Papà era in guerra in luoghi che Lorenzi Bramati non aveva mai sentito nominare, ma che in poco tempo gli erano diventati tristemente celebri: Carso

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2 Papà era in guerra in luoghi che Lorenzi Bramati non aveva mai sentito nominare, ma che in poco tempo gli erano diventati tristemente celebri: Carso - Pasubio Isonzo Altopiano di Asiago Ortigara.Ora li conosceva perché il maestro, a scuola, faceva dire una preghiera per i valorosi soldati italiani che combattevano per la Patria e sarebbero tornati carichi di gloria e di onore. Lorenzo non sapeva cosa fosse questa gloria, sapeva solo che suo padre non c era. Intanto la mamma,che stava aspettando con la sorella, come ogni sabato per fare la spesa, ai cancelli della FIAT di Torino era apparsa all angolo dell isolato e nello stesso momento si sentirono delle voci urlare : Vogliamo pane! Abbasso la guerra Abbasso la guerra. Era un corteo che protestava contro la fame e la povertà causata dalla guerra. Si sentirono altre voci I soldati, scappate, scappate! 2

3 Lorenzo ebbe paura, si udirono un esplosione e degli spari. Vide un uomo elegantemente vestito con una borsa di pelle; sembrava un avvocato o un medico. Le voci concitate di due uomini vestiti di nero gli intimarono: Melli! Stai fermo lì! Non ti muovere! Melli si mise a correre. Risuonò un colpo secco e Lorenzo lo vide cadere. La borsa gli sfuggì dalle mani e scivolò fino davanti ai suoi piedi aprendosi. Ne uscì una manciata di biglietti di banca. Lorenzo, d istinto, prese la borsa e cominciò a correre. Dentro c erano dei soldi! E il denaro voleva dire legna, vestiti, cibo. I due uomini gli intimarono di fermarsi, Non ascoltò e sentì uno sparo e poi un altro. Vide gente che voleva sbarrargli il passo. I due inseguitori caddero nel tentativo di prenderlo. Entrò nella stazione di Porta Nuova, vide un carro bestiame, vi salì in fretta e si infilò in un mucchio di fieno. Sentì le voci degli inseguitori allontanarsi. Ormai ce l avevano con lui. 3

4 Era tarda sera e finalmente uscì dal mucchio di fieno, ma dovette nascondersi subito di nuovo perché il portellone si aprì e capì che stavano caricando, sul vagone, dei muli. I soldati se ne andarono e Lorenzo sbirciò di nuovo fuori dal portellone per andarsene, ma una voce lo terrorizzò. I suoi inseguitori lo stavano cercando. Si rintanò per la terza volta sotto al mucchio di fieno Ehi! Cosa fate lì? Non sono ammessi borghesi intorno a un treno militare. Gridò un soldato ai due uomini e li portò dal tenente. Lorenzo si rese conto che non poteva andarsene e si rifugiò di nuovo nel suo nascondiglio dopo aver preso il tascapane dimenticato dai soldati. Intanto si sentì l ordine di chiudere i portelloni e il treno si mise in moto. 4

5 Lorenzo aveva voglia di piangere e urlare, ma dopo essersi rifocillato si addormentò. Al risveglio, rassegnato ad aspettare, guardò la borsa, la causa di tutto. L aprì e rimase senza respiro: conteneva diecimila lire, una cifra che non riusciva nemmeno a concepire. Poi vi frugò di nuovo dentro e trovò un altro pacchetto legato e sigillato. Conteneva dei fogli con delle formule difficili e strani disegni. Nascose tutto sotto il maglione e si liberò della borsa. Il treno cominciò a rallentare e prima che se ne rendesse conto un soldato aprì il portellone. 5

