La movimentazione manuale dei carichi di Gabriele Campurra - Responsabile Servizio medicina del lavoro - ENEA Frascati
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- Teodora Boni
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1 La movimentazione manuale dei carichi di Gabriele Campurra - Responsabile Servizio medicina del lavoro - ENEA Frascati Aspetti generali e medici Definizione pag. 5 I disturbi dorso-lombari pag. 5 La postura di lavoro pag. 7 La colonna vertebrale pag. 8 Basi fisiche dei movimenti del rachide pag. 9 Genesi delle patologie vertebrali pag. 11 Valori limite pag. 13 Il titolo V del D.Lgs. n. 626/ pag. 14 Sanzioni pag. 16 Valutazione del rischio Linee guida pag. 17 Procedure di calcolo per la valutazione del rischio pag. 18 Attività di spinta, traino e trasporto pag. 21 Indice di movimentazione pag. 23 Misure preventive Misure di prevenzione primaria pag. 25 Misure di prevenzione secondaria pag. 27 Misure di prevenzione terziaria pag. 27 Modalità di sollevamento pag. 27 Uso di attrezzi ausiliari pag. 29 Uso dei DPI pag. 30 Carico di lavoro fisico pag. 30 Immagazzinamento, accatastamento e deposito Immagazinamento pag. 32 Accatastamento e deposito pag. 32 Ulteriori indicazioni pag. 34 Corso: La movimentazione manuale dei carichi 3
2 Aspetti generali e medici Definizione Per movimentazione manuale dei carichi si intendono tutte quelle operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano tra l altro rischi di lesioni dorso-lombari (D.Lgs. n. 626/1994, art. 47). Particolare importanza riveste l inciso tra l altro in quanto comporta che devono essere considerate anche quelle patologie che riguardano altri segmenti dell apparato locomotore o ancora altri organi od apparati; pertanto, pur considerando il tratto dorso-lombare della colonna vertebrale quale organo critico di questa tipologia lavorativa, l attenzione viene rivolta anche verso altre malattie, ad esempio cardiovascolari, che possono essere indotte od aggravate da sforzi eccessivi nella movimentazione manuale dei carichi. Una non corretta movimentazione manuale può provocare distorsioni, lombalgie (il comune mal di schiena), lombalgie acute (il cosiddetto colpo della strega ), ernie del disco (con possibile conseguente sciatalgia), strappi muscolari, fino alle lesioni dorso-lombari gravi. Il 20% degli infortuni lavorativi avviene a livello del rachide lombare in occasione di attività di sollevamento di oggetti pesanti eseguite in modo imprudente. A questi rischi, strettamente legati all attività, si collegano altri possibili rischi dovuti al trasporto di un carico: può cadere, provocando contusioni o fratture; può essere caldo o tagliente, con possibilità di ustioni o lesioni; può non far vedere scalini o oggetti che si trovano per terra, facendo inciampare. I disturbi dorso-lombari Lezione unica Alcuni studi attestano che tra il 60 e il 90 % della popolazione soffre di disturbi dorso-lombari durante la vita e che tra il 15 e il 42 % della popolazione ne è affetto almeno una volta nella vita (le cifre variano in relazione al campione di popolazione considerato e a cosa si intende per dolore alla schiena). I dati del sondaggio condotto dall Unione europea sulle condizioni lavorative rivelano che il 30 % dei lavoratori europei soffre di dolori alla schiena, un disturbo prioritario nella lista dei malori legati all attività lavorativa. In un altra recente relazione dell Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, alcuni Stati membri dell Unione europea hanno constatato l aumento delle lesioni derivanti da lavori manuali e delle lesioni dorsali. La maggior parte dei pazienti guarisce completamente dopo un solo episodio di dolore dorso-lombare (tra il 60 e il 70 % guarisce entro 6 settimane, tra il 70 e il 90 % entro 12 settimane) ma l assenza incrementa la Corso: La movimentazione manuale dei carichi 5
3 Gruppi a rischio Incidenza statistica delle patologie del rachide percentuale di tempo sottratto all attività lavorativa. Inoltre il tasso di ricorrenza dei disturbi dorso-lombari è piuttosto alto; in un anno si attesta fra il 20 e il 44 % e nell arco di una vita sono state riportate ricorrenze fino all 85 %. Una schiena lesionata diventa molto sensibile ed è quindi maggiormente suscettibile a ricadute specialmente se sul luogo di lavoro esistono fattori di rischio che non sono stati corretti. I disturbi dorso-lombari possono manifestarsi in tutti i settori e in tutte le occupazioni lavorative, tuttavia molti studi hanno dimostrato che alcuni settori e alcuni gruppi di occupazione sembrano essere particolarmente a rischio. Gruppi ad alto rischio sono considerati ad esempio gli agricoltori, i muratori, i falegnami, gli autisti inclusi i camionisti e i conducenti dei trattori, gli infermieri e i collaboratori sanitari, coloro che si occupano delle pulizie, gli inservienti e i collaboratori domestici. Per quanto riguarda le distinzione tra i sessi, i disturbi dorso-lombari in Europa colpiscono in ugual modo uomini e donne. Come conseguenza, le affezioni cronico-degenerative della colonna vertebrale, sotto il profilo della molteplicità delle sofferenze e dei costi economici e sociali indotti (assenze per malattia, cure, cambiamenti di lavoro, invalidità), rappresentano uno dei principali problemi sanitari nel mondo del lavoro. Il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH USA) pone tali patologie al secondo posto nella lista dei dieci problemi di salute più rilevanti nei luoghi di lavoro. Negli Stati Uniti il low-back pain determina una media di 28,6 giorni di assenza per malattia ogni 100 lavoratori; le patologie del rachide sono la principale causa di limitazione lavorativa nelle persone con meno di 45 anni e gli indennizzi per patologie professionali della colonna assorbono il 33% dei costi totali di indennizzo. È stato stimato che, per tali affezioni, i settori produttivi dell industria statunitense spendono ogni anno una somma di circa 10 miliardi di euro