Dossier GREEN PUBLIC PROCUREMENT: QUANDO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE DA IL BUON ESEMPIO E COMPRA VERDE

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1 Dossier GREEN PUBLIC PROCUREMENT: QUANDO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE DA IL BUON ESEMPIO E COMPRA VERDE di Paolo Colli è permessa la riproduzione con citazione della fonte. La Pubblica Amministrazione (gli Enti che esercitano l amministrazione: Comuni, Province, Regioni ecc. ma anche quelli che gestiscono i trasporti o erogano altri servizi, come raccolta RSU, fornitura di acqua e gas e altri soggetti a controllo diretto, es. Università, ospedali ecc.) muove risorse economiche notevolissime per appalti e commesse dirette a svolgere lavori o effettuare acquisti di sua competenza. In Italia, secondo dati riferiti al 1998 siamo al 17%, mentre in Europa siamo al 14% ma si arriva al 18% se si comprendono anche Danimarca e Svezia (che con i loro 25% e 24% contribuiscono ad innalzare la media). Orientare le scelte della P.A. tenendo conto di criteri che premino le imprese ed i prodotti con caratteristiche di sostenibilità ambientali superiori ai concorrenti è sicuramente un formidabile strumento per orientare il mercato non solo nel senso dell offerta (le imprese che intendono lavorare con la P.A. sono spinte ad informare la propria attività ed i propri prodotti alle qualità richieste da appalti e capitolati in cui siano stati inclusi - come specifiche tecniche e/o criteri gli aspetti ambientali) ma anche in quello della domanda, dando ai cittadini consumatori un esempio trainante in fatto di comportamenti (scelte) di acquisto. Allo stesso tempo secondo quanto scritto da W. Ganapini - già Presidente dell ANPA, inopinatamente silurato in ossequio a logiche di spoil system (che, tradotto, vuol dire che a capo degli Enti pubblici, in questo caso un Agenzia a carattere tecnico scientifico, vanno coloro che sono vicini alla maggioranza al governo, spesso calpestando criteri di competenza e meritocrazia) nell intervento proposto per l edizione 2001 del Ricicla di Rimini, il Green Public Procurement trova la sua ragion d essere non solo nella sua forte connotazione di tutela ambientale ma anche in virtù di indubbi vantaggi economici che il sistema è in grado di garantire alle P.A.: adottare pratiche di GPP comporta un processo di razionalizzazione e riorganizzazione del settore acquisti che è in grado di condurre ad una riduzione dei costi, soprattutto considerando l intero ciclo di vita del prodotto o servizio (si tratta cioè di costi legati non esclusivamente all acquisto del bene in questione ma derivanti anche dalle fasi di uso e smaltimento a fine vita del bene stesso). IL VIA LIBERA DELLA COMMISSIONE EUROPEA AGLI APPALTI VERDI Con una comunicazione interpretativa, del 4 luglio 2001 la Commissione europea ha fornito un primo sostegno interpretativo del diritto comunitario in vigore in favore dell integrazione di considerazioni di carattere ambientale negli appalti pubblici. La comunicazione richiama la strategia europea per lo sviluppo sostenibile presentata a Goteborg nel giugno 2001 in cui vengono sollecitati gli Stati Membri a valutare come utilizzare gli appalti pubblici per favorire prodotti e servizi compatibili con l ambiente.

