la lingua e la cultura italiana in America Centrale Adriano Gelo / Manuela Derosas / Silvia Maneschi Messico, paese pop l Italia in mostra

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1 Autorizzazione del Tribunale di Firenze n 5834 del 07/04/2011 numero tre maggio 2012 Messico, paese pop Alberto Moravia lingua e test come strumenti di potere il decreto Maroni e la politica linguistica italiana Massimo Arcangeli Istituti Italiani di Cultura e diffusione della lingua italiana in Sudamerica Renato Poma l Italia in mostra Tomaso Montanari Monica Barni letture di Nuzzo / Rastelli / Bruscagli / Giudizi / Giglioli / Mordente / Ferroni / Trifone / Palermo / Garzelli la lingua e la cultura italiana in America Centrale Adriano Gelo / Manuela Derosas / Silvia Maneschi # spaghetti del rock Alejandro Patat 03

2 editoriale Comitato Scientifico Maria Betãnia Amoroso - Brasile Massimo Arcangeli - Italia María Esther Badin Argentina Hugo Beccacece Argentina Alfonso Berardinelli Italia Anna Ciliberti - Italia Maria Pia Lamberti Messico Angela Di Tullio Argentina Patricia H. Franzoni Argentina Renato Poma - Perù Luca Serianni Italia Massimo Vedovelli Italia Comitato di Redazione Cecilia Casini Brasile Manuela Derosas Messico Francesca Gallina Italia Silvia Giugni Italia Giampaolo Molisina - Perù Mariano Pérez Carrasco Argentina Nora Sforza Argentina Analía Soria Argentina Paolo Torresan Italia Lucia Wataghin Brasile Direttore scientifico Alejandro Patat Argentina / Italia Direttore responsabile Massimo Naddeo Progetto grafico e impaginazione Gabriel de Banos ISSN Autorizzazione Tribunale di Firenze n del 07/04/2011 cartabianca allarga i suoi orizzonti La grande novità di questo numero è la partecipazione di Renato Poma, direttore dell IIC di Lima, al comitato scientifico della rivista e l adesione di Giampaolo Molisina, direttore dei corsi di italiano presso lo stesso IIC, al comitato di redazione. Al di là della eccellente notizia che comporta l ingresso di questi due nuovi membri, quello che più interessa a noi è vedere allargato il nostro orizzonte alla realtà peruviana, una delle più dinamiche nel campo dell insegnamento dell italiano nel mondo. Oltre a questa novità, molti sono gli spunti stimolanti di questo numero tre. In primo luogo, l attenzione prestata al decreto Maroni sul rilascio del permesso di lungo soggiorno anche sulla base di un test di competenza linguistica. La delicatissima questione del rapporto tra conoscenza dell italiano e diritti e doveri civili viene affrontata da due esperti di primo ordine: Monica Barni, direttrice del Centro Certificatore CILS, e Massimo Arcangeli, direttore scientifico del PLIDA. La loro visione della recente legge coincide in un punto: l assenza di una vera politica linguistica dello Stato italiano. Per il resto, ognuno di loro esprime la propria posizione. In secondo luogo, per la prima volta si presenta qui un dossier sull italiano in America Centrale. In terzo luogo, una particolare rilevanza acquisisce il tema della traduzione. Come sempre, la varietà delle sezioni (dalle interviste alle recensioni, dal fumetto alle pagine d autore) offre un panorama assai ricco del rapporto tra lingua e cultura italiana e lingue e culture latinoamericane. Spero, a nome di tutta la redazione di cartabianca, che questo numero unisca l utile al dilettevole. Alejandro Patat maggio 2012 Editore 2012 Alma Edizioni Viale dei Cadorna, Firenze, Italia cartabianca@almaedizioni.it pag. 1 / numero tre

3 indice sezione in primo piano il ruolo degli iic e la diffusione della lingua italiana in sudamerica Renato Poma 4-8 sezione politica linguistica lingua e test come strumenti di potere Monica Barni nascita dell osservatorio della lingua italiana in perù Giampaolo Molisina Monica Barni, docente di Linguistica educativa e direttrice del Centro Certificazioni CILS, analizza con acume polemico un decreto interministeriale del Governo Italiano sull integrazione dello straniero, che prevede un test di competenza linguistica dell italiano. Renato Poma, direttore dell IIC di Lima, e Giampaolo Molisina, direttore dei corsi, offrono un panorama della attuale situazione dell insegnamento dell italiano in Perù e propongono alcune novità per la diffusione della lingua in Sudamerica. sezione in aula l orecchio in aula: ottimizzare l acustica della classe Enzo Brandi Un eccellente ricerca, portata avanti da un giovane studioso di Siena, dimostra che gli studi sull ascolto possono confluire nella pratica didattica. sezione conversazioni la modernidad europea vista desde el sur del mundo Nora Sforza José Emilio Burucúa, brillante estudioso de la historia moderna europea y de la cultura del Renacimiento italiano, revela en esta entrevista los puntos fundamentales de su propia experiencia y señala las grandes trayectorias de investigación de cuestiones italianas en Argentina il decreto maroni e la politica linguistica italiana Massimo Arcangeli Da un altra prospettiva, Massimo Arcangeli, docente di Storia della lingua italiana e direttore scientifico del PLIDA, analizza l evolversi della situazione dall approvazione del decreto Maroni che regola il rilascio del permesso di lungo soggiorno. sezione cultura e società l italia in mostra Tomaso Montanari In un implacabile e mordace analisi, lo studioso dell arte Tomaso Montanari constata il divario attuale in Italia tra ricerca e attività museale, denunciando la scarsa innovazione nella realizzazione delle mostre e la mancanza di una politica culturale organica. sezione lingua in uso spaghetti del rock Alejandro Patat Sui nuovi italianismi nello spagnolo del Rio de la Plata sezione traduzioni ma chi traduce può ritenersi un autore? Alejandro Patat The Translator as Author, libro curato in inglese e in italiano da Claudia Buffagni, Beatrice Garzelli e Serenella Zanotti, mette in luce la questione della traduzione come scrittura d autore ed ha il vantaggio di abbracciare una serie vastissima di lingue e di problemi sezione profilio il guatemala fotografato da un italiano Redazione Un esplosione di colori e di atmosfere nelle fotografie di Marino Cattelan, artista italiano che ha raccontato il Guatemala a tutto il mondo

