L acquisizione di una lingua altra tra predisposizione e apprendimeto

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1 Capitolo terzo L acquisizione di una lingua altra tra predisposizione e apprendimeto icosa 32. ci rivela lo studio del sistema nervoso centrale riferito alla capacità di acquisire una lingua altra? In particolare, cosa favorisce l alto numero di sinapsi e, di conseguenza, l alto numero di elaborazioni, con il felice risultato di far imparare? Le novità nel campo delle neuroscienze, in che senso sono legate all acquisizione delle lingue? Come collaborano i due emisferi cerebrali in ambito linguistico? La curiosità circa le funzioni svolte dalla neo-corteccia e la descrizione delle diverse competenze degli emisferi cerebrali e delle strutture sottocorticali ci condurranno allo studio più dettagliato delle aree cerebrali dove è localizzato il linguaggio, per aprirci poi al ruolo svolto dalla memoria in ambito linguistico con particolare riferimento ai processi che caratterizzano la comprensione del linguaggio parlato e scritto. Partendo dai primi stadi dello sviluppo linguistico e dell evoluzione successiva che considera la peculiarità del metalinguaggio, troveremo una risposta alle domande circa i periodi critici di acquisizione di una lingua altra e le caratteristiche della personalità bilingue? La fortuna dei neurofisiologi è iniziata quando, il 18 aprile 1861, Paul Broca, in una comunicazione davanti alla società di antropologia di Parigi, ha infranto la legge della simmetria funzionale secondo la quale due organi o due metà di un organo simmetrico, adempiono obbligatoriamente alle stesse funzioni La comunicazione, all epoca, era audace, come se oggi ci venisse in mente che il polmone destro e il polmone sinistro adempiono a ruoli fisiologici diversi. 107

2 La pubblicazione delle osservazioni iniziali di Broca è stata seguita dai lavori di John Hughlings Jackson, di Carl Wernicke, di Wilder Penfield, di Karl Pribram, di Stephen Gershwind e di David Courtnay Marr (Springer - Deutsch, ), fino a giungere al decennio , proclamato il decennio del cervello, per poi continuare, con preciso riferimento al linguaggio, a Michel Paradis (2009, 2004, 1994), Marcel Danesi (1988a, 1988b), Franco Fabbro (2004, 1996), Salvatore Maria Aglioti (Aglioti - Fabbro, 2006). Mai come in questi anni si è verificata una massiccia concentrazione d intelligenze, finanziamenti e tecnologie per carpire i segreti della materia più complessa di tutto l universo conosciuto. A differenza del passato, oggi i neurofisiologi dispongono di strumenti sempre più raffinati in grado di studiare il cervello nel suo insieme, o nei suoi singoli elementi, in piena attività, anche nella persona sana. Le acquisizioni sul cervello ottenute nel citato decennio spaziano dalle applicazioni terapeutiche sempre più efficaci ai tentativi di ricostituzione delle vie nervose interrotte. Lo sviluppo di tecniche ultrarapide di acquisizione e trattamento dei dati rende possibile realizzare sia immagini tac (o Tomografie Assiali Computerizzate) che immagini di Risonanza Magnetica Nucleare (rmn) con, o senza contrasto, in tempi brevissimi, per seguire alcuni aspetti dinamici del metabolismo 32. Quest ultima tecnica è basata sulla diversa capacità che hanno i tessuti di emettere onde quando sono sottoposti all azione di un campo magnetico intenso. Un altra tecnica si è dimostrata molto efficace. Si tratta della pet o Tomografia a Emissione di Positroni (dall inglese Positron Emission Tomography), utilizzata per la produzione di bioimmagini o im- 32 Si parla, in questo caso, di risonanza magnetica funzionale. Nella produzione di immagini del cervello, la risonanza magnetica segue il comportamento dell emoglobina, la proteina del sangue che trasporta l ossigeno ai tessuti. Le proprietà magnetiche di questa proteina differiscono a seconda che questa molecola stia trasportando o abbia già ceduto l ossigeno e l attività cerebrale viene perciò misurata in base a queste differenze. Le immagini prodotte dalla risonanza magnetica visualizzano il contrasto tra le regioni ricche di emoglobina con l ossigeno legato testimonianza che il flusso sanguigno è aumentato e le regioni a flusso sanguigno normale. 108

3 magini del corpo. Fornisce informazioni di tipo fisiologico, a differenza di tac e di rmn che invece forniscono informazioni di tipo morfologico. L esame pet produce mappe dei processi funzionali che avvengono all interno del corpo. È perciò facile vedere come si illumina il cervello quando ascolta, pensa, legge silenziosamente o ad alta voce. Figura 1 - Rielaborazione grafica di quattro tomografie a emissione di positroni sui quattro stadi di elaborazione di una parola rispettivamente udita (in alto a sinistra), pensata (in alto a destra), vista (in basso a sinistra) e pronunciata (in basso a destra) 33 La ricerca nel campo delle neuroscienze ha diversi livelli di analisi. Da un lato, i neuroscienziati analizzano il sistema nervoso andando a guardare la sua struttura molecolare per capire quali sono le particelle coinvolte nella crescita, nello scambio dei messaggi e quant altro. Le molecole nel 33 Le immagini sono state rielaborate su quelle presenti in Fabbro, 1996, p

4 loro insieme contribuiscono a fare del neurone una centrale operativa con proprietà uniche, che vengono studiate dal secondo livello di ricerca, quello della neuroscienza cellulare. Il livello dei sistemi si occupa, invece, di comprendere a quali funzioni attendano alcuni circuiti neuronali; si dedica, cioè, all approfondimento dei meccanismi che regolano alcuni apparati cerebrali, come il sistema visivo o quello motorio. La neuroscienza comportamentale si dedica principalmente alla collaborazione tra i diversi sistemi: il suo scopo è comprendere come le porzioni di cervello deputate a specifiche funzioni riescano a integrarsi con quanto avviene in altre aree per produrre comportamenti complessi. L ultima frontiera delle neuroscienze viene definita cognitiva e il suo obiettivo ambizioso è svelare i misteri dell attività intellettuale umana più alta, quella, cioè, in cui «l attività del cervello crea la mente» 34. Primo fra questi misteri è il linguaggio (Bear - Connors - Paradiso, ). Le acquisizioni che ci interessano in questo contesto sono riferite ai sensi e agli emisferi del cervello, da collegare con attività quali l uso del computer, il teatro e l apprendimento di una lingua altra. Stiamo attenti, quindi, agli ultimi tre ambiti della ricerca neuroscientifica attuale. 1. Anatomia e fisiologia del sistema nervoso L architettura del sistema nervoso è complessa. Più parti la costituiscono: gli organi dei sensi, osservatori periferici in diretta relazione con la realtà esterna; i nervi, attraverso i quali passa la realtà catturata e gli ordini emanati dal cervello; la centrale operativa o cervello, che coordina le azioni volontarie; il cervelletto, che controlla il movimento e l equilibrio; il tronco encefalico, che gestisce i movimenti involontari e il midollo spinale, che controlla i movimenti riflessi. Alla parte più esterna del cervello, o corteccia cerebrale, sono affidati compiti complessi quali il linguaggio, la memoria, l immaginazione e altri. Tutto questo grazie a 34 La citazione letterale è ripresa dalla seconda versione italiana del libro: M.F. Bear - B.W. Connors - M.A. Paradiso, Neuroscienze. Esplorando il cervello, Masson, Milano , p

