Guerra per bande. di Luca Innocenti

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1 Guerra per bande di Luca Innocenti Amici golpisti buon pomeriggio. Dallo studio centrale Mario Scialoja. Stiamo per collegarci con i seguenti colpi di Stato: Roma, per il Golpe Borghese; Milano per la strage di Piazza Fontana; Brescia per la strage di Piazza della Loggia. Ai microfoni i colleghi Roberto Fabiani, Massimo Caprara e Lino Jannuzzi. Via Roma, Fabiani terrai la linea per tre minuti 1. In modo volutamente sarcastico Mino Pecorelli faceva così cominciare il proprio articolo Tutto il Sid minuto per minuto, descrivendo, tramite un abile metafora sportiva, la lotta politica visibile in particolare nei servizi segreti nel 1974, spaccati fra la vecchia strategia legata al Golpe autoritario e quella più moderna fautrice di un ordine di centro. Le due anime sono rappresentate da squadre di calcio impegnate, se vogliamo, in un indecente disputa nel mentre che da lontano scoppiano le bombe e avvengono le stragi. Pecorelli divide così i contendenti: nel partito del Golpe nero giocano il capo del Sid generale Vito Miceli, l agente Z Guido Giannettini, il tenente colonnello Amos Spiazzi ufficiale della base Nato di Verona, il capitano Federico Marzollo capo del Centro del Controspionaggio di Roma. Nell altra squadra, i bianchi, ci sono il capo dell ufficio D del Sid generale Maletti, il suo fido alleato Antonio Labruna capitano del NOD, i giudici Gallucci e Vitalone, mentre il Ministro della Difesa Giulio Andreotti fa da allenatore. Pecorelli, che in realtà opera per la squadra Miceli, fra un allusione velenosa e l altra si diverte a schernire i suoi nemici. Poi sa benissimo che la lotta avviene a più livelli, in particolare tramite notizie pubblicate sulla stampa, indagini giudiziarie, ma anche e soprattutto con i dossier riservati del servizio. Ognuna delle due squadre opera senza esclusione di colpi, ma anche nella cautela che il tutto rimanga sottobanco, in un crinale estremamente scivoloso. In ambito di dossieraggio nel 1973 il generale Maletti dà incarico al capitano Labruna di lavorare sul Golpe Borghese. Per far ciò Labruna raccoglie la relazione completa sul Golpe di Guido Giannettini, poi quella di Guido Paglia, esponente di Avanguardia Nazionale e anch egli informatore esterno del Servizio. Tramite Paglia, Labruna aggancia due estremisti latitanti a Barcellona, Stefano Delle Chiaie e Maurizio Giorgi, poi arriva ad altri congiurati: il costruttore romano Remo Orlandini, la fonte Torquato Nicoli, Maurizio Degli Innocenti (quest ultimo avvocato pistoiese legato a Gelli) e infine dell industriale Lercari coinvolto nell inchiesta della Rosa dei Venti. Con tutte queste testimonianze c è modo di tirare le fila su quattro anni di complotti predisponendo un dossier allarmante sul tentativo del 1970 e su quelli ancora in preparazione nel 1973 e Sul generale Miceli, in particolare, si trovano elementi indicanti che il capo del Sid fosse coinvolto nelle trame della notte dell Immacolata, sia per i legami con alcuni congiurati ma anche per aver favorito la fuga di questi, a colpo di Stato fallito. Allo stesso modo però il generale Vito Miceli, che da tempo ha capito l aria che tira, non ha nessuna intenzione di far la parte della vittima sacrificale e ha ben predisposto le sue contromosse, con un altro dossier: nella primavera del 1974, viene attivato il tenente colonnello 1 OP, 8 aprile 1975.

