Banca del Clima. Contabilità climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 La rivoluzione dell efficienza: misure ed azioni praticabili

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1 Banca del Clima Contabilità climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 La rivoluzione dell efficienza: misure ed azioni praticabili Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità

2 Un iniziativa di Direzione Generale Servizi di Pubblica Utilità Presentazione di Maurizio Bernardo* La proposta del WWF di creare una Banca del clima mi è subito piaciuta, non solo perché va ad aggiungersi alle altre azioni che sono state e vengono doverosamente intraprese dalla Regione Lombardia per ridurre la produzione dei cosiddetti gas serra, ma anche perché evoca lo stretto legame che c è, e che non è sempre sufficientemente percepito, fra la tutela dell ambiente e la ricchezza dell economia. In banca si portano i propri risparmi per farli rendere e si prelevano i capitali depositati per fare nuovi investimenti. Così, la Banca del clima, registrando la produzione di gas serra correlata a ciascuna attività, permette di quantificare il risparmio che deriva dall assunzione di comportamenti virtuosi, risparmio che si traduce in un aumento del valore dell ambiente, anche sotto il profilo economico, per la possibilità che vi siano condizioni compatibili, e addirittura funzionali, con lo sviluppo delle attività produttive e con una buona qualità di vita. Non mi dilungo su questo aspetto perché penso che i ricorrenti fenomeni di alluvioni, siccità, temperature elevate, riduzione dei ghiacciai, ecc. a cui la cronaca ci ha purtroppo abituato, abbiano già messo in evidenza la gravità dei problemi. Si tratta quindi di sviluppare ulteriormente le azioni, concertando tutte le risorse disponibili tra enti, istituzioni, imprese ed associazioni ambientaliste Ecco perché diventa importante coinvolgere sia i cittadini che le imprese: tutti devono sapere che possono fare qualcosa. Il ruolo dell informazione e della sensibilizzazione diventa così fondamentale e le associazioni ambientaliste, con la loro determinazione, sono uno strumento prezioso per veicolare l importanza di nuovi comportamenti, amplificando i risultati delle politiche pubbliche. La Regione Lombardia consapevole che le emissioni di CO 2 sono passate, nel proprio territorio, da circa 63 milioni di tonnellate nel 1990 a 72 milioni nel 1996, intende contribuire significativamente al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei gas serra previsti dal Protocollo di Kyoto. Per questo sta portando avanti i seguenti interventi, gran parte dei quali potranno essere misurati attraverso la Banca del clima: Incentivi per l acquisto di veicoli e combustibili a basso impatto ambientale; Incentivi per la realizzazione di centrali elettriche alimentate a biomassa e con reti di teleriscaldamento; Incentivi per la realizzazione di impianti idroelettrici; Incentivi per la trasformazione a metano degli impianti di riscaldamento; Acquisto di crediti di carbonio; Partecipazione a progetti dimostrativi per l utilizzo dell idrogeno, nell ambito del VI Programma Quadro di ricerca comunitaria; Sostegno agli interventi di forestazione. Vedremo di valutare, nel medio termine, quale sarà stato il rendimento del nostro risparmio. * Assessore ai Servizi di Pubblica Utilità della Regione Lombardia

3 INDICE PRESENTAZIONE Segr. Gen. WWF Italia Michele Candotti LE PROSPETTIVE DI SVILUPPO DELLA BANCA DEL CLIMA Vice Segr. Gen. Cittadinanzattiva Giustino Trincia Il progetto Banca del Clima (box) I PARTE - CONTABILITA CLIMATICA: LA VALUTAZIONE DELLE EMISSIONI DI CO 2 La valutazione economica dei risparmi energetici Giorgio Vicini, Luca Rizzi Emissioni di gas serra relative all`utilizzo dei beni di largo consumo Enrico Marsili e Paolo Frankl Il consumo energetico negli usi domestici Luca Rubini, Alfonso Calabria Emissioni di CO 2 prodotte dalle scelte di mobilità individuale: le emissioni specifiche e quali dati chiedere Daniele Meregalli II PARTE LA RIVOLUZIONE DELL EFFICIENZA: MISURE ED AZIONI PRATICABILI Costruire un mondo più efficiente Domenico Gaudioso La rivoluzione dell efficienza: dalle quantità alle qualità Andrea Masullo Tecnologie e comportamenti attivi per la riduzione delle emissioni di CO Adriano Paolella Ecoconsigli: coca può fare il singolo cittadino (box) Informazione di prossimità e tutela del clima Giustino Trincia Il significato dei partner aziendali Irma Biseo, Ylenia Fiorino Come internet può fare la differenza. Un nuovo alleato per difendere l ambiente: Banca del Clima Fabio Converio I siti web dove trovare informazioni Fabrizio Piemontese A cura di: Adriano Paolella, Irma Biseo, Rita Minucci Redazione: Marco Boccia, Emanuela Pietrobelli Grafica: Paola Venturini Stampa: Edicomprint, Roma Febbraio 2004 Gruppo di lavoro (per il WWF): Irma Biseo (coordinatrice), Ylenia Fiorino, Andrea Masullo (resp. contenuti), Fabrizio Piemontese, Alessia Fabri Banca del Clima - 1 Gruppo di lavoro (per Cittadinanzattiva): Giustino Trincia, Rodolfo Schiavo (coordinatore) Gruppo di lavoro per le valutazioni delle emissioni: Gianfranco Bologna, Alfonso Calabria, Paolo Frankl, Giuseppe Gagliano, Domenico Gaudioso, Marco Lucentini, Enrico Marsili, Daniele Meregalli, Luca Rizzi, Luca Rubini, Giorgio Vicini.

4 Presentazione di Michele Candotti* Banca del Clima - 2 Il sistema di vita dei paesi industrializzati sta sconvolgendo gli equilibri degli ecosistemi del Pianeta. Il percorso energetico rovinoso seguito fino ad oggi su scala mondiale ha inoltre vanificato qualsiasi impegno per fronteggiare i cambiamenti climatici. L IPCC (International Panel on Climate Change, l organismo scientifico internazionale nominato da tutti i paesi del mondo per lo studio dei cambiamenti climatici) ha evidenziato il filo diretto che lega gran parte del surriscaldamento rilevato nel corso degli ultimi cinquanta anni e l insostenibilità delle attività umane. È dunque indubbio che se i combustibili fossili continueranno a dominare lo scenario energetico e, di conseguenza, i consumi mondiali di energia insieme alle relative emissioni di CO 2 continueranno stabilmente ad aumentare, gli stessi benefici raggiunti da iniziative di miglioramento delle tecnologie energetiche non potranno che essere vani. Proprio per questo, nel momento in cui sussiste il rischio reale di un salto improvviso del sistema climatico, diventa necessario non solo limitare le emissioni di gas prodotte dalle attività umane, ma anche porre un freno all aumento della domanda energetica totale. È assolutamente necessario, quindi, come primo passo, interrompere la spirale di crescita, ovvero innanzitutto stabilizzare i consumi energetici nei paesi industrializzati attraverso provvedimenti immediati per migliorare l efficienza delle trasformazioni e degli usi finali. Ma la questione energetica non è assolutamente una prerogativa esclusiva dei Governi, soprattutto se, come la cronaca ci rivela, il cammino intrapreso per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto va a rilento. Proprio per questo motivo il progetto Banca del Clima, promosso da Cittadinanzattiva e WWF, sta a testimoniare che ognuno di noi è un attore decisivo nell ambito della cosiddetta questione energetica in quanto diretto responsabile delle proprie scelte energetiche. Ognuno, infatti, può contribuire alla attuazione delle politiche di contenimento energetico. L idea di fondo di Banca del Clima è semplice: permettere ai cittadini di valutare la connessione tra le attività umane e i mutamenti climatici, di mostrare loro quanto un effettivo mutamento dei comportamenti quotidiani rappresenti un reale beneficio per l ambiente attraverso la riduzione delle emissioni inquinanti. Banca del Clima ha dunque un compito ambizioso: sostenere i cittadini nelle azioni volte alla riduzione delle emissioni di gas serra, principali responsabili dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento del pianeta e, insieme, offrire un servizio concreto di informazione e di supporto. Sicché ogni cittadino può verificare se i suoi comportamenti sono, effettivamente, sostenibili per l ambiente. Oltre ad ottenere, sulla base dei suoi comportamenti abituali, suggerimenti su come modificare le proprie azioni per risparmiare emissioni di gas serra. Banca del Clima, dunque, chiama direttamente in causa il cittadino e le aziende, stimolando comportamenti individuali responsabili. La posta in gioco è dunque davvero alta: si tratta di moltiplicare gli interventi per mitigare gli effetti del riscaldamento. Operando dal basso, dalle scelte che effettuiamo ogni giorno. Ciascuno di noi, quindi, può contribuire fattivamente ad indirizzare verso prodotti di maggiore qualità e indicare percorsi di riduzione dei consumi energetici. Insieme, pertanto, si possono sviluppare considerazioni e soluzioni che trovano il loro fondamento nella correttezza dell azione, nella utilità in assoluto e nella volontà morale di ridurre gli sprechi e di sentirsi sereni rispetto alle proprie scelte. Banca del Clima è un progetto che rientra nella campagna Power Switch lanciata dal WWF Internazionale per contrastare i mutamenti climatici attraverso la promozione dell energia rinnovabile e l efficienza energetica. Promuovere l uso dell energia derivante da fonti rinnovabili, incentivare lo sviluppo di tecnologie nuove più efficienti e riportare l economia ad essere uno strumento al servizio della produzione di un benessere sociale diffuso sono dunque le tre principali sfide lanciate dal WWF Italia, che, attraverso la campagna Power Switch si pone come obiettivo la riduzione dei consumi energetici e la promozione delle energie rinnovabili. Power Switch è una campagna del WWF Internazionale che ha trovato esplicitazione nel documento Strategie energetiche per uno sviluppo sostenibile. Scenari energetici e protocollo di Kyoto, dove è evidenziato come i benefici raggiunti da iniziative di miglioramento delle tecnologie energetiche sono destinati ad essere compensati dall aumento dei consumi e quindi come sia fondamentale migliorare l efficienza dei processi trasformativi e degli usi finali. *Segretario Generale WWF Italia

5 Le prospettive di sviluppo della Banca del Clima di Giustino Trincia* Se vuoi un clima migliore fai la tua parte. È questo il messaggio della Banca del Clima, rivolto ad ogni cittadino perchè diventi soggetto attivo, protagonista di un cambiamento e finalmente consapevole della possibilità di contribuire, anche con piccole azioni quotidiane, alla salvaguardia del bene comune ambiente. La torrida ed infinita estate 2003 spiega, più di cento discorsi, l urgenza di mettere in moto comportamenti individuali che, insieme alle decisioni delle aziende e dei governi, abbiano un impatto importante sulla salvaguardia dell ambiente. In questo senso la Banca del Clima può fornire un contributo. Il progetto, promosso da WWF e Cittadinanzattiva, si basa, nell immediato, sull attivazione del sito a cui possono accedere tutti coloro che sono interessati a conoscere i comportamenti quotidiani che possono contribuire a ridurre l emissione dei gas nocivi. Per il 2004 vogliamo coinvolgere una pluralità di soggetti pubblici, privati e sociali (scuole, organizzazioni di impegno civico e associazioni di tutela dei consumatori, comuni, dipendenti pubblici e di aziende di pubblica utilità, comitati di quartiere, etc.) per sviluppare il progetto Banca del Clima secondo le seguenti linee di sviluppo: 1. La promozione di comportamenti virtuosi da parte di amministrazioni pubbliche e di aziende produttrici di prodotti e di servizi. Le amministrazioni pubbliche rivestono un ruolo strategico in quanto possono costituire il principale riferimento istituzionale per la promozione di politiche rispettose dei valori ambientali e sociali. Altrettanto importante è il ruolo riconosciuto alle aziende a basso impatto ambientale, che forniscono servizi sostenibili o che producono merci ad elevata innovazione tecnologica tesa alla riduzione dei consumi energetici. 2. La promozione della informazione di prossimità. La Banca del Clima deve poter arrivare ad un vasto pubblico e alla pluralità di fasce sociali. A tal fine, si pone la necessità di mettere a punto strumenti efficaci, d informazione prima e di coinvolgimento attivo poi, di fasce di popolazione che in generale sono tagliate fuori dai tradizionali strumenti di comunicazione e ancora di più dall accesso ad internet. Per informazione di prossimità si intende quella che può essere fornita con efficacia da persone che, per ragioni professionali o d impegno civico, hanno già instaurato con il pubblico di riferimento un rapporto di conoscenza e di fiducia. 3. La progressiva formazione di formatori per il rispetto del clima. Questi soggetti, partendo dalla dimensione nazionale, per passare poi a quella regionale e locale, veicoleranno informazioni e strumenti di base, perchè i cittadini diventino soggetti attivi nella tutela del clima. 4. La realizzazione delle Feste del clima. La Banca del Clima fonda la sua esistenza sulla crescita della responsabilità civica rispetto ad un uso spregiudicato e irresponsabile delle risorse naturali. È per questa ragione che occorre associare il clima anche al gioco, al momento di festa e d incontro tra le persone. In questo senso le Feste del clima potrebbero essere uno strumento per veicolare, in maniera ludica e partecipata, le principali conoscenze su cosa occorre fare per tutelare l ambiente. * Vice Segretario Generale di Cittadinanzattiva Banca del Clima - 3