5 Anatomia e fisiologia del sistema nervoso un gioco di assoni afferenti che portano a ed efferenti che portano da che trasmettono informazioni da un capo all altro del corpo (Bear - Connors - Paradiso, ). Sempre a due a due, simmetricamente, numerosi nervi portano gli stimoli provenienti dagli organi dei sensi, dai muscoli e dagli organi al cervello e viceversa. Il nervo ottico è coinvolto nel meccanismo della visione, altri nervi controllano i muscoli degli occhi, altri i muscoli facciali, altri danno informazioni sui sapori, altri sono responsabili dell equilibrio e dell udito. Attraverso i nervi passano tutte le informazioni che ci arrivano dall ambiente e tutti i comandi che vengono mandati alle varie parti del corpo dal Sistema nervoso (sn). Quest ultimo si divide in Sistema Nervoso Periferico (snp) e Sistema Nervoso Centrale (snc). Il primo è costituito dai nervi cranici e spinali, dai gangli periferici e dai neuroni deputati alla ricezione degli stimoli catturati dai sensi (Marini, 2008). Si distingue in somatico e viscerale. Il snp viscerale o Sistema Nervoso Autonomo (sna) è definito anche involontario o vegetativo perché è formato da quei neuroni che attendono alla regolazione degli organi interni, dei vasi sanguigni e delle ghiandole. Il snp somatico si occupa, invece, della cute, delle giunture e dei muscoli che determinano movimenti volontari. I motoneuroni hanno una struttura cellulare molto particolare: il corpo centrale della cellula si trova nel snc, mentre gli assoni si snodano all interno del snp (Bear - Connors - Paradiso, ). All interno del snc si riconosce un organizzazione microanatomica e una macroanatomica. La prima riguarda le strutture cellulari che compongono il snc neuroni e glia la seconda dice in quali sottoparti lo possiamo scomporre midollo spinale ed encefalo (Marini, 2008) La centrale operativa: il neurone L encefalo dirige la vita del corpo in ogni suo aspetto. Qual è la sua geografia? La corteccia è circonvoluta e piena di pieghe e comprime un gran numero di corpi cellulari in uno spazio limitato. Segnata da solchi più o meno profondi, divide l organo in varie zone dette lobi. A ogni zona corrisponde una precisa funzione. I corpi delle cellule nervose formano lo strato più esterno di entrambe le metà o emisferi: la materia grigia del nostro cervello. Al di sotto della corteccia le fibre si allontanano 111

6 dai corpi cellulari. E siccome questi milioni di fibre nervose sono ricoperti di una guaina composta di grassi chiamata mielina, hanno l aspetto di una massa bianca, precisamente la materia bianca del nostro cervello. La mielina non circonda interamente l assone, ma si interrompe a livello dei nodi di Ranvier, stratagemma attraverso il quale viene ulteriormente favorita la velocità di conduzione (Kandel - Schwartz - Jessell, ). La mielina è costituita dalle cellule gliali (dal greco γλία, glía, colla), le quali sono molto numerose all interno del sistema nervoso, tanto da superare da 10 a 50 volte la quantità dei neuroni. Le funzioni svolte da queste cellule sono molteplici: si tratta di elementi di sostegno per il sistema nervoso che formano la barriera emato-encefalica, che guidano la migrazione dei neuroni e la crescita degli assoni lungo l arco dello sviluppo. Ci soffermeremo soprattutto sul ruolo che esse hanno nel processo di mielinizzazione (Kandel - Schwartz - Jessell, ). Le cellule gliali, infatti, si possono dividere in due sottosistemi, ovvero la microglia e la macroglia. La prima classe comprende quelle cellule gliali che hanno funzione fagocitaria, mentre la seconda categoria comprende le cellule che formano la mielina. La macroglia si divide in oligodendrociti, cellule di Schwann e astrociti. Tra queste, le cellule che formano la guaina mielinica sono gli oligodendrociti e le cellule di Schwann (Kandel - Schwartz - Jessell, ). Queste cellule avvolgono l assone, o prolungamento principale della cellula nervosa, allungando i loro processi membranosi lungo il cilindro e formando una spirale: gli oligodendrociti si trovano nel snc e si avvolgono intorno a numerosi assoni, mentre le cellule di Schwann sono situate nel sistema nervoso periferico e, principalmente, circondano un solo assone (Kandel - Schwartz - Jessell, ). Gli astrociti, invece, si collocano nello spazio tra i neuroni e si occupano della regolazione dello spazio extracellulare da un punto di vista chimico e possono influenzare lo sviluppo del neurite (Bear - Connors - Paradiso, ). Tutte le informazioni che i sensi raccolgono e che giungono al cervello attraverso il sistema di nervi, sono interpretate, elaborate e messe in relazione con altre. Gli stimoli sono poi depositati nella memoria, da dove potranno essere ripresi quando serviranno. Le operazioni compiute dal cervello sono effettuate per mezzo delle sue cellule, i neuroni, collegati tra loro attraverso lunghi filamenti chiamati assoni e dendriti. Ogni neurone è un elaboratore di informazioni perché le riceve da 112