4 sezione il fumetto raccontare l eccidio Mirka Ruggeri Nel 1944 le SS tedesche portano a compimento uno dei più feroci crimini di guerra contro i civili sul territorio italiano: la strage di Monte Sole, in provincia di Bologna. Si pubblica qui un anticipo del romanzo a fumetti di Mirka Ruggeri. sezione viceversa inventario de una carretera italiana Germán Arciniegas En 1957, Germán Arciniegas, periodista, escritor e historiador colombiano (Bogotá, ), publica Italia. Guía para vagabundos, un inolvidable relato de viajes que fotografía con sabia ironía y profunda admiración los antiguos paisajes italianos desde una moderna carretera. messico, paese pop Alberto Moravia Nel 1967, in seguito ad un viaggio in Messico, Alberto Moravia pubblica sul Corriere della Sera una nota sul rapporto tra il Paese latinoamericano e gli Stati Uniti. Le sue annotazioni destarono più di una polemica. sezione angolo della memoria il linguaggio degli italiani d argentina Alejandro Patat Si completa dopo vent anni la splendida trilogia di Antonio Dal Masetto, scrittore argentino nato in Italia e una delle voci più intense della narrativa sudamericana contemporanea. dossier la lingua e la cultura italiana in america centrale Adriano Gelo tradurre e diffondere la letteratura contemporanea di porto rico Manuela Derosas indice l italiano nella repubblica dominicana Silvia Maneschi Nel dossier lo spazio più ampio di approfondimento scientifico della rivista si presenta un panorama sulla diffusione della lingua e della cultura italiana in alcuni paesi dell America Centrale. sezione letture e visioni testi, voci, disegni e musica: se la commedia diventa multimediale Matteo Galiffa la letteratura del nuovo millennio in una società senza trauma Alejandro Patat glottodidattica sperimentale Francesca Gallina quando leggendo s impara Franca Bizzoni la grammatica italiana in spagnolo Davide Toma Un numero nutrito di recensioni, firmate perlopiù da dottorandi dell Università per Stranieri di Perugia e di Siena, che mettono in luce quanto di più rilevante sia stato scritto negli ultimi mesi in Italia e in America Latina nell ambito dell italianistica. sezione info Tutte le informazioni sulle attività formative, certificazioni, congressi, incontri, progetti di ricerca e altro in Italia e in America Latina. sezione immagini Il fileteado è una tecnica d arte decorativa tipica di Buenos Aires, derivata direttamente dai carretti siciliani. Fino al 1975 tutti gli autobus della metropoli erano diversi grazie alle caratteristiche peculiari con cui erano stati decorati. Oggi esistono addirittura scuole di fileteado

5 in primo piano il ruolo degli istituti italiani di cultura e la diffusione della lingua italiana in sudamerica Renato Poma Lima Il Direttore dell IIC di Lima riflette sulla necessità di attivare una vera diplomazia culturale italiana che ponga al centro delle azioni l insegnamento della lingua e della cultura italiana. pag. 4 / numero tre Credo che sia giunto il momento di riflettere con attenzione sul ruolo della diplomazia culturale italiana della quale gli Istituti Italiani di Cultura rappresentano il momento operativo. Non c e dubbio che in Italia occorre acquisire una nuova consapevolezza del ruolo del nostro patrimonio linguistico e culturale all estero per definire politiche più puntuali di diffusione della nostra lingua e della nostra cultura; politiche che potrebbero davvero rappresentare uno strumento efficace per la promozione del cosiddetto Sistema Paese. Ho l impressione che, cosi com è concepita, la politica linguistica italiana all estero sia destinata a vivacchiare, magari anche a lungo, ma sempre a vivacchiare. Coloro che sono chiamati a gestire un compito arduo quale quello di costruire una struttura finalizzata a dar vita ad un organizzazione didattica incentrata sulla nostra lingua e che ha come compito principale quello di avvicinare il maggior numero di persone allo studio dell italiano, mirando, pertanto, all incremento degli studenti e degli introiti, non possono più improvvisarsi gestori di corsi d italiano basati, peraltro e il più delle volte, su di una concezione piuttosto statica e antiquata del corso di lingua straniera inteso come elemento avulso da un contesto sociale, economico e, più in generale, culturale. In un recente articolo assai lucido e puntuale apparso su queste colonne, il prof. Vedovelli fa riferimento all industria della lingua italiana, invitandoci a valutare con occhi nuovi un attività culturale quale la diffusione della lingua italiana che rientra pienamente nella sfera economica e che entra, autorevolmente e a pieno titolo, nelle attività relative alle industrie culturali; un settore quello delle industrie culturali che, tanto per dare un idea, contribuisce al Pil dell Unione Europea in misura superiore all intero settore automobilistico. Fatta questa premessa, che in ogni caso ritengo utile per aiutare a capire una criticità che spesso è da intendersi come una costante alla quale deve far fronte chi è chiamato a gestire una struttura complessa quale quella che provvede all organizzazione dei corsi di lingua italiana, ci tengo a sottolineare che la diffusione della nostra lingua nel subcontinente americano si giova, come è noto, di un ambiente tendenzialmente favorevole. Essa, in effetti, si rivolge a

