L esperienza dei Poli Formativi in Lombardia. ADI 2-3-settembre 2006 Monte Giove

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1 Via Volterra n Bologna tel Via Pietralata, Bologna tel fax L esperienza dei Poli Formativi in Lombardia ADI 2-3-settembre 2006 Monte Giove Giuliana Pupazzoni Dirigente Ufficio IV Integrazione delle politiche formative Direzione Scolastica Regionale per la Lombardia

2 Alcuni elementi di scenario Siamo in presenza di cambiamenti di portata storica, primo fra tutti una riforma costituzionale improntata a un sistema policentrico, sulla quale si dibatte tuttora per l attribuzione chiara tra Stato e Regioni delle competenze e delle responsabilità istituzionali in materia di istruzione e formazione, contemporaneamente a una riforma del sistema formativo tuttora in via di definizione. Rilevante sarà perciò il confronto tra Governo, Regioni e Parti sociali per l attuazione del Titolo V della Costituzione: è qui che si giocherà la possibilità di far interagire l autonomia delle scuole con le istituzioni della ricerca e i progetti di sviluppo dei territori. Il dibattito sull equilibrio dei ruoli e dei poteri tra Stato e Regioni e sulla numerosità dei livelli di governo è vivacissimo; è attualmente ancora incerta la definitiva configurazione del sistema dell istruzione e formazione tecnica e professionale, così come il destino degli istituti tecnici e degli istituti professionali, la cui utenza costituisce oltre il 63% degli studenti del II ciclo. Le indagini internazionali OCSE e Pisa hanno rivelato il grado di inconsapevolezza culturale e tecnico scientifica (v. in particolare le carenze evidenziate in matematica e nelle scienze) e le gravi difficoltà che i giovani manifestano nell uso dei mezzi di comunicazione e di espressione linguistica, così come l inefficienza e l arretratezza che derivano alla scuola dalla separatezza e dalla distanza dal mondo del lavoro e delle professioni. Prendiamo atto che c è una perdita di valore professionalizzante dei titoli finali di studio, esiste nella nostra cultura di matrice gentiliana una gerarchia dei saperi che vede le materie umanistiche prevalere sulla scienza e la tecnologia, c è una scarsa valorizzazione della cultura del lavoro, un disprezzo del fare, i saperi sono segmentati e c è una forte rigidità dell impianto disciplinare. Occorre colmare la tradizionale, storica separazione tra il momento dello studio e il momento della applicazione, sviluppare le capacità speculative e progettuali attraverso l'operatività, valorizzare i saperi pratici. Con questa consapevolezza l Ufficio Scolastico Regionale ha promosso e sostenuto in questi anni una serie di esperienze, quali l alternanza scuola-lavoro e i percorsi di istruzione e formazione professionale in collaborazione con la Regione Lombardia, volti a sperimentare modalità didattiche più flessibili e orientate al fare, che, partendo dalla pratica, approdino a una dimensione cognitiva. Dagli IFTS ai Poli formativi Lo sviluppo e la competitività di un Paese dipendono oggi sempre più dalla conoscenza e in particolare dal sapere tecnologico, cosicché si punta sempre più l attenzione su figure professionali medio-alte con competenze tecnologiche adeguate. In Italia, a differenza che in altri Paesi, è assente un Sistema di alta formazione tecnica non accademica; la possibilità di prosecuzione degli studi dopo il diploma è infatti attuabile quasi esclusivamente presso le Università. Un importante tentativo di innovazione in questo senso, orientato dagli indirizzi dell Unione Europea, è rappresentato dall art.69 della Legge n.144/99, che ha istituito il sistema integrato dell Istruzione e della Formazione Tecnica Superiore. Le sperimentazioni, che, a partire dal 1999, si sono sviluppate costituiscono un importante occasione di riflessione, che ha evidenziato una serie di positività ma anche di forti criticità del sistema. Il valore aggiunto è rappresentato certamente dell accresciuto livello della collaborazione, che si è ampliato non solo a livello istituzionale tra le Regioni e gli Enti locali, ma tra tutti i soggetti, pubblici e privati, coinvolti nell esperienza degli IFTS, dalle imprese, alle scuole, agli enti accreditati, alle università, ai centri di ricerca. E maturata in questi anni un attitudine al dialogo percepita progressivamente come condizione indispensabile per il successo, L esperienza dei Poli Formativi in Lombardia 2