7 Anatomia e fisiologia del sistema nervoso migliaia di altri neuroni e ne invia ad altrettanti. I microscopici spazi tra un neurone e l altro, attraverso cui si diffondono i segnali elettrici e chimici che consentono alle cellule di comunicare tra loro, sono le sinapsi. Nel loro maggiore o minore numero e nelle caratteristiche dei neurotrasmettitori, o sostanze chimiche rilasciate dai neuroni, è forse custodito il segreto delle differenze individuali nell apprendimento. Il cervello di chi impara con facilità e quello di chi fatica a imparare sono anatomicamente simili, ma a livello cellulare e molecolare la fabbrica del pensiero lavora con diversa intensità. I neuroni comunicano continuamente tra loro, depositando informazioni e integrandole. Calcolando che abbiamo miliardi di neuroni nel cervello e che ognuno di essi forma da diecimila a cinquantamila sinapsi, arriviamo a centinaia di miliardi di minuscoli moti relazionali all interno del sistema nervoso (Siegel, 2007; Eccles, 1989; Guyton, 1981). Nei neuroni, infatti, riconosciamo alcune zone principali, di cui solo alcune fanno sinapsi con il neurone confinante. Alla parte centrale, rigonfia, della cellula, vengono attribuiti diversi nomi: corpo cellulare, soma e pericario. Al suo interno si trova il nucleo, che a sua volta contiene i cromosomi, custodi del prezioso codice genetico che ci rende unici: il dna (o acido desossiribonucleico). Dal soma si diramano alcuni tubicini che vengono definiti neuriti e che possono essere di due tipi: assoni e dendriti. Comunemente dal corpo cellulare si origina un solo assone che mantiene il suo diametro per tutta la sua lunghezza e che può raggiungere anche più di un metro. A volte esso può dividersi in rami che formano un angolo retto con il tronco centrale. I dendriti, d altro canto, raggiungono di rado i due millimetri di estensione e divengono sempre più sottili. Essi sono in relazione con molti assoni di altre cellule da cui ricevono i segnali. La parte terminale dell assone di una cellula neurale può fare sinapsi sia con i dendriti di un altro neurone sia con il suo corpo cellulare (Bear - Connors - Paradiso, ). Cosa favorisce l alto numero di sinapsi e, di conseguenza, l alto numero di elaborazioni, con il felice risultato di far apprendere? Più il cervello è stimolato e più si verificano sinapsi, ovvero, più c è necessità di depositare e integrare informazioni e più s intensifica l elaborazione. Ma le informazioni arrivano se l ambiente esterno è ricco di stimolazioni visive-uditive-gustative-olfattive-tattili, se chiede di interagire con esso e se ha una particolare organizzazione. 113

8 Figura 2 - Il neurone e i suoi collegamenti 114

9 Anatomia e fisiologia del sistema nervoso I neuroni specchio I neuroni specchio o mirror neurons sono una classe di particolari cellule cerebrali presenti nel nostro cervello. La paternità della scoperta è italiana e si deve a un gruppo di ricercatori dell Università di Parma, alla cui guida figura il professor Giacomo Rizzolatti. Dai primi studi sui macachi ne sono scaturiti altri in sette laboratori distribuiti in tutto il mondo: alcuni ricercatori si sono avvalsi ancora dei primati, mentre altri si sono occupati direttamente del cervello umano grazie alle più avanzate tecniche di brain imaging. La differenza tra lo studio sugli animali e quello sugli umani è che il primo permette l inserimento di elettrodi che consentono di sentire il neurone mirror che scarica, mentre i secondi sono più complessi e richiedono, spesso, una batteria di ricerche volta a confutare ogni possibile dubbio circa il coinvolgimento di una classe specifica di neuroni. Cosa rende queste cellule cerebrali tanto speciali? Esse si attivano quando compiamo un movimento finalizzato come quando afferriamo un oggetto, ma anche e questa è la notizia sensazionale quando osserviamo un altro compiere la stessa azione. Vedere qualcuno effettuare un movimento ci attiva a livello cerebrale perché condividiamo con lui la conoscenza di tutte le procedure che dobbiamo mettere in atto per effettuare il medesimo movimento. La scoperta è stata tanto rivoluzionaria nel campo delle neuroscienze che alcuni l hanno paragonata alla scoperta del dna in biologia. I neuroni specchio sono cellule che si attivano sia quando facciamo un movimento che quando vediamo qualcun altro compierlo perché dentro di noi esiste quello stesso vocabolario di atti posseduto dalla persona che osserviamo e ci rivediamo in quei movimenti che sono anche i nostri. Più abbiamo familiarità con certi tipi di atti, più sarà forte l attivazione dei nostri mirror mentre osserviamo qualcuno che fa quei movimenti. Ad esempio, i neuroni specchio di un ballerino che ne osserva un altro saranno più sollecitati rispetto a un non-ballerino che osserva le medesime azioni. In realtà, si parla genericamente di neuroni specchio, ma sembrerebbero esistere classi specifiche di cellule appartenenti ai mirror che svolgono funzioni leggermente diverse. Oggi tali diversità sono state 115

10 riscontrate nei macachi, ma le ricerche in tal senso stanno progredendo (Iacoboni, 2008). Ci sono neuroni che sono definiti congruenti in senso stretto, che scaricano sia quando si prende un chicco d uva con le dita (presa di precisione), sia quando si vede qualcun altro afferrare l uva con le dita. Vi sono poi i neuroni specchio congruenti in senso lato, che scaricano anche quando non c è una relazione così stretta tra azione eseguita e osservata. Tali neuroni si attivano sia quando la scimmia afferra qualcosa da mangiare con la mano, sia quando osserva qualcuno che afferra il cibo con la bocca. Non è importante tanto l azione, quanto lo scopo a essa legato! Infine, un altra classe di cellule è definita di neuroni specchio logicamente correlati perché codificano azioni osservate che sono solo preparatorie all azione che sarà eseguita. Tali neuroni si attivano quando viene messo il cibo sul tavolo esattamente come quando viene compiuta l azione vera e propria dell afferrare il cibo e mangiare. A differenza di ciò che accade nelle scimmie, i mirror degli esseri umani si attivano anche quando vedono un azione solo mimata: in genere l uomo utilizza le aree dei neuroni specchio per azioni molto più astratte che nei macachi. Tra l altro, l azione non deve necessariamente essere vista, poiché i mirror si attivano anche quando sentiamo suoni caratteristici. Se, ad esempio, siamo in cucina e sentiamo il rumore di una chiave nella serratura della porta di casa (il rumore della mandata e il clic dell apertura), sappiamo che un nostro familiare sta rientrando: tutto ciò accade perché i nostri mirror si attivano e ci fanno ripercorrere mentalmente tutta la serie di azioni che anche noi compiamo quando facciamo ritorno a casa. Una magia che vivevamo da tempo, ma alla quale non sapevamo ancora dare un nome. Cosa hanno a che fare i mirror con il nostro tema principale, ovvero la conoscenza e la coltivazione delle lingue altre? I neuroni specchio sembrano giocare un ruolo fondamentale in tanta parte della nostra vita individuale e interpersonale Il ruolo dei neuroni specchio nell interazione con gli altri Una delle prime interferenze dei mirror con la nostra vita riguarda proprio l apprendimento. All inizio degli studi sui mirror il 116

