l espansione internazionale non comporta la delocalizzazione degli impianti ed è invece spinta dall esigenza di affrontare nuovi mercati o servire meglio mercati tradizionali. La presenza internazionale infatti consente di proporsi come interlocutori verso clienti e fornitori con logiche sempre più globali, permette di mantenere un portafoglio prodotti completo mantenendo in Italia le produzioni a maggior valore aggiunto e avvalendosi dei vantaggi di costo di paesi esteri e, infine, induce anche importanti cambiamenti a livello organizzativo, quali la razionalizzazione della struttura aziendale, l innalzamento delle competenze manageriali e il potenziamento delle funzioni di coordinamento e controllo. Nei casi in cui le imprese hanno effettivamente delocalizzato alcune produzioni, lo hanno fatto nelle commodities - ormai indifendibili - per concentrarsi in Italia nelle specialties. Alcune conferme dei risvolti positivi dei processi di internazionalizzazione sui livelli produttivi e di occupazione in Italia, possono trovarsi nell analisi condotta da Federchimica su un campione di medio-grandi gruppi chimici italiani internazionalizzati. Da questa analisi risulta che il 74% delle imprese ha recuperato i livelli di vendita mondiali pre-crisi (2007): la vivacità dei mercati esteri ha permesso peraltro al 55% delle imprese di ripristinare anche i livelli di valore della produzione effettuata in Italia. A conferma del ruolo di 18

16 Lo scenario economico Andamento dell occupazione dei medio-grandi gruppi italiani internazionalizzati, in Italia e nel mondo nel Var. % nel mondo Quota di medio-grandi gruppi italiani internazionalizzati che nel 2011 hanno ripristinato i livelli di attività del 2007 (%) In termini di vendite mondiali 74% In termini di valore della produzione in Italia Var. % in Italia 55% Note: analisi a campione chiuso sulle imprese che nel 2007 realizzavano vendite mondiali superiori a 100 milioni di euro Fonte: elaborazioni sui dati forniti dalle imprese aderenti all indagine di Federchimica Note: analisi a campione chiuso sulle imprese che nel 2007 realizzavano vendite mondiali superiori a 100 milioni di euro Fonte: elaborazioni sui dati forniti dalle imprese aderenti all indagine di Federchimica traino dei mercati internazionali, emerge che quasi sempre una dinamica positiva dell occupazione negli stabilimenti esteri si è accompagnata a una crescita o per lo meno alla difesa dei posti di lavoro in Italia. L innovazione e la R&S sono un altra delle aree in cui si sono concentrati gli sforzi delle imprese chimiche italiane: già a partire dagli anni Duemila si sono avuti diversi segnali di un forte cambiamento, nella convinzione che questo sia l unico modo per crescere nel lungo periodo. Ad oggi la chimica italiana presenta tante imprese innovative (1.200) e tante imprese impegnate nella ricerca (800), basti pensare che la loro numerosità in ambito europeo è seconda solo alla Germania. Nella chimica la quota di imprese innovative è il 67% contro il 44% dell industria manifatturiera italiana. Inoltre, nella chimica quasi tutte le imprese innovative fanno innovazione di prodotto (83%). Questo è un dato importante e che dimostra come la chimica sia in grado di offrire prodotti e soluzioni innovative a tutti i set- tori manifatturieri suoi clienti e in questo modo sostenerne la competitività. Nella chimica la diffusione dell attività di ricerca (47%) è doppia rispetto all industria (21%) e superiore anche agli altri settori medium-high tech (34%) perché anche tante PMI fanno ricerca. Imprese innovative nel settore chimico N. imprese Germania Italia Francia Spagna Imprese innovative Imprese con R&S intra-muros Imprese con R&S intra-muros continuativa Imprese con innovazione nuova per il mercato % imprese chimica industria high tech medium high tech Con innovazione 66.6% 44.2% 73.0% 54.3% Con ricerca intra-muros 47.4% 21.2% 56.1% 33.9% Spese di innovazione per tipologia % su spese chimica industria high tech medium di innovazione high tech R&S intra ed extra-muros 67.2% 53.4% 81.9% 67.6% Acquisto di tecnologia non incorporata 1.3% 3.8% 2.7% 4.3% in beni capitali Acquisto macchinari innovativi 31.5% 42.8% 15.4% 28.1% Note: totale = imprese con più di 10 addetti dati sul Regno Unito non disponibili Fonte: Eurostat, Community Innovation Survey, Rispetto all industria, nella chimica la ricerca assorbe la quota maggioritaria delle spese di innovazione (67% contro 53%) mentre è molto meno rilevante l innovazione da semplice acquisto di macchinari innovativi (31% contro 43%). Un orientamento forte alla R&S in un momento difficile come quello attuale è faticoso, perché la crisi ha tagliato i margini e porta anche a selezionare prodotti e impianti, eliminando quelli meno innovativi. Una spinta molto forte è però venuta proprio dalle tensioni sui costi degli input e dalla consapevolezza che nei prodotti più innovativi si ha minor condizionamento dai prezzi 19

