Piante e cambiamenti ambientali

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1 Piante e cambiamenti ambientali

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3 Piante e cambiamenti ambientali

4 Piante e cambiamenti ambientali Testi di: Francesco Bracco, Marco Caccianiga, Cristina Delucchi, Gelsomina Fico, Federica Gironi, Fabrizio Grassi, Marcello Iriti, Valentino Martinelli, Emanuela Martino, Gabriele Rinaldi, Mara Sugni, Sara Vitalini, Gabriele Zoia. Rete degli Orti Botanici della Lombardia. Redazione: Pia Meda, Gabriele Rinaldi, Francesco Zonca. Con il sostegno di: Fotografie W. Anselmi, F. Gironi, Shutterstock, F. Valoti. Stampato nel mese di luglio 2009.

5 Indice Introduzione Le piante rispondono ai cambiamenti ambientali di GABRIELE RINALDi Rete degli Orti Botanici della Lombardia 5 Le piante e l inquinamento di Mara Sugni Orto Botanico di Bergamo Lorenzo Rota 9 Piante e sfruttamento dei pascoli alpini di FEDERICA GIRONI e VALENTINO MARTINELLI Giardino Botanico Alpino Rezia 19 Gli alberi come archivi naturali del clima a cura di Gabriele Zoia* e Marco Caccianiga** Orto botanico di Brera*, Università degli Studi di Milano** 31 Le piante e l inquinamento dell acqua di FABRIZIO GRASSI dell orto Botanico di Cascina Rosa di Milano 47 Piante e allergie di Francesco Bracco Dell orto Botanico di Pavia Schede a cura di: Cristina Delucchi e Emanuela Martino 55 Le piante e i cambiamenti climatici di Marcello Iriti, Sara Vitalini, Gelsomina Fico Orto Botanico Di G. E. Ghirardi 83

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7 INTRODUZIONE Le piante rispondono ai cambiamenti ambientali di Gabriele Rinaldi, Rete degli Orti Botanici della Lombardia Le piante rispondono ai cambiamenti ambientali, sempre, e lo fanno a modo loro. Gli Orti botanici della Lombardia sono luoghi ideali per rendersi conto di questo fenomeno: essi infatti ospitano una moltitudine di specie e varietà che sono l espressione della storia delle flore, della diversità ambientale, della plasticità genetica. Piante di montagna, di pianura, acquatiche, rupicole, di deserto, di foreste tropicali, ruderali, di coltivi e di molti altri ambienti convivono artificiosamente ed ogni individuo in coltivazione ha una storia propria che si innesta su quella della specie o della varietà colturale o naturale a cui appartiene. Tutte sono espressione dell evoluzione ed al contempo delle dinamiche dei popolamenti, di un cambiamento interiore, intimo, genetico e delle vicende ambientali cui esse stesse hanno contribuito. Questo opuscolo ha lo scopo di introdurre il tema secondo sei punti di vista differenti, quello degli Orti botanici di Bergamo, Bormio, Milano - Brera, Milano - Cascina Rosa, Pavia, Toscolano Maderno costituitisi in associazione per dare corpo a progetti d interesse comune. Le principali modificazioni ambientali prese in considerazione sono dovute ai cambiamenti climatici, all inquinamento dell atmosfera e delle acque, all effetto sulle vegetazioni delle attività antropiche, compresa la loro sospensione, senza perdere di vista il fatto che le piante stesse sono esseri che influenzano marcatamente la vita degli altri organismi. Basti pensare alle specie allergeniche per l Uomo, esempio di interazione problematica con le piante, oppure ai molteplici effetti positivi degli alberi in città.

8 L opuscolo aiuta a comprendere che l inquinamento atmosferico e le modificazioni climatiche agiscono direttamente sul metabolismo degli organismi influenzando poi le relazioni tra specie. Vi sono cambiamenti ambientali che portano al notevole successo di specie un tempo svantaggiate e, al contempo, minacciano la sopravvivenza di altre. Il riscaldamento climatico in corso sta favorendo sia l affermazione di specie di climi caldi anche in Lombardia, sia l espansione dei boschi di conifere in quota, ed al contempo minaccia le specie microterme d altitudine che trovano condizioni idonee di vita ai limiti superiori delle montagne. Un altro tema toccato è l uso oculato delle piante, fondamentale per indurre cambiamenti ambientali positivi anche per il nostro habitat, grazie alla fitodepurazione delle acque, alla decontaminazione del suolo, alle mitigazioni degli effetti di un ambiente urbano che a volte è percepito come ostile proprio da noi che lo abitiamo. Molti sono gli stimoli proposti dagli autori, ci auguriamo che queste pagine riescano ad offrire ai visitatori, agli insegnanti e alle scolaresche, alcune delle chiavi di lettura alle collezioni dei nostri Orti botanici, agli habitat, alle comunità vegetali, all evoluzione, al legame con la vita dell Uomo.

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10 Orto Botanico di Bergamo Lorenzo Rota Scaletta di Colle Aperto, Città Alta Ufficio, Direzione, Erbari: Passaggio Torre d Adalberto, Bergamo tel fax ortobotanico@comune.bg.it

11 Le piante e l inquinamento di Mara Sugni Orto Botanico di Bergamo Lorenzo Rota Quando si parla di inquinamento ci si riferisce ai possibili effetti negativi sulla vita e sulla salute umana. Spesso ci si dimentica, però, che le modificazioni ambientali dovute alla produzione e all emissione di sostanze nocive da parte dell uomo riguardano tutti gli organismi, vegetali inclusi. E poiché la nostra vita dipende interamente dalle piante (ce ne nutriamo e se ne cibano gli animali che alleviamo, ci curano dalle malattie, ci vestono, ecc.) forse dovremmo soffermarci maggiormente su questo aspetto. Le piante, infatti, risentono dell inquinamento ambientale ma possono anche influire positivamente sui danni che da esso derivano o addirittura attenuarne gli effetti. Le piante come bioindicatori Da decenni la sensibilità delle piante alla presenza di inquinanti viene studiata per mettere a punto sistemi di monitoraggio della qualità di aria ed acque. Questi metodi sono basati sulla conoscenza delle caratteristiche di resistenza alle sostanze tossiche inquinanti da parte di alcune specie e sulla valutazione della presenza o assenza (oppure anche delle alterazioni strutturali, morfologiche, fisiologiche in qualche modo misurabili) di tali specie in una data area. In pratica si tratta di usare le piante come misuratori dello stato di degrado dell ambiente, studiando le comunità vegetali e valutando se le specie presenti sono quelle caratteristiche di ambienti inquinati oppure no. ORTO BOTANICO DI BERGAMO LORENZO ROTA Le piante e l inquinamento 9 Le piante e la qualità dell aria: i licheni I licheni, straordinari organismi costituiti da una simbiosi tra un fungo e un alga, sono dei tipi bioindicatori. Essi hanno infatti la caratteri-

