SPECIALE DISTURBI D'ANSIA E RICERCA SCIENTIFICA DIAGNOSI&TERAPIA MARZO DT & DIAGNOSI & TERAPIA
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- Filiberto Pinto
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1 DT & DIAGNOSI & TERAPIA SPECIALE DISTURBI D'ANSIA E RICERCA SCIENTIFICA MARZO
2 18 MARZO 2013 L a Fondazione Internazionale per il Sostegno della Ricerca in Psichiatria - FORIPSI Onlus ( nasce nel 2007 dalla sinergia tra la Provincia Italiana della Congregazione delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù e l Associazione di Volontariato Solidarietà e Servizio Onlus-Ong con finalità nell ambito della cura, ricerca e prevenzione dei disturbi psichiatrici. Al fine di implementare la propria mission, la sede operativa della Fondazione sita presso Villa San Benedetto Menni di Albese con Cassano (CO) ha ideato FIDANS, un Progetto di ricerca sui disturbi d ansia e da stress, sotto la guida scientifica del Prof. Giampaolo Perna, Primario del Dipartimento di Neuroscienze Cliniche (DNC) della Casa di Cura.
3 MARZO A volte capita che i sogni e le aspettative dei 9 mesi precedenti improvvisamente vengano cancellati da una diagnosi di malattia rara. FIDANS promuove il benessere mentale attraverso azioni concrete volte a prevenire l esordio dei Disturbi di Ansia e da Stress, ad accelerare la loro diagnosi evitandone la cronicizzazione e a favorire l applicazione di un trattamento efficace; punta a rendere consapevoli le persone che soffrono per tali limitazioni, indirizzandole verso una corretta soluzione e garantendo loro il diritto umano a lottare per la propria felicità e libertà. Si propone in particolare di creare un Centro di eccellenza nella ricerca, didattica, cura e prevenzione dei disturbi d ansia e da stress. L ansia, come termine generico, si associa ad espressioni quali preoccupazione, panico, fobia, stress, ossessione e angoscia. Ciò che tutti questi termini hanno in comune è il legame con il pericolo: per la propria incolumità, per quella dei propri familiari e, più in generale, per il mondo che ci circonda. Possiamo quindi dire che si tratta di meccanismi che difendono il nostro equilibrio e il nostro benessere. Quando l ansia e lo stress sono normali, sono risorse indispensabili per affrontare e superare gli innumerevoli pericoli che incontriamo nella nostra vita, perché diventano preziose opportunità per comprendere la situazione e per prendere decisioni efficaci. Quando invece diventano patologiche ci privano del diritto più importante di ogni individuo, ovvero la libertà: libertà di muoversi ed essere autonomi, di pensare, di creare rapporti e, in ultima analisi, di scegliere e decidere. LE AREE DI INTERVENTO FIDANS, avvalendosi di un team di esperti (psichiatri e psicologi), si concentra su molteplici aree di intervento, ponendosi come rete di collegamento tra ricerca, professionisti del settore e popolazione. FIDANS è attualmente impegnata nello sviluppo di tre attività: Liberi dall ansia fin da piccoli! Tale progetto, a carattere preventivo, indagherà i potenziali fattori ambientali e/o psicofisiologici, e la loro interazione come fattori di rischio o protettivi verso lo sviluppo di Disturbi di Ansia nei bambini figli di genitori con tali problemi Perché non mi libero dall ansia? Il progetto identificherà i fattori di non risposta ai trattamenti evidence-based (farmacologici e psicoterapici) dei Disturbi di Ansia attualmente disponibili, così da fornire alla comunità scientifica internazionale nuovi argomenti di riflessione Psichiatria e grande pubblico: come affrontare serenamente le difficoltà della vita. Il progetto è volto a sensibilizzare la popolazione sulla difficoltà di convivere con ansia e stress, attraverso convegni gratuiti aperti al grande pubblico. Si propone di offrire gli strumenti per migliorare la qualità di vita di coloro che soffrono di questi disturbi. Nell ambito di quest ultimo progetto i nostri esperti presentano su «Diagnosi&Terapia» alcuni dei temi affrontati quotidianamente nell ambito della cura e della ricerca. I DITURBI D'ANSIA Prof. Giampaolo Perna Psichiatra, Direttore Scientifico e Primario DNC (Villa San Benedetto Menni) I disturbi d ansia colpiscono almeno 6 milioni di italiani e sono una delle maggiori fonti di disabilità nelle nazioni più sviluppate. Nonostante questi fatti, tali disturbi d ansia vengono ancora oggi relegati nella piccola psichiatria, spesso minimizzati non solo dalla popolazione, ma anche da molti medici
