COMUNE DI ANZOLA Domenica, 26 luglio 2015

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1 COMUNE DI ANZOLA Domenica, 26 luglio 2015

2 COMUNE DI ANZOLA Domenica, 26 luglio 2015 Cronaca 26/07/2015 La Repubblica (ed. Bologna) Pagina 7 AGNESE ANANASSO Nel locale un giro di prostituzione sotto sequestro il "Blade Runner" 1 25/07/2015 larepubblica.it (Bologna) Sfruttamento della prostituzione, sigilli al "Blade Runner club" 2 Economia e lavoro 26/07/2015 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 16 Mondi Silicart: 'Rossella' si sfila Scatta il presidio dei dipendenti 3 26/07/2015 Pagina 3 Dino Pesole Meno spesa per meno tasse: la sfida mai vinta 4 26/07/2015 Pagina 3 Marco Rogari Sconti fiscali, ipotesi taglio da 1 1,3 miliardi 7 26/07/2015 Pagina 3 DinoPesole Tax expenditures, una materia da maneggiare con cura 9 26/07/2015 Pagina 15 Equitalia, rate bis per 1,5 miliardi 11

3 Pagina 7 La Repubblica (ed. Bologna) Cronaca Nel locale un giro di prostituzione sotto sequestro il "Blade Runner" Il night club di via Zanardi figura come associazione culturale. NON solo bevute e musica in compagni del gentile sesso, ma anche rapporti sessuali. Il night Blade Runner di via Zanardi, meglio noto come ex "Bunga Bunga", è stato posto sotto sequestro preventivo per sfruttamento della prostituzione, con un provvedimento eseguito dalla polizia nella notte tra giovedì e venerdì, firmato dal gip Domenico Panza. Le indagini sul locale, allestito in un capannone alla periferia della città, sono partite grazie a un altro sequestro per sfruttamento della prostituzione, quello del Blue Eyes di Anzola Emilia, avvenuto in febbraio. Gli investigatori della Mobile, coordinati dal pm Domenico Ambrosino, sono arrivati al Blade Runner grazie alle intercettazioni delle telefonate di una ragazza che lavorava in entrambi i locali. Il proprietario del night, che figura come associazione culturale affiliata Fenalc, è un albanese di 31 anni, nome in codice "Massimo", gravato da diversi precedenti, che gestiva il giro tramite 4 prestanome bolognesi, tra i 43 e i 67 anni, che svolgevano funzioni da presidente, segretario, "guardiano" all' ingresso e autista delle ragazze. Sono stati tutti denunciati per sfruttamento della prostituzione, uno anche per detenzione di cocaina a fini di spaccio, perché durante la perquisizione del suo appartamento sono stati ritrovati 10 grammi di cocaina, che per gli investigatori veniva rivenduta agli avventori del night. Qui lavoravano a turno una quindicina di ragazze mediamente 5 6 a sera tutte straniere, che, dopo aver trascorsoqualche ora col cliente, proponevano di continuare la serata nei privée. Il prezzo variava a seconda delle prestazione, dallo "spettacolino" a 50 euro al rapporto sessuale completo a 150 euro, da pagare direttamente in cassa. La metà andava alle ragazze, il resto ai gestori, che si occupavano anche di organizzare festini privati in casa a base di sesso e droga. L' albanese non figurava mai perché i "cassieri" versavano sul suo conto poco meno di mille euro al giorno, giusto per non destare troppi sospetti. RIPRODUZIONE RISERVATA AGNESE ANANASSO 1

