PROGETTO CONDIVIDERE DIVERSAMENTE: CASA, SALUTE E TERRITORIO

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1 FEI 2013 FONDO EUROPEO PER L'INTEGRAZIONE DI CITTADINI DI PAESI TERZI AZIONE 6 MEDIAZIONE INTERCULTURALE PROGETTO CONDIVIDERE DIVERSAMENTE: CASA, SALUTE E TERRITORIO

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3 Il contesto territoriale La presenza di migranti nel territorio dei comuni partner del progetto è al di sopra della percentuale nazionale: l Istat, infatti, stima al 7,4% (fonte: Istat, 2013) il rapporto tra residenti stranieri e popolazione in Italia, mentre nel territorio nel quale si svolgerà il progetto questa percentuale raggiunge il 10,99%. E necessario tenere conto delle differenze locali, legate anche alla morfologia del territorio e alla diversa presenza della piccola e media impresa, che fanno oscillare il valore percentuale dal 3,31% del Comune di Monte di Malo al 13,60% del Comune di Schio. Sono due le aree geografiche di provenienza prevalenti: l est europeo rappresentato in particolare dalla comunità serba (che è la nazionalità maggiormente rappresentata con il 14,28% degli stranieri residenti) e da quella rumena (11,99% degli stranieri residenti) e il nord Africa, con una presenza consistente di cittadini di origine marocchina (10,72% degli stranieri residenti). In totale, le nazionalità rappresentate sono 92. I minori rappresentano il 26,27% degli stranieri residenti nel territorio, a conferma di flussi migratori che tendono a eleggere i nostri comuni come luoghi di stabilizzazione familiare più che come territori di domicilio temporaneo legato alle opportunità lavorative. I numeri, dunque, raccontano una realtà plurale e interculturale nella quale le differenze linguistiche, quelle culturali e sociali rappresentano degli ostacoli ai processi di integrazione e scambio. Il territorio altovicentino, d'altra parte, pur non conoscendo fenomeni limite, vive una tendenza simile al resto del territorio nazionale per quel che riguarda la presenza territoriale dei migranti, con percentuali di presenza molto più elevate nei centri storici e nei quartieri e nelle aree popolari dei Comuni. Significativa è l'incidenza dei cittadini stranieri sul numero di utenti dei servizi sociali, a causa della maggiore fragilità economica e dall'assenza di reti familiari che, come è noto, hanno invece mitigato le ricadute della negativa congiuntura economica in atto per quel che riguarda le famiglie italiane. Questi dati spiegano l'accrescersi di fenomeni di disagio sociale e, in alcuni casi, di piccoli episodi di intolleranza, in un territorio storicamente abbastanza disponibile all'accoglienza e al confronto con altre culture; per esempio i rapporti di vicinato vedono acutizzarsi le tensioni anche a fronte di stili di vita diversi. Descrizione degli obiettivi di progetto OBIETTIVO GENERALE DEL PROGETTO Promuovere il benessere abitativo territoriale, inteso non soltanto come accesso alla casa, bensì come residenzialità in un territorio che, oltre a essere uno spazio fisico, è anche un luogo dove poter far crescere socialità e relazioni, e rappresenta un possibile contesto di scambio di informazioni sulle reti formali e informali del territorio.

