Università degli Studi di Spalato Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di laurea in lingua e letteratura italiana LA DIVERSITÀ LINGUISTICA

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1 Università degli Studi di Spalato Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di laurea in lingua e letteratura italiana LA DIVERSITÀ LINGUISTICA LA TESINA Relatrice: doc. dr. sc. Magdalena Nigoević Candidate: Nikolina Gucek Irena Josipović Spalato,

2 L INDICE 1. Introduzione La diversità linguistica Franz Boas Edward Sapir Benjamin Lee Whorf La relavità linguistica La lingua come guida al mondo: le metafore Termini di colore e ralavità linguistica Linguaggio e scienza La conclusione Riferimenti

3 1. L INTRODUZIONE Alessandro Duranti è un professore di antropologia, ha studiato all Università di Roma La Sapienza e poi negli Stati Uniti dove ha specializzato le lingue bantu. 1 Il titolo di libro sugerisce l idea che noi possiamo studiare il linguaggio umano in quanto oggetto, usando le teorie e i metodi dell antropologia per analizzare cos è il linguaggio. L antropologia del linguaggio è spesso presentata come uno dei quattro rami principali dell antropologia. L antropologia del linguaggio deve essere considerata come parte di linguistica praticata nei dipartimenti di antropologia perché prende in esame la lingua facendo uso di categorie e interessi antropologici. 1 Le lingue bantu sono una sottofamiglia di lingue africane. 3

4 2. LA DIVERSITÀ LINGUISTICA I linguisti si sono sempre occupati della diversità linguistica. Noam Chomsky 2 e i suoi allievi hanno dedicato le proprie vite professionali a spiegare differenze fonologiche, morfologiche e sinttatiche fra le lingue mediante pochi principi generali. Loro hanno sviluppato una teoria della Grammatica Universale 3 come insieme di regole e condizioni relative a regole che dovrebbero consertirci di descrivere la grammatica di qualsiasi lingua FRANZ BOAS Franz Boas, uno tra i padri fondatori dell antropologia americana, è nato nel 1858 in Germania. Boas è famoso per la sua ricerca antropologica delle lingue indiane ed eschimesi. La sua idea fondamentale è che la cultura di una società non si può capire senza un profondo studio della sua lingua. Non è possibile comprendere una cultura senza avere accesso diretto alla sua lingua. Il bisogno di uno studio linguistico non ha solo carattere pratico ma teorico, a causa dell intimo legame esistente fra lingua e cultura. Boas ha trasmesso ai propri allievi l interesse per le lingue indiane d America. L aspetto molto importante è l idea boasiana secondo cui la lingua è neccessaria al pensiero umano e alla cultura umana. Boas uttilizò la propria conoscenza delle lingue indiane d America per mostrare che il mondo in cui le lingue classificano il mondo è arbitrario. In inglese o in italiano per esempio acqua, lago, pioggia sono rappresentate da parole diverse: ma in un altra lingua potrebbero essere espresse da una sola parola EDWARD SAPIR Edward Sapir è nato nel Lui è il più famoso studioso nella storia dell antropologia del linguaggio. Lui ha continuato l interesse di Boas per le lingue e ha dato la maggiore attenzione al cambiamento storico. Era scolaro di Franz Boas e maestro di Benjamin Lee Whorf. Ha sottolineato i modi in cui ogni lingua si configura come un sistema. Ha sostenuto che il linguaggio è un mezzo di espressione e di comunicazione essenzialmente perfetto presso tutti i popoli conosciuti. 2 Avram Noam Chomsky (1928- ) è un linguista, filosofo, teorico della comunicazione. 3 Grammatica Universale è utilizzata per ipotizzare la strategie interpretative innate grazie alle quali i bambini acquisiscono una qualunque lingua umana. 4

