MODULO 1. Tecniche e strategie della comunicazione audiovisiva. Obiettivi. Unità 2 La televisione. Unità 1 Il cinema

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1 MODULO 1 Tecniche e strategie della comunicazione audiovisiva Contenuti Unità 1 Unità 2 La televisione Obiettivi Saper definire le peculiarità del linguaggio audiovisivo. Conoscere i principali termini e strumenti della comunicazione cinematografica e televisiva.

2 Unità 1 Contenuti 1 Nota introduttiva 2 Platone antesignano del cinema 7 La moviola e la post-produzione 3 La comunicazione audiovisiva 4 Cinema come forma d arte 5 La tecnica della sceneggiatura 10 La tecnica dell illuminazione 6 Le tecniche di ripresa 8 I movimenti di macchina 9 L angolazione e le inquadrature 11 La distribuzione 1. Nota introduttiva L illusione cinematografica nasce dal fatto che l occhio umano non è capace di captare separatamente e contemporaneamente due immagini che si susseguono a intervalli piccolissimi l una dall altra, ma le vede come un unica scena in movimento. Per ottenere la sensazione di un moto continuo sono necessari non meno di diciotto e non più di ventiquattro fotogrammi al minuto secondo. Il nostro occhio, infatti, per il fenomeno della persistenza visiva, continua Archetipo: da archè (principio) e typos (forma, modello) indica il modello primitivo, l impronta, il sigillo o il marchio, cioè l originale, la forma primaria su cui si devono modellare gli enti della stessa classe in ogni tempo. È in qualche modo definibile come forma senza contenuto. 2. Platone antesignano del cinema Occhio umano a vedere un immagine ancora per una frazione di secondo dopo che è scomparsa dal nostro campo visivo. L illusione del movimento, però, s interrompe immediatamente, appena viene rallentata la velocità di proiezione. L archetipo dell illusione cinematografica è stato il mito della caverna, descritto nella Repubblica di Platone. In una caverna, aperta ampiamente alla luce, il filosofo greco immagina che degli uomini siano vissuti sin da fanciulli incatenati, in modo tale da non potersi muovere e da dover guardare solo in avanti, verso il fondo della grotta; essi, infatti, a causa delle catene, non hanno la possibilità di girarsi e osservare l uscita della caverna. Alle spalle dei prigionieri, brilla la luce del sole o di un fuoco; tra i prigionieri e la luce c è una strada rialzata, lungo la quale è costruito un piccolo muro. 2

3 Unità 1 sfrutta l illusione ottica del movimento Il filosofo immagina che lungo il muro camminino degli uomini, che conducono sulle spalle vari oggetti, come statue, figure di pietra e di legno. Le ombre di tali oggetti vengono proiettate sul fondo della caverna. I prigionieri, poiché a causa della loro condizione non possono accorgersi di ciò che avviene all esterno, sono costretti a ritenere reali le ombre che vedono, scambiando, così, per realtà, quello che è frutto di un illusione ottica. È un po quello che succede quando si va al cinema: una serie di fotogrammi, proiettati in successione velocissima, crea l illusione del movimento, facendo assistere a scene che in realtà non esistono. brani d autore Il mito della caverna Immagina uomini in un abitazione sotterranea a forma di caverna, aperta verso la luce e dotata di un entrata larga quanto la caverna stessa. Immagina che essi vivano là dentro sin da bambini, con le gambe e il collo incatenati in modo che non possano cambiare posto e possano guardare solo davanti a loro, perché impediti dalle catene di muovere la testa in giro. Dietro i prigionieri e in alto brilla la luce di un fuoco e in mezzo tra il fuoco e i prigionieri vi è una strada elevata, lungo la quale corre un piccolo muro. E immagina, lungo questo muro, uomini portanti utensili d ogni sorta, che oltrepassano la lunghezza del muro, e figure di uomini e di animali in pietra o in legno. Immagina che di questi portatori alcuni parlino, altri stiano in silenzio. Questi strani prigionieri (essi somigliano a noi) non hanno mai visto di sé e dei loro compagni, altro che l ombra proiettata dal fuoco sulla parete della caverna che è di fronte a loro. Lo stesso per tutti gli oggetti che vengono portati; sempre le loro ombre soltanto. Essi non terranno altro per reale se non le ombre degli oggetti. Guarda, dunque, che cosa avverrebbe se li si liberasse dalle loro catene. Quando qualcuno di quei prigionieri si fosse sciolto e fosse costretto a sollevarsi, a volgere il collo, a camminare, a guardare verso la luce, tutte queste cose lo farebbero soffrire e l abbagliamento gli impedirebbe di guardare gli oggetti di cui prima vedeva le ombre. Platone, Repubblica, libro VII Solo alla fine dell Ottocento, però, è nata la tecnica che permette di captare le immagini in movimento come impressioni. Il merito di aver inventato, nel 1895, lo strumento che oggi costituisce il principio della cinematografia, spetta a due fratelli francesi: Louis e Auguste Lumière. Tale strumento è denominato cinematografo (letteralmente: scrittura in movimento); esso consente la proiezione capovolta di immagini in movimento su uno schermo, attraverso lo scorrere di una pellicola fotografica. La pellicola, in verità, non scorre, ma scatta e proietta singole istantanee, percepite come un unica immagine in movimento. Gli oggetti in movimento tramite la proiezione cinematografica assumono un significato particolare, rispetto alla superficie piana, ovverosia si separano dallo sfondo e acquisiscono una dimensione corporea, dando l idea della tridimensionalità. 3