3 anche se sappiamo che la costruzione del dialogo e delle partnership ha incontrato e incontra non poche difficoltà. Dall altro lato, la frammentazione e la scarsa visibilità del sistema degli IFTS legate all incertezza dei finanziamenti e dei tempi di programmazione e di attuazione, la conseguente difficoltà di reperire utenza, i non sempre facili rapporti con l università rappresentano nodi critici sostanziali. Non va sottovalutato neanche il fatto che oggi è in crisi l idea di un profilo definito a livello nazionale declinato per mansioni, e che bisogna perciò muoversi su aree professionali ampie, articolate con specifica attenzione alle realtà locali. Si rendeva dunque necessario ripensare il modello per consentire una pianificazione delle iniziative in una prospettiva complessiva e condivisa. Con l Accordo nazionale del 25 novembre 2004 in Conferenza unificata Linee guida per la programmazione dei percorsi IFTS e delle misure per l integrazione dei sistemi formativi si è delineato un primo tentativo di messa a regime del sistema attraverso la programmazione dei piani regionali, la costituzione dei Poli formativi di settore presso istituti secondari superiori e strutture formative accreditate dalle Regioni, il rafforzamento del partenariato pubblico-privato. L Accordo traccia con maggiore consapevolezza un nuovo sistema di formazione professionale terziario, non accademico, consolidato mediante la predisposizione di norme e regolamenti in funzione dell individuazione di un vero e proprio standard minimo per le qualifiche e le relative competenze. Per stabilizzare e consolidare l offerta formativa in una logica di filiera, l Accordo sottolinea con forza la necessità di incrementare una cultura dell integrazione dell offerta formativa, nella consapevolezza che, a fronte della scarsità di risorse pubbliche, è ormai necessario ragionare in termini di nuove forme di collaborazione, di promozione di sinergie e di percorsi comuni. I Poli formativi sono così delineati come un sistema integrato di conoscenze, competenze, esperienze tecnico-pratiche in grado di collaborare e di costituire un punto di riferimento per famiglie, imprese e per la società in generale. Questa è a nostro parere la condizione necessaria per inserirsi con successo nella competizione aperta nel nuovo contesto internazionale. Lo sviluppo del sistema dei Poli formativi IFTS sarà sostenuto anche dal Piano della Presidenza del Consiglio (PICO ) per promuovere l innovazione, la crescita, l occupazione in attuazione del rilancio della Strategia di Lisbona. Con tale Piano si intende implementare i Poli dotandoli di Laboratori Tecnologici adeguati. In questo modo il concetto di Polo si evolve: non solo laboratorio di innovazione curriculare e didattica, ma anche centro di servizi specialistici per lo sviluppo delle imprese del territorio. Nell ambito delle collaborazioni in atto tra Ufficio Scolastico Regionale e Regione Lombardia e al fine di rispondere alla domanda di competenze professionali da parte delle imprese e di migliorare la qualità dell offerta formativa, è nato l Accordo Territoriale del 22 marzo 2006, volto al rinnovo dell offerta formativa sperimentale di istruzione e formazione professionale a partire dall anno 2006/2207 e alla definizione del Piano pluriennale regionale per la programmazione dei percorsi IFTS 2004/2006 e delle relative misure di sistema. In attuazione dell Accordo, che accoglie in pieno le indicazioni della C.U. del 25 novembre 2004, la Regione Lombardia ha elaborato d intesa con l USR - un Piano regionale per i Poli formativi, che tiene conto dei diversi elementi di contesto, ad esempio dell ultimo rapporto Excelsior secondo cui le aziende preferiscono assumere diplomati e licenziati anziché laureati (solo l 8,5%), mentre il 34% delle assunzioni riguarda tuttora personale provvisto di licenza media; cresce la richiesta di professioni a livello intermedio, in particolare per le vendite e i servizi alle famiglie (24,7% del totale), mentre è in calo la formazione continua nelle imprese (dal 24,7 del 2002 al 18,8%), che è poco sviluppata nelle aziende con meno di 10 dipendenti (15,6%). Rispetto al mondo delle imprese, c è una prevalenza, come nel resto del territorio nazionale, di piccole imprese. L analisi condotta dalla presidente di Assolombarda nella sua relazione annuale (giugno 2006) descrive una solida struttura manifatturiera, una ripresa a partire dalla scorsa estate, un mercato del L esperienza dei Poli Formativi in Lombardia 3