17 Prima parte delle materie prime e più possibilità di trasferirli a valle. Nonostante un crescente interesse di principio da parte dei clienti, l industria chimica affronta inoltre un oggettiva difficoltà a garantire adeguati ritorni all innovazione. Dall indagine Federchimica emerge che il 79% delle imprese non ha reagito durante la crisi trascurando la R&S ma al contrario potenziandola e che circa una impresa su tre innova con prodotti nuovi per il mercato, cioè non si limita all innovazione di tipo imitativo ma introduce prodotti senza omologhi tra i concorrenti. Il 39% delle imprese segnala, inoltre, il superamento di un innovazione basata sulla richiesta di personalizzazione del prodotto da parte del singolo cliente per adottare un atteggiamento proattivo di anticipazione delle esigenze del mercato. Il come si fa ricerca emerge quale persino più importante del quanto. Infatti, a fronte del 26% di imprese che indica il forte aumento di addetti e investimenti dedicati alla R&S, ben il 41% segnala l adozione di un approccio di gestione manageriale della ricerca. L identificazione sistematica degli obiettivi e delle risorse, in coerenza con le più generali strategie aziendali, nonché la valutazione dei risultati consentono di generare attraverso la ricerca valore effettivo per il cliente e quindi ritorni adeguati. Nel nuovo contesto competitivo che va delineandosi, c è sempre più consapevolezza dell importanza di raggiungere una dimensione maggiore, che spesso permette di di sostenere più facilmente i processi di internazionalizzazione e innovazione. Oltre ai casi di crescita per via interna, il 23% delle imprese dell indagine ha realizzato acquisizioni talvolta anche traendo vantaggio proprio dalla situazione di crisi. Ciò favorisce: la creazione di partnership strategiche con clienti e fornitori volte a condividere percorsi comuni di innovazione e sviluppo; la gestione della complessità che caratterizza l attuale scenario competitivo nel quale non è più sufficiente essere forti solo su una determinata area ma bisogna essere efficienti su tutte le aree; l internazionalizzazione. In altri casi, le imprese superano il vincolo dimensionale realizzando accordi di filiera puntando ad offrire un servizio di eccellenza e completo rispetto ad ogni possibile esigenza del cliente mantenendo nel contempo i vantaggi della specializzazione. Competenze manageriali di figure chiave Gestione manageriale della ricerca Partnership con fornitori Partnership con clienti Totale imprese Fonte: Indagine Federchimica (% imprese) Espansione di capacità produttiva in Italia 17% 33% 41% 33% 42% Imprese con crescita dimensionale 54% 58% 58% GESTIRE UN AMBIENTE COMPETITIVO COMPLESSO: - non basta più essere forti su un area, bisogna esserlo su tutte - responsabilità e competenze specifiche Diventare partner strategici anche per i fornitori 24% Acquisizioni 23% 20

18 Lo scenario europeo Il 2011 è stato l anno in cui le istituzioni europee hanno dovuto affrontare una delle crisi più gravi e dirompenti mai conosciute dalla nascita della Comunità economica europea ad oggi. In questo contesto, riuscire a sottolineare il ruolo che l industria manifatturiera poteva giocare ha rappresentato una vera sfida. L attenzione dei Capi di Stato e di governo, degli eurodeputati e della Commissione europea è stata focalizzata sulla redazione di nuove regole fiscali e sul consolidamento del bilancio comunitario che dovrà essere adottato entro fine Tuttavia, sempre più insistentemente, è emersa la volontà politica di rilanciare l economia e di elaborare delle iniziative europee volte a stimolare la crescita economica. Ció premesso, il 2011 è stato l anno in cui l industria chimica mondiale, per decisione delle Nazioni Unite, ha potuto comunicare all esterno gli obiettivi raggiunti in campo ambientale, per il progresso sociale e di impulso alla crescita sostenibile. L Anno internazionale della chimica ha, infatti, fornito l occasione a Federchimica di coinvolgere nell operazione Fabbriche aperte la totalità degli eurodeputati italiani, che seguono i dossier legati alla chimica, e il Vice-Presidente della Commissione europea Antonio Tajani. Recandosi nelle diverse aziende il mondo politico europeo ha potuto sfatare diversi pregiudizi (tutt ora persistenti) e rendersi conto della qualità dell industria chimica che è motore di sviluppo per molti altri settori industriali. Quest operazione è stata poi rafforzata da diversi incontri che il vertice di Federchimica ha avuto a Bruxelles con i più alti rappresentanti italiani della politica europea e, in altre occasioni, anche con i