6 persone e a popoli che spesso condividono i nostri stessi valori e che, grazie anche alle numerose comunità italiane presenti in tutto il continente, guardano con simpatia ad un Paese e alla sua lingua, intesa questa come strumento insostituibile di trasmissione di una grande cultura. Tuttavia, la presenza di numerose comunità italiane non deve trarre in inganno giacché il fattore etnico solo in piccola parte spinge oggi un potenziale studente a studiare l italiano. Ciò è vero per i paesi dove esistono grandi comunità di discendenti di emigrati italiani (penso al Brasile e all Argentina) come per altri paesi dove la presenza italiana non è stata così massiccia seppure socialmente significativa (Colombia e Perù, per esempio). In effetti, possiamo affermare con una certa sicurezza che coloro che intraprendono lo studio dell italiano oggi in Sudamerica sono fondamentalmente giovani (spesso studenti universitari) che, lungi dall avvicinarsi alla lingua italiana perché è stata la lingua parlata dai nonni, vedono nella nostra lingua un mezzo per avvicinarsi ad un paese che sa esprimere culture e modi di vivere accattivanti che si esplicitano in fenomeni socio culturali assai presenti sui mezzi di comunicazione internazionali. Penso alla moda e al design, al cinema e alla gastronomia; senza lasciare da parte, naturalmente, lo straordinario richiamo di quell insieme di cultura, storia e natura che caratterizza da sempre il nostro Paese e che, in tutta l America Latina, fa sì che si premetta alla parola Italia l aggettivo bella. Questo è un fenomeno che ho avuto modo di verificare de visu durante gli ultimi cinque anni in Perú, un paese che sta crescendo a ritmi asiatici da più di dieci anni e che si avvia ad essere una delle economie più competitive del Sudamerica per la capacità di attrarre investimenti stranieri Oltre l 85% degli studenti dei corsi d Italiano dell Istituto Italiano di Cultura di Lima (in assoluto, l IIC con il maggior numero di studenti dell intera rete mondiale) appartiene ad un settore sociale emergente. e di sfruttare le enormi risorse naturali di cui è ricco. E in effetti, oltre l 85% degli studenti dei corsi d italiano dell Istituto Italiano di Cultura di Lima (in assoluto, l IIC con il maggior numero di studenti dell intera rete mondiale) appartiene ad un settore sociale emergente; ad una piccola e piccolissima borghesia di recente formazione che, tuttavia, inizia a dare forma a una classe media che è attenta ai consumi culturali e che investe nella formazione. Sono questi giovani universitari che mostrano chiaramente che la loro scelta di studiare la nostra lingua è dovuta a un immagine del tutto nuova, che il nostro Paese, nonostante le difficoltà e le crisi degli ultimi anni, è riuscito a dare nel corso degli ultimi decenni. E tra questi, non ci sono, di fatto, discendenti d italiani perché i discendenti dei vecchi emigrati sono ampiamente, e da tempo, parte della classe dirigente e pertanto godono di una posizione economica e sociale consolidata. D altra parte, se questi italiani decidono di far studiare ai figli una lingua, li spingono a studiare l inglese, magari per mandarli a studiare negli Stati Uniti o nelle più prestigiose università private locali che, spesso, organizzano l insegnamento delle varie materie in inglese. I giovani studenti dei nostri corsi (il 95% del totale), invece, intraprendono lo studio dell italiano perché, magari, vogliono studiare design o moda, o fare gli chef, o fare le guide turistiche o i registi cinematografici; o perché intendono importare mobili dall Italia o leggere in italiano testi specifici sulla certificazione d origine degli alimenti; o perché sono musicisti e cantanti d opera o perché intendono studiare ingegneria ambientale in Italia. Credo che coloro che sono preposti a elaborare politiche tese a rendere efficace la proiezione della nostra lingua all estero, dovrebbero essere particolarmente attenti ai profili sociali che costantemente emergono in un continente che, mediamente, sta crescendo a una media annuale del 4,7%, e calibrare interventi atti ad avvicinare, attraverso lo studio dell italiano, i settori sociali emergenti che tra non molto, come affermato in precedenza, inizieranno a esprimere le nuove classi dirigenti con le quali sarebbe utile iniziare a dialogare. pag. 5 / numero tre

7 nascita dell osservatorio della lingua italiana in perù Giampaolo Molisina Lima Giampaolo Molisina, coordinatore dei corsi di lingua e cultura italiana presso l Istituto Italiano di Cultura di Lima, fa il punto sull insegnamento dell italiano in Perù e presenta l ambizioso progetto della creazione di un Osservatorio della lingua italiana in Perù in grado di porsi come punto di riferimento per il Sudamerica andino. pag. 6 / numero tre L italiano in Perù Il Perù ha raggiunto in questi ultimi anni tassi di crescita e di sviluppo considerevoli. Si può addirittura parlare di miracolo peruviano, frutto della combinazione di un enorme progresso economico e, parallelamente, di un tentativo di livellamento del tessuto sociale. In questo clima di entusiasmo e di positività il sistema scolastico e formativo del Paese ha iniziato un processo di adeguamento agli standard internazionali e alle dinamiche imposte dal mercato del lavoro del mondo globalizzato. È imprescindibile la conoscenza di una o più lingue straniere per essere professionalmente competitivi. All interno di questo clima favorevole l Istituto Italiano di Cultura di Lima ha saputo ritagliare un importante fetta di mercato, diventando, a tutti gli effetti, il punto di riferimento nazionale per l insegnamento della lingua italiana in Perù. I corsi di lingua e cultura italiana che offre l Istituto sono diventati un vero e proprio elemento formativo che integra il curriculum degli studenti universitari peruviani. Molte università, che richiedono la conoscenza di una lingua straniera come requisito indispensabile per l ottenimento del titolo di laurea, annoverano l Istituto tra le istituzioni di prestigio a cui rivolgersi per imparare una lingua straniera e riconoscono le certificazioni che esso rilascia a fine corso. Tutto ciò ha fatto sì che l IIC di Lima diventasse, negli ultimi anni, uno tra i più frequentati di tutto il mondo e che assumesse in Perù un ruolo chiave tra tutte le istituzioni pubbliche e private del Paese in cui si insegna italiano come L2. Parallelamente all entusiasmo e alla soddisfazione per i risultati ottenuti, nasce l esigenza di sapere come interpretare questo ruolo di grande responsabilità che il Perù ha assegnato all IIC di Lima. Nella capitale sono numerosissimi gli istituti privati dove si insegna italiano. Fare una semplice ricognizione nella sola città di Lima diventa un ardua impresa. Di fronte a questa vastissima offerta ci si trova molto spesso a confrontarsi con scuole di lingua improvvisate, centri di studio dove gli insegnanti scarseggiano e, Si può addirittura parlare di miracolo peruviano, frutto della combinazione di un enorme progresso economico e, parallelamente, di un tentativo di livellamento del tessuto sociale.