4 OBIETTIVI SPECIFICI DEL PROGETTO 1) Favorire l'accesso ai servizi del territorio da parte di cittadini originari di Paesi Terzi, con particolare attenzione ai servizi comunali, ospedalieri e sociali del territorio, nonché alle opportunità culturali e sociali proposte dal territorio; 2) Promuovere e valorizzare l'interculturalità nei luoghi di vita e nei rapporti di vicinato, a partire dalle nuove generazioni; 3) Favorire la comunicazione interculturale e la relazione tra migranti e contesto sociale nei servizi, nei contesti abitativi, nei quartieri e nei contesti sociali più a rischio, attraverso la mediazione culturale e interculturale; 4) Sensibilizzare e diffondere informazioni, attraverso percorsi laboratoriali, sulle tematiche che caratterizzano la comunità locale e la vita quotidiana degli abitanti, con particolare attenzione alle relazioni nelle abitazioni. Descrizione della rete territoriale d'intervento La rete territoriale di intervento è composta da: - l'ulss 4, la quale garantisce uniformità territoriale e interviene in particolare nell'azione 5; - i Comuni di Santorso e Schio che garantiscono la partecipazione delle proprie strutture amministrative al progetto - I Comuni d Marano V., S. Vito di Leguzzano, Monte di Malo, Unione Comuni dell'altvavallegora i quali, con proprio personale, facilitano gli interventi e le attività nei propri territori di competenza; - Centro Vicentino di Solidarietà Ceis Onlus, Fondazione Capta, Cooperativa Samarcanda Onlus, Cooperativa Primavera Nuova come partner di primo livello; - enti locali, associazioni, cooperative e centri culturali come partner di secondo livello. In particolare, il Comune di Santorso è il soggetto capofila del progetto e ne cura il coordinamento e l'amministrazione. Il Comune di Schio contribuisce grazie al proprio servizio sociale e alle competenze maturate in questi anni attraverso le progettualità sviluppate. I partner di primo livello sono enti che garantiscono, grazie alle proprie competenze tecniche e al bagaglio esperienziale, la realizzazione delle singole attività progettuali. La rete di secondo livello, esplicitata nelle lettere di supporto al progetto, garantisce unitarietà territoriale e sinergia tra soggetti diversi, sia pubblici che privati.

5 ALLEGATO A Scheda di approfondomento delle azioni progettuali Con questa scheda si intendono approfondire le singole azioni progettuali e le modalità con le quali si saranno condotte. AZIONE 1. (PREAMBOLO) CONOSCERE IL TERRITORIO CON LA PROGETTAZIONE PARTECIPATA Soggetto Coordinatore: Fondazione Capta Onlus Partner che collaborano: Comune di Santorso, Comune di Schio, Centro Vicentino di Solidarietà CeIS Onlus, Cooperativa Sociale Samarcanda La conoscenza del contesto in cui si interviene non è affatto un dato scontato. I soggetti partner, infatti, hanno accesso a una pluralità di fonti d'informazione istituzionale (dalle quali è stato elaborato il documento Dati di Contesto allegato), ma non sempre queste permettono una conoscenza in profondità della realtà sociale del territorio in cui agiscono. Vi sono, viceversa, vuoti conoscitivi che spesso impediscono di costruire interventi efficaci e risolutivi. E' convinzione dei proponenti che una conoscenza approfondita sia possibile soltanto attraverso il coinvolgimento attivo dei destinatari. Per questa ragione, attraverso gli strumenti della progettazione partecipata, si intende costruire il materiale conoscitivo su cui si baseranno le altre azioni progettuali, e alle quali potranno accedere tutti i servizi territoriali. Questa azione progettuale prevede due fasi: una prima fase di ascolto attivo del territorio (fase di outreach), attraverso la tecnica del palo d'ascolto e il confronto con i testimoni privilegiati, durante la quale i mediatori interculturali attraverseranno i luoghi nei quali si concentrano le difficoltà relazionali interculturali per raccogliere informazioni e approfondimenti e individuare gli attori chiave; una seconda fase, articolata in focus group e attività di gruppo anche attraverso gli strumenti proposti dalle pratiche del teatro dell'oppresso durante le quali delimitare il campo d'azione, individuare alcuni casi concreti e di più urgente intervento di mediazione, capire quali sono le informazioni chiave di cui hanno bisogno i cittadini di Paesi terzi per vivere il territorio, cercare gli strumenti adatti per un coinvolgimento diretto dei beneficiari nelle attività previste. Il percorso appena descritto sarà realizzato grazie al contributo di competenze già presenti nel partenariato e che spaziano dalla mediazione interculturale alla facilitazione di focus group, dall'analisi di dati di contesto all'approfondimento attraverso le informazioni raccolte grazie alle interviste aperte.