6 IL PROGETTO BANCA DEL CLIMA GLI OBIETTIVI WWF Italia e Cittadinanzattiva, constatata la grave situazione di alterazione del clima e il conseguente rischio per la salute dei cittadini e degli ecosistemi e constatato altresì la stretta dipendenza delle variazioni climatiche dall azione antropica, promuovono una grande campagna di sensibilizzazione ed informazione sui cambiamenti climatici e di incentivazione di comportamenti virtuosi da parte di cittadini al fine di ridurre le emissioni di gas serra (GHG). In particolare, con il progetto Banca del Clima, WWF Italia e Cittadinanzattiva si propongono di informare e sensibilizzare i cittadini e alcuni soggetti collettivi (enti locali, scuole, ecc.) su azioni adeguate e concrete in difesa del clima, di promuovere comportamenti rivolti alla riduzione delle emissioni di gas serra e di processi atti a migliorare l efficienza energetica delle produzioni, di selezionare servizi e prodotti innovativi per la riduzione delle emissioni. LA STRATEGIA La strategia di Banca del Clima punta a supportare il ruolo attivo dei cittadini e dei soggetti produttivi che consumano energia nel percorso di riduzione dei consumi e delle emissioni anche attraverso l aumento dell efficienza energetica delle azioni compiute. La motivazione di questa scelta è la consapevolezza della capacità dei consumatori di indirizzare le scelte della produzione e della ridotta incisività delle amministrazioni nel percorso della riduzione dei consumi all interno del mercato globale. I CARATTERI La Banca del Clima è un mezzo per sensibilizzare la popolazione nei confronti del problema dei cambiamenti climatici e per sostenere comportamenti virtuosi direttamente attuati dai cittadini. In ragione di questo, Banca del Clima promuove campagne di sensibilizzazione attraverso la diffusione di una cultura tecnica in grado di rispondere all emergenza energetica attraverso pratiche atte a ridurre le emissioni. Banca del Clima ha inoltre definito un modello che permette di pesare i propri comportamenti energetici e di valutare i risparmi energetici a seguito dell adeguamento dei propri comportamenti e divenire un risparmiatore di energia all interno di un deposito che è, appunto, la Banca del Clima. Banca del Clima - 4 I SOGGETTI INTERESSATI Possono aderire alla Banca del Clima: I cittadini I cittadini sono contattati attraverso le campagne di informazione di Banca del Clima. Essi possono accedere al sito e pesare i propri comportamenti energetici. Possono, sempre nel sito, verificare la riduzione del proprio peso energetico attuando nel tempo misure di miglioramento dell efficienza e di modificazione di comportamenti attraverso la gestione diretta delle proprie informazioni. Il sito mette a disposizione dei cittadini le indicazioni sulle soluzioni tecniche atte alla riduzione delle emissioni. Aziende o associazioni di categoria Le aziende che possono aderire a Banca del Clima sono quelle che: - producono merci ad elevata innovazione tecnologica tesa alla riduzione dei consumi energetici e dell impatto ambientale; - producono merci fortemente innovative nell ambito della riduzione dei consumi energetici (la valutazione viene effettuata sullo specifico prodotto e non sull azienda e tenderà a fare risaltare l efficienza energetica e ambientale); - hanno avviato processi atti ad ottimizzare i consumi energetici sia in fase di produzione, che di uso delle merci. Le Associazioni di categoria che possono aderire a Banca del Clima sono quelle che contribuiscono a veicolare informazioni e partecipano alla promozione del progetto. Le amministrazioni Le amministrazioni che possono aderire al progetto sono quelle che: - promuovono la riduzione dei consumi energetici e l adozione di comportamenti virtuosi anche attraverso azioni sperimentali.

7 Contabilità Climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 I PARTE - CONTABILITA CLIMATICA: LA VALUTAZIONE DELLE EMISSIONI DI CO 2 La valutazione economica dei risparmi energetici di Giorgio Vicini* e Luca Rizzi* La disponibilità di un adeguata quantità di energia è un requisito essenziale per poter svolgere le attività quotidiane e, oggi in particolar modo, è alla base della possibilità di migliorare la qualità della vita ed il benessere della società. Gran parte dell energia nel mondo viene prodotta e consumata con modalità che non saranno sostenibili se la tecnologia rimarrà immutata e se la domanda globale crescerà senza controllo. La domanda mondiale di energia primaria, infatti, sta aumentando ad un ritmo del 2,1% annuo e, attualmente, il petrolio copre il 38% del fabbisogno energetico globale, il carbone il 26% mentre il 7% è soddisfatto da energia nucleare 1. Molteplici sono le problematiche connesse all utilizzo delle fonti energetiche. Solo per citarne alcune di carattere ambientale, si pensi all inquinamento atmosferico a livello locale dovuto all utilizzo di combustibili fossili nel settore dei trasporti, all inquinamento atmosferico in prossimità delle grandi centrali termoelettriche ed in prossimità di alcuni complessi industriali di notevoli dimensioni. Nel corso dell ultimo decennio, inoltre, la convinzione che esista un rapporto causa-effetto fra le emissioni antropiche di alcuni gas, il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici si è via via affermata all interno della comunità scientifica internazionale. Il terzo rapporto dell Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), organismo istituito nel 1998 dal programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) e dall Organizzazione Mondiale di Meteorologia (WMO), pubblicato nel gennaio 2001, conferma ulteriormente questa convinzione sulla base di rigorose analisi scientifiche. Le emissioni di tali gas, definiti gas serra per la loro capacità di trattenere le radiazioni solari ed aumentare la temperatura media dell atmosfera, sono attribuibili per circa l 80% 2 al settore energetico ed, in particolare, all utilizzo di combustibili fossili. Le famiglie italiane sono responsabili annualmente di oltre il 30% dei consumi energetici totali ed esse producono, di conseguenza, circa il 27% delle emissioni nazionali di gas serra, di queste il 18% per usi negli edifici ed il 9% per usi di trasporto 3. In questo periodo, molte sono state le iniziative intraprese a livello internazionale e nazionale finalizzate a ridefinire il nesso fra energia e ambiente in un ottica di sviluppo sostenibile. A livello internazionale si possono ricordare, a titolo di esempio, alcune tappe fondamentali di questo percorso come la Conferenza delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro nel 1992, la prima Conferenza delle Parti tenutasi a Berlino nel 1995, l adozione del Protocollo di Kyoto nella terza Conferenza delle Parti nel 1997, la Conferenza di Johannesburg nel A livello nazionale si pensi invece alla ratifica della Convenzione di Rio da parte del Parlamento nel 1994, le linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni dei gas serra emanate dal Cipe nel 1998, la ratifica del Protocollo di Kyoto attraverso la Legge 120 del 2002 e il Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell effetto serra del dicembre Molte di queste iniziative evidenziano che, al fine di minimizzare gli effetti ambientali globali dei cicli energetici, occorre incrementare il rendimento dei processi di produzione, privilegiare i combustibili a basso contenuto di carbonio, aumentare l efficienza energetica e migliorare il risparmio energetico. Il miglioramento dell efficienza energetica mira a ridurre i consumi senza diminuire l uso di apparecchiature e materiale che necessitano di energia per il loro funzionamento. Si tratta di usare meglio l energia. L efficienza energetica intende promuovere comportamenti, metodi di lavoro e tecniche di produzione che consumino meno energia. Le azioni di miglioramento dell efficienza energetica possono essere intraprese in diversi settori: efficienza energetica negli edifici residenziali, commerciali e pubblici, efficienza energetica nell'industria, efficienza energetica nei trasporti, azioni integrate che combinino l efficienza energetica e le fonti di energia rinnovabili negli edifici, nell industria e/o nei trasporti. Tali azioni possono inoltre essere incentivate ed intraprese a tre livelli: a livello istituzionale Comunitario, a livello istituzionale nazionale ed, infine, a livello privato. Il Progetto Banca del Clima, promosso da WWF Italia e Cittadinanzattiva si inserisce a pieno titolo fra le iniziative atte a promuovere il risparmio energetico nel settore privato. Grazie alla Banca del Clima il cittadino può ottenere, sulla base dei suoi comportamenti abituali, suggerimenti su come modificare le proprie azioni per risparmiare emissioni di gas serra. Un risparmio duplice: con le azioni virtuose per l ambiente si otterranno anche rilevanti risparmi in termini economici. L obiettivo di Banca del Clima, di contribuire a ridurre le emissioni di gas serra, responsabili dei cambiamenti climatici, coincide con uno dei quattro punti fondamentali del sesto Programma di azione per l ambiente della Comunità Europea. Nel contesto italiano, Banca del Clima si pone come un contributo su base volontaria alla promozione dell efficienza energetica negli usi finali. A livello normativo le medesime finalità risultano essere imposte ai grandi distributori di energia elettrica e gas dalle recenti linee guida per l attuazione dei decreti ministeriali del 24 aprile 2001 emanate dall Autorità per l energia elettrica e il gas. I decreti e, in particolar modo le linee di attuazione, in sintesi, fissano l obbligo per i grandi distributori di energia elettrica e gas di effettuare interventi di installazione di tecnologie per l uso efficiente dell energia presso gli utenti finali, in modo da ottenere un prefissato risparmio di energia primaria nei prossimi cinque anni. Inoltre, Banca del Clima è un progetto che rientra nella campagna Power Switch lanciata dal WWF Internazionale per contrastare i mutamenti climatici attraverso la promozione dell energia rinnovabile e l efficienza energetica. Risparmiare un unità di energia significa, infatti, evitare di immettere in atmosfera gli inquinanti associati alla produzione di tale unità e ottenere significativi risparmi anche in termini economici. Per aiutare i cittadini ad adottare i comportamenti giusti, che ci aiutano a risparmiare energia in ambiente domestico, negli spostamenti quotidiani, negli acquisti e in molti comportamenti abituali che hanno delle implicazioni di tipo energetico-ambientale, il progetto Banca del Clima mette a disposizione di tutti gli utenti risparmiatori un sito web all interno del quale sono stati elaborati degli algoritmi di calcolo per valutare il risparmio di emissioni e il relativo beneficio economico correlato a ciascun comportamento. L unità di misura associata alla riduzione delle emissioni in atmosfera è il chiloclima e scopo del progetto è promuovere il risparmio energetico cercando di accumulare il maggior numero di chiloclima possibili. I piani di riduzione delle emissioni suggeriti ai cittadini risparmiatori sono Banca del Clima - 5

