le discariche controllate

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1 le discariche controllate le discariche controllate (o impianti di smaltimento dello stoccaggio di rifiuti) Le leggi sui rifiuti vengono promulgate non tanto per abbattere i costi dei materiali (riciclo degli stessi) e nello stesso tempo produrre energia, ma oltre alla salvaguardia dell ambiente servono per diminuire la volumetria in quanto il problema più gravoso è quello riguardante la costruzione di nuove discariche; da qui la raccolta differenziata: la base per diminuire la volumetria dei rifiuti. Le leggi attualmente in vigore che regolano questa problematica sono: D.P.R. 915/82 smaltimento e riciclaggio dei rifiuti DLGS 22 del 5/02/ 97 Ronchi DLGS Ronchi 389 dell 8/11/ 97 Ronchi bis L426 del 9/12/ 98 Ronchi ter attuazioni delle direttive CEE riguardo rifiuti, rifiuti pericolosi e imballaggio dei rifiuti 1

2 DM 471 del 25/10/ 99 criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica ed il ripristino ambientale dei siti inquinati LR Lazio 27 del 9/07/98 applicazione decreto Ronchi e conseguente costruzione dei piani regionali e provinciali sullo smaltimento dei rifiuti Dir CEE 31/99 stabilisce che le discariche vengano suddivise in tre categorie (già previsto in Italia dal D.P.R. 915/82): rifiuti pericolosi, non pericolosi e inerti e precisa inoltre che non sono destinati a discariche i rifiuti ospedalieri e quelli che possono bruciare o In seguito al D.P.R. 915/82 le discariche vengono suddivise in tre categorie, successivamente in seguito alla Dir CEE 31/99 queste categorie subiscono modifiche: prima categoria: rifiuti urbani, rifiuti speciali assimilabili a quelli urbani, fanghi derivati dagli impianti di depurazione delle acque reflue ad uso civile seconda categoria: Tipo A: inerti (derivanti da scavi e demolizioni Tipo B: rifiuti tossici o nocivi che non appartengono ai più pericolosi (polveri o fibre di amianto) Tipo C: rifiuti tossici relativamente più pericolosi terza categoria: rifiuti speciali per i quali non risultano adottabili diversi e adeguati sistemi di smaltimento Dopo queste leggi le discariche che presentavano rischio idrogeologico o sono state bonificate o chiuse; i nuovi impianti devono seguire le norme vigenti, inoltre dopo essere state colmate si deve effettuare il ripristino dell area. Le discariche ricevono fondi CEE se attraverso esse si ricava energia mediante il biogas In base alla L109 dell 11/02/ 94 (Merloni) la progettazione di una qualsiasi costruzione pubblica va suddivisa in tre fasi: una fase preliminare (o di indagine conoscitiva), una fase di indagine progettuale ed una fase di progetto definitivo. 2

3 fase preliminare (o di indagine conoscitiva): in questa fase si svolge un indagine conoscitiva della zona in studio riguardo i possibili siti che risultano particolarmente idonei per costruire un impianto di smaltimento mediante lo studio delle: Caratteristiche fisiche vincoli naturali (caratteristiche geologiche, idrogeologiche e ambientali) Caratteristiche igienico sanitarie vincoli antropici Caratteristiche tecnico-economiche il bacino di utenza (tra km) e la costruzioni della viabilità. I vincoli naturali sono cartografati sui piani regionali I vincoli antropici riguardano la presenza di infrastrutture viarie (l impianto deve essere servito da una via di comunicazione secondaria non soggetto a particolare traffico) e di fasce di rispetto esistenti e/o in progetto: ubicazione dai centri abitati pari a discariche di 1C: superiore a 200m discariche di 2C: superiore a 200m discariche di 3C: almeno 2 km vincolo idrogeologico: RD 3267/23 e RD 1126/26 Vincolo idrogeologico e uso dei suoli DGR Lazio 6215/96 - modifiche ed integrazioni al RD 3267/23 e al RD 1126/26 L183/89 legge quadro sulla difesa del suolo (autorità di Bacino) LR Lazio 53/98 - ARDIS in applicazione della L183/89 DGR Lazio 3888/98 - Delega alle province e ai comuni per il V.I. DL 180/98 Legge Sarno (prevenzione rischio idrogeologico) l autorizzazione deve essere concessa dall autorità di Bacino se l opera ricade in terreno gestito da essa: discariche di 1C: 1,5m con k<10-6 cm/s discariche di 2C: 2m con k<10-7 cm/s vincolo sistema idrico: RD 1775/33 sfruttamento delle acque L36/94 Legge Galli (tutela e uso delle risorse idriche) 3

