LAVORO PRODOTTO DAI BAMBINI E DALLE BAMBINE DELLA CLASSE TERZA DELLA SCUOLA ELEMENTARE A TEMPO PIENO DI TERZO DI AQUILEIA a.s.

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1 LAVORO PRODOTTO DAI BAMBINI E DALLE BAMBINE DELLA CLASSE TERZA DELLA SCUOLA ELEMENTARE A TEMPO PIENO DI TERZO DI AQUILEIA a.s. 2003/2004 Campi incolti in cui canne palustri sventolano come bandiere. Cielo azzurro dove uccelli gridano e volano Sole bollente e splendente come palla di fuoco. Acqua tranquilla con qualche fremito fra le canne. Un odore libero, natura silenziosa, siamo immersi nella tua libertà. Alex.

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3 UNITÂT BILENGÂL SUL TEME DA PLANURE pag. 1 TEME: LA PLANURE CONTEST DI COMUNICAZION: IN TE SCUELE, FÛR DE SCUELE TESCJ SCRITS PAR: - DESCRIVI - CONTÀ - INFORMÀ SCIENTIFICAMENTRI - CONTÀ IN FORME POETICHE IN LENGHE NATIVE FURLANE INTEGRAZION DI ARGOMENTS: - STORICS, - SCIENTIFICS, - GJEOGRAFICS ABILITÂTS: - SCOLTÀ - FEVELÀ - LEI - SCRIVI IN LENGHE SECONDE ITALIANE JUTORIS DI COMUNICAZION: - TECNOLOGJIE - DOCUMENTS FOTOGRAFICS - DISENS DAI FRUTS LAVORO PRODOTTO DAI BAMBINI E DALLE BAMBINE DELLA CLASSE TERZA DELLA SCUOLA ELEMENTARE A TEMPO PIENO DI TERZO DI AQUILEIA a.s. 2003/2004

4 pag. 2 Adolfo Agata Alex Biagio Carmela Davide Debora Denise Diego Elisabetta Federico Francesco Gabriele Jessica Manfredi Marco Massimo Mattia Michela Pamela Samuele Sara F. Sara G. Tarik

5 pag. 3 INTRODUZIONE Per alcuni il Friuli contadino e un immagine felice di un mondo semplice, a contatto con la Natura, per altri non e stato altro che povertà, ignoranza, sofferenza, fatica ingrata, da dimenticare e rifiutare come segno di povertà. Di fatto le radici dell identità friulana non derivano da una civiltà legata alle città, ma da un modo di vivere sparso in tanti villaggi, legati alla coltivazione delle campagne. La lingua friulana, che e lo specchio con il quale confrontarci, contiene vocaboli di argomento agrario in grande quantità. Sono poche inoltre le famiglie che non abbiano fra i loro antenati degli agricoltori. Sino a mezzo secolo fa la coltivazione dei campi e l allevamento del bestiame erano le attività principali dei friulani,eppure, nello spazio di una o più generazioni, si è compiuta una rivoluzione. Con l ausilio delle tecnologie sono servite sempre meno le braccia. Sono scomparse le famiglie patriarcali necessarie all economia contadina ed il calendario delle semine e dei raccolti non regola più la vita dei paesi. Si sono chiuse stalle e latterie e le leggi dei mercati globali regolano la scelta dei prodotti da coltivare, l importare può diventare più conveniente del produrre in proprio. Il cammino dell agricoltura in Friuli e stato lungo. Gli humiles coloro che erano legati all humus, cioè alla terra, hanno espresso un autentica civiltà per cui possiamo dire che nelle campagne vi e il nostro passato, quello che conta. Cibi in scatola, surgelati, manipolazioni genetiche, transgeniche, largo uso della chimica hanno modificato tutto. Se laborare era l antico verbo del contadino e non a caso significava anche soffrire, oggi quella dell imprenditore agricolo e una professione come un altra che richiede tante conoscenze e approfondita preparazione. La rottura con il passato ha segnato anche un cambiamento nell alimentazione con l introduzione di nuove coltivazioni e l abbandono delle tradizionali, nonché (nel caso della bassa pianura) un mutamento nel paesaggio in seguito alla bonifica integrale, cioè all estensione della superficie da coltivare anche là dove non era possibile. sintetizzato da: una civiltà che sta scomparendo alle soglie del terzo millennio Agricoltura e storia rurale nella pianura friulana di qua e di là del Tagliamento di Roberto Tirelli

6 pag. 4 Il nestri percors di aprofondiment sul teme de planure al scomence une vore lontan...