6 Chi sei gli chiese il soldato Beppino. Lorenzo snocciolò la storia che si era preparato e espresse il desiderio di poter tornare a casa. Il capellano militare, padre Tommaso, che il ragazzo aveva già incontrato gli rispose che sarebbe stato difficile perché erano a Monfalcone, in zona di guerra, Nonostante tutto Lorenzo si sentì rassicurato e si scusò per aver mangiato parte del contenuto del tascapane. Improvvisamente sul binario vicino si fermò un treno da cui proveniva un sordo lamento di dolore e vennero fatte scendere una serie di barelle sulle quali un medico posava un cartoncino rosso o verde. Quelle con il cartoncino verde vennero caricate sul treno, mentre gli altri feriti furono portati sotto una tettoia e padre Tommaso cercava di parlare con loro e li benediva. Beppino spiegò che quel treno era un treno ospedale e i cartoncini indicavano la gravità della ferita. I feriti con il cartoncino rosso erano destinati a morire. 6

7 Improvvisamente Lorenzo vide gli uomini in nero e Beppino intercettò il suo sguardo spaventato e per aiutarlo lo mandò a pulire i muli sul vagone per poi farlo scendere dalla parte opposta. Intanto allontanò gli uomini in nero e fece risalire il ragazzo. Padre Tommaso,poi, lo prese per le spalle e lo rassicurò dicendogli di seguire Beppino; avrebbe aiutato anche lui, come altri ragazzi, a portare l acqua agli operai che costruivano strade e ponti. Quando sarebbe stato il momento si sarebbe fatto vivo per farlo tornare a casa. 7

8 Beppino gli aveva trovato un paio di pantaloni militari e prestato la sua giacca. Ora poteva essere scambiato per uno dei tanti soldati che si aggiravano nei dintorni. Lorenzo, però, aveva paura d essere riconosciuto, ma Beppino lo rassicurò e gli disse di dire al graduato che registrava i nomi di avere 14 anni. Avrebbe ricevuto 35 centesimi all ora e lavorato tutto il giorno. Vicino a lui un ragazzo, come lui di 11 anni, ne aveva dichiarati 15 per poter lavorare. Uno dei suoi tre fratelli, al fronte, era morto, la madre era malata e c erano altre due sorelle da sfamare. Un sergente cominciò a dare indicazioni quando apparve Beppino che lo portò con sé, insieme ad altri 4 ragazzi per portare l acqua sulla cima del monte San Michele dove i soldati stavano scavando gallerie per mettere i cannoni. Non dovevano berla perché era sporca e inquinata dai morti; serviva per le perforatrici, per i muli e per il cemento. Lorenzo vide davanti a sé un paesaggio desolante, senza vegetazione con il terreno tutto bucherellato; resti di reticolati, fossi fangosi correvano in tutte le direzioni e dentro c erano rottami di ogni genere: erano le trincee. La guerra cominciava a non sembrargli quella che il maestro era solito descrivere. Le trincee non erano posti tranquilli, belli e curati. 8

9 Le montagne e e colline apparivano avvolte in una altissima nuvola di fumo. Beppino spiegò che erano i cannoni ed avevano cominciato a sparare anche quelli piazzati nelle caverne scavate nelle montagne. Si vedeva la città di Gorizia conquistata a prezzo di decina di migliaia di morti, il monte Sabotino, Oslavia e il fiume Isonzo.La direzione del fumo delle cannonate indicava la zona del Carso. Lorenzo pensava fossero luoghi lontanissimi tra loro. Il Carso lo immaginava come una specie di deserto del Sahara, visto che in due anni i soldati non erano riusciti ad attraversarli. Beppino gli spiegò che a fare il loro stesso percorso l esercito italiano aveva impiegato un anno e più di centomila morti. Sull Isonzo si sono combattute 11 battaglie con dieci morti ogni metro. Dieci italiani e dieci austriaci. La stessa cosa succede in Francia. Beppino piangeva e Lorenzo non sapeva cosa dire; ricordò che si era fatto festa quando fu presa Gorizia.La gente non sa, ribatté Beppino, nessuno può credere a un tale macello. Intanto erano arrivati i carri che trasportavano enormi e costosi proiettili. Costavano 5000 lire l uno. Si potrebbe usarli per fare in modo che ogni persona stia bene. Invece siamo qui a scannarci 9