12 ORTO BOTANICO DI BERGAMO LORENZO ROTA Le piante e l inquinamento 10 stica di dipendere totalmente dalle condizioni atmosferiche e chimiche dell aria: non possedendo radici, assorbono ciò che è loro necessario solo attraverso la propria superficie esterna che, oltretutto, non possiede rivestimenti protettivi. Questo significa che se l aria è inquinata e le sostanze inquinanti sono tossiche per i licheni questi ne risentono in maniera diretta. Negli anni 90 del secolo scorso un importante studio condotto sulla provincia di Bergamo (Progetto Lichenes, Arosio e Rinaldi, 1994, a cura del Museo Civico di Scienze Naturali) ha consentito di redigere una mappa relativa alla qualità dell aria in base allo studio delle popolazioni licheniche epifite (ovvero dei licheni che vivono sulla corteccia degli alberi). Le immagini riportano alcune fra le specie più sensibili e quindi caratteristiche di zone a basso livello di inquinanti (metalli pesanti e sostanze organiche, ecc.) ma anche esempi di specie più tolleranti e perciò individuabili anche in aree inquinate. Phaeophyscia orbicularis (Foto di F. Valoti)

13 ORTO BOTANICO DI BERGAMO LORENZO ROTA Le piante e l inquinamento 11 Candelaria concolor (Foto di F. Valoti)

14 I danni dell inquinamento sulle piante Nonostante le piante possano rivelarsi utili coadiutori nel contrastare l inquinamento, esse stesse risentono della presenza nell ambiente di sostanze tossiche. Uno dei maggiori fattori di rischio per la salute dei vegetali nelle nostre città è la presenza di ozono, che danneggia il DNA, le macromolecole lipidiche e proteiche. ORTO BOTANICO DI BERGAMO LORENZO ROTA Le piante e l inquinamento 12 Danni da ozono su foglie di Nicotiana tabacum Bel-W3 in seguito ad esposizione acuta ad ozono (100ppb/3h), e relativo controllo. I tipici sintomi sono delle allessature.

15 Danni da ozono su foglie di Lycopersicon pimpinellifolium in seguito ad esposizione acuta ad ozono ( ppb/3h). I tipici sintomi sono le picchiettature clorotiche (sin.) e le bronzature (centro); a destra controllo. fonte: Marcello Iriti e Franco Faoro A differenza degli animali, però, le piante producono, come prodotti primari o secondari del proprio metabolismo, diverse sostanze in grado di contrastare l effetto dell ozono e delle specie radicaliche ossidanti (come ad esempio l acido ascorbico o vitamina C). Gli animali, e quindi anche l uomo, per contrastare l azione di tali sostanze sono costretti ad assumere con la dieta gli antiossidanti di cui hanno bisogno (vitamine A, E e C). Fonte: M. Iriti, F. Faoro, Oxidative Stress, the Paradigm of Ozone Toxicity in Plants and Animals Water Air Soil Pollut (2008) 187: Le piante contro l inquinamento 1. Inquinamento dell aria: assorbimento di sostanze tossiche e delle polveri sottili Che le piante abbiano un effetto benefico sulla salute umana è noto da tempo. Diversi studi evidenziano i motivi di questa positiva influenza. ORTO BOTANICO DI BERGAMO LORENZO ROTA Le piante e l inquinamento 13

16 ORTO BOTANICO DI BERGAMO LORENZO ROTA Le piante e l inquinamento 14 Da una parte sembrano essere coinvolti meccanismi indiretti: un esempio viene richiamato dallo studio pubblicato sul Journal of Epidemiology and Community Health da un gruppo di ricercatori della Columbia University di New York (G. S. Lovasi, J. W. Quinn, K. M. Neckerman, M. S. Perzanowski, A. Rundle, Children living in areas with more street trees have lower prevalence of asthma, JECH, 2008;62: ). Esso riguarda la correlazione tra i casi di asma infantile e la possibilità da parte dei bambini di frequentare aree verdi. E stato dimostrato che i bimbi abitanti in quartieri dove sono presenti molti alberi sono meno soggetti ad attacchi di asma; si ipotizza che ciò sia dovuto al fatto che il loro sistema immunitario venga in contatto con una moltitudine di sostanze diverse, in particolare quelle emesse dai vegetali, ed è quindi più difficile che insorgano episodi di allergie ed asma. In secondo luogo vi sono evidenze relative a meccanismi diretti che vedono le piante come agenti efficaci della mitigazione degli effetti dell inquinamento. Alcune specie resistenti agli inquinanti, infatti, possono agire come elementi di riduzione di queste stesse sostanze in ambiente urbano perchè sono in grado di eliminarle tramite assorbimento e successiva metabolizzazione. Ciò è possibile perché durante il giorno le foglie, oltre ad emettere ossigeno e assorbire anidride carbonica attraverso gli stomi, possono anche assorbire, sempre attraverso gli stomi, gas inquinanti come ozono (O 3 ), monossido di carbonio (CO), biossido d azoto (NO 2 ) e anidride solforosa (SO 2 ). Tale rimozione avviene a livello della superficie fogliare e nei tessuti vegetali ed è specifica per ogni specie vegetale. A partire da un accurato studio delle caratteristiche di diverse specie, il CNR di Bologna, ha realizzato un data base delle specie vegetali caratteristiche della zona ed ha individuato fra queste le più adatte ad assorbire le sostanze tossiche provenienti dalle emissioni antropiche. Sembra ad esempio che il tiglio selvatico (Tilia cordata), il biancospino (Crataegus oxyacantha) e l orniello (Fraxinus ornus) siano tra le specie migliori da utilizzare per ridurre la concentrazione di anidride carbonica nell aria. Sarebbe invece opportuno non utilizzare lo storace (Liquidambar styraciflua) per questo scopo a causa delle alte emissioni di composti organici volatili che in aree molto inquinate reagiscono con altre sostanze producendo nuovi veleni. Fonte: (Rita Baraldi, presentazione dei primi risultati della ricerca: Alberature e mitigazione del microclima urbano e prospettive applicative, Centro Servizi per il Florovivaismo)