7 pag. 5 Al va 9000 ains indaûr a scuvierzi cuant che une piçule comunitât di cjaçadôrs e pastôrs a decidût di fermâsi in un puest di non Samardenchie su lis rivis di un flum par coltivà le tiare. Il 19 di gjenar sin lâts a visitâlu e dopo a vin scrit in italian Sammardenchia si trova nell alta pianura friulana. Conserva reperti del periodo Neolitico, periodo durante il quale gli uomini costruivano i loro insediamenti vicino ad un fiume. Il fiume serviva per: abbeverare gli animali, bere, irrigare, cucinare. Gli uomini facevano degli scambi con popoli del Veneto, Sicilia, Piemonte. Ce lo testimoniano i tipi di pietre che lì sono state ritrovate. Qui l uomo da cacciatore diventa agricoltore. Infatti nelle vetrine del museo abbiamo visto strumenti ricostruiti come gli antichi che servivano per coltivare le terre e praticare l agricoltura. Elisabetta

8 pag. 6 In alta pianura, in Friuli, a Sammardenchia la guida ha detto che gli uomini neolitici di settemila anni prima della nascita di Cristo costruivano ripari vicino ai fiumi per abbeverarsi, per cucinare e un po per lavarsi e per annaffiare le piante che coltivavano. Gli uomini che cacciavano e raccoglievano frutti si misero poi a coltivare: cereali, farro, nocciole, more. Si misero anche a costruire strumenti di pietra, osso e legno e modellavano vasi in argilla e terracotta; confezionavano vestiti di pelle o di lana. Tutte queste informazioni noi le abbiamo ricevute grazie agli archeologi che hanno trovato i reperti e poi studiati e ora sono ordinati nelle teche del museo di Sammardenchia dove sono raccolti sia quelli originali che quelli rifatti. Michela Nell alta pianura friulana, 7000 anni prima della nascita di Cristo i primitivi del Neolitico decisero di fermarsi per coltivare. Si erano riuniti per fare un villaggio vicino ad un fiume e avevano scoperto che si può coltivare: il farro, le nocciole, le more ed altri frutti. Gli uomini costruivano quegli strumenti di pietra, ossa, legno e scavavano buche per immagazzinare i loro cibi. Grazie agli archeologi che hanno trovato i reperti oggi noi possiamo conoscere quello che faceva l uomo del Neolitico. Tarik

9 pag. 7 In 9000 ains di storie che piçule striche di teren che e are stade tirade vie al bosc e ie diventade un teritori grandonon plen di cjamps cultivâts in mut intensîf, tan pôcs arbui e cualchi râr cjamp pustot. Dopo ve scuviert lis lontanis origjinis dal lavôr dal contadin o sin lâts fûr de scuele cul pulmin a viodi cemût che ie le planure uè ator dal nestri pais. Davide

10 pag. 8

11 pag. 9

12 pag. 10 Une volte che si sin cjalâts ben atôr o vin ripuartât in lenghe scrite ce che o vin viodût in campagne. Cualchidun di no a l à scrit: Îr sin lâts in tai cjamps cul pulmin. Dut un moment a vin scomençât a cjalà dut chel che al stave ator di no. A erin stradis blancjis e vonde dretis, tacadis da lis fuesis ben taiadis, cjamps a forme di retangul ben scuadrâts, cjasis grandononis, ma une ca, une la e une o dôs boschetis. Agata A sin montâts sul pulmin e a sin partìs e lunc al viaç si sin inacuarts che lis stradis intai cjamps a no son asfaltadis, ma a son di glerie e che su l ôr da strade a son fuesis ben taiadis e cjamps taiâs che a sameavin un mâr di vert. La plui part a erin coltivâs e un pôcs erin pustots. Massimo Pamela

13 pag. 11 Federico Po dopo che o sin rivâs si sin mitûts a cjalâsi ator e o vin viodût: cjamps coltivâts, tancju fossâi ben taiâs, cjasis e cjasâi, pôcs arbui, poçs cjamp no coltivâts, stradis blancjis e dretis. Samuele I cjamps a erin scuadrats cui cjasâi un cà e un là; a erin poçs arbui par parâsi dal soreli, lis stradis a erin blancjis e plenis di glerie e intai ôrs dai fossâi a ere arbe verde. Biagio

14 pag. 12 Finît di cjalâsi ator sin lâts a visità une piçule aziende di arlevament. Eco dai piçui tocs di cemût che o vin contat in talian