10 In quella sera umida e fredda i soldati erano seduti attorno a un fuoco e stavano raccontando le loro esperienze. Lorenzo era affascinato e nello stesso tempo inorridito. Non pensava che la guerra potesse essere come la descrivevano, non pensava che anche suo padre stesse vivendo le stesse situazioni. Sentendo il maestro la guerra sembrava poco più di un gioco. Iniziò un caporale indicando la parte dell orizzonte in cui si intravedevano nuvole di fumo e si sentiva il rimbombo sordo del cannone. Disse: Quelli là stanno peggio di noi. Ma i cannoni sono italiani o austriaci? Chiese Lorenzo- Di tutti e due fu la risposta e probabilmente ci sarà un assalto. Andare alla assalto significava uscire dalla trincea per cercare di conquistare quella nemica. Tutti coloro che già vi avevano partecipato si erano trovati a correre sui corpi dei morti e meglio morti che feriti perché significava morire soffrendo le pene dell inferno. Lorenzo chiese ancora: - Ma non si può non andare all assalto?- No, per non essere accusati di vigliaccheria, di diserzione, per non essere fucilato o imprigionato. Gli austriaci sono così cattivi? Sono cattivi come noi rispose Beppino- A Natale ci siamo scambiati sigarette e cibo e accordati per non sparare mentre si spalava la neve dalle reciproche trincee. 10

11 Lorenzo, ormai aveva imparato a guidare un mulo e faceva la spola tra un vallone dove arrivavano carichi di tutti i tipi e e i luoghi intorno a San Michele. Aveva assistito anche all ispezione di un generale che si preoccupò unicamente di rimproverare perché le divise dei soldati non erano in ordine e fece appendere un cartello con la seguente scritta; DULCE ET DECORUM EST PRO PATRIA MORI (è dolce e bello morire per la patria). Più della metà di noi, disse Beppino, non sa leggere e dubito che sia bello e dolce morire per la patria. Lorenzo espresse la sua preoccupazione per il padre a Beppino. Quest ultimo lo rassicurò dicendogli che gli autisti non andavano all assalto. Scrisse una lettera a casa ma non sapeva se sarebbe arrivata. 11

12 Lorenzo,approffitando di una mezza giornata di riposo,andò fino alla stazione. Vi stava entrando quando vide, attaccato a un pilastro, la sua immagine su un foglio dove si chiedeva, a chiunque l avesse visto di avvisare i carabinieri. Il ragazzo pensò che lo cercavano per qualcosa di grave, ma che non sapeva spiegarsi. Riconobbe la voce di Beppino che lo chiamava e che aveva strappato i fogli. Ad un tratto Lorenzo riconobbe uno degli uomini in nero di Torino. Sempre Beppino gli disse di scappare appena ci sarebbe stata confusione e di non badare a quello che avrebbe fatto lui. Infatti l uomo intervenne in un litigio tra prigionieri austriaci e passanti che inveivano contro di loro. Corse, corse, corse, fin quando raggiunse la sua baracca. Beppino rientrò a tarda notte e gli raccomandò di non allontanarsi dal campo Non sapeva molto, ma Lorenzo era molto importante e lui stava facendo solo quello che gli aveva chiesto padre Tommaso. Per Lorenzo il mistero era sempre più fitto. 12

13 Lorenzo s addormentò tardi, turbato dalle parole di Beppino e sicuro che la causa fosse la maledetta borsa. Fu svegliato nel mezzo della notte perché era necessario partire. Si nascose i soldi e i documenti tra la maglia di lana e la pelle e uscì. All esterno c era grande confusione. Si incamminarono per la strada che scendeva dal Monte San Michele e ad un certo punto intravide anche padre Tommaso. Cominciarono ad incontrare anche dei civili: era un fiume di uomini, carri, muli, auto, camion: Solo quando si fermarono a mangiare Beppino spiegò a Lorenzo che gli Austriaci avevano sfondato le linee italiane dalla parte di Caporetto e stavano avanzando. Si sperava di fermarli al Tagliamento. 13

14 Improgvvisamente sbucò davanti a loro il capitano della Brigata Mantova con una cinquantina di uomini. Egli diede l ordine di scavare una trincea per dare tempo ai soldati di ritirarsi. Ad un tratto si sentì un gran trambusto e fu allora che Lorenzo assistette alla fucilazione di un soldato solo perché non si era scansato al passaggio del generale perché aveva ricevuto l ordine di stare lì, di non muoversi. Inorridito vomitò tutto quello che aveva mangiato. Lorenzo piangeva a dirotto quando padre Tommaso gli indicò il cadavere del soldato che. si stava alzando. Il capitano sapeva che il generale non avrebbe mai cambiato idea e aveva fatto finta di ubbidire all ordine di fucilazione 14

