IL CICLO AMBIENTE Materiali di approfondimento _ CAPITOLI 3
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1 IL CICLO AMBIENTE Materiali di approfondimento _ CAPITOLI 3
2 Indice Capitolo 3 Quali rifiuti produciamo Normativa Nazionale di riferimento in materia rifiuti Classificazione dei rifiuti 4 Riferimenti bibliografici 6 Riferimenti web 6 L'ITINHERARIO INVISIBILE Il Ciclo Ambiente Materiali di approfondimento tutti i diritti riservati Gruppo Hera Testi realizzati da: Catia Musolesi / Divisione Ambiente Hera S.p.A. Simona Nasolini e Sandra Vandelli per Anima Mundi, Nicoletta Borghini, Felicia Cannillo e Kristian Tazzari per Atlantide. Supervisione impianti: Andrea Carletti / Divisione Ambiente Hera S.p.A, Roberto Ravelli / Divisione Ambiente Hera S.p.A., Ruggero Panizzolo / Divisione Ambiente Hera S.p.A., Peppino Sassu / Divisione Ambiente Hera S.p.A, Michele Corli / Akron S.p.A, Luca Bussolari / Ecosfera s.r.l, Giuseppe Lazzazara / Recupera s.r.l. Supervisione testi: Ing. Claudio Galli, Direttore della Divisione Ambiente di Hera S.p.A. Coordinamento Redazionale: Catia Musolesi per Hera, Simona Nasolini e Daniele Vignatelli per Anima Mundi. Impaginazione: Simona Nasolini per Anima Mundi. Edizione giugno
3 Capitolo 3 Quali rifiuti produciamo N o r ma t iv a d i r i feri m en t o in ma te ri a r i f iu t i. La legislazione nazionale, come quella di tutti gli stati appartenenti alla Unione Europea, in tema di gestione sostenibile dei rifiuti fa riferimento ai programmi generali d'azione della Comunità Europea che fissano gli obiettivi prioritari da raggiungere e decidono le misure necessarie all'attuazione comunitaria. In materia di rifiuti esiste la direttiva 2006/12/CE che è la Normativa Quadro e costituisce appunto il quadro giuridico di base. I contenuti sono: 1. definizione di rifiuto; 2. principi per la gestione dei rifiuti (che tratteremo in modo più esauriente nel prossimo capitolo); 3. autorizzazione necessaria per svolgere le attività di smaltimento e recupero; 4. controlli periodici; 5. tracciabilità delle attività e obblighi documentali; 6. obblighi di comunicazione a carico degli Stati sulle misure adottate. La nuova Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti, precisa che occorre rafforzare le misure da adottare per la prevenzione dei rifiuti, e introdurre un approccio che tenga conto dell intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali, non soltanto della fase in cui diventano rifiuti; inoltre, invita a concentrare l attenzione sulla riduzione degli impatti ambientali connessi alla produzione e alla gestione dei rifiuti, favorendo il recupero dei rifiuti e l utilizzazione dei materiali di recupero per preservare le risorse naturali. Infatti, l articolo 4, afferma che la gerarchia di priorità da seguire in materia di rifiuti è la seguente: 1) prevenzione; 2) preparazione per il riutilizzo; 3) riciclaggio; 4) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; 5) smaltimento Come diremo più avanti, la situazione legislativa italiana è recentemente cambiata ed ancora in evoluzione. Il nuovo Testo Unico Ambientale e le successive disposizioni correttive e integrative (DLgs. 3 aprile 2006, n.152 Norme in materia ambientale e sue successive integrazioni nonchè DLgs. 4/08 del 16/01/08 recante ulteriori disposizioni) si propongono l'obiettivo di normare sotto forma di testo unico le tematiche di natura ambientale e del ciclo idrico. Tale testo prosegue il percorso avviato dal Decreto Legislativo 5 febbraio 1997 n. 22 ("Decreto Ronchi"). Per ciò che concerne la gestione dei rifiuti, le norme italiane ribadiscono il rispetto della gerarchia comunitaria dei rifiuti, dando priorità alla minore produzione degli stessi (e, laddove prodotti, al minor tasso di pericolosità), al recupero di materia ed energia, nonché, in ultimo, allo smaltimento finale degli stessi. 3