5 Lui era affascinato dalla logica interna di ogni sistema linguistico. Sapir sottolinea l importanza dell individualità nella cultura. Ai suoi occhi la cultura appare come il prodotto dell interazione simbolica fra gli individui e la società. Era anzi solito dire che gli antropologi credono in un mondo di individui distinti, ma immersi nell unità e continuità di una cultura. Secondo lui esistono le culture genuine e le culture spurie: Genuina è la cultura in cui vi è armonia fra i bisogni della società e quelli degli individui. Spuria è la cultura in cui l individuo è costretto a svolgere dei compiti frustranti e insignificanti da un punto di vista spirituale in un nome di una maggiore efficienza BENJAMIN LEE WHORF Benjamin Lee Whorf era un ingegnere chimico che condusse una duplice carriera: lui fu infatti un affermato agente assicurativo ed una linguista. Il suo interesse per le lingue nacque dalla preoccupazione, sorta nella sua vita adulta, circa il potenziale conflitto tra religione e scienza; ma già da ragazzo era stato avido lettore di testi sulla preistoria della Mesoamerica e di archeologia maya. Whorf ha studiato l ebracio per poter leggere l Antico Testamento. Il più famoso contributo di Whorf alla teoria linguistica è legato all attenzione che egli pose al rapporto fra lingua e visione del mondo. Egli credeva che la struttura di ogni lingua contenesse una teoria sulla struttura dell universario, che a volte chiamava la metafisica della lingua. Questa struttura diventava particolarmente evidente ogni qualvolta si esamivano lingue abbastanza diverse dalla propria. Il rapporto fra lingua e visione del mondo, ha continuato a giocare un ruolo essenziale nell antropolgia del linguaggio. La nozione di visione del mondo usata da Whorf come pure da Sapir e Boas, è legata infatti ad un particolare teoria della cultura: quella della cultura come conoscenza. 5

6 3. LA RELAVITÀ LINGUISTICA Questa posizione fu confermata un decennio dopo da Whorf, che la formulò come principio di relatività linguistica ; con questo termine egli indicava il fatto che gli utenti di grammatiche profodanmente diverse sono indirizzati dalle loro grammatiche verso tipi di osservazione diversi e valutazione diverse di atti di osservazione esternamente simili, e non sono quindi equivalenti in quanto osservatori ma devono arrivare a visioni del mondo in qualche modo differenti. (Whorf. 1970:178; preso da Duranti 2005:102). Come abbiamo detto in precedenza, per Whorf la struttura grammaticale di qualunque lingua contiene una teoria della struttura dell universo o una metafisica. Le idee di Whorf non perdono la loro attrattivà. Dopo alcuni studi hanno mostrato come alcune delle affermazioni relative alla lingua erano empiricamente discutibili o semplicemente insufficienti. Malotki 4 (1983) mostrò che i verbi hopi 5 hanno di fatto una flessione temporale, anche che lingua hopi fa uso di una metafora spaziale per parlare del tempo. Sapir e Whorf non furono certo i primi a sviluppare l ipotesi secondo cui il linguaggio potrebbe influenzare il pensiero: già un secolo prima, il diplomatico e linguista tedesco Wilhelm von Humboldt scrise il trattato La variabilità linguistica e lo sviluppo intelletuale, pubblicato postumo da suo fratello Alexander. In quell opera Humboldt presenta la prima affermazione sistematica relativa alla lingua come visione del mondo, e sebbene si tratti di un testo le cui argomentazioni non sono sempre coerenti di fatto anticipa la formulazione essenziale della relavità linguistica. La lingua, grazie al fatto di esserci tramandata, diviene un potente strumento che ci consente di dar senso al mondo fornendoci delle categorie di pensiero; ma al tempo stesso, proprio a causa di questa sua proprietà, limita le nostre possibilità, definisce la distanza o l ampiezza del nostro squadro sul mondo. 4 Ekkehart Malotki (1938) è un linguista tedesco-americano, noto per il suo lavoro sulla documentazione della lingua e della cultura Hopi. 5 Hopi è lingua amerindia del territorio attualmente occupato dall Arizona. 6