4 DLGS 152/99 Legge quadro sulle acque (tutela, rispetto protezione) DLGS 31/2001 recepisce CEE 83/98 su acque per consumo umano discariche di 1C: 100 m dai fiumi, 200 metri dai pozzi discariche di 2C: classificazione sismica del territorio 64/74 vincolo 1 paesistico L431/85 legge Galasso (vincolo paesistico) LR Lazio 24/98 (vincolo paesistico) salvaguardia del paesaggio 1497/39 leggi e piani regionali Lo studio svolto nelle indagini preliminari è quello relativo alla ricerca di informazioni bibliografiche e cartografiche (anche presso gli uffici tecnici degli enti pubblici) nonché all elaborazione delle stesse; la scala di rappresentazione da adottare è legata all estensione del territorio da rilevare ed è quindi variabile tra la scala 1:50000 e la scala 1: Nel caso non sono presenti i vincoli o le elaborazioni cartografiche si studiano le carte tematiche: si studia la cartografia esistente valutando la zona di rispetto dalle abitazioni, cimiteri, fiumi, pozzi, nonché le aree archeologiche e le riserve naturali si studiano le carte tematiche per individuare possibili aree instabili e/o vincolate; per far ciò si valuta sia la morfologia del terreno (pendenza e vegetazione), l idrologia, la geologia, l idrogeologia (si studia la carta geologica valutando l idrologia {fiumi e sorgenti} e attraverso l infiltrazione efficace presunta e la litologia si ricava sia il bilancio idrogeologico che la direzione della falda) la discarica viene dimensionata in base al bacino di utenza (carte tematiche relative alla: popolazione, aree industriali, aree agricole), alle altre zone di raccolta rifiuti, alla viabilità circostante. Inoltre si valuta l aspetto economico riguardo la costruzione della strada di collegamento alla discarica. i vincoli non sono sempre inderogabili ma, spesso, sono tracciati per delimitare zone che richiedono particolari tipi di autorizzazioni 1 4

5 Indagini di fase progettuale Dopo aver individuato le possibili aree su cui andrà la discarica (fase conoscitiva) le indagini, di questa fase, vengono effettuate su scala di grande dettaglio 1:5000 / 1:10000; si può ipotizzare un area di indagine avente raggio di circa 2 Km sulla zona ove si ipotizza costruire la discarica. Questa fase è la più complessa in quanto si devono valutare i possibili effetti ambientali e igienico sanitari che tale opera può produrre nell ambiente circostante in fase di costruzione, di esercizio e di chiusura e quindi valutazione delle: caratteristiche geologiche caratteristiche geotecniche caratteristiche idrogeologiche Indagini indirette Indagini dirette tecniche geofisiche profilo stratigrafico (rilevamento) proprietà fisico-meccaniche dei terreni permeabilità dei terreni verifica dell impiego di procedimenti tecnologici cartografia tecnica ufficiale aereofotogrammetria lavori tecnici eseguiti da enti pubblici e privati sismiche elettriche gravimetriche Particolare attenzione sarà nell identificazione e delimitazione dei principali orizzonti idrogeologici: suolo strato insaturo strato saturo base impermeabile 2 V.I.A. L349/86 D.P.R.348/99 elaborazione dello studio sull impatto ambientale con: descrizione situazione ambientale descrizione del progetto e delle alternative 2 base impermeabile su cui poggia il primo acquifero. 5

