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1 Le implicazioni sulla società Raffaele Meo L informatica italiana da Menabrea a Perotto Charles Babbage e Luigi Federico Menabrea Pochi sanno che la storia dell informatica può essere fatta iniziare a Torino, esattamente 170 anni fa. Era la fine del 1840 e si svolgeva presso l Accademia delle Scienze torinese il secondo congresso degli scienziati, o, come si diceva allora, dei filosofi italiani. Dall Inghilterra arrivò anche il matematico Charles Babbage, oggi considerato il primo informatico della storia. Babbage aveva prodotto, nei suoi primi anni di attività scientifica, un ottimo lavoro tecnico grazie al quale era stato chiamato a coprire la cattedra di Matematica dell Università di Cambridge. Ma da una decina di anni aveva lasciato la teoria per buttarsi, anima e corpo, nello studio e nel progetto del primo calcolatore programmabile della storia. Veniva a Torino per presentare alla comunità scientifica mondiale, per la prima volta, il frutto del suo lavoro e portava con sé un enorme baule contenente i disegni ed il modello di qualche parte della sua Analitical Engine, o «Macchina Matematica». I disegni rimarranno all Accademia delle Scienze, ove sono conservati tuttora. Babbage era stato invitato in Italia da Giovanni Plana, ingegnere e militare, autorevole membro e successivamente presidente dell Accademia delle Scienze. Era anche direttore dell Osservatorio astronomico di Palazzo Madama ed è ancor oggi noto per un trattato in tre volumi sul movimento della Luna. Come tutti gli astronomi di quei tempi, era probabilmente assillato dal problema del calcolo delle orbite dei corpi celesti. Forse fu il desiderio di far meglio quei calcoli spendendo minor fatica ad indurre Plana ad invitare a Torino Babbage, della cui fantastica macchina matematica già si parlava molto, anche se nessun articolo scientifico le era ancora stato dedicato. Il dibattito con i matematici italiani fu appassionato e si svolse non solo in pubblico, ma anche nell ambito di gruppi di lavoro più ristretti, proseguendo a volte nella stessa stanza di Babbage. Abachi, pallottolieri ed altri ingegnosi strumenti di calcolo compaiono nella storia antica di tutte le civiltà e da tempo consentivano l esecuzione automatica o semiautomatica delle singole operazioni aritmetiche. Il diciannovenne Blaise Pascal, 200 anni prima di Babbage, aveva costruito una calcolatrice meccanica che eseguiva somme e sottrazioni e, trenta anni dopo, Gottfried von Leibniz aveva realizzato una macchina a ruote dentate che calcolava anche la moltiplicazione, la divisione e la radice quadrata. Ma a Torino, per la prima volta, si parlò di programma, il concetto centrale della scienza e della tecnica informatica: ossia della descrizione della sequenza delle istruzioni, con possibili salti e diramazioni, da eseguirsi automaticamente senza l intervento dell uomo fra un operazione e la successiva e da considerarsi come un dato di ingresso alla pari dei dati numerici. La descrizione del programma era affidata, nell invenzione di Babbage, alla scheda perforata, figlia del cartone che Jacquart aveva introdotto nel telaio qualche decennio prima, per memorizzare il disegno da riprodurre. Babbage non aveva mai trovato il tempo di descrivere la sua invenzione in un articolo scientifico. Così Plana si accinse a farlo, ma dopo poco si ac-

2 md corse della difficoltà e della complessità del lavoro e vi rinunciò. Plana aveva ricevuto il titolo nobiliare di barone ed era anche barone in senso accademico, autoritario e quasi dispotico. Così trasferì il compito di descrivere la macchina matematica ad un suo giovane e brillante collaboratore, Luigi Federico Menabrea. Menabrea, che sarebbe certamente divenuto un grande uomo di scienza se non avesse avuto altri interessi, produsse un ottimo documento illustrativo della macchina di Babbage. L articolo fu presentato nel 1842 alla Bibliotèque Universelle de Genève e ha importanza concettuale e storica perché può essere considerato il primo lavoro scientifico nel settore dell informatica. Qualche mese più tardi