n GENNAIO 2015

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "n. 002 - GENNAIO 2015"

Transcript

1 Dott. Ing. G. GAETANI - Esperto di Organizzazioni Aziendali Complesse - Responsabile settore di lavoro di Ingegneria Forense - Progettista di Modelli Membro/Presidente di Organismi di Vigilanza per Modelli 231 Dott. Ing. M. LUPO - Consulente del Gruppo 2G Management Consulting - Esperto di Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo (D.Lgs. 231/01 s.m.i.) - Esperto di norme sulla Salute e Sicurezza nei luoghi di Lavoro (D.Lgs. 81/08 s.m.i.) AGGIORNAMENTO DEL MODELLO 231 CON UN NUOVO REATO PRESUPPOSTO: IL REATO DI AUTORICICLAGGIO È stata pubblicata sulla GURI (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana) n. 292 del la L. 186 del recante Disposizioni in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all estero nonché per il potenziamento della lotta all evasione fiscale. Disposizioni in materia di autoriciclaggio. La legge è in vigore dal 1 gennaio L articolo 3 co. 3 della L. 186/2014 introduce il novellato art. 648 ter. 1 c.p. (autoriciclaggio) e al co. 5 interviene in materia di responsabilità amministrativa degli enti inserendo il nuovo reato presupposto tra quelli richiamati dall art. 25-octies del D.Lgs. 231/01. Nel caso di commissione del reato di autoriciclaggio l ente sarà punito con una sanzione pecuniaria da 200 a 800 quote, aumentata da 400 a 1000 per le ipotesi in cui il denaro, i beni o altre utilità provengano da delitto per il quale sia stabilita la pena della reclusione superiore, al massimo a cinque anni. L autoriciclaggio consiste nell attività di occultamento dei proventi derivanti da crimini propri e si riscontra soprattutto a seguito di reati come l evasione fiscale, la corruzione e l appropriazione di beni sociali. Si può presentare o come il reato commesso dall autore del reato principale che poi, da solo, usa i proventi per investirli o immetterli in attività economiche o finanziarie o come il reato commesso dal prestatore di servizi di riciclaggio che partecipa anche al reato presupposto. Ad esempio se un amministratore ha costituito fondi all estero (con sovrafatturazioni o con fatturazioni per operazioni inesistenti) ne risponderà in proprio, ma gli effetti si ripercuoteranno anche sulla società sempre che non si riesca a dimostrare l adozione di un MODELLO 231 idoneo a prevenire il rischio di commissione del reato presupposto in questione. Per chi commette un reato tributario la possibilità di cadere nell autoriciclaggio è molto elevata: il discrimine è l ostacolo alla tracciabilità. Il reato di autoriciclaggio è costituito dal novellato art. 648-ter 1 e rappresenta il 125 reato presupposto così come rappresentato nella tabella successiva. Pag. 1 di 9

2 AGGIORNAMENTO DEL MODELLO 231 In questi ultimi anni sono state molte le indicazioni arrivate dalle pronuncie della Cassazione per rendere la prevenzione relativa ai reati presupposto ex D.Lgs. 231/01 idonea ad escludere la responsabilità dell ente. In questo contesto il MODELLO 231 non può essere di tipo formale ma deve assumere il ruolo di strumento di difesa nei confronti dell Organo Giudicante (Giudice Penale) e quindi deve essere progettato e/o aggiornato a misura della dimensione e del tipo di attività svolta nonché attuato dall Azienda con la vigilanza sul funzionamento e l osservanza del modello affidate all Organismo di Vigilanza. L art. 6 co. 1 lett. a) del D.Lgs. 231/01 affida all organo dirigente della società il compito di attuare efficacemente il MODELLO 231 e quindi di aggiornarlo per mantenerlo nello stato di massima efficienza nella prospettiva di una evoluzione temporale della società, dell introduzione di nuovi reati presupposto, dei risultati dell attività dell Organismo di Vigilanza (OdV), di significative violazioni delle prescrizioni del Modello, delle analisi delle sentenze pronunciate dagli organi giurisdizionali, nonchè dalla verifica periodica del risk assessment. Quindi la responsabilità dell aggiornamento è a carico dell organo dirigente della Società ma è altresì compito dell OdV formulare suggerimenti e proposte di adeguamento del modello agli organi o funzioni aziendali in grado di dare loro concreta attuazione nel tessuto aziendale, a seconda della tipologia e della portata degli interventi: le proposte riguardanti aspetti formali o di minore rilievo saranno rivolte alla funzione del Personale e Organizzazione o all Amministratore, mentre negli altri casi di maggiore rilevanza verranno sottoposte al Consiglio di Amministrazione [Linee guida di Confindustria 2014] Per questo motivo deve essere prestata attenzione non solo all applicazione del D.Lgs. 231/01 ma anche ad una progettazione Pag. 2 di 9

3 organizzativa e gestionale in grado di soddisfare le esigenze aziendali ed i vincoli economici imposti dal mercato e dalla crisi perdurante. L AGGIORNAMENTO DEL MODELLO 231 DEVE ESSERE CURATO CON UN APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE PER INTEGRARE LA VISIONE NORMATIVA E GIURIDICA CON QUELLA AZIENDALE ED ECONOMICA. Una recente pronuncia della Cassazione (Cassazione Penale Sez. V, Sentenza n. 4667/2014 del ) ha annullato con rinvio la decisione della Corte di Appello di Milano (Sez. II Penale del ) di assoluzione di una società chiamata a rispondere dell illecito amministrativo di false comunicazioni sociali e aggiotaggio, ritenendo, invece, condivisibile l interpretazione normativa suggerita dal Procuratore Generale che sosteneva la non idoneità del modello di organizzazione e gestione predisposto dalla società in quanto l efficacia dei meccanismi di controllo volti a prevenire i sopra citati reati era in radice meramente apparente. Quindi il giudizio di idoneità del MODELLO 231 deve basarsi sulla valutazione del modello concretamente attuato dall azienda in un ottica di adeguatezza dello stesso rispetto agli scopi che si prefigge di raggiungere. Gli articoli 6 e 7 del D.Lgs. 231/01 prevedono per la Società un esonero da responsabilità qualora la stessa dimostri che l organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ( MODELLO 231 ) idoneo a prevenire reati presupposto. La valutazione dell adozione o meno del MODELLO 231 nonché del relativo aggiornamento è un dovere legato alla carica di Amministratore della Società che ha l obbligo della cura e della vigilanza dell assetto organizzativo, amministrativo e contabile. L art del c.c. recita testualmente: Gli amministratori devono adempiere i doveri ad essi imposti dalla legge e dallo statuto con la diligenza richiesta dalla natura dell incarico e dalle loro specifiche competenze. Essi sono solidalmente responsabili verso la società dei danni derivanti dall inosservanza di tali doveri, a meno che si tratti di attribuzioni proprie del comitato esecutivo o di funzioni in concreto attribuite ad uno o più amministratori. In ogni caso gli amministratori, fermo quanto disposto dal III comma dell art cod. civ., sono solidalmente responsabili se, essendo a conoscenza di fatti pregiudizievoli, non hanno fatto quanto potevano per impedirne il compimento o eliminarne o attenuarne le conseguenze dannose,. L Amministratore ha quindi il dovere di verificare l esposizione al rischio di commissione dei reati presupposto, ai sensi del D. Lgs. 231/01, nell ambito dei processi della società amministrata. In particolare l art c.c. individua nell Amministratore Delegato una posizione sostanzialmente diversa da quella degli amministratori senza delega, imponendo al primo obblighi ben più pregnanti rispetto ai secondi. La responsabilità prevista in capo agli organi societari, resta comunque una responsabilità per colpa e per fatto proprio e conseguente alla violazione di diversi obblighi, ben differenziati a seconda che si tratti di organi delegati o di amministratori senza delega. Il comma 5 dell art. 2381c.c. così recita: Gli organi delegati curano che l assetto organizzativo, amministrativo e contabile sia adeguato alla natura e alle dimensioni dell impresa. LA VALUTAZIONE SPETTA ALL AMMINISTRATORE DELEGATO, L ADOZIONE SPETTA AL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Ecco quindi la differenza tra chi ha doveri di adeguatezza organizzativa attraverso una valutazione d impresa e chi ha l onere di adottare un Modello di Organizzazione Gestione e Controllo. La responsabilità dell aggiornamento spetta esclusivamente all organo dirigente ma l obbligo di averne cura è dell Organismo di Vigilanza (OdV) che deve vigilare affinchè l organo dirigente mantenga adeguato nel tempo il MODELLO 231. La stessa circolare N del del Comando Generale della Guardia di Finanza così recita: tra i compiti dell OdV vi è quello di valutare se il modello sia strutturato in maniera tale da poter mantenere nel tempo i requisiti propri di solidità e funzionalità in nome dei quali è stato costituito. Conseguentemente, nell ipotesi in cui dall analisi condotta emerga la necessità di un adeguamento o correzione del modello, il citato OdV dovrà: curarne l aggiornamento, mediante la predisposizione e la presntazione di apposite note di Pag. 3 di 9