2 La stessa Commissione ha in preparazione un proprio manuale sugli appalti pubblici e la protezione dell ambiente, con esempi di bandi di gara che includano il criterio ambientale nel rispetto della legislazione comunitaria. La comunicazione si occupa degli appalti di lavori, di servizi e di forniture. Gli appalti di lavori non riguardando solo un prodotto finale ma interessando anche la progettazione e l esecuzione dei lavori offrono all ente appaltante l opportunità di tener conto delle esigenze ambientali sin dalla fase della progettazione. E possibile, ad esempio, chiedere un edificio amministrativo con un consumo di energia particolarmente ri dotto (ad es. non solo con l impiego di materiali isolanti ma anche con una progettazione che preveda un orientamento dell edificio che permetta di limitare l illuminazione artificiale, l uso degli ascensori e preveda l installazione di pannelli solari). Gli appalti di servizi, per la loro stessa natura, implicano la possibilità di prescrivere le modalità di esecuzione nello stesso capitolato. L ente pubblico in un appalto per le pulizie può richiedere che venga impiegati prodotti a basso impatto. O ancora nel trasporto pubblico richiedere mezzi con un certo tipo di alimentazione a basso impatto. Gli appalti di forniture riguardano l acquisto di prodotti finali. Qui oltre alla scelta di cosa acquistare, è possibile operare scelte che premino prodotti che possono dimostrare il possesso di caratteristiche ambientali che garantiscono un minor impatto rispetto ai concorrenti. La comunicazione afferma che gli enti aggiudicatori sono liberi di esigere in determinati casi un grado di protezione dell ambiente più elevato di quello previsto dalla legge o dalle norme, a condizione che tale prescrizione non limiti l accesso all appalto e non conduca ad una discriminazione a danno di potenziali offerenti. BUY IT GREEN, THE BIG NET : LA RETE DEI COMUNI CHE ACQUISTANO VERDE Negli ultimi anni si stanno diffondendo in Europa esperienze di Enti Locali che scelgono di dare preferenza nei propri approvvigionamenti a prodotti che abbiano caratteristiche di sostenibilità ambientale superiori ai concorrenti. Proprio per assecondare e sostenere nel campo degli acquisti verdi le attività degli Enti Locali e per offrire indicazioni e suggerimenti per confrontare esperienze e risultati, l Agenzia internazionale ambientale per le autorità locali (ICLEI) ha dato vita alla rete dei Comuni che acquistano prodotti ecosostenibili. Finalità di questa rete è quella di: - favorire lo scambio di esperienze tra i responsabili comunali degli acquisti (economati ecc.) - assistere le autorità locali interessate nell integrare gli eco-approvvigionamenti nell Agenda 21 locale - individuare strumenti per l approvvigionamento verde a livello locale ed assistere l'inclusione di strumenti per l ecoapprovvigionamento; discutere il loro utilizzo nelle gare d appalto e all interno dei processi di selezione - indurre una discussione sulle condizioni generali legali per l approvvigionamento verde con particolare riguardo all utilizzo dei criteri ecologici nella realizzazione delle specifiche tecniche di appalto.

3 Al momento fanno parte di questa rete 35 enti locali di 19 paesi europei. Per l Italia, aderiscono Firenze, Torino e Ferrara. Gli enti locali che aderiscono alla rete godono dei seguenti servizi: - iscrizione nella mailing list di Ecoprocura in francese, tedesco o inglese - ricezione di informazioni periodiche rilevanti riguardo ad argomenti ambientali, politici e legali a livello europeo - riduzione nelle quote di partecipazione nei congressi e nelle manifestazioni di ICLEI - copia del manuale Green Purchasing Workbook - presentazione pubblica in Ecoprocura magazine e con un link dall homepage del network all homepage della città aderente - partecipazione pianificata in progetti di ecoapprovvigionamento pubblico-privato, organizzati dall European Green Purchasing Network. L ICLEI ha realizzato una guida di buone pratiche all acquisto verde che, tra l altro, analizza le basi giuridiche e le esperienze condotte in alcuni enti locali europei A livello europeo si è in attesa che il Parlamento