4 20 MARZO 2013 FORIPSI ONLUS - PROGETTO FIDANS di medicina generale. Nonostante ciò vengono pubblicati oltre 20 articoli scientifici ogni giorno su questo tema e periodicamente vengono sviluppati trattamenti farmacologici e non capaci di favorire la restitutio ad integrum a sempre più pazienti imprigionati nella gabbia dell ansia, del panico, delle fobie e delle ossessioni. Quando parliamo di ansia è fondamentale distinguere l ansia normale da quella patologica: nel primo caso l ansia migliora la capacità della persona di superare gli ostacoli e risolvere i problemi, nel secondo caso invece l ansia crea una sofferenza che fa cadere il rendimento fino a paralizzare la persona. Se globalmente l ansia si riferisce ai meccanismi di difesa dai pericoli, un secondo punto da chiarire è che l ansia, dal punto di vista clinico, non è un concetto unitario ma esistono differenti fenomeni ansiosi: l ansia propriamente detta, che si riferisce all anticipazione del pericolo; la paura, che è l emozione che nasce come reazione psicofisica di fronte a un pericolo esterno; il panico, che è l emozione che nasce come reazione psicofisica in risposta ad un pericolo interno e la rimuginazione, che è un pensiero ricorrente intrusivo che domina la mente di una persona inducendo disagio. Ognuno di questi fenomeni può essere patologico e, in questo caso, si parla rispettivamente di ansia generalizzata, fobia, attacco di panico e ossessione e la combinazione di questi elementi psicopatologici formano i disturbi d ansia che verranno discussi nel corso di queste pagine dai miei collaboratori. IL DISTURBO D'ANSIA GENERALIZZATO Dott. Giuseppe Guerriero Psichiatra DNC (Villa San Benedetto Menni) Il disturbo d ansia generalizzato (GAD) è relativamente comune con tassi di prevalenza del 4-7%; i più alti si registrano tra le donne e in un range di età che va dai 45 ai 59 anni. Il disturbo è caratterizzato da eccessiva preoccupazione e da sintomi di arousal fisiologico come nervosismo, sonno disturbato, tensione muscolare, facile affaticabilità, difficoltà di concentrazione e irrequietezza; è inoltre associato ad una marcata compromissione del funzionamento occupazionale e sociale. Perché si possa diagnosticare il GAD, l ansia eccessiva e di difficile controllo da parte del paziente deve essere rivolta a più situazioni e/o eventi, i sintomi devono durare da almeno sei mesi e non essere causati dall uso di sostanze, altri disturbi psichiatrici o medici. I pazienti hanno anche più alti tassi di condizioni mediche concomitanti come dolore cronico e problemi gastrointestinali, cardiovascolari ed endocrini. La comorbidità psichiatrica è frequente nel GAD e si verifica soprattutto con la depressione maggiore, della quale il GAD è un fattore di rischio. Fattori genetici ma soprattutto ambientali giocano un ruolo nello sviluppo del disturbo. Esso può non essere diagnosticato a causa della focalizzazione sui sintomi fisici e dello stigma della malattia mentale: in ogni caso, può essere trattato, sia con terapie psicologiche che con farmaci. Le prime includono la terapia cognitivo comportamentale (CBT), quella comportamentale, le tecniche di rilassamento e di meditazione basata sulla mindfulness; i farmaci utilizzati sono invece gli antidepressivi, in particolare gli inibitori
5 FORIPSI ONLUS - PROGETTO FIDANS MARZO del reuptake della serotonina (SSRI) e gli inibitori selettivi del reuptake della noradrenalina e della serotonina (SNRI) come agenti di prima linea, le benzodiazepine e l anticonvulsivante pregabalin. TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE PER IL GAD Dott.ssa Monica Piccinni - Psicologa Psicoterapeuta Referente DNC (Villa San Benedetto Menni) L approccio cognitivo-comportamentale per il trattamento del disturbo d ansia generalizzato parte dal presupposto che le preoccupazioni e le rimuginazioni si caricano di valenze psicopatologiche quando la frequenza e il giudizio che la persona attribuisce ad esse, più che il contenuto intrinseco, assumono particolari caratteristiche. Il terapeuta guida