funzionari italiani della Commissione, del Parlamento e della Rappresentanza permanente italiana. Eurodemocrazia Il quadro politico europeo si è arricchito nel 2012 di un nuovo strumento: il diritto d iniziativa dei cittadini europei, che permette la partecipazione diretta dei cittadini, e quindi anche delle imprese. Questo strumento, definito all art. 11 del Trattato di Lisbona, prevede che un milione di cittadini europei, provenienti da almeno sette Stati membri, possa invitare la Commissione a preparare specifiche proposte legislative. Il diritto d iniziativa dei cittadini europei offre nuove potenzialità sia alla società civile, sia alle imprese, ma la complessità della procedura richiede una sviluppata capacità organizzativa e una presenza diffusa in più Stati europei. Per la prima volta, le imprese potranno organizzarsi per proporre iniziative legislative alla Commissione europea, sottoponendo le loro priorità e le loro problematiche. Allo stesso tempo anche le organizzazioni non governative (ONG), i gruppi verdi e la società civile potranno attivarsi per presentare le loro proposte. Verosimilmente, i temi su cui sarà più facile convogliare l interesse di un milione di cittadini in tutta Europa saranno l ambiente, il cambiamento climatico, gli aspetti sociali, la partecipazione democratica e i diritti dei consumatori e dei lavoratori. Non a caso, una delle prime iniziative, annunciata dalla Federazione sindacale europea dei servizi pubblici (EPSU), sarà volta a definire acqua e servizi igienico-sanitari come un diritto dell uomo, escludendoli dalla regolamentazione del mercato interno. Inoltre, in passato, iniziative simili sono state realizzate contro il nucleare e per bandire i prodotti OGM dall Europa. È evidente quindi che il diritto d iniziativa dei cittadini europei aprirà grandi potenzialità, ma anche qualche rischio per l industria europea, che dovrà comprenderne la portata e riuscire a sfruttarlo al meglio. La strategia rilanciata dalla Commissione europea per raggiungere l obiettivo di avere un economia sostenibile e competitiva entro il 2020 (cosiddetta Europa2020) si è concretizzata nel 2011 nel lancio di diverse iniziative quali: la revisione dello Small Business Act, la comunicazione sull accesso al credito, la relazione sulla riduzione degli oneri burocratici per le micro imprese e le piccole medie imprese (PMI) e le tabelle di marcia per un economia a basso contenuto di carbonio, sull efficienza delle risorse e sull energia entro il Sempre in ambito energetico ed ambientale, nel 2011 sono state pubblicate la proposta di Direttiva sull efficienza energetica, la revisione della legislazione sul monitoraggio dei gas ad effetto serra, la revisione delle sostanze prioritarie contenute nell acqua. Anche sul fronte della ricerca e dell innovazione la Commissione ha prodotto diverse proposte tra le quali quella sul nuovo programma di R&I Horizon 2020 e ha lanciato i primi partenariati europei per l innovazione per stimolare la ricerca pubblico-privata sulle materie prime e sull invecchiamento della popolazione. Il preannunciato snellimento amministrativo si è concretizzato in una serie di misure che l Unione europea ha adot- 21

19 Prima parte tato in maniera trasversale all interno di molteplici iniziative e che conta di implementare nel corso dei prossimi anni. La revisione dello Small Business Act, la pubblicazione della comunicazione sull accesso al credito, la pubblicazione della Direttiva relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni contengono chiari riferimenti alla necessità di limitare gli oneri burocratici in primis per le PMI, ma anche per le aziende più grandi. Le istituzioni europee hanno, infatti, adottato le parole chiave better and smart regulation nelle loro iniziative, allo scopo di evitare costose duplicazioni di assetti normativi e di limitarsi a legiferare laddove un azione europea può costituire un concreto valore aggiunto. Un ulteriore passo nella direzione della semplificazione per le PMI è stato compiuto con la pubblicazione del rapporto della Commissione europea sulla minimizzazione delle oneri amministrativi, nel quale le istituzioni si impegnano, ogniqualvolta possibile, ad esentare le microimprese e le PMI dagli obblighi imposti dalla legislazione comunitaria o di introdurre regimi speciali per ridurre al minimo indispensabile gli oneri normativi che gravano su di esse. Europa e imprese Certamente alcune strategie europee, presentate nel corso del 2011 in materia di energia ed efficienza energetica, continuano a risentire di un approccio più comand and control che non di stimolo verso una crescita maggiormente sostenibile. È sufficiente qui ricordare le Roadmap sull efficienza energetica e sull energia che dettano obiettivi davvero troppo