8 Contabilità Climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 sviluppati per settori di intervento: consumi domestici, trasporti e beni di consumo; per ciascun settore di intervento sono stati evidenziati i relativi benefici economici che, come vedremo dettagliatamente di seguito, non sono affatto trascurabili. Una famiglia italiana spende annualmente, in media, circa Euro per l energia (gas, gasolio, elettricità). Questa spesa può essere ridotta nella misura del 10-50% (dipende dall attuale efficienza dell abitazione e dalla volontà di migliorarla ulteriormente) adottando degli accorgimenti che possono essere di varia natura: da semplici e poco costosi, spesso anche completamente gratuiti, fino ad interventi più onerosi che si ripagano solo nel medio termine. Acquistare per l appartamento e/o per l ufficio lampade compatte a fluorescenza (CFL) ad accensione elettronica permette di risparmiare fino a 13 c/anno per ogni lampadina sostituita (Tab.1). È stato provato, infatti, come le lampadine fluorescenti compatte abbiano una durata fino a 10 volte superiore rispetto a quelle convenzionali. Se si considera il costo della lampada CFL e il costo evitato delle 10 lampadine convenzionali si ricava un tempo di ritorno della spesa anche pari a 1 anno e pochi mesi. Dal confronto emerge che la convenienza economica nel passaggio da una lampadina tradizionale ad incandescenza ad una fluorescente compatta risulta particolarmente interessante nella sostituzione di quelle lampadine tradizionali caratterizzate da alta potenza e da molte ore di utilizzo annuo. Da questo punto di vista risparmi economici particolarmente interessanti si possono ottenere dalla sostituzione delle tradizionali lampadine ad incandescenza ubicate all esterno dell appartamento come ad esempio in giardino o nel portone d ingresso (Tab.1). Nell acquistare una nuova lavastoviglie scegliere i modelli più recenti che permettono di effettuare cicli ridotti o rapidi con un risparmio di tempo ed energia anche del 60%. Richiedere sempre la scheda tecnica del prodotto facendo attenzione alla classe energetica di appartenenza che riflette il consumo di energia espresso in KWh per ciclo di lavaggio. Considerando che le classi A, B, C sono di ottima qualità è possibile risparmiare fino a 90 c/anno se si passa da una vecchia lavastoviglie ad una ad alta efficienza energetica (classe A). Se si considera invece la sostituzione di un vecchio frigorifero di medie dimensioni con un frigorifero di classe A si possono risparmiare fino a 65 c/anno (Tab. 2). Nella sostituzione di una vecchia lavatrice con una ad alta efficienza energetica si possono risparmiare fino a 20 centesimi di Euro per ciclo di lavaggio (Tab. 3). Se si ipotizza un utilizzo della lavatrice pari a tre cicli di lavaggio alla settimana il risparmio in un anno risulta essere pari a circa 30 c. Il progetto Banca del Clima mette a disposizione del cittadino risparmiatore molti altri suggerimenti sempre corredati dal relativo risparmio economico e dalle riduzioni di emissioni di gas serra. Oltre agli esempi sopra citati, nel sito web si possono trovare soluzioni efficienti per quanto riguarda l acqua calda per usi sanitari, il riscaldamento domestico (sia autonomo che condominiale) e molti altri eco-consigli molto utili non solo per migliorare l ambiente in cui si vive ma anche il budget familiare. Locale Potenza lampada Potenza CFL (W) Risparmio energetico Risparmio economico lordo Risparmio economico netto ad incandescenza (W) (kwh/anno) (c/anno) (c/anno) ,4 13,4 Cucina ,8 9, ,8 8,82 7, ,6 8,6 Soggiorno ,2 6, ,2 5,8 4, ,6 2,6 Bagno ,7 1, ,7 2,2 1, ,6 2,6 Camera ,7 1, ,7 2,2 1, Esterni ,7 13,7 Tabella 1: Risparmi economici netti nella sostituzione di lampade tradizionali ad incandescenza con lampade compatte a fluorescenza (CFL) ad accensione elettronica. Banca del Clima - 6 Classe energetica frigorifero Consumi energetici annui (kwh/anno) Costo annuo energia elettrica (e/anno) A B C D E F G Tabella 2: Consumi energetici annui e relativi costi energetici di un frigorifero di medie dimensioni appartenente a diverse classi di efficienza energetica.

9 Contabilità Climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 Classe energetica lavatrice Consumi energetici per ciclo di lavaggio (kwh) Costo dell energia per ciclo di lavaggio (Cent. c/lavaggio) A 0,95 14 B 1,15 17 C 1,35 20 D 1,55 23 E 1,75 26 F 1,95 29 G 2,15 32 Tabella 3: Consumi energetici per ciclo di lavaggio e relativi costi energetici (espressi in centesimi di Euro per ciclo di lavaggio) per lavatrici appartenenti a diverse classi di efficienza energetica. * Esperto Fondazione Enrico Mattei Note 1 Fonte: World Energy Outlook, 2003, IEA 2 Fonte: Third National Communication under the UNFCC, Fonte: Enea, 2002 Emissioni di gas serra relative all utilizzo dei beni di largo consumo di Enrico Marsili* e Paolo Frankl* Una parte delle emissioni di gas serra di cui è responsabile il singolo cittadino deriva dall utilizzo dei beni di largo consumo. Per bene di largo consumo si intende un prodotto che ha vita breve o è monouso. Gli imballaggi di cartone, ad esempio, sono utilizzati una sola volta e poi considerati rifiuti. Anche i contenitori di liquidi, in vetro o plastica sono poco riutilizzati, mentre la quasi totalità dell imballaggio di alluminio è monouso. La carta stampata rientra in questa definizione operativa; un quotidiano o una rivista vengono acquistati, letti e gettati via dopo breve tempo. Diverso è il caso dei libri, che costituiscono però una frazione ridotta del mercato della carta. Il vantaggio di questa definizione sta nella possibilità di poter scrivere un bilancio in condizioni stazionarie dei beni utilizzati, considerando i prodotti acquistati e i rifiuti prodotti, senza accumulo. I beni di consumo, a causa della loro utilità e breve vita, sono acquistati in maniera regolare e frequentemente. Nel caso di prodotti con vita più lunga, l intervallo di tempo tra due acquisti successivi è lungo e il consumo deve essere considerato discontinuo e funzione del tempo. Per semplicità si sono considerate solamente due categorie di beni di consumo, i derivati della laminazione sottile dell alluminio (imballaggi, foglio sottile) e i prodotti della carta, a stampa e per imballaggio. I motivi della scelta sono: relativa disponibilità ed omogeneità dei dati pubblicati; rappresentatività dei processi industriali necessari: si tratta di processi maturi, molto diffusi, che producono rilevanti quantità di gas serra; possibilità del riciclaggio come opzione per il fine vita. Nella ricerca si è elaborato un semplice modello per il calcolo delle emissioni derivanti dai beni di consumo, basato su dati raccolti dal cittadino ed elaborati con un semplice programma. I processi produttivi della carta e dell alluminio sono stati scomposti in operazioni elementari, secondo le indicazioni della metodologia LCA (Valutazione del ciclo di vita-life Cycle Assessment). Per ogni parte del processo si è ricavato un valore medio di emissioni di gas serra. Combinando a seconda del prodotto considerato (carta tessuto, vaschetta di alluminio, giornale) le operazioni elementari si sono calcolate le emissioni medie per la produzione. Le emissioni per il fine vita sono state sommate per ottenere le emissioni totali: Emissioni del processo + di produzione Emissioni per il fine vita = Emissioni totali Con questi dati di partenza si è sviluppato un semplice modello per calcolare, sulla base dei dati di consumo forniti dal cittadino, le emissioni di gas serra relative ai prodotti considerati. Per non rendere troppo difficile la raccolta dei dati, ci si è limitati ai prodotti più utilizzati; alcune semplificazioni sono state adottate nel bilancio delle emissioni per supplire alla mancanza di dati disponibili. Una sintesi della metodologia LCA è riportata nello schema a fine testo. La ricerca ha confermato la ridotta influenza dei beni di consumo sulle emissioni totali di gas serra, evidenziando però l importanza delle decisioni del consumatore (soprattutto per il fine vita) nella diminuzione delle emissioni. L operazione di raccolta dati permette al cittadino di quantificare i suoi consumi e, in prospettiva, facilita l assunzione di comportamenti più ecocompatibili. I beni di consumo considerati Carta I prodotti della carta sono numerosissimi e molto diversi tra loro. Nel seguito si adotta la classificazione di ASSOCARTA, ramo di Confindustria che raccoglie le imprese produttrici di carta. Carta tessuto: comprende la carta igienica, i tovaglioli. È una carta morbida e pregiata, ad alta percentuale di cellulosa. Banca del Clima - 7

10 Contabilità Climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 Carta grafica naturale e patinata: è la carta usata per scrivere, per le stampanti, per le fotocopiatrici. Questa definizione include le carte colorate, le carte di qualità per usi artistici. La carta grafica patinata è utilizzata ad esempio per le riviste. Cartone da imballaggio: si classifica ulteriormente in cartoncino e cartone pesante. Il primo è un prodotto pregiato, solitamente non riciclato, usato per i prodotti alimentari e cosmetici, anche per motivi di igiene. Il secondo è di colore marrone, a causa della grande quantità di materiale riciclato, ed è usato negli imballaggi pesanti, nei supermercati e nella movimentazione industriale. Carta da giornale: in passato prodotta frequentemente da cellulosa pura, è oggi per la metà composta da carta riciclata. È un prodotto di bassa qualità, poco resistente al sole e all umidità, adatto appunto all uso quotidiano. Queste categorie comprendono quasi tutta la carta utilizzata dal cittadino. Il marchio ECOLABEL, definito da norme a livello europeo indica un prodotto caratterizzato da elevati standard ambientali, in particolare riguardo alle emissioni di gas serra. Il mercato dei prodotti cartari ECOLABEL è ancora ridotto in Italia, ma il dato è stato inserito per un confronto con i prodotti più diffusi. I prodotti disponibili sono la carta tessuto e la carta grafica. Alluminio Ci si riferisce all alluminio da laminazione sottile. I prodotti caratteristici sono: Bombole in pressione: prodotti per la casa e l igiene personale, alimenti. Scatole per alimenti: prodotti precotti, cibo per animali. Tubetti: prodotti per la casa e l igiene personale, prodotti alimentari. Recipienti monouso: teglie da forno. Foglio di alluminio: imballaggio di prodotti alimentari. Lattine: contenitori per succhi e bibite. Dati medi italiani Carta Il consumo di carta procapite per il 2001 è stato di circa 190 kg (Assocarta, 2002). Questo dato però comprende sia la carta che effettivamente compriamo, sia la carta che non raggiunge il consumatore, come gli imballaggi in cartone utilizzati nei supermercati o la carta che è utilizzata da strutture pubbliche e comunità. In mancanza di dati chiari sulla ripartizione del consumo, si è preferito evitare il confronto con i valori medi italiani. Riguardo ai cartoni da imballaggio, per semplificare la raccolta dei dati, si è considerato un consumo medio, calcolato sottraendo al consumo apparente il peso degli imballaggi utilizzati nella grande distribuzione. Bilancio delle emissioni nei processi di produzione Carta Il processo di fabbricazione della carta consiste nella produzione della pasta di cellulosa e nella sua successiva lavorazione in fogli sottili. La pasta può essere ottenuta da fibra riciclata o vergine. Nel primo caso, carta e cartoni di recupero, dopo una selezione, sono sottoposti a parziale deinchiostratura e ridotti in sospensione di cellulosa mediante agenti chimici e calore. Nel secondo caso, si possono utilizzare i trucioli residui della lavorazione del legno o il legno tal quale. Per i trucioli la lavorazione è la stessa della fibra riciclata: il legno è sottoposto a triturazione seguita da un trattamento termico. Rispetto al legno di partenza, la pasta di cellulosa ha un minore contenuto di lignina, è di colore bianco, ed è facilmente lavorabile. La pasta di cellulosa può essere utilizzata all interno dello stesso stabilimento (processo integrato) o venduta come prodotto intermedio (processo non integrato). Nel secondo caso, è necessario l essiccamento della pasta. Successivamente la pasta di cellulosa, eventualmente ridiluita in acqua (per il processo non integrato), viene laminata con rulli a pressione e ad alta temperatura, ottenendo lo spessore e le proprietà meccaniche desiderate. Nel caso della carta cosiddetta patinata, è presente uno strato di colla più pesante, che rende la carta lucida e resistente all umidità. La Figura 1 riporta le operazioni principali nel processo di produzione della carta. Preparazione del legno Trattamento termico Lavaggio della sospensione Riduzione della lignina con ossigeno Lavaggio Sbiancatura Risospensione della pasta (solo per il processo non integrato) Macchina della carta: lavorazione in fogli Patinatura Preparazione della bobina Carta Banca del Clima - 8 Alluminio Nel 2001 sono state immesse al consumo tonnellate di imballaggi di alluminio (Cial, 2001). A questo valore si devono sommare circa t di foglio di alluminio che non sono considerati imballaggi secondo la legge Ronchi. Secondo ricerche di mercato, il 47,3% degli imballaggi e la quasi totalità del foglio di alluminio arriva al consumatore, per un totale di 635 g pro capite all anno. Questo valore può sembrare piccolo, ma corrisponde a 45 lattine per bibite. Il consumo di imballaggi di alluminio in Italia è ancora molto limitato, rispetto a Gran Bretagna e USA. Essiccamento della pasta Pasta di cellulosa Figura 1: Principali operazioni nel processo di produzione della carta