6 Questo percorso di conoscenza è utile non soltanto alla raccolta di informazioni indispensabili, ma anche alla costruzione di relazioni e legami sociali con i soggetti che si vogliono coinvolgere più attivamente e avrà nei mediatori interculturali il ruolo chiave. AZIONE 2. ABITARE LE INFORMAZIONI Soggetto Coordinatore: Centro Vicentino di Solidarietà CeIS Onlus Partner che collaborano: Comune di Santorso, Comune di Schio, Cooperativa Sociale Samarcanda A partire da quanto emerso con l'azione 1, questa attività intende fornire ai cittadini di Paesi Terzi uno strumento di conoscenza del territorio e dei suoi servizi. In particolare, si prevede lo studio, la ricerca dei contenuti, la realizzazione e diffusione di informazioni multilingue destinate ai cittadini di Paesi Terzi attraverso il linguaggio dei video, facile da comprendere e semplice da diffondere attraverso una pluralità di canali. Le informazioni saranno proposte nelle lingue maggiormente parlate dai cittadini con origini straniere e riguarderanno i servizi più importanti erogati dalle amministrazioni comunali e dagli altri enti presenti nel territorio (Ulss, Centro per l'impiego, istituti scolastici, servizi fiscali...) nonché quelli proposti dal terzo settore. La selezione delle informazioni da proporre attraverso lo strumento del video non saranno predeterminate dai partner, ma saranno selezionate assieme ai destinatari nell'ambito del percorso di progettazione partecipata descritto all'azione 1. La stessa elaborazione dei contenuti e la realizzazione dei video sarà realizzata con il coinvolgimento diretti dei cittadini di Paesi Terzi e, in particolare, dei mediatori interculturali, i quali avranno anche il ruolo di coinvolgere attivamente le proprie comunità di appartenenza. I video saranno proposti in un apposito canale video online, nel sito web del progetto e nei siti web degli enti del territorio e in tutti i luoghi nei quali sarà possibile proiettarli. I video saranno a disposizione anche di altri enti e soggetti che, pur non essendo partner del progetto, intendono dare diffusione ai suoi contenuti. AZIONE 3. ABITARE IL VICINATO Soggetto Coordinatore: Primavera Nuova Cooperativa Sociale Partner che collaborano: Comune di Santorso, Comune di Schio, Cooperativa Sociale Samarcanda, Centro Vicentino di Solidarietà CeIS Onlus

7 Nei rapporti di vicinato spesso si creano tensioni a partire dalle diversità legate agli stili di vita quotidiani. Intervenire in questo senso significa da una parte favorire il dialogo interculturale e la conoscenza reciproca, dall'altra permettere ai nuovi cittadini in arrivo da Paesi terzi di conoscere le abitudini, le consuetudini e le regole della comunità locale. Attraverso le attività previste dall'azione 1 saranno individuati almeno 2 contesti particolarmente problematici nei quali sviluppare delle attività sperimentali di mediazione interculturale creativa, con lo scopo di far diventare le differenze strumento di relazione. La attività si dividono in due parti: da una parte animazione e mediazione interculturale di condominio e di isolato con i bambini, dall'altra saranno laboratori e momenti di confronto sulle principali tematiche della vita quotidiana, con l'obiettivo di coinvolgere gli adulti in momenti di approfondimento e conoscenza su temi come i rifiuti, la cucina, gli odori, l'economia domestica. Particolare attenzione sarà data ai minori, nella convizione che proprio essi possano essere ambasciatori d'interculturalità. Il percorso si articola in azioni -che di seguito presentiamo- differenziate a seconda dell età dei minori, in quanto ogni fase di crescita comporta esigenze e possibilità che le sono proprie; questo pensiero non esclude comunque la possibilità di realizzare occasioni e momenti rivolti contemporaneamente a tutti i soggetti in età evolutiva. Ciò potrà essere determinato da quanto emerso nella fase iniziale di individuazione dei bisogni. Si potrà evidenziare che in determinati luoghi, contesti di particolare criticità (emarginazione sociale delle persone che vi abitano, tensioni e problematiche legate al vicinato in caseggiati e in quartieri difficili ), è opportuno coinvolgere soggetti di età diverse in un percorso di animazione di comunità. L attività di animazione potrà così svolgersi in luoghi di vita e relazione di volta in volta differenti: il cortile di caseggiato, la strada di quartiere, il parco giochi, il centro parrocchiale, il doposcuola Sarà compito dell èquipe educativa individuare strategie di contatto e di aggancio per poter successivamente cogliere bisogni, interessi o opportunità di intervento educativo, di socializzazione e di mediazione culturale. LA CASA Questa fase del percorso è dedicata ai bambini dai 3 ai 6 anni. Infatti spesso nelle famiglie straniere sono presenti bambini che non frequentano la scuola materna per differenti motivi di carattere economico, culturale o religioso. Di conseguenza a questi minori, isolati, vengono a mancare elementi di socializzazione che potrebbero invece acquisire attraverso un percorso formativo che aiuti a crescere sviluppando le naturali abilità di apprendimento dei bambini. Il progetto ha pertanto la finalità di predisporre un luogo e un tempo in cui i bambini possano sperimentare momenti di socializzazione con altri coetanei, per apprendere e incrementare le competenze relazionali. Poiché la figura materna riveste un ruolo di primaria importanza in questa