ambiziosi e soprattutto slegati dal contesto globale che manifestamente non segue l esempio europeo. Economia verde, crescita verde e lotta al cambiamento climatico sono sicuramente obiettivi condivisi dall industria europea. Tuttavia, tra i policy maker sia in Parlamento che in Commissione, si sta diffondendo, sotto la pressione incalzante delle organizzazioni ambientali, un approccio dogmatico che non tiene conto degli sforzi dell industria e dei tempi fisiologici per gli investimenti. Le continue proposte di modifica all European Trading System, agli obiettivi di efficienza energetica e alle soglie di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra per il 2020 e per gli anni successivi, non contribuiscono a creare il quadro normativo chiaro ed affabile di cui le imprese hanno bisogno per realizzare i loro investimenti. Alcune recenti proposte in tema di energia si basano sul presupposto di massicci investimenti in infrastrutture, in rinnovabili, in nuove tecnologie, senza che sia chiaro a chi spetti tale onere, quali siano le tempistiche e se siano risultati realisticamente ottenibili. Un discorso analogo vale anche per il costo dell energia, così importante per la competitività dell industria chimica e che non sembra essere tenuto sufficientemente in considerazione nelle tabelle di marcia europee. Il REACH è attualmente nella sua piena fase esecutiva e si appresta ad essere esaminato con una Comunicazione che, al momento della redazione di questo capitolo, non dovrebbe prevedere la richiesta di cambiare le regole ma soltanto di aggiustare eventuali errori o vischiosità amministrative che si sono pure riscontrate dall anno della sua adozione (dicembre 2006). Quel che appare chiaro è che, anche in questo caso, l Unione europea stenta ad imporre la propria leadership nel mondo poiché pochissime sono le regioni che hanno deciso di includere nel proprio ordinamento giuridico strumenti simili al REACH. Le associazioni nazionali della chimica e le associazioni europee presenti a Bruxelles hanno spesso dato l immagine (peraltro non veritiera) di mantenere posizioni di difesa e di non essere in grado di proporre un modello di sviluppo futuro ben preciso al Legislatore europeo. Invece proprio a cavallo tra il 2011 e i primi mesi del 2012, Federchimica, il Cefic (Associazione europea dell industria chimica) e diverse altre associazioni di settore hanno elaborato una visione dello sviluppo sostenibile, anche in vista della Conferenza internazionale di RIO+20. Per la prima volta nella sua storia, proprio il Cefic, presieduto da Giorgio Squinzi, ha elaborato non solo una definizione di sviluppo sostenibile ma anche un Rapporto sulla Sostenibilità che è stato presentato al Parlamento europeo l 8 maggio. Come emerge dalla visione che si è data, l industria chimica europea é determinata a giocare un ruolo chiave nell assicurare la sostenibilità della vita sul nostro pianeta entro il 2050, con oltre nove miliardi di persone. Essa orienterà le sue attività per permettere l accesso ad una vita sana, alla prosperità economica e al progresso sociale, investendo in innovazione, nel dialogo con tutti gli attori sociali, nella competitività e nell eccellenza del sistema industriale chimico europeo. In poche parole, l industria chimica si impegna ad un futuro sostenibile attraverso un industria sostenibile non solo nei suoi prodotti, ma anche nei suoi processi produttivi. Dall ultimo scoreboard della Commissione europea (febbraio 2012), l Italia continua a collocarsi in una posizione non troppo brillante anche se esistono miglioramenti rispetto al passato. L Italia risulta ancora al primo posto, seguita da Polonia e Francia, per la percentuale di Direttive mal recepite, 1.9% rispetto alla media europea dello 0.8% e quindi per numero di procedure aperte nei nostri confronti. Minore in Italia rispetto ad altri paesi il ritardo nella trasposizione delle Direttive europee, anche se rimane ancora alta la percentuale di Direttive non ancora trasposte nell ordinamento nazionale. Per quanto alcuni progressi siano stati compiuti, esistono ancora ampi margini di manovra per incrementare l armonizzazione del mercato unico e rendere più semplice investire in Europa. Il 2012 sarà quindi un anno cerniera. Da un lato verrà infatti alla luce la possibile soluzione a quella zoppìa che il Presidente Emerito, Carlo Azeglio Ciampi, individuò in una politica monetaria europea, senza una reale convergenza delle economie dei 27 Paesi membri. Dall altro, con l approvazione del bilancio comunitario e degli oltre 80 miliardi di euro per la ricerca e l innovazione si traccerà una direzione chiara alla quale le imprese potranno contribuire per vincere le reali sfide del futuro. 22

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