2 Giuseppe Condò del SIOS esercito che inizia a raccogliere informazioni sui progetti di Golpe Bianco dalla diretta voce del suo più autorevole fautore, il conte Edgardo Sogno Rata del Vallino. Sogno è un attivista anticomunista dagli anni Cinquanta, collegato con ambienti politici italiani e americani di alto livello: a Condò è bastato partecipare a qualche ricevimento insieme all ex partigiano monarchico, fingendo di essere interessato ai suoi propositi, per raccogliere informazioni e i nomi dei militari coinvolti nell operazione (fra questi il generale Ugo Ricci). Le confidenze ricevute servono per preparare un dossier da inoltrare a Marzollo e quindi a Miceli, anche questo particolarmente allarmante, viste anche le idee che in qualche modo paiono presagire il piano di Rinascita democratica: ( ) alla prima crisi di Governo, dalla Presidenza della Repubblica verrebbero proposte una riforma elettorale (collegio uninominale) ed alcuni ritocchi costituzionali tendenti a condurre ad un governo di legislature (tipo Germania, cancellierato di 4 anni). Col nuovo sistema elettorale si dimezzerebbero i deputati e i senatori comunisti; ( ) 2. Nello stesso periodo, siamo sempre nella primavera del 1974, gli attentati di Ordine Nero si fanno sempre più pericolosi e continui, a Vaiano in aprile il caso evita una drammatica strage ferroviaria, in maggio Carlo Fumagalli, altro ex partigiano bianco ora diventato capo dell organizzazione terroristica Mar, viene arrestato nell ambito di un ambigua operazione condotta dal capitano dei carabinieri di Brescia, Francesco Delfino 3. Anche questa operazione, verosimilmente, fa parte della lotta intestina fra le due fazioni in gioco. La magistratura si sta muovendo, ed è particolarmente importante l'attività del giudice padovano Giovanni Tamburino che da mesi sta lavorando ad un inchiesta scottante, quella sulla Rosa dei Venti. Tamburino sta cercando collegamenti esistenti fra l eversione nera con ambienti finanziari e militari. In tal senso ha acquisito due testimonianze, quella del finto magistrato militare Roberto Cavallaro e quella del tenente colonnello Amos Spiazzi. Entrambi gli parlano dell esistenza di un organizzazione occulta che in qualche modo agisce da regia al terrorismo: un organizzazione che si poneva come ostacolo al cambiamento, nazionale e internazionale, limitando la sovranità popolare e utilizzando modalità di azione anomale, illegali, segrete e violente. Spiazzi nelle sue parziali ammissioni, dopo aver definito in una maniera un bel po fumosa questa struttura (che dipenderebbe direttamente dal Sid), affermando di essersi limitato ad eseguire gli ordini, non vuol dire chi gli ha chiesto di attivare i gruppi eversivi della Rosa dei Venti, a meno che non venga sciolto dal segreto da parte di un suo superiore. Probabilmente il colonnello veronese allude anche ad un piano militare esistente, pur se conosciuto solo dai vertici delle Forze Armate, di intervento in caso di gravi situazioni di disordini 2 Appunto tenente colonnello Condò 25 marzo Atti commissione parlamentare P2 vol. 3 tomo 4 parte 2 pag Delfino al recente processo di Brescia verrà sospettato di appartenere alla P2 e ad ambienti golpisti. La pista di indagine sulla strage di piazza della Loggia che produsse negli anni '70 fu assolutamente fuorviante, tanto da farlo finire poi sotto processo per depistaggio.

3 nel Paese. Ciò corrisponde alla soluzione cui, da tempo, aspirano alcuni ambiti eversivi dell estrema destra. Il 28 maggio a Brescia, in una manifestazione sindacale, una bomba nascosta dentro un cestino portarifiuti provoca 8 morti e un mare di feriti. Le vittime, a causa della pioggia, erano assiepate sotto i portici dove altrimenti avrebbero dovuto stare i carabinieri. Due giorni dopo i carabinieri vanno a scovare a Pian del Rascino, in provincia di Rieti, l estremista lodigiano fondatore di Ordine Nero Giancarlo Esposti, ammazzandolo in un conflitto a fuoco. Dopo la strage di Brescia viene smantellato l Ufficio Affari Riservati diretto dal piduista Federico Umberto D Amato e creato l ispettorato per l Antiterrorismo, il cui comando è affidato a Emilio Santillo. L'8 giugno Andreotti rende un'intervista