4 Modulo 1 Tecniche e strategie della comunicazione audiovisiva Videocomunicazione 3. La comunicazione audiovisiva Le tecniche e le strategie di comunicazione audiovisiva consistono sia nella scelta degli strumenti atti a comunicare determinati messaggi (cinema, televisione, video) sia nell insieme delle strategie concernenti gli obiettivi da realizzare. Una valida pianificazione strategica si fonda, di conseguenza, sull esame preventivo del prodotto o servizio offerto; è necessario, infatti, conoscerne con precisione le proprietà principali: la qualità, le opportunità, che offrono, e le condizioni svantaggiose, che propinano, rispetto agli altri prodotti o servizi concorrenti. Si può, solo dopo aver fatta tale analisi preventiva, pianificare la strategia di comunicazione. Questa deve essere formulata ed elaborata in funzione degli obiettivi che ci si prefigge. Le strategie di comunicazione si delineano, dopo aver definito gli obiettivi, da un lato, come strategie del messaggio, individuando l idea che è alla base dell immagine che s intende attribuire al prodotto o al servizio offerto, e, dall altro, come strategie creative (atmosfera della promozione, stile impiegato, tipo di utente o consumatore, al quale si rivolge, e condizioni vantaggiose) e come strategie degli strumenti, in altre parole individuazione dei mezzi da impiegare (nel nostro caso, mezzi di comunicazione audiovisiva). 4. Cinema come forma d arte Ogni epoca storica è caratterizzata da una forma d arte dominante. Il Novecento ha avuto il cinema, nel quale sono confluiti la musica, la pittura, il costume, l architettura e le tecnologie più avanzate. è diventato immediatamente una forma molto popolare di spettacolo, ma, per affermarsi come arte, ha dovuto attraversare una lunga evoluzione. Il suo cammino è iniziato nell Ottocento: il cinema, infatti, è figlio della fotografia. Le prime immagini fotografiche fisse (le dagherrotipie) furono prodotte da Louis- Jaques Mandé Daguerre nel 1839; quelle in movimento sono state proiettate per la prima volta nel 1895, quando i già citati fratelli Louis e Auguste Lumière hanno inventato e brevettato un ingegnoso strumento, denominato cinematografo. Nelle prime scene filmate, i fratelli Lumière, convinti che il cinema avrebbe dovuto svilupparsi solo come riproduzione della natura, hanno ripreso scene realistiche di vita quotidiana: l uscita degli operai dalle industrie, l arrivo della locomotiva nella stazione, gli avvenimenti familiari e così via. Agli inizi del Novecento il primo artista che ha cominciato a sfruttare lo strumento cinematografico per esprimere un mondo di fantasia e d immaginazione è stato un illusionista e prestigiatore di Parigi, Georges Méliès, ritenuto l inventore della regia cinematografica. Nei suoi primi anni di attività, inoltre, il cinematografo aveva ancora un forte legame con il teatro. La macchina da presa, messa in maniera fissa, infatti, registrava una Regia: lavoro di coordinamento generale e di direzione artistica delle riprese, finalizzato alla realizzazione di un film. 4

