OSSERVATORIO PREVIDENZA

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1 OSSERVATORIO PREVIDENZA Anno II n. 6 del 15 ottobre 2009 IN QUESTO NUMERO Pensioni: Angeletti (UIL), no a ipotesi Draghi su innalzamento età (p. 1) Proietti (UIL): aumento età sia volontario (p. 1) Sistema pensionistico. Proietti (UIL): non serve parlare di riforma pensioni (p. 2) P.A. Pensionamenti forzosi con 40 anni di contributi (p. 2) P.A. Età pensionabile donne. Dai risparmi ottenuti nuovi asili nido (p. 3) Ministero Economia. Nella Relazione 2008 metà dei pensionati sotto i mille euro al mese (p. 3) INPS. Più che dimezzate le richiesta di prepensionamento d anzianità rispetto al 2008 (p. 5) INPS. Carannante (UIL e CIV INPS): separazione previdenza e assistenza (p. 6) Fondo Pegaso. Chianese (UILCEM) nuovo presidente (p. 6) Previdenza complementare. Riscatto. Nuovi orientamenti interpretativi della COVIP (p. 6) RASSEGNA STAMPA (da p. 8) Il Sole 24 Ore. Da Sacconi un no a nuovi interventi: così il sistema tiene La Repubblica. Pensioni, scontro Draghi Governo Alzare l età. Non c è bisogno Il Tempo. Ma Sacconi non ci sta Le riforme fatte bastano Avvenire. Draghi: in pensione più tardi. No del Governo Liberal quotidiano. Ma anche INPS e FIOM sbattono la porta in faccia al governatore Corriere della Sera. I pensionati e i loro diritti PENSIONI: Angeletti (UIL), no a ipotesi Draghi su innalzamento età D'accordo con Marcegaglia su detassazione tredicesima ROMA, 14 OTT Rispetto alle dichiarazioni del Governatore Draghi sul possibile innalzamento dell'età pensionabile la UIL è contraria. Vorrei ricordare che i sindacati hanno siglato intese proprio perchè l'innalzamento aumenti in futuro in parallelo all'aumento delle aspettative di vita: quindi posso affermare che abbiamo senz'altro affrontato il problema nel suo aspetto più evidente. Ma i soldi che si risparmierebbero in base alle ipotesi di Draghi dove andrebbero? Dico che se fossero destinati all'aumento delle pensioni noi saremmo senz'altro d'accordo, altrimenti non ci possiamo assolutamente stare". Lo ha dichiarato Luigi Angeletti, segretario generale della UIL, a Red Tv. Non siamo d'accordo con Emma Marcegaglia ha aggiunto Angeletti quando propone la riduzione delle tasse alle imprese, mentre consideriamo un'ottima idea la detassazione della prossima tredicesima. Proietti (UIL), aumento età sia volontario - ROMA, 13 OTT La UIL è contraria a nuovi interventi sull'aumento dell'età di pensionamento che non seguano la via della flessibilità e della libertà di scelta del lavoratore. Lo sottolinea il segretario confederale Domenico Proietti commentando le affermazioni del governatore di Banca d'italia Mario Draghi. La UIL osserva Proietti in una nota per elevare l'età media di pensionamento, così come proposto dal governatore della Banca d'italia Mario Draghi, ritiene utile continuare a lavorare sulla flessibilità e sulla libertà di scelta del lavoratore, in coerenza con i principi della legge Dini. Grazie alle riforme di questi ultimi anni, infatti, il nostro sistema previdenziale è in equilibrio e i recenti interventi per l'elevazione dell'età delle donne nel settore pubblico e sulla correlazione tra momento del pensionamento ed aspettativa di vita hanno contribuito a stabilizzarlo ulteriormente. Proietti infine sottolinea che la UIL condivide, inoltre, il richiamo del governatore sulla necessità di rafforzare e diffondere la previdenza complementare e invita il Governo ad estenderla ai lavoratori del settore pubblico. 1