11 Contabilità Climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 Combustibile CO 2, eq (kg/gj) Carbone 95 Olio combustibile 77 Olio diesel 73 Gas naturale 56 Tabella 1: Emissioni specifiche dei combustibili fossili Prodotto Emissioni specifiche (g CO 2, eq/kg carta) Carta grafica naturale 1480 Carta grafica patinata 2400 Carta da giornale 2000 Carta grafica naturale riciclata 1370 Carta grafica naturale ECOLABEL 1320 Carta tessuto 2120 Carta tessuto ECOLABEL 1820 Imballaggi 1120 Tabella 2: Emissioni specifiche per i prodotti della carta Materiale Emissioni specifiche (g CO 2, eq/kg alluminio) Al primario (~100%) Al secondario (~100%) 831 Mix Al circolante in Italia 5760 per prodotti non imballaggio Tabella 3: Emissioni specifiche di gas serra per l alluminio L energia necessaria al processo può essere prodotta all interno dell industria o acquistata come energia elettrica. Nel caso dell autoproduzione, molte cartiere utilizzano energia idroelettrica o bruciano in apposite caldaie gli scarti della lavorazione del legno, insieme ad alcuni fluidi di processo. La produzione termochimica della pasta è quasi autosufficiente dal punto di vista energetico nelle grandi cartiere integrate. Il consumo di energia è invece elevato nel caso della lavorazione meccanica. La macchina della carta richiede invece notevoli quantità di energia esterna. Nelle grandi cartiere, essa è prodotta all interno dell industria, mediante centrali alimentate con combustibili fossili. Nelle piccole cartiere, più numerose in Italia, l energia è spesso acquistata come energia elettrica. Le emissioni relative al processo della carta derivano, quindi, in gran parte dai processi di conversione energetica. Ogni combustibile fossile produce, in caso di combustione completa, una determinata quantità di CO 2, a seconda della sua composizione chimica. La tabella 1 riporta le emissioni medie per unità di energia termica prodotta. L energia elettrica in Italia è prodotta a partire da combustibili fossili importati. Conoscendo i rendimenti medi delle centrali e il mix energetico utilizzato (ENEA, 2001) è possibile calcolare le emissioni di CO 2 relative ad un KWh prodotto, ovvero 706 g CO 2, eq/kwh. Conoscendo il bilancio energetico di una cartiera, è possibile calcolare le emissioni relative alla produzione di una certa quantità di carta. A causa della differenza nel processo, le emissioni sono diverse per ogni tipo di carta. La differenza è evidente soprattutto tra cartone da imballaggio (bassa qualità) e carta grafica (alta qualità). I dati sono ricavati essenzialmente dalle grandi cartiere italiane ed europee, pertanto essi costituiscono un limite inferiore alle emissioni. Le piccole cartiere, tipiche in Italia, utilizzano processi meno efficienti, con frequenti regolazioni di processo, che diminuiscono l efficienza energetica, aumentando le emissioni specifiche. Oltre alle emissioni relative alla produzione, sono state considerate le emissioni di competenza del processo di stampa, confezionamento e distribuzione. La Tabella 2 riporta le emissioni medie totali per i diversi tipi di carta. Oltre che dai dati di processo, le emissioni sono state ricavate dalla percentuale di fibra riciclata presente, in media, nei diversi tipi di carta. Alluminio L alluminio si ottiene a partire da un minerale molto diffuso, la bauxite. Mediante il processo Bayer, il minerale è estratto con soda caustica (NaOH) ad alta pressione e temperatura. Si ottiene una soluzione di alluminato di sodio e diversi ossidi metallici. Questi ultimi sono rimossi in un ispessitore. La soluzione di alluminato di sodio è poi raffreddata e seminata con cristalli di allumina. Dopo la cristallizzazione, il materiale è lavato e sottoposto a calcinazione. L alluminio primario si ricava per elettrolisi ad alta temperatura (960 C) da una soluzione di allumina (2-6%). Sia il catodo che l anodo sono costituiti da carbonio. Le impurità sono rimosse con l introduzione di gas nel bagno di allumina. L alluminio liquido si deposita al catodo, mentre l ossigeno si combina all anodo, producendo CO 2. Successivamente il metallo raccolto agli elettrodi è fuso e ridotto in pani o altre forme per la vendita. Il processo dell alluminio utilizza, come molti altri processi metallurgici, grandi quantità di energia, causa delle operazioni ad alta temperature. Durante la calcinazione dell allumina si produce CO 2. L elettrolisi richiede l utilizzo di corrente, oltre a generare consistenti quantità di CO 2 con l ossidazione dell anodo. Per diminuire la temperatura del bagno elettrolitico e per rimuovere alcune impurezze, si utilizzano sali di fluoro. In particolari condizioni, a causa della difficoltà di regolazione del processo, si producono rilevanti quantità di gas chiamati PCF (CF 4, C 2 F 6, C 3 F 8 ); a seconda della loro composizione sono migliaia di volte più efficaci della CO 2 come gas serra. Alcuni recenti miglioramenti nel processo di produzione hanno portato alla riduzione dei gas serra prodotti. Ad oggi, comunque, le emissioni per chilogrammo di alluminio primario sono particolarmente elevate, come riportato nella Tabella 3. L alluminio secondario è costituito dai prodotti in alluminio che vengono riciclati. Dopo opportuni pretrattamenti per rimuovere le impurezze macroscopiche (gomma, vetro, liquidi) si procede alla rifusione e alla separazione, per quanto possibile, delle impurezze e dei metalli alligati. Questo processo non permette di ottenere un materiale di purezza paragonabile all alluminio primario, ad eccezione della rifusione di imballaggi puliti, solitamente puri. Le emissioni relative alla produzione dell alluminio secondario sono riportate nella Tabella 3. La maggior parte dell alluminio secondario è utilizzato in leghe, ad esempio nell industria automobilistica o nelle costruzioni. Il mix circolante è costituito in Italia dal 40% di Al primario e dal 60% di Al secondario. Una piccola parte dell alluminio primario è utilizzato quasi puro (98,3% < Al < 99,5%) e laminato fino a spessori di alcuni mm. Il foglio sottile così ottenuto è la base per la produzione degli imballaggi in alluminio. Le lavorazioni successive, tra cui l alligazione, un ulteriore laminazione, la formatura e la saldatura, sono tutte lavorazioni meccaniche. Si può assumere che le emissioni di competenza di queste lavorazioni siano ridotte rispetto alle emissioni dell alluminio primario. Banca del Clima - 9

12 Contabilità Climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 Banca del Clima - 10 Bilancio delle emissioni per il cittadino Il modello per il calcolo delle emissioni richiede in entrata il peso e la tipologia di un ristretto gruppo di prodotti. Essi sono stati scelti perché comprendono la maggior parte dei consumi e sono facilmente riconoscibili e pesabili. La Tabella 4 indica la composizione del paniere. Per semplicità si considerano solamente i prodotti acquistati, mentre per gli imballaggi di cartone si è assunto un valore medio. Il calcolo è svolto dal programma che riceve in ingresso il peso o il numero di confezioni standard dei prodotti acquistati, insieme ai componenti del nucleo familiare e al numero di giorni della rilevazione. Il programma determina così le emissioni totali/persona/giorno. Questo valore, proiettato sul fine anno, dà la stima delle emissioni totali di gas serra derivanti da carta e alluminio. Fine vita Carta Il conferimento della carta alla raccolta differenziata comporta solamente le emissioni per la selezione e la movimentazione. Nel caso dell invio in discarica, si deve tenere conto che le discariche italiane sono prevalentemente di tipo anaerobico, a causa della stratificazione dei rifiuti e della scarsa movimentazione. In queste condizioni la decomposizione della carta produce metano. Il metano, a causa della sua struttura chimica, ha un effetto serra 21 volte maggiore della CO 2. Per questo motivo la differenza in emissioni tra la raccolta differenziata e il conferimento in discarica è di 1435 g CO 2, eq/kg carta e la raccolta differenziata costituisce il più efficace intervento, a parità di consumi. La carta proveniente dalla raccolta differenziata non può essere riciclata completamente. A parte le perdite nel processo, la fibra della carta si indebolisce e dopo 5-6 ricicli la carta perde le sue caratteristiche meccaniche. Si può considerare quindi un efficienza di riciclaggio pari all 85%. Alluminio L Allumunio in discarica è praticamente inerte. Solamente in casi molto particolari (forte acidità) si osserva una sua parziale solubilizzazione. Si possono inoltre trascurare le emissioni di gas serra per la movimentazione, poiché solo lo 0.17% dei rifiuti è costituito da alluminio per imballaggi. L alluminio utilizzato nella fabbricazione degli imballaggi è di elevata purezza (tra il 98.3 e il 99.5%); viceversa quello utilizzato in altri settori (auto, costruzioni) è prodotto in leghe meno pure. Allo stato attuale il riciclaggio in circuito chiuso degli imballaggi di alluminio (per produrre altri imballaggi) è trascurabile; gli im ballaggi sono prodotti a partire da alluminio primario. L alluminio da imballaggi che viene raccolto in maniera differenziata è utilizzato, insieme a rottami di varia provenienza per costruire altri prodotti o beni durevoli. Lo schema seguente descrive le due possibilità per il fine vita dell imballaggio: Si osserva che anche nel caso in cui tutto l alluminio sia conferito alla raccolta differenziata, le emissioni sono sempre molto alte, in quanto si verifica una degradazione del materiale passando dagli imballaggi ad altri prodotti. L effetto del riciclaggio di alluminio è comunque visibile in termini di riduzione delle emissioni. Nel fine vita dell alluminio non si considera la termovalorizzazione, anche perchè è difficile la quantificazione delle emissioni evitate. Carta Carta grafica naturale Carta grafica patinata Carta da giornale Carta grafica naturale riciclata Carta grafica naturale ECOLABEL Carta tessuto Carta tessuto ECOLABEL Figura 2: Schema del fine vita per l alluminio Caso 1: Discarica Tabella 4: Prodotti rappresentativi per la carta e l alluminio Conclusioni ed ecoconsigli Alluminio Bombola pressurizzata Vaschetta da forno Scatola con coperchio (ex. cibo per animali) Lattina 33 cl Tubetto (ex. maionese) Foglio di alluminio Produzione Utilizzo Discarica 13.5 kg CO 2, eq /kg + 0 kg CO 2, eq /kg + 0 kg CO 2, eq /kg Le emissioni totali sono 13.5 kg CO 2, eq /kg Al in entrata Caso 2: Raccolta differenziata Produzione Utilizzo Riciclaggio in beni durevoli 13.5 kg CO 2, eq /kg + 0 kg CO 2, eq /kg kg CO 2, eq /kg Mix italiano beni durevoli Sostituisce 5.76 kg CO 2, eq /kg Le emissioni totali sono kg CO 2, eq /kg Al in entrata Carta ed alluminio sono responsabili solo di una piccola parte delle emissioni totali di gas serra, anche perché una percentuale consistente della carta e dell alluminio prodotti non arriva al cittadino, ma rimane interna alla grande distribuzione e alla pubblica amministrazione. Per la carta, la quasi totalità delle emissioni deriva dai processi di conversione energetica e i miglioramenti in questo campo sono marginali (ad esclusione della cogenerazione). Per l alluminio, ci sono ancora interessanti margini di miglioramento nell`efficienza energetica del processo e nelle emissioni dirette. Il cittadino consumatore può essenzialmente influire sul fine vita della carta e dell alluminio, incrementando la raccolta differenziata. La carta in discarica produce infatti durante la decomposizione anaerobica metano, un gas serra 21 volte più attivo della CO 2. Per l alluminio, il riciclaggio in Italia è ancora in una fase iniziale, nel senso che l alluminio puro utilizzato in campo alimentare non è riutilizzato nello stesso settore, ma impiegato nella produzione di beni durevoli. Affinché il riciclaggio migliori la sua utilità è necessario sviluppare, come in Svizzera, in Inghilterra, USA, un ciclo più chiuso possibile per l alluminio. L alluminio che finisce in discarica è sostanzialmente inerte, ma la perdita energetica, in termini di abbandono è considerevole. Non sembra ecologicamente compatibile la possibilità di recuperare parte dell energia contenuta nel foglio sottile mediante la combustione ad alta temperatura. Oltre ad un aumento della percentuale di riciclaggio, il ruolo del cittadino è nella riduzione dei consumi. Gran parte degli imbal-

