Consiglio di Stato, sez. IV, 12 marzo 2007, n d.i.a.-

Transcript

1 Consiglio di Stato, sez. IV, 12 marzo 2007, n d.i.a.- Sul ricorso in appello n del 2006 proposto dal Comune di Caselette, in persona del Sindaco pro tempore, rappresentato e difeso dagli avv.ti Maurizio Torchia e Nicolò Paoletti e presso quest ultimo elettiivamente domiciliato in Roma, Via Barnaba Tortolini n. 34, C O N T R O il signor Pasquale Cardone, rappresentato e difeso dagli avv.ti Domenico Tripodi e Arcangelo Germanò ed elettivamente domiciliato in Roma, Via Dei Prati Fiscali n. 321, presso lo studio dell avv. Dario Masini, P E R L ANNULLAMENTO, previa sospensione degli effetti, della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per il Piemonte, Sez. I, 14 giugno 2006 n. 2473, resa inter partes, con la quale è stato accolto il ricorso proposto dal succitato signor Pasquale Cardone avverso l ordinanza del responsabile dell area tecnica del Comune di Caselette, recante ingiunzione di demolizione di opere edili da lui realizzate in assenza di permesso di costruzione. Visto il ricorso con i relativi allegati; Visto l atto di costituzione in giudizio del signor Pasquale Cardone; Vista la memoria depositata dal signor Pasquale Cardone a difesa delle proprie ragioni; Visti gli atti tutti della causa; Relatore, nella camera di consiglio del 6 febbraio 2007, il Pres. Gennaro Ferrari; uditi i difensori presenti delle parti in causa, come da verbale; Considerato che nella stessa camera di consiglio il Presidente ha avvertito gli avvocati presenti che il Collegio si riservava di verificare se sussistevano i presupposti per una immediata definizione del ricorso con sentenza adottata ai sensi dell art. 26 L. 6 dicembre 1971 n. 1034, come novellato dall art. 6, co. 1, L. 21\ luglio 2000 n. 205; Ritenuto e considerato in fatto e in diritto quanto segue: FATTO e DIRITTO 1. Con atto (n. 9876/06) notificato in data 8 novembre 2006 il Comune di Caselette ha proposto appello al Consiglio di Stato avverso la sentenza n del 14 giugno 2006 con la quale la Sez. I del T.A.R. per il Piemonte, pronunciando sul ricorso del signor Pasquale Cardone, lo ha accolto e per l effetto ha annullato l ordinanza 14 febbraio 2006 n. 2 con la quale il responsabile dell Area tecnica del Comune ingiungeva al suddetto signor Cardone di procedere alla demolizione di opere edilizie da lui realizzate senza il previo rilascio del permesso di costruzione. Premessa una breve ma puntuale ricostruzione dei fatti che hanno dato origine alla controversie ha chiesto l annullamento della impugnata sentenza del giudice di primo grado, deducendo contro di essa le seguenti censure: a) Violazione degli artt. 10, 31 e 32 del T.U. Edilizia - Errata applicazione dell art, 22, co. 1 e dell art. 37, co, 1, del T.U. Edilizia; Violazione di norma regolamentare