8 Osservatorio della lingua italiana in Perù soprattutto, ci si rende conto della grave mancanza di materiale didattico alla quale si aggiunge la superficiale preparazione degli insegnanti dal punto di vista delle minime conoscenze glottodidattiche. I corsi di formazione che l IIC organizza periodicamente per i docenti di italiano come L2 a Lima hanno indubbiamente un grande successo e danno la possibilità ai colleghi sparsi per la capitale di confrontarsi con le nuove metodologie e di arricchire, nei limiti del possibile, i materiali didattici di cui dispongono. Tutto ciò però si limita agli insegnanti che operano a Lima o nelle immediate vicinanze della metropoli. Il Perù è un paese con una geografia complessa e con sistemi di comunicazione stradali molto fatiscenti. I costi da sostenere per chi vuole raggiungere la capitale molto spesso sono elevati e rappresentano un grande ostacolo. L Osservatorio della lingua italiana Per far fronte a questa effettiva necessità, in considerazione del fatto che l interesse per la lingua italiana ha raggiunto livelli così interessanti in tutto il Paese, l Istituto ha deciso di creare una piattaforma virtuale che rappresenti un punto di riferimento e uno strumento di grande utilità L obiettivo dell Osservatorio della lingua italiana in Perù è quello di creare uno strumento che possa integrare la tradizionale attività didattica al fine di guidare, attraverso strumenti innovativi, il processo di diffusione della lingua italiana. per chi si trova nell impossibilità di raggiungere la capitale. È nata cosi l idea di creare l Osservatorio della lingua italiana in Perù. L Osservatorio rappresenterà un vero e proprio centro di studio e ricerca che l Istituto Italiano di Cultura di Lima promuoverà e organizzerà. L obiettivo è quello di creare uno strumento che possa integrare la tradizionale attività didattica al fine di guidare, attraverso strumenti innovativi, il processo di diffusione della lingua italiana. Ecco i compiti principali dell Osservatorio: a) definire gli indirizzi, individuare le azioni strategiche, coordinare le attività tese allo sviluppo e alla diffusione della lingua e della cultura italiana precisando gli obiettivi, stabilendo i tempi di realizzazione, dando pubblicità alle iniziative di interesse, valutando i risul- pag. 7 / numero tre

9 Plaza de Armas, Lima, Perù pag. 8 / numero tre tati nel frattempo raggiunti; b) creare una piattaforma virtuale che dovrà diventare una risorsa e uno strumento che si rivolga a chi, in Perù, è legato allo studio e alla promozione della lingua italiana: la rete consolare italiana, gli enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiana, le principali associazioni che raggruppano gli insegnanti di italiano, le maggiori organizzazioni italo peruviane, le università italiane e peruviane interessate all italiano. La struttura si articolerà fondamentalmente in tre gruppi di lavoro. Il Gruppo Docenti si occuperà di individuare iniziative di stimolo atte a incentivare gli insegnanti di lingua italiana in Perù. Offrirà ai colleghi strumenti di ricerca, innovazione e formazione nel settore delle procedure metodologiche - didattiche. Il Gruppo Studenti avrà il compito di individuare le modalità per diffondere, presso famiglie, La struttura dell Osservatorio si articolerà fondamentalmente in tre gruppi di lavoro: il Gruppo Docenti, il Gruppo Studenti e il Gruppo di Comunicazione. scuole e enti vari, le opportunità offerte dallo studio della lingua italiana in Perù. Il Gruppo di Comunicazione, infine, si incaricherà di raccogliere e divulgare, on-line, le informazioni sulla diffusione della lingua italiana in Perù, creando una piattaforma informatica di dialogo, fra le parti interessate ed i docenti in particolare, per il reciproco sostegno, per l aggiornamento e lo scambio d idee. In prospettiva futura si pensa anche di sviluppare un sistema di corsi di lingua italiana on-line, possibilmente in collaborazione con le università italiane che offrono già questo tipo di servizio, al fine di dare la possibilità anche a chi vive nei luoghi più remoti del Paese di avvicinarsi allo studio della nostra lingua. La sfida che rappresenta l organizzazione e la gestione di uno strumento di tale portata è indubbiamente ardua e impegnativa ma, allo stesso tempo, rappresenta un atto doveroso, una logica conseguenza, una sorta di necessario passo da compiere a sostegno del sorprendente interesse che la società peruviana ha rivolto e continua a rivolgere nei confronti della nostra lingua e della nostra cultura. Per ulteriori informazioni:

10 in aula l orecchio in aula: ottimizzare l acustica della classe Enzo Brandi Siena Un eccellente ricerca, portata avanti da un giovane studioso di Siena, dimostra che gli studi sull ascolto possono confluire nella pratica didattica. La lingua dell uomo arriva a coprire uno spettro teorico di circa 11 ottave musicali, approssimativamente quantificabile dai 16 Hz ai KHz. Tuttavia, nessuna lingua utilizza uno spettro così ampio, ma tende invece ad attestarsi su una zona frequenziale d elezione. Tale zona corresponde alla fascia di frequenze che l orecchio del parlante nativo di quella lingua riesce a distinguere nel modo migliore. A partire dal 1955, l otorinolaringoiatra Alfred Tomatis è riuscito a registrare, tramite l utilizzo di analizzatori panoramici e sonografi, le curve di inviluppo degli spettri acustici di lingue diverse ed al tempo stesso verificare come i diversi orecchi etnici 1 abbiano delle bande di selettività molto diverse (definite bande passanti ), nelle quali si agglutinano le affinità frequenziali proprie di ogni lingua. Tra le caratteristiche più diffuse sull ascolto della lingua italiana, si cita spesso la musicalità. È proprio nella fascia compresa tra 2 e 4 KHz che la struttura ossea presenta una risonanza maggiore e, non a caso, la buona tecnica del cantante lirico insegna che il suono osseo consente un canto di qualità superiore. Gli ispanofoni, invece, sono particolarmente 1 Questa parola a scanso di equivoci viene utilizzata come contrassegno dell appartenenza ad una collettività linguistica determinata. A mio parere, non appare verosimile l ipotesi che l orecchio inglese sia congenito fra gli inglesi, così come lo è un certo colorito o comportamento sociale; potrebbe piuttosto darsi che una specifica banda di selettività, un orecchio inglese, possa essere stato appreso come effetto di una serie di condizionamenti socio-storico-culturali e come risultato dell impedenza di determinati luoghi. Resta comunque la volontà di voler mettere in luce la mera esistenza di ascolti diatopicamente marcati, senza che questo voglia, ovviamente, alludere ad una matrice o predisposizione genetica di tali tipologie di ascolto. sensibili alle frequenze gravi dai 100 ai 500 Hz (con un picco ad una frequenza di circa 250 Hz che produce la jota) e, nella fascia più alta, a quelle comprese fra i 1,5 e i 2,5 KHz. La scarsa sensibilità alla fascia acuta successiva ai 2,5 KHz potrebbe spiegare alcuni fenomeni fonetici tipici dello spagnolo (per esempio il mutamento f > h aspirata del castigliano) e le difficoltà di un madrelingua ispanofono medio nella percezione e riproduzione di alcuni foni della lingua inglese (lingua la cui fascia frequenziale si addensa ben oltre i 2,5 KHz). L abitudine all ascolto esclusivo dei foni propri della lingua madre condiziona, infatti, non solo l orecchio, ma anche i centri uditivi del cervello fin dai primi mesi di gestazione. In altre parole, essendo il nostro sistema uditivo condizionato, restiamo insensibili o scarsamente sensibili pag. 9 / numero tre