15 Lorenzo, Beppino e padre Tommaso si fermarono, a riposare,in una casa un po isolata in campagna. L indomni ripartirono e nel pomeriggio giunsero al Tagliamento. Una fiumana di gente si accavallava all ingresso del ponte. Un esplosione fece sparpagliare la gente urlante in mille rivoli. Si pensò agli Austriaci; in realtà erano i tedeschi che volevano conquistare il ponte per far passare il loro esercito, ma un gruppo di soldati italiani con una mitragliatrice occuparono l ingresso e non avevano intenzione di lasciar libero il passaggio. Ad un tratto si vide il ponte alzarsi per aria: non c era più, l avevano fatto saltare. Beppino disse che dovevano raggiungere un altro èponte a qualche chilometro di distanza. Un civile disse loro che un barcaiolo avrebbe potuto portarli al di là del fiume : bastava pagare. Lorenzo, fingendo di dover andare in bagno levò dalla busta cento lire e le infilò nella tasca di padre Tommaso che ordinò all uomo di portarli al traghetto. Giunsero presso la scuola di un paese dove trovarono una donna con due bambini che volevano anche loro pernottare lì. 15

16 Nella notte il sonno agitato da mille incubi fu interrotto da una luce abbagliante. Gli Austriaci li avevano presi prigionieri. La donna fu mandata via. Lorenzo, Beppino e padre Tommaso furono fatti uscire dove stava già una fila di prigionieri. Un graduato prese Lorenzo per il braccio e gli chiese chi fosse. Egli non riusciva a parlare, fu padre Tommaso a spiegare che non era un soldato, ma un ragazzo che lavorava nelle retrovie. Padre Tommaso lo rassicurò mentre Beppino si dispiaceva per non averlo protetto come gli aveva chiesto il frate. Lorenzo non capiva il perché di tutto questo, intanto si sentì trascinare all interno della scuola. Pensò di non poter più tornare a casa, aveva paura degli Austriaci, paura di essere solo, paura di non capire quello che dicevano, paura di tutto. Nella scuola era rimasto, con lui, un piccolo gruppo di soldati. Digiuno com era divorò un pezzo di pane anche se raffermo, duro e sabbioso che gli avevano dato. Non lo trattavano male e cominciava a sembrargli quasi impossibile che quegli uomini fossero gli stessi austriaci dipinti come terribili, feroci, malvagi, spietati e crudeli. Sembravano stare peggio degli italiani. Fu svegliato da uno scrollone deciso, ma non sgarbato. 16

17 Il graduato gli offrì del minestrone e gli chiese chi fosse. Lorenzo spiegò che lavorava sul Monte San michele. L avrebbe lasciato libero subito ma vaveva l ordine aspettare il capitano. Lorenzo trovò la forza di chiedergli perché parlava italiano e combatteva per gli austriaci. Gianluigi, così si chiamava, spiegò che la sua famiglia viveva nel Trentino, in territorio austro ungarico e destinato a combattere per l imperatore Francesco Giuseppe invece che per Vittorio Emanuele II. Non sarebbe comunque cambiato niente: la guerra è crudele per tutti i soldati che siano italiani o austriaci. Lorenzo capiva sempre più che la guerra era diversa da quella raccontata dal suo maestro ed anche gli austriaci erano diversi da come gli avevano racconatto. Pierluigi gli spiegò anche che nell esercito austro-ungarico c erano parecchie nazionalità: bosniaci,ungheresi,slovacchi,cechi,croati,pola cchi, tutti insieme e tutti nei pasticci. Pierluigi era convinto che gli Italiani dovessero perdere la guerra perché erano stati loro ad attaccarli mentre fino a pochi mesi prima erano alleati e poi. Se si fossero arresi sarebbe finalmente finita la guerra. Quei soldati erano giovani, poco più grandi lui ; anche nell esercito austriaco chiamavano al fronte i diciottenni perché non c erano più soldati. Ad un tratto si sentì la voce di Beppino e dietro di lui vide padre Tommaso al quale chiese: Perché hai chiesto a Beppino di proteggermi? Gliel ho chiesto io rspose una voce sconosciuta. 17