6 identificazione degli effetti stima degli effetti strutturazione della rete di monitoraggio fase di progettazione criteri generali di progettazione (in funzione delle caratteristiche geomorfologiche ed idrogeologiche del sito prescelto vengono realizzati 3 tipi di discariche): in avvallamento in rilevato a ridosso del pendio cedimenti; capacità portante: problemi legati alla stabilità del terreno d appoggio (fondazioni), delle scarpate {F.S. 1.3} e dell accumulo di rifiuti (150 anni al fondo. 50 anni ai lati) la stabilità delle strutture di contenimento (argini, fronti di scavo): infiltrazione: barriere di difesa ambientale finalizzati ad evitare dispersioni dei prodotti della decomposizione problemi inerenti la circolazione dei fluidi (opere di impermeabilizzazione naturali e/o artificiali, sistema di drenaggio del percolato, sistema di raccolta del biogas, sistema di drenaggio delle acque; modalità di esercizio atte a facilitare i processi di mineralizzazione e inertizzazione dei rifiuti (riciclo dei percolati, pretrattamento dei rifiuti) sistemi di monitoraggio dell integrità delle strutture e della qualità dell ambiente circostante; preparazione del fondo: la superficie di posa deve avere una pendenza minima dello 0,5% per facilitare il drenaggio dei fluidi e dovrà trovarsi ad una profondità rispetto alla massima escursione del pelo libero della falda freatica di 1,5m per 1C e 2m per 2C; tale livello di posa corrisponde ad uno spessore di argilla (1,5m con k<10-6 cm/s per 1C e 2m con k<10-7 cm/s per 2C). telo secondo strato di materiale drenante di circa 40 cm (sabbia o ghiaietto) per evitare cedimenti differenziali farà di base di appoggio al telo tubi microfessurati di diametro di 20 cm per il drenaggio delle acque e eventuali perdite sottotelo telo 6

7 secondo strato di materiale drenante di circa 40 cm (sabbia o ghiaietto) per evitare danneggiamenti dei tubi dovuti agli autocarri che trasportano rifiuti tubi microfessurati per il percolato 3 {aventi diametro di 30cm} disposti a lisca di pesce con direzione di flusso verso il punto a maggior profondità del fondo elettrodi di energizzazione e di lettura del potenziale elettrico che fanno parte del sistema di controllo dell integrità della geomembrana sensori per la misura degli assestamenti del telo e i tubi flessibili per il passaggio del profile gauge 4 (da mantenere in funzione sia durante la fase di smaltimento che quella di chiusura dell opera). strato di RSU messi a discarica cm terreno naturale di copertura giornaliera 20cm sistema di drenaggio dei percolati: i percolati si raccolgono in sacche tra i diversi livelli di rifiuti stoccati e poi tendono a fuoriuscire dalle scarpate laterali o a raccogliersi sul fondo della vasca. I fluidi che per percolazione giungono a fondo vasca vengono drenati verso un collettore principale parallelo alla direzione di massima inclinazione del fondo della vasca e diretto verso un pozzo di raccolta. Dal pozzo di raccolta viene prelevato mediante una pompa e convogliato in una vasca di decantazione. Per tutta il periodo di attività dell impianto, il percolato viene inviato per il trattamento ad un impianto di depurazione che può essere interno o esterno. Solo quando gli scarichi di tale impianto sono conformi ai limiti di legge possono essere restituiti al reticolo idrografico di superficie. biogas e sistema di raccolta: una discarica completamente isolata mediante impermeabilizzazione diviene un contenitore di accumulo del biogas { CH 4 (55%); CO 2 (42%)} che si produce in seguito alla decomposizione di materia organica; il biogas viene raccolto attraverso tubi di captazione che dipartono a raggiera da pozzi verticali. I pozzi presentano un diametro minimo di 60 cm e si trovano ad una distanza media di 35 metri. attività di sistemazione finale e recupero dell area attività gestionale (realizzazione della discarica per lotti funzionali, stima del fabbisogno dei materiali, preparazione dei piani di posa degli uffici, viabilità recinzione, rimessa automezzi, illuminazione, distribuzione carburante 3 I percolati hanno origine in seguito ai di processi di biodegradazione nel corpo della discarica 4 È un sistema di rilevo in grado di eseguire molteplici letture lungo il profilo di una sezione scelta. Lungo un tubo flessibile ubicato sul fondo della vasca viene fatto passare un trasduttore di pressione in grado di indicare la sua quota rispetto a quella dell apparecchiatura di lettura ubicata sull argine di contenimento. 7

8 Bibliografia Dott. Adriano Nardi Normativa Alberto Clerici Fondamenti di rilevamento geologico-tecnico, MG Scientific Pubblications Silvia Gervasoni Discariche controllate, Hoepli Milano Finito di scrivere luglio

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