il lavoro di Menabrea fu tradotto in inglese ed ampiamente commentato dalla contessa Ada di Lovelace, figlia di Lord Byron, studiosa dalla approfondita cultura matematica, che aveva sempre seguito con molto interesse il lavoro di Babbage. In suo onore, l importante linguaggio di programmazione voluto dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d America per risolvere il problema della standardizzazione del suo software è stato chiamato Ada. Le macchine per scrivere e le calcolatrici meccaniche Olivetti Nel 1908 l ingegner Camillo Olivetti fonda a Ivrea, a 40 km da Torino, la Ing. C. Olivetti & C. S.p.A., prima fabbrica italiana di macchine per scrivere. L azienda annovera 20 dipendenti e dispone di una struttura produttiva allocata in una officina meccanica di circa 500 mq. La capacità produttiva è dell ordine di 20 macchine per scrivere alla settimana. Il primo modello innovativo, chiamato M1, è presentato nel 1911 all Esposizione universale di Torino. È il gioiello della tecnologia meccanica di quegli anni, e riscuote subito molto successo sul mercato. Questo consente una rapida espansione dell azienda che nell arco di pochi anni amplia il suo catalogo prodotti con nuovi modelli innovativi ed apre in tutto il mondo nuovi impianti produttivi e nuove filiali commerciali. Tra i molti prodotti che riscuotono successo sul mercato meritano di essere ricordati l MP1, la prima macchina per scrivere portatile, prodotta tra il 1932 e il 1935; la Lexicon 80, del 1948, nota per l eleganza del design; la lunga serie delle calcolatrici meccaniche, dalla Divisumma 14 del 1948, la prima calcolatrice al mondo capace di eseguire le quattro operazioni elementari di somma, sottrazione, moltiplicazione e divisione, alla Divisumma 24 del 1956, che in tutto il mondo fu per molto tempo considerata sinonimo di calcolatrice. Protagonisti di quei successi industriali furono Camil- 173

3 Le implicazioni sulla società 9 Raffaele Meo L informatica italiana da Menabrea a Perotto lo Olivetti, il figlio Adriano, che gli subentrò, e molti progettisti, autentici geni della meccanica, come Natale Capellaro che fu assunto in Olivetti come operaio e divenne direttore generale dell azienda, in virtù di molte doti, prime fra tutte il rigore scientifico e la creatività. 174 I primi calcolatori elettronici italiani Nei primi anni Cinquanta l industria informatica mondiale muove i suoi primi passi. Nel 1951 nasce Univac, il primo calcolatore elettronico prodotto su scala industriale, e, a brevissima distanza di tempo, seguono Ibm, Remington e poche altre grandi imprese mondiali. Anche in Italia arrivano le prime due macchine, destinate al Politecnico di Milano e all Istituto nazionale per le applicazioni del calcolo di Pisa. Nel 1954 si costituisce a Pisa un gruppo di ricerca congiunto composto da ricercatori dell accademia Università, Consiglio nazionale delle ricerche, Istituto nazionale di fisica nucleare e dell Olivetti, con l obiettivo di realizzare i primi calcolatori elettronici italiani. Fu Enrico Fermi a consigliare quell avventura per impiegare il contributo di 150 milioni di lire che generosamente i Comuni di Pisa, Lucca e Livorno avevano versato per la costruzione di un sincrotrone, che si decise poi di realizzare a Frascati. L accordo stipulato dall Olivetti con l Università di Pisa prevedeva dapprima la costituzione di un gruppo misto di ricercatori e progettisti accademici e industriali e, successivamente, la costruzione di un calcolatore scientifico presso l Università (la Calcolatrice elettronica pisana o Cep) e di un calcolatore commerciale presso i laboratori industriali dell Olivetti. Dal punto di vista scientifico-tecnico il progetto ottiene importanti risultati. La Calcolatrice elettronica pisana si caratterizza per la genialità di numerose soluzioni tecniche e per la solidità del progetto. Opererà ininterrottamente per molti anni, consentendo sia l esecuzione di calcoli complessi importanti per le ricerche nei settori della fisica, della chimica, della biologia, sia lo sviluppo di nuove tecniche e nuove tecnologie per l informatica.