5 Unità 1 scena per l intera durata della ripresa. Solo in seguito il cinema ha cominciato a utilizzare, forme espressive nuove, Montaggio: è un operazione nella quale i pezzi di una pellicola, che compongono un filmato, vengono tagliati o uniti in una sequenza cinematografica. La possibilità di montare un film alla fine permette di divi- attraverso la tecnica del montaggio. dere un soggetto (una storia da raccontare) in sequenze e suddividere ogni sequenza in inquadrature, liberando la narrazione dalle convenzioni teatrali (dove la scena si svolge tutta di seguito, in uno stesso ambiente e senza tagli). Sono proprio i movimenti della macchina da presa (panoramiche, zoom, carrellate) che permettono al montaggio di trasformarsi da strumento puramente tecnico a elemento del linguaggio cinematografico. compie così un salto di qualità. Secondo il regista russo Sergej Eisenstein, padre del cinema sovietico negli anni 20, il montaggio ha la funzione di definire il significato del materiale filmato: ogni inquadratura ha un senso definito soltanto quando si collega con le inquadrature precedenti e seguenti. Sergej Michailovic Eisenstein È nato a Riga, nel 1898, ed è morto a Mosca, nel È stato un regista teatrale e cinematografico. Ha operato prima nel teatro, mettendo in scena le commedie di Arbatov e di Mass e, in seguito, nel cinema, dove ha girato film famosi, quali: Sciopero (1925); La corazzata Potëmkin (1926); Ottobre (1928); La linea generale (1929). Eisenstein ha, inoltre, scritto i seguenti libri: Il senso del film (1942); La forma del film (postumo, 1949); Note di un regista (postumo, 1958); Saggi sul film (postumo, 1968). La pellicola cinematografica ha un formato standard di 35 mm è nato muto: solo alla fine degli anni 20 del Novecento si ha l avvento del sonoro. La visione della pellicola cinematografica comincia, così, a essere accompagnata dalla musica, che permette anche di coprire il ronzio del proiettore. In un secondo momento, poi, gli attori hanno iniziato a utilizzare la voce. L introduzione del sonoro ha provocato, in quegli anni, forti reazioni da parte di cineasti e attori, ma anche della critica cinematografica. Charlie Chaplin, ad esempio, nel 1936, anno in cui girava uno dei suoi capolavori, Tempi moderni, ha affermato che la tecnica del sonoro era una barbara invenzione. Negli anni 40 e 50 è stato introdotto il colore, che si è affermato gradualmente, dovendo fare concorrenza all avvento della televisione. La tecnica del bianco e del nero continua, del resto, a essere ancora utilizzata come scelta stilistica ed espressiva da parte di alcuni cineasti. ha avuto, nel passato, la stessa forza d urto degli altri mass media, ma, con l avvento della televisione, prima, e dei nuovi media legati all informatica, poi, ha attraversato per alcuni anni un periodo di crisi. Oggi, però, l arte cinematografica sta tornando di nuovo in auge. 5

6 Modulo 1 Tecniche e strategie della comunicazione audiovisiva, infatti, ha saputo integrarsi sia con le nuove tecnologie informatiche che con la televisione. Le prime, attraverso la tecnologia digitale, gli hanno offerto la possibilità di utilizzare gli effetti speciali realizzati interamente al computer. La seconda, inserendo i film nella programmazione quotidiana, ha fatto conoscere diffusamente i grandi capolavori del cinema, promuovendo, in tal modo, la passione per quest arte. Chi lavora nel Cinema? Il produttore mette a disposizione i soldi necessari alla realizzazione del film e si interessa di tutti gli aspetti tecnici e organizzativi. Lo sceneggiatore, partendo dal soggetto del film, scrive la sceneggiatura, cioè stabilisce per ogni inquadratura i dialoghi e le immagini del film. Il regista sceglie i suoi collaboratori, dirige gli attori e coordina il lavoro dei tecnici. La segretaria di edizione ha il compito di annotare su un diario giornaliero (foglio di lavoro) ciò che è stato fatto e ciò che resta da fare. Il direttore della fotografia si occupa dell illuminazione della scena. Lo scenografo ha il compito di ideare gli ambienti in cui si svolge la vicenda narrata nel film. Il costumista disegna i vestiti degli attori, controlla l esecuzione e collabora con sarti, truccatori e parrucchieri. L operatore (cameraman) ha il compito di manovrare la macchina da presa, cioè di riprendere tutte le scene. Il fonico si occupa della registrazione della colonna sonora del film (dialoghi, suoni, musica). Gli attori danno vita ai personaggi del film con il loro volto, le loro parole e le emozioni che riescono a comunicare. Il montatore, al termine delle riprese del film, in sala montaggio, «cuce insieme i pezzi», cioè dà unità al film secondo l ordine stabilito dalla sceneggiatura. 5. La tecnica della sceneggiatura L idea di base per un film (che può essere d invenzione, basata su un libro o un fatto di cronaca) diventa un soggetto, cioè la trama schematica del film in questione. Poi, attraverso una scaletta e un trattamento, si passa a descrivere, in maniera sempre più dettagliata, tutto ciò che deve succedere nelle varie scene del film. L ultimo passo è la sceneggiatura, in cui è ormai presente, sulla carta, tutto il film: dialoghi, descrizioni, movimenti della macchina da presa e così via. Pare che Alfred Hitchcock, una volta ultimata la sceneggiatura di un suo film, fosse solito esclamare: «Il film è finito: ora non rimane che girarlo!». La sceneggiatura è divisa in sequenze e in inquadrature: a) La sequenza è l unità narrativa del film, composta da una o più scene compiute. b) L inquadratura, poiché circoscrive lo spazio da mostrare allo spettatore, rappresenta l unità di base del linguaggio cinematografico. 6