17 Biancospino Tiglio Orniello Un altro effetto benefico diretto delle piante è dovuto all azione di mitigazione sul microclima urbano: con l evapotraspirazione fogliare, infatti, si ha un abbassamento locale della temperatura (così come succede col sudore sul nostro corpo!), con una ricaduta diretta sulla produzione di radicali dannosi, come ad esempio l ozono, che si forma più facilmente in condizioni di temperature elevate. Sinistra:L energia solare incidente su ampie zone verdi viene in gran parte utilizzata dalla vegetazione per processi traspiratori e fotosintetici, provocando un sensibile abbassamento della temperatura dell aria. - 1 Ombreggiamento - 2 Riflessione - 3 Convezione - 4 Evapotraspirazione e processi fotosintetici. Destra: In aree urbane densamente edificate, l energia solare viene riflessa ed assorbita dalle pareti verticali degli edifici, aumentandone così il carico termico. ORTO BOTANICO DI BERGAMO LORENZO ROTA Le piante e l inquinamento 15 Fonte: Marelli F., Rossi S., Georgiadis T., Il riscaldamento della città, Scienza on line, 2006, 30.

18 ORTO BOTANICO DI BERGAMO LORENZO ROTA Le piante e l inquinamento 16 Il potenziale di riduzione dell inquinamento da parte delle piante è ancora più evidente se si considera che gli alberi (e i cespugli, ma in maniera minore) intercettano e sequestrano le polveri sottili presenti nell atmosfera. Ciò grazie all ampia superficie fogliare che essi espongono all aria delle città, dove fungono da veri e propri filtri. E stato appurato che, nell ambito del complesso fenomeno della deposizione del particolato, piante con rami densi, fogliame fitto e foglie numerose e rugose o frastagliate hanno un elevatissimo effetto filtrante e di abbattimento delle polveri. In generale le latifoglie hanno una attitudine maggiore di sequestro di queste ultime perché con la caduta delle foglie promuovono l eliminazione del particolato, che però viene trattenuto dal suolo. Si è anche appurato che le piante giovani, che hanno più foglie e quindi una maggior superficie esposta costituiscono un filtro più efficiente. 2. Inquinamento del terreno: fitoremediation Un altro ambito di utilizzo delle piante come elemento di ausilio nella mitigazione dell inquinamento ambientale è quello relativo alla fitoremediation, ovvero all impiego dei vegetali come sistemi di detossificazione di acque e suoli inquinati. Alcune specie vegetali, infatti, sono in grado di sequestrare metalli pesanti e sostanze organiche risanando siti contaminati. Tutti i modi per ripulire il terreno e le acque con le piante. In alcuni casi l inquinante è assorbito dalle radici e viene trasformato all interno della pianta (fitodegradazione). In altre situazioni, invece, la sostanza viene degradata dai microrganismi che vivono attorno alle radici, grazie allo stimolo delle sostanze prodotte dalle radici stesse (rizodegradazione). Può anche accadere che l inquinante sia immobilizzato nell interfaccia radice-suolo, con conseguente riduzione della sua biodisponiblità (fitostabilizzazione). Può inoltre capitare che l inquinante sia assorbito e poi liberato (eventualmente anche in un altra forma) nell atmosfera: si parla allora di fitovolatilizzazione.

19 Si possono effettuare interventi di rizofiltrazione quando le radici assorbono un contaminante presente in una soluzione acquosa, oppure di fitoestrazione quando le piante accumulano i contaminanti all interno dei loro tessuti: in tal caso è necessario asportare periodicamente la biomassa vegetale per allontanare la sostanza. Infine è possibile utilizzare I vegetali per depurare le acque reflue in insediamenti civili di piccole dimensioni: sono già in commercio appositi kit per la costruzione di piccoli impianti di fitodepurazione che consentono di ripulire le acque di scarico delle abitazioni ed eventualmente di riutilizzarle per altri scopi (ad esempio per l irrigazione). Diverse specie vegetali sono allo studio per verificare il loro potere fitorisanante: eccone un elenco. specie vegetale Arabidopsis spp Artemisia princeps Beta maritima Brassica campestris Brassica Carinata Cyperus spp Helianthus annuus Lactuca sativa Linum usitatissimum Medicago sativa Miscanthus spp Poa annua Raphanus sativus Zea mais metalli accumulabili cd, Fe, Zn cd, Zn, Cu, Pb Pb, Cu, Zn Pb, Cu, Zn Pb, Cd, Cr cd, Zn, Cu, Pb Pb, Sr, Cs, Zn, As, Cd, U cd cd, Pb cd, Pb cd, Zn, Cu, Pb cd, Cu, Ni, Pb, Cr cd, Cu, Pb, Zn, Cr cd, Cu, Ni Gli studi effettuati evidenziano come questa tecnica sia la più economica ma anche quella più rispettosa dell ambiente tra quelle attualmente disponibili (trattamenti chimici, lavaggio del suolo, trattamenti termici) per il risanamento di suoli inquinati. ORTO BOTANICO DI BERGAMO LORENZO ROTA Le piante e l inquinamento 17 Fonte: A. Contangelo, A. Petrozza, A. Palma, Specie Vegetali per risanare terreni contaminati da metalli, Agrifoglio, (2008) 25:14-15

20 Giardino Botanico Alpino Rezia Via G. Sertorelli, Bormio (So) tel fax giardino.rezia@stelviopark.it daniela.praolini@stelviopark.it info.lo@stelviopark.it

21 PIANTE E SFRUTTAMENTO DEI PASCOLI ALPINI di FEDERICA GIRONI e VALENTINO MARTINELLI Giardino Botanico Alpino Rezia Il paesaggio alpino è stato a lungo considerato come ambiente naturale, isolato e ben distinguibile dal resto del territorio e, come tale, non soggetto alle diffuse trasformazioni a opera dell uomo. In tempi più recenti si è affermata la consapevolezza delle profonde relazioni tra uomo e montagna che hanno portato alla lenta trasformazione di intere fasce vegetazionali. Osservando un versante coperto da foreste, risulta molto difficile immaginarlo privo delle caratteristiche aree prative (maggenghi) e ancor più arduo pensare che il limite delle foreste possa sfumare gradualmente in una ampia fascia di cespuglieti, anziché affacciarsi all improvviso sulle praterie d alta quota (alpeggi). GIARDINO BOTANICO ALPINO REZIA Piante e sfruttamento dei pascoli alpini 19 Sopra: vista dal Passo del Mortirolo verso le Alpi Retiche. Sotto: Cima Piazzi, Valdidetro (So) (autore: Gironi F.)

