LA BATTAGLIA DI CANNE

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1 SALA DELLA COLAZIONE LA BATTAGLIA DI CANNE INTERVENTO DI RESTAURO 2014 Vittorio Blanchery, La battaglia di Canne, olio su tela, 260 x 188 cm, n. inv rosso (prima del restauro)

2 Antonio Bruno (arazziere) su bozzetto di Claudio Francesco Beaumont, La battaglia di Canne, lana e seta, 496 x 630 cm, n. inv rosso

3 Vittorio Blanchery, La battaglia di Canne, olio su tela, 260 x 188 cm, n. inv rosso (dopo il restauro)

4 L opera, da tempo intitolata Battaglia di Farsaglia dalla denominazione indicata sulla storica targhetta lignea dorata applicata alla traversa inferiore della cornice (didascalia erroneamente apposta su quest opera ma destinata al dipinto en pendant ora ricollocato nel medesimo ambiente), raffigura la più importante sconfitta che Annibale impose all esercito romano durante la Battaglia di Canne svoltasi nel 216 a.c. durante la seconda guerra punica. L opera, come già inizialmente segnalato nella campagna di schedatura, rappresenta solo la scena raffigurata nel lato destro del grande arazzo (della serie delle Storie di Annibale, finito di tessere nel 1778 presso la Fabbrica torinese vedi OA ) presente nelle collezioni del Palazzo Reale. (Non si tratta però del cartone preparatorio dell arazzo, realizzato nel 1767 da Vittorio Blanchery, ma di un quadro dello stesso pittore tratto, tra il 1762 e il 1764, dal bozzetto di C.F. Beaumont Vercelli, Museo Leone - e destinato ai reali appartamenti : la conferma viene dal fatto che le proporzioni e i rapporti spaziali del dipinto differiscono da quelli dell arazzo vedi OA ). L impostazione della scena raffigurata nell arazzo e nel quadro risultano sovrapponibili poiché il panno fu tessuto ad alto liccio. Il dipinto ritornò nella residenza torinese dal Castello di Moncalieri in data antecedente al 25 febbraio 1911, giorno in cui fu chiuso l Inventario degli Oggetti d Arte di Dotazione della Corona di Sua Maestà Vittorio Emanuele III Re d Italia esistenti nel R. Palazzo di Torino, documento in cui risultava già collocato nella Sala della Colazione di Palazzo. Venne dunque allestito nell ambiente, insieme al dipinto - a pendant - raffigurante la Battaglia di Farsaglia, verosimilmente durante gli interventi di riallestimento in chiave neo-settecentesca iniziati durante il regno di Umberto I dall architetto Emilio Stramucci e completati sotto il regno di Vittorio Emanuele III. La cornice è stata molto probabilmente sostituita durante l operazione di riarredo; tutte quelle applicate ai dipinti presenti sulle tre pareti principali della sala presentano infatti identica fattura. Si segnala inoltre che a Palazzo Chiablese si conserva un secondo dipinto raffigurante la Battaglia di Canne, opera che ritrae invece la scena rappresentata nella parte sinistra del grande arazzo. Restauro eseguito dalla ditta Arte Restauro e Conservazione di Cristina Arlotto Notizie tratte dalla scheda di restauro STATO DI CONSERVAZIONE: Il dipinto olio su tela con cornice lignea meccata, si presentava in precario stato di conservazione, essenzialmente dovuto a fisiologico invecchiamento dei materiali. Si osservavano piccole cadute di materiale pittorico unitamente allo strato preparatorio sottostante che lasciavano a vista la tela (verosimilmente in misto lino a trama media) dalla fibra di tessitura evidentemente impoverita. Sull intera superficie si osservavano sporadici fenomeni di craqueleures che avevano originato un reticolo di micro-fessurazioni. Il degrado risultava più evidente sul perimetro, in corrispondenza di stuccature riferibili ad un precedente intervento di restauro, dove il ritocco pittorico effettuato sulle lacune appariva cromaticamente molto alterato. In corrispondenza del bordo superiore, era presente un consistente ritocco in tonalità molto scura, presumibilmente per renderlo più mimetico rispetto la patina presente al momento del precedente restauro. La vernice superficiale appariva ossidata rendendo la pellicola pittorica ingiallita e scura. INTERVENTO DI RESTAURO: Dopo aver rimosso la tela dalla cornice e provveduto alla rimozione delle polveri dal retro, ed aver effettuato le consuete prove di pulitura e tolleranza ai liquidi e solventi chimici, si è proceduto al consolidamento dello strato pittorico per imbibizione e assorbimento di materiale adesivo (Beva, scelto in base alle caratteristiche materiche del dipinto). Si è proceduto quindi alla pulitura della pellicola pittorica con acetone e white spirit e al risarcimento delle lacune con stucco a base di colla di coniglio e gesso di Bologna, in coerenza alla mestica originaria. Il restauro pittorico è stato condotto con materiali reversibili nel tempo adottando scelte metodologiche diverse in base all estensione e caratteristica delle lacune: con tecnica mimetica per le micro cadute, adottando la selezione cromatica per quelle di maggiore dimensione. La vernice