2 SISTEMA PENSIONISTICO Proietti (UIL): non serve parlare di riforma pensioni Roma 22 sett. Il Ministro Brunetta si impegni a rinnovare i contratti secondo le regole della riforma della contrattazione sottoscritte dal Governo invece di proporre un improbabile aumento dell età di pensione delle donne. Per la UIL non serve ricominciare a parlare di interventi sul sistema pensionistico. Tutti gli indicatori confermano infatti la piena sostenibilità economica del nostro sistema. Proprio la stabilità normativa ha contribuito a conseguire una diminuzione del 50% delle pensioni di anzianità. Una dimostrazione ulteriore di come, se non si alimentano voci di riforma, i lavoratori sono naturalmente portati a posticipare il momento del pensionamento. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Pensionamenti forzosi con 40 anni di contributi Quaranta anni di contributi, anche figurativi, bastano per la risoluzione unilaterale, da parte delle amministrazioni pubbliche, del rapporto di lavoro del personale dipendente, dirigenziale e non. Nei prossimi tre anni, infatti, le PA potranno esercitare la facoltà di recesso prevista dal vigente comma 11 dell'art. 72 del Dl n. 112/2008, nei confronti di quei dipendenti che abbiano maturato quaranta anni di contributi, a prescindere dal numero di anni di servizio effettivamente svolti. Esclusi i magistrati, i professori universitari e i medici primari. Coinvolti, invece, i dirigenti. Questo, in sintesi, è quanto ha precisato il dipartimento del la Funzione pubblica, con la circolare n. 4 del 16 settembre scorso. La misura, limitata ad un triennio "sperimentale": anni 2009, 2010 e 2011, è finalizzata alla riduzione del personale in servizio e rientra nell'ambito di interventi di razionalizzazione dell'organizzazione. Per poter esercitare la facoltà di risoluzione unilaterale del rapporto, che decorre dal compimento dell'anzianità massima contributiva di quaranta anni del personale dipendente è necessario un preavviso di sei mesi. È prevista inoltre una salvaguardia per i procedimenti già avviati e l'amministrazione esercita la facoltà di risoluzione unilaterale nell'ambito del potere datoriale. L intervento ha sollevato il no da parte dei sindacati. Per la UIL l aspetto più preoccupante è che il prepensionamento rischia di essere esercitato in maniera discrezionale da ogni singola amministrazione visto che la normativa non ne specifica criteri oggettivi. 2

3 PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ETÀ PENSIONABILE DONNE Dai risparmi ottenuti nuovi asili nido In occasione del provvedimento adottato dal Governo per innalzare l età pensionabile per le donne del settore pubblico la UIL aveva più volte chiesto che tutti i risparmi derivanti da un intervento divenuto inevitabile a seguito della sentenza della Corte di Giustizia europea, fossero destinati contestualmente al miglioramento dei servizi di welfare familiare e del lavoro delle donne. Una richiesta che ha trovato riscontro nell impegno contenuto nel testo dell emendamento stesso e, recentemente, nella presentazione di un piano in collaborazione tra Ministero delle pari opportunità e Ministero della Pubblica Amministrazione volto ad incrementare l offerta di asili nido nel settore pubblico. La Pubblica Amministrazione conta così di mettere a disposizione dei propri dipendenti, ma anche dell intero territorio, mila posti di asilo nido nei prossimi dieci anni proprio grazie ai risparmi ottenuti dall aumento dell età pensionabile delle dipendenti pubbliche. Le stime prevedono che in 10 anni potranno essere risparmiati circa 2,3 miliardi, una media di 230 milioni all anno. Una parte di questi risparmi, compresa tra il 10 e il 30%, verrà utilizzata per far fronte ai bisogni degli asili nido. Per il 2009 sono già pronti 25 milioni di euro per la creazione dei primi mille posti. Dal 2010, secondo il progetto annunciato, si potranno raggiungere i milioni con cui finanziare fino a mila posti. MINISTERO DELL ECONOMIA Nella Relazione 2008 metà dei pensionati sotto i mille euro al mese Secondo la Relazione del Ministero dell Economia per il 2008, pubblicata l 11 agosto 2009, più della metà dei pensionati italiani vive con meno di euro al mese e più di uno su 5 prende un assegno inferiore ai 500 euro al mese. Le donne ricevono una pensione in media più bassa del 30% rispetto gli uomini. A livello geografico, le pensioni più basse sono al Sud (88% degli importi della media nazionale), dove però è maggiore il numero di prestazioni sociali. La Sicilia batte ogni record, con in media 14 assegni sociali ogni 100 anziani. Nella fotografia dell Italia dei pensionati emerge chiaramente che le donne e il Mezzogiorno sono i più penalizzati a livello previdenziale. La Relazione evidenzia anche un aumento della spesa previdenziale, un campanello d allarme per i conti dello Stato. Lo scorso anno l esborso 3