per trattamenti e compensi assicurativi. Nei Paesi Scandinavi la media di giorni di assenza per low-back pain è di 36 per 100 lavoratori ed il 25% delle pensioni per invalidità lavorativa sono dovute a spondiloartropatie croniche lombari. In Gran Bretagna si registra una media di 32,6 giorni di malattia per low-back pain ogni 100 lavoratori: fra questi il 4% cambia ogni anno lavoro per patologie della colonna vertebrale. In Italia, le sindromi artrosiche sono, secondo ripetute indagini ISTAT sullo stato di salute della popolazione, le affezioni croniche di gran lunga più diffuse. D altro lato, le affezioni acute dell apparato locomotore sono al secondo posto (dopo le affezioni delle vie respiratorie comprendenti anche le sindromi influenzali) nella prevalenza puntuale di patologie acute accusate dagli italiani. Ancora in Italia, le sindromi artrosiche sono al secondo posto tra le cause di invalidità civile. Secondo stime provenienti dagli Istituti di Medicina del Lavoro, le patologie croniche del rachide sono la prima ragione nelle richieste di parziale non idoneità al lavoro specifico. Tra gli infortuni sul lavoro, la lesione da sforzo, che nel 60-70% dei casi è rappresentata da una lombalgia acuta, non fa registrare alcun 6 Corso: La movimentazione manuale dei carichi
4 trend negativo nonostante vi siano ampi fenomeni di sottostima per via di omesse registrazioni. Gran parte delle affezioni qui citate trovano in specifiche condizioni lavorative un preciso ruolo causale o concausale. In particolare in letteratura è ormai consolidato il rapporto esistente tra attività di movimentazione manuale di carichi ed incremento del rischio di contrarre affezioni acute e croniche dell apparato locomotore ed in particolare del rachide lombare. Le affezioni della colonna vertebrale sono di frequente riscontro in numerose attività lavorative in cui vi sia un abituale ricorso alla forza manuale: addetti all edilizia, addetti all industria ceramica, cavatori, operatori ospedalieri, addetti ad operazioni di facchinaggio, operatori mortuari. Queste condizioni lavorative presentano un preciso ruolo causale o concausale tra attività di movimentazione manuale di carichi ed incremento del rischio di contrarre affezioni acute e croniche dell apparato locomotore ed in particolare del rachide lombare. Per questi motivi in molti paesi si è sentita la necessità di emanare norme atte a regolamentare l uso della forza manuale; notevole interesse riveste in tal senso la guida del National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH USA). Sempre in tale contesto è stata emanata la direttiva europea n. 269/90/CEE recepita dal D.Lgs. 19 settembre 1994, n. 626 In via preliminare va sottolineato che, con l art. 3 del D.Lgs. n. 626/1994, per la prima volta in modo esplicito viene accolta nell ordinamento giuridico italiano una norma di prevenzione che prescrive l obbligo generale di attenersi ai principi dell ergonomia al fine di prevenire i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. In particolare l art. 3, comma 1, lett. f del D.Lgs. n. 626/1994 prevede che il datore di lavoro è tenuto al rispetto dei principi ergonomici nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione L obbligo del rispetto dei principi ergonomici viene successivamente ripreso più volte all interno del decreto, ed in particolare nel titolo V (Movimentazione manuale dei carichi) e VI (Videoterminali); in particolare il Titolo V e l allegato VI del D.Lgs. 19 settembre 1994, n. 626 recano disposizioni di tutela della salute dei lavoratori addetti alla movimentazione manuale dei carichi. Norma di prevenzione La postura di lavoro Per postura di lavoro si intende il complesso e la sequenza degli atteggiamenti che il corpo assume per lo svolgimento di un determinato compito lavorativo. In taluni casi la postura di lavoro si mantiene, nel tempo, sostanzialmente costante (postura fissa) essendo eventualmente prevista un operatività dinamica solo per limitati distretti corporei; in altri casi la sequenza di atteggiamenti corporei durante il lavoro è assai variegata, composita e, spesso, frequentemente modificata (postura dinamica). La postura di lavoro non è di per sé un fattore di rischio: lo diviene quando si realizza una condizione di sovraccarico meccanico per Corso: La movimentazione manuale dei carichi 7
5 Sovraccarico meccanico un qualsivoglia distretto corporeo: in tal caso si parla di postura incongrua. Il sovraccarico meccanico si realizza, per lo più, in queste condizioni: 1) forte impegno e sforzo eccessivo di strutture articolari, tendinee e muscolari quale quello determinato dallo spostamento, sollevamento e trasporto manuale di oggetti o, come nel settore sanitario, di soggetti pesanti; 2) impegno, magari modesto ma continuativo, delle medesime strutture quale quello che deriva dal mantenimento di posture fisse prolungate (erette o sedute), specie se vi è un atteggiamento in posizione non fisiologica di un qualche segmento del corpo o del tronco (es. capo e tronco costantemente flessi in avanti); 3) presenza di movimenti ripetitivi e continuativi di un particolare segmento corporeo le cui strutture sono sollecitate in modo eccessivo secondo un unica modalità. Le prime due condizioni comportano un rischio prevalentemente a carico della colonna vertebrale nei suoi diversi tratti (cervicale, dorsale e lombosacrale). La terza configura un rischio prevalentemente a carico degli arti superiori e specificamente per le strutture della mano e dell avambraccio. In sintesi le posture adottate durante (e per) il lavoro comportano sovente un rischio da sovraccarico e usura meccanica delle strutture osteoarticolari e muscolo-tendinee che si traduce in una maggiore frequenza di disturbi e malattie dell apparato locomotore. La colonna vertebrale è la struttura del corpo che più facilmente risente di posture di lavoro incongrue. La colonna vertebrale La colonna vertebrale (il rachide) è la formazione osteoartromuscolare