5 finale è stata applicata per nebulizzazione a più passaggi per evitare un effetto ottico lucido e per valorizzare le cromie originarie del dipinto.

6 SALA DELLA COLAZIONE LA BATTAGLIA DI FARSAGLIA INTERVENTO DI RESTAURO 2013 Felice Manassero, La Battaglia di Farsaglia gruppo di cavalieri antichi, olio su tela, 267 x 214 cm., n. inv 1631 rosso (prima del restauro)

7 Francesco Demignot (arazziere) su bozzetto di Claudio Francesco Beaumont, lana e seta, 489 x 386 cm., n. inv rosso

8 Felice Manassero, La Battaglia di Farsaglia gruppo di cavalieri antichi, olio su tela, 267 x 214 cm., n. inv 1631 rosso (dopo il restauro)

9 L opera, intitolata giustamente Battaglia di Farsaglia ma sottotitolata Gruppo di cavalieri antichi per distinguerla dal pendant finora erroneamente denominato Battaglia di Farsaglia vedi scheda dipinto Battaglia di Canne - raffigura la battaglia di Farsalo in cui Cesare sconfisse Pompeo. Il nome Farsaglia deriva dal poema epico di Marco Anneo Lucano, De Bello Civili vel Pharsalia, in cui è narrata la guerra tra Cesare e Pompeo e dove venne ampiamente descritta la sopra citata battaglia di Farsalo (48 a.c.). L opera, che rappresenta la scena centrale dell arazzo facente parte della serie raffigurante le Storie di Cesare presente nelle collezioni del Palazzo Reale (tessuto dalla manifattura torinese su bozzetti di Beaumont da Francesco Demignot nel 1749 vedi OA ), tornò nella residenza torinese dal Castello di Moncalieri in data antecedente al 25 febbraio 1911, giorno in cui fu chiuso l Inventario degli Oggetti d Arte di Dotazione della Corona di Sua Maestà Vittorio Emanuele III Re d Italia esistenti nel R. Palazzo di Torino, documento in cui risultava già collocato nella Sala della Colazione di Palazzo. Venne dunque allestita nell ambiente, insieme al dipinto - a pendant - raffigurante la Battaglia di Canne, verosimilmente durante gli interventi di riallestimento in chiave neo-settecentesca iniziati durante il regno di Umberto I dall architetto Emilio Stramucci e completati sotto il regno di Vittorio Emanuele III. La cornice è stata molto probabilmente sostituita durante l operazione di riarredo; tutte quelle applicate ai dipinti presenti sulle tre pareti della sala principali presentano infatti identica fattura. L attribuzione dell opera a Felice Manassero è stata assegnata tramite confronti stilistici e documentazioni archivistiche (nella scheda pubblicata nel catalogo della Mostra del Barocco del 1963 si legge che tra il settembre del 1745 ed il 1746 vi sono diversi pagamenti al pittore Manassero per un quadro di battaglia, da riprodursi in basso liccio: questo va identificato con il cartone della Battaglia di Farsaglia oggi conservato nella Palazzina di Stupinigi Un quadro raffigurante l episodio centrale dell arazzo, di minori proporzioni rispetto al cartone, esiste nel Palazzo Reale di Torino. Esiste infine anche il Bozzetto originale del Beaumont, a New York (propr. Rose Commings) con un errata attribuzione al Tiepolo - vedi OA ) Il dipinto risulta tratto direttamente dal bozzetto del Beaumont, dal momento che la scena ritratta nel dipinto risulta ribaltata a specchio rispetto a quella presente nell arazzo; tale impostazione sul panno è dovuta alla modalità di esecuzione dell arazzo tessuto a basso liccio. (Identica impostazione si ritrova nel cartone conservato a Stupinigi - vedi OA ) Restauro eseguito dalla ditta Barbara Rinetti. Restauro opere d arte Notizie tratte dalla scheda di restauro STATO DI CONSERVAZIONE: Presentava problematiche di coesione ed adesione al supporto, sollevamenti e lacune. Si rilevava la presenza di grandi stuccature, alcune morfologicamente non corrette e debordanti che rendevano la superficie dipinta molto irregolare. Erano presenti estese mancanze di coesione ed adesione del supporto tessile alla tela di rifodero con sollevamenti e lacune. Si rilevavano estese reintegrazioni cromatiche e ridipinture alterate otticamente. Sull'intera superficie del dipinto lo strato protettivo risultava alterato otticamente e con stesura disomogena. INTERVENTO DI RESTAURO: Il dipinto è stato dapprima spolverato con pennellesse morbide per eliminare i depositi superficiali incoerenti, come polveri e particellato atmosferico. Si è proceduto in seguito con il consolidamento delle mancanze di coesione/adesione ed alla restituzione della planarità delle zone prive di adesione ed al risanamento dei numerosi sollevamenti di colore. La pulitura è stata selettiva per rimuovere le sostanze soprammesse senza intervenire sulle estese stesure stuccate e ritoccate. Le disomogeneità cromatiche delle stesure cromatiche soprammesse sono state uniformate. Sono dunque state stuccate le piccole fessurazioni, eseguite reintegrazione ed adeguamenti cromatici dei ritocchi alterati ed e poi è stata stesa una vernice protettiva finale.

