Le origini degli Etruschi

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1 laboratorio 5 Maria Angioni Le origini degli Etruschi Prerequisiti conoscere le caratteristiche principali della civiltà etrusca sapere che cosa sono la civiltà appenninica, le terramare e la cultura villanoviana collocare lo sviluppo della società etrusca nel tempo e nello spazio leggere e comprendere un testo scritto Obiettivi analizzare le fonti antiche sulle origini degli Etruschi confrontare le tesi dei più grandi studiosi di etruscologia del nostro tempo approfondire la conoscenza del metodo di ricerca degli storici moderni Il problema: Come nasce lo splendore della civiltà etrusca? Lo straordinario progresso delle metodologie della ricerca storica, con tecniche di indagine e strumenti sempre più sofisticati presi in prestito dalle scienze sperimentali, non è riuscito ancora a mettere d accordo gli studiosi sulle origini della civiltà etrusca. Anzi, gli studi più recenti su tale argomento sembrano dare nuovo vigore a un dibattito che ha coinvolto tutti gli etruscologi, dall Ottocento fino ai giorni nostri. Nonostante l etruscologia, soprattutto negli ultimi cinquant anni, abbia fatto enormi passi avanti, ancora non è riuscita a dare una risposta certa a un problema ben presente agli storici antichi: come mai la civiltà etrusca mostrasse caratteristiche apparentemente tanto diverse dalle civiltà italiche a essa contemporanee. Dalla metà del secolo scorso, sulla base delle informazioni fornite dagli storici antichi, dalle sempre più numerose scoperte archeologiche e dai confronti tra le diverse lingue della penisola italica e alcune lingue orientali, gli storici hanno proposto diverse teorie sulle origini del popolo etrusco. Fino agli anni Cinquanta del Novecento le tesi erano sostanzialmente tre: la prima sosteneva la provenienza degli etruschi dall Oriente, la seconda da Settentrione, in particolare dalla regione del Norico, la terza sosteneva che gli Etruschi fossero autoctoni, quindi originari dell Italia centrale, e li riteneva discendenti dalle popolazioni preistoriche della penisola. Attualmente l etruscologia si orienta su due posizioni diverse: soprattutto in Italia, sulla scia degli studi di Massimo Pallottino, si ritiene che la civiltà etrusca sia il prodotto di un lento processo di formazione che ha come base la popolazione autoctona dell Italia centrale e la cultura villanoviana, alla quale si sono sicuramente aggiunte influenze culturali e linguistiche dall Oriente e dall Europa centrale; altri studiosi, noti con il nome di «neo-orientalisti», basandosi soprattutto su confronti di tipo linguistico, sostengono la provenienza degli Etruschi dall Oriente e in particolare dalla regione egeoanatolica. In questo laboratorio analizzeremo le diverse tesi attraverso il confronto delle fonti letterarie antiche con alcuni testi dell etruscologia moderna. Cercheremo non certo di svelare il plurisecolare mistero delle origini etrusche, ma di conoscere alcune delle metodologie della ricerca storica e di approfondire alcuni caratteri della civiltà etrusca. La chimera, il mitico mostro con testa e corpo di leone, una testa di capra sul dorso e un serpente per coda. Scultura in bronzo del V-IV secolo a.c., ritrovata ad Arezzo (Firenze, Museo Archeologico Nazionale).