7 per approfondire Come nasce una sceneggiatura? Unità 1 All origine di un film c è un idea. Essa è l abbozzo di una storia possibile. Questa idea si deve articolare, precisare, definire. Deve prendere forma [ ]. È così che nasce una sceneggiatura, ovvero una descrizione più o meno precisa, coerente, sistematica di una serie di eventi, personaggi e dialoghi connessi in qualche modo tra loro. G. Dondolino e D. Tomasi, Manuale del film. Linguaggio racconto analisi, Utet, Torino Le tecniche di ripresa Piano americano: tipo d inquadratura del soggetto dalle ginocchia in su. Viene chiamata così perché molto usata nei western classici, per includere nell immagine anche le pistole. Le tecniche di ripresa prevedono diversi tipi di inquadrature: dettaglio, campo medio, campo lungo, campo lunghissimo, primo piano, piano medio, piano americano, primissimo piano e figura intera. Si parla di campo quando la distanza cinematografica è collegata con l ambiente, e di piano quando è in rapporto con la persona. per approfondire Cos è il fuori campo? Inteso in senso tecnico, il termine indica uno spazio che, pur se esterno rispetto al ritaglio operato dall inquadratura, contiene elementi della rappresentazione audiovisiva chiamati a cooperare a diverso titolo con l immagine manifesta. Questa notevole proprietà di presentificare qualcosa di materialmente assente, infatti, è stata messa a frutto dal cinema con una sistematicità e una pluralità di invenzioni che non hanno riscontri in altre forme espressive. Il principio che la giustifica, tuttavia, non è un tratto specifico dell immagine cinematografica riguardando, piuttosto, il costituirsi della rappresentazione visiva in generale. Per convincersene basta pensare a un quadro giustamente celebre come Las meninas di D. Velázquez, in cui l intera scena mostra di convergere verso un oggetto che si mantiene in uno spazio esterno e al tempo stesso a quell oggetto e a quello spazio essa allude dal suo interno, enunciandoli come condizioni di possibilità della rappresentazione stessa. Enciclopedia del cinema Treccani, vol. II 7. La moviola e la post-produzione Dopo che sono state girate tutte le scene, c è la fase del montaggio. Per compiere tale operazione, viene utilizzata la moviola: un tavolo speciale, dotato di un dispositivo di proiezione ottica su piccolo schermo e di uno o più lettori del suono, che permette di accelerare o di fermare la pellicola, di farla retrocedere o avanzare per eseguire le operazioni di taglio, incollaggio e così via. 7