11 Anatomia e fisiologia del sistema nervoso professor Rizzolatti ha constatato che nei macachi che osservavano un ricercatore afferrare dell uvetta con una presa di precisione della mano si registrava un attivazione dei neuroni specchio. Al contrario, nel momento in cui la presa di precisione veniva effettuata con l ausilio di un utensile da parte del ricercatore, i macachi mostravano una certa indifferenza rivelata dalla non attivazione dei mirror. Tali risultati iniziali erano coerenti con l ipotesi che l attivazione dei mirror è legata a un repertorio motorio familiare: non avendo le scimmie molta dimestichezza con gli utensili, non venivano attivate le zone dei neuroni specchio. Uno studio successivo, effettuato da Ferrari e riferito da Iacoboni (2008), ha messo in evidenza come, nei macachi, il 20% dei mirror di una determinata area della zona f5 fosse eccitata in presenza di azioni che prevedevano l uso di utensili. Come spiegare la discrepanza dei risultati tra i primi esperimenti e questo, più recente? La prima ipotesi formulata dagli Autori puntava sul fatto che l attivazione dei neuroni specchio sembra molto più correlata al raggiungimento di una certa finalità (l importante è prendere il cibo, non importa se con le mani o con le pinze!), ma come spiegare l assenza di attivazione dei mirror in presenza di utensili nei numerosi studi effettuati in precedenza? Iacoboni (2008, p. 43) propone una visione affascinante per chi insegna: «I neuroni specchio che rispondono all uso di utensili costituiscono un allettante evidenza empirica che collega i neuroni specchio al comportamento imitativo, un potente meccanismo per l apprendimento». Se questa supposizione fosse vera, le scimmie si sarebbero abituate agli umani che muovevano davanti a loro utensili e avrebbero appreso che sono un altro modo utile per raggiungere l obiettivo cibo! Siamo agli albori della ricerca in tal senso e dovremmo avere uno sguardo curioso su quanto emergerà da studi futuri. È stata, inoltre, proposta una stretta relazione tra neuroni specchio ed empatia. Alcuni studi dimostrerebbero che essi ci permettono di comprendere l intenzione dell altro: dai suoi gesti siamo in grado di decifrare qual è lo scopo sottostante alle azioni che esegue. In un esperimento condotto sul modo di afferrare una tazza è stato messo 117

12 in evidenza come sia i movimenti di precisione che facciamo, sia il contesto, ci permettono di decodificare lo scopo che guida l azione dell altro. Se siamo di fronte a una tavola imbandita e chi ci sta di fronte afferra la tazza dal manico deduciamo che la sua intenzione è quella di bere. Se siamo di fronte a una scena in cui il tavolo sembra essere stato appena utilizzato e chi sta di fronte a noi prende la tazza dall alto pensiamo che vuole metterla nel lavandino perché possa essere lavata. Condividiamo un vocabolario d atti con l altro, come abbiamo detto, ma quello dell osservatore è un atto potenziale, cioè egli può contare su una selezione automatica delle strategie più efficaci in quel determinato contesto (Rizzolatti - Sinigaglia, 2006). Anche il linguaggio rappresenta un «gesto fonetico» (Gallese et al., 1996, p. 607) che abbiamo in comune con gli altri. Ciò che produciamo quando parliamo e ciò che decifriamo quando qualcun altro parla sono la stessa cosa. Il linguaggio nascerebbe dalla condivisione di questo substrato comune a cui fare riferimento e avrebbe più natura motoria che uditiva. Sono dei movimenti che riconosciamo nell altro, ovvero quando osserviamo un altro che parla, dentro di noi i neuroni specchio ci farebbero riprodurre mentalmente il movimento che l altro produce davvero (Brandi - Bigagli, 2004). Alcuni studi (Greenfield, 1991), anche se precedenti, sembrano confermare ulteriormente questa ipotesi della parola strettamente legata all azione. Nel momento in cui iniziano a combinare parole e frasi in enunciati, i bambini iniziano anche a combinare tra loro oggetti. Inizialmente, ambedue le attività dipendono dall area di Broca 35, che va, però, sempre più differenziandosi con la crescita, creando un modulo deputato alla manipolazione di oggetti e un altro dedicato al controllo delle competenze grammaticali. Corballis (2002), d altro canto, sottolinea come, probabilmente, sia ipotizzabile la presenza di sotto-aree confinanti con quella di Broca che sono deputate a funzioni diverse, piuttosto che pensare che l area attenda a tutto un insieme di funzioni. 35 L area di Broca è tra le zone cerebrali più strettamente legate alla produzione linguistica. Le sue caratteristiche verranno approfondite nel corso del capitolo. 118