11 Hz Lingua spagnola Italiano Francese Inglese Tedesco Spagnolo Nord Americano Russo Frequenza c/s pag. 10 / numero tre G normale MISURA DECIBEL alle variazioni sonore che non abbiamo l abitudine di sentire. Non si può certo affermare che si è sordi perché non si è portati ad imparare l italiano, tuttavia bisogna considerare che, in alcuni casi, si può essere selettivamente sordi all italiano o a qualsiasi altra lingua seconda. Questo punto è di capitale importanza per ogni percorso di insegnamento/apprendimento: non tutti gli apprendenti ascoltano allo stesso modo. Da quando l Orecchio Elettronico a Precessione è stato presentato all Esposizione Universale di Bruxelles nel 1958, si è aperta la possibilità di condizionare l udito di un soggetto trattato al fine di restituirgli la capacità di ascoltare, e quindi riprodurre le armoniche di un altra lingua, con la stessa naturalezza e qualità nell emissione vocale di un parlante nativo. I risultati della ricerca interuniversitaria europea Audio-Language dimostrano che l Orecchio Elettronico ad effetto Tomatis costituisce un valido supporto alla didattica e pertanto la sua possibile integrazione in un percorso di insegnamento/apprendimento rappresenta un opzione degna d interesse. Qualora l integrazione del training audio-vocale tramite Orecchio Elettronico non fosse possibile, la conoscenza delle leggi Tomatis e la definizione più o meno empirica di un profilo d ascolto di ogni apprendente possono comunque consentire ad ogni docente una migliore qualità della propria attività di insegnamento: a cominciare dalle fasi progettuali, fino alla concreta prassi quotidiana che comprende anche la gestione dello spazio classe e la sua ottimizzazione acustica. La predisposizione del setting d aula dovrebbe tener conto di elementari principi di acustica al fine

12 di valorizzare al meglio la ricezione dei messaggi audio, la riproduzione degli input sonori e la stessa qualità del parlato: la disposizione degli arredi, degli studenti, dei sistemi di amplificazione, tutto può giocare, in questo senso, un ruolo importante. Se una lingua non viene correttamente ascoltata, non può infatti essere appresa con successo. SISTEMI DI RIPRODUZIONE SONORA E ALTOPARLANTI Uno strumento riproduttivo che presenta un interruzione di curva a partire dai 3-4 KHz genera un condizionamento uditivo non solo contrario alle aspettative, ma piuttosto controproducente per l acquisizione di competenze fonologiche e prosodiche di qualsiasi lingua. Soprattutto nel caso dei laboratori linguistici, oggi sempre più in uso, l uso di materiali di qualità è ormai diventato un imperativo categorico. Ogni apparecchio dovrebbe quindi essere in grado di riprodurre fedelmente curva, banda passante e latenza della lingua studiata. L estesa larghezza di banda permette di coprire, in un sistema operante in condizioni CD standard (44,1 KHz 16 bit), una banda passante nettamente superiore a quella di un registratore a cassette (teoricamente fino alla soglia dell udibile da parte di un essere umano, circa 20 KHz). La nostra voce, con tutte le armoniche possibili, non arriva lontanamente a toccare quella soglia. Le consonanti sibilanti, per esempio, presentano un range che varia da circa 5 sino a 7 KHz, soglie ben inferiori a quelle rese da un qualsiasi riproduttore digitale moderno. Si può quindi fare affidamento sui Sinistra 60 Destra moderni sistemi di riproduzione hi-fi per garantire una qualità sufficiente per qualsiasi applicazione centrata sulla riproduzione della voce umana. I cavi di collegamento dovranno essere contenuti in lunghezza il tanto che basta da consentire un eventuale (e parziale) riposizionamento degli altoparlanti. Gli altoparlanti di alta qualità comportano spese rilevanti, ma accorgimenti facilmente adottabili, come il posizionamento delle casse, Sweet spot possono comunque consentire un ottimizzazione dei messaggi sonori emessi e ricevuti in classe. Gli altoparlanti dovrebbero essere posizionati simmetricamente rispetto a sé stessi ed alla stanza. Equidistanza da superfici adiacenti 2 e relativa prossimità dovrebbero essere evitate. Si consiglia di utilizzare un criterio in multipli di 1/3 per distanze dalla 2 Ogni superficie immediatamente adiacente comporta un incremento artificiale nelle basse frequenze pag. 11 / numero tre