approvi una Direttiva sugli appalti (forniture) pubblici sulla base delle proposte già preparate dalla Commissione europea. Tuttavia alcuni Stati, già da tempo hanno adottato normative per regolare ed incentivare la scelta di forniture verdi negli appalti pubblici. Tra questi Stati si distinguono: - la Danimarca che dal 1994, con il Testo per la Tutela Ambientale richiede alla P.A. di scegliere beni o prodotti che contengano materiali riciclati o riciclabili. Allo stesso tempo i dipartimenti che provvedono agli acquisti mettono sullo stesso piano le considerazioni ambientali e quelle sul prezzo, sulla qualità e sulla sicurezza dei lavoratori. - In Germania la legge federale sui rifiuti richiede esplicitamente che la Pubblica Amministrazione acquisti prodotti ecosostenibili piuttosto che altri. In più numerose Autorità regionali e municipali hanno emanato delibere che richiedono l uso di criteri ambientali nelle procedure di appalto, nel rispetto dei principi di economicità e trasparenza. - In Olanda, dal 1990, il primo Piano per la politica ambientale ha riconosciuto gli acquisti pubblici come uno strumento di politica ambientale. Sono stati previsti anche forti incentivi per stimolare l adesione di tutte le Amministrazioni Pubbliche. - In Austria, sin dal 1980, la legge federale sugli appalti stabilisce che si debba tener conto dei criteri ambientali nella redazione dei bandi pubblici di appalto. Secondo la legislazione finlandese e svedese, i fornitori sono selezionati sulla base di una globalità di considerazioni, come il costo, i tempi di trasporto, la qualità, le caratteristiche tecniche e l impatto ambientale. - In Italia i criteri ambientali nelle scelte di acquisto nella Pubblica Amministrazione non sono né regolamentati, né richiesti ma neppure vietati. Dunque nei limiti del rispetto delle regole di trasparenza e concorrenza, ciascuna Amministrazione Pubblica può inserire criteri ambientali nelle gare d appalto per le proprie forniture. La principale previsione normativa in favore di acquisti verdi, è quella inserita nel Decreto Ronchi (22/97) che stabilisce che gli uffici pubblici debbano

4 utilizzare per i propri usi almeno il 40% di carta riciclata. Tuttavia, a parte la reale osservanza e applicazione di questa previsione, da parte delle Regioni, in questo caso si tratta più di rispettare una quota obbligatoria nell acquisto di carta, mentre nel green purchasing abbiamo l inserimento di parametri che valutano la compatibilità ambientale dei prodotti, inserendola a pieno titolo e con adeguato peso, nei fattori di scelta dei prodotti da acquistare. Informazioni sulla BIG NET sono reperibili sul sito dell ICLEI: IL MANUALE DELL ANPA PER LA SCELTA DEI PRODOTTI AMBIENTALMENTE PREFERIBILI In Italia, l ANPA con la propria Unità per la qualità ecologica dei prodotti, ha in fase di pubblicazione un Manuale delle caratteristiche dei prodotti ambientalmente preferibili da utilizzare nelle procedure di acquisto della P.A.. In questa guida vengono presi in considerazione 14 prodotti e la fornitura di alcuni servizi di cui vengono analizzate le problematiche ambientali, con i relativi suggerimenti che tengono conto delle normative ambientali vigenti, per l acquisto dei prodotti che, a parità di prestazioni, nuocciono meno all ambiente. Le indicazioni del manuale possono essere applicate ad aste pubbliche, licitazioni e trattative private. Oltre alle indicazioni sui prodotti preferibili, il manuale, in taluni casi, riporta anche suggerimenti relativi alle caratteristiche dei fornitori dei prodotti e forniture considerati. Lo studio dell ANPA mette subito in chiaro che dall analisi delle leggi e delle procedure che regolano gli acquisti della Pubblica Amministrazione, gli aspetti ambientali possono essere integrati nei processi di acquisto, tuttavia la loro introduzione non deve alterare in alcun modo i principi fondamentali degli appalti pubblici della trasparenza e delle pari opportunità tra le imprese. Nella determinazione dei criteri di preferibilità ambientale dei prodotti sono stati considerati più parametri, ed in particolare: - la legislazione - i regolamenti ambientali (ecolabel e gestione ambientale: emas ed iso 14001) - stato dell arte su tecnologie e processi Particolare attenzione è stata dedicata alle politiche ambientali che tengono conto di: - cambiamenti climatici (con particolare attenzione al protocollo di Kyoto) - tutela delle acque - riduzione dei rifiuti - tossicità Nel dettaglio, i problemi ambientali di cui si tiene conto nella definizione della preferibilità dei prodotti sono i seguenti: - il consumo di materie prime