13 Anatomia e fisiologia del sistema nervoso L Autore fa un paragone tra i lobi frontali e un fiore che, crescendo, mette in evidenza petali diversi, che corrisponderebbero alle diverse capacità cerebrali. Allo stesso tempo il fatto che tali abilità siano parte di un unico fiore sottolinea l attività armonizzante che i lobi stessi svolgono Componenti del Sistema Nervoso Centrale Il livello macroanatomico del snc vede due componenti principali: il midollo spinale e l encefalo. Il midollo spinale riceve informazioni da quasi tutto il corpo, tranne che dal volto, e le incanala verso il cervello e, al contrario, trasporta a tutto il corpo sempre con l eccezione del volto gli impulsi che si originano nell encefalo in modo che si generi il movimento (Marini, 2008). Si tratta, in sostanza, di un fascio di nervi che corre racchiuso negli anelli ossei della colonna vertebrale, trasmette gli stimoli da e per il cervello, servendosi dei nervi periferici chiamati sensitivi se trasmettono le sensazioni del corpo al cervello e motori se ordinano il movimento alle diverse parti del corpo. La velocità di trasmissione dello stimolo e della risposta è altissima, quasi uguale a quella con cui viaggia la luce (Guyton, 1981). La relazione con il mondo esterno è per noi sinonimo di sentire e di agire. L encefalo consta di tre componenti: il tronco encefalico, il cervelletto e il cervello. Il tronco encefalico è in relazione sia con il cervelletto che con il midollo spinale e sostiene il cervello. È formato dal bulbo, deputato al controllo di funzioni fondamentali per la vita, come la respirazione e l attività cardiovascolare, dal mesencefalo, che controlla i movimenti oculari e ponte che gestisce le relazioni con il cervelletto (Marini, 2008). Controlla, inoltre, il ritmo sonno-veglia e al suo interno si trovano i nervi cranici dedicati a sovrintendere la sensibilità e i movimenti del volto (Marini, 2008; Fabbro, 2004). Il cervelletto interviene nei processi di apprendimento e controllo del movimento, oltre che in altre funzioni cognitive (Fabbro, 2004). Nel cervello riconosciamo la corteccia cerebrale nella quale si trovano: una zona prettamente corticale, una neocorticale e alcune strutture che si trovano al suo interno, definite sottocorticali. 119

14 Le funzioni principali della corteccia cerebrale La corteccia si divide in una zona più antica che condividiamo con tutti gli animali e la neocorteccia, presente solo nei mammiferi. La corteccia olfattiva e la porzione ripiegata su se stessa a formare quello che viene definito ippocampo 36 fanno parte della corteccia, mentre la porzione cerebrale più elaborata e composta da più strati è la neocorteccia. È a questo livello che avvengono le elaborazioni cognitive più complesse (Bear - Connors - Paradiso, ). C è una relazione tra particolari parti della corteccia e precise funzioni del corpo. I neuroni che compongono una zona controllano, per esempio, la muscolatura delle gambe; un altro gruppo di cellule nervose ha a che fare con la mano e con il braccio; un altro grande gruppo controlla i muscoli del collo e della testa compresi quelli della fonazione. Lungo i neuroni motori corre una striscia, l area somestetica; i nervi in quest area raccolgono gli stimoli esterni al corpo, come quelli prodotti da granelli di sabbia che scorrono sulla pelle. Proviamo a toccarci la testa e diciamo: il suono è percepito qui; l immagine qui. Così la corteccia riceve gli stimoli dall ambiente in vari centri e controlla le risposte volontarie a questi stessi stimoli da una data striscia. Ma la corteccia fa qualcosa di più. Percepisce gli stimoli e li associa con il ricordo di altri uguali o simili e poi decide una risposta particolare a essi. Stimoli diversi trovano associazioni precise nella corteccia e producono risposte diverse. Questo vale anche per la traboccante varietà di stimoli astratti legati alle immagini, alle parole e alla scrittura. L associazione degli stimoli con le esperienze passate e immagazzinate nella corteccia è, fondamentalmente, la memoria. Gli stimoli, una volta elaborati, si organizzano in reti e mappe. La memoria umana è così fatta che noi comprendiamo e riteniamo molto meglio quel che viene organizzato secondo relazioni. Questo per- 36 L ippocampo è la porzione cerebrale rilevante ai fini dei processi mnemonici, viene ritenuto, infatti, il magazzino in cui vengono conservate le informazioni. Tale argomento sarà approfondito nel corso del capitolo, con particolare riferimento alla relazione tra memoria e linguaggio. 120

15 Anatomia e fisiologia del sistema nervoso ché immagazziniamo le informazioni in modo reticolare e non lineare come giù affermava Anderson (1985). Per metterci in relazione con l ambiente circostante, per adattarci e reagire opportunamente a esso, catturiamo ed elaboriamo, attraverso i sensi, molte informazioni. La percezione del colore, del movimento, delle distanze e della forma degli oggetti è compito deputato alla vista, mentre la percezione pronta dei suoni e dei rumori, con la relativa valutazione dell altezza, del timbro e dell intensità, è un compito proprio dell udito. La vista e l udito sono i due sensi ai quali si fa maggiore riferimento quando si parla di apprendimento. Ma siamo in relazione con la realtà circostante anche attraverso le informazioni tattili, termiche, dolorifiche e relative alla pressione. Il salato della focaccia, il dolce del cioccolato, l amaro del caffè, l acido del succo di limone, per magia del gusto, vengono tradotti in stimoli che vanno direttamente alla centrale operativa per essere elaborati. Milioni di cellule olfattive, molto specializzate, raccolgono ogni genere di stimolo odoroso e lo trasmettono al cervello. Nella zona preposta all udito si trovano anche i recettori sensibili allo spostamento che, insieme alla vista, informano il cervello sulla posizione del corpo. Figura 3 - Zone diverse del cervello per sensibilità differenziate 121

16 Muoversi, camminare, fare in generale, stimolano prepotentemente il cervello. Ci potrebbero interessare due tomografie che mostrano l attivazione di alcune aree cerebrali nel corso di un movimento immaginato e durante l esecuzione dello stesso. Cinque zone si illuminano quando si esegue il movimento contro una sola zona quando il movimento si immagina 37. Figura 4 - Elaborazione grafica della tomografia di un movimento mentre viene immaginato (a sinistra) e mentre viene eseguito (a destra) Due disegni riportati per la prima volta in Penfield e Rasmussen (1950) illustrano, il primo, l homunculus motorio, cioè la sezione schematica del giro precentrale dove sono evidenziate le porzioni di corteccia preposte al controllo dei muscoli di varie regioni del corpo. Il disegno, basato sulle proporzioni di tessuto corticale corrispondente a ciascuna parte del corpo, evidenzia l enorme spazio occupato dal volto e dalla mano. Il secondo disegno illustra l homunculus sensoriale, in una sezione trasversale di un emisfero cerebrale. L estensione territoriale maggiore, nel cervello, è occupata dal volto, dalla mano e dal piede. In particolare, la superficie corticale occupata dalla rappresentazione dei muscoli della mano e da quelli della laringe e della bocca gli organi dell azione e del linguaggio è smisuratamente grande. 37 Tomografie realizzate dal prof. P.E. Roland del Laboratory for Brain Research and Positron Emission Tomography, Karolinska Institute, Stoccolma, riportato su «Sfera», 27 (1992), pp