13 pag. 12 / numero tre parete posteriore e pareti laterali: un posizionamento da adottare potrebbe essere 2/3 dalla parete posteriore e 1/3 da quelle laterali o viceversa. Idealmente, gli altoparlanti dovrebbero essere montati su treppiedi o stands per minimizzare l accoppiamento meccanico con la struttura. Il posizionamento orizzontale dovrebbe seguire le regole dettate da Alan Blumlein, ingegnere e scienziato inglese che inventò il concetto di riproduzione stereofonica. Alan Blumlein scoprì, infatti, che la riproduzione ottimale del panorama sonoro viene ottenuta quando gli altoparlanti sono posizionati ai vertici di un ipotetico triangolo equilatero rovesciato, quindi convergenti con un angolo di 60 gradi, e l ascoltatore si trova al vertice opposto. Questa posizione (di ascolto) viene comunemente definita sweet spot. La distanza orizzontale fra gli altoparlanti dovrebbe essere contenuta. Riguardo al posizionamento verticale, gli altoparlanti dovrebbero essere elevati rispetto al piano orizzontale degli studenti in quanto, nel caso di posizionamento coplanare, ogni studente agirà da barriera acustica per gli studenti delle file posteriori. Considerata la direzionalità delle alte frequenze, gli altoparlanti dovranno poi essere inclinati verso gli studenti utilizzando i tweeters come punto di riferimento/allineamento. Chiaramente, qualsiasi ostacolo fra l altoparlante e lo studente deve essere rimosso. ARREDAMENTO, MOBILIO E GRUPPO CLASSE Arredamento e mobilio possono essere utilizzati intelligentemente come mezzo di controllo acustico. Qualsiasi elemento di comune utilizzo interagisce con la riproduzione sonora. A questo vanno aggiunti fenomeni di flutter echo e comb filtering (per un esempio pratico di questi ultimi due fenomeni è sufficiente battere le mani in una stanza vuota ed ascoltare la risonanza metallica udibile sulla fase di decadimento del suono). Inoltre la presenza di superfici particolarmente riflettenti, ossia l assenza di superfici assorbenti, fa sì che il tempo di riverberazione possa estendersi sostanzialmente, interferendo con la radiazione diretta. Un tipico esempio di questo fenomeno sono i luoghi di culto di grandi dimensioni: si pensi per esempio alle chiese del periodo gotico, dove gli spazi e l assenza di superfici assorbenti diminuiscono l intelligibilità del parlato. Superfici riflettenti estese, come banchi e cattedre, dovrebbero essere minimizzate allo scopo di evitare riflessioni dirette e comb filtering. Sarebbe utile, in tal senso, adottare modelli meno comuni nelle scuole italiane generalmente generose in dimensioni oppure, per quanto riguarda i banchi degli studenti, utilizzare in sostituzione la sedia con integrato scrittoio laterale. Armadi ed armadietti potrebbero essere posizionati negli angoli della stanza. Idealmente, anche una soluzione fatta in casa (per esempio con i fustini del detersivo riempiti di materiale assorbente e posizionati lungo il profilo della stanza) porterebbe grandi benefici. Non è un caso che questo sistema sia noto all uomo sin dai tempi degli antichi Greci, i quali erano soliti disporre anfore piene di sabbia o altro materiale negli anfi teatri e nei luoghi di esibizione. Le eventuali scaffalature presenti nello spazio classe possono essere posizionate sulle pareti laterali e riempite di libri, in maniera tale da agire come pannello assorbente. I punti ideali per stabilirne il posizionamento sono quelli di prima e seconda riflessione, facilmente identificabili seguendo un approccio pragmatico: il docente può munirsi di uno specchio e scivolare lungo la parete laterale fin quando l altoparlante più vicino risulta visibile nello specchio. Questo sarà il punto di prima riflessione e un elemento assorbente come una scaffalatura colma di libri può essere piazzato in questa posizione. Continuando lungo la parete, quando si identifica il secondo altoparlante, quello sarà il secondo punto di riflessione. Le finestre, se presenti, dovrebbero essere controllate con tende, possibilmente spesse. Nel collocare una tenda si consiglia una distanza dal vetro maggiore, rispetto al normale, al fine di generare un lieve effetto assorbente nelle basse frequenze. Inoltre, con una tenda sostanzialmente più lunga della superficie o un modello che crea delle pieghe ondulate (come nei vecchi palazzi nobiliari) l assorbimento delle alte frequenze è maggiore. Il gruppo classe dovrebbe sedere in un area centrata intorno ai 2/3 della lunghezza per evitare le onde stazionarie primarie e lontano dalle pareti laterali. In linea teorica, il numero ideale di studenti ai fini dell ottimizzazione dell ascolto non dovrebbe eccedere l area di copertura degli altoparlanti, in quanto le prestazioni fuori asse di altoparlanti di medio costo sono in alcuni casi poco soddisfacenti.

14 conversazioni la modernidad europea vista desde el sur del mundo Nora Sforza Buenos Aires José Emilio Burucúa, brillante estudioso de la historia moderna europea y de la cultura del Renacimiento italiano, revela en esta entrevista los puntos fundamentales de su propia experiencia y señala las grandes trayectorias de investigación de cuestiones italianas en Argentina. Prof Burucúa, me resulta muy difícil resumir su extensa carrera, por eso, tanto como para comenzar, le ruego que nos haga una breve auto-presentación... Soy profesor de Problemas de Historia Cultural en la Universidad Nacional de San Martín, después de muchos años de haber trabajado en la Facultad de Filosofía y Letras de la Universidad de Buenos Aires, donde tuve a mi cargo el curso general de Historia Moderna Europea y donde fui el primer profesor de Literatura Europea del Renacimiento. Mi título Il prof. José Emilio Burucúa, nato a Buenos Aires nel 1946, è uno dei più noti e riconosciuti specialisti nell area della storia moderna europea in America Latina. Formatosi presso la Facultad de Filosofía y Letras dell Universidad de Buenos Aires, si perfezionò in Italia, grazie ad una borsa di studio del Governo Italiano che gli consentì di continuare le sue ricerche presso l Università di Firenze con Carlo Del Bravo e Paolo Rossi. Frutto di questo soggiorno italiano fu la tesi El libro de la naturaleza. Estudio acerca de las ideas de Galileo Galilei sobre las artes figurativas con cui ottenne il suo dottorato di ricerca a Buenos Aires nel Fra le sue opere più importanti ricordiamo Corderos y elefantes. La sacralidad y la risa en la Europa de la Modernidad clásica (siglos XV a XVIII) (Premio La Nación 1994; nuova edizione 2001); Corderos y elefantes. La sacralidad y la risa en la Europa de la Modernidad clásica (siglos XV a XVIII) (2003); Historia y ambivalencia. Ensayos sobre arte (2006); La imagen y la risa. Las pathosformeln de lo cómico en el grabado europeo de la modernidad temprana (2007); nel 2011 ha curato (con Nicolás Kwiatkowski) un edizione davvero monumentale dei Cuadernos de arte, literatura y ciencia di Leonardo da Vinci. La sua impronta ha lasciato profonde tracce in tutta una generazione di studiosi argentini. In quest intervista gli abbiamo proposto di raccontarci la sua esperienza come ricercatore e docente in questo Sudamerica piccolo nello spazio di un sogno, nelle parole di Tabucchi. pag. 13 / numero tre