4 25 luglio 2015 larepubblica.it (Bologna) Cronaca Sfruttamento della prostituzione, sigilli al "Blade Runner club" Con un provvedimento di sequestro preventivo firmato dal gip, la polizia di Bologna ha messo i sigilli al "Blade Runner club", un circolo privato che ha sede in un capannone di via Zanardi, alla prima periferia della città. Cinque persone fra proprietà e gestione del locale sono finite indagate per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Secondo la squadra Mobile, coordinata nelle indagini dal pm Domenico Ambrosino, i clienti entravano con una semplice tessera associativa per ballare e bere drink, ma nel privè ricavato dietro una parete in cartongesso potevano ottenere prestazioni "extra" da parte delle ragazze che ci lavoravano. Il proprietario del "Blade Runner" secondo gli investigatori è un 31enne albanese, che però lo avrebbe fatto gestire da un gruppo di quattro italiani tutti bolognesi fra i 43 e i 67 anni che facevano da prestanome e ricoprivano vari ruoli: dal presidente del circolo al cassiere, dalla "sentinella" che controllava gli accessi al "tassista" che accompagnava le ragazze. I gestori, secondo le ipotesi della polizia, avrebbero organizzato anche "festini" a domicilio di alcuni clienti. Nel locale avrebbero ruotato una quindicina di giovani ma al momento del blitz, giovedì notte, c' erano sei ragazze, tutte straniere, alle prese con alcuni clienti, uno dei quali trovato in possesso di un po' di cocaina. Altre 10 dosi della stessa sostanza sono state trovate a casa di uno dei gestori, un bolognese di 66 anni. Il servizio "extra" sarebbe costato da 50 a 150 euro: metà restava alle ragazze, il resto sarebbe finito nelle mani dei gestori che quotidianamente versavano il contante (in media poco meno di mille euro al giorno) sul conto dell' albanese. L' indagine è partita da intercettazioni telefoniche relative a un' altra inchiesta simile, che nel marzo scorso aveva portato al sequestro di un night club ad Anzola Emilia. 2

5 Pagina 16 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Economia e lavoro ANZOLA. Mondi Silicart: 'Rossella' si sfila Scatta il presidio dei dipendenti ANZOLA DALLA MEZZANOTTE dell' altro ieri i dipendenti della Mondi Silicart di Anzola hanno organizzato un presidio permanente all' interno dello stabilimento anzolese e non escludono in alcun modo azioni più decise ed eclatanti a difesa del loro posto di lavoro. Dopo l' ultimo tavolo di salvaguardia svoltosi in seno alla Città metropolitana, infatti, è definitivamente sfumata l' ipotesi di acquisto dello stabilimento da parte della società lombarda Rossella Srl. Pare che la richiesta economica formalizzata dalla Mondi Silicart si sia rivelata al di fuori di ogni logica di mercato, al punto da far pensare, ai più, all' intenzione di non voler vendere lo stabilimento ma di chiuderlo. La situazione era però degenerata quando in un primo momento la Mondi aveva fatto presente che lo studio finalizzato alla quantificazione del valore dell' azienda per la vendita, sarebbe gravato, in termini economici, dagli stipendi dei dipendenti. Valutazione che è stata poi ridimensionata. «Stanno chiudendo anche la dignità dei lavoratori», è stato il primo commento secco del sindaco di Anzola, Giampiero Veronesi, che in questi mesi è più volte intervenuto a difesa dei lavoratori. «COME cittadino continua e sindaco sosterrò i lavoratori in qualunque azione vorranno intraprendere. Ringrazio gli onorevoli Marilena Fabbri e Andrea De Maria, per il costante sostegno che ci hanno manifestato, recandosi anche nello stabilimento, nel tentativo di risolvere questa annosa vicenda: sono assolutamente certo che si attiveranno anche gli organi provinciali e regionali del mio partito per trovare una soluzione». I lavoratori della Mondi Silicart in questi giorni proseguono con il loro presidio davanti allo stabilimento e domattina, manifesteranno a Bologna nel piazzale della Regione tutto il loro malcontento. Pier Luigi Trombetta. 3