4 adeguamento agli organi aziendali che si adoperano per la sua concreta attuazione nell ambito dell organizzazione aziendale.... MOTIVI DELL AGGIORNAMENTO DEL MODELLO 231 INTRODUZIONE DI NUOVI REATI PRESUPPOSTO; SIGNIFICATIVE VIOLAZIONI DELLE PRESCRIZIONI DEL MODELLO; RISULTATI DELL ATTIVITÀ DELL ORGANISMO DI VIGILANZA; SIGNIFICATIVA MODIFICAZIONE DELL ASSETTO SOCIETARIO E/O DELLE MODALITÀ DI SVOLGIMENTO DELLE ATTIVITÀ D IMPRESA VERIFICA PERIODICA DEL RISK ASSESSMENT SENTENZE PRONUNCIATE DAGLI ORGANI GIURISDIZIONALI Oltre all introduzione di nuovi reati presupposto ci sono altri motivi per avviare l aggiornamento del MODELLO 231. Uno di questi è l eventuale esistenza di significative violazioni del MODELLO 231. In questo caso si deve operare su un duplice binario: sulle persone che hanno infranto le regole o su una modifica delle regole stesse. In particolare si devono aggiornare le regole mantenendo fermi i principi irrinuncia-bili ma prendendo anche in considerazione i problemi che il rispetto di tali regole può portare ai destinatari delle stesse. Un protocollo preventivo che renda troppo oneroso un processo aziendale si pone a forte rischio di essere disciplinato compromettendo la tenuta complessiva del MODELLO 231. Si tratta quindi di valutare questo aspetto dell aggiornamento con una visione che integri non solo l aspetto normativo e giuridico ma anche quello organizzativo e gestionale. Un ulteriore motivo di aggiornamento è una eventuale significativa modificazione dell assetto societario e/o delle modalità di svolgimento dell attività d imprese. In questo caso, poiché il sistema di controllo ha come base la valutazione del rischio di commissione del reato presupposto, è importante individuare i soggetti apicali ed il loro ruolo societario nonché individuare i processi e le attività svolte dall impresa in relazione al reato presupposto previsto dal D.Lgs. 231/01. La nomina di nuovi membri del Consiglio di Amministrazione e la predisposizione di nuove deleghe nonché l apertura di nuove aree di attività o di business richiedono una verifica di nuove o diverse possibilità di commissione di reati e contemporaneamente la predisposizione di nuovi o diversi protocolli preventivi. L OdV si deve quindi fare parte diligente e stimolare l organo dirigente affinchè attui la valutazione del rischio e provveda, di conseguenza, ad un aggiornamento del MODELLO 231. Un motivo di aggiornamento può essere rappresentato dalle sentenze pronunciate dagli organi giurisdizionali e da una loro valutazione sull impatto che le stesse potrebbero avere sul MODELLO 231. Sono infatti ormai centinaia le sentenze che trattano questo argomento e una loro attenta analisi può contribuire ad aggiornare il Modello per favorire il miglioramento degli effetti preventivi dei protocolli. l adeguamento, inoltre, può rinvenire la sua giustificazione in un consolidato orientamento di giurisprudenza che imperio rationis sottolinei la (tendenziale) adeguatezza di una specifica cautela organizzativa; ancorchè non spetti alla giurisprudenza enucleare regole organizzative il reiterato vaglio giudiziale può consentire di affermare la idoneità di una data soluzione organizzativa, specificamente in relazione al contenuto minimo obbligatorio del modello organizzativo [Dott. F. D Arcangelo G.I.P. presso Tribunale di Milano]. Si pensi ed esempio alla sentenza n /2013 della Corte di Cassazione V Sez. Penale che ha rigettato il ricorso di una società che lamentava l applicazione delle misure interdittive ex art. 9 co. 2 del D.Lgs. 231/01 per il reato di lesioni colpose. La Cassazione ha ribadito che per la violazione delle norme a presidio della sicurezza sul lavoro le sanzioni interdittive sono un obbligo e non una facoltà del magistrato. Questa sentenza implica una maggiore attenzione ai protocolli preventivi e quindi una maggiore incisività nella diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro. Pag. 4 di 9

5 La Corte d Appello di Milano con la sentenza n del ha ribadito che i modelli organizzativi, se adottati prima della commissione del reato e adeguamente strutturati, salvano la società della responsabilità amministrativa anche nel caso di reati presupposto integrati dagli organi del vertice societario. Ciò significa che i modelli devono essere periodicamente verificati dopo aver condotto una analisi preliminare di risk assessment e aver constatato la presenza e l efficacia dei protocolli preventivi atti ad impedire un reato di quelli individuali come a rischio di commissione. La Corte di Cassazione con la sentenza n /2013 ha chiarito che per ravvisare il delitto di frode contro l industria nazionale (art. 514 c.p.) di cui al reato presupposto Art. 25-bis.1 D.Lgs. 231/01 Delitti contro l industria ed il commercio il danno dovrà essere comunque di proporzioni consistenti, tali da ingenerare, quale conseguenza, la diminuzione del volume d affari o l offuscamento del buon nome dell industria nazionale o di un settore facendo venir meno negli acquirenti l affidamento sulla originalità del prodotto del mercato nazionale Il giudice di legittimità ha chiarito che l effetto negativo su una singola impresa non è sufficiente ai fini dalla configurabilità di tale reato. Ciò significa che nella fase di redazione del risk assessment il reato specifico di cui all art. 514 c.p. può essere valutato come presupposto insufficiente e non come non applicabile. IL MODELLO 231 COME OCCASIONE PER RIVEDERE IL SISTEMA DI GOVERNANCE E DI CONTROLLO INTERNO DELLA SOCIETÀ All inizio la necessità di formalizzare un MODELLO 231 per evitare l applicazione di sanzioni è stata interpretata dalle società interessate in modo negativo quale generatore di costi e di nuove responsabilità, senza vedere in questo alcuna utilità diretta sul piano gestionale e strategico anche in considerazione della presenza in contemporanea di ulteriori strumenti di gestione. È opportuno ribadire che la progettazione e documentazione del MODELLO 231 è più un problema organizzativo che giuridico poiché è l occasione per aprire interessanti spiragli di recupero di efficienza sui processi aziendali grazie all armonizzazione delle diverse procedure via via adottate negli anni in ossequio non solo alle norme volontarie ma anche a leggi e regolamenti cogenti. (Si pensi non solo alla QUALITÀ, ma anche alla SICUREZZA, all AMBIENTE, alla PRIVACY). Il MODELLO 231 rappresenta lo strumento che può aiutare la società ad ottimizzare la propria organizzazione e gestione con un sistema di controllo interno integrato ed efficace per migliorare la capacità sia di gestire i rischi di commissione dei reati presupposti nonchè di conseguire i propri obiettivi strategici. Infatti l Amministratore della Società deve operare con una capacità valutativa per identificare i rischi che la sua attività apporta a particolari beni sociali e/o individuali (salute, ambiente, riservatezza, economia di mercato, ecc) integrandoli in una norma che sancisce la responsabilità anche della Società se la stessa non si è data una organizzazione tale da impedirne l accadimento di determinati fatti sorvegliando sugli abusi che soggetti apicali e/o soggetti sottoposti possono aver compiuto. La responsabilità penal amministrativa dei soggetti collettivi ha come suo centro vitale l organizzazione della società nel suo complesso. È infatti il difetto di organizzazione la causa dell emergere della condotta criminosa ed è per questo che il controllo dell autorità giudiziaria è rivolto a verificare l efficienza delle modalità organizzative della società. Per questo motivo l applicazione del D.Lgs. 231/01 può creare valore attraverso un ripensamento e miglioramento dell organizzazione aziendale, una razionalizzazione e unificazione delle strutture di controllo esistenti, uno stimolo ad una governance funzionale complessiva. Il tutto deve essere opportunamente formalizzato nel MODELLO 231 con la redazione dei protocolli di prevenzione in cui sia possibile rilevare i soggetti coinvolti nell attività sensibile, indivi- Pag. 5 di 9