il paziente ad individuare e valutare i pensieri automatici negativi che contribuiscono all insorgere dell ansia e, attraverso l acquisizione di strategie specifiche, ad affrontare le situazioni vissute come ansiogene e la sintomatologia di tipo somatico. Il trattamento prevede una fase iniziale di assessment nella quale si effettua una ricostruzione dell evoluzione del disturbo, dall esordio fino allo stato del momento; poi, a partire dalla descrizione di alcuni episodi recenti caratterizzati da vissuti d ansia e/o preoccupazioni eccessive, si ricostruisce insieme il funzionamento del disturbo. Nella fase di psicoeducazione viene illustrato al paziente come i propri assunti relativi al significato attribuito alle preoccupazioni possano avere un ruolo nella genesi e nel mantenimento del problema. In un momento successivo vengono individuate le credenze disfunzionali relative alla preoccupazione e la messa in discussione delle stesse, unitamente all acquisizione di strategie comportamentali finalizzate ad una miglior gestione dell ansia e dei sintomi fisici. Respirazione addominale, training autogeno e rilassamento muscolare aiutano a gestire l iperattivazione fisiologica legata alla risposta di attacco-fuga che mantiene lo stato d ansia. Tutto questo permette di impostare un programma di esposizione graduale agli stimoli ansiogeni (pensieri, situazioni in grado di attivare lo stato di ansia e/o preoccupazione e quindi tendenzialmente evitati dall individuo) e, nella fase finale, di lavorare sulla prevenzione delle ricadute. LA FOBIA SOCIALE Dott.ssa Claudia Zorzi Medico Chirurgo Specialista in Psicologia Clinica DNC (Villa San Benedetto Menni) La fobia sociale è la paura intensa e pervasiva di trovarsi in una particolare situazione sociale o prestazionale da cui possa derivare la possibilità di subire un giudizio altrui. Questo disturbo insorge precocemente, raramente dopo i 30 anni. Si accompagna al timore di manifestare segni visibili d ansia come tremore, rossore, impaccio motorio, ed è caratterizzata da un intensa quota di ansia anticipatoria, che nel tempo conduce ad adottare comportamenti di evitamento, i quali tendono a cronicizzare il disturbo, poiché alimentano la percezione di scarsa autoefficacia. Le persone affette riconoscono che le paure sono esagerate e irrazionali, ma non riescono a gestirle ed a modificare autonomamente i comportamenti disfunzionali correlati: la fobia sociale interferisce dunque notevolmente con la qualità di vita e il funzionamento dell individuo. Spesso è co-presente
6 22 MARZO 2013 FORIPSI ONLUS - PROGETTO FIDANS anche una deflessione reattiva dell umore e un abuso secondario di alcolici e altre sostanze psicotrope. La ricerca scientifica mostra come alla base del disturbo potrebbe esserci un'eccessiva reattività dei centri cerebrali che regolano i sistemi di allarme dell organismo, quelli che normalmente si attivano in situazioni minacciose per la sopravvivenza (quali la corteccia mediale prefrontale e l amigdala). Studi gemellari hanno dimostrato che la componente genetica dell ansia sociale si attesta al massimo al 50% dell ereditabilità totale. La manifestazione del disturbo ha quindi, in parte, determinanti ambientali (modelli relazionali, contesti sociali di riferimento) che fungono da fattori di slatentizzazione e di mantenimento. Due approcci di trattamento si sono dimostrati efficaci: terapia farmacologica e psicoterapia cognitivo-comportamentale, spesso utilizzate in combinazione. I farmaci di primo livello indicati sono gli SSRI e gli SNRI, con l associazione eventuale di ansiolitici benzodiazepinici (per brevi periodi) e di beta-bloccanti, questi ultimi col fine di ridurre le manifestazioni somatiche dell ansia. TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE PER LA FOBIA SOCIALE Dott.ssa Emanuela Folliero - Psicologa Psicoterapeuta DNC (Villa San Benedetto Menni) La psicoterapia cognitivo-comportamentale, come suggerisce il nome, ha due componenti principali: quella cognitiva e quella comportamentale. In casi di fobia sociale, il terapeuta, attraverso la componente cognitiva, guida il paziente nella rivalutazione del fatto che gli altri non lo giudichino continuamente in modo negativo; attraverso quella comportamentale, invece, si