5 - il consumo di risorse idriche - il consumo di risorse energetiche - l inquinamento atmosferico - l inquinamento idrico - l inquinamento del suolo - l inquinamento acustico - l inquinamento olfattivo - l inquinamento elettromagnetico - la produzione di rifiuti Già da ora, secondo lo studio ANPA, è possibile da parte delle Amministrazioni pubbliche: - richiedere la certificazione del sistema di gestione ambientale secondo la norma ISO con particolare riferimento, ad esempio, a forniture di beni e/o servizi critici da un punto di vista ambientale o prevedere la certificazione ISO come una delle specifiche tecniche del bando di gara. Essendo ormai uno standard riconosciuto a livello mondiale, la richiesta della certificazione ISO da parte della P.A. non costituisce violazione del principio delle pari opportunità tra imprese. A conforto di questa tesi, lo studio ANPA, ricorda come ormai sia diffusa da parte della P.A. la richiesta, in numerosi bandi di gara, come pre-requisito per l ammissibilità del fornitore, della certificazione del sistema di qualità ISO Introdurre requisiti ambientali del prodotto nei capitolati dei bandi di gara; in particolare è già possibile richiedere che: - 1) non siano presenti sostanze pericolose (o in percentuali limitate) nei prodotti acquistati (ad es. metalli pesanti) - 2) siano considerati criteri ambientali per gli imballaggi dei prodotti acquistabili dalle P.A. - 3) siano considerati criteri di efficienza energetica e chimica dei prodotti (lo studio dell ANPA ipotizza che possa richiedersi ai fornitori ammessi alle sollecitazioni di vendita l adozione di programmi per la riduzione dei consumi energetici e/o idrici) - 4) siano considerati criteri ambientali per i mezzi di trasporto acquistati e utilizzati dalle P.A. (ad esempio è possibile richiedere limiti sui consumi di carburante per km e prestazioni coerenti con le normative europee sulle emissioni in aria) - 5) nei casi in cui esista per la categoria di appartenenza, il prodotto abbia l etichetta ecologica promossa dall UE, (Ecolabel europeo) che, essendo uno standard internazionale riconosciuto da tutte le associazioni di imprese degli Stati membri, non costituisce elemento discriminante nelle logiche di competizione - 6) sia escluso da una gara pubblica, quel fornitore che non utilizzi processi produttivi e/o tecnologie di prodotto conformi con le prescrizioni della normativa ambientale del suo paese di origine. I prodotti che, in una prima bozza dello studio, sono stati analizzati sono i seguenti:

6 sedie, tavoli, computer, stampanti, fotocopiatrici, carta per fotocopiatrici e stampanti, gasolio, gpl, lubrificanti, pneumatici, autovetture, autocarri, cassonetti e campane per la raccolta differenziata, calzature. Auspichiamo che venga al più presto allargata la lista dei prodotti presi in considerazione, anche perché mancano all appello categorie di prodotti che già possono essere etichettati con l ecolabel europeo e quindi offrire una possibilità di scelta compatibile facilmente identificabile. Tra questi possiamo pensare, ad es., alle lampadine, alle vernici, alla carta tessuto, ai prodotti tessili, agli ammendanti. Tutti prodotti etichettabili con l ecolabel europeo ed allo stesso tempo possibili oggetto di acquisti da parte di organi della P.A.. Tutte le informazioni sul Green Public Procurement sono reperibili sul sito dell ANPA rete sinanet nel link dell Unità per la qualità ecologica dei prodotti L ESEMPIO DELLA CARTA PER FOTOCOPIE E STAMPANTI Riportiamo di seguito, in sintesi ed a titolo di esempio, la scheda dedicata dal manuale ANPA - GPP ai prodotti cartacei, con particolare riferimento alla carta per fotocopie e stampanti. Le problematiche ambientali connesse