La legittimità della successione nel Gran Magistero dell Ordine. Costantiniano
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1 La legittimità della successione nel Gran Magistero dell Ordine Costantiniano Un ordine cattolico è un particolare stati di vita (in latino ordo) dotato di norme di condotta fissate da regole o statuti. Gli ordini sottostanno all alta autorità della Chiesa e da questa la loro fondazione deve essere approvata. Non è certo questa la sede per ripercorrere la storia del formarsi degli ordini (o religiones,secondo la loro denominazione canonica): qui basta ricordare che, accanto agli ordini monastici e di canonici regolari, agli ordini medicanti, a quelli di chierici regolari, fin dal XII secolo l Occidente cristinao ha annoverato gli ordini cavallereschi, sorti in Terra Santa, nella penisola iberica ed anche in altri luoghi d Europa. La fondazione degli ordini ha sempre necessitato dell approvazione del potere di governo della Chiesa ed ogni modifica alle rispettive costituzioni dovrebbe sempre essere assoggettata all autorizzazione della Chiesa stessa. Gli interventi dell autorità pontificia nei confronti dell Ordine Costantiniano sono stati numerosi e determinanti. Superata l età medievale, fu nel corso del Cinquecento che i Sommi Pontefici, oltre ad istituire nuovi ordini equestri a titolo onorifico, approvarono il sorgere di nuove religioni cavalleresche o regolarono la vita di ordini preesistenti, anche molto antichi. Così, nel 1561, Pio IV Medici confermò la fondazione del glorioso Ordine di Santo Stefano, operata da Cosimo I de Medici, futuro granduca di Toscana, e, poco più tardi, Gregorio XIII Boncompagni prima approvò, nel 1572, la rifondazione dell Ordine di San Maurizio, poi, con la bolla Pro commissa datata 13 novembre dello stesso 1572, riunì quest ultimo all antichissimo Ordine gerosolimitano di San Lazzaro, sicuramente già esistente nel terzo decennio del XII secolo, dando vita all Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Pochi anni prima dei provvedimenti ora citati, la bolla Quod alias di Giulio III, datata 17 luglio 1551, riconobbe la dipendenza dell Ordine Costantiniano da Andrea Angelo Comneno, principe di Tessaglia. E molto interessante notare il fatto che gli statuti dell Ordine non riconoscevano al principe Andrea il Gran Magistero, bensì la carica di Sovrano dell Ordine e Milizia Aureata Costantinopolitana di sua Corte hora sotto il titolo di San Giorgio ; Gran Maestro era il figlio del sovrano o, in mancanza, il parente più prossimo. La distinzione tra Sovrano e Gran Maestro avrà sempre minore importanza nel tempo e scomparirà completamente ad opera degli statuti farnesiani del 1705: desideriamo notare che, dal Cinquecento, il Gran Maestro dell Ordine è già di spettanza del primogenito della famiglia,quasi sottintendendo una distinzione tra i diritti sovrani e quelli magistrali. Nel corso del secolo successivo, esattamente il 20 luglio dell anno 1623, gli Angelo Comneno cedettero il Gran Magistero costantiniano a Marino Caracciolo, 3 principe di Avellino. Urbano VIII Barberini approvò la cessione con bolla in data del 14 agosto successivo. Nel 1624 il nuovo Gran Maestro riformò gli statuti dell Ordine, ai quali fu concessa la sanzione pontificia. 1
2 Il principe di Avellino contrasse due matrimoni: i figli nati dalla prima moglie, Lesa Aldobrandini morirono tutti in giovanissima età eccezion fatta per una solo figlia femmina. Morta la Aldobrandini, il Caracciolo sposò, in seconde nozze, Francesca d Avalos; quando il principe morì in Napoli il 4 novembre del 1630, la d Avolos era incinta (il 29 gennaio 1631 nascerà Francesco Marino, 4 principe di Avellino), ma mancando al momento eredi legittimi, il Gran Magistero tornò agli Angelo Comneno in persona di Giovanni Andrea. La dipendenza dell Ordine dagli Angelo Comneno era stata confermata dalla Cum a Nobis petitur di Paolo IV