10 SALA DELLA COLAZIONE ARREDI INTERVENTO DI RESTAURO 2014 L arredo oggi presente nella Sala della Colazione venne inserito durante la campagna di interventi di riallestimento - in chiave neobarocca - iniziati dall architetto Emilio Stramucci per volere di Umberto I e della regina Margherita (in continuità con i primi ammodernamenti attuati durante il regno di Vittorio Emanuele II) e conclusi durante il regno di Vittorio Eamanuele III. Tra le diverse opere entrate a far parte del mobilio della Sala in quegli anni, emerge il gruppo di arredi che sono stati oggetto di restauro durante gli interventi attuati nel 2014, composto da un divano, sei poltrone, sei sedie e quattro sgabelli. Gli oggetti non risultano essere originariamente parte di un unica serie, ma sono il risultato dell accorpamento di manufatti simili per fattezze e probabilmente - per epoca di produzione, riuniti verosimilmente da Emilio Stramucci. Ambito piemontese, Divano, legno intagliato e dorato, 106 x 210 x 80 cm, n. inv. 400 rosso (dopo il restauro) Il divano, definito erroneamente all ottomana nell Inventario dei mobili del Reale Palazzo di Torino redatto nel 1879, mostra una struttura ed una decorazione che rispecchiano le produzioni