concessa a Massimo Capra per il settimanale Il Mondo, poi pubblicata il 20 giugno, dove sbugiarda pubblicamente Miceli sul ruolo di Giannettini. Sempre in giugno il giudice Tamburino si appresta a dar battaglia: non ha avuto maggiori dichiarazioni da Spiazzi e non ha avuto esito il confronto predisposto con il generale Alemanno, il quale ha sostanzialmente fatto intendere al suo subalterno di tacere. Il magistrato decide quindi di scrivere al Presidente della Repubblica Giovanni Leone chiedendo che fosse designato un generale di grado superiore a quello di Alemanno e che fosse messo nelle condizioni di offrire una effettiva collaborazione alla giustizia liberando il tenente colonnello Spiazzi dal vincolo del segreto. Leone prende conoscenza del fatto e incarica il Ministro della Difesa Giulio Andreotti di risolvere la matassa. Andreotti si reca dal giudice padovano e lì, il 3 luglio 1974, cade dalle nuvole: ( ) ritengo che di fronte alla necessità di far luce su eventuali illeciti penali, non vi sia alcuna preclusione derivante dal segreto militare ( ). Fino al marzo di quest anno, e cioè con il mio ritorno al ministero, non avevo alcuna notizia diretta né sulla Rosa dei Venti, né su nessuno degli imputati. Avevo soltanto letto qualche notizia giornalistica. Successivamente mi è stata fatta dal capo del Sid una valutazione sullo Spiazzi, presentandolo come un episodio isolato e riguardante persona che già prima dell intervento del magistrato era stata proposta per il trasferimento per ragioni di opportunità politica. Andreotti chiude il verbale con una certa dose di sicurezza: mi tengo a disposizione dell A.G. per il caso in cui emergesse qualsiasi dato interessante. Non fornirà nessun dato, nonostante che la situazione davanti ai suoi occhi sia davvero pesante: in quei giorni Andreotti ha ricevuto il rapporto del generale Miceli ed è talmente preoccupato per il contenuto che convoca rapidamente in una riunione domenica 14 luglio tutti i vertici militari: l ammiraglio Henke, il generale dei carabinieri Enrico Mino, il generale Miceli, l ammiraglio Casardi (che affiancherà Miceli in agosto), il generale Borsi di Parma della guardia di Finanza. Vengono stabilite misure preventive anti-golpe, nella necessità di attivare tutti i servizi di sicurezza dello Stato. Vengono spostati alcuni generali reputati vicini a Edgardo Sogno e vengono anche predisposte stringenti misure di sicurezza riguardo al Palazzo del Quirinale, preordinando anche un contingente armato. Anche il Presidente Leone viene avvertito della situazione. Il generale Maletti invia due marconigramma diretti al Raggruppamento Centri CS di Roma e a tutti i Centri CS, datati 13 luglio 1974 e 5 agosto Si ordina: «ogni possibile azione vigilanza e controllo» nei confronti di «ex appartenenti disciolto Fronte Nazionale e Ordine Nuovo et Aderenti MAR - Nuova

4 Repubblica et altri gruppi anche non palesemente costituiti». Segnalando «possibilità verificarsi atti eversivi su scala nazionale periodo agosto p.v.» 4. Il 15 agosto non accade nulla, tutti i tentativi di Golpe sono stati bruciati in luglio. Il 4 però è avvenuta la strage dell Italicus, dove 12 persone muoiono nel rogo della carrozza esplosa, e alla fine poteva andare peggio, visto che la miscela incendiaria avrebbe ammazzato tutti i passeggeri del treno se la bomba fosse esplosa in mezzo alla galleria (e non all imbocco). Si può ipotizzare anche che sia stata una strage del tutto inutile: gli attentatori si aspettavano il colpo di Stato, probabilmente, ma nessuno ha mai potuto comunicargli che non sarebbe avvenuto nulla. Tornando alle riunioni nello studio di Andreotti, dopo quella avvenuta il 14 luglio, ve ne è una seconda a fine mese, questa volta senza Miceli scavalcato per ragioni di opportunità, presenti Maletti, l ammiraglio Casardi, il generale Mino, oltre che Labruna e Romagnoli del Sid. E bene specificare che molti protagonisti sono iscritti alla P2, quasi tutti fanno parte di quell ambito che ufficialmente però non conoscono. La P2 si pone così come collegamento fra tutti coloro che nei servizi e nel mondo militare si muovono in quegli anni, pur da diverse prospettive, verso obiettivi di