18 Nella luce traballante Lorenzo vide un frate: era frate Joseph. Quest ultimo si avvicinò a Gianluigi e gli porse una serie di documenti. Il graduato controllò con attenzione e poi li lasciò liberi. Raggiunsero il portico di una casa deserta al di là della piazza e frate Joseph disse a Beppino che un giorno o l altro gli avrebbe spiegato perché Lorenzo era diventato una persona importante senza volerlo. Si rivolse poi a Lorenzo chiedendogli di restituire ciò che gli apparteneva. Padre Joseph diede i soldi a Beppino e indicandogli la direzione dove le truppe italiane avevano fermato tedeschi e austriaci sul Piave. Padre Tommaso invece decise di continuare a portare conforto ai prigionieri. Lorenzo si trovò solo con padre Joseph che bruciò il plico dei documenti. 18

19 Lorenzo seguiva il frate quasi meccanicamente; superarono alcuni gruppi di soldati italiani prigionieri e, Lorenzo, cominciò a chiedersi dove potesse essere suo padre. Joseph sembrò leggergli il pensiero e gli disse che suo padre non doveva essere stato coinvolto in quel disastro e stava bene. Si fermarono a un monastero dove riposarono e furono rifocillati. Un giovane frate li avrebbe portati su un carro fino alla stazione di Udine: Da qui giunsero in Svizzera e Joseph gli annunciò una sorpresa. Erano giunti alla casa dell arcobaleno. Al di là del cancello c erano due donne: mamma e Valentina. 19

20 Padre Joseph cominciò a raccontare. Spiegò che il signore a cui Lorenzo aveva preso la borsa era un agente dei servizi segreti italiani. Era riuscito a rubargli dei documenti importantissimi ed era inseguito dai suoi colleghi perché non li aveva consegnati ai suoi superiori. Aveva cercato di venderli al miglior offerente. Joseph raccontò che fino a un anno prima egli non era un frate, bensì un ingegnere che dirigeva un laboratorio segreto in Germania. Qui si era occupato della realizzazione di un carro armato più perfezionato di quello inglese (tank) con una torretta in grado di ruotare a 360 e capace di sparare in ogni direzione. Essendosi reso conto di aver progettato un arma micidiale, decise di non proseguire il suo lavoro per cui distrusse tutti gli appunti e fuggì. Venne in Italia e si rifugiò in un convento. Fu qui che divenne frate. Aveva però commesso l errore di conservare una copia di tutti gli appunti che furono rubati. Era seguito, sorvegliato e non poteva avvicinarsi né a Lorenzo, né a Beppino, né a padre Tommaso a cui aveva affidato il ragazzo. Aveva conservato una copia degli appunti perché la sua scoperta poteva essere usata per costruire trattori, veicoli per scavare.ma fino a quando 20

21 ci sarebbe stata la guerra le sue scoperte sarebbero state usate solo per distruggere e per questo aveva bruciato i documenti. Ma perché mamma e Valentina sono qui? Gli uomini in nero, come li chiamava Lorenzo, avevano scoperto subito chi era il ragazzo che aveva rubato la borsa perché la mamma era andata dai carabinieri con la foto che lui stesso aveva visto appesa alla stazione,l ho fatta venire qui con Valentina perché non volevo che qualcuno facesse loro del male per sapere dove eri. E questo posto? Ho pensato a quante cose muoiono quando muore un uomo. Non scompare solo lui; spariscono i suoi ricordi, le cose che sapeva fare, allevare figli, amare un altra persona. Io, che sono ricco di famiglia, e mi sono arricchito ancora di più con il mio lavoro, ho acquistato questa villa per farne un rifugio per gli orfani che la guerra ha creato; di tutte le nazionalità senza distinzione. Tutti insieme per imparare a vivere uno accanto all altro. Solo così ci sarà speranza perché non ci siano più guerre. L ho chiamata ARCOBALENO perché ha i colori della pace 21

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