11 risalenti alla metà del XVIII secolo. Seppur presentasse decorazioni diverse da quelle che ornano le sei poltrone, già nel 1879 risultava con loro collocato nella quarta camera dell allora appartamento destinato ai Duchi d Aosta (oggi denominato di Madama Felicita), rivestito con un tessuto di lampasso a fondo cremisi operato a vasi e canestri con fiori bianchi, analogo al parato che rivestiva le pareti dell ambiente. Come sopra accennato, venne verosimilmente trasferito nell attuale collocazione durante gli interventi di riallestimento in chiave neo-settecentesca attuati da Emilio Stramucci, in occasione dei quali venne sostituito il rivestimento tessile con il lampasso di seta a righe, identico a quello appositamente realizzato (ad imitazione dell antico parato settecentesco della sala) per rivestire le pareti dell ambiente. Ambito piemontese, Poltrona, legno intagliato e dorato, 108 x 72 x 55 cm, (serie di sei), n. inv rosso (dopo il restauro) La serie di sei poltrone, definite nell Inventario dei mobili del Reale Palazzo di Torino - redatto nel 1879 Seggioloni di forma antica, mostra struttura e decorazione rispecchiante le produzioni risalenti alla metà del XVIII secolo; tale datazione è supportata dal fatto che, durante il restauro da poco concluso, si è potuto osservare che nel tempo sono state oggetto di diversi interventi che hanno riguardato sia la struttura che la finitura. Come il divano precedentemente descritto, nel 1879 erano parte dell arredo della quarta sala dell appartamento dei Duchi d Aosta al piano terreno e dunque rivestite con il medesimo tessuto storico poi sostituito con l attuale a righe (in gran parte nuovamente ritessuto ad imitazione dalla ditta Haas di Torino in occasione degli interventi di restauro attuati nel 1961) durante il loro riallestimento nella sala della Colazione alla fine del XIX secolo.

12 Ambito piemontese, Sedia, legno intagliato e dorato, 98 x 55 x 47 cm, (serie di sei), n. inv rosso (dopo il restauro) Le serie di sei sedie, già definite nell Inventario dei mobili del Reale Palazzo di Torino - redatto nel 1879 antiche di legno noce con gambe a biscia, mostra struttura e decorazione rispecchiante le produzioni risalenti alla metà del XVIII secolo. Presentano una decorazione ad intaglio ancora diversa rispetto alle poltrone ed al divano, seppur nel complesso costituiscano un insieme relativamente omogeneo. Anch esse nel 1879 risultavano comporre parte dell arredo dell appartamento dei Duchi d Aosta al piano terreno, ma erano collocate in altro ambiente e rivestite di persina fondo cremisi a fiori e frutti bianco e verdi. Furono dunque trasferite nella Sala della Colazione durante gli interventi umbertini sopra descritti.

13 Ambito piemontese, Sgabello, legno intagliato e dorato, 45 x 51 x 51 cm, (serie di quattro), n. inv rosso (prima del restauro) La serie di quattro sgabelli nel 1879 risultava già affiancata al divano ed alle poltrone sopra descritte, nonostante presentassero una decorazione ancora diversa (ma pur sempre con struttura e fattura rispecchiante le produzioni risalenti alla metà del XVIII secolo) e nonostante il fatto che all epoca mostrassero una finitura in parte verniciata a fondo giallo ed in parte dorata. La completa doratura della superficie oggi presente, venne verosimilmente realizzata in occasione del loro inserimento nella Sala della Colazione, intervento attuato in occasione degli ammodernamenti umbertini quando venne inoltre sostituito il lampasso a fondo cremisi operato a vasi e canestri con fiori bianchi con il tessuto a righe. Restauro eseguito dalla ditta Gherardo Franchino. Restauro opere lignee Notizie tratte dalla scheda di restauro STATO DI CONSERVAZIONE: Presentavano uno stato conservativo alquanto compromesso: un importante strato di depositi di particolato atmosferico ricopriva la doratura privandola dunque di lucentezza. Si rilevava inoltre una patinatura a colla sulla superficie, particolarmente virata ed opacizzata. Vistosi ritocchi a porporina, annerita ed ossidata, erano stati stesi su lacune e consunzioni della foglia d'oro. La struttura presentava fenditure da ritiro in corrispondenza dei nodi strutturali e degli incastri. Erano inoltre presenti alcune fratture, in parte già oggetto di restauro in passato, ed in parte dovute a