13 Contabilità Climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 LA METODOLOGIA LCA Lo strumento L analisi del Ciclo di Vita del Prodotto o LCA (Life Cycle Assessment) è una metodologia che consente di quantificare e valutare gli impatti ambientali generati da un prodotto o servizio lungo il suo intero ciclo di vita, ovvero dall estrazione e lavorazione delle materie prime fino allo smaltimento finale. La metodologia prevede le seguenti attività: Definizione degli obiettivi e dei confini del sistema: nella fase di impostazione dello studio si stabiliscono i confini del sistema analizzato e le modalità per esprimere i risultati. Dalle finalità e dal tipo di utilizzatore dipendono infatti alcuni requisiti del lo studio: l ampiezza del ciclo di vita, le eventuali alternative da considerare (ad esempio il raffronto tra due o più prodotti o di alternative di produzione o fine vita), l affidabilità dei dati raccolti e quindi in generale il grado di accuratezza dell analisi. Costruzione dell eco-inventario: la fase di eco-inventario consiste nella costruzione del bilancio di sostanze ed energia in input e in output dal ciclo di vita del prodotto in oggetto, tenendo conto di tutte le eventuali fasi di riuso, riciclaggio e recupero nei diversi scenari ipotizzati. Analisi di impatto ambientale: l analisi di impatto ambientale è effettuata mediante l ausilio di alcuni indicatori aggregati di uso internazionale che consentono di quantificare gli impatti e confrontare le eventuali alternative di processo o di prodotto. Interpretazione dei risultati: permette di identificare le criticità ambientali (i cosiddetti colli di bottiglia ) del ciclo di vita del prodotto oggetto dello studio e mettere in evidenza le potenzialità di miglioramento sia tecniche sia gestionali. Consente inoltre di caratterizzare ed evidenziare i vantaggi relativi al ciclo di vita del prodotto oggetto dello studio nelle diverse fasi di produzione, lavorazione, uso e manutenzione e fase finale di vita. L interpretazione dei risultati serve infine a confrontare i prodotti esistenti con prodotti alternativi e/o concorrenti. Vantaggi della LCA La LCA risulta particolarmente appropriata per effettuare un confronto il più dettagliato possibile di due o più prodotti dal punto di vista ambientale e permette di avere un quadro completo e quantificato dei punti deboli e dei possibili miglioramenti ambientali: quantificazione completa degli impatti ambientali associati al prodotto, in funzione dei diversi scenari di produzione, smaltimento e riciclaggio ipotizzati; messa in evidenza delle criticità ambientali del ciclo di vita e dei conseguenti potenziali di ottimizzazione; quantificazione del risparmio di energia primaria e delle emissioni evitate grazie alla utilizzazione di materiale secondario nella fase di produzione; quantificazione dei benefici ambientali apportati dall ottimizzazione del sistema di trasporti adottato per il riciclaggio; confronto di tutti gli aspetti sopra elencati con quelli relativi a materiali alternativi sia concorrenti sul mercato, sia di prossima produzione laggi è sostanzialmente utilizzata a fini pubblicitari e un consumo consapevole può indirizzarsi su prodotti che riducono gli imballaggi. Riguardo all acquisto di carta ECOLABEL, tale opzione costituisce un interessante risparmio di emissioni di gas serra. In prospettiva, è uno strumento di pressione sulle industrie affinché sviluppino processi più accettabili dal punto di vista ambientale. Infine, il monitoraggio dei consumi costituisce uno strumento educativo interessante, perché porta a riflettere sulla qualità e sulla quantità del consumo. I gas serra sono solo un aspetto delle emissioni dei beni di consumo. Una valutazione globale, che comprenda anche le emissioni nei corpi idrici, mostra come carta e alluminio costituiscano una parte molto rilevante del problema; gli effetti di un consumo più consapevole diventano in questo caso rilevanti. * Ecobilancio Italia Glossario Consumo apparente (tonn): Per un dato bene di consumo, è la somma della produzione e dell import, meno l export. Il consumo apparente è la quantità del bene di consumo effettivamente circolante in Italia. CO 2 equivalente (CO 2, eq ): Poiché molti gas contribuiscono in modo diverso all effetto serra, a seconda della loro struttura chimica, si preferisce convertire le emissioni dei diversi gas serra in CO 2. Per esempio, ogni grammo di N 2 O (protossido di azoto) emesso equivale a 270 g di CO 2 ed ogni grammo di CH 4 (metano) emesso equivale a 21 g di CO 2. Fine vita: destinazione finale del prodotto, che termina la sua vita utile. Il fine vita può essere la discarica, la raccolta differenziata, l incenerimento, il riutilizzo tal quale. Laminazione sottile: lavorazione meccanica che riduce i lingotti di alluminio in fogli dello spessore di alcuni mm. Quasi tutti gli imballaggi in alluminio sono prodotti a partire da fogli di questo tipo. Bibliografia Le fonti utilizzate comprendono dati pubblicati e comunicazioni da associazioni ed enti pubblici. La qualità delle informazioni disponibili non è elevatissima, sia per la mancanza di dati recenti, sia perché sono rari gli studi riferiti alla situazione italiana. 1. Integrated Pollution Prevention and Control (IPPC): Reference Document on Best Available Techniques in the Pulp and Paper Industry 2000: 2. Integrated Pollution Prevention and Control (IPPC): Reference Document on Best Available Techniques in the Non Ferrous Metals Industries 2001: 3. Primary Aluminum Production: Climate Policy, Emissions and Costs: J. Harnisch, I. S. Wing, H. D. Jacoby and R. G. Prinn: web.mit.edu/globalchange/www/mitjpspgc_rpt44.pdf 4. COMIECO: Raccolta, riciclo e recupero di carta e cartone 2001: 5. CIAL: Programma specifico di Prevenzione 2002: 6. APAT-ONR: Rapporto Rifiuti -2002: aree/rifiuti/documentazione/ Rapp_2002.asp Banca del Clima - 11

14 Contabilità Climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 Il consumo energetico negli usi domestici di Luca Rubini*, Alfonso Calabria** Banca del Clima - 12 Negli ultimi mesi, nel nostro Paese è stato evidente il problema dell aumentata richiesta di energia elettrica, di fronte alla quale il GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale) ha disposto più volte la sospensione dell energia elettrica per le utenze interrompibili. Se, da un lato, esiste la necessità di aumentare la produzione elettrica nazionale, dall altro bisogna tener presente che ad una maggiore produzione è inevitabilmente associata, se non si fa ricorso alle Fonti di Energia Rinnovabili, una maggiore emissione di inquinanti (in particolare CO 2, responsabile dei cambiamenti climatici del nostro pianeta). Alla luce di quanto detto appare evidente che è necessario procedere ad una nuova impostazione dei consumi di energia elettrica sia su scala nazionale, sia negli usi domestici. A livello nazionale viene redatto il Piano Energetico Nazionale (PEN), che suggerisce le linee guida della politica energetica nazionale. Nella realizzazione di tale Piano è necessario individuare la situazione energetica e, in particolare, i flussi energetici in entrata ed in uscita, la valutazione dei fabbisogni futuri, e la scelta degli approvigionamenti energetici. L attuazione del PEN viene assicurata mediante leggi, decreti, norme ed incentivazioni. A livello degli usi domestici possono essere considerate una serie di azioni che permettono un maggior controllo dei consumi energetici e delle conseguenti emissioni di gas serra. Va sottolineato che i gas serra comprendono decine di sostanze gassose; tra queste, figurano CO 2, N 2 O, CH 4 ; il loro potere climalterante viene riportato a quello della CO 2 definendo, perciò, il valore climalterante del gas in termini di CO 2 equivalente. Gas kg di CO 2, eq CO 2 1 CH 4 21 N 2 O 310 Fatta questa premessa, per calcolare le emissioni relative alla produzione di energia elettrica ci si riferisce, di solito, all energia consumata dall utente finale espressa in kwh; in Italia, per ogni KWh prodotto vengono emessi, mediamente, 706 g di CO 2, eq. Nell ambito domestico i consumi energetici sono dovuti, essenzialmente, all illuminazione, all utilizzo degli elettrodomestici, al riscaldamento, alla produzione di acqua calda per usi sanitari e all utilizzo nei periodi estivi di climatizzatori e condizionatori. Fonte: ENEA Fonte: IPCC In molti casi è possibile utilizzare apparecchiature che, a parità di effetto utile, hanno consumi energetici più contenuti e, di conseguenza minori emissioni. Nell ambito del progetto Banca del Clima si è creato un algoritmo in grado di calcolare la variazione dei consumi energetici e le conseguenti variazioni di emissioni nocive, espresse in CO 2 equivalente, utilizzando tecnologie più efficienti, pur garantendo lo stesso effetto utile. Tra le applicazioni elettriche domestiche l illuminazione, oltre ad essere stata la prima, risulta anche la più diffusa; in Italia, la quota annua di energia elettrica destinata a tale uso è, complessivamente, superiore agli 8 miliardi di kwh, corrispondenti a circa il 15% del consumo totale di energia elettrica nel settore residenziale (Fonte: ENEA). Attualmente, sul mercato è possibile trovare diversi tipi di lampade riconducibili a due categorie: ad incandescenza e a scarica elettrica in gas. Nelle prime, costituite da un bulbo di vetro in cui è stato creato il vuoto, il filo di tungsteno presente all interno dell ampolla emette luce quando viene attraversato dalla corrente elettrica. Tali lampade possono avere potenze diverse (generalmente W) ed una vita media di ore. Se a due elettrodi immersi in un gas o in vapori metallici viene applicata una differenza di potenziale opportuna, tra di essi si genera una scarica a cui è associata l emissione di radiazioni visibili; su tale principio si basa il funzionamento delle lampade a scarica elettrica in gas. La gamma delle potenze disponibili varia da 4 a 25 W e la loro vita media è di ore. L efficienza luminosa (Lumen/W) di tali lampade è circa 6/8 volte superiore a quella delle lampade ad incandescenza e questo significa che il consumo di energia elettrica, a parità di illuminazione, risulta minore del 60/80%. Considerati i consumi medi di una famiglia italiana di 4 persone, la sostituzione delle lampade ad incandescenza con lampade a scarica di gas comporterebbe una diminuzione di emissioni di CO 2equivalente pari a 240 kg/anno. Per quanto concerne gli elettrodomestici, per poter valutare l efficienza energetica, è applicata la Direttiva della Comunità Europea che rende obbligatorio apporre, sugli elettrodomestici, un etichetta detta etichetta energetica. Le etichette energetiche sono caratterizzate dalla classe di efficienza energetica, ottenuta come rapporto tra prestazione fornita e l energia consumata; tale classe viene contraddistinta dalle lettere dalla A alla G, dove A indica l efficienza più alta e G quella più bassa. L etichetta energetica, oltre ad essere un valido strumento per facilitare le scelte dei consumatori al momento dell acquisto, ha favorito lo sviluppo tecnologico dei prodotti. Negli ultimi dieci anni il consumo di acqua per il ciclo di lavaggio di una lavatrice è passato da 110 a 50 litri, scendendo fino a 40 litri nei modelli più evoluti, mentre il consumo di energia per ciclo è passato da 2,0 kwh a 0,94 kwh. Allo stesso modo, per le lavastoviglie, si è passati da una media di 45 litri di acqua per lavaggio a 25 litri, con punte minime di addirittura 10 litri, mentre il consumo di detersivo è sceso da 40 a 20 grammi per ciclo. Lo sviluppo tecnologico non ha interessato solo il campo dei consumi; si pensi, infatti, che attualmente le lavastoviglie sono 70 volte più silenziose rispetto a quelle prodotte 30 anni fa (Fonte: IMQ).