15 pag. 13 Visita ad una piccola azienda agricola di Terzo Arrivati alla fattoria, il signor Fonzar ci ha spiegato che le mucche dovevano mangiare tanto, così facevano più latte. Le mucche, una volta, facevano al massimo dieci litri di latte, adesso ne fanno cinquanta. Ci ha detto che adesso non si munge più a mano, ma con le mungitrici. Federico Arrivati all azienda,un signore ci ha detto che una volta le mucche si mungevano con le mani e invece oggi si mungono con le mungitrici. Le mucche sono animali che mangiano tanto. Oggi mangiano: fiocchi di cotone, insilati di mais, barbabietole, fieno,granoturco, farina. Francesco Denise

16 pag. 14 Una volta, nelle stalle, non si mungeva con le mungitrici, ma a mano e non era molto igienico. Il signore ci ha spiegato anche che le mucche devono mangiare delle cose precise: crochette di barbabietole, fiocchi di cotone, insilato, soia, farina e tante altre cose. Il signor Paolo ci ha spiegato il sistema di mungitura. Il latte delle mucche arriva agli appositi macchinari che portano direttamente alla sala di mungitura dove viene pulito e raffreddato perché viene fuori dalle mammelle alla temperatura di 38 gradi. Il latte viene portato poi nella sala di raccolta del latte, poi viene messo in un grandissimo contenitore di acciaio e viene mescolato con una grande pala che si muove con l elettricità. Sara F.

17 pag. 15 Abilitas comunicativis e varietats testuals Dopo che sin stâs te stale a viodi lis vacjis e i vidieluts o vin provât ducj a descrivju, di mut che cui c al saveve al furlan lu insegnâs a chei altris e dopo cu le mestre o vin provât a scrivi inte grafie juste. Chi us contin di Nerino il vidielut che a l e stat al simpaticon di Debora e Agata. Noi descriviamo un vitellino che si chiama Nerino e vive nella stalla del signor Fonzar. E di color bianco e nero, ha una macchia bianca che parte dalla fronte e stringendosi si allarga sul muso. I suoi occhi sono azzurri e rotondi, le sue orecchie sono corte e nere, il suo muso e di misura media, la sua schiena non e molto dritta. Ha il pelo molto morbido e una codina che arriva quasi a terra. E molto fine e la muove con leggerezza; il ciuffetto e simile ad una pennello. Le gambe non lo reggono molto bene. Sono bianche con piccolissimi puntini neri. E un pochino pauroso, simpatico, curioso. Mangia latte e fieno. In te stale dal siôr Fonzar a l era un vidielut di non Nerino No o descrivin un vidielut che al si clame Nerino e al vîf inte stale dal siôr Fonzar. Lui a l e di colôr blanc e neri e al à une magle blancje che a scomençe dal cerneli e a si slargje sul nas. I soi voi a son celescj e taronts; lis sôs orelis a son curtis e neris il so nas a l è medio; la so schene no iè tant drete. Lui a l à il pêl une vore fof e une codute che va cuasi fin partiare. La codute e ie fine e la môf cun gracie; il zufut al somee un pinel. Lis gjambis no lu tegnin su tant ben; a son blancjis cun pontins piçui e neris. Lui a l è un pôc spaurôs, ma simpatic e al mangja fen e al bêf al lat da so mame. Debora, Agata