che si trova dorsalmente nel tronco. Esso costituisce un supporto per la testa e le varie parti del tronco stesso e dà attacco agli arti superiori ed inferiori. Lo scheletro del rachide è dato dalle vertebre articolate tra loro nella colonna vertebrale. Le vertebre sono 33, suddivise in cervicali (sette vertebre), dorsali (dodici vertebre), lombari (cinque vertebre), sacrali (cinque vertebre) e coccigee (quattro vertebre); nel canale vertebrale, situato al loro interno, scorre il midollo spinale che è una delicata struttura del sistema nervoso dal quale partono i nervi che controllano varie parti del corpo tra le quali braccia e gambe. I dischi intervertebrali, costituiti da un nucleo centrale e da un anello fibroso esterno, svolgono le funzioni di ammortizzatore delle forze/peso esercitate sulla colonna permettendo il movimento. Il controllo dei movimenti è esercitato dai legamenti che mantengono uniti i dischi e le vertebre; ai muscoli è demandato il compito di effettuare gli spostamenti sopportando così il maggior sforzo; nella fase di un sollevamento corretto gli addominali coadiuvano fino a sopportare il 30% del carico. La colonna vertebrale, osservata di profilo, presenta la caratteristica curvatura a doppia S per permettere un migliore e più effica- 8 Corso: La movimentazione manuale dei carichi
6 ce assorbimento ed una distribuzione dei carichi dovuti alla forza di gravità. Possibili deviazioni della colonna vertebrale sono definite lordosi e cifosi (in senso anteroposteriore) e scoliosi (in senso laterale). Il rachide è quindi la struttura portante del corpo ed assolve ad un ruolo statico di sostegno e ad una complessa funzione cinetica. Il rachide può essere immaginato come costituito da unità funzionali sovrapposte, ognuna composta da due vertebre contigue e dai tessuti interposti e adiacenti. Nelle unità funzionali si distinguono due sezioni (anteriore e posteriore). La sezione anteriore, costituita da due corpi vertebrali, dal disco e dai legamenti longitudinali, ha funzioni di sostegno ed assorbimento delle sollecitazioni meccaniche. Il disco intervertebrale infatti, grazie al suo spessore e alla sua elasticità, impedisce che le sollecitazioni compressive provochino l abnorme avvicinamento dei corpi vertebrali. Anche i legamenti longitudinali anteriore e posteriore hanno una funzione di assorbimento dei carichi e di contenimento dei corpi vertebrali. La sezione posteriore dell unità funzionale, costituita da archi vertebrali, processi traversi o spinosi, coppie di articolazioni posteriori, ha funzione di direzione dei movimenti complessi: l orientamento delle faccette articolari infatti condiziona, come in un binario, la direzione del movimento fra due vertebre adiacenti. Il legamento posteriore però si restringe nel tratto lombare che pertanto risulta meno protetto e più facilmente suscettibile di alterazioni patologiche. Sull unità funzionale, nel mantenimento delle diverse posture, agisce, oltre alla forza-peso dei segmenti corporei sovrastanti, anche la tensione dei muscoli del tronco di volta in volta coinvolti. La tensione muscolare è a sua volta funzione del tipo di postura o di movimento attivato, nonché delle eventuali forze esterne applicate (ad esempio i pesi sollevati). Così, ad esempio, quando viene compiuto un gesto di sollevamento, con rachide in massima flessione, di un peso dal pavimento, si realizza un notevole impegno dei muscoli erettori spinali che devono, con un braccio di azione molto corto (circa 5 cm), eguagliare e addirittura superare la resistenza rappresentata dal peso del corpo flesso in avanti e dal peso sollevato, che agiscono peraltro con un braccio di azione molto più lungo rispetto al fulcro situato a livello discale. Si produce in tal modo una tensione muscolare molto elevata, che a sua volta si trasforma in una forza compressiva sul complesso disco-vertebra. Il rachide Basi fisiche dei movimenti del rachide L apparato scheletrico, ovvero la colonna vertebrale con i suoi elementi e le ossa del bacino, può essere paragonata ad un sistema di leve: ad una estremità esiste il carico da sollevare e all altra i muscoli della schiena che effettuano la rotazione del sistema sul fulcro (bacino). In base agli elementari concetti della meccanica delle forze è così stimabile la forza che agisce sulle vertebre quando vengono compiuti mo- Corso: La movimentazione manuale dei carichi 9
7 Forze agenti sul rachide lombare vimenti e, in particolar modo, sollevamenti sotto carico. Dallo studio di semplici formule di meccanica potrà essere dedotta anche la posizione in dipendenza della quale lo stesso sollevamento provoca il minor sforzo sulle vertebre. Se quindi ipotizziamo un sollevamento di circa 50 kg, considerando un peso medio umano di circa 70 kg, dalla posizione della figura 1 con una distanza L di circa 30 cm si avrà una Forza M di circa kg sull ultima vertebra lombare. Appare evidente che per far sopportare alla colonna vertebrale sforzi inferiori si deve contenere il braccio L della forza assumendo una posizione il più possibile verticale (figura 2). Ad esemplificazione, si può vedere come l atleta solleva pesi mantenendo la schiena verticale e utilizzando al meglio i muscoli addominali. Numerosi studi hanno dimostrato che quando sui dischi intervertebrali delle 5 vertebre lombari operano forze a compressione superiori a 300 kg, aumenta proporzionalmente il numero di lombalgie. Per non superare sulle vertebre lombari i valori prescritti, il peso raccomandato massimo ammissibile nelle migliori posizioni di sollevamento non deve superare i kg. Tale peso nelle migliori posizioni di sollevamento (nelle figure 3 e 4, esempi movimentazione corretta e errata del carico) è quello raccomandato per non superare gli indici dei provvedimenti dedotti dalla tabella del calcolo dello sforzo mediante modello NIOSH. Figura 1 Basi fisiche e anatomiche del movimento di sollevamento 10 Corso: La movimentazione manuale dei carichi