4 md Dopo la fase di studio congiunto, il laboratorio dell Olivetti, che è guidato dall ing. Mario Tchou, figlio dell ambasciatore cinese a Roma, che Adriano Olivetti ha reclutato dalla Columbia University, viene trasferito a Borgo Lombardo, alle porte di Milano, dove si completano i prototipi dei primi calcolatori industriali dell Olivetti, l ELEA 9001 e successivamente l ELEA L ELEA 9003 è il primo calcolatore del mondo interamente transistorizzato: infatti, tutte le valvole termoioniche, caratteristiche dei calcolatori elettronici della prima generazione, sono state sostituite con transistori, realizzando grandi economie di costi, ingombri e assorbimenti di energia. Può operare in multiprogrammazione, per cui i calcoli di più utenti possono essere svolti in parallelo, riducendo i tempi di attesa dei risultati. Inoltre, nel momento in cui un unità periferica lenta, come un lettore di nastro magnetico, chiede il trasferimento di un blocco di dati, scatta un interrupt, o interruzione, che consente all unità centrale di elaborazione di passare ad altre attività senza rimanere inoperosa. L ELEA 9003 ha un unità centrale di calcolo in grado di elaborare istruzioni al secondo, con una memoria centrale a nuclei di ferrite, espandibile da a caratteri. La caratteristica particolare è la capacità di gestire fino a 20 unità periferiche a nastro magnetico. Sfortunatamente, nel 1960 muore Adriano Olivetti, l apostolo della conversione da azienda meccanica ad azienda elettronica, e l anno successivo Mario Tchou perde la vita sulla terza corsia dell autostrada Milano-Torino. Le spese sostenute per entrare nel nuovo comparto produttivo e l investimento finanziario affrontato per acquistare l azienda americana Underwood che avrebbe dovuto facilitare l ingresso nel mercato americano portano l indebitamento a 200 miliardi di lire e inducono il Comitato di risanamento e il Consiglio di amministrazione alla chiusura delle attività elettroniche e al rientro nel settore della meccanica. Così, nel 1964 l intero settore elettronico dell Olivetti viene ceduto alla General Electric. 175 La «Perottina», il primo personal computer della storia Nel 1950, nel gruppo degli assistenti del prof. Carlo Ferrari, al Politecnico di Torino, lavora un giovane ingegnere, Pier Giorgio Perotto, destinato a giocare un ruolo importante in questa storia. Quei giovani si occupano di aerodinamica ed utilizzano modelli matematici molto raffinati che richiedono enormi volumi di calcolo. Essi dispongono soltanto di calcolatori meccanici che richiedono tempi lunghissimi per l introduzione dei dati. È così che Pier Giorgio Perotto avverte l esigenza di uno strumento di calcolo semplice e maneggevole, che consenta di alleggerire quell enorme fatica e aumentare la produttività dei ricercatori. Poco tempo dopo, Perotto lascia il Politecnico di Torino ed entra nel gruppo di progetto dell Olivetti che opera a Pisa sotto la guida dell ingegner Tchou. L esperienza è esaltante, ma, come abbiamo visto, si conclude drammaticamente. Così Pier Giorgio Perotto ritorna amareggiato all Olivetti di Ivrea, ove si trova praticamente isolato, in una realtà industriale che si è rituffata nel mondo della meccanica, ripudiando l elettronica. L isolamento si rivela subito una grande opportunità perché Perotto viene lasciato libero di sviluppare, insieme ad un paio di eccezionali collaboratori Giovanni De Sandre e Gastone Garziera il prototipo di quella macchina che aveva sognato nel laboratorio di Torino quando sviluppava i modelli aerodinamici. A quella macchina che appare subito come il primo per-