15 Contabilità Climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 È evidente che l utilizzo di apparecchi con elevata efficienza può garantire elevati risparmi energetici, ma non bisogna dimenticare che è necessario un opportuno utilizzo dei vari elettrodomestici; ad esempio evitare aperture ripetute del frigorifero o l utilizzo di lavatrici e lavastoviglie con carichi ridotti o eccessivi. La produzione di acqua calda sanitaria contribuisce notevolmente ai consumi energetici domestici; in particolare, nel caso di utilizzo di boiler elettrico incide per il 20% sui consumi elettrici. In tutti gli altri casi si ha un consumo in termini di energia primaria (es. metano). Mediamente, una famiglia che utilizza il boiler elettrico per la produzione di acqua calda sanitaria consuma kwh/anno, mentre utilizzando una caldaia a gas il consumo si aggira sui 180 m 3 di gas metano. Le possibili soluzioni impiantistiche per la produzione di acqua calda per usi sanitari possono essere classificate in due categorie: sistemi istantanei o sistemi ad accumulo. Nei sistemi istantanei l acqua calda viene prodotta nel momento in cui serve, utilizzando il calore prodotto dalla combustione, in genere, del gas naturale. I più usati sono di tipo combinato, cioè utilizzati sia per la produzione di acqua calda, sia per il riscaldamento nel periodo invernale. Nei sistemi ad accumulo l acqua calda è prodotta prima che ne sia fatta richiesta ed accumulata in un serbatoio, generalmente cilindrico. Man mano che l acqua calda viene prelevata dalla parte superiore dell accumulatore, viene reintegrata dal basso con una uguale quantità di acqua fredda da riscaldare. Tra i vari modelli, oltre alla sorgente utilizzata per il riscaldamento dell acqua, variano la capacità (di solito tra i 50 e 300 litri) ed i tempi di riscaldamento. Ovviamente, rispetto ai sistemi istantanei presentano un maggiore ingombro e una minore flessibilità. Particolare attenzione deve essere posta nell utilizzo del boiler elettrico (serbatoio di accumulo dell acqua sanitaria sul quale è montata una resistenza elettrica che produce calore per effetto Joule), dove il problema principale è legato alle numerose trasformazioni energetiche necessarie per ottenere l effetto utile (acqua calda). In termini di energia primaria (ad esempio gas naturale) produrre acqua calda sanitaria con il boiler elettrico costa circa 3 volte di più rispetto all utilizzo diretto dell energia primaria. È evidente che un maggiore consumo di energia primaria si traduce in una maggiore emissione di gas serra. Nel caso di utilizzo di caldaie alimentate da combustibili fossili i fattori medi di emissione sono variabili in funzione del combustibile utilizzato, come riportato nella tabella seguente. Tra le soluzioni per la produzione di acqua calda per usi sanitari, la più efficiente in termini di emissioni di gas serra è quella che utilizza pannelli solari termici. I collettori solari captano l energia proveniente dal sole e la accumulano, riscaldando dell acqua ad una temperatura compresa Combustibile Fattore di emissione* (kg CO 2 / KWh) Gas metano 0.2 GPL Gasolio Olio combustibile Carbone *I valori riportati sono indicativi e variabili in funzione del rendimento d impianto fra i 40 C ed i 70 C, temperature alle quali l acqua può essere utilizzata per gli usi sanitari domestici. Un sistema solare per la produzione d acqua calda sanitaria, nella forma più comune, è composto da uno o più collettori, di circa 1/2 m 2 ognuno. L acqua dell impianto solare può essere utilizzata anche durante l inverno; infatti, quando l insolazione è insufficiente e la temperatura dell acqua non raggiunge i valori ottimali, i collettori garantiscono, comunque, un risparmio d energia. L acqua del serbatoio avrà, infatti, una temperatura superiore a quella dell acqua corrente e per portarla alla temperatura desiderata si consumerà meno energia; vanno perciò previsti opportuni sistemi di integrazione. Per quanto riguarda il riscaldamento invernale e il raffrescamento estivo, oltre al tipo di impianto utilizzato, assume importanza rilevante l isolamento dell edificio; circa l 80% delle dispersioni di calore (in inverno) e dei rientri di calore (in estate) passa attraverso le pareti, il tetto e i solai. La restante parte è dovuta a spifferi d aria incontrollati, generati da cattive tenute o fessure di porte e finestre (Fonte: ENEA). La coibentazione delle pareti e del tetto ostacola la dispersione del calore prodotto in inverno dall impianto termico verso l esterno. In estate, invece, impedisce che il calore entri all interno dell abitazione mantenendo fresco l ambiente. In termini energetici, la coibentazione dell edificio si traduce, a parità di effetto utile, in una minore richiesta di energia (per il riscaldamento o per il raffrescamento); conseguentemente si ottiene un contenimento delle emissioni di gas serra (CO 2equivalente ). Infine, è necessario segnalare come l utilizzo di diverse apparecchiature nelle condizioni di stand-by contribuisca notevolmente ai consumi di energia elettrica per uso domestico. Anche in questo caso un po di buon senso sembra essere l unica strada percorribile per diminuire i consumi, pur continuando ad utilizzare tutti gli strumenti che il progresso tecnologico è stato in grado di fornirci. * Professore a contratto, Università La Sapienza, Roma. Direttore tecnico, ISES ITALIA. ** Dottorando di ricerca, Università La Sapienza, Roma. Banca del Clima - 13

16 Contabilità Climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 Emissioni di CO 2 prodotte dalle scelte di mobilità individuale: le emissioni specifiche e quali dati chiedere di Daniele Meregalli* Banca del Clima - 14 Premessa 1 Per il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, l Italia è impegnata a ridurre le proprie emissioni al 2002 di circa 25 milioni di tonnellate di anidride carbonica (MtCO 2 ) ed al 2008/2012 di oltre 100 MtCO 2 equivalenti, pari ad una riduzione del 6,5% rispetto al Gli andamenti mostrano invece come si sia lontani da questi obiettivi di riduzione e che, al contrario, le emissioni nette di gas climalteranti siano in crescita (nel 1998 erano cresciute del 5,4% rispetto al 1990) a causa soprattutto delle emissioni prodotte dalle centrali termoelettriche, dalle raffinerie, e dal settore dei trasporti. Per quanto riguarda i trasporti (dati del Ministero per l Ambiente) l incremento in Italia è stato del 15% dal 1990 al 1998 ed è dovuto, in particolare, all aumento dei consumi di gasolio (+12%) e di benzina (+30%). La gravità della situazione italiana è accentuata dalla previsione al 2010 contenuta nel Piano Generale dei Trasporti e relativa all incremento previsto della modalità di trasporto su gomma (Tab.1). In tale quadro, per i passeggeri, la domanda al 2010 aumenterebbe del 16% rispetto al 1998 nel caso di scenario basso e del 36% nello scenario alto. Il peso relativo della strada resterebbe preponderante in entrambi gli scenari, rappresentando circa l 85% della domanda complessiva; il treno si attesterebbe sul 10%, mentre autobus di linea e trasporto aereo restano marginali rispettivamente con circa il 4% e l 1% ciascuno. Per le merci l incremento della domanda si attesterebbe intorno al 16% nel caso di scenario basso, e supererebbe il 30% nello scenario alto. Anche in questo caso, in assenza di misure correttive più drastiche, il peso relativo della strada rimarrebbe preponderante (circa il 90% della domanda), mentre il treno e il cabotaggio marittimo si attesterebbero rispettivamente a circa il 3% ed il 7% 3. Gli scenari di crescita al 2010 prevedono dunque un incremento fuori controllo della mobilità privata, in uno scenario ad altissima produzione di gas serra, essendo la modalità su strada largamente preponderante sia per la mobilità privata (89%) che per quanto riguarda le merci (90%). Nel 1997 (anno cui fanno riferimento i dati dell ANPA sulla CO 2 ) le emissioni di CO 2 imputabili a strada, rotaia e aereo sono state pari a 116,8 Mt CO 2, (le emissioni imputabili alla sola modalità strada sono state 105 Mt) 4 a fronte di un totale di emissioni in atmosfera pari a 405,9 Mt CO 25, quindi circa il 26% delle emissioni totali è imputabile alla mobilità su gomma, in questo caso trasporto merci incluse. Nel 1999 le emissioni totali da trasporto sono passate da 116,8 a 122 Mt, mentre le emissioni della mobilità su gomma sono cresciute ancora, passando da 105 a 109 Mt. Del resto la crescita delle emissioni in aria di CO 2, da trasporto non può stupire data la continua crescita delle immatricolazioni dei veicoli (Tab. 2) e dato che l anidride carbonica è un gas serra non contenibile con abbattimenti alla fonte (es: marmitta catalitica o bollino blu), ma unicamente attraverso una riduzione dei consumi (l/km) e ricorrendo a modalità di trasporto caratterizzate da una minore emissione a passeggero. Infatti, prendendo in considerazione la serie storica , l anidride carbonica si caratterizza con una decisa tendenza al- Previsione al 2010 Ipotesi bassa Ipotesi alta Mobilità privata +16% +36% Trasporto merci +16% +30% Tabella 1: Incremento atteso della mobilità su gomma Fonte: Piano Generale dei Trasporti Tipologia (*) Motocicli Motocarri Ciclomotori** Autovetture Autobus Autocarri merci Autocarri Motrici Altro TOTALE Tabella 2: Veicoli circolanti (soggetti al pagamento della tassa automobilistica: anni ) Fonte: CNT 2000 (*) I dati relativi al 2000 sono dati provvisori al 30 giugno N.B. I dati 1996, 1997 e 1998 sono provvisori. (**) Stima Ministero dei Trasporti e della Navigazione - Ufficio di Statistica. Fonte: ACI Annuario Statistico 2000 e Autoritratto giugno Tipologia TCO 2 /tep Gasolio 3,066 Benzina 2,868 GPL 2,610 Gas naturale 2,320 Tabella 3: fattori di emissioni Fonte: ANPA la crescita costante. Osservando annualmente la distribuzione delle emissioni secondo la composizione del parco autovetture si può affermare che a fronte di meccanismi di riduzione, più o meno efficaci, dei principali inquinanti, l aumento dei consumi totali dovuto all aumento delle percorrenze complessive, dei consumi specifici e del numero delle autovetture ha contribuito all aumento delle emissioni di CO 2 in valore assoluto. Le emissioni specifiche Per quanto riguarda le autovetture, sicuramente il più importante veicolo per le emissioni di gas serra, riportiamo anzitutto i fattori di emissione unitari di CO 2 dei carburanti, espressi in tco 2 /tep, che ci consentono subito di dare una prima indicazione su quale tipologia di autovettura convergere. Utilizzando per le autovetture il modello COPERT sviluppato per l Italia dall ANPA si perde questa linearità nella classifica (Tabella 4): inserendo nel modello, oltre al tipo di carburante, altri parametri quali la cilindrata e l anno di immatricolazione delle autovetture,si ottengono dei dati più specifici dove diventa significa-