alla produzione, al consumo ed alla gestione a fine vita della carta possono essere così riassunte: 1) consumo di materie prime: la produzione di carta da fibre vergini (polpa di legno) ha un forte impatto ambientale, l abbattimento di alberi è causa di erosione del terreno in Canada, nei Paesi nordici e nell ex URSS. Il 16% della polpa di legno commercializzata a livello mondiale proviene da antiche foreste vergini che per sopperire a questo fabbisogno vengono inesorabilmente distrutte. Ingenti anche i consumi di acqua ed energia: per produrre una tonnellata di carta occorrono, oltre 15 alberi, litri di acqua e 7600 Kwh di energia elettrica. 2) Produzione: nella lavorazione della carta vengono emesse quantità significative di ossidi di zolfo, ossidi di azoto e anidride carbonica. Forte l impatto ambientale dello sbiancamento della pasta di cellulosa con cloro che incide pesantemente sul fabbisogno chimico di ossigeno (COD) e sui composti alogenati assorbibili (AOX). Come risposta ambientalmente preferibile, la guida ANPA, indica la carta riciclata, costituita al 100% da fibre di recupero. La materia prima, in questo caso, non è il legno, ma la carta da macero. Ma anche la carta da macero deve rispondere ad alcuni requisiti: il processo di sbiancamento deve essere realizzato con composti chimici a base di ossigeno (al posto del cloro). Nello sbiancamento di carta riciclata vengono impiegati dai 7 ai 15 Kg di composti chimici (a base di ossigeno) contro i 250 Kg. per la carta non riciclata. Per indicare la carta riciclata al 100% o proveniente da processi che non utilizzano cloro, oltre al marchio europeo, esistono ben 13 marchi ecologici nazionali (Austria, Canada, Corea, Germania, Giappone, India, Nuova Zelanda,

7 Olanda, Paesi nordici, Repubblica Ceca, USA, Svezia e Taiwan manca solo il marchio italiano che non esiste...) I suggerimenti forniti dalla guida per la scelta della carta per fotocopie e stampanti con il minor impatto ambientale sono che: 1) abbia ottenuto l ecolabel dell Unione Europea o che soddisfi i criteri ambientali per ottenerlo ; 2)sia riciclata al 100% (tolleranza al 5%); una certa percentuale (possibilmente più del 50%) del macero impiegato dovrebbe essere di bassa o media qualità; 3) Il contenuto di formaldeide nel prodotto finale non sia superiore a 1,0 mg/dm2; il contenuto di PCB non sia superiore a 4 mg per Kg di prodotto finito 4) Sia imballata con materiale riciclato con materiali e inchiostri che non contengano metalli pesanti; non contenga sostanze cloranti alla benzidina, piombo, mercurio, cadmio, cromo. 5) Non contenga pasta sbiancata al cloro con EDTA o APEO I CRITERI PER SCEGLIERE La guida pratica realizzata dall ICLEI per gli acquisti verdi mette al primo punto la scelta dei criteri per individuare i prodotti ecocompatibili che possono vantare un minimo impatto ambientale. Effettivamente sul mercato esistono numerosi prodotti che vantano aggettivi tesi ad accreditare presso il pubblico le proprie qualità ambientali, spesso non avvalorate da dati o analisi reali e validate da enti certificatori. La Pubblica Amministrazione nella individuazione dei prodotti ecocompatibili non può lasciarsi fuorviare da diciture più di immagine che di contenuto. Alcuni strumenti vengono in aiuto per individuare i prodotti ambientalmente preferibili, la guida del BIG NET ne individua tre. Il primo metodo è il Life Cycle Assessment (LCA), la valutazione del ciclo di vita, sicuramente il più completo che studia e valuta l impatto ambientale di un prodotto, dal suo disegno alla vendita, tenendo conto dell estrazione di materie prime, della lavorazione, dell imballaggio, del trasporto, dell immagazzinamento e dell uso finale. Un prodotto ambientalmente preferibile è quello che ha il minimo impatto ambientale lungo tutta la sua vita rispetto agli altri prodotti che hanno lo stesso fine e funzione. Si tratta un metodo articolato ma proprio perciò ha il suo limite nella scarsità di prodotti e categorie per i quali sono stati elaborati LCA. In Italia, basandosi sulla LCA, l ANPA, seguendo un esperienza avviata in Svezia, ha elaborato le linee guida per la Dichiarazione Ambientale di