8 Figura 2 Posizione corretta per il sollevamento Figura 3 Movimentazione corretta Figura 4 Movimentazione errata Genesi delle patologie vertebrali È stato quindi calcolato e misurato che il sollevamento di un peso da terra, a schiena flessa, può comportare carichi sul disco che possono arrivare a 600 kg. Corso: La movimentazione manuale dei carichi 11
9 Fisiopatologia del rachide All interno delle unità funzionali lombari, la struttura più sensibile si è dimostrata essere la cartilagine limitante vertebrale ove più facilmente si verificano, per carichi assiali elevati, delle microfratture che di fatto rappresentano il primo passo verso la possibile degenerazione della colonna. D altra parte, anche il disco intervertebrale si è dimostrato essere sensibile a carichi assiali e rotazionali elevati, che possono indurre microfessurazioni nelle fibre concentriche dell anulus fibroso, all interno delle quali migra in parte il materiale del nucleo polposo (ernia discale). I carichi di rottura per le limitanti vertebrali in media di kg per soggetti maschi di età inferiore ai 40 anni e di kg per soggetti maschi della classe tra 40 e 60 anni. Sono state, tuttavia, verificate condizioni di rottura anche per valori intorno a 300 kg nella classe di età superiore. I limiti di rottura nei soggetti di sesso femminile sono stati stimati essere in media inferiori del 17% rispetto ai maschi. A parziale verifica di questi dati sta una ricerca epidemiologica di Chaffin e Park che, esaminando l incidenza di lombalgie in un periodo di 18 mesi in un gruppo di 400 lavoratori sottoposti a diversi tipi di carico lombare, hanno verificato che, rispetto a soggetti sottoposti usualmente a carichi lombari inferiori a 250 kg, l incidenza di lombalgie è significativamente più elevata (4-5 volte) in quelli sottoposti a carichi compresi fra 250 e 650 kg ed estremamente più elevata (9-10 volte) in quelli frequentemente esposti a carichi superiori a 650 kg. Se tutto ciò che si è visto illustra i meccanismi di produzione della malattia nel lavoro fisico pesante, va al contrario esaminato cosa succede, specie al disco intervertebrale, nelle posture fisse prolungate (erette o sedute). I dischi intervertebrali, nell adulto, sono privi di vasi sanguigni e scambiano le sostanze nutritive e di rifiuto esclusivamente per diffusione. Il costante ricambio di sostanze nel disco è necessario per garantire la nutrizione e l eliminazione dei prodotti di rifiuto delle sue strutture cellulari. Studi recenti hanno dimostrato che tale ricambio di sostanze nel disco è fortemente condizionato dai carichi pressori applicati al disco stesso. L insieme del disco e dei tessuti adiacenti può essere considerato, a grandi linee, come una spugna: applicando una pressione sul sistema si ottiene una fuoriuscita di liquidi dal disco: il volume del disco diminuisce, le sostanze di rifiuto escono, la soluzione intradiscale è più concentrata. Togliendo la pressione si ha, al contrario, un richiamo di liquidi e sostanze nutritive all interno del disco: il volume aumenta e la soluzione è più diluita. Quando si è sdraiati o seduti con la schiena appoggiata, i fluidi entrano nel disco, le macromolecole intradiscali vengono diluite e il volume è aumentato. Passando da queste posizioni a posture in piedi, assise senza appoggio o di sollevamento di un carico, si viene ad applicare una pressione sul disco, per cui i fluidi escono e il volume discale diminuisce. Il regolare alternarsi di condizioni di carico e scarico sul disco determina il ricambio di fluidi e quindi di sostanze nutritive e sostanze di rifiuto: è il meccanismo con cui il disco è nutrito. Il rimanere a lungo in posizioni che comportano carico o viceversa in posizioni scaricate comporta, già dopo alcune ore, un arresto del ri- 12 Corso: La movimentazione manuale dei carichi
10 cambio per diffusione e quindi si può determinare una sofferenza discale, che, se si ripete frequentemente, rappresenta il passo verso la degenerazione di tutta la colonna vertebrale. Da ultimo va ricordato che in tutte le situazioni in cui al sovraccarico ed all usura meccanica si sommano delle vibrazioni (da strumenti vibranti sul distretto mano-braccio, da mezzi di trasporto sulla colonna vertebrale) vi è un effetto di rischio amplificato in quanto queste ultime determinano microtraumatismi ripetuti sulle medesime strutture dell apparato locomotore. Peraltro le strutture della colonna vertebrale vanno incontro con l età a patologie degenerative. Con l età il disco si disidrata, perde elasticità, tende a ridursi di spessore per cui sopporta i carichi con minor efficacia. Questo significa che carichi eccessivi o posture fisse possono favorire alterazioni degenerative. L esito più grave della degenerazione dei dischi è l ernia del disco a seguito di microrotture da sforzo dell anello; il nucleo polposo centrale fuoriesce (ernia) e può comprimere i nervi determinando importanti sintomatologie dolorose, parestesie e formicolii (a livello lombare sono definite lombosciatalgie). La colonna vertebrale, con l avanzare dell età, va incontro a degenerazioni più o meno accentuate (osteoartrosi) ed a una progressiva demineralizzazione (osteoporosi) delle strutture ossee: tra le modificazioni degenerative vi è la produzioni di becchi osteofitici, piccole protuberanze ossee che, se vanno a comprimere le radici nervose, determinano dolori e formicolii nelle zone di innervazione di braccia e gambe. Valori limite Il D.Lgs. n. 626/1994 prevede che, nelle attività che possono comportare la movimentazione manuale dei carichi, si verifichi innanzitutto se esiste la possibilità di eliminare queste operazioni o di renderle meno faticose con l uso di mezzi adatti nell intento di ridurre il rischio. Questo rischio deve essere valutato tenendo conto delle indicazioni riportate nell Allegato VI. Il D.Lgs. n. 626/1994 non definisce un valore limite del peso sollevabile dal singolo lavoratore ma indica unicamente il valore che, se superato, crea le condizioni di rischio. Tale valore, da valutare però alla luce di altri fattori, è di 30 kg. Per valutare l insorgere di un rischio per la salute dei lavoratori è comunque necessario prendere in considerazione, oltre al peso del carico, anche i seguenti dati: le dimensioni, la forma e le caratteristiche; l altezza di sollevamento, la distanza da percorrere, la possibilità o meno di ripartire il carico; le caratteristiche dell ambiente di lavoro (quanto spazio si ha a disposizione, dove spostare i carichi, il percorso da fare, ecc.); il tipo di mansione svolta dal lavoratore (se è temporanea, oppure ripetitiva con pause più o meno previste, oppure se è un lavoro normale e continuo). Corso: La movimentazione manuale dei carichi 13