18 pag. 16 O vin imparât a descrivi ancje in mut scientific La mucca La mucca e un animale molto grande. Ha quattro zampe,con due unghie per zampa e una coda molto lunga che le serve per scacciare le mosche. Il pelo può essere tappezzato di bianco e nero, marrone e bianco,marroncino e mattone. La testa ha le corna, due orecchie, due grosse narici e una bocca sempre in movimento, In mezzo alle gambe posteriori ci sono le mammelle. Gli organi interni comprendono: l esofago che va ad attaccarsi allo stomaco che e diviso in quattro parti chiamate: rumine, reticolo, abomaso, omaso che si congiungono all intestino, un cuore, il fegato, i polmoni per respirare. Il tutto e sostenuto dalle ossa della spina dorsale con le costole, che si collegano alla testa e alle zampe. La mucca vive nella stalla e nei pascoli. Si nutre di erba, fieno e mangimi e beve molta acqua. La mucca una volta era utile per lavorare i campi, adesso viene invece utilizzata per fare i vitellini, per produrre il latte, formaggi e tutti i suoi derivati e la carne. Sara F. La vacje e ie un animâl une vore grant: e à cuatri giambis cun dôs ongulis par giambe, une code une vore lungje che i servîs par parà vie lis moscjis. Il pêl al po esi a tacis blancjis e neris, maron e blanc, maronsin e colôr modon. Il cjâf a l à i cuars, dôs orelis, lis busis dal nas e une bocje. Intal mieç des gjambis daûr a son i luvris. Par dentri e à l esofago che al va a tacâsi al stomi e a l è dividût in cuatri pârs: rumine, reticolo, abomaso, omaso che si tachin cu l intestin. La vacje e à un cûr par vivi, il fiât, e i polmons che servissin par respirà. Dut a l è tignût su dai ues, da spine dorsâl cu lis cuestis che si tachin al cjâf e lis giambis. La vacje a vîf inte stale e intai pascui. A mangje arbe, fen, e mangims e a bêf tanta ma tanta aga. La vacje une volte e servive par lavorà i cjamps, cumò a servìs par fa i vidielus, par fa il lat, il formadi e dut chel che si tire fûr dal lat e la cjar. Marco Alex

19 pag. 17 Dopo le visite ale aziende o vin volût save miôr cemût che ie la vite in campagne cusi o vin domandât tantis robis al siôr Clementin Franco che a l è un imprenditôr agricul di Tiars. Lu vin clamât a scuole e i vin fat tantis domandis. Lui nus à contat tantis robis. A Terzo ci sono tanti campi coltivati? Si, tutto il terreno disponibile è coltivato perché ci sono tanti piccoli agricoltori che hanno bisogno di lavorare tutta la terra per poter ricavare abbastanza frutti per vivere. L AGRICOLTURA A TERZO INTERVISTA AL SIG. CLEMENTIN FRANCO Quali piante si coltivano? Vengono coltivate le piante che servono per l alimentazione degli uomini e degli animali da allevamento. Per il consumo degli uomini si coltivano: frumento, mais, orzo, barbabietole, soia, viti e alberi da frutto; per gli animali si semina soprattutto erba medica, che poi tagliata e fatta asciugare diventa fieno. Il fieno viene raccolto in rotoballe e così può essere conservato per tutto l inverno. Per dar da mangiare agli animali del cortile e della stalla si utilizzano anche il mais e altri cereali. Tutto ciò che serve per l alimentazione dell uomo e degli animali (che poi ci daranno la carne, il latte e i suoi derivati, le uova, ecc.) ci viene dalla terra. LA TERRA CI DA TUTTO. Quante volte si semina? La maggior parte delle piante (cereali, soia, barbabietole, ecc.) si semina una volta all anno. L erba medica, una volta seminata può produrre per 3-4 anni. Gli alberi da frutta una volta piantati producono per anni; ogni anno vanno comunque governati: potati, tenuti puliti, protetti dai parassiti. Però basta una calamità (una grandinata, una tromba d aria,...) e il contadino non raccoglie niente. A volte anche un lungo periodo di siccità impedisce alle piante

20 pag. 18 di crescere bene. L acqua e il sole sono elementi fondamentali perché il lavoro del contadino vada a buon fine. In altri tipi di lavoro si produce e si guadagna tutto l anno, nella nostra attività si lavora tutto l anno, ma si raccoglie una volta sola. Quanto stanno le piante a crescere? Dipende. Il frumento si semina in ottobre e si raccoglie in giugno, il mais invece si semina in aprile e si raccoglie in settembre-ottobre. Quante volte si ara? Di solito si ara una volta all anno. In inverno si preparano i terreni per la semina. Prima si ara, cioè si rivolta la terra e la si spezza in grossi pezzi (zolle), poi si erpica con l erpice o con i frangizolle (cioè la si sminuzza in piccoli pezzi). La pioggia, la neve e il vento completeranno il lavoro. In primavera i semini, che verranno piantati con la seminatrice, troveranno un terreno pronto e soffice. Ci sono alberi da frutto qui a Terzo? Si, ma non molti; ci sono soprattutto vigneti, meleti, pescheti. Perché ci sono pochi alberi in pianura? In tempi antichi la pianura era coperta da boschi, poi gli uomini per mangiare hanno imparato a seminare le piante che servivano per sfamarsi, cioè a coltivare la terra,perciò hanno tagliato gli alberi e al loro posto hanno seminato le piante utili alla loro sopravvivenza. Col passare degli anni i boschi sono stati completamente sostituiti dalle coltivazioni delle piante utili all uomo. Negli ultimi anni invece ci si è accorti che gli alberi sono molto importanti per la salute e l equilibrio di un territorio. Si torna ai percorsi antichi, a pensare di usare sì la terra, ma non di sfruttarla. Quanti tipi di alberi ci sono in pianura? Ci sarebbero tantissime varietà: querce, robinie, salici, carpini, frassini, pioppi. Sotto le piante coltivate ci possono essere altre erbe? Sulla terra cresce tutto: quello che noi seminiamo, ma anche erbe spontanee, che impediscono alle colture di