17 Contabilità Climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 Tipo veicolo e anno Categoria (a)g/veickm (b)g/veickm (a)g/pkm (b)g/pkm immatricolazione Auto immatricolate Benzina <1,4 l 150,87 134,84 88,75 79,32 Auto immatricolate Benzina 1,4-2,0 l 288,70 131,15 169,82 77,15 Auto immatricolate Benzina >2,0 l 395,63 196,85 232,72 115,79 Auto immatricolate Benzina <1,4 l 250,28 125,98 147,22 74,11 Auto immatricolate Benzina 1,4-2,0 l 346,12 163,15 203,60 95,97 Auto immatricolate Benzina >2,0 l 411,84 210,20 242,26 123,65 Auto immatricolate dal 1997 Benzina <1,4 l 250,28 125,98 147,22 74,11 Auto immatricolate dal 1997 Benzina 1,4-2,0 l 346,12 163,15 203,60 95,97 Auto immatricolate dal 1997 Benzina >2,0 l 411,84 210,20 242,26 123,65 Auto immatricolate fino al 1994 Diesel <2,0 l 291,10 150,86 171,24 88,74 Auto immatricolate fino al 1994 Diesel >2,0 l 291,10 146,94 171,24 86,44 Auto immatricolate Diesel <2,0 l 216,14 114,53 127,14 67,37 Auto immatricolate Diesel >2,0 l 216,14 110,42 127,14 64,95 Auto immatricolate dal 1997 Diesel <2,0 l 216,14 114,53 127,14 67,37 Auto immatricolate dal 1997 Diesel >2,0 l 216,14 110,42 127,14 64,95 Auto immatricolate fino al 1992 GPL 224,52 130,18 132,07 76,58 Auto immatricolate GPL 213,11 129,92 125,36 76,42 Auto immatricolate dal 1997 GPL 213,11 129,92 125,36 76,42 Tabella 4: Fattori di emissione medi in g/veickm e pkm per il parco circolante italiano nel 1997 Fonte: ANPA sulla base del modello COPERT (a) = urbano; (b) = extraurbano Volumi di traffico Emissioni assolute Emissioni specifiche Tipologia (c) (a) (b) (c) (a) (b) (c) (a) (b) Motocicli Ciclomotori Autobus urb Pullman Tabella 5 Fonte: Adt, Fs, (c) nel complesso, (a) in ambito urbano, (b) in ambito extraurbano Volumi di traffico in 109 pkm Emissioni assolute in kt e emissioni specifiche in g/pkm di CO 2 nel 1999 Tabella 6 Fonte: Adt, Fs Tipologia Emissioni specifiche Rotaia 39,2 - FS 40,7 - Ferrovie concesse 47 - Tranvie 31,9 - Metropolitana 21,2 Aereo 160 (Dati in gco 2 /pkm) tiva anche la potenza del motore oltre che il tipo di arburante. Nel caso del CO 2, sempre secondo l ANPA, per quanto riguarda le autovetture a benzina, i fattori di emissioni delle auto non catalizzate sono, seppure in misura minima, inferiori a quelle delle catalizzate. In tale andamento si riflettono le caratteristiche intrinseche e la suddivisione del parco autovetture per l anno considerato. Infatti per la stima delle emissioni di anidride carbonica, il modello si basa essenzialmente sul consumo di combustibile secondo curve medie stimate su un ampio campione di autovetture diffuse in Europa. La tendenza ad un relativo aumento delle cilindrate all interno di ciascuna classe nei modelli di più recente immatricolazione, quindi catalizzati, fa sì che per ciascuna classe di cilindrata i consumi e, dunque le emissioni di CO 2, siano leggermente più alti. D altro canto i fattori di emissione dipendono dalle modalità di guida, oltre che dalla tecnologia del veicolo. Per quanto riguarda invece le autovetture a diesel, le emissioni di CO 2 e dunque i relativi fattori di emissione, sono direttamente proporzionali ai consumi per chilometro. Si osserva un sensibile miglioramento solo passando dalle autovetture diesel convenzionali alle cosiddette eco-diesel: per queste due categorie eco-diesel si hanno gli stessi fattori di emissione medi. Anche per le autovetture a GPL, il modello COPERT fa riferimento a curve di emissione proporzionali ai consumi. Un elemento considerevole da tenere in considerazione è il climatizzatore. Secondo una valutazione dell ENEA un autovettura climatizzata emette in un anno, attraverso perdite, fluido frigorigeno pari a circa 1 tco 2 equivalente. Inoltre l utilizzo del climatizzatore comporta un consumo aggiuntivo di carburante pari a 2,5 litri/100 Km in ambito urbano e 1 litro/100 Km in ambito extraurbano. Per quanto riguarda invece le altre modalità di trasporto, sia individuali (ciclomotori e motocicli) che collettive (autobus e pullman, tram e metropolitana, treno sia FS che in concessione, aereo) il gruppo di lavoro sui trasporti ha deciso di utilizzare i dati contenuti nel IV Rapporto sui costi esterni redatto per conto delle Fs dagli AdT. I dati sono contenuti nelle Tabelle 5 e 6. Per quanto riguarda il calcolo delle emissioni riconducibili agli spostamenti in treno (Tabella 6), i dati fanno riferimento sia all elettricità che al gasolio. Per quanto riguarda il comparto elettrico, il dato è inferiore al valore della produzione termoelettrica nazionale (489 g CO 2 /KWh anziché 710) perché sulla rete viene riversata anche la produzione da idroelettrico (zero emissioni) e quella importata (le cui emissioni vengono contabilizzate nei paesi dove viene prodotta). Per quanto riguarda invece le emissioni ferroviarie da gasolio va specificato che il valore delle emissioni di CO 2 equivalenti in questo caso non sono irrilevanti, essendo il contributo di CH 4 e N 2 O - secondo le indicazioni dell Agenzia Europea dell Ambiente e come correttamente evidenziato nello studio considerato degli AdT/FS - pari al 12% e quindi il dato in Tabella 6 andrebbe corretto, anche se il minor peso del gasolio sul totale delle emissioni farebbe salire i consumi specifici della ferrovia di poco. In questo caso le emissioni assolute del settore passeggeri della rotaia passerebbero da kt a 1.973, mentre quelle specifiche (sempre di settore) passerebbero da 39,2 g a 40g. Il modello, in sintesi 8 Per quanto riguarda il modello, il gruppo di lavoro ha operato secondo la seguente impostazione. In un primo modulo si raccoglie il dato relativo alla modalità di trasporto prevalente in termini di chilometraggio annuo, tra autovettura, ciclomotore, motociclo, autobus e treno, indicando quan- Banca del Clima - 15

18 Contabilità Climatica: la valutazione delle emissioni di CO 2 ti chilometri vengono effettuati in ambito urbano e quanti in ambito extraurbano. Per quanto riguarda l autovettura i dati consentono di chiedere l anno di immatricolazione, la cilindrata e il carburante utilizzato (sono i dati della Tabella 4). In questo modulo si chiedono anche notizie su comportamenti a carattere generale, come ad esempio: - utilizzo del climatizzatore; - utilizzo medio dell autovettura con altri passeggeri; - stile di guida; - il numero degli abitanti della città in cui vive; - i consumi all anno per singolo veicolo (questo dato trasformabile in l/km attraverso il tipo di veicolo segnalato, consente di confrontare il dato di emissione di CO 2 calcolato sui km). In un secondo modulo si valutano i comportamenti su tragitti fissi nell arco dell anno, come gli spostamenti casa-scuola, casa-lavoro, casa-scuola del figlio-lavoro, casa-seconda casa al mare, due/tre altri spazi vuoti dove l utente può specificare altri tragitti fissi. In un terzo modulo si valutano i grandi viaggi, che possono riferirsi alle vacanze o agli spostamenti di lavoro o ad altro. A fianco di ciascun tragitto, dei menù a tendina prevedono la frequenza di questi viaggi (da ad es. 4 volte al giorno a una volta all anno), la distanza del tragitto secondo fasce crescenti in chilometri, la modalità utilizzata (a piedi, in aereo). Anche in quest ultimo caso, per quanto riguarda l autovettura nel menù a tendina si potrà scegliere tra diverse modalità in base all anno di immatricolazione, alla cilindrata e al carburante utilizzato. Per quanto riguarda la distanza del tragitto secondo fasce crescenti in chilometri, questi valori (range) devono riflettere l uso corretto della modalità di trasporto corrispondente, in modo che ad esempio nella fascia tra 0 e 1 km siano valutati correttamente (in termini di emissioni) soltanto gli spostamenti a piedi e in bicicletta e così via, fino a definire qual è la fascia corretta entro la quale utilizzare il treno anziché l aereo (naturalmente quando la scelta è reale e non puramente teorica). In un quarto modulo l Output si fornisce all utente: a.un istogramma con le emissioni annuali di CO 2 secondo le varie modalità indicate; b.una matrice dei miglioramenti possibili con riferimento sia alla composizione indicata complessivamente nel primo modulo, sia rispetto ai dati forniti nel secondo e terzo modulo; c. un istogramma riportante le emissioni finali, a seguito dei miglioramenti indicati al punto b); d.il dato complessivo personale di riduzione delle emissioni (il kiloclima); e. lo stesso dato, moltiplicato per tutti i cittadini della sua città, fornendo un dato macro per sostenere la necessità di ottenere comportamenti virtuosi allargati; f. ecoconsigli di carattere generale sui vari mezzi di trasporto, con attenzione anche ad un discorso più complessivo all ecoefficienza (costi di esercizio con incluse le esternalità, quanto inquina, come guidare correttamente). * Consulente WWF Italia, responsabile coordinamento programma Alpi Note 1I dati inclusi nella premessa sono tratti in parte da Lombardia, Effetto serra Meregalli D., in Mal d aria, il caso Milano, a cura di G. Boatti, Franco Angeli Piano Generale dei Trasporti, a cura dei Ministeri Trasporti, Lavori Pubblici e Ambiente, pag Piano Generale dei Trasporti, pag. 20. Da notare che, anche applicando le misure correttive proposte nel piano, tutte volte a riequilibrare le varie modalità, si hanno scarsi benefici. 4I costi ambientali e sociali, AdT e FS, secondo rapporto di sintesi, pag Dati ENEA/Ministero dell Ambiente: Tassazione ambientale dei combustibili: la situazione in Europa ed una proposta per l Italia, Contaldi, Manduzio, Pignatelli, Cesaretti Luglio 1998 tabella a pag Le emissioni in atmosfera da trasporto stradale, ANPA Serie stato dell ambiente n. 12/2000, pag Si riferisce alle locomotrici diesel che usano il gasolio, impiegate essenzialmente ma non esclusivamente sulle linee non elettrificate. 8 Si riporta qui una proposta di impostazione del motore di calcolo della produzione di CO 2 connessa alla mobilità. Banca del Clima - 16