17 Anatomia e fisiologia del sistema nervoso Figura 5 - Homunculus sensoriale e homunculus motorio La specializzazione degli emisferi Un profondo solco, la scissura interemisferica, divide in porzioni quasi completamente simmetriche la corteccia cerebrale, determinando la formazione degli emisferi cerebrali (Marini, 2008), coinvolti nelle funzioni cognitive superiori: linguaggio, scrittura, lettura, musica, pittura, calcolo (Fabbro, 2004). Lungo la sezione centrale, oltre due miliardi di fibre nervose s incrociano, passando da un emisfero all altro e facendo delle due metà un unità singola. Tra le connessioni che si creano, il ponticello più importante è il corpo calloso, uno smisurato ammasso di neuroni che assicurano duecento milioni di commessure (Marini, 2008; Bear - Connors - Paradiso, ) che, a loro volta, recapitano quattro miliardi circa di informazioni al secondo da un emisfero all altro (Eccles, 1989; Guyton, 1981). La leggera asimmetria riscontrata a livello anatomico tra gli emisferi cerebrali corrisponde a una specializzazione a livello funzionale: il linguaggio ha una rappresentazione nell emisfero sinistro, mentre il destro attende più alle abilità di tipo visuo-spaziale (Marini, 2008). La teoria della lateralizzazione, avviata con i lavori di Broca, si fonda sul fatto che, alla nascita, i due emisferi cerebrali sono equipollenti, e che man mano che il piccolo d uomo cresce, utilizzandoli entrambi, ognuno dei due si carica di funzioni particolari specializzandosi in esse. Secondo Lenneberg (1967), 123

18 con la pubertà si conclude il periodo di specializzazione che presenta il seguente quadro: il cervello è la sede indiscussa delle operazioni riguardanti il linguaggio sia dal punto di vista della ricezione che da quello della produzione; il linguaggio è lateralizzato a sinistra nei destrimani e in una parte dei mancini e a destra nell altra parte dei mancini; l emisfero cerebrale sinistro si presenta analitico, e svolge compiti di scomposizione della realtà ai fini di analizzare i rapporti che intercorrono tra i suoi elementi, mentre quello destro è olistico nel senso che coglie la realtà nel suo insieme sotto forma di percezione globale e di impressioni. Il primo è il cervello della riflessione, del ragionamento e della logica; il secondo è il cervello dell immaginazione, dell intuizione, della fantasia e del sogno. L emisfero sinistro è l emisfero dominante per il linguaggio verbale, mentre il destro è dominante per i linguaggi non verbali come la danza, la musica, l arte, il mimo e altri. Come evidenzia Danesi (2008), l emisfero destro attende al pensiero sintetico, spaziale e immaginativo, mentre nel sinistro ha sede il pensiero verbale, analitico e riflessivo. Figura 6 - Le funzioni associate con gli emisferi cerebrali Elaborazione grafica ispirata a M. Danesi, Language, society, and culture. Introducing anthropological linguistics, Canadian Scholars Press Inc., Toronto 2008, p

19 Anatomia e fisiologia del sistema nervoso La grande novità è che la teoria della lateralizzazione è stata rivisitata dalle ricerche di questi ultimi anni che dicono come nel linguaggio e nella comunicazione il cervello funzioni in modo cooperativo. Dalla fine degli anni Cinquanta, questa certezza l avevano Penfield e Roberts (1959) della McGill University di Montréal. Negli anni Sessanta, indagini ed esperimenti condotti da Sperry, Gazzaniga e Bogen (1969) hanno messo scientificamente in discussione la nozione di dominanza cerebrale. Il risultato importante è stato che i due lati del cervello, pur avendo modalità percettive diverse, sono da considerarsi in rapporto complementare. Sembra infatti che la parte sinistra del cervello subisca modificazioni sostanziali nel periodo che va dai due ai quattro anni, lasso di tempo in cui si costruiscono alcune abilità come il linguaggio, la manipolazione, nonché le attitudini musicali. Chi sviluppa una grammatica musicale fin da questa tenera età impegna, per suonare, aree cerebrali contigue a quelle linguistiche. Nel caso si apprendano abilità musicali dopo questo periodo, esse saranno competenza dell emisfero destro, che si sviluppa in un momento successivo. Questa maturazione più tarda si riscontrerebbe anche nel miglioramento che si ha a livello di orientamento spaziale e mobilità, che sono processi controllati dalla parte destra del cervello (Corballis, 2002). Inoltre, anche se il linguaggio sembra essere lateralizzato a sinistra, si deve tener conto che alcune competenze linguistiche sono gestite dall emisfero destro: se la parte sinistra della corteccia cerebrale elabora le funzioni seriali come gli aspetti fonetici, fonologici, morfosintattici e parte di quelli semantici, la parte destra svolge un ruolo fondamentale in altri aspetti semantici e nelle sfere della pragmatica e della prosodia (Marini, 2008) Le strutture sottocorticali A livello subcorticale viene riconosciuto un ruolo molto importante ai gangli della base che intrattengono rapporti con zone sia frontali che temporo-parietali coinvolte nei processi linguistici. In particolare il loro ruolo è centrale nella fonazione, poiché intervengono nella modulazione dell articolazione (Marini, 2008). 125

20 Altra struttura importante è il diencefalo, formato dal talamo e dall ipotalamo. Il primo è coinvolto nei processi sensoriali e nel controllo di funzioni emozionali, di attenzione e di memoria, oltre che nella regolazione del ritmo sonno-veglia. L ipotalamo è deputato al controllo dell attività di liberazione di alcuni ormoni secreti dall ipofisi. È un elemento indispensabile in tanta parte del sistema vegetativo e agisce a livello della regolazione della temperatura corporea, del comportamento alimentare e sessuale (Fabbro, 2004) Il punto di vista dei connessionisti Per i connessionisti, non c è alcuna differenza tra percezione, apprendimento e memorizzazione (McClelland - Rumelhart, 1986). Il fatto che le reti concettuali si arricchiscano, si aggiustino, si ristrutturino continuamente attraverso le interazioni con l ambiente, porta a riflettere sulla necessità di inserire gli elementi da acquisire all interno del reticolo cognitivo, avvolgendolo di stimoli visivi e uditivi attraenti e interessanti. La cognizione viene rappresentata come una rete neuronale di unità connesse tra di loro e distribuite attraverso l intera rete sinaptica. In altre parole, per i connessionisti, il cervello è composto da un numero incredibile di piccole macchine interconnesse che operano simultaneamente, dedicate, ognuna, ad apprendere un particolare tipo di informazioni. Questa modalità di lavoro viene etichettata come pdp (Parallel Distributed Processing o Elaborazione Distribuita in Parallelo). Una diversa visione del cervello (Fodor, 2010, 2008, 1983), lo considera come un sistema complesso che evolve verso un organizzazione modulare. La modularità, concetto-chiave della neuropsicologia cognitiva, non può essere ancora direttamente verificata o confutata perché non dà ragione dei processi complessi che avvengono nella nostra mente. Anche se siamo conquistati dalle teorie nuove, è molto difficile, allo stato attuale della ricerca, affermare che la conoscenza umana sia riducibile alle reti neuronali. Come si presenterà la neurologia impegnata a studiare le reti neuronali e a spiegare la rappresentazione interna della conoscenza (Gazza- 126