8 Modulo 1 Tecniche e strategie della comunicazione audiovisiva La moviola è stata sostituita, oggi, da più moderni strumenti elettronici, che permettono non solo una maggiore velocità, ma anche più precisione ed effetti speciali nuovi. Con l avvento del sonoro, alla colonna visiva è stata affiancata la registrazione dei dialoghi, dei rumori e delle musiche. Campi e piani di distanza tra la macchina da presa e i soggetti inquadrati Denominazione Contenuto e funzione Dettaglio Oggetto inquadrato da molto vicino. Campo medio La figura umana è ripresa a una distanza minore di trenta metri, senza toccare né con la testa né con i piedi il margine inferiore del quadro. Campo lungo Inquadra un ambiente. In esso le figure umane, riprese a più di trenta metri di distanza, si distinguono e si definiscono parzialmente. Campo lunghissimo È utilizzato sia per l ambientazione sia per gli esterni ; le figure umane, quando compaiono, sono indistinte e piccolissime. Primo piano La figura è tagliata all altezza delle spalle. Piano medio La figura umana è tagliata a mezzo busto dal margine inferiore del quadro. Piano americano La figura umana è tagliata all altezza del ginocchio dal margine inferiore del quadro. Primissimo piano La figura umana è tagliata poco sopra alle spalle. Figura intera La figura umana tocca, con i piedi, il margine inferiore del quadro. È nata, così, la colonna sonora, cioè quella parte della pellicola cinematografica su cui è registrato il corredo acustico relativo alle immagini registrate (dialoghi, musica, rumori). 8. I movimenti di macchina I movimenti di macchina sono tutti gli spostamenti che la macchina da presa compie per introdurre o eliminare dall inquadratura determinati elementi (attori, parti della scena, particolari ecc.) oppure per comunicare determinate sensazioni ed emozioni allo spettatore; costituiscono un elemento essenziale del linguaggio cinematografico. I movimenti della macchina da presa sono: a) Panoramica: la macchina da presa ruota sul proprio asse da destra a sinistra e viceversa (in orizzontale), dall alto in basso e viceversa (in verticale) o lungo la diagonale dell inquadratura (in senso obliquo). b) Carrellata: la macchina da presa è posta su un carrello scorrevole e si muove allontanandosi (carrellata all indietro) o avvicinandosi (carrellata in avanti) al soggetto inquadrato. c) Zoomata: è il movimento dell obiettivo della macchina da presa (più che della macchina stessa), che avvicina o allontana il soggetto, passando così, senza stacchi, da un campo lungo a un primo piano o viceversa. d) Ripresa a mano: la macchina da presa viene manovrata manualmente dall operatore. Non è, pertanto, fissata su alcun supporto. e) Ripresa aerea: la macchina da presa è fissata su un cavo d acciaio e viene manovrata e guidata attraverso impulsi elettrici. 8

9 Unità 1 f) Dolling: la macchina da presa è collocata su un supporto (dolly) posto su una piattaforma. Tale supporto può essere scorrevole su ruote oppure può essere manovrato con un braccio meccanico. g) Steady-cam: la macchina viene allacciata all operatore grazie a uno speciale corpetto; questo dispositivo (inventato dal regista Stanley Kubrick per il suo film Shining) permette di ottenere immagini in continuo movimento, ma stabili e coinvolgenti. 9. L angolazione e le inquadrature Si parla di angolazione per indicare la posizione della macchina da presa rispetto ai soggetti o all ambiente da inquadrare. È il punto di vista da cui la macchina da presa (e, quindi, lo spettatore) guarda la scena. L uso di particolari angolazioni serve a creare nello spettatore sensazioni come la paura, la sorpresa, la tensione e così via. Rispetto al piano orizzontale si può eseguire una: a) Inquadratura dall alto, quando si vuole rappresentare il soggetto più piccolo del normale o in una situazione d inferiorità. b) Inquadratura dal basso, quando si vuole, invece, rappresentare il soggetto più grande del normale o conferirgli maggiore risalto. c) Inquadratura normale, quando si vuole rappresentare un soggetto o una situazione in maniera oggettiva. Rispetto all asse verticale, si possono realizzare: a) Inquadratura a piombo, utilizzata perché produce un senso d angoscia e di oppressione. b) Inquadratura obliqua, usata per evidenziare una sensazione di alterazione della realtà. Per dare l idea che la scena sia vista dagli occhi di uno dei protagonisti, si usa la soggettiva (la telecamera viene piazzata all altezza degli occhi dell attore) o la pseudo-soggettiva (la telecamera viene posta dietro all attore, che compare nell inquadratura parzialmente di spalle). per approfondire I principali tipi di angolazione Frontale: è la più usata; dà un senso di naturalezza descrittiva alla scena; questo tipo di ripresa mette ben in evidenza i sentimenti dei personaggi. Dal basso: il personaggio appare ingigantito e, quindi, acquista maggior forza e superiorità; il paesaggio sembra incombere sul personaggio. Dall alto: il personaggio appare schiacciato, e acquista un senso d inferiorità. Frontale Dal basso Dall alto 9