8 fascia d età, appare significativo creare un rapporto di fiducia e collaborazione con le mamme, sia proponendo ai bambini attività complementari e parallele a quelle offerte alle donne (ad esempio, laboratori di cucina o di lingua) sia creando momenti di conoscenza e di condivisione tra le mamme e i loro bambini: questo infatti aiuta a costruire una rete di supporto informale tra le famiglie. IL PALAZZO Questa fase del percorso è dedicata ai minori dai 7 ai 10 anni in difficoltà nell instaurare rapporti positivi con adulti e coetanei. A questa età i la famiglia rappresenta ancora un punto di riferimento significativo, ma spesso i genitori stessi sono poco inseriti nel tessuto sociale e quindi impossibilitati a fungere da ponte tra la vita domestica e l esterno. L attività principale sarà di esplorazione del territorio attraverso giochi e attività creative, a cui si affiancheranno laboratori emotivi e relazionali: questo permetterà di promuovere una socializzazione sana e funzionale al benessere e alla crescita dei bambini. Inoltre si potranno prevedere dei momenti di educazione civica a sfondo ludico, in cui i minori potranno apprendere le basi della convivenza sociale: l uso degli spazi comuni, il rispetto per l altro e per l ambiente (i rumori, l igiene, il gioco) IL VICINATO Questa fase del percorso è rivolta ai preadolescenti (11-14 anni). In preadolescenza aumenta l interesse per tutto ciò che è al di fuori della famiglia e quindi la presenza o l assenza di amici e di spazi di aggregazione possono influenzare in modo significativo la crescita del ragazzo. Attraverso l attivazione di laboratori socio educativi e di partecipazione esperienziale si cerca di sostenere quei minori che rischiano di trovarsi in situazioni di disagio o di isolamento sociale, favorendo iniziative di protagonismo e di partecipazione, creando un clima di incontro, scambio e sensibilizzazione di differenti istanze culturali e sociali, esplorando e conoscendo il contesto territoriale di appartenenza e i servizi che questo offre. Si possono prevedere sia momenti di incontro libero (che comprendono attività ludiche, ricreative e di animazione, culturali e gruppi di discussione su temi proposti spontaneamente o stimolati dagli educatori) sia momenti di laboratorio (che rappresentano l offerta di attività strutturata: danza, arte, musica, utilizzo ragionato del territorio ): tali attività possono anche essere finalizzate all approfondimento della formazione civica attraverso la realizzazione di materiale cartaceo o audiovisivo da distribuire ai coetanei e alla collettività. LA CITTA Questa fase del progetto è destinata a ragazzi e ragazze tra i 15 e i 17 anni. L adolescenza è un periodo della vita in cui possono emergere situazioni conflittuali e a rischio di devianza: spesso i ragazzi possono presentare delle problematiche individuali complesse e