interviene modificando le reazioni alle situazioni ansiogene. Per questo nella fase di accertamento del trattamento è necessario identificare nel dettaglio i contesti sociali temuti. Un programma di esposizione graduale, ripetuto più volte a settimana, permetterà poi di confutare le false credenze che influenzano i comportamenti evitanti. Con il supporto e la guida del terapeuta si concorda una gerarchia di situazioni temute dal paziente, da affrontare in scala crescente di ansia, la quale viene resa sopportabile grazie a tecniche di gestione precedentemente apprese, come il rilassamento muscolare e la respirazione lenta. Il terapeuta offre inoltre varie istruzioni comportamentali, quali: salutare prima degli altri, entrare nei negozi e chiedere informazioni senza comprare, fare complimenti, guardare negli occhi, ammettere con autoironia le proprie mancanze. Concentrandosi sull'aspetto cognitivo si interviene modificando il contenuto ed il processo disfunzionale di pensieri ricorrenti: si identificano i timori di valutazione negativa della propria persona da parte degli altri, le convinzioni su aspettative negative rispetto alle proprie prestazioni, per poi ristrutturarli in modo più realistico. Alcuni pazienti, per esempio, possono temere che episodi di incertezza momentanea (esprimersi goffamente, non capire una domanda) possano danneggiare irreparabilmente la performance sociale; altri tendono a sopravvalutare i propri segni di vergogna e agitazione e gli atteggiamenti critici dell'altra persona.
7 FORIPSI ONLUS - PROGETTO FIDANS MARZO IL DISTURBO DI PANICO. COS E E COME SI CURA Dott.ssa Daniela Caldirola Psichiatra, Coordinatrice Ricerca Scientifica DNC (Villa San Benedetto Menni) Il Disturbo di Panico (DAP) è una condizione molto diffusa (2-4% della popolazione) che esordisce tra i 20 e i 35 anni ed è due volte più frequente nel genere femminile. Esso è caratterizzato dalla ricorrenza di attacchi di panico (AP) inaspettati che insorgono a ciel sereno. L AP è un periodo preciso di disagio intenso, che raggiunge il suo picco in circa 10 minuti e va incontro a remissione spontanea nei minuti successivi. Durante l AP la persona avverte una serie di sintomi fisici e psichici, quali palpitazioni, senso di soffocamento, senso di svenimento, nausea, disturbi addominali, paura di perdere il controllo o morire. E stato ipotizzato che l AP possa rappresentare uno stato emotivo innescato dall attivazione inappropriata dei sistemi di allarme deputati a segnalare un pericolo per l integrità interna dell organismo. La persona affetta teme di avere altri attacchi (ansia anticipatoria) e modifica il proprio comportamento fino a sviluppare (nel 70% dei casi) l agorafobia, ovvero la paura di trovarsi in luoghi dai quali sarebbe difficile allontanarsi o ricevere aiuto in caso di AP (es. mezzi di trasporto, luoghi affollati). La terapia ha come obiettivo centrale il blocco della ricorrenza degli AP che spesso favorisce poi la progressiva scomparsa di ansia anticipatoria e/o agorafobia. I farmaci di prima scelta sono gli Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina che hanno buona efficacia antipanico, elevata tollerabilità e contribuiscono alla diminuzione di ansia anticipatoria e agorafobia. Inoltre, tecniche respiratorie finalizzate a regolarizzare il ritmo del respiro possono favorire il blocco degli attacchi. Se l agorafobia persiste è indicato un trattamento psicologico di tipo cognitivocomportamentale. L insieme dei trattamenti oggi a disposizione consente alle persone affette di poter recuperare appieno il proprio benessere psico-fisico. TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE PER IL DAP Dott.ssa Tatiana Torti Psicologa Psicoterapeuta La psicoterapia cognitivo-comportamentale per il Disturbo di Attacchi di Panico (DAP) agisce per eliminare le condotte di evitamento agorafobiche e favorire una corretta gestione delle reazioni corporee. La prima fase di psico-educazione fornisce informazioni sulla natura e sulla fisiologia dell attacco di panico. Segue una fase di monitoraggio delle situazioni ansiogene, utili per creare gerarchie personalizzate di situazioni interne (sintomi somatici percepiti come minacciosi) e esterne (es. mezzi trasporto, luoghi affollati) temute e