10 Modulo 1 Tecniche e strategie della comunicazione audiovisiva 10. La tecnica dell illuminazione L illuminazione è una tecnica cinematografica utile per far risaltare un soggetto oppure per produrre una particolare atmosfera. Essa può essere naturale (luce solare) o artificiale (riflettori). Si usa un illuminazione: a) Frontale: quando l operatore vuole rafforzare l immagine del soggetto da inquadrare. b) Di taglio: quando s intende lasciare in ombra una parte del soggetto da inquadrare; in questo caso si produce un effetto di ambiguità. 11. La distribuzione La distribuzione è la fase in cui il film viene messo in circolazione. Essa fa da tramite tra la produzione e le sale cinematografiche. Quando il produttore è anche distributore del film, egli stesso si occupa di pubblicizzarlo e di metterne in circolazione le pellicole. Infatti, i gestori delle sale cinematografiche prendono a noleggio il film dal produttore per proiettarlo nelle proprie sale. La distribuzione è stata introdotta agli inizi del Novecento, in seguito alla graduale scomparsa dei cinema ambulanti, ai quali le pellicole erano vendute un tanto al metro. Gli ambulanti furono soppiantati dalle sale permanenti, appositamente create per la proiezione di film e attrezzate per l affluenza di un grande numero di persone. Giacché, soprattutto all inizio, le sale erano delle baracche costruite in legno, era molto facile che si sviluppassero incendi. Oggi le sale cinematografiche, invece, hanno strutture (schermi giganti e sistemi per la diffusione ottimale del suono) che amplificano al massimo il potere comunicativo del film e sono attrezzate per garantire la sicurezza di chi le frequenta. per approfondire Cinecittà: la nascita di un mito Cinecittà nacque a nove chilometri dal centro di Roma. I lavori per la sua costruzione iniziarono il 26 gennaio del 1936 e terminarono dopo 457 giorni. L inaugurazione degli studi avvenne il 28 Aprile del 1937 alla presenza del capo del regime fascista Benito Mussolini. L idea di costruire la più grande città del cinema in Europa fu di Luigi Freddi, capo della Direzione Generale per la Cinematografia dell epoca. Il progetto fu affidato all ingegnere Carlo Roncoroni e all architetto Gino Peressutti. Inizialmente, su una superficie di mq, sorsero 73 edifici comprensivi di 16 teatri di posa, mq di strade e piazze, mq di giardini, e di tutti i reparti tecnici necessari per la produzione e realizzazione di film: dal primo ciak fino alla stampa della prima copia. Si trattava di un complesso totalmente autosufficiente. L impulso dato da Cinecittà alla produzione nazionale fu notevole: nel 1943, in soli sei anni di attività degli studi, vennero realizzati circa trecento film. Registi come Alessandro Blasetti, Roberto Rossellini, Vittorio De Sica e Luchino Visconti con le loro opere cinematografiche diedero vita al mito di Cinecittà, consolidato in tutto il mondo dall arte di Federico Fellini. Negli anni 50, con l arrivo dei cineasti americani, Cinecittà diventò la Hollywood sul Tevere e le sue potenzialità vennero utilizzate per la costruzione di grandi set come quelli di Quo vadis? (1949), diretto da Mervyn LeRoy, o di Ben Hur (1958), diretto da William Wyler. 10

11 Unità 1 Prove di verifica 1. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false: a) Platone può essere definito un antesignano dell illusione cinematografica. V F b) La comunicazione audiovisiva stimola la fantasia. V F c) è stato inventato da Daguerre. V F d) George Méliès è ritenuto l inventore della regia cinematografica. V F 2. Esponi le tecniche e le strategie della comunicazione audiovisiva: 3. I film sono classificati in generi in base ai tipi di personaggi, di ambienti e di storie raccontate. Scrivi i titoli dei film che preferisci, dividendoli per genere: Comico... Avventura... Fantascienza... 11

12 Modulo 1 Tecniche e strategie della comunicazione audiovisiva Prove di verifica Horror... Altro Scegli la lettera cui corrisponde la risposta esatta: a) Quale delle seguenti operazioni non rientra nella fase di post-produzione di un film? o A Sonorizzazione o B Montaggio o C Ripresa o D Doppiaggio o E Stampa b) Un inquadratura in cui la figura umana è tagliata all altezza delle ginocchia è detta: o A Piano medio o B Campo lungo o C Piano americano o D Figura intera o E Campo medio c) Il movimento in cui la macchina da presa ruota intorno al proprio asse da destra a sinistra è detto: o A Carrellata o B Zoomata o C Panoramica orizzontale o D Panoramica verticale o E Ripresa aerea d) L inquadratura dall alto viene realizzata per: o A Conferire maggiore rilevanza al soggetto o B Rappresentare il soggetto in stato d inferiorità o C Comunicare oggettività o D Produrre senso di oppressione nello spettatore o E Evidenziare un senso di alterazione della realtà 12

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