destabilizzazione come premessa per una restaurazione 5. Ma non solo, complottisti e anti-complottisti si identificano pure: ad esempio Edgardo Sogno nelle sue memorie citerà fra i militari da lui contattati e disponibili, anche il generale Borsi di Parma. Chi doveva scongiurare il golpe lo aveva esso stesso predisposto prima. Detto questo, nella seconda riunione Andreotti consiglia di sfrondare il malloppo e viene deciso di tagliare anche ciò che riguarda proprio la P2 e Licio Gelli. Tale materiale non viene così consegnato ai magistrati. Solo negli anni 90, quando Labruna deciderà di portare i suoi nastri al giudice Salvini, stufo di fare da parafulmine per tutti i complotti del Paese, sarà possibile avere il malloppone completo. Ma nel 74 c'è ancora il malloppino, che in settembre giunge ai magistrati Gallucci e Vitalone i quali riattivano l inchiesta sul Golpe Borghese, ferma da anni, mentre il 23 agosto il principe Junio Valerio Borghese muore forse di pancreatite, non appena iniziato il suo memoriale difensivo. L inchiesta a fine anno assorbirà anche quella del giudice Tamburino sulla Rosa dei Venti, che se la vedrà scippar di mano dopo aver fatto arrestare sia il generale Miceli (in autunno) che il capitano Marzollo (in dicembre), toltagli per il conflitto di competenza sollevato appunto dai giudici romani. Il processo sul Golpe Borghese sfocerà praticamente nel nulla, l episodio uscirà molto ridimensionato e non inquadrato nel contesto degli eventi. Anche il materiale sul Golpe Bianco viene trasmesso alla procura di Torino, con un inchiesta che il giudice Violante non riesce a portare a conclusione, perché pure questa confluirà in quella del Golpe Borghese. Per giunta il principale testimone, il colonnello Condò, muore di infarto in auto, nel gennaio 1975, giusto qualche giorno prima di essere sentito dal magistrato. In pratica una serie di indagini e processi utili in un certo momento per l opinione pubblica, poi finiti in una bolla di sapone, anche perché in un certo senso disinnescati per tempo. Pecorelli da par suo su OP non smette di attaccare molto pesantemente, e a più riprese, Andreotti proprio su tutti questi fatti: 4 Sentenza di appello processo Italicus 1986, pag Massimo Teodori, P2: la controstoria, Sugarco 1985.

5 Intanto, nel massimo disprezzo di ogni regola morale e politica, Lei Eccellenza sta portando a termine un golpe giudiziario, mentre rimane sterile la soddisfazione degli ultimi democratici, degli ultimi uomini liberi di pensare in questo nostro Paese, che La possono considerare il più lugubre e tristo Ministro della mancata Difesa di questa Repubblica 6. Anche Pecorelli, che pure conosceva i dettagli delle bobine di Labruna, però non sapeva di un altro filone di materiale dei servizi segreti sulle stragi del Tramite la fonte Tritone, ossia l estremista veneto Maurizio Tramonte, il Centro CS di Padova aveva ottenuto informazioni assolutamente rilevanti sull attività del Centro Studi Ordine Nuovo in Veneto, fra cui esiste la nota dell 8 luglio 1974: Nel commentare i fatti di Brescia, Maggi ha affermato che quell attentato non deve rimanere un fatto isolato perché: - il sistema va abbattuto mediante attacchi continui che ne accentuino la crisi; - l obiettivo è di aprire un conflitto interno risolvibile solo con lo scontro armato 7. Non viene predisposta nessuna iniziativa dal servizio se non quella personale del generale Maletti, di cui ha parlato all ultimo processo per la strage di Brescia, ossia quella di aver avvisato l onorevole Almirante del contenuto dell informativa. Almirante, da parte sua, avrà tempo e modo per predisporre un depistaggio, utile solo a spostare l attenzione ben lontano da Rauti e Maggi (e quindi dal MSI). Riesce a far mettere sotto indagine persone che non c'entravano nulla e in sostanza, con la sua manovra ingolfa ancor più il processo sulla strage del 4 agosto. Al 1974 intanto la guerra per bande, ha determinato la chiusura di una strategia per l'inizio di una nuova e differente stagione e probabilmente si porterà dietro anche, per qualche tempo, una serie di altri omicidi politici e altri attentati. 6 OP, 20 gennaio Nota del CS di Padova n dell 8 luglio 1974.