evitate. Successivamente abilità di fronteggiamento cognitive e somatiche permettono, rispettivamente, di intervenire sul pensiero, correggendo interpretazioni catastrofiche e falsi miti legati alle conseguenze dei sintomi del panico, e di intervenire sul corpo, attraverso principalmente la respirazione diaframmatica che punta a regolarizzare il respiro. Altri utili esercizi sono quelli isometrici e di rilassamento (Training Muscolare Progressivo di Jacobson e/o Autogeno di Shultz), che mirano alla riduzione dei livelli di iperattivazione fisiologica. Molto valide le tecniche del Biofeedback, sistema di automonitoraggio computerizzato per la modifica delle proprie risposte fisiologiche, e delle pratiche
8 24 MARZO 2013 FORIPSI ONLUS - PROGETTO FIDANS meditative, per incrementare la consapevolezza di sé. Infine, una volta che la persona padroneggia le abilità, è pronta per affrontare le situazioni sul piano comportamentale: attraverso la tecnica delle esposizioni agli stimoli interni percepiti (esposizione enterocettiva) come minacciosi (es: tachicardia, asfissia) e alle situazioni temute e/o evitate (es: metropolitana, treno) si porta la persona ad affrontare correttamente tutte le situazioni temute in modo graduale (seguendo la gerarchia di stimoli messi in ordine crescente di ansiogenicità) e ripetuto fino a quando i livelli di ansia si abbassano, diventando accettabili e funzionali. Le esposizioni possono avvenire in vivo, in immaginazione, tramite supporti computerizzati o scenari di Realtà Virtuale. Vengono, inoltre, modificati i comportamenti protettivi, per raggiungere un autonomia globale e duratura, e potenziate le abilità di problem solving e decision making, indispensabili per fronteggiare i momenti critici e la prevenzione delle ricadute. IL DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO Dott. Paolo Cavedini Psichiatra, Vice Direttore Scientifico DNC (Villa San Benedetto Menni) Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) è un invalidante patologia caratterizzata dalla presenza di pensieri o immagini indesiderate e ricorrenti che entrano involontariamente nella mente, causando ansia e sofferenza. Sebbene l individuo riconosca che si tratti di formulazioni insensate, le ossessioni condizionano la vita, costringendo a comportamenti assurdi ma inevitabili. Le compulsioni sono gesti o atti mentali che la persona deve obbligatoriamente compiere per difendersi da una certa che ossessione e per evitare di provare ansia. Tra le manifestazioni più comuni ci sono la paura dei germi e le compulsioni di pulizia e di lavaggio, il timore di sbagliare, il dubbio patologico e i rituali di controllo, il bisogno di ordine e precisione, le ossessioni morali e sessuali. Questi disturbi costituiscono una vera schiavitù per oltre un milione di persone. L esordio della patologia avviene usualmente in età precoce (adolescenti e giovani adulti di entrambi i sessi); la diagnosi che porta poi al trattamento corretto, tuttavia, avviene ancora con terribile ritardo, quando la sofferenza e le ripercussioni sull individuo e sulla famiglia sono ormai gravi. La diagnosi di DOC è clinica e si avvale di un attenta visita psichiatrica coadiuvata da test utili a quantificare la patologia. Test neuropsicologici possono essere di aiuto, soprattutto nelle situazioni meno insidiose, analizzando il funzionamento cognitivo dell individuo spesso peculiare in questa patologia. Alla base dell eziologia del disturbo ci sarebbe, infatti, una disfunzione di specifiche aree del nostro cervello e di un neurotrasmettitore chiamato serotonina. Per la natura prevalentemente biologica del DOC, un corretto trattamento farmacologico (di solito farmaci noti come SSRI) è utilissimo nella maggior parte dei casi. In aggiunta, la psicoterapia cognitivocomportamentale permette all individuo un maggiore controllo sui pensieri e comportamenti patologici, consentendo spesso la conduzione di una vita normale. Foto 1 Foto 1 e 2. REHACOM. E' un programma computerizzato utilizzato per la riabilitazione delle funzioni cognitive in pazienti affetti da patologie psichiatriche. Foto 2