11 Sono state perciò elaborate delle tecniche per determinare il cosiddetto peso limite raccomandato. In particolare, per ogni azione di sollevamento si può fare uso del metodo proposto dal NIOSH nel 1993 che attraverso l indice di sollevamento permette di valutare la situazione; per le azioni di trasporto in piano si può invece utilizzare un altra tabella, che dà il massimo peso raccomandato in funzione del sesso, della distanza e frequenza di percorso, dell altezza delle mani da terra. Si ritiene generalmente che il rischio per la schiena delle persone adulte sia trascurabile se il peso del carico è inferiore ai 3 kg. Le lavoratrici in gravidanza e fino al settimo mese dopo il parto non devono trasportare e sollevare pesi. Campo di applicazione Obblighi del datore di lavoro Il Titolo V del D.Lgs n. 626/1994 In tale Titolo, con tre articoli (n. 47, 48, 49) ed un allegato (Allegato VI) viene recepita la direttiva comunitaria n. 269/90 senza sostanziali modifiche, sia pure rispettando i richiami ai restanti articoli del decreto. Rimandando ad una attenta lettura dei tre articoli, può essere utile rimarcare alcuni aspetti particolari. L articolo 47, che definisce il campo di applicazione, chiarisce in particolare che cosa si intende per azioni od operazioni di movimentazione manuale di carichi, comprendendo fra esse non solo quelle più tipiche di sollevamento, ma anche quelle di spinta, traino e trasporto di carichi che in conseguenza di condizioni ergonomiche sfavorevoli comportano, tra l altro, rischi di lesioni dorso-lombari. Si noti che il significato dell inciso tra l altro è ovvio: nella movimentazione manuale di carichi vi sono altri tipi di rischio quali quelli di infortunio o per altri segmenti dell apparato locomotore diversi dal rachide dorso-lombare (es. cumulative trauma disorders del tratto cervicale e degli arti superiori) o ancora per altri apparati (es. cardiovascolare) che, pur non essendo l oggetto principale dell attenzione del Titolo V, andranno comunque considerati sulla scorta delle indicazioni dello stesso D. Lgs. n. 626/1994. Si tratta quindi di una precisa indicazione soprattutto rivolta al medico competente, affinché rivolga l attenzione, nel corso della sorveglianza sanitaria, non esclusivamente al tratto dorso-lombare, ma effettui una visita completa secondo i principi della medicina del lavoro, al fine di valutare il reale stato generale di salute del lavoratore, come più volte indicato nella recente legislazione (e giurisprudenza) nel definire gli standard minimi della sorveglianza sanitaria. L articolo 48 identifica gli obblighi specifici del datore di lavoro delineando una precisa strategia di azioni che prevede in ordine di priorità: 1) l individuazione dei compiti che comportano una movimentazione manuale potenzialmente a rischio (presenza di uno o più degli elementi di rischio riportati nell allegato VI); 2) la meccanizzazione dei processi in cui vi sia movimentazione di carichi per eliminare il rischio; 3) laddove ciò non sia possibile, l ausiliazione degli stessi processi e/o l adozione di adeguate misure organizzative per il massimo contenimento del rischio; 14 Corso: La movimentazione manuale dei carichi
12 4) l uso condizionato della forza manuale. In quest ultimo caso si tratta prima di valutare l esistenza e l entità del rischio e di adottare le eventuali misure per il suo contenimento tenendo conto di quanto riportato nell allegato VI; 5) la sorveglianza sanitaria (accertamenti sanitari preventivi e periodici) dei lavoratori addetti ad attività di movimentazione manuale, 6) l informazione e la formazione (art. 49) degli stessi lavoratori che, per alcuni versi, si struttura come un vero e proprio training di addestramento al corretto svolgimento delle specifiche manovre di movimentazione manuale, previste dal compito lavorativo. L accorpamento dei due allegati originari alla direttiva CEE 269/90, dedicati rispettivamente ai fattori lavorativi e ai fattori individuali di rischio, sono alla base dell allegato VI del D.Lgs. n. 626/1994. Tale documento fornisce un ampia lista dei diversi elementi lavorativi ed individuali che, da soli o in modo reciprocamente interrelato, possono comportare un rischio più o meno elevato per il rachide dorso-lombare. Di tali elementi, fra loro integrati, va tenuto in debito conto tanto in fase di valutazione preliminare del rischio quanto in fase di verifica dell adeguatezza dei provvedimenti adottati per il contenimento del rischio medesimo. L unica modifica riguarda l inserimento di una specifica quantitativa (30 kg) posta tra parentesi dopo l espressione La movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio tra l altro dorsolombare nei casi seguenti: il carico è troppo pesante. Questa indicazione quantitativa merita alcune precisazioni: innanzitutto precisa in senso assoluto che il peso di 30 kg è comunque troppo elevato: ne deriva pertanto che, anche qualora siano ininfluenti gli altri elementi e fattori riportati nell allegato, il massimo peso di carico movimentabile individualmente è comunque inferiore a 30 kg; è inoltre errato ipotizzare che possa esistere una sorta di peso limite eguale (in questo caso 30 kg) per i diversi tipi di azioni di