22 GIARDINO BOTANICO ALPINO REZIA Piante e sfruttamento dei pascoli alpini 20 La vegetazione alpina è determinata dalla convivenza di due principali fattori limitanti, che interagiscono reciprocamente: il clima rigido e l utilizzo da parte dell uomo. Negli ultimi decenni entrambi questi fattori stanno cambiando, con l aumento globale della temperatura e l abbandono della montagna. A un occhio attento non possono sfuggire le prime avvisaglie di queste modificazioni in atto: c è un deciso innalzamento del limite degli alberi e una progressiva riduzione delle aree prative intraforestali. I profondi cambiamenti che sono in atto nel paesaggio alpino sono quindi determinati sia dal global change sia dal cambiamento nell uso del suolo da parte dell uomo. Distinguere gli effetti causati dall uno o dall altro è assai difficile; spesso viene erroneamente attribuito un peso preponderante al cambiamento climatico. L effetto prodotto dalla mancata gestione dei pascoli alpini, allo stato attuale, può essere molto significativo, sia in termini qualitativi sia quantitativi. Il limite degli alberi Il limite degli alberi (treeline) e il limite della foresta (timberline) sono elementi facilmente individuabili nel paesaggio alpino. Entrambi sono determinati da fattori che limitano la crescita delle specie arboree, in particolare la temperatura e le precipitazioni, ma anche, localmente, il tipo di vegetazione e di suolo, la copertura nevosa, la topografia e il vento. In particolare la crescita delle specie arboree richiede la produzione di grandi quantità di biomassa, che è fortemente ridotta alle basse temperature (Körner 1999). Schema rappresentativo di come si presentano i limiti della foresta e del bosco (autore: Gironi F.)

23 Nelle aree alpine, in condizioni naturali, la zona di passaggio tra il limite della foresta e quello degli alberi è costituita da una stretta fascia altitudinale di circa metri. L impatto antropico, ad esempio il disboscamento del margine forestale, ha provocato nei secoli un abbassamento del limite della foresta che può superare i metri (Tinner & Vescovi, 2007). Gli studi dei pollini fossili mostrano come, in tempi geologici, le variazioni del limite della foresta e del limite degli alberi abbiano seguito l andamento climatico, con oscillazioni comprese entro i metri. Risulta quindi evidente che, essendo paragonabili le due escursioni (dovute rispettivamente ad azione antropica e al cambiamento climatico), i loro effetti siano difficilmente scindibili. L effetto combinato di questi due elementi ci permette di osservare attualmente un ampia fascia dove il bosco avanza alle quote superiori, invadendo le aree tradizionalmente occupate dai pascoli alpini. Osservando con attenzione si nota come la risalita degli alberi sia accompagnata da una netta variazione della composizione del pascolo. Specie più prettamente forestali, sia arbustive sia erbacee, prendono il sopravvento sulle specie di prateria man mano che la componente arborea avanza. Come per l innalzamento del limite degli alberi, si nota una rapidissima espansione della fascia degli arbusti, con la formazione di estesi cespuglieti a rododendro o ginepro che sostituiscono i pascoli alpini. Anche questo fenomeno può essere ricondotto in buona parte alla sospensione dell attività antropica di cura del pascolo. Tradizionalmente, infatti, la fascia dei cespuglieti era attivamente contenuta mediante incendio, allo scopo di guadagnare preziosi spazi per il pascolo del bestiame. Sotto: Val Cedéc, Valfurva (So) - espansione della fascia dei cespuglieti che invadono i pascoli alti. Si noti come la timberline e la treeline, visibili in secondo piano, siano molto più alti di quello che appare in primo piano. Il limite del bosco visibile in primo piano è stato storicamente abbassato per far posto ai pascoli, che ora appaiono completamente ricolonizzati da arbusti e alberi isolati. (autore: Gironi F.) GIARDINO BOTANICO ALPINO REZIA Piante e sfruttamento dei pascoli alpini 21

24 Shifting e scomparsa specie alpine GIARDINO BOTANICO ALPINO REZIA Piante e sfruttamento dei pascoli alpini 22 La ricerca sul possibile effetto del global change sulle aree di prateria alpina è appena agli albori e i diversi progetti attivati per comprendere i complessi fenomeni in atto sono spesso ancora alle fasi iniziali. Tralasciando gli effetti fisiologici e fenologici, trattati più dettagliatamente dalle altre relazioni della presente pubblicazione, si accenna soltanto all effetto che l innalzamento della temperatura potrebbe avere sulla distribuzione delle fasce di vegetazione. Tra le altre, alcune osservazioni temporali sulla distribuzione della vegetazione alpina mostrano uno slittamento delle fasce di vegetazione variabile da 1 a 4 metri ogni dieci anni (Walther et al., 2002 Nature). Tralasciando la complessa questione dei modelli utilizzati, che producono dati non sempre coerenti tra loro, appare evidente come lo slittamento verso l alto delle vegetazioni di alta quota potrebbe portare alla scomparsa di alcune cenosi alpine, laddove non siano presenti rilievi sufficientemente alti da ospitarle. A questo scopo è stato attivato il progetto GLORIA ( Iniziativa di ricerca a livello globale in ambiente alpino ) che mira ad istituire una rete mondiale di ricerca per valutare le potenziali minacce dei cambiamenti climatici sulla biodiversità delle aree d alta montagna. Pressione di pascolo e biodiversità Tra i cambiamenti indotti dall attività antropica sui pascoli alpini, si nota una crescente polarizzazione dell uso del suolo, che determina aree in cui la concentrazione del pascolo è prossima al punto di saturazione e aree marginali in stato di abbandono. Questo fenomeno determina profondi cambiamenti nella composizione dei pascoli e nella ricchezza in specie degli stessi, che in entrambi i casi vanno incontro a un progressivo impoverimento. Altro fenomeno in aumento, diretta conseguenza della mancata gestione del pascolo, è la concentrazione delle attività di pascolo in zone di torbiera. Con il progressivo avanzare degli arbusti sui pascoli, che richiederebbero azioni dirette di contenimento, le zone pianeggianti con suolo intriso d acqua e prive di invasione arbustiva appaiono sempre più comode per gli alpeggiatori e pertanto vengono utilizzate diffusamente, provocandone un irreparabile degrado.