Prodotto. La DAP è un documento il cui scopo è quello di comunicare ai potenziali acquirenti (in particolare grandi acquirenti o acquirenti di prodotti di elevato costo) informazioni oggettive, confrontabili e credibili relative alla prestazione ambientale di prodotti. Le informazioni contenute nella DAP hanno carattere esclusivamente informativo, la dichiarazione non contiene giudizi di valutazione, preferibilità o livelli minimi da rispettare. La DAP utilizza l LCA come metodologia per l identificazione e la quantificazione degli impatti ambientali. La DAP viene verificata e convalidata da un organismo accreditato indipendente che garantisce la credibilità e veridicità delle informazioni contenute nello studio LCA e nella DAP. Un secondo metodo, sicuramente più rapido per l acquirente, per identificare un prodotto verde è l ecolabel. La scelta di un prodotto marchiato con un ecolabel europeo

8 o nazionale è un buon inizio per considerare l articolo acquistato ambientalmente sostenibile. Anche in questo caso l efficacia del metodo è limitata dal basso numero di prodotti dotati di ecolabel e dalla presenza sul mercato di molte sedicenti etichette verdi che nulla hanno a che fare con gli ecolabel ufficiali. Allo stesso tempo è possibile che esistano prodotti ambientalmente compatibili ma che non sono dotati di ecolabel: trattandosi di uno strumento volontario, è rimessa alle aziende la decisione se avviare o meno la procedura per l assegnazione del marchio. La comunicazione interpretativa del 4/7/2001, prevede, tra l altro, la possibilità di fare riferimento a marchi ecologici:..gli enti aggiudicatori possono ispirarsi ai criteri per l assegnazione dei marchi ecologici nel definire le specifiche tecniche in materia ambientale e possono specificare che i prodotti a cui è stato assegnato il marchio ecologico sono considerati conformi alle prescrizioni tecniche del capitolato d oneri. E opportuno che gli enti aggiudicatori non limitino i mezzi di prova ai soli marchi di qualità ecologica e accettino anche altri mezzi di prova, come risultati di test, ecc. Anche per questo la guida dell ICLEI suggerisce, quando viene richiesto il possesso di un marchio ecologico come requisito di preferenza, di aggiungere le parole o requisiti equivalenti, allegando i criteri richiesti per l assegnazione dell ecolabel per la categoria di prodotti oggetto della gara di appalto. UN CRITERIO GIA UTILIZZABILE: L ECOLABEL Come abbiamo visto l ecolabel qualifica un prodotto come ambientalmente preferibile rispetto agli altri concorrenti della sua categoria. Il marchio ecologico europeo, introdotto nel 1992 con il Regolamento 880, recentemente modificato con il Reg. 1980/2000, ha lo scopo di segnalare ai consumatori i prodotti potenzialmente in grado di ridurre alcuni impatti ambientali negativi rispetto ad altri prodotti dello stesso gruppo... L ecolabel è uno strumento volontario al quale possono aderire liberamente i produttori di beni, i prestatori di servizi ed i venditori all ingrosso ed al dettaglio. L assegnazione del marchio è effettuata tramite una valutazione da parte di un organismo competente in Italia il Comitato Ecolabel- ecoaudit basata su criteri ecologici definiti attraverso l analisi del ciclo di vita del prodotto stesso. Per ogni tipologia di prodotto vengono individuati tutti gli impatti ambientali generati nelle varie fasi: dall estrazione delle materie prime alla produzione al consumo/erogazione allo smaltimento. Le categorie di prodotti già etichettabili sono: lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie, personal computer, lampadine elettriche, carta per fotocopie, igienica, da cucina, fazzoletti, vernici, ammendanti organici, detersivi per lavatrici e lavastoviglie, calzature, prodotti tessili, materassi. Sono in via di definizione i criteri di etichettatura per: aspirapolveri, detersivi per la casa e per piatti, televisori, coperture per pavimenti. In Europa, al maggio 2001, erano circa 300 i prodotti che potevano fregiarsi dell ecolabel europeo. Fare Verde associazione ambientalista ONLUS via Iside, Roma - tel/fax fare.verde@libero.it -

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