4 notoriamente concentrato nelle regioni del Mezzogiorno. Tornando, invece, alle donne lo studio dell INPDAP del 10 per pensioni è stato di 224,9 miliardi di euro spalmato su circa 16,7 milioni di pensionati, di cui il 53% sono donne. Rispetto all anno precedente la spesa è cresciuta del 4,2%, mentre tra il 2006 e il 2007 l incremento era stato del 3,8%. Se si considera la spesa complessiva, inclusi dunque anche assegni familiari e indennità di disoccupazione, la spesa previdenziale risulta nel 2008 in aumento del 5,1%. Sull aumento della spesa hanno pesato gli interventi sui criteri di rivalutazione e di incremento delle pensioni base disposti nel I nuovi criteri per l accesso alla pensione, entrati in vigore dal 1 gennaio 2008, hanno agito in senso restrittivo sulla spesa solo parzialmente e gli effetti si esplicheranno a pieno solo tra il 2009 e il Rallenta invece la crescita della spesa assistenziale: nel 2008 l aumento è stato del 4,9% ri spetto al 5,8% del In calo le pensioni di guerra e diminuisce la crescita per quelle di invalidità e tra le varie aree del Paese sussistono differenze abbastanza accentuate. Al contrario più alta nel Sud è l incidenza delle pensioni sociali (da qualche anno sono chia mati assegni sociali), le prestazioni rivolte agli ultra sessantacinquenni il cui reddito annuo non superi la soglia di euro: se nel Nord ogni 100 abitanti con più di 65 anni ci sono quasi 4 assegni pensioni sociali, nel Centro si sfiorano i 7 e nel Sud si arriva a 11. Complessivamente tale distribuzione è coerente con l andamento del fenomeno della povertà che è agosto scorso, ha rilevato che le pensioni delle impiegate statali, finite nel mirino della Corte di Giustizia europea perché non equiparate a quelle degli uomini che vanno in pensione a 65 anni, sono il 19% del totale, un trend in crescita dal Nei calcoli dell INPDAP sono comprese le donne tra i 60 e i 64 anni che non hanno maturato i requisiti minimi di 35 anni di anzianità contributiva. Un costo rilevante della spesa previdenziale che potrebbe essere definitivamente ridotto a partire dal 2018 quando, come previsto dal decreto anticrisi, l età pensionabile delle statali verrà alzata a 65 anni come già accade per gli uomini. 4

5 Più che dimezzate le richieste di pensionamento d'anzianità rispetto al 2008 Sempre meno sono i lavoratori che decidono di andare in pensione prima dell'età di vecchiaia. I dati si riferiscono all'ultimo studio dell'inps sul nostro sistema previdenziale, pubblicato lo scorso 6 settembre. Un risultato che, alla fine di quest'anno, potrebbe portare l'istituto a mettere in cassaforte un cospicuo risparmio di oltre sei miliardi di euro. Nei primi sette mesi del 2009 solo persone sono andate in pensione di anzianità con un calo del 57,5% rispetto alle che avevano optato per il pensionamento anticipato nello stesso periodo dello scorso anno: praticamente, la platea si è più che dimezzata. Si tratta di un dato condizionato anche dal fatto che a partire dallo scorso luglio sono cambiate le regole di accesso alla "anzianità". Per i lavoratori dipendenti, infatti, sono ora necessari per accedere al pensionamento di anzianità 59 anni di età e una somma pari a 95 tra età e contributi. La cosiddetta "quota 95". Per quest'anno potranno ancora andare in pensione coloro che hanno già maturato i requisiti da almeno sei mesi, quindi alla fine dell'anno scorso e con le vecchie regole (58 anni a nagrafici e 35 di contributi). L'apertura della finestra ha ritardato le uscite che a maggio e rano state calcolate intorno al 67% e il calo delle uscite ha prodotto un rilevante calo nella spesa previdenziale che dovrebbe permettere all'inps di chiudere l'anno solare con utili per 5,9 miliardi. Tale risultato potrebbe addirittura migliorare superando i 6 miliardi e 10 di avanzo finanziario. I 6 miliardi sono il frutto del dimezzamento delle richieste di pensione e di altre "voci": tra le quali la riorganizzazione dell'istituto e la lotta all'evasione contributiva e al lavoro; la sanatoria per le badanti e le colf; i maggiori controlli in corso sulle prestazioni per le invalidità. Dati che dimostrano ancora una volta come il sistema previdenziale italiano sia un sistema in equilibrio, che non necessita di ulteriori rivoluzioni ma di una stabilità normativa che trasmetta certezze ai lavoratori. 5