25 Si assiste così talvolta a situazioni paradossali dove pascoli ricchi, in avanzato stato di abbandono e ormai invasi dagli arbusti, contornano torbiere afflitte da diffuse opere di drenaggio, condotte al fine di arricchire cenosi vegetali dal valore pabulare (l appetibilità per il bestiame) assai basso, ma di grande valore naturalistico. Sopra: Valfurva (So) - esempio di contrazione delle aree di pascolo (linea arancione), qui invase diffusamente da cespuglieti a ginepro (linea rosa). (autore: Gironi F.) Le praterie che si estendono lungo i versanti hanno subito nel corso degli anni trasformazioni imputabili alle diverse attività di pascolamento che si sono susseguite nei tempi. Questi cambiamenti hanno però riguardato maggiormente le zone meno impervie e più floride, lasciando quasi intatti i prati posti a quote più elevate e più difficili da raggiungere. GIARDINO BOTANICO ALPINO REZIA Piante e sfruttamento dei pascoli alpini 23 E opportuno ricordare che, se da una parte l attività di pascolamento ha aspetti produttivi, dall altra è pure vero che questa attività debba essere svolta e gestita in maniera adeguata, evitando il sovraccarico o l eccessiva riduzione di carico di bestiame su aree delimitate. Se da un lato, come visto in precedenza, la riduzione del carico provoca l invasione da parte delle specie arbustive ed arboree, dall altro l eccessivo carico di bestiame provoca profondi mutamenti nella composizione della copertura erbosa.

26 L eccessivo calpestio causa, ad esempio, la scomparsa degli orizzonti superficiali del suolo, con conseguente dilavamento dei minerali in esso presenti. L eccessivo stazionamento produce invece una forte fertilizzazione, dovuta alla deiezione degli animali pascolanti. GIARDINO BOTANICO ALPINO REZIA Piante e sfruttamento dei pascoli alpini 24 Sopra: Val Cedéc, Valfurva (So) - (autore: Anselmi W.) Nei pascoli si vengono così a formare vere e proprie comunità vegetali dalle specifiche caratteristiche ecologiche, biologiche e produttive. La fitosociologia analizza in dettaglio le relazioni che intercorrono tra le diverse specie a formare le varie cenosi, unità distinte e classificabili in base ai diversi parametri di presenza/abbondanza delle diverse specie. L approccio fitosociologico è affascinante e permette di cogliere le piccole sfumature ambientali a cui molte specie rispondono con precisione. Qui però ci si limita a descrivere brevemente le tipologie di pascolo presenti nel territorio del Parco dello Stelvio, dal punto di vista più produttivo, che pure rispecchia l andamento di alcuni parametri fondamentali. 1. Pascoli pingui Sono i più pregiati per la qualità e quantità del foraggio che forniscono. Si ritrovano spesso in aree non molto estese, presso alpeggi o altri fabbricati rurali. La loro produttività elevata è dovuta sostanzialmente all accumulo delle acque di scorrimento superficiale ed alle deiezioni organiche del bestiame. In questi pascoli possono essere distinte quattro tipologie di comunità vegetali dominanti, di seguito riportate.

27 Associazione a Poa alpina è la comunità più diffusa tra le zone pascolate, che si contraddistingue per l abbondanza della specie dominante, Poa alpina, accompagnata da Alchemilla gr. vulgaris, Festuca gr. rubra, Leontodon helveticus, Phleum alpinum, Trifolium repens. Associazione a Poa alpina e Phleum alpinum Dove il terreno è più fertile, sostituisce la precedente comunità; il Phleum alpinum ha un elevato valore foraggero ed è sovente accompagnato da Achillea millefolium, Deschampsia caespitosa, Poa alpina, Trifolium repens. Associazione a Poa alpina e Deschampsia caespitosa Comunità tipica di terreni più pianeggianti, fertili e umidi dove si diffonde a cespi la Deschampsia caespitosa, la quale ha però scarso valore foreggero. Le specie che si affiancano sono: Alchemilla gr. vulgaris, Festuca gr. rubra, Ligusticum mutellina, Potentilla aurea e Ranunculus montanus. Associazione a Festuca gr. rubra Questa cenosi è posta in luoghi meno pianeggianti, magri e secchi. La festuca, che nelle altre comunitaà è subordinata, diventa qui l elemento principale. Il valore foraggero resta ad ogni modo elevato. Le specie più comuni sono: Anthoxanthum alpinum, Campanula scheuchzeri, Lotus alpinus, Nardus stricta, Ranunculus montanus. 2. PASCOLI DA RIPOSO Sono prati riservati al riposo della mandria. Il terreno in questo caso si arricchisce di azoto a causa delle deiezioni deposte sul suolo. Vengono così favorite le specie nitrofile, competitive perché in grado di produrre grandi foglie e fusti alti, che limitano lo sviluppo delle altre specie. Si costituiscono in questo modo cenosi semplici, con un basso grado di biodiversità. GIARDINO BOTANICO ALPINO REZIA Piante e sfruttamento dei pascoli alpini 25 Romiceto nel piano antistante la stalla (autore: Gironi F.)

28 Associazione a Rumex alpinus Unità più caratteristica e diffusa che in casi estremi può arrivare a costituire comunità pure, a discapito di tutte le altre specie, che altrimenti sarebbero: Alchemilla vulgaris, Poa supina, Taraxacum officinale, Trifolium repens, Aconitum napellus e Veratrum album. Associazione a Chenopodium bonus-henricus è più rara rispetto alla precedente, affianco allo spinacio selvatico troviamo: Phleum alpinum, Rumex alpinus, Deschampsia caespitosa, Poa supina. GIARDINO BOTANICO ALPINO REZIA Piante e sfruttamento dei pascoli alpini TORBIERE PASCOLATE Sono le zone di torbiera, generalmente in piccole depressioni con accumulo idrico. Nella classificazione produttiva sono considerate pascoli a pieno titolo e definite pascoli umidi. Comunità a Carex fusca Caratterizzata dalla assoluta dominanza della Carex fusca, accompagnata sovente in misura minore da Deschampsia caespitosa ed Eriophorum angustifolium. Con il progressivo interramento di questa cenosi si nota l ingresso di specie più esigenti e dal maggior valore foraggero, come Crepis aurea, Ligusticum mutellina, Nardus stricta, Phleum alpinum, Taraxacum officinale. Comunità a Trichophorum caespitosum La si trova nelle zone più marginali o dove la torbiera sia già ad uno stadio avanzato di interramento. Domina in modo assoluto il Trichophorum caespitosum, accompagnato spesso dalla graziosa Viola biflora. Sopra: Val Grosina (So) - pascoli a confronto: pascoli pingui nei pressi delle case, ben distinguibili dal colore verde vivo, contrapposti a pascoli magri più a monte. (autore: Gironi F.)