6 duare le modalità operative nonché le modalità di documentazione della stessa attività sensibile al rischio di commissione dei reati presupposto. Per comprendere maggiormente il ruolo della fase di aggiornamento del MODELLO 231 ripercorriamo preliminarmente i motivi relativi ai vantaggi dell adozione del modello nonché di quelli relativi alla progettazione, documentazione e attuazione dello stesso. I VANTAGGI DI ADOTTARE UN MODELLO 231 L adozione del MODELLO 231 non è obbligatoria ma in caso di reato contestato alla Società è la Società stessa che ha l obbligo di provare che il reato contestato ai sensi del D.Lgs. 231/01 non sia ad essa ascrivibile. In sostanza il regime di responsabilità è inquadrato in base all inversione dell onere della prova. In particolare l art. 6 del D.Lgs. 231/01 prevede che se il reato è commesso da soggetti in posizione apicale è necessario che la Società provi che è stato comunque adottato un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo idoneo a prevenire reati della specie poi verificatasi. E ancora di fondamentale importanza che la Società dimostri che i soggetti abbiano commesso il reato eludendo fraudolentemente i Protocolli specifici di comportamento e di controllo, e che non vi siano state omissioni o negligenze nell operato dell Organismo di Vigilanza. Risulta quindi necessario, anche se non obbligatorio, per l Azienda dotarsi di un modello di organizzazione, gestione e controllo caratterizzato da criteri di efficienza, praticabilità e funzionalità ragionevolmente in grado di limitare le probabilità di commissione di reati ricompresi nell area di rischio legata all attività dell impresa. L adozione del MODELLO 231 porta ad una esplicitazione dei valori etici caratterizzanti l azienda verso i propri dipendenti, clienti, fornitori, collaboratori, verso l intera comunità, nonché alla for-mazione di una governance efficace ed idonea alla gestione del-l ente perché concretamente orientata al buon governo ed alla soddisfazione degli interessi di tutti gli stakeholder societari. Si tratta quindi di un incrementare la cultura d impresa, analizzare i rischi ai quali l impresa è esposta nonché di stabilire meccanismi di controllo e di protezione. Inoltre sancire flussi informativi definiti, significa anche e soprattutto sensibilizzare i destinatari e diffondere una cultura d impresa orientata alla trasparenza, alla legalità, all efficienza e alla correttezza che possono rivelarsi utili ed efficaci meccanismi di prevenzione di comportamenti scorretti o addirittura illeciti. PROGETTAZIONE, DOCUMENTAZIONE E ATTIVAZIONE DEL MODELLO 231 L attività di progettazione prende l avvio dall analisi della struttura della società e dell impresa con la rilevazione dei soggetti apicali nonché dei dati e delle informazioni relativi al funzionamento dei processi aziendali sia quelli principali che quelli a supporto nonché quelli necessari per il miglioramento continuativo dei processi stessi. SE I PROTOCOLLI NON SONO IDONEI E, IN PARTICOLARE, NON È IDONEO IL PROTOCOLLO CHE REGOLA L ATTIVITÀ SENSIBILE AL RISCHIO DI COMMISSIONE DEL REATO PRESUPPOSTO, IL MODELLO 231 È ESSO STESSO NON IDONEO IN QUANTO NON CONTENENTE ADEGUATE MISURE PREVENTIVE Questo comporta inevitabilmente una valutazione e una successiva razionalizzazione dei processi aziendali con una visione gestionale ed economica ma comporta anche un effettivo coordinamento dei sistemi gestionali (qualità ambiente salute e sicurezza privacy ecc) interni alla società sino a giungere a ridurre o eliminare inutili sovrapposizioni e burocrazie. Pag. 6 di 9

7 Questa attività viene sviluppata inizialmente attraverso la valutazione della documentazione relativa ai verbali CdA, alle procure, alle disposizioni organizzative, all organigramma, e successivamente prosegue con interviste ai soggetti apicali della Società per approfondire la conoscenza dei processi sensibili e del controllo sui medesimi (procedure esistenti, verificabilità, separazione delle funzioni, documentabilità dei controlli, ). Dopo questa prima fase, per favorire una armonizzazione dell organizzazione e gestione dell impresa, si passa ad una analisi di tutta la documentazione esistente, a supporto del Sistema di Gestione (qualità, ambiente, sicurezza, ecc.), e del rispetto di leggi (D.Lgs. 81/08, ecc.) nonché ad una successiva predisposizione di una griglia di controllo per la valutazione della formalizzazione dei processi aziendali. Obiettivo di questo modo di procedere è la predisposizione di una struttura documentale che, attraverso l integrazione e l armonizzazione delle prescrizioni normative, possa portare ad una serie di vantaggi quali ad esempio una migliore focalizzazione sulle specifiche attività d impresa, una riduzione delle duplicazioni, della burocrazia e quindi dei costi, minori conflitti tra i diversi sistemi, un sistema di audit sia interno che esterno più efficiente ed efficace. Solo al termine di queste prime attività si potrà avviare la predisposizione del MODELLO 231 che sarà costituito da una struttura documentale diretta (ovvero richiesta dal D.Lgs. 231/01) e da una struttura documentale aziendale (ovvero presente per rispondere ad altre esigenze normative e/o legislative). Ricordiamo che spetta all ente dimostrare come ha costruito il modello e quindi la documentazione, che è alla base della redazione del MODELLO 231, costituisce il fascicolo difensivo preventivo sia per dimostrare la bontà del lavoro, sia per dimostrare che un area è stata mappata, sia per dimostrare le modalità di reperimento di informazioni determinanti. Pag. 7 di 9

8 La struttura documentale diretta sarà costituita da una parte generale del MODELLO 231, da un documento che riporta la rilevazione dei rischi di commissione dei reati presupposto (Risk Assessment) ai fini del D.Lgs. 231/01 s.m.i., dal Codice Etico, dal Sistema Disciplinare, dal documento che predispone l Organismo di Vigilanza, nonché dalla procedura dei flussi informativi da e verso l OdV. La struttura documentale aziendale sarà costituita, per quanto applicabile dai Protocolli operativi ossia da Manuali, Procedure, Istruzioni che fanno già parte della realtà societaria e che richiedono solo una integrazione con quanto necessario ad impedire la commissione del reato presupposto. La rappresentazione grafica della struttura documentale, così come progettata dal Centro Ricerche & Sviluppo dei Modelli Organizzativi del Gruppo 2G, è illustrata in figura. Il MODELLO 231 così predisposto, soddisferà inoltre le prescrizioni della circolare N del del Comando Generale della Guardia di Finanza in riferimento a quanto riportato a pag. 78 della stessa circolare: affinchè il modello [ ] possa svolgere efficacemente i propri effetti, così come emerso in sede giurisprudenziale, è necessario che venga specificatamente pensato e progettato secondo un approccio sartoriale per quel determinato ente nel quale dovrà trovare applicazione. In questo modo abbiamo soddisfatto il criterio di: specificità (il MODELLO 231 deve essere coerente con la realtà organizzativa e gestionale dell ente e con le possibili modalità di commissione dei reati); effettività (il MODELLO 231 deve essere operante nella quotidianità dell ente attraverso le relazioni e le interazioni tra le parti); aggiornabilità (la struttura documentale deve essere facilmente aggiornabile in funzione dei cambiamenti societari, normativi e legislativi). Il MODELLO 231 non è quindi un documento standard adattabile ad ogni ente ma è un progetto custom i cui dati di ingresso sono rappresentati dalla: complessità organizzativa dell ente; tipologia, rilevanza e numerosità di rischi di commissione dei reati presupposto; presenza di manuali, procedure ed istruzioni opportunamente formalizzati per la gestione dei processi principali e di supporto; presenza di un sistema di controllo interno documentato. Pag. 8 di 9