6 Pagina 3 Dal 2001 a oggi. Tutti i Governi che si sono succeduti lo hanno promesso senza però riuscirci. Meno spesa per meno tasse: la sfida mai vinta Tagliare le spese per ridurre le tasse. Non vi è stato governo negli ultimi 15 anni che non si sia impegnato all' inizio del mandato a finanziare piani di riduzione della pressione fiscale attraverso una contestuale cura dimagrante delle spese delle amministrazioni pubbliche. Promesse rimaste per gran parte inattuate, a dispetto dei tentativi di spending review che si sono susseguiti negli ultimi anni. Ad affermarsi dal 2008 in poi è stato invece il ricorso ai tagli lineari. Ora il governo Renzi ci riprova con una impegnativo programma di revisione selettiva della spesa che nel 2016 dovrà garantire risparmi per almeno 10 miliardi. Risorse peraltro già "prenotate" per disinnescare le clausole di salvaguardia che altrimenti scatteranno dal prossimo anno sotto forma di aumenti dell' Iva e delle accise. Il miraggio delle due aliquote Irpef. «Signor Presidente, signori senatori, è nostra intenzione ridurre la pressione fiscale, esentando i redditi marginali e fermando gradualmente l' aliquota dell' imposta personale al di sopra di una certa soglia, a un terzo del reddito». È il 18 giugno del 2011, e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi annuncia questo impegnativo programma al Senato nel chiedere la fiducia al suo neonato governo. È la traduzione programmatica del famoso contratto con gli italiani, firmato in diretta tv l' 8 maggio di quello stesso anno: esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui, aliquota del 23% fino a 200 milioni e del 33% oltre tale soglia, abolizione della tassa di successione e sulle donazioni. Cinque anni dopo, lo slogan "meno tasse per tutti" risultò onorato solo in parte: attraverso due «moduli» di riforma fiscale, varati nel 2003 e 2005, l' abolizione della tassa sulle successioni e donazioni (decisa con la legge dei «cento giorni», accanto alla riedizione della legge Tremonti), la riduzione dell' Irpeg al 33% (ora Ires). Sconti per 5,5 miliardi grazie al primo modulo Irpef e contestuale introduzione della «no tax area» (7.500 per i dipendenti, 7mila per i pensionati e per gli autonomi), mentre il secondo modulo mise in campo circa 6,5 miliardi di riduzioni fiscali a regime. Misure che non riuscirono a ridurre in modo significativo la pressione fiscale, che Berlusconi avrebbe voluto abbattere di un punto l' anno, e che nel 2005 restava inchiodata attorno al 41,2% rispetto al 42,2% del Quanto alla spesa, la cui riduzione avrebbe garantito il taglio strutturale delle tasse, il totale delle uscite correnti primarie (al netto degli interessi) registrava nel un incremento del 2,1%, attestandosi al 38,9% del Pil (39,9% nel 2006). Prodi punta sul cuneo fiscale. Subentra il governo Prodi, con queste dichiarazioni programmatiche (era il 18 maggio del 2006): «Sarà giocoforza intervenire sulle tendenze dei grandi capitoli della spesa Continua > 4