Carafa del 28 novembre 1555, nella quale il Sommo Pontefice richiamava molti documenti dei suoi predecessori Callisto III Borgia, Pio II Piccolomini, Sisto IV Della Rovere, Innocenzo VIII Cybo, Paolo III Farnese e del già citato Giulio III. Durante il pontificato di Gregorio XIII, la Sacra Congregazione del Concilio dichiarò l Ordine Costantiniano vera Religione, qualità che Papa Sisto V ciconoscerà con il breve Cum sicut accepimus del Il 27 agosto del 1672 il Papa Altieri, Clemente X, nominò protettore dell Ordine il cardinale Camillo Massimo e stabilì anche che un procuratore generale rappresentasse stabilmente la Religione in Roma, presso la Santa Sede. Come protettori dell?ordine succedettero al Massimo i cardinali Gaspero de Cavalieri, nominato nel 1687 da Innocenzo XI Odescalchi, e, più tardi, il cardinale Gian Francesco Albani, futuro Papa Clemente XI, nominato nel 1690 da Alessandro VIII Ottoboni. Sul cadere del XVII secolo, Giovanni Andrea Angelo Flavio Comneno cedette l Ordine Costantiniano al duca di Parma, Francesco Maria Farnese: la cessione ebbe luogo con atto del 24 gennaio Ad approvare la cessione intervennero sia l Imperatore Leopoldo I d Austria, alto signore feudale del ducato parmense, che diede il suo assenso con lettere patenti del 3 agosto 1699, sia, naturalmente, il Sommo Romani Pontefice Innocenzo XII Pignatelli, che sanzionò definitivamente la cessione con il breve Sincerae fideli del 24 ottobre dello stesso anno. Facciamo notare che la sanzione pontificia internevve in favore della casa Farnese in quanto tale e non nella qualità di titolare del ducato di Parma e Piacenza: ciò confermava, ove fosse stato necessario, la natura dell Ordine quale prerogativa familiare, non quale ordine dinastico legato ad una Corona. Nell anno 1705, Francesco Maria Farnese riformò gli statuti dell Ordine. Questi avevano più norme che regolavano la successione nel Gran Magistero: anzitutto, inerendo a quanto trovasi stabilito nell accennato Diploma della santa memoria d Innocenso XII, Sommo Pontefice (si tratta del breve Sincerae fideli, poc anzi citato), oridiniamo, stabilimo e comandiamo che l ufficio di Gran Maestro dell Ordine Costantiniano ne tempi avvenire si amministri a serenissimis ex familia nostra Farnesia descendentibus primogenitis [ ]. Al padre dunque [ ] succeda il Figlio Primogenito ; inoltre, morendo senza prole il Gran Maestro, il Gran Magistero doveva passare al propinquior defuncto Magno Magistro, propugnatus ex genere Farnesio. Promulgati il 22 maggio 1705, gli statuti del Farnese furono approvati dal cardinale Giambattista Gabrielli della Sacra Congregazione del Concilio e poi confermati e definitivamente promulgati da Papa Clemente XI Albani, già cardinale protettore dell Ordine, per gli Stati cattolici, con bolla datata 12 luglio Nella prima metà del Settecento ebbe luogo, come è noto, l estinzione nei maschi di casa Farnese. Il 19 gennaio del 1731, il giorno prima di morire, il duca Antonio aveva nominato, per testamento, suo erede il ventre pregante della duchessa Enrichetta d Este,ma scopertasi la falsità dell attesa di un figli da parte della Estense, la successione nel ducato fu raccolta il 29 dicembre 1731 dall infante 2
3 Don Carlo di Borbone, primogenito nato da Filippo V di Borbone Angiò, re di Spagna dal novembre del 1700, e dalla seconda moglie di questi Elisabetta di Odoardo Farnese. Ancor prima di entrare in Parma come nuovo duca il nome di Carlo I, il che avvenne il 7 ottobre del 1732, l infante Carlo, che al momento risiedeva in Firenze, ricevendo il 24 marzo 1732 i tre cavalieri marchese Pieri Luigi della Rosa, conte Giacomo Sanvitale e marchese Paolo Anguissola, che gliene recavano l offerta, aveva accettato il Gran Magistero dell Ordine Costantiniano in qualità di erede più prossimo dell ultimo Farnese: propinquior defuncto Magno Magistro, propugantus ex genere Farnesio, secondo quanto stabilito