9 Nella fase di predisposizione documentale una parte importante è rappresentata dalla redazione dei protocolli. L art. 6 co. 2b del D.Lgs. 231/01 richiama l esigenza di prevedere specifici protocolli diretti a programmare la formazione e l attuazione delle decisioni dell ente in relazione ai reati da prevenire. Pertanto è necessario ai fini dell esimente di legge che tale articolo sia interpretato ad attuato nel senso dell adozione di un sistema organizzativo di prevenzione descritto dai protocolli che possono assumere ruoli diversi in funzione della specificità della società e dell impresa. Si parla cioè di protocolli come PROCESSI AUTO- RIZZATIVI DECISIONALI, PROCEDURE APPLICATIVE DI PRE- VENZIONE, MISURE INIBITORIE/RESTRITTIVE, PRINCIPI COM- PORTAMENTALI. In generale, così come riportato dalla circolare N del del Comando Generale della Guardia di Finanza il sistema di controlli preventivi [ ] deve prevedere una serie di protocolli (cioè di regole interne) diretti a programmare la formazione e l attuazione delle decisioni dell ente in senso ovviamente ostativo ai reati da prevenire, in modo da garantire che i rischi di commissione dei reati siano ridotti ad un livello accettabile. PROPOSTA OPERATIVA DEL GRUPPO 2G MANAGEMENT CONSULTING Il Gruppo 2G Management Consulting è una impresa della conoscenza e di servizi innovativi che, con i suoi attuali 32 consulenti, opera dal 1988 a supporto di imprese industriali, commerciali e di servizi. Le aree di intervento sono costituite da 4 macrotemi (uno di questi è costituito dai Sistemi di Gestione dell Impresa) caratterizzati da settori consulenziali specifici (tra cui il MODELLO 231 ) che applicati ad ogni singola impresa costituiscono il progetto di intervento degli esperti del Gruppo 2G. Il settore MODELLO 231 è rappresentato da un team di 5 consulenti con competenze in ambito legale, in ambito amministrativo contabile ed economico, nonché in ambito aziendale organizzativo e gestionale. Ad oggi il Gruppo 2G Management Consulting ha progettato e aggiornato decine di modelli, ha erogato attività di formazione specifica ai soggetti apicali e ai soggetti sottoposti di decine di società nonché ha collaborato al MASTER nazionale di IPSOA per esperto nella progettazione di MODELLI 231. Nell ambito delle INIZIATIVE CULTURALI promosse dal Gruppo 2G per il 2015, per dare il proprio contributo al RINASCIMENTO MANIFATTURIERO, è stata inserita anche una ATTIVITÀ GRATUITA DI INFORMAZIONE E FORMAZIONE per gli Amministratori del Consiglio di Amministrazione e per i Responsabili di Funzione relativamente al D.Lgs. 231/01 e al MODELLO 231. Prima di redigere una proposta operativa ed economica i ns. esperti di MODELLI 231, preventivamente e senza alcun impegno economico e/o operativo, conducono un check up per individuare tutte le problematiche normative, organizzative e gestionali, con una analisi complessiva della Società/impresa. Al termine del check up verrà illustrata la relazione alla Direzione Aziendale e solo alla fine di questa ulteriore fase sarà presentata ufficialmente la proposta tecnico economica per l attività di progettazione e/o aggiornamento. Se volete fissare un appuntamento con i nostri esperti di progettazione del MODELLO 231 e quindi per un CHECK UP GRATUITO potete contattare il ns. Ufficio Marketing: Sig.ra Cristina Gagliardo Tel Fax c.gagliardo@gruppo2g.com Pag. 9 di 9

NON COME ONERE DA SUBIRE MA COME OPPORTUNITÀ DA COGLIERE

NON COME ONERE DA SUBIRE MA COME OPPORTUNITÀ DA COGLIERE IL MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO EX D.LGS. 231/01 NON COME ONERE DA SUBIRE MA COME OPPORTUNITÀ DA COGLIERE PER CREARE UN VANTAGGIO IN GRADO DI GESTIRE L IMPRESA CON UN APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE

Dettagli

Modelli ex d.lgs. 231/01 e Modelli di prevenzione della corruzione ex L. 190/2012. Massimo Malena & Associati 20 maggio 2015

Modelli ex d.lgs. 231/01 e Modelli di prevenzione della corruzione ex L. 190/2012. Massimo Malena & Associati 20 maggio 2015 Modelli ex d.lgs. 21/01 e Modelli di prevenzione della corruzione ex L. 190/2012 Massimo Malena & Associati 20 maggio 2015 L impatto immediato e diretto della L. 190/2012 sul d.lgs. 21/01 La Legge 190

Dettagli

MODELLI DI ORGANIZZAZIONE E GESTIONE

MODELLI DI ORGANIZZAZIONE E GESTIONE Presentazione MODELLI DI ORGANIZZAZIONE E GESTIONE ex D.Lgs. 231/01 Pag 1 di 6 PREMESSA Con l introduzione nell ordinamento giuridico italiano del D.Lgs. 8 giugno 2001, n.231 qualsiasi soggetto giuridico

Dettagli

INCONTRO SUL TEMA: D. LGS. N. 81/2008, ART. 300

INCONTRO SUL TEMA: D. LGS. N. 81/2008, ART. 300 INCONTRO SUL TEMA: D. LGS. N. 81/2008, ART. 300 La norma applica a tutti i casi di omicidio colposo o lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme sulla salute e sicurezza sul

Dettagli

L IMPLEMENTAZIONE DEL MODELLO: I PROTOCOLLI DI CONTROLLO E I FLUSSI INFORMATIVI

L IMPLEMENTAZIONE DEL MODELLO: I PROTOCOLLI DI CONTROLLO E I FLUSSI INFORMATIVI L IMPLEMENTAZIONE DEL MODELLO: I PROTOCOLLI DI CONTROLLO E I FLUSSI INFORMATIVI Workshop Gli organismi di vigilanza ex D.Lgs 231/2001 in ambito cooperativo: esperienze a confronto Paolo Maestri Unilab

Dettagli

Il Modello 231 e l integrazione con gli altri sistemi di gestione aziendali

Il Modello 231 e l integrazione con gli altri sistemi di gestione aziendali RESPONSABILITA D IMPRESA D.lgs. 231/01 L EVOLUZIONE DEI MODELLI ORGANIZZATIVI E DI GESTIONE 27 maggio 2014 ore 14.00 Il Modello 231 e l integrazione con gli altri sistemi di gestione aziendali Ing. Gennaro

Dettagli

TECNOLOGIE DIESEL E SISTEMI FRENANTI S.P.A. MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO EX DECRETO LEGISLATIVO 8 GIUGNO 2001, N.

TECNOLOGIE DIESEL E SISTEMI FRENANTI S.P.A. MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO EX DECRETO LEGISLATIVO 8 GIUGNO 2001, N. TECNOLOGIE DIESEL E SISTEMI FRENANTI S.P.A. MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO EX DECRETO LEGISLATIVO 8 GIUGNO 2001, N. 231 PARTE SPECIALE C: REATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO ED IMPIEGO

Dettagli

Sezione Reati ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita

Sezione Reati ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita Modello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001 Parte Speciale Sezione Reati ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita ELENCO DELLE

Dettagli

Sistema Disciplinare e Sanzionatorio

Sistema Disciplinare e Sanzionatorio Sistema Disciplinare e Sanzionatorio Contenuti 1. Introduzione... 3 1.1 Lavoratori dipendenti non Dirigenti... 3 1.2 Lavoratori dipendenti Dirigenti... 4 1.3 Misure nei confronti degli Amministratori e

Dettagli

Convegno Ecoreati e gestione del rischio aziendale.

Convegno Ecoreati e gestione del rischio aziendale. In collaborazione con : Convegno Ecoreati e gestione del rischio aziendale. Presentazione di : Ing. Gianpaolo Sara Presidente - Euranet Ing. Guido Galazzetti CEO Euranet 29 ottobre 2015 Palazzo dei Congressi

Dettagli

DAMA DEMOLIZIONI E SMONTAGGI S.R.L.

DAMA DEMOLIZIONI E SMONTAGGI S.R.L. DAMA DEMOLIZIONI E SMONTAGGI S.R.L. D.Lgs 231/2001 Codice Etico 1 INDICE 1. Introduzione Pag. 3 2. Politiche di condotta negli affari Pag. 3 2.1 Dipendenti, collaboratori e consulenti Pag. 5 3. Salute,

Dettagli

Avv. Carlo Autru Ryolo

Avv. Carlo Autru Ryolo Gestione della responsabilità amministrativa L'apparato organizzativo della D.Lgs. 231/01 e il Sistema di Gestione della Responsabilità Amministrativa L'APPARATO ORGANIZZATIVO DELLA D.LGS. 231/01 Disciplina

Dettagli

Il Decreto Legislativo 231/01: Impatti sulla Governance aziendale

Il Decreto Legislativo 231/01: Impatti sulla Governance aziendale Il D.Lgs 231/01 : riflessi sul ruolo dell' OdV e del Collegio Sindacale ndacale Il Decreto Legislativo 231/01: Impatti sulla Governance aziendale 27 febbraio 2012 Prof. Daniele Gervasio Università degli

Dettagli

TAURUS INFORMATICA S.R.L. Area Consulenza

TAURUS INFORMATICA S.R.L. Area Consulenza TAURUS INFORMATICA S.R.L. Area Consulenza LA CONSULENZA Consulenza per Taurus è conciliare le esigenze di adeguamento normativo con l organizzazione dei processi aziendali, per aiutare i propri clienti

Dettagli

Metodologie per l identificazione e la qualificazione del rischio nell attività del Collegio Sindacale

Metodologie per l identificazione e la qualificazione del rischio nell attività del Collegio Sindacale Metodologie per l identificazione e la qualificazione del rischio nell attività del Collegio Sindacale Prof. Valter Cantino Università degli Studi di Torino 1 IL RIFERIMENTO ALLA GESTIONE DEL RISCHIO NELLE

Dettagli

Cliccare sul titolo della FAQ per leggere la risposta relativa

Cliccare sul titolo della FAQ per leggere la risposta relativa Cliccare sul titolo della FAQ per leggere la risposta relativa Integrazione SGSL UNI INAIL con ISO 14001 : come si può integrare un SGSL UNI INAIL in un sistema gestione ISO 14001 già esistente?nel dettaglio:

Dettagli

Decreto legislativo 231/01 e Sistemi di Gestione

Decreto legislativo 231/01 e Sistemi di Gestione Decreto legislativo 231/01 e Sistemi di Gestione Ivo Caldera Coordinatore Gruppo di Studio AFI Sicurezza e Igiene Ambientale RISK MANAGEMENT E BUSINESS CONTINUITY Milano, 26 marzo 2015 26/03/15 Ivo Caldera

Dettagli

Comunicazione informativa sul Modello 231 e Codice Etico. MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO AI SENSI DEL D.Lgs. 8 GIUGNO 2001 N.