7 Pagina 3 < Segue pubblica centrale e periferica, stabilire un serio equilibrio tra potere di spesa e responsabilità della copertura, modificare la composizione della spesa e dell' entrata per rafforzare la capacità dei bilanci pubblici di promuovere la crescita». Quanto al fisco, l' impegno è a «ridurre sensibilmente, in una misura quantificabile in cinque punti nel primo anno di legislatura, l' eccessivo carico contributivo sul lavoro dipendente. Una riduzione che, andando a beneficio sia delle imprese che dei lavoratori, sarà capace di agganciarci con maggiore slancio alla ripresa europea, di avviare un nuovo ciclo di investimenti, e di stimolare una ripresa dei consumi». Il 17 dicembre del 2007 Prodi conferma in Tv che l' obiettivo prioritario del governo è la riduzione delle tasse grazie alla lotta all' evasione. Si lavora a un «grande e sostanziale calo delle imposte per i lavoratori con reddito medio basso e per le famiglie con figli». Nei due anni di un governo appeso a una manciata di voti al Senato, si segnala la riduzione dal 2008 di 5,5 punti di Ires (dal 33 al 27,5%) e dell' Irap dal 4,25 al 3,9%. Il ministro dell' Economia, Tommaso Padoa Schioppa prova a mettere in campo una prima spending review, sulla base della diagnosi messa a punto dalla Commissione Muraro. La fine del governo Prodi blocca ogni tentativo organico di revisione della spesa. Via l' Ici sulla prima casa. Torna Berlusconi, che promette una pressione fiscale al di sotto del 40% del Pil e la totale abolizione dell' Ici sulla prima casa (già parzialmente abolita da Prodi) che poi verrà reintrodotta dal governo Monti nelle vesti della nuova Imu. Il totale delle spese correnti al netto degli interessi si colloca in quello stesso anno al 42,6% del Pil, con la pressione fiscale inchiodata al 42,5 per cento. Arriva la grande crisi, e il ministro dell' Economia, Giulio Tremonti al bisturi dei tagli selettivi sostituisce la forbice dei tagli lineari. Il totale delle spese primarie passa dai 454 miliardi del 2008 ai 448 miliardi del 2011, con la pressione fiscale che si colloca nel 2009 al 43,2% del Pil, per attestarsi al 43% nel 2011, l' anno delle tre manovre correttive varate per spegnere l' incendio (a luglio e agosto ad opera del governo Berlusconi, a dicembre del governo Monti), per un totale a regime di ben 81,3 miliardi, concentrati per due terzi in aumenti delle entrate. Monti e la batosta dell' Imu. La vecchia Ici abolita da Berlusconi, con inevitabile e affannosa rincorsa per coprire il buco di bilancio dei Comuni, rinasce sotto forma della nuova Imu, con questo ragguardevole bottino: nel 2011 il gettito totale delle tasse sulla casa supera i 32 miliardi di euro, per raggiungere quota 42 miliardi nel Con annesso incrocio tra Imu e Tasi e l' ultimo pasticcio della cosiddetta mini Imu. A fine aprile del 2012 arriva Enrico Bondi, nuovo commissario alla spending review e i 6 luglio il governo presenta il suo primo piano per risparmiare 4,5 miliardi in quello stesso anno, 1,5 miliardi a carico delle amministrazioni centrali. Il risultato della stretta è che la spesa pubblica resta sostanzialmente stabile tra il 2010 e il 2013 (+0,8% in termini nominali), grazie soprattutto al contenimento della spesa per il personale ( 4,6%), al crollo degli investimenti fissi lordi ( 18,7%) e al taglio dei consumi intermedi ( 3,7%). A fine 2012, poco prima del passaggio del testimone a Enrico Letta, la pressione fiscale vola al massimo storico del 44%, con l' ultimo trimestre dell' anno che registra il picco del 52 per cento. La spending review di Cottarelli. Il 29 aprile 2013, Enrico Letta espone le sue dichiarazioni programmatiche in Parlamento: «La riduzione fiscale senza indebitamento sarà un obiettivo continuo e a tutto campo. Anzitutto, quindi, ridurre le tasse sul lavoro, in particolare su quello stabile e quello per i giovani neo assunti». Arriva dal Fmi Carlo Cottarelli che comincia a scandagliare i meandri delle spesa pubblica. Un anno dopo lascia in anticipo, con un nutrito pacchetto di proposte che dovrebbero consentire di risparmiare 32 miliardi nel triennio. Nel 2015 il primo step, con risultati però non all' altezza delle aspettative e una cura dimagrante che somiglia molto ai vituperati tagli lineari e pesa soprattutto sugli enti decentrati di spesa per oltre 5,2 miliardi (con annesso il rischio di incremento della tassazione su base locale). La "rivoluzione fiscale" di Renzi. E ora la palla passa a Renzi e al commissario alla spending Goran Gutgeld, che dopo la manovra sugli 80 euro, l' abolizione della componente costo del lavoro dal calcolo della base imponibile Irap e la decontribuzione per i neo assunti, annuncia un ambizioso piano triennale Continua > 5

8 Pagina 3 < Segue da 45 miliardi in tre anni, che vedrà nel 2016 come primo step l' abolizione della Tasi sulla prima casa, della tassa sugli "imbullonati" e dell' Imu nel settore agricolo. Piano da finanziare soprattutto con i tagli strutturali alla spesa, come prevedeva del resto la stessa "mission" della spending di Cottarelli. RIPRODUZIONE RISERVATA. Dino Pesole 6