19 Costruire un mondo più efficiente di Domenico Gaudioso* La rivoluzione dell efficienza: misure ed azioni praticabili II PARTE - LA RIVOLUZIONE DELL EFFICIENZA: MISURE ED AZIONI PRATICABILI Entro una generazione, le nazioni possono raggiungere un incremento di dieci volte dell efficienza con cui usano energia, risorse naturali ed altri materiali. Dichiarazione di Carnoules, 1994 Per garantire la stabilità del clima terrestre, il Terzo Rapporto di Valutazione dell IPCC (il Comitato Intergovernativo delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici) indica l obiettivo di una drastica riduzione delle emissioni globali di gas-serra. In particolare, la crescita delle emissioni globali di anidride carbonica (CO 2 ) dovrebbe essere arrestata prima della fine di questo secolo, e quindi le emissioni dovrebbero essere ridotte ad un livello non superiore all 80% dei valori attuali. Fino a poco tempo fa queste indicazioni dell IPCC venivano considerate con sufficienza dai responsabili politici, come proposte fuori della realtà, ma ultimamente diversi Governi europei hanno preso importanti impegni in questo senso. La Germania ha adottato un obiettivo di riduzione del 40% entro il Nel novembre 2002, il Governo francese ha annunciato che il Piano sul clima 2003 avrebbe contenuto gli interventi necessari per ridurre le emissioni francesi del 75% entro il Il Libro Bianco sull Energia pubblicato dal Regno Unito nel febbraio 2003 prevede un percorso di riduzione delle emissioni fino ad un obiettivo al 2050 pari a circa il 60% dei livelli attuali. Per raggiungere l obiettivo di una riduzione dell 80% delle emissioni di gas-serra, è necessario partire da un aumento dell efficienza del 50%. A proposito di un obiettivo del genere, riportiamo nel seguito l analisi e gli esempi contenuti nel libro Clima tempestoso: 101 soluzioni per ridurre l effetto serra 1, pubblicato recentemente anche in Italia. In una situazione business-as-usual, vale a dire di normale crescita economica malgrado determinate difficoltà, l intensità energetica dell economia migliora dello 0,7% annuo. Questo dà un incremento in efficienza del 14% in un arco di 25 anni. Quando le economie crescono ed incrementano il loro uso di energia del 2-4% annuo, tuttavia, un risparmio annuale dello 0,7%non è abbastanza significativo. Nel 1997, il Wuppertal Institut tedesco e il Rocky Mountain Institute del Colorado hanno richiesto un aumento annuo del 4%, concedendo una riduzione del 60% in 25 anni. Nel libro Capitalismo Naturale, gli autori sostengono che è possibile decuplicare l efficienza di uso delle risorse. Abbiamo bisogno di raggiungere un aumento del 5-8% all anno, che potrebbe essere raggiunto se dappertutto fossero sostenute le politiche migliori, come si farebbe se ci fosse una guerra. ( ) Il problema di raggiungere una maggiore efficienza è che ognuno pensa che sia una grande idea ma nessuno fa nulla. A causa di questa pigrizia, le scuole spendono più per l energia di quanto facciano per libri e computer. Ci sono barriere che fanno sì che famiglie, aziende, scuole, università, città e governi smettano non se ne facciano carico, ma politiche e incentivi adeguati potrebbero produrre i risparmi necessari, come mostrano casi differenti come la Seattle City Light, San Francisco, New York, la Dow Chemical e il governo della Nuova Zelanda. Persino la Cina ha introdotto incentivi in termini di tasse per la costruzione di edifici efficienti dal punto di vista energetico. Quando la divisione della Loui POLITICHE CHE ACCELERANO L EFFICIENZA Edifici e attrezzature: 29% delle emissioni globali di CO 2 per usi energetici - Elevare gli standard per gli edifici, renderli obbligatori per la vendita - Etichettatura energetica obbligatoria per tutti gli edifici e gli elettrodomestici - Incentivi fiscali per investimenti sull efficienza - Audit e informazioni gratuiti sull energia - Sconti sugli elettrodomestici a basso consumo - Finanziamento di prestiti per revisioni energetiche delle case - Mutui per l efficienza energetica Industria: 45% delle emissioni di CO 2 per usi energetici - Premio ai dipendenti per i miglioramenti energetici - Obiettivi e programmi di efficienza energetica nelle imprese - Monitoraggio dettagliato dei consumi - Rimborso in 7 anni degli investimenti sull efficienza - Obiettivi di riciclaggio dei materiali Trasporto: 21% delle emissioni di CO 2 per usi energetici - Standard di consumo di carburante e etichettatura obbligatori - Incentivi fiscali per l acquisto di veicoli efficienti - Investimenti sul trasporto pubblico - Politiche che incoraggiano l uso della bicicletta - Pianificazione intelligente a livello locale Governi - Sovrapprezzo di pubblica utilità sui costi del combustibile per finanziare i miglioramenti dell efficienza - Legislazione sull efficienza energetica e sul risparmio - Un organismo responsabile per l efficienza energetica a livello di governo siana della Dow Chemical 20 anni fa prese sul serio il problema dell efficienza, ottenne un risparmio che portò ad un ritorno medio degli investimenti del 240% su 575 diversi progetti, ed un profitto per gli azionisti dell ordine di 110 milioni di dollari all anno. Che dire di macchine e autocarri? Oggi, sulle strade ci sono veicoli che utilizzano da un quarto alla metà di benzina rispetto alla media. Con standard obbligatori, l efficienza generale dei veicoli che guidiamo aumenterebbe facilmente. Sono le politiche e gli atteggiamenti che rimangono al palo, non la tecnologia. La seconda grande ipotesi che facciamo è che i nostri stili di vita devono diventare assai più sostenibili. Ciò significa riciclare di più, mangiare più cibi prodotti localmente e meno carne (la carne contribuisce pesantemente alle emissioni, ), andare più spesso a piedi e in bicicletta, prendere i mezzi pubblici o condividere una mac- Banca del Clima - 17

20 china invece che guidare da soli, piantare più alberi, ed in generale vivere in maniera più semplice, senza lasciare un impronta ecologica così pesante sulla Terra. Tutto ciò comporta un cambiamento culturale profondo. Una cultura a favore della salute tuttavia non c è ancora. Si evolve. Consideriamo i cambiamenti di vasta portata che hanno preso piede negli ultimi 20 anni su problemi come gli abusi sull infanzia, sul fumo, sul riciclaggio. Adesso immaginiamo i cambiamenti che ci saranno quando ci si renderà conto a livello di massa che stiamo manomettendo seriamente il clima, e che le nostre decisioni attuali faranno la differenza. Certo, questo comporta scelte difficili, ma assennate, perché possono ridurre gli impatti dolorosi che il clima del nostro pianeta può imporci attraverso inondazioni, bufere, valanghe, siccità ed ondate di calore. Possiamo scegliere di ignorare i segnali, ma saremmo davvero matti, dato che le soluzioni sono a portata di mano * Membro del comitato Scientifico del WWF Italia; membro della delegazione italiana agli incontri della Convenzione Internazionale sui cambiamenti climatici. Note 1 Guy Danncey e Patrik Mazza, Clima tempestoso, 101 soluzioni per ridurre l effetto serra, Franco Muzzio Ed., La rivoluzione dell efficienza: dalle quantità alle qualità di Andrea Masullo* Banca del Clima - 18 Innanzitutto un dovere morale Ci sono nel dibattito internazionale sullo sviluppo alcuni studiosi che ritengono che l attributo sostenibile non sia sufficiente a dare delle risposte ai problemi che esistono nel mondo, ma che il concetto di sviluppo stesso debba essere superato; esiste una scuola di pensiero che ritiene che sia del tutto da superare l era dello sviluppo così come è stato concepito fino ad ora. La critica è rivolta ad un approccio che è venuto sostanziandosi nei secoli, ma è giunto alla sua concreta applicazione su scala planetaria soltanto nell ultimo secolo. In tutta la storia dell umanità, il tempo della società umana è stato sempre pensato come un tempo ciclico, esattamente come il tempo della natura, la ciclicità delle stagioni della natura e dei raccolti come quella delle stagioni politiche segnate dal dominio di certe classi sulle altre, di certi paesi sugli altri, di certe civiltà sulle altre. Soltanto dopo la seconda guerra mondiale si è affermato universalmente, diventando un vero e proprio dogma, il concetto di un tempo lineare, non più ciclico; è il tempo di un mondo che evolve attraverso un processo di crescita continua e illimitata che identifica il benessere con la crescita stessa, al punto che il parametro principale per misurare i risultati dello sviluppo è un parametro esclusivamente quantitativo: il prodotto interno lordo (PIL). Il PIL non rappresenta altro, in ultima analisi, che la trasformazione di risorse naturali in capitale finanziario, processo che si conclude inevitabilmente con la trasformazione delle prime (le risorse) in scarti inutilizzabili, con la conseguente virtualizzazione (perdita di valore reale) del secondo (il capitale). Si tratta di una concezione dello sviluppo che presuppone che non ci siano limiti alla crescita. L umanità sta lentamente prendendo coscienza che è impossibile continuare ad espandere il nostro uso di energia e di materie prime, la trasformazione profonda del territorio che stiamo operando, la distruzione della rete della vita e la produzione di rifiuti. La capacità del nostro pianeta di sostenerci ha dei limiti così come vi sono limiti alla capacità di assorbire scarti e rifiuti; il drammatico problema dei cambiamenti climatici ne è la più evidente manifestazione. Ciò che è chiaro è che un modo di vita che si basa sul materialismo, cioè sull'espansione permanente e illimitata in un ambiente finito, non può durare a lungo e che la sua vita futura è tanto più corta quanto meglio realizza i suoi obiettivi espansionistici [E. Schumacher] Questa frase rende bene l idea di uno dei motivi per cui lo sviluppo attuale non è ritenuto sostenibile. Uno stile di vita che si basa sul materialismo e sulla crescita, cioè sull espansione illimitata in uno spazio limitato, non può durare a lungo, e la sua vita futura è tanto più corta quanto meglio realizza i suoi obiettivi espansionistici. Possiamo dire che in una prospettiva futura siamo in presenza di uno sviluppo impossibile. È un modello che ha funzionato fino ad oggi ma tuttavia non ha futuro, o meglio, ha un futuro limitato a pochi decenni per alcune risorse, a qualche decennio in più per altre, ma comunque è un modello che sta manifestando i suoi limiti. Dal momento che il suo obiettivo è la crescita, crescita dei consumi, crescita della produzione, basandosi prevalentemente su risorse non rinnovabili, più realizza i suoi obiettivi e più accorcia il suo tempo di vita. È stata una grande utopia del 900 credere di poter crescere in maniera indefinita e di poter disporre di risorse illimitate; la realtà è ben diversa. Sostenibile non è soltanto un aggettivo aggiunto alla parola sviluppo, non è una correzione di rotta, non è un prestare un po più di attenzione all ecologia ed ai sistemi sociali, ma lo sviluppo sostenibile rappresenta un vero e proprio capovolgimento di termini e di strategie per riportare il concetto di sviluppo in una chiave interpretativa meno utopistica e più realistica. Non è un caso che ormai se ne discute ai massimi livelli scientifici internazionali; ci sono state già due grandi conferenze mondiali, a Rio de Janeiro nel 1992 ed a Johannesburg nel 2002, in cui è stato lanciato questo grande allarme: non basta più qualche correttivo ma bisogna rivedere radicalmente le basi dello sviluppo altrimenti l ambiente antropico prima, e quello naturale poi, o contemporaneamente attraverso i meccanismi che legano l uno all altro, andranno rapidamente verso il collasso. Possiamo ben dire con gli scienziati più radicali che studiano questi problemi, che lo sviluppo come è inteso oggi è impossibile. Dobbiamo cominciare a pensare su scala mondiale, a partire dai paesi industrializzati, alla decrescita nell era del post-sviluppo, cioè a un sistema che evolve senza crescere. Certo è un po inquietante e impopolare parlare di decrescita perché fa pensare a un ritorno indietro. Questo è un altro mito che bisogna sfatare. La crescita illimitata è una corsa verso il baratro, la decrescita è invece pensare al futuro in maniera più realistica, modificando gli obiettivi dello sviluppo. Si può mantenere o accrescere il livello di benessere raggiunto dal 20% più ricco della popolazione mondiale, che vive nei paesi industrializzati, utilizzando meno risorse naturali? Senza crescita dei consumi di materie prime, di energia, di ambiente, di

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