Comunicazione informativa sul Modello 231 e Codice Etico. MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO AI SENSI DEL D.Lgs. 8 GIUGNO 2001 N. Comunicazione informativa sul Modello 231 e Codice Etico MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO AI SENSI DEL D.Lgs. 8 GIUGNO 2001 N. 231 MODELLO DI ORGANIZZAZIONE Con la disciplina dettata dal

Dettagli

FORMAZIONE E DIFFUSIONE. Codice Documento: MOG 231 PFD

FORMAZIONE E DIFFUSIONE. Codice Documento: MOG 231 PFD FORMAZIONE E DIFFUSIONE Codice Documento: MOG 231 PFD 1 COPIA CONTROLLATA N 1 REV. BREVE DESCRIZIONE E COMMENTO DATA 0 EMISSIONE 22/02/2012 1 REVISIONE 03/12/2013 2 3 4 5 Tutti i cambiamenti sono sottoposti

Dettagli

IL D.LGS. 231/01 ED IL RUOLO DEL MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO

IL D.LGS. 231/01 ED IL RUOLO DEL MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO IL REATO DI LESIONI COLPOSE IN AMBITO DI SALUTE E SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO E RESPONSABILITÀ DELL IMPRESA AI SENSI DELL ART. 25-SEPTIES D.LGS. 231/01 IL MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO

Dettagli

I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA

I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA ing. Davide Musiani Modena- Mercoledì 8 Ottobre 2008 L art. 30 del D.Lgs 81/08 suggerisce due modelli organizzativi e di controllo considerati idonei ad avere efficacia

Dettagli

REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO: CASTELLO DI CARTE O CASSETTA DEGLI ATTREZZI PER UNA GESTIONE EFFICACE?

REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO: CASTELLO DI CARTE O CASSETTA DEGLI ATTREZZI PER UNA GESTIONE EFFICACE? 13 Salone della qualità e sicurezza sul lavoro REALIZZAZIONE DI UN SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO: CASTELLO DI CARTE O CASSETTA DEGLI ATTREZZI PER UNA GESTIONE EFFICACE? Dott. Ing. Massimo

Dettagli

REGOLAMENTO COMUNALE SUI CONTROLLI INTERNI

REGOLAMENTO COMUNALE SUI CONTROLLI INTERNI COMUNE DI VALLIO TERME - Provincia di Brescia - REGOLAMENTO COMUNALE SUI CONTROLLI INTERNI Approvato con Delibera di Consiglio Comunale n. 1 del 30.04.2013 Articolo 1 OGGETTO 1. Il presente regolamento

Dettagli

Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente

Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente Commissione Consultiva Permanente Comitato n. 4 Modelli di Organizzazione e di Gestione (MOG) Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente Prima di procedere

Dettagli

LINEE GUIDA PER GLI ORGANISMI DI VIGILANZA

LINEE GUIDA PER GLI ORGANISMI DI VIGILANZA LINEE GUIDA PER GLI ORGANISMI DI VIGILANZA Sommario PREMESSA... 2 1. COMPITI DELL ORGANISMO DI VIGILANZA... 2 1.1 PIANO DI ATTIVITA... 3 1.2 RELAZIONE FINALE... 4 2. PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELL ORGANISMO

Dettagli

LA RESPONSABILITA DEGLI ENTI E DELLE SOCIETA EX D. LGS. 231/2001. 28 aprile 2009

LA RESPONSABILITA DEGLI ENTI E DELLE SOCIETA EX D. LGS. 231/2001. 28 aprile 2009 LA RESPONSABILITA DEGLI ENTI E DELLE SOCIETA EX D. LGS. 231/2001 28 aprile 2009 Relatore: Co-relatore: Avv. Riccardo Nalin Ing. Andrea Semino D. LGS. 231/2001 Responsabilità Amministrativa Persone Giuridiche

Dettagli

Protocollo D.Lgs. 231/2001 n. 11. Gestione ed elaborazione della contabilità e del bilancio di esercizio

Protocollo D.Lgs. 231/2001 n. 11. Gestione ed elaborazione della contabilità e del bilancio di esercizio Pag. 1 di 5 Sommario 2 Scopo e applicabilità... 1 3 Riferimenti... 1 4 Aree interessate... 2 5 Reati potenziali e rischi da presidiare... 2 6 Modalità operative... 2 6.1 Principi di prevenzione... 2 6.2

Dettagli

Responsabilità amministrativa delle persone giuridiche

Responsabilità amministrativa delle persone giuridiche Formazione Laboratori Responsabilità amministrativa delle persone giuridiche Avv. Emanuele Montemarano Presidente dell Organismo di Vigilanza ACCREDIA 1 Un errore nel titolo... La normativa oggetto della

Dettagli

Associazione Comunità IL GABBIANO ONLUS

Associazione Comunità IL GABBIANO ONLUS Associazione Comunità IL GABBIANO ONLUS Sede Legale: Loc.Cascina Castagna, 4-26854 Pieve Fissiraga (LO) Cod.Fisc. 07124640157 Uff. Amministrativi: Via Bonfadini, 11-23100 Sondrio - 0342-200844 Fax 0342-216702

Dettagli

Approvazione CDA del 25 giugno 2009. Limiti al cumulo di incarichi ricoperti dagli amministratori di Unipol Gruppo Finanziario S.p.A.

Approvazione CDA del 25 giugno 2009. Limiti al cumulo di incarichi ricoperti dagli amministratori di Unipol Gruppo Finanziario S.p.A. Approvazione CDA del 25 giugno 2009 Limiti al cumulo di incarichi ricoperti dagli amministratori di Unipol Gruppo Finanziario S.p.A. Regolamento U n i p o l G r u p p o F i n a n z i a r i o S. p. A. Sede

Dettagli

DECRETO LEGISLATIVO 231/01

DECRETO LEGISLATIVO 231/01 DECRETO LEGISLATIVO 231/01 Il Decreto Legislativo 231/2001 ha introdotto per la prima volta nell ordinamento giuridico italiano il principio della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche

Dettagli

L Organismo di Vigilanza e l individuazione dei rischi aziendali

L Organismo di Vigilanza e l individuazione dei rischi aziendali L Organismo di Vigilanza e l individuazione dei rischi aziendali Milano, 5 dicembre 2011 Docente: Dott.ssa Tiziana Vallone Dottore Commercialista e Revisore Legale Partner Studio Vallone tiziana.vallone@studiovallone.it

Dettagli

Chi è il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza RLS

Chi è il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza RLS Chi è il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza RLS Definizione di RLS (Art 2, comma 1, lettera i) del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81) persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per

Dettagli

Vigilanza bancaria e finanziaria

Vigilanza bancaria e finanziaria Vigilanza bancaria e finanziaria DISPOSIZIONI DI VIGILANZA IN MATERIA DI POTERI DI DIREZIONE E COORDINAMENTO DELLA CAPOGRUPPO DI UN GRUPPO BANCARIO NEI CONFRONTI DELLE SOCIETÀ DI GESTIONE DEL RISPARMIO

Dettagli

Direzione Centrale Audit e Sicurezza IL SISTEMA DELL INTERNAL AUDIT NELL AGENZIA DELLE ENTRATE

Direzione Centrale Audit e Sicurezza IL SISTEMA DELL INTERNAL AUDIT NELL AGENZIA DELLE ENTRATE IL SISTEMA DELL INTERNAL AUDIT NELL AGENZIA DELLE ENTRATE Maggio 2006 1 La costituzione dell Audit Interno La rivisitazione del modello per i controlli di regolarità amministrativa e contabile è stata

Dettagli

COMUNE DI CASTENEDOLO Provincia di Brescia REGOLAMENTO COMUNALE PER LA DISCIPLINA DEL SISTEMA DEI CONTROLLI INTERNI

COMUNE DI CASTENEDOLO Provincia di Brescia REGOLAMENTO COMUNALE PER LA DISCIPLINA DEL SISTEMA DEI CONTROLLI INTERNI COMUNE DI CASTENEDOLO Provincia di Brescia REGOLAMENTO COMUNALE PER LA DISCIPLINA DEL SISTEMA DEI CONTROLLI INTERNI Approvato con deliberazione di Consiglio Comunale n. 2 del 06.02.2013 1 Articolo 1 OGGETTO

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 INDICE GESTIONE DELLE RISORSE Messa a disposizione delle risorse Competenza, consapevolezza, addestramento Infrastrutture Ambiente di lavoro MANUALE DELLA QUALITÀ Pag.