9 faticano ad inserirsi in modo positivo nel gruppo dei coetanei; l insoddisfazione e la frustrazione che derivano da tali difficoltà possono a volte determinare isolamento, esclusione, atti delinquenziali. Soprattutto nelle fasi iniziali appare essenziale un lavoro negli spazi di ritrovo dei giovani, in quanto sono luoghi naturali e spontanei di aggregazione e di incontro: è qui che gli adolescenti si scambiano idee e progetti ma magari anche disagi e paure. L obiettivo sarà quindi quello di stabilire relazioni educative che possano accompagnare, sostenere e valorizzare l altro sia singolarmente sia nel gruppo, favorendo un atteggiamento di progettualità realistica e realizzabile anche attraverso degli spazi d ascolto individuali. Con i laboratori di partecipazione esperienziale si mira a promuovere le competenze sociali, favorendo iniziative di protagonismo giovanile e di partecipazione dal basso. I giovani coinvolti potranno rendersi promotori e collaborare con le amministrazioni per la realizzazione di eventi ed iniziative rivolte ai pari e alla cittadinanza, diffondendo in questo modo la conoscenza di servizi e occasioni formative. L attività di animazione territoriale, coinvolgendo appunto il contesto e le sue realtà, potrà infatti essere finalizzata all organizzazione di momenti di aggregazione a tema (tornei, giochi, feste di quartiere, spettacoli ). Tutte le fasi del percorso saranno gestite da personale educativo specializzato e l equipe sarà coordinata dall assistente sociale della cooperativa che avrà anche funzioni di raccordo con i diversi partner coinvolti (amministrazioni, agenzie educative, servizi, associazioni etc ). Propedeutico alla realizzazione delle azioni sarà un periodo di confronto e condivisione tra enti e Comuni, in cui attraverso la creazione di tavoli di coordinamento e focus group sarà possibile far emergere le esigenze e le criticità dei singoli contesti territoriali. Questo avrà inoltre lo scopo di ottimizzare l uso delle risorse locali per intervenire in modo sinergico in azioni di sviluppo e di prevenzione del disagio. Per quanto riguarda gli adulti, invece, il percorso laboratoriale nascerà all'interno del percorso di progettazione partecipata previsto dall'azione 1 e affronterà i principali nodi di criticità della convivenza interculturale. Si tratterà di laboratori finalizzati solo in parte alla formazione e in cui sarà, invece, centrale la finalità della condivisione e della conoscenza reciproca. Potranno quindi essere attivati, per esempio, laboratori di cucina, di cucito, di danza. Nello svolgimento dei laboratori saranno presenti i mediatori culturali come facilitatori della relazione tra i partecipanti. Sul tema dell'abitare, poi, saranno realizzati degli incontri con le comunità straniere nell'ambito dei contesti di attuazione del progetto in cui saranno trattate tematiche legate all abitare. In particolare si tratteranno temi legati alla vita quotidiana come la stesura e gestione del budget familiare, la gestione della raccolta differenziata dei rifiuti con particolare attenzione alle buone pratiche di riuso e riciclo, della gestione della ricerca abitativa, della gestione dell immobile e dei regolamenti in

10 contesti condominiali. Queste tematiche saranno integrate a seguito della condivisione della progettualità con il territorio. I mediatori saranno parte attiva e centrale dell attività in quanto in grado di supportare l analisi della problematica e facilitare la comprensione di quanto viene trasmesso in quanto portatori di entrambe le culture. Per entrambe le azioni, sarà valorizzato il territorio, attraverso l'attenzione ai prodotti agroalimentari locali e la pratica del riciclaggio e del riuso. Per quanto riguarda i bambini, inoltre, saranno valorizzati i doposcuola già attivi, con l'inserimento di mediatori finalizzato al sostegno linguistico. I progetti sperimentali serviranno a costruire le premesse per individuare una nuova e innovativa pratica d'intervento da diffondere nel territorio. AZIONE 4. LA SALUTE COME DIRITTO DELL'ABITARE: UNO SPORTELLO IN OSPEDALE Soggetto Coordinatore: Ulss4 Altovicentino Partner che collaborano: Cooperativa Samarcanda, tutti i Comuni partner Dal 2012 è attivo il nuovo Ospedale Unico dell'altovicentino. In questo contesto, gli operatori hanno riscontrato particolari difficoltà nell'accesso ai servizi da parte di cittadini di Paesi Terzi che non hanno o non comprendono tutte le informazioni. Per questa ragione, con la collaborazione attiva l'ulss4 Altovicentino, si intende attivare uno sportello permanente presso l'ospedale Unico dell'altovicentino rivolto ai cittadini di Paesi Terzi con l'obiettivo di facilitare l'accesso ai servizi ospedalieri da parte delle persone straniere, anche attraverso il coinvolgimento di mediatori interculturali tra operatori sanitari e cittadini stranieri. Tale Servizio nasce dalla domanda sempre più diffusa di intervento e di formazione che giunge da coloro che lavorano con persone e famiglie migranti e ne colgono quotidianamente la difficoltà ad orientarsi all interno dei Servizi del territorio. Lo sportello avrà degli operatori dedicati e la collaborazione dei mediatori interculturali di cui all'azione 5. Lo sportello intende porsi in tal senso come interlocutore qualificato attraverso la presenza di mediatori interculturali preparati anche attraverso una formazione e supervisione continue. Le attività previste da questa azione sono le seguenti: 1.Preparazione del gruppo di mediatori che gestirà lo sportello. Sarà coinvolto personale selezionato in base alla formazione ed esperienza professionale al fine di costituire un gruppo competente e stabile. 2. Formazione continua dei mediatori interculturali, oltre che in materia di mediazione interculturale, anche sui servizi socio sanitari del territorio e la gestione della relazione con le persone che si rivolgono allo sportello e con gli operatori sanitari