7 In primo luogo, la lingua è vista come un modo per oggettivare la natura. Perciò essa rappresenta il decisivo stadio evolutivo che consente all intelletto di dar forma a quella che altrimenti è ritenuta materia non formata, caotica. Le categorie delle lingue umane si presentano in forma evidente come prodotti specifici, unici. Il problem della libertà di espressione secondo Cassirer 6, come anche per Kant 7 prima di lui, l umanità risolve guesto problema in parte attraverso l arte, che consente a ogni individuo di rompere i vincoli della tradizione, comprese le convenzioni linguistiche. Il vero artista, quello che Kant chiamava genio, è qualcuno cui non si può insegnare e che ha un proprio, personale modo di rappresentare il mondo. La lingua che Cassirer considera uno strumento per descrivere il reale è pertanto una guida al mondo, ma non è la sola. Per Cassirer, tutti questi sono modi di sfuggire alla prigione della lingua : sia l arte che il mito, infatti, ciascuno nel proprio modo specifico, godono di vita propria, indipendente dal logos. Grazie all arte ed al mito, gli esseri umani posseggono un modo per rappresentare, percepire, comprendere e mettere in pratica aspetti del loro essere psicosociale che possono non essere oggettivati nella lingua. 6 Cassirer ( ) è stato un filosofo tedesco. 7 Immanuel Kant ( ) è stato un filosofo tedesco. Fu uno dei più importanti esponenti dell illuminismo tedesco. 7

8 4. LA LINGUA COME GUIDA AL MONDO: LE METAFORE I recenti contributi allo studio delle metafore rappresentano un ulteriore versione dell ipotesi Sapir-Whorf: le metafore infatti vi sono analizzati come maccanismi in grado di fornire schemi concettuali attraverso i quali comprendiamo il modo. George Lakoff 8 e Mark Johnson 9 ipotizzano che il nostro linguaggio quotidiano è bel più ricco di metafore di quanto potremmo credere che le metafore sono mezzi per configurare un tipo di esperienza nei termini di un altra e che le metafore implicano alcune teorie sul mondo o sull esperienza che facciamo di esso. Ad esempio, il concetto di teoria è compreso in inglese attraverso l espressione metaforica secondo cui le teorie sono edifici, come è chiaro se si considerano le espressioni seguenti, che possono essere utilizzate parlando delle teorie: fondamento (fondation), sostegno (support), stare in piedi (stand), crollare (collapse), struttura (framework) ecc. Quelle che Lakoff e Johnson chiamano metafore strutturali ad esempio, possono dar vita a somiglianze : ad esempio, la metafora le idee sono cibo (the ideas are food) crea delle somiglianze fra due ambiti che altrimenti non sarebbero affatto connessi tra loro nell esperienza di un persona ed è sua volta fondata su alcune metafore ancora più basilari, compresa quella seconda cui la mente è un contenitore (the mind is a container) che rappresenta una teoria forte circa la natura delle mente umana. 8 George Lakoff (1941-) è un linguista statunitense, professore di linguistica all Università di California Berkeley. 9 Mark Johson (1949-) è professore di Arti Liberali e delle Scienze presso il Dipartimento di Filosofia dell Università di Oregon. 8

9 5. TERMINI DI COLORE E RELAVITÀ LINGUISTICA Una delle più forti critiche alla relatività linguistica guinse dalle ricerche che si occuparono dello studio transliguistico dei termini di colore. I risultati ottenuti da Berlin e Kay 10 si basavano sullo studio empirico della terminologia di colore in venti lingue. Gli autori sostennero che vi fossero dei vincoli universali sul modo in cui le lingue codificano ed organizzano i propri termini fondamentali di colore e sul modo in cui le lingue cambiano nel tempo aggiungendo nuovi termini di colore fondamentale al loro lessico. Le stesse undici categorie, ordinate nello stesso modo, possono essere interpretate cronologicamente sulla basa di una scala evolutiva che va da un sistema che possiede solo i termini fondamentali per bianco e nero ad altri, maggiormente differenziati, che contemplano un numero maggiore di termini di colore fondamentali. L opera di Berlin e Kay ha dato vita a un gran numero di studi successivi: alcuni hanno confermato la formulazione originale e i risultati ottenuti, altri li hanno criticati. Per alcuni critici, Berlin e Kay hanno interpretato male Whorf. Whorf credeva infatti che ogni cosa fosse allo stesso tempo simile a diverse da ogni altra, cioè che il numero di affermazioni vere che si possono formulare riguardo a due oggetti qualsiasi è eguale e forse infinito. Più di recente, Lucy ha sottolineato che la relatività linguistica almeno nella sua versione whorfiana non esclude la possibilità di scoprire universali semantici. Al di là delle tesi specifiche sostenute riguardo ai termini di colore fondamentali, la ricerca di Berlin e Kay proponeva un gran numero di importanti ipotesi e programmi di ricerca. Mentre in una teoria standard degli insiemi un elemento è o non è membro di un dato insieme, nella teoria degli insiemi sfumati e in quella dei prototipi un elemento è membro di un insieme in una certa misura. 10 Brent Berlin (1936-) e Paul Kay (1934-) hanno riscontrato che si va da un minimo di 2 termini (bianco e nero, o chiaro e scuro, come in Nuova Guinea) a un massimo di 11, che compaiono nell evoluzione linguistica di ogni società nello stesso ordine: bianco, nero, rosso, verde, giallo, blu, marrone, arancio, viola, rosa e grigio. 9