Dettagli

Il D.lgs. 231/2007 in materia di antiriciclaggio, tra novità legislative, ruolo degli Organi e delle Autorità di Vigilanza ed impianto sanzionatorio

Il D.lgs. 231/2007 in materia di antiriciclaggio, tra novità legislative, ruolo degli Organi e delle Autorità di Vigilanza ed impianto sanzionatorio Il D.lgs. 231/2007 in materia di antiriciclaggio, tra novità legislative, ruolo degli Organi e delle Autorità di Vigilanza ed impianto sanzionatorio 1 La normativa Il D. lgs. 231/07 ha dato attuazione

Dettagli

CODICE ETICO Approvato dai membri del CDA a ottobre 2011

CODICE ETICO Approvato dai membri del CDA a ottobre 2011 CODICE ETICO Approvato dai membri del CDA a ottobre 2011 2 Premessa Con il la Belli S.r.l. vuole creare una sorta di carta dei diritti e doveri morali che definiscono la responsabilità etico-sociale di

Dettagli

ARCESE TRASPORTI S.P.A. Modello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001 CODICE DISCIPLINARE

ARCESE TRASPORTI S.P.A. Modello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001 CODICE DISCIPLINARE ARCESE TRASPORTI S.P.A. Modello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001 CODICE DISCIPLINARE ELENCO DELLE REVISIONI REV. DATA DESCRIZIONE APPROVAZIONE 00 28/07/15 Codice _Disciplinare

Dettagli

CERTIQUALITY STEFANO ALDINI

CERTIQUALITY STEFANO ALDINI CERTIQUALITY Procedure semplificate, D.Lgs. 231 ed efficacia dei Modelli Organizzativi per la prevenzione delle responsabilità: il ruolo delle verifiche indipendenti dei sistemi di gestione della salute

Dettagli

deleghe di responsabilità Roberto Frigerio Presidente Comitato Affari Legali Federchimica

deleghe di responsabilità Roberto Frigerio Presidente Comitato Affari Legali Federchimica D.Leg. 231/01 e Testo Unico sulla Sicurezza; deleghe di responsabilità Roberto Frigerio Presidente Comitato Affari Legali Federchimica Schema della Presentazione 1) Il Comitato Affari Legali di Federchimica

Dettagli

4. Modello in tema di tutela della sicurezza sul lavoro

4. Modello in tema di tutela della sicurezza sul lavoro 4. Modello in tema di tutela della sicurezza sul lavoro 4.1 Previsioni del d.lgs. 81/2008 Il d.lgs. n. 81 del 9 aprile 2008 ha sostanzialmente innovato la legislazione in materia di sicurezza e salute

Dettagli

FIDEURO MEDIAZIONE CREDITIZIA S.R.L.

FIDEURO MEDIAZIONE CREDITIZIA S.R.L. 1 FIDEURO MEDIAZIONE CREDITIZIA S.R.L. MANUALE DELLE PROCEDURE INTERNE PARTE GENERALE 2 INDICE 1. Informazioni sulla Società ed attività autorizzate 3 2. Autore del manuale delle procedure interne 3 3.

Dettagli

- PARTE SPECIALE D- I REATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO E IMPIEGO DI DENARO, BENI O UTILITA DI PROVENIENZA ILLECITA

- PARTE SPECIALE D- I REATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO E IMPIEGO DI DENARO, BENI O UTILITA DI PROVENIENZA ILLECITA 75 - PARTE SPECIALE D- I REATI DI RICETTAZIONE, RICICLAGGIO E IMPIEGO DI DENARO, BENI O UTILITA DI PROVENIENZA ILLECITA 75 76 D.1. I reati di cui all art. 25 octies del D. Lgs. n. 231/2001. Esemplificazione

Dettagli

REGOLAMENTO DELL ORGANISMO DI VIGILANZA Effetti s.r.l.

REGOLAMENTO DELL ORGANISMO DI VIGILANZA Effetti s.r.l. REGOLAMENTO DELL ORGANISMO DI VIGILANZA Effetti s.r.l. Approvato all unanimità dagli Amministratori con decisione del 21 aprile 2009 SOMMARIO Art. 1 - Scopo e ambito di applicazione Art. 2 - Composizione

Dettagli

Regolamento per la formazione professionale continua del Consiglio Nazionale

Regolamento per la formazione professionale continua del Consiglio Nazionale Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili FORMAZIONE PROFESSIONALE CONTINUA degli iscritti negli Albi tenuti dagli Ordini dei dottori commercialisti e degli esperti contabili

Dettagli

REGOLAMENTO INTERNO PER LA GESTIONE E LA COMUNICAZIONE ALL ESTERNO DI INFORMAZIONI RISERVATE E PRIVILEGIATE

REGOLAMENTO INTERNO PER LA GESTIONE E LA COMUNICAZIONE ALL ESTERNO DI INFORMAZIONI RISERVATE E PRIVILEGIATE REGOLAMENTO INTERNO PER LA GESTIONE E LA COMUNICAZIONE ALL ESTERNO DI INFORMAZIONI RISERVATE E PRIVILEGIATE GIUGNO 2015 Articolo 1 - Ambito di applicazione 1.1 Il presente regolamento interno (di seguito

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITÀ SEZIONE 5.1: FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITÀ

MANUALE DELLA QUALITÀ SEZIONE 5.1: FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITÀ REV. 00 pagina 1/4 MANUALE DELLA QUALITÀ Rif.to: UNI EN ISO 9001:2008 PARTE 5: RESPONSABILITÀ DELLA DIREZIONE SEZIONE 5.1: FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITÀ SOMMARIO A Impegno della

Dettagli

Roma: 27 Ottobre 2015 Corte di Cassazione

Roma: 27 Ottobre 2015 Corte di Cassazione Idoneità dei Modelli organizzativi e di gestione secondo il d.lgs. 81/08, e rapporto con i Sistemi di Gestione della Salute e Sicurezza sul lavoro conformi allo standard BS OHSAS 18001:2007 Roma: 27 Ottobre

Dettagli

SOCIETA PARMAZEROSEI S.P.A. PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ANNO 2014-2016

SOCIETA PARMAZEROSEI S.P.A. PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ANNO 2014-2016 SOCIETA PARMAZEROSEI S.P.A. PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ANNO 2014-2016 PREMESSA A seguito dell entrata in vigore della Legge Anticorruzione n. 190/2012 recante Disposizioni per la prevenzione

Dettagli

Società Gestione Farmacie s.r.l.

Società Gestione Farmacie s.r.l. Società Gestione Farmacie s.r.l. Piano triennale per la prevenzione della corruzione 2015-2017 Sommario 1. Il concetto di corruzione e il Piano Triennale di prevenzione della corruzione... 3 2. Il Responsabile

Dettagli

Modello dei controlli di secondo e terzo livello

Modello dei controlli di secondo e terzo livello Modello dei controlli di secondo e terzo livello Vers def 24/4/2012_CLEN INDICE PREMESSA... 2 STRUTTURA DEL DOCUMENTO... 3 DEFINIZIONE DEI LIVELLI DI CONTROLLO... 3 RUOLI E RESPONSABILITA DELLE FUNZIONI

Dettagli

SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N

SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N.262 DEL 28 DICEMBRE 2005 CONCERNENTE I PROCEDIMENTI PER L ADOZIONE DI ATTI DI REGOLAZIONE Il presente documento, recante lo schema di

Dettagli

Codice Deontologico. Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori

Codice Deontologico. Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori Codice Deontologico Approvato dall Assemblea Ordinaria dei Consorziati con Delibera del 28/09/2011 INDICE 1. Premessa 2. Destinatari 3. Scopo 4. Principii, doveri, responsabilità e modelli di comportamento

Dettagli

Il Decreto 231: altri ruoli del Dottore Commercialista

Il Decreto 231: altri ruoli del Dottore Commercialista S.A.F. SCUOLA DI ALTA FORMAZIONE LUIGI MARTINO SISTEMI DI COMPLIANCE E DECRETO LEGISLATIVO 231 DEL 2001 Il Decreto 231: altri ruoli del Dottore Commercialista Stefano Bonetto e Michele Pirotta 1 22 novembre

Dettagli

Regolamento sui limiti al cumulo degli incarichi ricoperti dagli Amministratori del Gruppo Banco Popolare

Regolamento sui limiti al cumulo degli incarichi ricoperti dagli Amministratori del Gruppo Banco Popolare Regolamento sui limiti al cumulo degli incarichi ricoperti dagli Amministratori del Gruppo Banco Popolare febbraio 2013 1 1 PREMESSA... 3 1.1 Oggetto... 3 1.2 Perimetro di applicazione e modalità di recepimento...