21 pag. 19 crescere e che pertanto noi chiamiamo infestanti. Una volta si cercava di togliere queste erbe con le mani, poi con mezzi meccanici. Oggi si utilizzano anche strumenti chimici (diserbanti), che gli scienziati hanno preparato per eliminare le piante cattive e tenere quelle utili. E vero che si sporcano le falde acquifere con il diserbante? Sì, è vero. In questi ultimi anni gli scienziati stanno studiando dei prodotti per combattere le piante infestanti senza però far male alla gente. Infatti i prodotti chimici, con le piogge, filtrano nei terreni e arrivano fino alle falde. Noi beviamo la acqua delle falde che contiene prodotti che ci possono far male. Neanche noi agricoltori siamo contenti di usare questi prodotti, ma sono quelli che ci offre la scienza o meglio la industrie chimica specializzata del settore. Quante volte all anno bisogna usare il diserbante? Una volta si utilizzavano diserbanti molto potenti una sola volta all anno, ma erano molto dannosi e sono poi stati vietati. Oggi si utilizzano diserbanti più leggeri, ma per 2 o 3 volte. Per il frumento è sufficiente una volta sola quando la pianta è piccola. Così per il granoturco: quando la pianta cresce, fa ombra e senza la luce del sole sotto non crescono neanche le erbe infestanti. lo pratico un agricoltura senza chimica, quindi utilizzo solo il mio lavoro e le macchine per controllare le erbe. E un agricoltura moderna? In realtà è un agricoltura antica, che è sempre esistita, fatta senza l uso di prodotti chimici, ma solo usando gli scarti degli allevamenti e i concimi naturali. Ci sono molti tipi di concimi? Ci sono vari tipi di concimi che contengono sostanze diverse, a seconda delle piante da coltivare. Una volta si usava solo il letame, ma con il letame sono necessari grandissimi quantitativi. Quanto concime bisogna buttare su una pianta? La quantità varia; non si può buttare tanto, perché non è detto che se butto di più

22 pag. 20 la pianta cresce di più, anzi viene danneggiata. Con l aiuto dei tecnici e con l esperienza bisogna calcolare la quantità esatta. Anche per fare il contadino bisogna studiare, imparare, conoscere. Quanti campi lavorate in un giorno? No si può quantificare. Certamente una volta, quando si eseguivano tanti lavori a mano, ci volevano molte persone per lavorare i campi. Oggi con i moderni trattori e attrezzi, poche persone riescono a lavorare un gran numero di campi. Quanto è grande un campo? Di solito si misura in ettari. Un campo di calcio corrisponde a circa due campi agricoli. Il contadino deve naturalmente conoscere bene l estensione delle sue terre per calcolare esattamente i quantitativi di semi, di concimi, di diserbanti, ecc. che deve acquistare. Perché una volta c era l aratro di legno? Gli uomini cercano sempre di creare strumenti migliori, più efficaci per svolgere un determinato lavoro. Con le macchine più grandi e più potenti si riesce in poco tempo a fare tanto lavoro. Per questo gli scienziati studiano per rendere sempre più perfetti gli strumenti e fare meno fatica. A Terzo ci sono tanti agricoltori? Una volta c erano molti agricoltori, ora ce ne sono sempre di meno.

23 pag. 21 Dopo ve savût tantis robis su lis coltivazions e su l intervent da l om in planure o vin decidût di tornà fûr par cjalà, insiemit cuntune biologhe, lis plantis spontanis, chês che nassin cence fa nuie intai nestris prâts. Jessica

24 pag. 22 intal dopodimisdì la biologhe di non Livia a nus à spiegât le diference tra un cjamp coltivât e un no coltivât. Nus à insegnât ancje tanc nons di flôrs spontanis come: la lenghe di vacje, la borse dal pastôr, lis talis, il plantain, lis scarpis da Madone e tanc altris. E arin ducj ingrumadis intun toc di prât, che a no l ere mai stat taiât, dongje da cjase di Agata. Dopo la Livia nus à puartât intun cjamp di vuardin e chi o vin cjatât une sole arbe spontanie. Chês che no clamin arbes a son in realtât tancj tipos di plantis che fasin spighetis o semencis e son la plui part graminacee. Sara F.