2 con riferimento a quanto disposto dall art. 20 scheda n. 6 del vigente P.R.G Violazione di legge con riferimento all art. 6 L. reg. n. 19/1999 Erronea applicazione dell art. 3, co. 1, lett. e6) del T.U. ed., atteso che ai sensi della normativa succitata sono realizzabili mediante denuncia di inizio di attività solo gli interventi edificatori, non riconducibili all elenco di cui agli artt. 10 e 6 del T.U. dell edilizia che siano conformi alle previsioni degli strumenti urbanistici, dei regolamenti edilizi e della disciplina urbanistico-edilizia vigente. Nel caso in esame questa condizione non sussiste atteso che le due tettoie o porticati oggetto dell ingiunzione di demolizione costituiscono superficie coperte abusivamente realizzate al servizio di un fabbricato ubicato in area residenziale di recupero, per la quale erano già stati esauriti gli indici edificatori fissati dalle N.T.A. del vigente piano regolatore ed afferenti sia alla superficie che alla volumetria. Di conseguenza ai manufatti realizzati sine titulo dall originario ricorrente non poteva applicarsi il più favorevole regime previsto per le pertinenze, mancando il necessario presupposto della conformità urbanistica e per la medesima ragione gli stessi non sarebbero mai sanabili. Aggiungasi che i suddetti interventi, comportando un aumento del 5% della superficie coperta, costituivano a norma dell art. 6 L.reg. Piemonte n. 19 del 1999 variazione essenziale del progetto approvato, sanzionabile anche ex art. 32 T.U. dell edilizia con l ingiunzione di demolizione; b) Erroneità e travisamento dei presupposti: assenza del requisito della pertinenzialità per essere l opera parte integrante dell edificio Contraddittorietà della motivazione, atteso che, come insegna da tempo la giurisprudenza del giudice sia amministrativo che penale, l opera pertinenziale, anche se si colloca in un rapporto di durevole rapporto di subordinazione strumentale con l immobile principale, non può in alcun modo costituire un aggiunta o un ampliamento e, quindi, una parte dell immobile principale con la conseguenza che in quest ultimo caso la sua realizzazione è subordinata al rilascio della concessione edilizia che se non richiesta o non ottenuta rende legittima e doverosa l ingiunzione di demolizione; c) Violazione di legge con riferimento a quanto disposto dall art. 56 L. urbanistica regionale n. 56 del 1977, atteso che nella Regione Piemonte, ai sensi della norma succitata, le tettoie sono sottratte al regime della concessione di costruzione solo se temporanee. Che è situazione che certamente non ricorre nel caso in esame. 2. Si è costituito in giudizio l originario ricorrente signor Pasquale Cardone il quale, dopo aver offerto una propria ricostruzione dei fatti che hanno dato origine alla vertenza, ha contestato la fondatezza dei singoli motivi di impugnazione ed ha concluso per il rigetto dell appello con vittoria di spese. 3. Visti gli atti di causa il Collegio rileva, preliminarmente, che l esame della documentazione e, soprattutto, delle planimetrie diligentemente depositate in giudizio dall appellante Comune consente ad esso una conoscenza dell effettiva situazione di fatto certamente più completa e rassicurante di quella desumibile dai pur pregevoli scritti difensivi delle parti in causa. Risulta dagli atti in questione che l originario ricorrente è proprietario, in zona agricola, di un fabbricato industriale ampliato nel 2003 a seguito di rilascio di concessione edilizia ed attualmente destinato anche a civile abitazione a seguito di

3 un parziale mutamento della destinazione d uso contestualmente autorizzato. Attualmente detto fabbricato, in conseguenza del suddetto concesso ampliamento, presenta una larghezza di mt. 23,20 e una profondità di mt. 12,70, che secondo l appellante Comune hanno determinato il completo esaurimento degli indici edificatori afferenti sia alla superficie che alla volumetria. Successivamente, a seguito di denuncia di inizio di attività presentata in data 3 maggio 2004, e non di avvenuto rilascio di permesso di edificare, l originario ricorrente ha costruito: a) per un lato a ridosso del suddetto fabbricato e per l altro con appoggio su due colonne in cemento una tettoia (ovvero porticato, secondo la definizione che nei suoi scritti difensivi ne dà l appellante Comune e che l appellato contesta), costituita da una struttura in legno con copertura in tegole profonda mt. 5,30 e larga mt. 5,70; b) una seconda tettoia costituita da una struttura in ferro e legno, anch essa con copertura in tegole, addossata ad altro fabbricato, profonda mt. 2,40 e larga mt. 6,70; c) una terza tettoia, addossata ad altro lato del fabbricato principale, parimenti costituita da una struttura in ferro e legno il cui completamento, secondo il Comune, sarebbe stato interrotto a seguito dell ordinanza di sospensione dei lavori n. 1/2006 del 14 febbraio 2006 e che secondo l appellato sarebbe invece già stata demolita; d) un muro di contenimento; e) un passo carraio su recinzione esistente. Per gli interventi edificatori realizzati a ridosso dei fabbricati e divenuti, di fatto, parte integrante di essi la tesi del Comune è che si tratta di opere abusive perché eseguite senza il previo rilascio del necessario permesso di costruire e comunque non sanabili essendo esauriti nell area di proprietà dell originario ricorrente gli indici edificatori afferenti sia alla superficie che alla volumetria, con la conseguenza che l impugnata ingiunzione di demolizione costituiva per l Amministrazione atto doveroso, sottratto come tale alle sue valutazioni discrezionali Trattasi, ad avviso del Collegio, di conclusione assolutamente corretta, atteso che a norma dell art. 22, co.1, D.P.R. 6 giugno 2001 n. 380, recante testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari, nel testo sostituito dall art. 1 D.L.vo 27 dicembre 2002 n. 301, sono realizzabili mediante denuncia di inizio di attività gli interventi non ricompresi fra quelli ex lege subordinati a permesso di costruire, ma a condizione che siano conformi alle previsioni degli strumenti urbanistici, dei regolamenti edilizi e della disciplina urbanistico-edilizia vigente. Nella specie detta condizione non sussiste atteso che l art. 20 delle N.T.A. del P.R.G. dell appellante Comune prevede un rapporto massimo di copertura dello 0,25, laddove le sole tettoie citate sub a) e b) comportano, per effetto delle loro dimensioni, un aumento di superficie coperta pari a mq. 46,29. Tale essendo la situazione in fatto è ininfluente al fine del decidere verificare se le strutture ora richiamate costituiscano tettoie o porticati, essendo connotato comune ad entrambe il fatto che costituiscono comunque superficie coperta, per essa intendendosi ex art. 3, punto 8, del P.R.G. la sommatoria delle superfici di tutte le costruzioni presenti nel loro edificabile quando aggettano per oltre mt. 1,50 dal piano verticale di facciata. Nel caso in esame la costruzione sub a) ha una profondità di mt. 5,30, quella sub b) di mt. 2,30.