21 La neurolinguistica niga - Ivry - Mangun, ; Gazzaniga, 1992)? Secondo i connessionisti, i sistemi cognitivi sono reti composte da unità che possono andare soggette a diversi stati di eccitazione. Quando un unità si connette a un altra, come abbiamo visto per i neuroni, cambia stato in funzione delle unità con le quali entra in connessione. Il paradigma connessionista è la percezione e non il ragionamento. Si svolge seguendo un meccanismo che parte dallo stato stabile della rete, entra in contatto con la realtà esterna attraverso i sensi (chiamati sensori) e cambia di stato. I cambiamenti di stato dei sensi contagiano cambiamenti in altre unità della rete. Questo processo continua finché la rete raggiunge un nuovo stato di stabilità. Per i connessionisti, la percezione è l insieme del processo di destabilizzazione e di re-stabilizzazione della rete e ogni nuova percezione lascerebbe le sue tracce nella rete, come del resto vi rimarrebbero anche le tracce dello stesso processo avvenuto. È più esatto, forse, pensare al cervello come a qualcosa di cui molta parte è ancora sconosciuta. Le teorie che tentano di fornire modelli e schemi di funzionamento, pur essendo molto valide e utili a comprendere meglio ciò che accade dentro di noi, sembrano ancora lontane dal coglierne pienamente la ricchezza e la complessità. La ricerca sta avanzando e le tecniche di indagine fanno continui progressi 39, ma ancora molto poco è noto di come realmente funzionino i processi cerebrali e di come il cervello lavori. Sarà questa la sfida del presente millennio che ci ricorda la grande sfida dei paleoantropologi citata nel primo capitolo di questo libro. 2. La neurolinguistica Dal dialogo tra neurofisiologi e linguisti nasce la neurolinguistica. Una disciplina autonoma che illumina sugli stretti rapporti che intercorrono tra cervello e linguaggio. Le prime tracce scritte 39 Per un approfondimento sulle tecniche per lo studio del linguaggio si consiglia la lettura del capitolo quarto del libro S.M. Aglioti - F. Fabbro, Neuropsicologia del linguaggio, il Mulino, Bologna

22 di essa risalgono al 1700 a.c.: su un papiro egizio viene riportata la perdita, in un soggetto, della capacità di esprimersi verbalmente a seguito di una lesione o malattia del cervello. Altri appassionanti documenti dell antichità sono raccolti nel volume di Fabbro (1996, pp ). L interesse per la neurolinguistica, nel presente contesto, è in funzione dell insegnamento/acquisizione di lingue altre, anche se superare le frontiere biologiche del linguaggio fa sempre sorgere ammirazione. Sarebbe affascinante ripercorrere a grandi tappe la storia della neurolinguistica, ma si rimanda ad altri studi che l hanno fatto con molta chiarezza (Marini, 2008). Ora si tratta della maturazione del cervello, della localizzazione e del funzionamento del linguaggio, delle specializzazioni dei due emisferi, del ruolo-chiave svolto dal corpo calloso e soprattutto di alcune ricadute a punta di diamante sul fronte dell acquisizione delle lingue altre Il cervello nei primi anni di vita Il cervello, dopo essere stato ricamato per mesi, si presenta, alla nascita, in tumultuoso sviluppo. Non ha ancora finito di farsi e cresce rapidamente dando prova di una plasticità 40 e plasmabilità rare. Dalla nascita ai due anni in media s incrementano le aree necessarie per la ricezione degli stimoli, i lobi frontali, l area visiva del corpo calloso e le connessioni tra il talamo e il midollo spinale. Questi compimenti consentono al neonato di percepire gli stimoli provenienti dall ambiente sperimentando, nuovo fiammante, il regalo del tatto-vista-udito-gusto-olfatto. La localizzazione delle diverse funzioni cerebrali è correlata a fattori biologici specifici dai quali dipende la maturazione del cervello. L infanzia in particolare il 40 La plasticità si riferisce alla cellula neuronale che può cambiare la sua funzione in rapporto alle altre cellule. Essa si esprime nella capacità delle sinapsi di modificare le loro funzioni, di essere sostituite, o di essere modificate in numero a seconda dell attività funzionale. 128

23 La neurolinguistica periodo che va dalla nascita ai sei anni è una stagione talmente critica per l acquisizione primaria del linguaggio che se l emisfero sinistro viene danneggiato, l emisfero destro, grazie alla sua tangibile plasticità, se ne addossa la responsabilità delle funzioni (Penfield - Roberts, 1959). La tappa successiva vede il cucciolo d uomo capace di utilizzare le informazioni dei sensi per meglio classificare e perciò capire ogni stimolo. Lo sviluppo e affinamento delle aree sensorie e di associazione strutture cerebrali cruciali avviene per le esperienze significative di relazione e di contatto sociale. L estensione del corpo calloso e la maturazione, nell emisfero sinistro, del fascicolo arcuato, dichiarano che le strutture neurologiche necessarie allo sviluppo del linguaggio sono al massimo della loro operatività. Fino agli undici anni matura ulteriormente il corpo calloso e si sviluppa l area sensoria non specifica che permetterà una connessione dell intera rete neuronale coinvolta nella ricezione, interpretazione e conservazione degli stimoli provenienti dall ambiente. Il capolavoro potrà dirsi ultimato quando, all aurora dell adolescenza, si completerà lo sviluppo dell area di associazione non specifica (Danesi, 1988a). Quando, dopo la pubertà, il cervello raggiunge il massimo peso, non si lascia più modellare e sagomare. E a questo punto, se capitano lesioni, patologie come le afasie o altre, tendono a essere permanenti. Per quanto riguarda le aree deputate alla comprensione e alla produzione del linguaggio, esse arrivano a una maturazione completa all incirca verso gli otto anni: già nel bambino di tre mesi è presente la lateralizzazione del linguaggio nell emisfero sinistro. Questo accade nel 90% delle persone ma, una caratteristica peculiare del cervello ancora non del tutto sviluppato del bambino è che, in presenza di un qualche tipo di lesione nell emisfero sinistro, i bambini subiscono danni meno gravi rispetto agli adulti; ciò si deve a una maggiore attitudine al recupero derivante dalla capacità dell emisfero destro di sopperire ad alcune mancanze di quello sinistro, processo che è sempre meno messo in atto dal cervello man mano che si va avanti con l età (Fabbro, 2004). 129