dagli statuti dell Ordine dell anno 1705, muniti della sanzione del Sommo Pontefice e da questi definitivamente promulgati. A distanza di poco più di due anni dal marzo del 1732, alla testa di truppe spagnole il duca Carlo ascese ai più antichi troni reali della Penisola italiana, quello di Napoli e quello di Sicilia: quale sovrano di Napoli, Don Carlo si nominò Carlo VII, quale sovrano di Sicilia, prese il nome di Carlo IV: Il giorno 3 luglio del 1735 ebbe luogo in Palermo la fastosa cerimonia dell incoronazione: Carlo fu il diciannovesimo e ultimo sovrano incoronato nella prima sedes coronae regis, et regni caput da quanto, il giorno di Natale del 1130, altre seicento anni prima, aveva cinto al corona Ruggero il Normanno, fondatore della monarchia. Con l ascesa al trono di Napoli, Carlo portò con sé la sede dell Ordine Costantiniano: Papa Clemente XII Corsini lo riconobbe quale Gran Maestro con bolla del 12 maggio Alla morte di re Filippo V di Spagna, avvenuta il 9 luglio 1746, sul trono di Madrid salì il figlio nato dal primo Borbone spagnolo e da Maria Luisa di Savoia, prima moglie di lui, Ferdinando VI. Questi morì il 10 agosto del 1759 senza lasciare discendenza da Maria di Braganza: la sua successione fu raccolta dal fratellastro Carlo, re di Napoli e di Sicilia. Partendo per cingere la corona madrilena, questo portò con sé il figlio maggiore Carlo, futuro re Carlo IV di Spagna, e lasciò le corone napoletana e siciliana al figlio cadetto Ferdinando, che fu IV di Napoli e III di Sicilia poi, dal dicembre del 1861, I delle Due Sicilie. L investitura di Ferdinando quale Gran Maestro dell Ordine Costantiniano avvenne separatamente dall investitura dei due troni del Mezzogiorno della Penisola e fu sanzionata dal Papa Rezzonico, Clemente XIII,nel dicembre del Gli interventi dell autorità pontificia nei confronti dell Ordine sono ancora molti: citiamo la bolla Rerum humanarum condicio di Pio VIB raschi del 24 marzo del 1777 nella quale si riconosceva nuovamente, come Gran Maestro, re Ferdinando. Lo stesso Ferdinando, che, quale Gran Maestro, era stato definito nel 1759 dal ministro Bernardo Tanucci primogenito legittimo farnesiano, in un reale dispaccio, datato 8 marzo 1796, chiarì significativamente, con parole assai precise, la distinzione nella tra corona e Ordine Costantiniano: [ ] avendo il Re ponderatamente preso alla dovuta considerazione che nella Sacra Real Persona concorrono ben due distinte qualità, l una Monarca [ ] l altra di Gran Maestro dell inclitio militare Ordine Costantiniano, le quali, benchè gloriosamente si riuniscono in se stesso, formano nondimeno Due Signorie indipendenti e per leggi e per privilegi e soprattutto per le giurisdizioni, tanto che i predecessori Gran Maestri di tal Ordine hanno formato un Codice di Costituzione denominato Statuto, nel quale si scorge una precisa volontà di stabilire una Giurisdizione privativa e per l Ordine stesso e per i Cavalieri [ ]. Anche quando la Francia lo spossessò della corona napoletana, la Santa Sede continuò a considerare Ferdinando quale titolare del Gran Magistero Costantiniano; lo attestano due documenti di Papa Pio 3
4 VII Chiaramonti: la bolla Exponi Nobis super fecisti del 20 novembre 1807 e un breve del 27 dicembre del Come sappiamo, nel 1816, l arciduchessa Maria Luigia d Austria, ex imperatrice dei Francesi divenuta duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla in seguito al trattato di Fontainebleus, ricostituì nei suoi Stati il Sacro Angelico Imperiale Ordine Costantiniano di San Giorgio. I Borboni duosiciliani contestarono la decisione di Maria Luigia richiamandosi non soltanto allo statuto di Francesco Maria Farnese del 1705 e a tutte le approvazioni pontificie, ma anche alle già citate lettere patenti dell Imperatore Leopoldo I del 3 agosto 1699 le quali, confermando l assunzione del Gran Magistero dell Ordino da parte del Farnese, non menzionava