4 Si tratta di dati obiettivi che per il loro carattere prioritario ed assorbente di ogni altra questione avrebbero dovuto essere considerati con maggiore attenzione dal giudice di primo grado, il quale ha invece ritenuto di poter definire la vicenda contenziosa sottoposta al suo esame verificando se le nuove costruzioni costituissero o non interventi pertinenziali, che è questione che sarebbe stato logico affrontare solo dopo aver accertato l infondatezza del rilievo comunale in ordine al già avvenuto esaurimento degli indici edificatori afferenti sia alla superficie che alla volumetria In ogni caso anche sul punto esaminato dal T.A.R. le conclusioni da esso assunte non sono condivisibili atteso che, come ha esattamente osservato il Comune nel suo atto di appello, con puntuale richiamo ai principi enunciati nella materia de qua dal giudice sia amministrativo che penale, non può considerarsi pertinenza in senso urbanistico ed edilizio il manufatto che, per essere costruito a ridosso e con appoggio sul fabbricato principale, realizza in effetti un ampliamento dello stesso (Cons. Stato, V Sez., 30 novembre 2000 n. 6358), diventando parte integrante di esso (Cass. pen., III Sez., 30 giugno 1995 n. 7353) Quanto invece all osservazione che si legge a pag. 3 della memoria dell appellato, e cioè che comunque le opera da lui realizzate a ridosso del fabbricato preesistente non costituirebbero struttura stabili, ma perfettamente rimovibili in ogni tempo, la sua confutazione è nella tecnica costruttiva utilizzata per la loro realizzazione, che volutamente il Collegio ha ritenuto utile richiamare in premessa (i lati dei fabbricati utilizzati come punti di appoggio, le due colonne di sostegno in cemento, la copertura in tegole, ecc.) L appello del Comune deve pertanto essere accolto. Le spese e gli onorari del giudizio seguono, come di regola, la soccombenza e vengono liquidati in dispositivo. P.Q.M. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, Sezione Quarta, pronunciando sull appello (n. 9876/2006) proposto, come in epigrafe, dal Comune di Caselette, lo accoglie e per l effetto, previo annullamento dell impugnata sentenza del T.A.R. Piemonte, I Sez., 14 giugno 2006 n. 2473, rigetta l originario ricorso del signor Pasquale Cardone. Condanna il predetto signor Pasquale Cardone al pagamento, in favore del Comune di Caselette, delle spese e degli onorari del giudizio, che liquida in 3.000,00 (tremila/00). Ordina che la presente decisione sia eseguita dall Autorità amministrativa.

5 Così deciso in Roma nella camera di consiglio del 6 febbraio 2006, con l'intervento dei signori: GENNARO FERRARI VITO POLI BRUNO MOLLICA CARLO DEODATO SANDRO AURELI - Presidente Estensore IL SEGRETARIO Giacomo Manzo Depositata in Segreteria Il 12/03/2007. (Art. 55, L , n. 186) Il Dirigente Dott. Antonio Serrao - - N.R.G.9876/2006 IL PRESIDENTE RELATORE Gennaro Ferrari