movimentazione manuale. Ciò che è possibile fare in condizioni di impegno accettabile è ben diverso infatti a seconda che si esegua una azione di sollevamento, piuttosto che di trasporto in piano o addirittura di traino o spinta. Il valore di 30 kg va pertanto riferito ad azioni di sollevamento, perché per altri generi di azioni (es. spinta di carico su carrello manuale) lo stesso peso di 30 kg risulterebbe minimo; sul piano più generale l esistenza di un sovraccarico per il rachide dorso-lombare va valutata tenendo conto del complesso dei diversi elementi di rischio lavorativo riportati nell allegato: allo scopo sono utili modelli di valutazione del rischio che, parametrando i principali elementi, portino a definire, per ogni scenario lavorativo dato, qual è il massimo peso del carico movimentabile in quella determinata condizione; i limiti del carico movimentabile manualmente andranno selezionati in funzione delle quote di popolazione lavorativa che si intende effettivamente proteggere e tenendo conto almeno di fattori individuali quali il sesso e l età, peraltro parzialmente regolamentati nel corpo normativo italiano. Sotto questo profilo da un lato si può ragionevolmente pensare a un livello di protezione esteso quantomeno al 90% della popola- Corso: La movimentazione manuale dei carichi 15
13 zione lavorativa adulta sana e dall altro affermare che tale livello di protezione porta a limiti differenziati almeno per sesso e fascia di età. Va infine ricordato che taluni degli elementi di rischio riportati nell allegato non riguardano unicamente l aspetto del sovraccarico sul rachide dorso-lombare, ma pure meritano un attenzione e valutazione puntuale ai fini del contenimento dei rischi a carico di altri organi od apparati,di infortunio o di carattere igienistico. Tali sono ad esempio le voci al terzo e quinto trattino del punto 1 (caratteristiche del carico), al terzo e quarto trattino del punto 2 (sforzo fisico richiesto) nonché la maggior parte delle voci del punto 3 (caratteristiche dell ambiente di lavoro). Sanzioni Sanzioni per il datore di lavoro, i dirigenti e i preposti sono previste per l inosservanza degli obblighi previsti dagli articoli 48 e 49 (art. 89 e 90 del D.Lgs. n. 626/1994); Per quanto riguarda gli adempimenti di medicina del lavoro per questo particolare rischio, si applicano le sanzioni previste per l inosservanza degli obblighi in merito alla sorveglianza medica (art. 17 del D.Lgs. n. 626/1994) a carico del medico competente (art. 92 del D.Lgs. n. 626/1994). 16 Corso: La movimentazione manuale dei carichi
14 Valutazione del rischio Lezione unica Linee guida Nella valutazione dei rischi collegati alla movimentazione manuale dei carichi intervengono molteplici elementi lavorativi ed individuali che richiedono conoscenze specifiche nel campo delle patologie osteo-articolari da cause lavorative. Le norme di tutela si applicano ad ogni azione di movimentazione manuale in tutti i contesti di lavoro; sotto un profilo pratico le procedure di valutazione si rivolgono a: carichi di peso superiore a 3 kg; azioni di movimentazione che vengono svolte in via non occasionale (ad es. con frequenze medie di 1 volta ogni ora nella giornata lavorativa tipo). Per le azioni di tipo occasionale, specie di sollevamento, sarà possibile operare la valutazione sulla scorta del semplice superamento del valore massimo consigliato per le diverse fasce di età e sesso (30 kg maschi, 20 kg femmine). Un aiuto in questa fase preliminare è offerto dall allegato VI del D.Lgs. n. 626/1994 che contiene come di seguito riportato le linee guida per effettuare una più precisa valutazione quantitativa del rischio. La movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio tra l altro dorso-lombare nei casi seguenti: il carico è troppo pesante (kg 30); è ingombrante o difficile da afferrare; è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi; è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato ad una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco; può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto. Lo sforzo fisico può presentare un rischio tra l altro dorso-lombare nei seguenti casi: è eccessivo; può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco; può comportare un movimento brusco del carico; è compiuto con il corpo in posizione instabile. Le caratteristiche dell ambiente di lavoro possono aumentare le possibilità di rischio tra l altro dorso-lombare nei seguenti casi: lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo svolgimento dell attività richiesta; il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o di scivolamento per le scarpe calzate dal lavoratore; il posto o l ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi a un altezza di sicurezza o in buona posizione; Caratteristiche del carico Sforzo fisico richiesto Caratteristiche dell ambiente di lavoro Corso: La movimentazione manuale dei carichi 17
15 Esigenze connesse all attività Fattori individuali di rischio il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano la manipolazione del carico a livelli diversi; il pavimento o il punto di appoggio sono instabili; la temperatura, l umidità o la circolazione dell aria sono inadeguate. L attività può comportare un rischio tra l altro dorso-lombare se comporta una o più delle seguenti esigenze: sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo frequenti o troppo prolungati; periodo di riposo fisiologico o di recupero insufficiente; distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto; un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal lavoratore. Il lavoratore può correre un rischio nei seguenti casi: inidoneità fisica a svolgere il compito in questione; indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati portati dal lavoratore; insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della formazione. Il modello del NIOSH Procedure di calcolo per la valutazione del rischio Per quanto riguarda le azioni