11 3. Attività di Sportello: i mediatori interculturali lavoreranno all interno dello Sportello fornendo servizio di informazione/orientamento relativamente all accesso e utilizzo dei Servizi Socio Sanitari del territorio e raccogliendo eventuali richieste di intervento di mediazione. La metodologia che sarà utilizzata prevede innanzitutto il lavoro in equipe da parte dei mediatori. Quest ultimi saranno presenti allo Sportello garantendo la compresenza di almeno 2 mediatori. Faranno inoltre riferimento all equipe allargata di mediatori che sarà destinataria di una formazione specifica e luogo di confronto e supervisione. Gli strumenti utilizzati saranno quelli degli incontri periodici e dell utilizzo di materiale informativo multilingua oltre che di strumenti per la raccolta dati. AZIONE 5. MEDIAZIONE LINGUISTICA INTERCULTURALE Soggetto Coordinatore: Cooperativa Samarcanda Partner che collaborano: tutti i Comuni partner Questa azione prevede la formazione, l attivazione e lo sviluppo di un gruppo di mediatori capaci di porsi come soggetti competenti e professionalmente preparati con una buona conoscenza della lingua italiana e della rete dei servizi locali. Il gruppo di Mediazione avrà il compito di attivarsi in interventi di mediazione linguistica, informativa e socio-culturale nei servizi sanitari e sociali del territorio e nei contesti abitativi che presentano problematicità relazionali. Il gruppo formato da operatori coordinati, professionalmente preparati e forti delle esperienze di mediazione accumulate rimarranno come risorse del territorio. I mediatori inoltre interverranno in maniera trasversale in tutte le attività previste dal progetto ponendosi come facilitatori delle relazioni e come traduttori non solo delle lingue ma anche delle diverse modalità culturali di approccio alle tematiche esplorate nel progetto. L obiettivo dell'azione è rispondere in modo efficace e competente alle richieste di mediazione interculturale. Ciò può essere raggiunto accrescendo la professionalità dei mediatori interculturali e rendendo questi ultimi capaci di porsi come soggetti con le competenze necessarie per relazionarsi con una rete formata da operatori pubblici e del privato sociale. AZIONE TRASVERSALE: LA COMUNITA' INTERCULTURALE IN-FORMAZIONE Soggetto Coordinatore: Comune di Santorso Partner che collaborano: Comune di Schio, Fondazione Capta Onlus, Cooperativa Samarcanda, Primavera Nuova Cooperativa Sociale, Centro Vicentino di Solidarietà CeIS Onlus Nell'ambito del progetto, sono previste due attività finalizzate a dar vita a strumenti professionali e operativi per promuovere le risorse di una comunità interculturale. La prima attività è formativa e riguarderà le professionalità coinvolte nelle attività progettuali: operatori e mediatori interculturali i

12 quali, una volta formati, saranno una risorsa a disposizione del territorio. Questa azione prevede un percorso formativo iniziale e una successiva supervisione in itinere sia degli operatori sia dei mediatori, secondo i principi della learning organization che permette una crescita del gruppo di lavoro, la quale potrà proseguire autonomamente anche alla fine del progetto. La seconda attività riguarda la stesura del Documento Programmatico per l'integrazione nell'altovicentino che sarà scritto a partire dalle esperienze e dalle evidenze che emergeranno durante le attività progettuali e che sarà proposto a tutti i soggetti attivi del territorio come strumento a partire dal quale costruire una nuova programmazione d'area vasta. Questo documento, che sarà realizzato dai partner nella seconda metà del periodo progettuale, sarà proposto come modalità per aderire e partecipare attivamente al Tavolo dell'integrazione, con l'obiettivo di costruire una rete territoriale di enti, istituzioni e realtà sociali impegnata a realizzare una comunità interculturale. Il Tavolo resterà attivo anche dopo la chiusura delle attività progettuali e si darà i propri obiettivi programmatici nell'arco temporale

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