29 4. PASCOLI MAGRI Nella definizione di pascoli magri rientrano quelle cenosi vegetali secondarie, derivate dalla antica trasformazione di aree boschive in pascolo al margine superiore della foresta. L elemento floristico prevalente è il nardo (Nardus stricta), poco appetibile dal bestiame. Associazione a Nardus stricta Se da un lato questa cenosi è considerata di basso valore foraggero, il suo valore naturalistico è al contrario assai elevato. Questa prateria presenta una diversità specifica altissima e ospita, tra le altre, numerose specie di orchidee. Il ricco corredo floristico annovera, tra le altre, Anthoxanthum alpinum, Campanula scheuchzeri, Carex sempervirens, Euphrasia minima, Festuca halleri, Geum montanum, Lotus alpinus. Associazione a Nardus stricta e Anthoxanthum alpinum In questa comunità le due specie principali sono codominanti; l ecologia non si discosta di molto dalla precedente, ritrovando pressoché le medesime specie compagne. Associazione a Nardus stricta e Trifolium alpinum Pur non discostandosi molto dalle precedenti, questa cenosi è considerata a maggior valore foraggero, grazie alla grande quantità di Trifolium alpinum. Le specie che lo accompagnano, tra le altre, sono generalmente Carex sempervirens, Festuca rubra e Leontodon helveticus. 5. PASCOLI NATURALI ACIDOFILI Sono le praterie naturali dell orizzonte alpino, dove le condizioni ambientali si fanno più severe e la produttività cala drasticamente. Un tempo diffusamente pascolate, ora rivestono un ruolo assolutamente secondario ai fini produttivi. Associazione a Carex curvula è la vegetazione climacica dell orizzonte alpino, e si riscontra diffusamente al di sopra dei 2500 metri di quota, dove rappresenta il massimo stadio evolutivo raggiungibile dalle comunità naturali. E caratterizzata da una discreta ricchezza floristica e da una buona qualità foraggera. La Carex curvula è dominante, ed è spesso accompagnata da Avenula versicolor, Homogyne alpina, Huperzia selago, Leontodon helveticus, Ligusticum mutellina. In situazioni più favorevoli aumenta la presenza dell Anthoxanthum alpinum, accompagnato spesso da specie di pascolo come Arnica montana e Geum montanum. GIARDINO BOTANICO ALPINO REZIA Piante e sfruttamento dei pascoli alpini 27

30 Associazione a Festuca halleri Poste su pendii ben soleggiati tra i 2300 e i 2600 metri, queste comunità climaciche sono dominate da Festuca halleri, accompagnata spesso da Carex curvula, Nardus stricta, Phyteuma hemisphaericum, Potentilla aurea, Ranunculus montanus, Trifolium alpinum. GIARDINO BOTANICO ALPINO REZIA Piante e sfruttamento dei pascoli alpini 28 Associazione a Festuca varia Assai comune nelle Alpi Orobie è poco rappresentata nel nostro territorio, dove la si può ritrovare sui ripidi pendii assolati, piuttosto aridi. La si trova spesso anche sulle piccole cenge delle pareti rocciose, anche nell orizzonte del bosco. Nel territorio del Parco è costituita principalmente da Festuca scabriculmis, del gruppo di F. varia. Specie caratteristica, assoluta indicatrice di questa associazione è il Bupleurum stellatum. 6. PASCOLI NATURALI DEL CALCARE I suoli alpini, soprattutto quelli in quota, sono poco profondi, questo fa si che la roccia madre sottostante eserciti un forte influsso sulla vegetazione. Le comunità di interesse pabulare che si sviluppano sulle rocce calcaree, assai diffuse nel Parco, differiscono quindi da quelle che si sviluppano sui suoli di altre matrici rocciose. Associazione a Sesleria varia Caratterizzata da grande biodiversità, è la prateria più interessante dal punto di vista pabulare. La si riscontra dove la morfologia permette lo sviluppo di un suolo abbastanza profondo. Dominata dalla Sesleria varia e dalla Carex sempervirens, in essa si riscontrano frequentemente Oxytropis campestris, Biscutella laevigata, Potentilla crantzii, Helianthemum nummularium subsp. grandiflorum, Gentiana ciliata, Aster alpinus, Senecio abrotanifolius, Cirsium acaule, Nigritella nigra.

31 Nel Parco questa associazione è spesso in contatto con i nardeti ricchi in specie, che si spingono a quote piuttosto inusuali, ben oltre il limite del bosco. Proprio per tale peculiarità questi nardeti sono stati oggetto di studio e di un progetto LIFE-Natura 1996 denominato Parco Nazionale dello Stelvio misure urgenti per conservare la Natura. Bibliografia: CREDARO V. & PIROLA A., La vegetazione della provincia di Sondrio - Edizione. Banca Piccolo Credito Valtellinese. GIACOMINI V., PIGNATTI S., I pascoli dell Alpe dello Stelvio (Alta Valtellina). Saggio di fitosociologia applicata e di cartografia fitosociologica. Ann. Sper. Agr., n. IX: 1-49 (ed anche in Quaderno Ist. Bot. Lab. Critt. Univ. Pavia, n. 6: 1-51). GUSMEROLI F. ET AL., 2004 La vegetazione dei pascoli dell Alta Valtellina Fondazione Fojanini e Comunità Montana Alta Valtellina. KÖRNER C., Alpine Plant Life: Functional Plant Ecology of High Mountain Ecosystems Springer PAULI H., GOTTFRIED M. & GRABHERR G., 2001a - High summits of the Alps in a changing climate - In: G.-R. Walther et al. (eds.) Fingerprints of climate change - Kluwer Academic Publ., New York: PIGNATTI S., 1994 Ecologia del paesaggio - UTET, Torino. PIROLA A., FAIFER D., GIRONI F. E PIROVANO A., 2000 Le Valli del Parco Nazionale dello Stelvio in Lombardia Comitato Lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio, Bormio. TINNER W. & VESCOVI E., Ecologia e oscillazioni del limite degli alberi nelle Alpi dal Pleniglaciale al presente - Studi Trent. Sci. Nat., Acta Geol., 82 (2005): 7-15 Sito ufficiale del progetto GLORIA: GIARDINO BOTANICO ALPINO REZIA Piante e sfruttamento dei pascoli alpini 29