9 FORIPSI ONLUS - PROGETTO FIDANS MARZO Foto 3 e 4. REALTÁ VIRTUALE. Dispositivi di Realtà Virtuale per interventi nell ambito dei disturbi di panico e ossessivo-compulsivo. I dispositivi sono costituiti da quattro kinect che rilevano gli spostamenti del paziente all interno della stanza e mandano i riferimenti della sua posizione e dei suoi movimenti ad un unico processore. Il software di analisi integra questi dati e rimanda al paziente un immagine bidimensionale degli ambienti, attraverso occhialini-video wireless. Gli ambienti virtuali riproducono una cucina ed un ascensore. Dalla console di comando il clinico può modificare alcune componenti degli ambienti (aprire e chiudere porte, accendere e spegnere la luce, fermare l ascensore ad un piano, ) così da creare le condizioni necessarie ai fini d intervento. Anche il paziente può interagire con l ambiente virtuale, intervenendo sugli stessi elementi controllabili dal clinico. TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE PER IL DOC Dott.ssa Giuliana Salomoni Psicologa Psicoterapeuta DNC (Villa San Benedetto Menni) La terapia cognitivo-comportamentale per il trattamento del DOC ha l obiettivo di ridurre i comportamenti compulsivi che, attraverso un meccanismo patologico, portano il soggetto ad alimentare i dubbi ossessivi, e a confutare e criticare le ideazioni e i pensieri disfunzionali che accompagnano i dubbi stessi. Il ruolo attivo e partecipativo del paziente è fondamentale durante tutto il processo terapeutico, costituito da specifiche fasi. Quella di valutazione della sintomatologia, oltre a permettere la strutturazione di un programma comportamentale di intervento, consente di agire sul piano psicoeducazionale e successivamente cognitivo, favorendo nel paziente l identificazione del meccanismo del disturbo, la critica dei pensieri ossessivi e il ridirezionamento attraverso esercizi di distrazione. Le tecniche comportamentali, acquisite progressivamente dal soggetto, in seduta e attraverso compiti a casa monitorati, sono mirate alla riduzione graduale della sintomatologia compulsiva attraverso la tecnica dell esposizione (si elabora una gerarchia di situazioni ansiogene che il paziente prova ad affrontare in modo graduale) e della prevenzione della risposta (tecnica che ha lo scopo di impedire comportamenti ritualistici). I dati riportati in letteratura evidenziano che esporsi a situazioni fobiche e rinviare le condotte compulsive permettono al paziente di sperimentare una riduzione dell'ansia dovuta alle ossessioni; favoriscono inoltre la riduzione dell intrusività e della persistenza delle ideazioni ossessive e incrementano la consapevolezza e la critica da parte del soggetto, in modo da consentire un miglioramento del quadro clinico e il recupero della funzionalità quotidiana e di una qualità di vita soddisfacente.
10 26 MARZO 2013 INSIEME PER LA RICERCA Quando si parla di ricerca scientifica, spesso, si pensa all ambiente freddo e poco accogliente dei laboratori. La nostra ricerca, invece, passa attraverso la relazione con le persone: accoglienza, cura, collaborazione e rispetto sono i principi su cui si basa il nostro lavoro. Desideriamo riservare questa particolare attenzione non solo a coloro che soffrono di disturbi d ansia e da stress, ma anche alle persone che rendono possibile la nostra mission: voi. Con il vostro sostegno potrete prendere per mano la ricerca e regalare un futuro libero dall ansia e dallo stress! 10 : si contribuisce alla divulgazione dei libri di informazione sul tema dell ansia e dello stress al grande pubblico 100 : si contribuisce all acquisto dei testi scientifici per l aggiornamento dei ricercatori : si finanzia un convegno aperto al pubblico : si contribuisce allo sviluppo del Progetto Liberi dall Ansia fin da piccoli! : si contribuisce all acquisto della strumentazione scientifica : si finanzia una borsa di studio per un ricercatore Le donazioni a sostegno del Progetto FIDANS di FORIPSI Onlus sono deducibili o detraibili ai sensi di legge, sia come privati che come aziende. DATI IMPORTANTI - MODALITÁ DI SOSTEGNO In banca: bonifico bancario intestato a FORIPSI ONLUS causale FIDANS IBAN IT 28 Q In posta: versamento su ccp n intestato a FORIPSI ONLUS causale FIDANS In occasione della dichiarazione dei redditi devolvendo il 5 per mille: CF FORIPSI ONLUS PROGETTO FIDANS info@fidans.it
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