di sollevamento, viene ormai universalmente adottato il metodo NIOSH che, oltre ad essere utilizzato negli USA da molti anni e quindi ben collaudato, rappresenta la base per numerosi standard europei in corso di elaborazione. Il modello proposto dal NIOSH (1993) è in grado di determinare, per ogni azione di sollevamento, il cosiddetto RWL (recommended weight limit) o limite di peso raccomandato attraverso un equazione che, dato un peso massimo sollevabile in condizioni ideali, considera eventuali elementi sfavorevoli cui viene assegnato un determinato fattore demoltiplicativo (tabella 1) che può assumere valori compresi tra 1, per le condizioni ottimali, e 0 per le peggiori. Tale ultimo valore rappresenta un caso estremo che comporta l azzeramento del limite di peso raccomandato. Il valore 1 non produrrà alcuna variazione, mentre tutti i valori intermedi determineranno una conseguente riduzione del peso ideale. Il NIOSH nella sua proposta parte da un peso ideale di 23 kg che viene considerato protettivo per il 99% dei maschi adulti e per il 75-90% delle donne. In Italia, sulla base anche dei dati esistenti in letteratura, si preferisce partire da un peso ideale di 30 kg per i maschi adulti e 20 kg per le femmine adulte; in tal modo si protegge circa il 90% delle rispettive categorie. Il limite per la classe di età anni è, rispettivamente, di 15 kg e 20 kg. La formula proposta tiene evidentemente conto dei soli fattori oggettivi presenti nella movimentazione manuale dei carichi; poiché le caratteristiche psicofisiche del lavoratore sono parimenti importanti per calcolare il limite di peso raccomandato, è utile che il medico competente conosca e utilizzi la suddetta formula. 18 Corso: La movimentazione manuale dei carichi
16 Il modello NIOSH è applicabile quando siano presenti le seguenti condizioni: il sollevamento dei carichi è svolto in posizione eretta; il sollevamento è eseguito con due mani; il sollevamento avviene sul piano sagittale (direttamente di fronte al corpo) senza torsioni; le dimensioni del carico non sono eccessive; esiste una buona possibilità di presa; il movimento avviene in meno di 2 secondi; esiste possibilità di riposo tra un operazione e l altra; eventuali altre attività di movimentazione manuale (trasporto, spingere o tirare) sono minime; esiste un adeguata frizione tra piedi e pavimento (suole o pavimento non scivolosi); i gesti di sollevamento sono eseguiti in modo non brusco; il carico non è estremamente freddo, caldo, contaminato o con il contenuto instabile; il lavoro è eseguito in spazi non ristretti; il lavoratore è in buone condizioni di salute; il lavoratore è stato addestrato al lavoro; le condizioni microclimatiche sono ottimali (TEC = C in estate o C in inverno). Il limite di peso raccomandato (RWL) si ricava dalla seguente formula: RWL = LC x HM x VM x DM x AM x FM x CM Condizioni di applicabilità Tabella 1 Calcolo dei fattori demoltiplicativi della formula NIOSH Fattore Definizione Formula Variabili demoltiplicativo PESO Load Constant LC ORIZZONTALE Horizontal Multiplier HM ALTEZZA Vertical Multiplier VM DISLOCAZIONE Distance Multiplier DM ASIMMETRIA Asymmetric Multiplier AM FREQUENZA Frequency Multiplier FM PRESA Coupling Multiplier CM peso massimo raccomandato in condizioni ottimali di sollevamento distanza massima del peso dal corpo durante il sollevamento altezza da terra delle mani all inizio del sollevamento distanza verticale del peso tra inizio e fine del dislocamento dislocazione angolare del peso rispetto al piano sagittale del lavoratore frequenza di sollevamento in atti al minuto rapportata al numero di ore in tale attività giudizio sulla presa del carico > 18 anni: M = 30 F = 20 > 15 anni: M = 20 F = 15 25/H 1 [0,003 (V 75)] 0,82 + (4,5/D) 1 (0,0032 A) 0,00 < F < 1,00 0,90 < 1,00 kg H = distanza orizzontale fra il corpo e il centro del carico (cm) V = altezza delle mani (cm) D = distanza verticale (cm) A = angolo di asimmetria (gradi) F = moltiplicatore da tabella 2 C = 1,00 (buono) C = 0,95 (discreto) C = 0,90 (scarso) Corso: La movimentazione manuale dei carichi 19
17 Per maggiore comodità e per evitare di dover elaborare delle formule, si riportano nella tabella 2 i fattori moltiplicativi sopra citati. Tabella 2 Fattori moltiplicativi Età Maschi Femmine Maggiore di 18 anni Tra i 15 ed i 18 anni LC Distanza orizzontale tra le mani ed il punto di mezzo delle caviglie Distanza del peso dal corpo (distanza massima raggiunta durante il sollevamento) Distanza (cm) >63 Fattore 1,00 0,83 0,63 0,50 0,45 0,42 0,00 HM Altezza da terra delle mani all inizio del sollevamento Altezza (in cm) >175 Fattore 0,77 0,85 0,93 1,00 0,93 0,85 0,78 0,00 VM Dislocazione verticale del peso fra inizio e fine del sollevamento Dislocazione (cm) >175 Fattore 1,00 0,97 0,93 0,91 0,88 0,87 0,86 0,00 DM Dislocazione angolare del peso (in gradi) Dislocaz. angolare >135 Fattore 1,00 0,90 0,81 0,71 0,62 0,57 0,00 AM Giudizio sulla presa del carico Giudizio Buono Discreto Scarso Fattore 1,00 0,95 0,90 CM Calcolo del moltiplicatore di frequenza Fattore di frequenza Ulteriori fattori di demoltiplicazione vanno successivamente applicati in caso di attività particolari quali: per i sollevamenti eseguiti con un solo arto, applicare un fattore = 0,60; FM Azioni/min. < 8 ore < 2 ore < 1 ora 0,2 0,85 0,95 1,00 0,5 0,81 0,92 0,97 1 0,75 0,88 0,94 2 0,65 0,84 0,91 3 0,55 0,79 0,88 4 0,45 0,72 0,84 5 0,35 0,60 0,80 6 0,27 0,50 0,75 7 0,22 0,42 0,70 8 0,18 0,35 0,60 9 0,15 0,30 0, ,13 0,26 0, ,23 0, ,21 0, , , ,28 > Corso: La movimentazione manuale dei carichi