6 Carannante (UIL e CIV INPS): separazione previdenza e assistenza N E W S D A I F O N D I FONDO PEGASO Chianese (UILCEM) nuovo presidente Il CdA di Pegaso, il fondo pensione per i lavoratori delle aziende del gas, dell elettricità e dell acqua ha eletto Giuseppe Chianese nuovo presidente del fondo. 6

7 P R E V I D E N Z A C O M P L E M E N T A R E RISCATTO Nuovi orientamenti interpretativi della COVIP La COVIP ha risposto ad un recente quesito riguardante un operazione di trasferimento di ramo d azienda, assistita dalla pattuizione, formalizzata in apposito accordo collettivo, dell impegno del nuovo datore di lavoro di continuare la contribuzione alle forme pensionistiche collettive d iscrizione dei lavoratori, ancorché il datore non rientri nel novero di aziende di riferimento delle stesse. L elemento caratterizzante l operazione è l avvenuta sottoscrizione di un accordo collettivo idoneo a garantire assoluta continuità nella partecipazione degli iscritti ai fondi pensione di originaria appartenenza, a cui si accompagna la disponibilità dei fondi pensione a consentire la prosecuzione dei flussi contributivi da parte di un datore di lavoro non compreso nel rispettivo perimetro di applicazione. A parere della Commissione, in queste situazioni, non può ritenersi realizzata una perdita dei requisiti di partecipazione e non possono attivarsi quelle clausole statutarie che, a fronte di detta perdita, consentono, tra l altro, il trasferimento e il riscatto. Per qualificare le situazioni di perdita dei requisiti di partecipazione vanno esaminati non soltanto i profili formali (coincidenza o meno del fondo originario con quello di riferimento della nuova azienda per tutti i suoi lavoratori), ma anche i profili sostanziali (mantenimento o meno delle condizioni di partecipazione dell iscritto, anche e soprattutto sotto il profilo dei flussi contributivi, al fondo di originaria appartenenza). È proprio da un punto di vista sostanziale che occorre rilevare come, nel caso in questione, nulla sia mutato per i soggetti iscritti ad una forma pensionistica collettiva, i quali possono proseguire senza soluzione di continuità la propria partecipazione attiva al Fondo di appartenenza. La conseguenza è che gli stessi non hanno titolo di avvalersi delle opzioni statutarie contemplate per le situazioni di perdita dei requisiti di partecipazione. Ciò anche perchè il decreto n. 252 del 2005 non prevede più, a differenza del decreto n. 124 del 1993, tale generica fattispecie. La soluzione interpretativa indicata risulta, quindi, come maggiormente rispondente allo spirito delle norme in vigore in materia di previdenza complementare e alla volontà del legislatore, ribadita ed accentuata nel decreto n. 252 del 2005, di delimitare le ipotesi di possibile uscita dal sistema, prevedendo il riscatto come rimedio eccezionale a fronte di situazioni particolari e circoscritte. Secondo la COVIP, quindi, a tale indirizzo occorre necessariamente attenersi anche nell individuazione, come nel caso di specie, delle casistiche rientranti nella disciplina dei riscatti di cui all art. 14, comma 5 del decreto n. 252/2005, dovendosi attribuire a tale previsione una portata conforme agli attuali principi della previdenza complementare. 7

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