15 pag. 14 / numero tre La producción de Carlo Ginzburg es conmovedora desde un punto de vista humano, porque la concepción de la historia y del hombre que está detrás de todo su trabajo es un manto de inspiración fundamental. de grado es el de profesor y licenciado en Historia de las Artes y luego preparé mi doctorado en Italia, a fines de los años 70 y comienzos de la década de los 80, donde estudié con grandes profesores como Carlo del Bravo en el horizonte de la historia del arte, Paolo Rossi, en el de la historia de la ciencia y de la filosofía. También asistí a las últimas clases que dio Eugenio Garin antes de jubilarse. Esa estancia en Italia me permitió definir un campo de trabajo en el que los problemas estéticos, particularmente relacionados con las artes figurativas, eran vistos, en combinación con y a la luz de otros problemas de la cultura del Cinquecento/Seicento, sobre todo los que derivaban de los grandes cambios en los procedimientos y los objetos de estudio de las ciencias. Así fue cómo planteé mi tesis de doctorado alrededor de la figura gigantesca de Galileo Galilei y de sus ideas sobre las artes figurativas. Cuál fue su hipótesis de investigación acerca de la obra de Galileo? Allí intenté demostrar que en buena medida la revolución epistemológica de Galileo se fundaba en la nueva confianza y en la verosimilitud que había alcanzado la pintura en sus mecanismos de representación de lo real, merced al despliegue de la gran técnica mayor de la perspectiva. Luego, al volver a la Argentina, proseguí con los estudios de historia cultural y de historia cultural de las imágenes, viendo a éstas últimas como grandes y privilegiados vectores de ideas y allí inicié una indagación bastante prolongada sobre la cuestión de las ideas sobre la risa en el Renacimiento y, por supuesto, los mecanismos literarios y pictóricos para producirla; así intenté una suerte de historia semi-sistemática de la risa desde el Quattrocento hasta comienzos del Seicento. Diría que mi propósito era encontrar de qué forma todos los géneros, tanto literarios como pictóricos, que se vinculaban con lo cómico y con los que podríamos llamar los géneros afines, vale decir la sátira, los cantos carnavalescos, convivían con el tradicional rechazo a la comedia de la cultura cristiana, que se sintetiza en esa condena explícita que Cristo parecería haber dicho acerca de la risa en un pasaje del Evangelio de Lucas. Me preguntaba entonces, cómo era posible encontrar, durante el Renacimiento, alguna forma de conciliación y de alianza entre el mundo de lo cómico y la sacralidad cristiana. Ese podríamos decir que fue el norte que guió mi búsqueda. Sus estudios sobre el Renacimiento siguieron nuevos cursos, no es cierto? Luego fue también muy interesante trabajar alrededor de ciertas fuentes poco frecuentadas en el mundo de habla hispana del Renacimiento italiano. Fue un trabajo colectivo que dirigimos con Martín Ciordia y dio lugar a esa colectánea bastante usada en los cursos de Literatura del Renacimiento en Argentina en este momento, que publicó la Dante Alighieri de Buenos Aires y que se titula El Renacimiento italiano. Una nuova incursión en sus fuentes e ideas. Qué han aportado a sus investigaciones los estudiosos italianos? Para mí son fundamentales. Siempre son el origen de tanta renovación permanente de lo que uno piensa, de lo que uno cree, de lo que uno sabe; en ese sentido, lo primero que quiero subrayar es cómo he mantenido un vínculo con mi maestro Carlo del Bravo. Es un milagro de erudición, de descubrimiento de perspectivas nuevas, de coraje intelectual. Y Carlo Ginzburg? Bueno, claro, ahí está el otro gran personaje cuya obra ilumina e iluminó mi obra hasta ahora e incluso podría decir mi vida, porque, para un profesor que se dedica a la historia de las humanidades, la producción de Carlo es conmovedora desde un punto de vista humano, porque la concepción de la historia y del hombre El historiador se encuentra a cada paso con cuestiones que nosotros vemos en una escala micro y que después de acumulaciones, de procesos de inducción y demás, nos permite pasar a otro estadio, que es el de las grandes descripciones.

16 La traducción es un campo extraordinario, no sólo para cultivar el proprio saber, las propias destrezas y para acometer la propia escritura, sino porque el hecho de traducir lo coloca a uno en el centro de un problema historiográfico que es el de cómo yo recibo un texto que habla no sólo en otro lenguaje sino en el lenguaje de otro tiempo, y lo tengo que transformar en mi lenguaje y además en el lenguaje de mi tiempo. que está detrás de todo su trabajo es un manto de inspiración fundamental, más allá de las que podríamos llamar cuestiones técnicas, profesionales y metodológicas. Como todo el mundo, creo que mi primer contacto con él habrá sido la historia de Menocchio, y a partir de entonces creo haber leido todo lo que él ha escrito y ha publicado hasta ahora. Existen otros modelos italianos? Hay por supuesto otros grandísimos modelos italianos. Uno es Adriano Prosperi, varios libros de él, y últimamente Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, un libro lamentablemente inaccesible en la Argentina, que es el proyecto que él ha dirigido sobre el Santo Oficio y la Inquisición y que es una cosa absolutamente monumental. Muestra claramente cómo es capaz de pintar ese fresco fuera de serie, de grandes dimensiones, como es el del problema de la vigilancia, del pecado y del fuero íntimo desde el Concilio de Trento hasta bien avanzado el siglo XVII. Diría que es un trabajo que, en cuanto a escala, está a la altura de los grandes modelos historiográficos del siglo XX. Por supuesto que existen otros autores, a los que uno siempre vuelve, como a Giovanni Levi y su libro L eredità immateriale, y, desde ya también, a historiadores culturales, a historiadores del arte, como por ejemplo Roberto Zapperi. Y otro gran maestro, pero que está fuera de los que serían mis intereses inmediatos, o más que de mis intereses, de mis saberes inmediatos, es el antropólogo Ernesto De Martino, no solamente con su libro Il mondo magico, mito, pianto, rituale sino creo que con una obra extensísima, de 700 páginas, que me ha llevado dos años y más leerla completa y que es una obra no terminada, sino que ha sido rearmada por La Italianística en la Argentina también tiene, como la historiografía europea, una tradición importante, porque la presencia aquí de una población italiana desde hace más de un siglo ha hecho que la universidad y en particular las facultades de letras y de humanidades hayan tenido fuertes departamentos de italianística desde hace 100 años. una discípula de Ernesto De Martino, La fine del mondo, un análisis de los apocalipsis culturales, la cual entiendo que es una piedra miliar de cualquier estudio o enfoque de las humanidades en el mundo contemporáneo. O sea la antropología, la sociología y por supuesto también la historia. En este sentido, las categorías demartinianas de crisis de la presencia, etnocentrismo crítico y apocalipsis cultural son fundamentales para construir cualquier saber social, cualquier ciencia social en el futuro. Ya que ha hablado de Ginzburg y de Giovanni Levi, inmediatamente uno piensa en la cuestión de la microhistoria, sobre todo partiendo de Italia. Sí, claro, la microhistoria fue por cierto, desde fines de los 70 hasta comienzos de los 90, una corriente, una línea que nunca pretendió ser hegemónica, pero sí plantearse como una alternativa importante a otras formas de la historiografía después de la gran crisis en la que habían entrado los modelos, los paradigmas de la historia social, a partir de la década del 70 y en ese aspecto no sólo Ginzburg y Levi, sino también Grendi. Ahí está quizás la tríada importante que da lugar a esta gran historiografía, pero que sus propios cultores después dejaron de lado. Ginzburg ha dicho que la microhistoria es el paso obligado de cualquier historiador, quien en un momento de su vida tiene que hacer microhistoria, la tiene que hacer constantemente cuando se trata de resolver cuestiones concretísimas del trabajo del historiador. El historiador se encuentra a cada paso con cuestiones que nosotros vemos en una escala micro y que después de acumulaciones, de procesos de in- pag. 15 / numero tre