9 Pagina 3 Sconti fiscali, ipotesi taglio da 1 1,3 miliardi Nel mirino anche trasporti e agricoltura Sotto la lente le agevolazioni settoriali che valgono 32,1 miliardi. roma È un punto fermo della spending review 2.0. Dopo i rinvii degli ultimi anni il riordino della tax expenditures prenderà sicuramente il via con la prossima legge di Stabilità. L' esatta portata dell' intervento per il 2016 sarà definita soltanto nel mese di settembre. Anche perché in questo caso, come ha sottolineato al Sole 24 Ore il commissario per la spending review Yoram Gutgeld, si tratta di effettuare scelte politiche. Da Palazzo Chigi e dal ministero dell' Economia non escono cifre ufficiali. Ma negli ultimi giorni a livello tecnico ha cominciato a farsi strada l' ipotesi di un intervento per il 2016 da 1 1,3 miliardi, al di sotto dei circa 1,5 miliardi stimati, sempre in via ufficiosa, al momento del varo dell' ultimo Def. Anzitutto perché il Governo sarebbe orientato a puntare su un riordino delle agevolazioni fiscali in più tappe, anche per evitare confusioni ed errori. C' è poi da considerare che un taglio "invasivo" delle tax expenditures mal si sposerebbe con lo shock fiscale annunciato dal premier. E questa esigenza riguarderebbe, ad esempio, il settore dell' edilizia e in particolare della casa. Ieri Matteo Renzi nella "enews" ha ribadito che nel 2016, il «terzo anno di governo», saranno «eliminate tutte le tasse sulla prima casa», nel 2017 toccherà all' Ires e nel 2018 agli scaglioni Irpef e alle pensioni minime. Il premier ha sottolineato che sui tagli delle tasse «la strategia è chiara: intanto combattiamo l' evasione. Se paghiamo tutti, paghiamo meno». Un intervento fiscale a vasto raggio, accompagnato da una costante spending review che prevede anche il riassetto delle tax expenditures su cui il Governo conta d' invertire la tendenza rispetto al passato, anche recente. Basti pensare che, come ha ricordato nei giorni scorsi il direttore del dipartimento Finanze del Mef, Fabrizia Lapecorella, tra il 2011 e il 2015 sono stati introdotti 35 nuovi sconti fiscali e ne sono stati abrogati 9. La razionalizzazione che è allo studio punterà anzitutto a eliminare le sovrapposizioni tra le attuali agevolazioni fiscali con programmi di spesa destinati alla stessa finalità. Quanto alle aree, in attesa delle scelte politiche sugli sconti più strettamente collegati all' Irpef o al sistema di welfare, la lente si starebbe concentrando su alcuni settori specifici. A cominciare da quelli dei trasporti e dell' agricoltura, che secondo la ricognizione effettuata dall' Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), varrebbero rispettivamente 3,5 e 1,7 miliardi. Una ricognizione, quella illustrata nei giorni scorsi al Senato dal presidente dell' Upb, Giuseppe Pisauro, Continua > 7