32 Orto Botanico di Brera, Milano Via Brera Milano ingresso da Via Brera 28 (oppure da Via Fiori Oscuri, 4) tel

33 Gli alberi come archivi naturali del clima a cura di Gabriele Zoia* e Marco Caccianiga** Orto Botanico di Brera*, Università degli Studi di Milano** La dendrocronologia (dal greco δένδρον = albero, χρόνος = tempo, λογία = studio) è una disciplina che studia l accrescimento annuale degli alberi, attraverso l osservazione degli anelli radiali del fusto. Gli alberi che crescono alle medie latitudini, in cui vi è una netta distinzione tra stagione estiva e stagione invernale, producono ogni anno un nuovo anello di accrescimento, facilmente visibile nella sezione trasversale del tronco. La variazione annua dello spessore di ciascun anello dipende da fattori biologici (specie, età, patologie), climatici (T, umidità) e stazionali (altitudine, suolo, pendenza). Per osservare gli anelli viene prelevata una carota di legno utilizzando un carotiere (succhiello di Pressler). Si tratta di uno strumento composto da un cilindro cavo che, per mezzo di un movimento rotatorio, viene inserito perpendicolarmente alla base del tronco; successivamente si estrae la carota che verrà osservata al microscopio binoculare. ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima 31

34 ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima Grazie allo studio degli anelli di più esemplari appartenenti alla stessa specie e situati nello stesso luogo è possibile ricostruire una serie media di accrescimento e da essa l andamento del clima nel passato. Data la mancanza di più esemplari appartenenti alla stessa specie, uno studio così approfondito non è possibile all Orto di Brera; tuttavia si è cercato di verificare come le differenti specie arboree hanno reagito ai cambiamenti climatici, nello specifico alla variazione di temperatura. Sono stati selezionati cinque diversi individui appartenenti ad altrettante specie arboree: tre di essi (Prunus avium, Maclura pomifera e Platanus hybrida) erano stati abbattuti negli anni precedenti, mentre gli altri due (Taxus baccata e Ailanthus altissima) sono tuttora viventi. Nel complesso di Brera è situato un Osservatorio Meteorologico, che dal 1763 registra quotidianamente le temperature minime e massime di Milano. Questa preziosa e completa serie di dati è stata presa come riferimento per la ricostruzione dell andamento delle temperature negli ultimi 250 anni. Come si può notare dal grafico sottostante, le T medie annue sono in progressiva crescita a partire dalla seconda metà del secolo scorso. L innalzamento delle temperature riguarda sia i valori dei mesi invernali, sia i valori dei mesi estivi. A partire dagli anni 50 solo in due casi la T media di gennaio è risultata sotto lo 0 (1963, 1985), mentre nei decenni e nei secoli precedenti ciò è avvenuto con frequenza molto maggiore. L ultimo decennio, in particolare, è stato caratterizzato da inverni molto miti e da estati piuttosto calde. Il 2003 è stato l anno più caldo in assoluto degli ultimi tre secoli, con una T media annua di 17,1 C (paragonabile ad un clima di tipo subtropicale). TEMPERATURE MEDIE A MILANO T media ( C) TEMPERATURE MEDIE A MILANO Media Luglio Media Annuale Media Gennaio Media Luglio Media Annuale Media Gennaio L accrescimento degli anelli degli alberi ha risentito in maniera differente delle condizioni ambientali, a seconda della specie presa in considerazione. La seguente tabella evidenzia le correlazioni significative esistenti tra la crescita degli anelli nelle diverse specie.

35 Si può notare come il platano non sia correlato a nessuna delle altre piante: infatti i suoi anelli crescono indipendentemente dalla temperatura. Ciliegio, ailanto e maclura sono correlati positivamente tra loro: si è visto che le tre specie crescono meglio se le temperature sono più fresche, in particolare in inverno. Il tasso, al contrario, è correlato negativamente con il ciliegio e con la maclura: si è constatato come il primo prediliga inverni miti, mentre i secondi inverni freddi. Platanus Prunus Maclura Platanus Prunus Maclura Taxus Ailanthus ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima 33 Taxus Ailanthus Correlazione negativa tra specie con la T Correlazione positiva tra specie con la T Platanus

36 ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima 34

37 PLATANUS HYBRIDA L. PLATANUS Lunghezza anelli (mm) 5,0 4,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0, Anno 1969 L esemplare di platano presente in Orto è stato abbattuto nel febbraio 2008, in quanto poco stabile e potenzialmente pericoloso per i visitatori. Il carotaggio effettuato ha permesso di risalire all anello del 1918, ma la pianta è sicuramente più vecchia, poichè la limitata lunghezza del carotiere ha impedito di raggiungere il centro dell albero. Nonostante l abbattimento, la pianta è ancora viva e crescono nuovi rami. Dall analisi statistica effettuata è risultato che le variazioni annue della crescita degli anelli di questo esemplare di platano non hanno una particolare correlazione con il clima. Le cause sono dunque da ricercarsi in altri fattori, che al momento restano da chiarire ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima

38 ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima 36

39 PRUNUS AVIUM L. PRUNUS Lunghezza anelli (mm) 9,0 8,0 7,0 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0, Anno L esemplare di ciliegio preso in considerazione è stato abbattuto nell agosto 2007; precedentemente era stato danneggiato da un violento temporale. La base del tronco è stata trasformata in una curiosa scultura a forma di madonnina dagli studenti di Brera. La limitata crescita degli anelli dal 1991 in poi è probabilmente dovuta ad una drastica potatura. Il carotaggio effettuato ha inoltre permesso di accertare che la pianta risale al Dall analisi statistica effettuata è risultato che gli anelli del ciliegio crescono meno negli anni più caldi, in particolare negi anni con inverni molto miti. ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima 37