Dettagli

Fiscal News N. 324. Normativa antiriciclaggio per il collegio sindacale. La circolare di aggiornamento professionale 26.11.2013

Fiscal News N. 324. Normativa antiriciclaggio per il collegio sindacale. La circolare di aggiornamento professionale 26.11.2013 Fiscal News La circolare di aggiornamento professionale N. 324 26.11.2013 Normativa antiriciclaggio per il collegio sindacale Gli adempimenti previsti per gli organi di controllo Categoria: Antiriciclaggio

Dettagli

SISTEMA DISCIPLINARE. Venis Venezia Informatica e Sistemi S.p.A.

SISTEMA DISCIPLINARE. Venis Venezia Informatica e Sistemi S.p.A. SISTEMA DISCIPLINARE Venis Venezia Informatica e Sistemi S.p.A. Versione: 3.0 Approvato con determinazione dell Amministratore Unico il 7 novembre 2014 MO231 - pag. 1 di 5 SISTEMA DISCIPLINARE 1. PREMESSA

Dettagli

Norme per l organizzazione - ISO serie 9000

Norme per l organizzazione - ISO serie 9000 Norme per l organizzazione - ISO serie 9000 Le norme cosiddette organizzative definiscono le caratteristiche ed i requisiti che sono stati definiti come necessari e qualificanti per le organizzazioni al

Dettagli

ESPERTO NELLA PROGETTAZIONE DEL MODELLO 231 MASTER PART TIME. When you have to be right

ESPERTO NELLA PROGETTAZIONE DEL MODELLO 231 MASTER PART TIME. When you have to be right MASTER PART TIME ESPERTO NELLA PROGETTAZIONE DEL MODELLO 231 2 0 1 4 PRIMA EDIZIONE M I L A N O When you have to be right LA SCUOLA DI FORMAZIONE IPSOA La Scuola di formazione IPSOA fa parte del Gruppo

Dettagli

4. Essere informati sui rischi e le misure necessarie per ridurli o eliminarli;

4. Essere informati sui rischi e le misure necessarie per ridurli o eliminarli; Lezione 3 Le attribuzioni del Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza Il diritto alla salute Abbiamo già sottolineato che il beneficiario ultimo del testo unico è la figura del lavoratore. La cui

Dettagli

Implementare un sistema di analisi e gestione del rischio rende efficace e concreto il modello 231

Implementare un sistema di analisi e gestione del rischio rende efficace e concreto il modello 231 RISK MANAGEMENT & BUSINESS CONTINUITY Il Risk Management a supporto dell O.d.V. Implementare un sistema di analisi e gestione del rischio rende efficace e concreto il modello 231 PER L ORGANISMO DI VIGILANZA

Dettagli

La responsabilità amministrativa delle imprese ex D.lgs. 231/01

La responsabilità amministrativa delle imprese ex D.lgs. 231/01 La responsabilità amministrativa delle imprese ex D.lgs. 231/01 MM&A ASSISTE LE AZIENDE TP NELL ATTIVITA DI COSTRUZIONE E MANUTENZIONE DEL MODELLO ORGANIZZATIVO DI GESTIONE E CONTROLLO Il Modello organizzativo

Dettagli

PROGETTO TECNICO SISTEMA DI GESTIONE QUALITA IN CONFORMITÀ ALLA NORMA. UNI EN ISO 9001 (ed. 2008) n. 03 del 31/01/09 Salvatore Ragusa

PROGETTO TECNICO SISTEMA DI GESTIONE QUALITA IN CONFORMITÀ ALLA NORMA. UNI EN ISO 9001 (ed. 2008) n. 03 del 31/01/09 Salvatore Ragusa PROGETTO TECNICO SISTEMA DI GESTIONE QUALITA IN CONFORMITÀ ALLA NORMA UNI EN ISO 9001 (ed. 2008) Revisione Approvazione n. 03 del 31/01/09 Salvatore Ragusa PROGETTO TECNICO SISTEMA QUALITA Il nostro progetto

Dettagli

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA

COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA COMUNE DI PERUGIA AREA DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE ALTE PROFESSIONALITA METODOLOGIA DI VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Approvato con atto G.C. n. 492 del 07.12.2011 1

Dettagli

II.11 LA BANCA D ITALIA

II.11 LA BANCA D ITALIA Provvedimento del 24 marzo 2010. Regolamento recante la disciplina dell adozione degli atti di natura normativa o di contenuto generale della Banca d Italia nell esercizio delle funzioni di vigilanza bancaria

Dettagli

Avvertenza: il presente Regolamento è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Avvertenza: il presente Regolamento è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Avvertenza: il presente Regolamento è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Regolamento recante la disciplina dell adozione degli atti di natura normativa o di

Dettagli

Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ex D. Lgs. 231/2001. Parte 01 PRESENTAZIONE DEL MODELLO

Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ex D. Lgs. 231/2001. Parte 01 PRESENTAZIONE DEL MODELLO Parte 01 PRESENTAZIONE DEL MODELLO 1 01.00 PREMESSA Recordati è un gruppo farmaceutico europeo fondato nel 1926, quotato alla Borsa Italiana, che si dedica alla ricerca, allo sviluppo, alla produzione

Dettagli

ISTITUTO D ISTRUZIONE SUPERIORE

ISTITUTO D ISTRUZIONE SUPERIORE ORGANISMO DI VIGILANZA PER L ATTUAZIONE DEL MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO DE ISTITUTO D ISTRUZIONE SUPERIORE STATALE GALILEO GALILEI CREMA (CR) Nomina componenti OdV edizione dicembre

Dettagli

REGOLAMENTO PER IL COMITATO TECNICO DI CERTIFICAZIONE

REGOLAMENTO PER IL COMITATO TECNICO DI CERTIFICAZIONE Pagina 1 di 5 Revisione Data Descrizione Redazione Approvazione Pagina 2 di 5 Indice 1 Scopo e campo di applicazione 2 Riferimenti normativi 3 Costituzione e funzionamento del Comitato di Certificazione

Dettagli

TAVOLI DI LAVORO 231 PROGRAMMA DEI LAVORI. PLENUM Consulting Group S.r.l.

TAVOLI DI LAVORO 231 PROGRAMMA DEI LAVORI. PLENUM Consulting Group S.r.l. TAVOLI DI LAVORO 231 PROGRAMMA DEI LAVORI N. 1559 UNI EN ISO 9001:2008 PLENUM Consulting Group S.r.l. Via San Quintino, 26/A 10121 TORINO -ITALY Tel +39 011 812 47 05 Fax +39 011 812 70 70 E-mail: plenum@plenum.it

Dettagli

Cassa del Trentino S.p.A. Analisi delle attività sensibili ex D.Lgs. 231/01 art. 6 comma 2. Relazione di sintesi

Cassa del Trentino S.p.A. Analisi delle attività sensibili ex D.Lgs. 231/01 art. 6 comma 2. Relazione di sintesi Cassa del Trentino S.p.A. Analisi delle attività sensibili ex D.Lgs. 231/01 art. 6 comma 2 Relazione di sintesi Marzo 2013 INDICE 1. PREMESSA... 3 1.1. DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI... 3 1.2. METODOLOGIA...

Dettagli

SETA SPA PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITÀ 2015-2017. Approvato dal Consiglio di Amministrazione del 16.02.2015

SETA SPA PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITÀ 2015-2017. Approvato dal Consiglio di Amministrazione del 16.02.2015 SETA SPA PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITÀ 2015-2017 Approvato dal Consiglio di Amministrazione del 16.02.2015 1 Sommario Fonti di riferimento pag. 3 I contenuti del Programma pag. 3

Dettagli

Il Preposto nella scuola

Il Preposto nella scuola Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca Ufficio Scolastico Regionale per la Campania DIREZIONE GENERALE Organismo Paritetico Regionale ex art. 51 D. lgs. 81/2008 Il Preposto nella scuola

Dettagli

CARTA DEI SERVIZI. Premessa:

CARTA DEI SERVIZI. Premessa: CARTA DEI SERVIZI Premessa: La Carta dei Servizi è uno strumento utile al cittadino per essere informato sulle caratteristiche del servizio offerto, sulla organizzazione degli uffici comunali, sugli standards

Dettagli

TPER SPA PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITÀ 2014-2016

TPER SPA PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITÀ 2014-2016 TPER SPA PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITÀ 2014-2016 Direzione Generale Approvato dal Consiglio di Amministrazione del 12.12.2014 1 Sommario Fonti di riferimento pag. 3 I contenuti del

Dettagli

PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE

PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 2016 2017 2018 EMISSIONE Dicembre 2015 DECORRENZA Gennaio 2016 Redazione a cura di: Responsabile Prevenzione della corruzione Approvato da: Consiglio di