17 pag. 16 / numero tre Los latinoamericanos tenemos una sola ventaja, y es que podemos ampliar a piacere el abanico de nuestras preocupaciones y de nuestras indagaciones. Podemos permitirnos el lujo del comparatismo, de muchos horizontes culturales parciales, por supuesto dentro del gran horizonte cultural del Occidente moderno. ducción y demás, nos permite pasar a otro estadio, que es el de las grandes descripciones. Yo creo que Ginzburg es el personaje que mejor ha puesto las cosas en su lugar, en cuanto que la microhistoria fue una etapa en la historia general del hacer del historiador a finales del siglo XX, pero también es una etapa en lo que es hoy el hacer del historiador es y será siempre que quiera existir una historia científica. Estos tres nombres pertenecen a la cultura italiana y es allí donde uno ve el producto de esta exactitud historiográfica. Qué significa para Ud. estudiar a la Modernidad europea desde la Argentina? Cuáles eran los límites que existían, digamos, unos veinticinco, treinta años atrás y cuáles existirían en cambio ahora? Para estudiar la historia de la modernidad temprana europea quienes estamos en la Argentina nos tenemos que plantear la necesidad de tener largas estancias en los archivos y las bibliotecas europeas, allí no hay ningún secreto. Es lo que hicieron los historiadores norteamericanos después de la guerra. Hoy, por suerte, tenemos Internet y las bases de datos, hay muchas cosas digitalizadas que nos facilitan enormemente el trabajo pero que no sustituyen todavía y no creo que lo hagan por mucho tiempo, la necesidad de ir y atornillarse en el archivo para buscar allí los materiales. Por eso es que se requiere el apoyo de instituciones públicas que permitan gozar de una beca, de un año sabático, conseguir financiación para poder viajar. En ese sentido creo que la situación respecto de hace 25 años ha mejorado muchísimo. Es necesario estimular que jóvenes que estudian la historia europea vayan a hacer su tesis de doctorado a Europa. Y por qué es necesario? Porque la Argentina necesita tener una historiografía propia, no sólo de lo que es el horizonte inmediato, que podría ser el horizonte nacional o el horizonte latinoamericano sino el de Europa, que es el lugar del mundo del que procede lo esencial de su mundo cultural, y de los Estados Unidos que es aquella región del mundo, donde uno puede estudiar procesos muy semejantes a los argentinos y tener una visión comparativa riquísima. Se habla tanto de globalización, entonces no vamos a seguir sólo con los estudios de historia local y regional, sería absurdo. Cuándo comenzó en la Argentina la tradición de estudios europeos? Muchos estudiosos europeos llegaron durante la guerra. Sánchez Albornoz vino huyendo de la dictadura de Franco. Rodolfo Mondolfo, que vino después de la instauración de las leyes raciales del 38 en Italia, fundó una escuela de filosofía importantísima. Esos estarían en el punto de partida. Y una figura local como Clemente Ricci, quien ya en los 30 tenía un gran conocimiento de la historiografía europea, y también Roger Caillet Bois y, por supuesto, luego de 1955, la figura fundamental de José Luis Romero, quien dio nuevas bases al estudio de la historia social europea y que fue quien trajo aquí a Ruggero Romano. Las clases que dio Ruggero Romano a comienzos de los 60 fueron extraordinarias. Abrió todo un panorama del que se desprende una gran corriente historiográfica. En los últimos años, Usted ha dado mucha importancia a las traducciones de ciertos textos y a hacer conocer ciertos autores italianos en particular y extranjeros en general al público argentino. Podría hablarnos de esta experiencia? La traducción es un campo extraordinario, no sólo para cultivar el proprio saber, las propias destrezas y para acometer la propia escritura, sino porque el hecho de traducir lo coloca a uno en el centro de un problema historiográfico que es el de cómo yo recibo un texto que habla no sólo en otro lenguaje sino en el lenguaje de otro tiempo, y lo tengo que transformar en mi lenguaje y además en el lenguaje de mi tiempo. Por eso soy un convencido de que una excelente tesis de licenciatura y aún de maestría podría ser la presentación de una traducción, con un buen estudio introductorio y un aparato crítico de notas y comentarios. Eso demostraría que una persona tiene el know how. Y después hay otra necesidad que es la que podríamos llamar la proyección y el deber que tenemos para con nuestros semejantes, que es el de hacer conocer a quienes nos rodean textos que de otra manera serían de muy di-

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