40 ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima 38

41 MACLURA POMIFERA (Raf.) Schneid MACLURA Lunghezza anelli (mm) 10,0 9,0 8,0 7,0 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0, La Maclura è una singolare pianta appartenente alla famiglia delle Moraceae, utilizzata un tempo in sostituzione del gelso bianco per l allevamento dei bachi da seta ed oggi coltivata come ornamentale. L esemplare presente in Orto è stato abbattuto nel novembre 1998 a causa di una malattia; ne è stata recuperata una rondella di legno di un ramo secondario, in cui gli anelli sono ben visibili fino all anno L arresto della crescita a partire dal 1971 (è ben visibile una serie di anelli compressi tra loro) è probabilmente dovuto alla malattia della pianta. Dall analisi statistica effettuata è possibile affermare che vi è una correlazione tra la crescita degli anelli ed la temperatura: l accrescimento è infatti maggiore negli anni a clima spiccatamente continentale, con inverni freddi ed estati calde, come nel decennio (es. anno 1950: Tm gennaio 1,93 C, Tm luglio 28,1 C) Anno ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima 39

42 ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima 40

43 TAXUS BACCATA L. TAXUS 7,0 Lunghezza anelli (mm) 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0, Anno Il tasso è stata l unica conifera carotata ed è tuttora vivente. Ha una crescita più lenta rispetto alle latifoglie, quindi gli anelli sono in media più stretti, anche se presentano il vantaggio di essere maggiormente visibili. Il carotaggio ha permesso di datare gli anelli fino al 1938, anche se l esemplare è di qualche anno più antico. Gli anelli dal 1956 al come si può osservare in dettaglio - sono molto stretti, probabilmente a causa del disturbo causato dalla perdita di un ramo principale (l esemplare è piuttosto asimmetrico). La pianta si è però ripresa molto bene e nell ultimo decennio ha prodotto gli anelli più spessi, probabilmente anche a causa delle elevate temperature. Dall analisi statistica effettuata è risultato infatti che la crescita degli anelli è significativamente correlata con la temperatura. I picchi massimi di crescita si sono verificati nel 2001 (Tm 15,1 C) e nel 2003 (Tm 17,1 C) ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima 41

44 ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima 42

45 AILANTHUS ALTISSIMA Mill. AILANTHUS Lunghezza anelli (mm) 20,0 18,0 16,0 14,0 12,0 10,0 8,0 6,0 4,0 2,0 0, L ailanto è una pianta originaria della Cina, coltivata per ornamento e divenuta infestante nelle aree urbanizzate. Ha una crescita molto rapida: l esemplare carotato, infatti, è molto sviluppato, nonostante abbia solo 20 anni. Dall analisi statistica effettuata è risultato che la crescita degli anelli è significativamente correlata in maniera negativa con la temperatura; in particolare le estati molto calde (come nell ultimo decennio) ne limitano la crescita. Questo dato andrebbe integrato con i dati delle precipitazioni; è probabile, infatti, che questa specie soffra particolarmente le estati caldoaride, essendo situata su un suolo piuttosto ghiaioso, che trattiene poco l acqua Anno ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima 43

46 La tabella sottostante ricapitola le correlazioni statistiche esistenti tra la larghezza degli anelli dei cinque esemplari campionati e le temperature medie dei mesi dell anno (correlazione di Pearson). In arancione sono state evidenziate le correlazioni significative negative, mentre in verde le correlazioni significative positive. ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima 44 Platanus Prunus Maclura Taxus GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIA Ailanthus Correlazione negativa con la T Correlazione positiva con la T Platanus

47 In questo studio è stata applicata la dendrocronologia al fine di osservare come differenti esemplari appartenenti a diverse specie abbiano reagito alle variazioni climatiche. Le potenzialità di questa disciplina sono in realtà molto più ampie. La dendrocronologia trova infatti applicazione in: _ Archeologia, per datare manufatti costruiti in epoche storiche; _ Storia dell arte e organologia musicale, per datare opere o strumenti musicali in legno; _ Climatologia, per ricostruire il clima dei secoli passati; _ Geomorfologia, per studiare e datare movimenti franosi, avanzamento o recessione dei ghiacciai ed altri eventi geologici; _ Architettura, per l analisi storica degli edifici e per evidenziare interventi di manutenzione e di restauro. Nell ambito propriamente didattico l osservazione degli anelli del legno dal vivo o al microscopio può risultare particolarmente interessante anche per un pubblico in età scolare. ORTO BOTANICO DI BRERA, MILANO Gli alberi come archivi naturali del clima 45

48 Orto Botanico di Cascina Rosa a Milano Via Valvassori Peroni Milano Tel:

49 Le piante e l inquinamento dell acqua di FABRIZIO GRASSI Dell orto Botanico di Cascina Rosa di Milano L inquinamento è un alterazione dell ambiente, di origine antropica o naturale, che può produrre danni permanenti agli organismi viventi di una determinata area. In senso lato possiamo parlare di inquinamento in molte accezioni, ma sempre per indicare un fenomeno di alterazione dell ambiente. Alcuni dei principali inquinanti idrici sono le acque di scarico contenenti materiali organici, i fertilizzanti e tutte le sostanze che favoriscono una crescita eccessiva di biomassa vegetale, i pesticidi, i fitofarmaci ed i metalli pesanti. Gli inquinanti delle acque provengono soprattutto dagli scarichi urbani e industriali, dai processi di percolazione, dai terreni agricoli e dalle aziende zootecniche. Gli ecosistemi lacustri sono particolarmente sensibili a tutte queste tipologie di inquinamento. L eccessivo apporto di fertilizzanti dilavati dai terreni agricoli, unito all aumento delle temperature, può incrementare un processo di eutrofizzazione, cioè di crescita eccessiva della flora acquatica. La grande quantità di alghe e di piante acquatiche che si viene a formare deturpa il paesaggio, ma soprattutto, quando si decompone, consuma l ossigeno disciolto nell acqua. Le sostanze contaminanti contenute nell acqua inquinata possono inoltre provocare numerosi danni anche alla salute dell uomo, oltre che all equilibrio degli ecosistemi. Per esempio certi metalli pesanti come il cromo o il cadmio, contenuti spesso nei fanghi usati come fertilizzanti, possono essere assorbiti dalle colture e giungere all uomo attraverso le reti alimentari. ORTO BOTANICO DI CASCINA ROSA A MILANO Le piante e l inquinamento dell acqua 47 Anche le piante stesse possono agire come fonte di inquinamento naturale. Infatti, anche un organismo può essere definito inquinante quando immesso in un habitat diverso da quello d origine. Le piante infine possono risultare utili nell individuare vari livelli di inquinamento o essere utilizzate come strumento di depurazione delle acque inquinate.

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