4 Altri riferimenti legislativi interessano poi specifiche attività gestite dal Gruppo Hera: o le attività di recupero sono disciplinate, in via transitoria, da norme attuative del D.Lgs 22/1997 nelle more dell'emanazione delle norme tecniche richiamate dal D.Lsg 152/2006; o per le discariche va citato il D.Lgs 13 Gennaio 2003, n. 36, il quale si propone di determinare i criteri costruttivi e gestionali delle stesse anche mediante l'emanazione di successive disposizioni tecniche; o per i termovalorizzatori il D.Lgs 11 maggio 2005, n. 133, il quale si propone di determinare i criteri e le norme tecniche generali riguardanti le caratteristiche costruttive e funzionali, nonché le condizioni di esercizio degli impianti di incenerimento e di coincenerimento dei rifiuti, con particolare riferimento alle esigenze di assicurare una elevata protezione dell'ambiente contro le emissioni in atmosfera C l a s s i fi c a zi o n e d ei ri f iu ti. I rifiuti sono classificati, secondo l'origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali e, secondo le caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi. Tutte le tipologie di rifiuto sono contemplate dalla normativa nel cosiddetto Codice C.E.R. cioé il Codice Europeo dei Rifiuti, (vedi allegato D del D.Lgs 3 Aprile 2006 n.152). I rifiuti, infatti, sono specificatamente definiti e quindi gestiti mediante un codice a sei cifre. I rifiuti pericolosi sono quelli contrassegnati con l asterisco. Un rifiuto può essere identificato come pericoloso o non pericoloso a seconda delle sostanze che lo compongono o che lo inquinano. Ad esempio, un imballaggio metallico C.E.R può cambiare la sua classificazione in C.E.R se altamente inquinato di vernice, questo dipende dalla concentrazione degli inquinanti che si rileva in laboratorio tramite l analisi di caratterizzazione del rifiuto. I rifiuti urbani pericolosi (RUP) sono costituiti da tutta quella serie di rifiuti che, pur avendo un origine civile, contengono al loro interno un elevata dose di sostanze inquinanti o tossiche e che quindi non devono essere dispersi nell ambiente. Tra i RUP, i principali sono i medicinali scaduti e le pile. Sono rifiuti speciali quelli che derivano da attività produttive, industriali, artigianali, agricole, commerciali, di servizio e da attività di costruzione e demolizione. 4
5 I rifiuti speciali pericolosi sono quei rifiuti generati dalle attività produttive che contengono al loro interno un elevata dose di sostanze inquinanti. Per questo motivo occorre renderli innocui, cioè trattarli in modo da ridurne drasticamente la pericolosità. Nella normativa precedente rispetto a quella in vigore attualmente, tali rifiuti erano definiti come rifiuti tossico nocivi. Sono esempi di rifiuti speciali pericolosi: rifiuti di processi di raffinazione del petrolio; rifiuti di processi chimici; rifiuti di industria fotografica; rifiuti di industria metallurgica; oli esauriti; solventi; rifiuti di produzione conciaria e tessile; rifiuti da impianti di trattamento dei rifiuti; rifiuti di ricerca medica e veterinaria Si definiscono rifiuti speciali assimilati (RSA) i rifiuti prodotti da attività artigianali, industriali e commerciali (quindi rifiuti speciali), che non rientrano nella categoria dei rifiuti pericolosi e sono assimilati agli urbani, come specificato dai Regolamenti Comunali di gestione rifiuti (ai sensi dell'articolo 21, comma 2, lettera g. del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22). I rifiuti assimilati, quindi, vengono gestiti, dai Comuni, insieme agli urbani. Come spiegheremo meglio nel capitolo successivo, ogni comune può utilizzare criteri diversi per definire un rifiuto assimilato, assimilabile e speciale. 5
6 Riferimenti bibliografici AA.VV, La Gestione dei rifiuti urbani nel Gruppo Hera. Contesto, numeri, impegno, posizionamento, strategie, progetti operativi, Hera spa, S. Amaducci, K. Laffi, marzo disponibile sul sito (link diretto: AA.VV, Arpa rivista, Speciale Rifiuti, Marzo-Aprile 2007 Direttiva 2008/99/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 sulla tutela penale dell ambiente. Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive. Riferimenti Web
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