14 nuovi degradi. La doratura rivelava numerose lacune e distacchi degli strati preparatori che necessitavano un intervento di fermatura e riadesione. Erano inoltre osservabili alcuni fori da sfarfallamento, dovuti ad infestazioni da insetti xilofagi non più attive attive. INTERVENTO DI RESTAURO: Dopo la preventiva osservazione in fluorescenza UV per determinare i livelli di finitura e verniciatura presenti sui diversi arredi, è stato effettuato un preconsolidamento sui sollevamenti delle dorature e sui confini delle lacune e una pulitura con rimozione dei ritocchi a porporina degradata. Attuato il trattamento preventivo contro l attacco di muffe e insetti, si è proceduto con il consolidamento e fissaggio definitivo delle porzioni in fase di distacco. Non si è proceduto a ricostruzioni di parti di intaglio mancanti ma si sono attuati abbassamenti di tono nelle lacune in cui il legno risultava a vista e in zone dove appariva molto fastidiosa la perdita dello strato di doratura originaria.

15 SALA DELLA COLAZIONE RITRATTI INTERVENTO DI MANUTENZIONE 2013 L arredo oggi presente nella Sala della Colazione venne inserito durante la campagna di interventi di riallestimento - in chiave neobarocca - iniziati dall architetto Emilio Stramucci per volere di Umberto I e della regina Margherita (in continuità con i primi ammodernamenti attuati durante il regno di Vittorio Emanuele II) e conclusi durante il regno di Vittorio Eamanuele III. Vennero tolti dalle pareti i dipinti ottocenteschi realizzati in epoca carloalbertina, dotati di cornici di palagiane, e furono scelti, nel Regio Guardamobili, ritratti settecenteschi che potessero ornare l ambiente, le cui decorazioni fisse erano ancora in gran parte risalenti ai secoli XVII e XVIII. Le tele prescelte probabilmente dallo Stramucci stesso - non erano parte di un unica serie infatti presentavano anche misure diverse. Inizialmente furono tutte dotate di cornici antiche e vennero allestite alle pareti della sala, come testimoniato dalle descrizioni dell Inventario degli Oggetti d Arte di Dotazione della Corona di Sua Maestà Vittorio Emanuele III Re d Italia esistenti nel R. Palazzo di Torino concluso il 25 febbraio Successivamente, verosimilmente durante gli ultimi riallestimenti sabaudi voluti dal principe di Piemonte che abitò il Palazzo tra il 1925 ed il 1931, furono eseguiti importanti interventi di restauro alle suddette tele che portarono all uniformazione delle misure di otto ritratti per i quali furono eseguite cornici uniformi, sei dei quali di seguito elencati sono stati oggetto della manutenzione straordinaria effettuata nel 2013.

16 Domenico Duprà, Vittorio Amedeo duca di Savoia, olio su tela, 106 x 75, sec. XVIII, n. inv. 392 rosso (prima dell intervento di manutenzione) Il dipinto (attribuito a Domenico Duprà vedi OA ) raffigura il giovane Vittorio Amedeo duca di Savoia - figlio di Carlo Emanuele III e della sua seconda moglie Polissena d Assia - che salirà al trono, nel 1773, con il titolo di Vittorio Amedeo III. L opera venne descritta nell Inventario Oggetti d arte esistenti nei Reali Palazzi di Torino del 1881: all epoca risultava collocata nel Regio Guardamobili, di dimensioni diverse dalle attuali ed era racchiusa entro un antica cornice in legno intagliato e dorato. Come sopra descritto, fu trasferita nella Sala della Colazione durante i riallestimenti Umbertini. La tela venne stata restaurata, modificata rispetto alle sue misure originali ed inserita nell attuale cornice in data successiva al 1911.

17 Domenico Duprà, Maria Giuseppina di Savoia, olio su tela, 108 x 75, sec. XVIII, n. inv. 387 rosso (prima dell intervento di manutenzione) Il dipinto (attribuito a Domenico Duprà vedi OA ) rappresenta il ritratto della giovane Maria Giuseppina di Savoia, figlia di Vittorio Amedeo III e di Maria Antonia Ferdinanda di Borbone Spagna. Nel 1771 sposò Luigi di Borbone conte di Provenza - fratello di Luigi XVI - e futuro Luigi XVIII di Francia, ed è dunque ricordata come la Contessa di Provenza. (Il confronto