10 Pagina 3 < Segue che parte anzitutto dalla nota integrativa dello stato di previsione dell' entrata del bilancio dello Stato, elaborato con cadenza annuale dal dipartimento delle Finanze del Mef, in cui sono incluse 282 voci riconducibili a sconti fiscali per 161,3 miliardi nel Ma il report dell' Upb tiene conto anche della fotografia scattata nel 2011 dal gruppo di lavoro guidato da Vieri Ceriani (720 voci per una perdita di gettito di circa 254 miliardi). Nel caso del parametro dei 161,3 miliardi, l' Upb sottolinea che una fetta pari all' 80% dell' ammontare finanziario complessivo è riconducibile a un grande blocco di agevolazioni fiscale che comprende misure generali senza alcuna specifica destinazione settoriale. Il restante 20% degli sconti fiscali ha invece una funzione di sostegno di specifici settori (valgono 32,1 miliardi). E su questo versante gli sconti che comportano maggiori perdite di gettito sono concentrati in particolare in cinque settori: edilizia e mercati immobiliari (12,9 miliardi di mancato gettito), mercati finanziari e assicurativi (7 miliardi), trasporti (3,5 miliardi per il complesso di quelli aerei, autotrasporto, marittimi e ferroviari), sanità (3,1 miliardi) e agricoltura (1,7 miliardi). L' Ufficio parlamentare di bilancio fa anche notare che per interventi immediati la barra potrebbe essere indirizzata su voci settoriali «di impatto contenuto» che emergono soprattutto dalle aree delle accise sui prodotti energetici e dell' Irap partendo da cosiddetti «sussidi impliciti». Sul dossier delle tax expenditures già da mesi Gutgeld e Roberto Perotti hanno avviato una riflessione approfondita. E non è escluso che subito dopo la pausa di Ferragosto, quando il mosaico della spending review avrà una fisionomia più definita, il dossier tax "expenditures" possa essere definitivamente chiuso. A quel punto toccherà a Renzi effettuare, insieme al ministro Pier Carlo Padoan, le scelte finali. RIPRODUZIONE RISERVATA. Marco Rogari 8

11 Pagina 3 L' ANALISI. Tax expenditures, una materia da maneggiare con cura Al pari dei tagli selettivi alla spesa, anche il capitolo delle agevolazioni fiscali rientra a pieno nel mare magnum della cosiddetta spending review, con risvolti politici che superano di gran lunga l' aspetto pur fondamentale della ricognizione in sede tecnica. La dettagliata analisi condotta nel 2011 da Vieri Ceriani ha consentito di censire ben 720 tra sconti, agevolazioni, deduzioni e detrazioni, concesse nel corso degli anni a beneficio di questa o quella categoria, con intenti spesso clientelari che erodono gettito per 161,3 miliardi. Ora, alla vigilia della prima operazione di "potatura" cui sta lavorando il Governo, apprendiamo che negli ultimi cinque anni, a fronte di 9 agevolazioni soppresse, ne sono state introdotte altre 35. Un fiume in piena difficile da governare, per un fisco che prova a fatica a individuare la strada di un nuovo e più civile rapporto con il contribuente. Secondo l' Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), l' 80% delle agevolazioni fiscali è «generale» (senza destinazione settoriale) mentre all' interno del 20% rivolto a uno specifico settore le perdite di gettito più rilevanti riguardano edilizia e mercati immobiliari (12,9 miliardi). Gli sconti di maggiore dimensione finanziaria sono le detrazioni per fonte di reddito (37,8 miliardi) e per carichi familiari (11,2 miliardi). Per interventi più immediati di contenimento ci si potrebbe concentrare «su voci settoriali di impatto finanziario contenuto» rintracciabili soprattutto nei campi delle accise sui prodotti energetici e dell' Irap, partendo dai cosiddetti "sussidi impliciti". Materia da maneggiare con cura, e non a caso finora, a dispetto delle intenzioni e degli intenti programmatici, non se ne è fatto nulla. Stando ai piani della prossima spending review si conta di recuperare non più di 1 1,3 miliardi, ma anche in questo caso non sarà una passeggiata, poiché da sempre le resistenze maggiori al taglio delle agevolazioni vengono dal Parlamento, sotto la pressione delle categorie potenzialmente coinvolte dai tagli. Ecco perché s' impone prima di tutto un chiarimento in sede politica per non rischiare la montagna partorisca il classico topolino, nella consapevolezza che in molti casi (le detrazioni per carichi di famiglia, in primis) si tratta di "sconti" che servono ad attenuare il peso della progressività del prelievo soprattutto per quei contribuenti che le tasse le pagano regolarmente. RIPRODUZIONE RISERVATA. Continua > 9