5 Le implicazioni sulla società 9 Raffaele Meo L informatica italiana da Menabrea a Perotto 176 sonal computer della storia viene dato il nome ufficiale di Programma 101, esclusivamente perché in inglese uan-ou-uan suona bene, ma a quel nome molti preferiscono il più familiare soprannome di «Perottina». Nel 1965 l Olivetti partecipa alla grande fiera di New York presentando con enfasi la nuova linea di prodotti meccanici e relegando la Perottina in una saletta in fondo allo stand. Ma il pubblico prende d assalto quella saletta, costringendo gli organizzatori all istituzione di un improvvisato servizio d ordine per disciplinarne l accesso. La Perottina appare subito a tutti come un autentica meraviglia tecnologica. Sul piano scientifico risulta rivoluzionaria l adozione come memoria centrale di una linea magnetostrittiva, molto più economica e leggera delle unità di memoria a nuclei ferritici che si impiegavano nei calcolatori di quei tempi. Come memoria di massa e come dispositivo ausiliario di ingressouscita, viene utilizzata una scheda magnetica, che può essere considerata come la progenitrice del floppy disk. Adotta, poi, un linguaggio di programmazione sviluppato ad hoc, in funzione delle esigenze di ricercatori di tutte le discipline, anche di quelle lontane dal mondo dell informatica. Il mondo accademico è il primo ad impadronirsi del nuovo prodigioso strumento di lavoro che consente al singolo ricercatore di sviluppare autonomamente i programmi di cui ha bisogno e di mandarli in esecuzione senza l intermediazione dei tecnici che disciplinano e, inevitabilmente, condizionano, in quegli anni, l accesso alle risorse di calcolo. Di questa nuova macchina nell arco di pochi anni si vendettero oltre esemplari, un numero molto inferiore alla domanda del mercato. Nel 1967 la Hewlett Packard versò dollari all Olivetti, implicitamente riconoscendo di aver violato il brevetto della Programma 101 con il suo modello HP Un dollaro simbolico fu versato dall Olivetti all ing. Perotto come inventore del primo personal computer della storia.

6 md Il ritorno all elettronica Negli ultimi anni Settanta e nei primi anni Ottanta l Olivetti torna all elettronica con grandi, importanti successi. Nel 1975 alla Fiera di Hannover viene presentata la coppia di elaboratori P6040 e P6066, caratterizzati da floppy disk, stampante integrata, sistema operativo proprietario, linguaggio BASIC. Nel 1982 viene presentato M20, un nuovo personal computer, basato su un microprocessore potente ma poco diffuso, lo Zilog Z8001, e un sistema operativo proprietario, nato nei laboratori Olivetti, chiamato PCOS e caratterizzato da ottime prestazioni e funzionalità. Nel 1984 nasce un potente personal computer chiamato M24 e prodotto nello stabilimento di Scarmagno. Adotta il sistema operativo DOS di Ibm ed è perfettamente compatibile con il Pc di Ibm, rispetto al quale presenta prestazioni molto più elevate. Riscuote un enorme successo sul mercato e apre la via a numerosi altri prodotti in virtù dei quali Olivetti diviene uno dei massimi produttori mondiali di personal computer. Altrettanto importante è l evoluzione delle macchine per scrivere che si svolge parallelamente a quella dei Pc. Nel 1978 nasce ET101, la prima macchina per scrivere elettronica prodotta nel mondo, seguita da altri modelli di successo come ET351. Nel 1996 l ennesima crisi finanziaria induce il management Olivetti a chiudere lo stabilimento produttivo di Scarmagno. È la fine dell industria informatica nazionale. Il 12 marzo 2003 la Ing. C. Olivetti & C. è cancellata dal registro delle imprese. 177 Tre citazioni senza commenti Uno dei più grandi manager dell industria italiana: «La società di Ivrea è strutturalmente solida e potrà superare senza grandi difficoltà il momento critico. Sul suo futuro pende però una minaccia, un neo da estirpare: l essersi inserita nel settore elettronico, per il quale occorrono investimenti che nessuna azienda italiana può affrontare» Un grande economista e ministro dell Economia: «Il treno delle tecnologie dell Informazione per il nostro Paese è irrimediabilmente perduto. Non dobbiamo spenderci nemmeno una lira» Un grande manager di oggi: «Solo una coerente strategia di cessioni e di tagli poteva raccogliere qualche consenso in Borsa. Secondo il mercato la stagione del computer era terminata e l unica speranza era il passaggio ai telefoni».

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