10 6. LINGUAGGIO E SCIENZA Il problema della relatività linguistica investe il nocciolo dell impresa antropologica, poiché mette in questione la possibilità stessa di una scienza degli esseri umani, intesi come qualcosa in più di meri organismi biologici. In primo luogo, ispirati dalla teoria di Cassirer, potremmo accettare la sfida che egli pone e tentare di transformarci in artisti. Al tempo stesso, come nel mondo di un artista, anche in quello della scienza le nuove idee possono nascere ed essere accolte quando non si allontanano troppo dal sapere già accettato. La seconda soluzione proposta implicitamente da Cassirer consiste nello studiare i prodotti culturali, come i miti, che rivelano alcune verità su una comunità di cui i suoi stessi membri potrebbero non esser consapevoli, o che potrebbero non esser disposti a riconoscere apertamente. Un altra soluzione è quella di riconsiderare il concetto stesso di lingua, connettendo le nostre scoperte sulle categorie grammaticali e le loro implicazioni a una diversa visione della comunicazione linguistica, intesa come pratica che implica la cooperazione e la sovrapposizione simultanea di numerosi codici distimti, oltre che di diverse forme comunicative e partecipanti. La scienza vive sempre in una tensione fra due poli o forze, talora chiamati soggettivismo e oggettivismo. Il soggettivismo muove dall assunto che ogni fenomeno è in parte creato, costruito dalla persona che lo scopre o semplicemente lo descrivo. L oggettivismo è invece la prospettiva teorica che ignora consapevolmente il fatto che le interpretazioni sono esito di processi sociostorici, e rivendica la posibilità di formulare una seria di criteri universali, indipendenti dal contesto, per la descrizione di un fenomeno dato. Nel mondo là fuori non ci sono verbi, nè eventi linguistici o coppie adiacenti; vi sono soltanto particelle di materia che si agitano secondo modelli ricorrenti ma non del tutto prevedibili. Lo studio antropologico del linguaggio tenta di chiarire i fattori che entrano nella produzione di tali rappresentazioni, comprese le loro somiglianze e differenze. 10

11 7. LA CONCLUSIONE Sul nostro pianeta ci sono 7 miliardi di persone che parlano tra e lingue diverse. Alcune lingue sono parlate da centinaia di milioni di persone, come l inglese o il cinese, ma la maggior parte sono parlate solo da poche migliaia, o anche solo da una manciata di persone. La diversità delle lingue e delle culture, come nel caso della biodiversità, viene sempre più vista come una cosa buona e bella di per sé. Ogni lingua ha il suo modo di vedere il mondo ed è il prodotto della propria particolare storia. Tutte le lingue hanno la loro identità individuale ed il loro valore, e tutte vanno ugualmente bene per esprimersi. Questa tema è molte importante per ognuno di noi che studia la lingua straniera. In questa tesina abbiamo osservato diversi approcci alla lingua umana proposti da Boas, Sapir, Whorf e altri. 11

12 8. RIFERIMENTI a) Bibliografia Duranti, Alessandro (2005). Antropologia del linguaggio. Roma: Meltemi. b) Sitografia ( ) ( ) ( ) IT/Default.aspx (6/11/2015) 12

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