18 con un altro ritratto della principessa conservato a Palazzo Reale, realizzato da François Hubert Drovais e databile intorno al 1770 ca., consente di proporre per il nostro dipinto, dove Maria Giuseppina è ritratta in età più giovanile, una datazione anteriore a quell'anno, verosimilmente verso la fine degli anni sessanta del XVIII secolo, come dimostra anche il confronto con il ritratto giovanile della principessa conservato alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, datato tra il 1762 e il 1767 vedi OA ) L opera venne descritta nell Inventario Oggetti d arte esistenti nei Reali Palazzi di Torino del 1881: all epoca risultava collocata nel Regio Guardamobili, di dimensioni diverse dalle attuali ed era racchiusa entro un antica cornice in legno intagliato e dorato. Come sopra descritto, fu trasferita nella Sala della Colazione durante i riallestimenti Umbertini. La tela venne restaurata, modificata rispetto alle sue misure originali come può osservarsi nell immagine scattata precedentemente all intervento di manutenzione dove risulta evidente un ampia superficie aggiunta al di sopra della figura della Principessa - ed inserita nell attuale cornice in data successiva al 1911.

19 Domenico Duprà, Eleonora Teresa di Savoia, olio su tela, 100 x 76, sec. XVIII, n. inv. 388 rosso (prima dell intervento di manutenzione) Il dipinto (attribuito a Domenico Duprà vedi OA ), secondo gli inventari storici raffigurante Sovrana incognita, rappresenta il ritratto di Eleonora Teresa di Savoia, figlia di Carlo Emanuele III e Polissena d Assia. L opera venne descritta nell Inventario Oggetti d arte esistenti nei Reali Palazzi di Torino del 1881: all epoca risultava collocata nel Regio Guardamobili, presentava dimensioni diverse dalle attuali ed era priva di cornice. Come sopra descritto, fu trasferita nella Sala della Colazione durante i riallestimenti Umbertini e venne inserita entro cornice antica in legno intagliato e dorato mantenendo le antiche misure. La tela fu restaurata, modificata rispetto alle sue misure originali ed inserita nell attuale cornice in data successiva al 1911, quando venne inoltre identificato il soggetto e fu dunque posto il cartiglio in legno dorato.

20 (Una nota aggiunta a margine nell'inventario del 1966 riferisce il ritratto, in precedenza sempre assegnato ad ignoto pittore, a Duprà. Il confronto con altri tre ritratti della stessa principessa conservati nella sala da pranzo (locale n. 35) e con opere certe di Domenico Duprà, come il ritratto di Maria Antonia Ferdinanda di Borbone Spagna, firmato e datato 1751, anch'esso a Palazzo Reale, sembra confermare anche per il nostro dipinto l'attribuzione a questo artista, come già proponeva nel 1963 Vittorio Viale in occasione della mostra sul Barocco Piemontese vedi OA )

21 Giuseppe Duprà, Vittorio Amedeo II di Savoia, olio su tela, 105 x 80, sec. XVIII, n. inv. 392 rosso (prima dell intervento di manutenzione) Il dipinto (attribuito a Giuseppe Duprà vedi OA ) rappresenta il ritratto di Vittorio Amedeo III re di Sardegna. (Il Sovrano è raffigurato con le insegne regali, dunque dopo il 1773, anno dell'ascesa al trono. Un possibile termine di confronto per il nostro dipinto è dato dal ritratto dello stesso sovrano dal 1947 a Roma al Quirinale ma proveniente dal Palazzo Reale di Torino (O.D.P. già S.M. 5093), per il quale Andreina Griseri ha suggerito un'attribuzione a Giuseppe Duprà, attivo come ritrattista della corte sabauda a partire dal 1750, alla cui maniera sembra riferibile anche il quadro torinese vedi OA ). L opera venne descritta nell Inventario Oggetti d arte esistenti nei Reali Palazzi di Torino del 1881: all epoca risultava collocata nel Regio Guardamobili, presentava dimensioni diverse dalle attuali ed era priva di cornice. Come sopra descritto, fu trasferita nella Sala della Colazione durante i riallestimenti Umbertini e venne inserita entro cornice antica in legno intagliato e dorato mantenendo le antiche misure. La tela fu stata restaurata, modificata rispetto alle sue misure originali ed inserita nell attuale cornice in data successiva al 1911