nessuna successione nei duchi di Parma e Piacenza, bensì la successione in favore del primogenito erede della stirpe farnesiana. Il Romano Pontefice preferì non intervenire direttamente nella controversia che, morta Maria Luigia il 17 dicembre del 1847, vide contrapposte le case dei Borboni duosiciliani e dei Borboni di Parma, però, che Papa Mastai Ferretti, Pio IX, confermò i privilegi e le prerogative concesse ai Gran Maestri dell Ordine Costatiniano di Napoli prima con il breve Maxima et praeclarissima del 17 luglio 1851, poi con il breve Expositum Nobis del 30 ottobre E ben noto come, sposando Maria della Mercede, Principessa delle Asturie e, quindi erede presuntiva al trono di Spagna, ed in ottemperanza a quanto stabilito dalla Prammatica Sanzione di re Carlo di Borbone del 6 ottobre del 1759, intesa ad impedire un unione personale delle due corone spagnola e duosiciliana, il principe Carlo di Borbone, figlio secondogenito del principe Alfonso, conte di Caserta, sottoscrisse a Cannes, in data 14 dicembre 1900, un atto di rinuncia all eventuale trono delle Due Sicilie. Relativamente all atto di Cannes, i dubbi che si evidenziano immediatamente sono assai numerosi: anzitutto, il principe Carlo di Borbone non era il capo della Casa: era ancora vivo, infatti, suo padre Alfonso, conte di Caserta; per di più aveva un fratello maggiore, il duca di Calabria Ferdinando Pio, al quale, dalle nozze con Maria Lodovica di Baviera, nascerà nel 1901 l unico figlio maschio, Ruggero duca di Noto; quest ultimo morirà giovanissimo nel 1914, ma comunque, al momento dell atto, il principe Carlo non era titolare dei diritti ai quali era stato indotto a rinunciare e, quindi, non poteva certo disporne: per di più, premorendo al citato Ferdinando Pio, egli non diventerà mai il capo della Casa di Borbone delle Due Sicilie. Inoltre, la rinuncia di Cannes si inquadrava giuridicamente nella fattispecie dei patti sucessori, notoriamente vietati tanto dal Code Civil francese, quanto dal Codice Civile italiano al momento vigente, quanto, anche, dal vecchio Codice Civile delle Due Sicilie. In qualsiasi modi si voglia giudicare l atto di Cannes, esso riguardava comunque la rinuncia soltanto all ipotetico diritto di corona duocisicliana, non di certo al Gran Magistero dell Ordine Costantiniano in quanto, come crediamo di avere a sufficienza dimostrato, esso non era legato ad una corona, bensì costitutiva un diritto inerente alla primogenitura, jure sanguinis,come chiaramente disponevano gli statuti di Francesco Maria Farnese. Di conseguenza la rinuncia, cui fu indotto il principe Carlo di Borbone, è del tutto irrilevante nei confronti della titolarità al Gran Magistero costantiniano. Come tutti sappiamo, la Santa Sede Apostolica, titolare della suprema autorità su tutti gli ordini a carattere religioso e cavalleresco, non ha mai preso posizione sulla questione. Peraltro, essa non ha mai smentito i tanti suoi atti relativi all Ordine Costantiniano ai quali, almeno in parte, ci siamo riferiti. Per di più, la totale mancanza di rilievo giuridico della rinuncia di Cannes nei confronti 4
5 dell Ordine viene confermata, ove fosse necessario, anche dalle disposizioni del Diritto Canonico. L Ordinem che, come abbiamo fatto notare in precedenza, era già stato dichiarato vera Religione dalla Sacra Congregazione del Concilio fin dai tempi di Gregorio XIII, aveva, nel suo Gran Magistero, un ufficio ecclesiastico di erezione pontificia, regolato da statuti approvati dalla Santa Sede. Nel 1900,l anno dell atto di Cannes, tale ufficio era rinunciabile in vita solo da colui che ne fosse investito pro tempore, unicamente per giusta causa ed in favore del proprio primogenito maschio sano ; per qualsiasi altra rinuncia a favore di terzi sarebbe stata necessaria una esplicita approvazione del Sommo Pontefice Romano. Luigi Borgia A.I.H. 5
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