24 Lo sviluppo della base cerebrale del linguaggio, che avviene nei primi anni di vita, ha dell incredibile. In questa fertile tappa si forma la maggior parte delle reti di connessioni sinaptiche nelle quali si attua l attività neuronale, accompagnata da un progressivo modellamento dei tessuti cerebrali. Ogni stadio dell evoluzione avviene grazie all ambiente, fondamentalmente un ambiente linguistico e di relazione. Siamo dunque totalmente linguaggio anche se il pensiero prelinguistico, presente prima che parlassimo, continua a essere presente. Quale cambiamento dai primi balbettii e lallazioni (4-6 mese di vita) a quando il cucciolo d uomo riesce a dichiarare, a poco più di due anni, che: «Da piccola andavo a forza di geek-geek, così, ma ora vado a forza di cose come: Questa è una sedia» Localizzazione e funzionamento del linguaggio Un enunciato ha appena lasciato le labbra e il respiro di chi ci sta di fronte. Poche capriole, e l onda che viaggia nell aria diventa sensazione quando gli orecchi l accolgono. Da qui viene trasmessa alla corteccia uditiva primaria, ma l enunciato non può essere compreso fino a quando il segnale non viene analizzato ed elaborato nell area di Wernicke, incaricata di distillare i significati. Se l enunciato siamo invece noi a regalarlo a chi ci sta di fronte, prima che questo avvenga, una sua rappresentazione viene trasmessa al centro di Broca, dove si attiva un dettagliato programma di articolazio- 41 Detto da una bambina di due anni e dieci mesi. Riferito in H.H. Clark - E.V. Clark (a cura di), Psychology and language, Harcourt Brace Jovanovich, New York (NY) 1977, p Le tappe dell acquisizione del linguaggio sono: la pronuncia spontanea di una o più parole e l uso del no (7-12 mese); l emergere delle prime parole-frase (18 mese); l ampliamento del vocabolario fino ad alcune centinaia di parole (24 mese), la crescita consistente di vocaboli con la produzione di frasi costituite da due a cinque parole; la manifestazione della dimensione comunicativa del linguaggio (30-36 mese); la pronuncia diventa sufficientemente chiara e vengono formulate correttamente circa il 60% delle parole (36-48 mese); viene pronunciato correttamente quasi il 90% delle parole e la padronanza morfosintattica è acquisita (48-72 mese). 130

25 La neurolinguistica ne che viene trasmesso all area della corteccia motoria corrispondente ai muscoli della fonazione. Allora labbra, lingua, laringe, e decine di muscoli vengono attraversati dall urgenza di dire. L enunciato, a questo punto, lo può sentire chiunque. Il messaggio tra il centro di Wernicke e quello di Broca viene trasmesso, con molta probabilità, attraverso il fascicolo arcuato (Fabbro, 1996). Figura 7 - Le aree dell emisfero sinistro preposte al linguaggio Quando leggiamo una parola scritta, lo schema visivo viene registrato dalla corteccia visiva primaria. Da qui passa attraverso la circonvoluzione angolare che associa la forma visiva della parola con la rappresentazione uditiva corrispondente nel centro di Wernicke. Da questo punto in poi, funziona come la parola detta. Ora dobbiamo scrivere qualcosa. L informazione percorre la stessa via in direzione opposta: dalla corteccia uditiva al centro di Wernicke e poi alla circonvoluzione angolare. 131

26 Figura 8 - Le vie per la ricezione di una parola che viene poi pronunciata (figura in alto) e la ricezione di una parola scritta che viene poi scritta (figura in basso) 132

27 La neurolinguistica Anni di studi anatomici e funzionali, e le neuroscienze attuali, hanno chiarito che i centri del linguaggio sono aree della corteccia incaricate della funzione linguistica, e collocate prevalentemente nell emisfero cerebrale sinistro: l area di Broca, situata lateralmente ai lobi frontali, e quella di Wernicke, nel lobo temporale, collegate tra loro da un fascio di fibre nervose, il cosiddetto fascicolo arcuato. Una loro minima lesione o ablazione comporta la perdita parziale o totale del dono squisito della parola. Le lesioni dell area di Broca provocano un uso distorto e inceppato delle parole, anche, se, stranamente, il soggetto può cantare senza difficoltà. Le lesioni nell area di Wernicke comportano invece la formulazione di discorsi molto corretti linguisticamente, ma privi di senso. Accanto alla produzione e alla comprensione, le due principali capacità linguistiche cerebrali, ce ne sono altre. Sembra che l insieme delle aree corticali chiamate in causa quando si parla di linguaggio sia ogni giorno più ricco. Basti dire che una parte massiccia della nostra superficie cerebrale è consacrata alla relazione. E che questa ha la sua sorgente nel linguaggio Linguaggio e competenze degli emisferi cerebrali L emisfero sinistro viene definito anche emisfero verbale per un ovvia ragione: in esso hanno sede le aree di Broca e di Wernicke. È l emisfero che ci permette di analizzare, astrarre e programmare le unità e i concetti discreti che fanno la struttura del linguaggio. Si dice che presiede alle competenze logico-verbali e simbolico-astratte. Ci sono voluti molti anni, dopo le scoperte di Broca, prima di riabilitare l emisfero destro che gioca un ruolo vitale nel comportamento umano. È anzitutto superiore per quanto riguarda i compiti visivo-spaziali; è dominante per l espressione della comprensione visiva e sovrasta il sinistro anche nelle manipolazioni visive mentali, data la natura non verbale delle immagini 42. L emisfero trascurato 42 Secondo Kosslyn (1987, pp ) l emisfero destro genera schizzi di immagini mentre il sinistro genera immagini perfettamente dettagliate. 133

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