25 pag. 23

26 pag. 24 Borsacchina, borsa da patore Capsella bursapastoris Tarassacco, soffione Taraxacum officinale Guselâr Tala, pissecian Centuviel Centocchio, erba gallina Stellaria media Latat Euphorbia platyphyllos

27 pag. 25 Stellaria nemorum Caryophyllaceae Jerbe gialine Geranium dissectum Jarbe di tai Lenghe di vacie, pan e vin Rumex, lingua di bue Rumex obtusifolius Plantain Lingua di cane Plantago lanceolata

28 pag. 26 Ale fin dal nestri lavôr us contin le visite ale idrovore di Canale Anfora par fâus capì come che si viôt da cheste vecje foto che dut il teritori che o vin visitât, tanc agns fa a l ere plat, i cjamps no erin cultivâts, tante part dal teritori e are dut un pantan a no erin cjasis, no erin stradis, cualchi volta ere pussibil spostâsi sôl cu la barcjâ. Osservando una vecchia foto, conservata nell idrovora, abbiamo notato che tanti anni fa il territorio tutt intorno era piatto, i campi non erano coltivati, larghi tratti erano acquitrinosi, non c erano abitazioni, non c erano strade asfaltate, a volte era possibile spostarsi solo con le barche. Visita all idrovora di Ca Anfora L idrovorista ci ha spiegato che un tempo l acqua ristagnava nei campi, il territorio era paludoso, non si poteva praticare con profitto l agricoltura e la malaria colpiva le popolazioni. Per questo sono state fatte grandi opere di bonifica, per liberare questi terreni dalle acque: cioè sono stati costruiti argini verso il mare, canali di scolo, collettori e le idrovore.

29 pag. 27 Draga escavatrice a vapore. - D. Beltrame 1954 Scavo di canale principale di bonifica bacino di IV Partita Aquileiense

30 pag. 28 L idrovora L idrovora è una grande costruzione all interno della quale ci sono potenti pompe: L idrovorista (che è il custode dell idrovora, cioè colui che controlla che l impianto sia funzionante) ci ha spiegato che all idrovora arriva il canale principale che raccoglie le acque di tutti i canali della zona.

31 pag. 29 Quando il livello dell acqua del canale principale si alza e supera un certo livello (quota 7) le pompe automaticamente entrano in funzione: pompano l acqua del canale e la spingono verso il mare.

32 pag. 30 Più precisamente l acqua aspirata passa sotto l idrovora, viene riversata su un canale dall altra parte dell idrovora, poi viene inviata al canale Anfora; si getta nel Terzo, da questo al Natissa e infine arriva al mare. Se non ci fossero le pompe, dopo le piogge abbondanti, l acqua uscirebbe dai canali, invaderebbe i campi e tornerebbe la palude.

33 pag. 31 Il nestri lavôr su le planure chest agn al finìs a chi. A l è stat un biel percors parcè che nus à permetût di là plui voltis fûr da scuele e chest l è stat une vore plui interessant che lei lis nozions intai libris, sui bancs di scuole. Su lis pagjinis di chest lavôr o volin di un grazie a tancj che nus an dât une man. a la mestre Miriam Pravisani, a Antonio Cerrone, a la mestre Sbrina Flapp, al siôr Giorgio Bertoli dell assocjazion Urban Center di Viles che nus àn judât cu le tecnologjie a meti adun il lavôr; a lis guidis che nus an compagnât intal teritori: la biologa Livia che nus à dedicât part dal so timp par spiegânus tantis robis e l idrovorist di Ca Anfora che nus à compagnât a visità l idrovore; a la mame di Agata che nus à ospitât inta so cjase intal Salmastri; al siôr Fonzar che nus à fat viodi la so aziende; al siôr Clementin Franco che l è simpri pront a cjacaranus di agricolture e di un tre agn ormai l è simpri disponibil a seguî i nestris percors di aprofondiment; a l autist dal pulmin e al sindic di Tiars che nus à mitût a disposizion il pulmin par fa lis osservazion dal vîf; a le Regjon che sperin nus finanzie al lavôr che o vin prodot. I fruts e lis frutis de tiarze classe di Tiarc.

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