18 per i sollevamenti eseguiti da due persone, applicare un fattore = 0,85 sul peso sollevato da ogni lavoratore, pari al 50% del peso totale. Infine, per i sollevamenti eseguiti in posizione seduta o obbligata, il limite è di 5 kg ogni 5 minuti. Attività di spinta, traino e trasporto Per quanto riguarda le azioni di spinta e di tiro esistono vari metodi di valutazione; tra tutti vale sicuramente citare le tabelle proposte da Snook S.H. e Ciriello V.M. (The design of manual handling tasks: revised tables of maximum acceptble weights and forces, Ergonomics, 1991, 34, 9, ). Queste tabelle tengono conto dei seguenti fattori: sesso; forza iniziale; forza di mantenimento; distanza di spostamento; frequenza di azione; altezza delle mani da terra. Non esiste per tali generi di azioni un modello valutativo collaudato e scaturito dell apprezzamento integrato di molteplici approcci, come è quello del NIOSH per azioni di sollevamento. Allo scopo possono risultare comunque utili i risultati di una larga serie di studi di tipo psicofisico basati sullo sforzo-fatica percepiti, efficacemente sintetizzati, come già detto, da Snook e Ciriello. Con essi si forniscono per ciascun tipo di azione, per sesso, per diversi percentili di protezione della popolazione sana, nonché per varianti interne al tipo di azione (frequenza, altezza da terra, distanza di trasporto, ecc.) i valori limite di riferimento del peso (azioni di trasporto) o della forza esercitata (in azioni di tirare o spingere, svolte con l intero corpo) rispettivamente nella fase iniziale e poi di mantenimento dell azione; le due azioni elementari di spinta e mantenimento in cui è stata scomposta. Nelle tabelle specifiche riportate di seguito (tabelle 3, 4, 5) ci sono i relativi valori rispettivamente per azioni di spinta, di traino e di trasporto in piano; sono indicati unicamente i valori che tendono a proteggere il 90% delle rispettive popolazioni adulte sane, maschili e femminili. Individuata la situazione che meglio rispecchia il reale scenario lavorativo in esame, in relazione al fatto che si voglia proteggere una popolazione solo maschile o anche femminile, si estrapola il valore raccomandato (di peso o di forza) e rapportandolo con il peso o la forza effettivamente azionati ponendo questa al numeratore (il valore raccomandato al denominatore) si ottiene così un indicatore di rischio del tutto analogo a quella ricavato con la procedura di analisi di azioni di sollevamento. La quantificazione delle forze effettivamente applicate richiede il ricorso ad appositi dinamometri da applicare alle reali condizioni operative sul punto di azionamento dei carrelli manuali. È importante eseguire le misure con le stesse velocità ed accelerazioni impiegate o impiegabili nella realtà dal personale addetto. Qualora le forze applicate non risultino in sintonia con le dotazioni e i percorsi, sarà necessario intervenire rapidamente sugli addetti mediante formazione specifica che ricon- Tabelle di valutazione Valori limite Corso: La movimentazione manuale dei carichi 21
19 Tabella 3 Azioni di spinta* Distanza 2 metri 7,5 metri 15 metri 60metri Azione ogni: 6s 12s 1m 5m 30m 8h 15s 22s 1m 5m 30m 8h 25s 35s 1m 5m 30m 8h 2m 5m 30m 8h Maschi Altezza mani 145cm F I FM cm F I FM cm F I FM Femmine Altezza mani 135cm F I FM cm F I FM cm F I FM *Forze (Kg) massime iniziali (FI) e di mantenimento (FM), raccomandate per la popolazione lavorativa adulta sana in funzione di: sesso, distanza di spostamento, frequenza di azione, altezza delle mani da terra Tabella 4 Azioni di traino* Distanza 2 metri 7,5 metri 15 metri 60metri Azione ogni: 6s 12s 1m 5m 30m 8h 15s 22s 1m 5m 30m 8h 25s 35s 1m 5m 30m 8h 2m 5m 30m 8h Maschi Altezza mani 145 cm F I FM cm F I FM cm F I FM Femmine Altezza mani 135 cm F I FM cm F I FM cm F I FM *Forze (Kg) massime iniziali (FI) e di mantenimento (FM), raccomandate per la popolazione lavorativa adulta sana in funzione di: sesso, distanza di spostamento, frequenza di azione, altezza delle mani da terra Tabella 5 Azioni di trasporto in piano* Distanza 2 metri 7,5 metri 15 metri Azione ogni: 6s 12s 1m 5m 30m 8h 10s 15s 1m 5m 30m 8h 18s 24s 1m 5m 30m 8h Maschi Altezza mani 110 cm cm Femmine Altezza mani 100 cm cm *Peso (Kg) massimo raccomandabile per la popolazione lavorativa adulta sana in funzione di: sesso, distanza di percorso, frequenza di azione, altezza delle mani da terra 22 Corso: La movimentazione manuale dei carichi
20 ducendosi ai principi della cinematica ed ergonometria introduca un corretto comportamento motorio. Come indice di esposizione della movimentazione viene considerato il più alto riscontrato nelle due azioni in cui è stata scomposta. Indice di movimentazione Infine, dopo aver estrapolato il limite di peso raccomandato, occorre calcolare l indice di movimentazione (in precedenza indicato come indice di rischio) che è dato dal rapporto tra peso effettivamente sollevato e peso limite raccomandato. Il rischio è minimo per valori inferiori a 1; è invece tanto maggiore quanto il valore è superiore a 1. Indice di movimentazione = Peso effettivamente sollevato/peso limite raccomandato Ai fini pratici del calcolo teorico del peso di un volume, si riportano (tabella 6) le più comuni formule dei volumi e la tabella (tabella 7) dei pesi specifici riportati in kg/mc ricordando che il peso P = V x kg/m 2 Tabella 6 Formule per il calcolo dei volumi 1 Prisma V = area base x h 2 Piramide V = 1/3 area base x h 3 Tronco di piramide V = 1/3 ( B+B + B B ) x h a basi parallele (B B aree delle due basi ) 4 Cilindro V =r 2 x πx h 5 Tronco di cono V = 1/3π (R 2 + r 2 +R x r ) a basi parallele 6 Sfera V = 4/3 π r 3 Tabella 7 Pesi Specifici in kg/m 2 Acciaio 7860 Carta Acqua 1000 Cemento 1400 Alabastro Cera 950 Alluminio 2700 Ferro 7860 Arenaria Ghisa 7250 Argento Granito Argilla Lava Avorio 2900 Marmo Basalto Mattoni Bronzo Ottone Calcare Piombo Calcestruzzo 2000 Pomice Calcopirite Rame 8930 Caolino Stagno 7280 Carburo di Ca 2220 Travertino Una volta calcolato l indice di movimentazione, potrà essere utile completare la valutazione stabilendo gli interventi eventualmente necessari per mantenere il rischio entro limiti accettabili. Può essere a tal fine di aiuto l utilizzo dello schema di flusso valutativo riportato nella figura 5. Corso: La movimentazione manuale dei carichi 23
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