12 Pagina 3 < Segue DinoPesole 10

13 Pagina 15 Equitalia, rate bis per 1,5 miliardi Giovanni Parente ROMA pconto alla rovescia per recuperare il treno dei pagamenti a rate con Equitalia. Scade venerdì prossimo la possibilità di rientrare in gioco per chi è decaduto entro la fine dello scorso anno. Una chance già sfruttata da 73mila contribuenti (il 96% delle richieste è già stato accolto) che ha portato a rimettere in carreggiata rateazioni per circa 1,5 miliardi. Considerato che la relazione tecnica allo schema di Dlgs sulla riscossione (ora all'esame del Parlamento per i pareri) stima in 9 miliardi l'importo delle rateazioni decadute nel 2014, il «ritorno» ai pagamenti dilazionati vale già quasi il 17% di quell'importo. E l'aspettativa è che la cifra potrebbe aumentare nell'ultima settimana, anche alla luce del fatto che molti contribuenti potrebbero decidere di presentare la domanda proprio a ridosso della scadenza del 31 luglio. La possibilità di essere riammessi ai pagamenti a rate con Equitalia è in vigore da inizio del mese di marzo ed è stata prevista dalla conversione dell'ultimo decreto Milleproroghe (Dl 192/2014). In pratica, chi non ha rispettato le scadenze dei pagamenti e ha saltato otto rate anche non consecutive (allo stato attuale è questo il margine di tolleranza consentito) entro la fine del 2014, può presentare un'istanza di riammissione al concessionario della riscossione. Le condizioni di rientro, però, sono più vincolanti rispetto a una prima rateazione. Il nuovo piano di dilazione si potrà estendere fino a un massimo di 72 rate mensili e non sarà ulteriormente prorogabile, anche in caso di grave e comprovata difficoltà economica. Inoltre, l'importo minimo di ogni rata mensile dovrà almeno essere pari a 100 euro e la decadenza dal beneficio scatterà con il mancato pagamento soltanto di due rate anche non consecutive e non di otto rate. I dati sui pagamenti a rate mostrano come sia una modalità sempre più scelta per saldare i conti con Equitalia. L'aggiornamento al 10 luglio scorso mostra, infatti, come siano attivi quasi 2,9 milioni di piani di rateizzazioni per un controvalore che arriva a superare i 31 miliardi di euro. Non a caso, sempre la relazione al Dlgs sulla riscossione, evidenzia come gli incassi da dilazione arrivino ormai a toccare la metà del totale degli incassi da ruolo. E si preannunciano novità sulle regole che governeranno i versamenti in più tranche. A riguardo, il decreto attuativo della delega agisce su due versanti: da un lato riduce da otto a cinque il numero di rate anche non consecutive che si possono saltare prima di decadere, quindi il parametro diventa più restrittivo; dall'altro consente al contribuente di ottenere una nuova rateizzazione a patto che provveda al pagamento delle rate scadute e il nuovo piano può prevedere un numero di pagamenti non superiore a quelle ancora in scadenza. Ad ogni buon conto si tratta di regole che non dovrebbero riguardare le rateazioni ora in corso, perché la versione attuale del provvedimento stabilisce che si applichino alle dilazioni concesse e ai ruoli consegnati dalla data di entrata in vigore del decreto. Tra i fronti aperti dallo schema di Dlgs c'è anche la questione del ritorno dell'anatocismo sulle cartelle esattoriali. Un passo indietro rispetto all'eliminazione avvenuta con il decreto Sviluppo del 2011 (il Dl 70). Le imprese hanno già espresso la propria contrarietà a riguardo. Sul ripristino della mora sulle sanzioni e sugli altri interessi, durante il seminario di studi alla Camera di lunedì scorso il presidente del comitato tecnico per il Fisco di Confindustria, Andrea Bolla, ha espresso Continua > 11

14 Pagina 15 < Segue forti perplessità: «Non si comprende come tale disposizione possa semplificare e ridurre gli oneri a carico dei contribuenti, come previsto dai principi della legge delega fiscale e, pertanto, sarebbe opportuna la sua eliminazione». E la Cna è arrivata a stimare in 1,2 miliardi il costo per i contribuenti da una sua reintroduzione (si veda del 24 luglio). RIPRODUZIONE RISERVATA 12

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