22 Ambito Francese, Enrichetta Duchessa d Orléans (?), olio su tela, 100 x 80,, n. inv. 391 rosso (prima dell intervento di manutenzione) Per l identificazione del soggetto del dipinto, indicato in tutti gli inventari storici e nell iscrizioni, presenti sul retro della tela e sulla cornice, come ritratto di Enrichetta Duchessa d Orléans, figlia di Carlo I d Inghilterra e moglie di Filippo d Orléans (fratello di Luigi XIV), la schedatura dell opera - realizzata nel indica il possibile riconoscimento in Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours (figlia di Carlo Amedeo sesto duca di Nemours e di Elisabetta di Vendome e quindi sposa, dal 1665, di Carlo Emanuele II, del quale rimase vedova solo due anni più tardi, nel I puntuali confronti con ritratti di Maria Giovanna Battista come, in particolare, quello conservato nel Museo Civico d'arte Antica di Torino (n. inv. 57) di ambito francese, databile alla seconda metà del XVII secolo, inducono a riconoscere anche nel quadro di Palazzo Reale un ritratto della seconda moglie di Carlo Emanuele II vedi OA )

23 L opera venne descritta nell Inventario Oggetti d arte esistenti nei Reali Palazzi di Torino del 1881: all epoca risultava collocata nel Regio Guardamobili, presentava dimensioni diverse dalle attuali ed era priva di cornice. Come sopra descritto, fu trasferita nella Sala della Colazione durante i riallestimenti Umbertini e venne inserita entro cornice antica in legno intagliato e dorato mantenendo le antiche misure. La tela fu restaurata, modificata rispetto alle sue misure originali ed inserita nell attuale cornice in data successiva al 1911

24 Ambito piemontese, Francesco Stefano di Lorena (?),olio su tela, 105 x 80,, n. inv. 393 rosso (prima dell intervento di manutenzione) Per l identificazione del soggetto del dipinto, sempre indicato come Ritratto di Sovrano Incognito negli inventari storici, la schedatura dell opera - realizzata nel indica il possibile riconoscimento in Francesco Stefano di Lorena. (Rappresenta un personaggio maschile ritratto a mezza figura, con indosso l'armatura, il manto regale, foderato di ermellino che gli copre le spalle e il bastone del comando nella mano destra. Il principe porta le insegne del Toson d'oro, ordine cavalleresco istituito il 10 gennaio 1429 per volontà di Filippo il Buono Duca di Borgogna. La presenza di questi simboli della regalità unitamente al Toson d'oro permettono di proporre una possibile identificazione del soggetto ritratto con Francesco Stefano Duca di Lorena, sposo (dal 1736) di Maria Teresa d'austria, con la quale diede inizio alla Casa d'asburgo-lorena, e dal Granduca di Toscana - vedi OA ). L opera venne descritta nell Inventario Oggetti d arte esistenti nei Reali Palazzi di Torino del 1881: all epoca risultava collocata nel Regio Guardamobili, presentava dimensioni diverse dalle

25 attuali ed era priva di cornice. Come sopra descritto, fu trasferita nella Sala della Colazione durante i riallestimenti Umbertini e venne inserita entro cornice antica in legno intagliato e dorato mantenendo le antiche misure. La tela fu restaurata, modificata rispetto alle sue misure originali ed inserita nell attuale cornice in data successiva al 1911 Intervento di manutenzione eseguito dalla ditta Barbara Rinetti. Restauro opere d Arte Notizie tratte dalla scheda di restauro Le opere si presentavano in discreto stato conservativo. Si osservavano piccole cadute di materiale pittorico, alcune opacizzazioni della verniciatura superficiale e necessità di ritensionamento della tela. Si è dunque proceduto ad una leggera pulitura, ritensionamento delle tele ove necessario e consolidamenti localizzati di pellicola pittorica. E stata inoltre effettuata una pulitura delle cornici. Enrico Edoardo Barbero

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