4 lavoro con elevata incidenza di posizioni qualificate; la stessa relazione sottolinea che il Nord deve poter contare su una rete logistica che garantisca la mobilità di merci e persone, pone l accento sull importanza del tema dell ambiente, sulla necessità di sviluppo delle tecnologie ITC per modernizzarsi, riserva infine un attenzione specifica alla cultura, ai beni culturali e al turismo. Il percorso per l attivazione dei Poli formativi prevedeva due fasi di valutazione e selezione; a febbraio 2006 è stato così emanato un invito alla presentazione di candidature per la realizzazione di Poli formativi, nel quale si chiedeva di presentare un progetto di massima, con indicazioni sulla composizione della rete dei soggetti e sui sistemi di governance interna, per consentire una valutazione della rappresentatività del Polo e della sua capacità di fare networking. I criteri di valutazione in questa prima fase non erano fondati tanto sulla qualità della progettazione didattica vera e propria, quanto sulle potenzialità della rete messa in campo e dei suoi obiettivi dichiarati, nonché del suo modello organizzativo. All invito hanno risposto 106 raggruppamenti, 67 dei quali sono stati ammessi a partecipare alla seconda fase di selezione, attuata con l emanazione, a giugno 2006, dell Invito a gara ristretta per la realizzazione delle attività dei Poli-Formativi Percorsi Formativi IFTS e Azioni di Sistema che richiedeva di descrivere i progetti esecutivi delle azioni, formative e di sistema, dei Poli. In esito a questa seconda selezione, sono stati ammessi a finanziamento 31 Poli formativi, ciascuno dei quali ha presentato un Piano pluriennale di intervento, contenente sia una proposta di offerta formativa IFTS, sia una proposta progettuale per le diverse azioni di sistema (ricognizione delle prestazioni richieste dalla filiera, definizione delle figure professionali e delle competenze-chiave, delineazione percorsi formativi, orientamento e inserimento lavorativo, collegamento con la ricerca e trasferimento, valutazione). Per la selezione si è tenuto conto in particolare della partecipazione al progetto, anche sotto il profilo finanziario, dei privati, quale forte segnale della necessità di uscire dalla logica, non più sostenibile, dei finanziamenti a prevalenza pubblica. Data la ristrettezza dei tempi concessa per la presentazione delle candidature e dei progetti, e considerata altresì l importanza attribuita alle azioni preliminari di sistema, soltanto alcuni Poli attiveranno corsi IFTS entro il 2006, gli altri li avvieranno nel Gli operatori partecipanti sono 481 ed elevato è per ciascun Polo il numero dei soggetti partecipanti, largamente rappresentativi del sistema sociale, culturale ed economico della Lombardia (scuole e CFP rappresentano il 39,7%, i soggetti privati il 24,5%, le università il 10%,le forme associative - pubbliche, private, pubblico/private - l 8,3%...). A fronte di una grande eterogeneità in termini di struttura economica e di ruolo istituzionale, ciascun Polo è fortemente legato al contesto territoriale ed economico in cui devono essere realizzate le azioni previste. I 31 Poli formativi hanno una distribuzione territoriale omogenea e coprono tutte le aree professionali e i settori economici, con una prevalenza delle filiere a carattere tecnologico e in generale legate all innovazione. Il 67% delle figure professionali degli IFTS è infatti riferibile all innovazione industriale e tecnologica. Il Piano gode di un cofinanziamento: ,73 euro tratti dal piano programmatico di spesa ex L.53/03 messi a disposizione dal MPI tramite la Direzione Regionale e euro di risorse FSE Ob.3 Misura C1 assegnate dalla Regione per finanziare una serie di azioni di sistema, volte a sostenere le attività formative e a garantire una forte integrazione con il contesto. I 31 Poli formativi rappresentano una offerta di formazione innovativa, sono intesi come il luogo capace di contenere in forma stabile, integrata e visibile, in una logica di filiera formativa, tutto l insieme dei servizi educativi sul territorio, dalla formazione iniziale a quella superiore, mettendo in comunicazione la domanda di professionalità del mondo del lavoro, il bisogno di formazione dei giovani, la ricerca e l innovazione. I Poli intendono nel contempo costituirsi come una risposta organica e articolata per aggregare e rendere visibile l offerta formativa professionalizzante, anche utilizzando modelli e modalità di intervento L esperienza dei Poli Formativi in Lombardia 4