Dettagli

CERTIFICAZIONE DI QUALITA

CERTIFICAZIONE DI QUALITA CERTIFICAZIONE DI QUALITA Premessa Lo Studio Legale & Commerciale D Arezzo offre servizi di consulenza per la certificazione di qualità secondo gli standard internazionali sulle principali norme. L obiettivo

Dettagli

CAPITOLO 12 - SISTEMA DEGLI INCARICHI E DI VALUTAZIONE DEL PERSONALE DIPENDENTE

CAPITOLO 12 - SISTEMA DEGLI INCARICHI E DI VALUTAZIONE DEL PERSONALE DIPENDENTE CAPITOLO 12 - SISTEMA DEGLI INCARICHI E DI VALUTAZIONE DEL PERSONALE DIPENDENTE 12.1 Individuazione delle Strutture Semplici e Complesse Nell individuare le strutture complesse di cui all allegato n. 2

Dettagli

PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E INTEGRITA ANNO 2014 2015 2016 -

PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E INTEGRITA ANNO 2014 2015 2016 - PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E INTEGRITA ANNO 2014 2015 2016-1 1. Introduzione: organizzazione e funzioni del Comune. Con l approvazione del presente Programma Triennale della Trasparenza e dell

Dettagli

Circolare N.24 del 07 Febbraio 2013. Sicurezza sul lavoro. Obblighi e scadenze

Circolare N.24 del 07 Febbraio 2013. Sicurezza sul lavoro. Obblighi e scadenze Circolare N.24 del 07 Febbraio 2013 Sicurezza sul lavoro. Obblighi e scadenze Sicurezza sul lavoro: obblighi e scadenze Gentile cliente, con la presente desideriamo informarla che, il D.Lgs n. 81/2008

Dettagli

COMUNE DI FOSSO PROVINCIA DI VENEZIA

COMUNE DI FOSSO PROVINCIA DI VENEZIA COMUNE DI FOSSO PROVINCIA DI VENEZIA DISPOSIZIONI ORGANIZZATIVE PER LA DISCIPLINA DELL ALBO PRETORIO INFORMATICO INDICE ART. 1 ART. 2 ART. 3 ART. 4 ART. 5 ART. 6 ART. 7 ART. 8 ART. 9 ART. 10 ART. 11 ART.

Dettagli

REGOLAMENTO CONTENENTE I CRITERI PER L EROGAZIONE DEI PREMI DI RISULTATO AL PERSONALE DIPENDENTE

REGOLAMENTO CONTENENTE I CRITERI PER L EROGAZIONE DEI PREMI DI RISULTATO AL PERSONALE DIPENDENTE REGOLAMENTO CONTENENTE I CRITERI PER L EROGAZIONE DEI PREMI DI RISULTATO AL PERSONALE DIPENDENTE Approvato con deliberazione del Consiglio dei Delegati n. 13 del 30/12/2008 Approvato dalla Provincia di

Dettagli

Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Opere Sociali di N.S. di Misericordia Savona

Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Opere Sociali di N.S. di Misericordia Savona PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA La trasparenza è uno strumento per il controllo diffuso da parte dei cittadini dell attività amministrativa e un elemento dell azione di prevenzione

Dettagli

REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO DELLA FONDAZIONE BANCA DEL MONTE DI ROVIGO

REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO DELLA FONDAZIONE BANCA DEL MONTE DI ROVIGO REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO DELLA FONDAZIONE BANCA DEL MONTE DI ROVIGO AMBITO DI APPLICAZIONE TITOLO I PRINCIPI GENERALI Finalità del processo di gestione del patrimonio Fondo stabilizzazione

Dettagli

MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO.

MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. ALLEGATO A MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. il sistema organizzativo che governa le modalità di erogazione delle cure non è ancora rivolto al controllo in modo sistemico

Dettagli

MANDATO DI AUDIT DI GRUPPO

MANDATO DI AUDIT DI GRUPPO MANDATO DI AUDIT DI GRUPPO Data: Ottobre, 2013 UniCredit Group - Public MISSION E AMBITO DI COMPETENZA L Internal Audit è una funzione indipendente nominata dagli Organi di Governo della Società ed è parte

Dettagli

News per i Clienti dello studio

News per i Clienti dello studio News per i Clienti dello studio N. 64 del 29 Aprile 2015 Ai gentili clienti Loro sedi Responsabilità solidale negli appalti e deroghe della contrattazione collettiva: quale disciplina applicare? Gentile

Dettagli

Modello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001. Sistema Disciplinare

Modello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001. Sistema Disciplinare Modello di organizzazione gestione e controllo ai sensi del D.Lgs 231/2001 Sistema Disciplinare ELENCO DELLE REVISIONI 2 INDICE Introduzione... 4 Sistema disciplinare... 4 Dirigenti... 5 Amministratori...

Dettagli

Il Sistema Qualità (ISO 9001:2008) Livello specialistico

Il Sistema Qualità (ISO 9001:2008) Livello specialistico Il Sistema Qualità (ISO 9001:2008) Livello specialistico OBIETTIVI Conoscere i contenuti della norma ISO 9001:2008; Ottimizzare il sistema di gestione interno della qualità; conoscere le metodologie di

Dettagli

30.03.2016. REV. 2016/00 Pag. 1 di 5

30.03.2016. REV. 2016/00 Pag. 1 di 5 REV. 2016/00 Pag. 1 di 5 PROCEDURA 10 GESTIONE DEI RAPPORTI CONSULENZIALI INDICE: 1. OBIETTIVI 2. DESTINATARI 3. PROCESSI AZIENDALI COINVOLTI 4. PROTOCOLLI DI PREVENZIONE 4.1. DOCUMENTAZIONE INTEGRATIVA

Dettagli

LA REVISIONE LEGALE DEI CONTI

LA REVISIONE LEGALE DEI CONTI LA REVISIONE LEGALE DEI CONTI Comunicazione del revisore con i responsabili delle attività di governance e con il pubblico Dicembre 2013 Comunicazioni del revisore con i responsabili delle attività di

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITÀ SEZIONE 5.1: FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITÀ

MANUALE DELLA QUALITÀ SEZIONE 5.1: FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA QUALITÀ MANUALE GESTIONE QUALITÀ SEZ. 5.1 REV. 02 pagina 1/5 MANUALE DELLA QUALITÀ Rif.to: UNI EN ISO 9001:2008 PARTE 5: RESPONSABILITÀ DELLA DIREZIONE SEZIONE 5.1: FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA

Dettagli

REGOLAMENTO SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

REGOLAMENTO SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI COMUNE DI VIANO PROVINCIA DI REGGIO EMILIA REGOLAMENTO SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI Approvato con deliberazione di G.C. n. 73 del 28.11.2000 INDICE TITOLO 1 ART. 1 ART. 2 ART. 3 ART. 4 ART. 5 ART.

Dettagli

Azienda Sanitaria Firenze

Azienda Sanitaria Firenze Azienda Sanitaria Firenze I Sistemi di Gestione della Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro in relazione al D.Lgs. 231/01 DALLA VERIFICA DELL APPLICAZIONE FORMALE ALLA VALUTAZIONE DELL EFFICACIA DEL

Dettagli

1 La politica aziendale

1 La politica aziendale 1 La Direzione Aziendale dell Impresa Pizzarotti & C. S.p.A. al livello più elevato promuove la cultura della Qualità, poiché crede che la qualità delle realizzazioni dell Impresa sia raggiungibile solo

Dettagli

Allegato 3. Indice generale 1. OGGETTO DEL SERVIZIO... 3 2. SVOLGIMENTO DEL SERVIZIO... 5 3. OBBLIGHI DEL BROKER... 5 4. OBBLIGHI DI ANSF...

Allegato 3. Indice generale 1. OGGETTO DEL SERVIZIO... 3 2. SVOLGIMENTO DEL SERVIZIO... 5 3. OBBLIGHI DEL BROKER... 5 4. OBBLIGHI DI ANSF... AGENZIA NAZIONALE PER LA SICUREZZA DELLE FERROVIE CAPITOLATO SPECIALE Procedura aperta per l affidamento del servizio di brokeraggio assicurativo per le esigenze dell Agenzia Nazionale per la Sicurezza

Dettagli

SISTEMI DI MISURAZIONE DELLA PERFORMANCE

SISTEMI DI MISURAZIONE DELLA PERFORMANCE SISTEMI DI MISURAZIONE DELLA PERFORMANCE Dicembre, 2014 Il Sistema di misurazione e valutazione della performance... 3 Il Ciclo di gestione della performance... 5 Il Sistema di misurazione e valutazione

Dettagli

Città di Montalto Uffugo (Provincia di Cosenza) SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE

Città di Montalto Uffugo (Provincia di Cosenza) SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Città di Montalto Uffugo (Provincia di Cosenza) SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Allegato Delibera Giunta Comunale n. 110 del 19 maggio 2014 1) Caratteristiche generali del sistema

Dettagli