5 diversi, perché a fronte della varietà e della complessità della realtà lombarda, non possono esserci soluzioni univoche e schemi rigidi, ma una pluralità di soluzioni che deve essere regolata e governata. I percorsi IFTS progettati all interno dei Poli hanno l obiettivo di formare figure professionali a livello post-secondario riferiti a specifici settori economico-produttivi, essi sono percorsi integrati per lo sviluppo accanto all università di un sistema di formazione tecnica superiore in grado di sostenere la competitività soprattutto delle piccole e medie imprese locali. Essi non sono però il prolungamento della scuola superiore (una sorta di 6 e 7 anno) ma un percorso autonomo caratterizzato da un legame forte con le esigenze produttive di una dato territorio in una fase determinata, e quindi un sistema non rigido che si evolve in rapporto con la ricerca e il trasferimento tecnologico. Particolare attenzione nella scelta delle candidature è stata posta al forte livello di integrazione dei Poli, finalizzati più che alla costituzione di nuovi soggetti o sovrastrutture, alla innovazione dei modelli organizzativi e di servizio adottati. Il Polo in sostanza istituzionalizza i rapporti tra i partner (rete di soggetti), organizza le risorse messe a disposizione dai partner (logica di integrazione), potenzia la valenza strategica del collegamento con gli ambiti della ricerca e dell innovazione (valore formativo e di sviluppo per la competitività). L esperienza dei Poli formativi è stata preceduta dalla sperimentazione del Campus dell istruzione e della formazione professionale, nata dall intesa tra Ufficio Scolastico Regionale e Regione Lombardia sottoscritta l 11 gennaio Il Campus prevedeva il coinvolgimento di istituti tecnici e professionali, università, enti di formazione e aziende per offrire ampie possibilità di collegamento strutturale tra i diversi percorsi formativi, con diversi livelli di qualifica e di diploma fino all alta formazione tecnica superiore. Per la sperimentazione sono stati individuati due settori produttivi: la Meccanica e automazione industriale e le Tecnologie d informazione e comunicazione. Il progetto ha sperimentato strutture flessibili e modulari dei percorsi, con l obiettivo di garantire la personalizzazione e di costruire un modello di riferimento per il riconoscimento dei crediti formativi, sia in ingresso, sia in uscita. Esso rappresenta un possibile modello di organizzazione e gestione del sistema dell istruzione e della formazione professionale e un contributo alla costruzione di un sistema riconosciuto di attestazione dei crediti, coerente con le indicazioni contenute nella Direttiva del Ministro Fioroni di definire con le Regioni gli standard di riferimento e i criteri di valutazione. Da una prima analisi complessiva dei progetti dei 31 Poli sembrerebbe emergere, pur con tutte le cautele e le riserve connesse con questa prima fase iniziale e nonostante il favorevole contesto e l ottima tradizione lombarda, una non sempre pienamente soddisfacente progettualità delle istituzioni formative, soprattutto per quanto riguarda la capacità di organizzare servizi di accompagnamento al lavoro e di ricerca applicata sul territorio. Sembra anche di avvertire una ridotta tensione delle imprese verso l innovazione di prodotto e di processo, a testimonianza delle difficoltà attuali del sistema produttivo a reggere il sistema competitivo e, si potrebbe dire, anche una limitata attenzione al sistema formativo, di cui spesso peraltro si tende a deplorare l inefficienza. L impressione è che solo un forte impulso programmatorio da parte della Regione e una maggiore capacità delle scuole a organizzarsi in rete potranno rendere stabile quella che al momento è una impegnativa sperimentazione, che va attentamente osservata valorizzando le esperienze migliori e le buone pratiche. Non va sottovalutato d altronde il dato di contesto di una Regione nella quale la domanda formativa presenta una straordinaria complessità, che va dall eccellenza dei master all alfabetizzazione primaria e funzionale degli adulti e dei giovani di recente immigrazione; dalla formazione professionale breve ai corsi di istruzione tecnica superiore, ai percorsi individualizzati per i diversamente abili. Da questo punto di vista, il sistema formativo pubblico lombardo è davvero chiamato ad una impresa di grandi proporzioni, di cui raramente i mezzi di comunicazione di massa hanno consapevolezza. D altra parte, è anche vero che esiste L esperienza dei Poli Formativi in Lombardia 5

6 in Lombardia una straordinaria ricchezza di interventi e di soggetti, una pluralità la cui azione è essenziale coordinare sul territorio, sicché è più che mai necessario costruire nella nostra regione un sistema di istruzione e formazione tecnico-professionale non accademico capace di rispondere ai bisogni competitivi delle nostre aziende. In questo sforzo di attenzione alla realtà e di programmazione delle risposte possibili, la Regione Lombardia è un interlocutore attento e propositivo, teso a rendere più efficace il Sistema educativo lombardo sia in relazione ai bisogni del sistema produttivo, sia in relazione ai bisogni delle persone. Interpretando appieno il suo ruolo di promozione e di governance dello sviluppo del sistema e dei diversi modelli organizzativi, la Regione si è dotata, a questo scopo, sin dalla fase di start-up dei Poli, di un supporto tecnico-metodologico di accompagnamento alla sperimentazione, per valutarne l efficacia e garantire il raggiungimento di elevati livelli qualitativi. Tutto ciò in un ottica di unitarietà e nel rispetto delle indicazioni, che stanno diventando sempre più puntali e significative, dell Unione Europea in materia di definizione dei titoli e delle qualifiche. L esperienza dei Poli Formativi in Lombardia 6

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