2 2 Studente... Classe... Data... laboratorio 5 1 Per capire che cosa raccontano le fonti letterarie antiche Numerosi storiografi antichi, greci e latini, hanno cercato di spiegare nelle loro opere quale fosse stata l origine del popolo etrusco. Tutte le tesi formulate dagli studiosi nel XIX e nel XX secolo, pur cercando conferma su dati di tipo archeologico, antropologico e linguistico, prendono spunto dalle teorie proposte dagli antichi. Leggi con attenzione i brani, poi svolgi le attività e rispondi alle domande. Uno dei racconti più famosi è quello di Erodoto, storico greco del V secolo a.c., che nelle sue Storie dedica un ampia parte alla descrizione delle caratteristiche dei popoli non greci, tra questi anche gli Etruschi. Nel I libro scrive: Raccontano i Lidi che i giochi in voga presso di loro e presso i Greci furono una loro invenzione, avvenuta all incirca al tempo della colonizzazione da parte loro della Tirrenia. Regnando infatti il re Atys, figlio di Manes, una grave carestia colpì tutto il paese. I Lidi per diciotto anni tollerarono il male, ricorrendo appunto ai giochi dei dadi e della palla eccetera. Per un giorno intero giocavano per dimenticare la fame, e il giorno seguente si nutrivano. Ma non cessando la carestia, anzi divenendo sempre più insopportabile, il re divise i cittadini in due parti sorteggiando una metà perché restassero nel paese, e l altra metà per emigrare sotto il comando di suo figlio Tirreno. Questi scesero a Smirne dove costruirono navi e dopo averle caricate delle vettovaglie necessarie al viaggio, partirono in cerca di nuove terre finché, oltrepassati molti popoli, giunsero presso gli umbri, e là fondarono città e tuttora vi abitano, e dal loro condottiero si chiamano Tirreni. ERODOTO (I, 94), in C. DE PALMA, Le origini degli Etruschi, Nuova S1, Bologna 2004 Il racconto di Erodoto è completato da Strabone, storico e geografo greco del I secolo a.c., che nel V libro della sua Geografia scrive: I popoli chiamati Etruschi e Tusci dai Romani, erano chiamati Tirreni dai Greci e Tirreno, sbarcato in questi luoghi, dette loro il nome di Tirrenia e fondò dodici città, dando incarico a Tarkhon di governare e da questi discese il nome della città di Tarquinia. Nei primi tempi, governate da un capo solo, quelle città divennero molto potenti, ma poi dissolvendosi quell unione e ciascuna città facendo per conto proprio, ebbero a soffrire la prepotenza dei vicini STRABONE (V, II, 2), in C. DE PALMA, Le origini degli Etruschi, cit. Dionisio di Alicarnasso, storico greco del I secolo a.c., nel primo libro delle Antichità romane confuta la tesi di Erodoto. Roma, oggi padrona dell orbe terracqueo, ebbe come suoi primi abitanti i barbari Siculi, una stirpe indigena. In seguito a una lunga guerra la città fu presa dagli Aborigeni. Fino ai tempi della guerra di Troia essi mantennero il loro nome ma sotto il re Latino lo mutarono in quello di Latini. Gli Aborigeni, alcuni li considerano autoctoni, altri nomadi giunti da lontano. Porcio Catone, Caio Sempronio e altri storici romani sostengono che gli Aborigeni fossero Greci venuti dall Achaia, molte generazioni prima della guerra di Troia. Dionisio racconta poi che venne un tempo in cui i Pelasgi, antichi abitanti della Tessaglia costretti a emigrare, vennero ad abitare presso gli Aborigeni. Poiché entrambi erano originari del Peloponneso gli Aborigeni offrirono delle terre ai Pelasgi e insieme a questi mossero guerra ai Siculi. Pelasgi e Aborigeni colonizzarono molte città sicule e altre ne costruirono, tra cui Caere, Pisa, Saturnia, Falerii e Fescennium e più a sud occuparono la penisola campana. I Siculi furono così costretti a emigrare, costruirono zattere e raggiunsero l isola Sicania, abitata dai Sicani, che da loro prese il nome di Sicilia. Pelasgi e Aborigeni rimasero padroni di gran parte della penisola, raggiunsero grande prosperità, ma furono a un tratto colpiti da grave carestia e in breve tempo molti furono costretti a emigrare e molti tornarono in Grecia. I Pelasgi in Italia furono ridotti a un numero ristrettissimo e le città e le terre

3 Studente... Classe... Data... laboratorio 5 3 appartenenti ai Pelasgi furono allora prese dai popoli che abitavano nelle vicinanze, ma soprattutto dai Tirreni, ritenuti da alcuni indigeni, da altri stranieri. Continua Dionisio: Dopo che i Pelasgi ebbero lasciato la regione, le loro città furono occupate dai popoli che vivevano nelle immediate vicinanze, ma principalmente dai Tirreni, che si impadronirono della maggior parte di esse, e delle migliori Sono convinto che i Pelasgi fossero un popolo diverso dai Tirreni. E non credo nemmeno che i Tirreni fossero coloni lidii, poiché non parlano la lingua dei primi Perciò sono probabilmente più vicini al vero coloro che affermano che la nazione etrusca non proviene da nessun luogo, ma che è invece originaria del paese. DIONISIO DI ALICARNASSO, Antichità romane, I, 9, traduzione di F. Cantarelli, Rusconi, Milano 1984 Livio, storico romano contemporaneo di Dionisio di Alicarnasso, individua invece delle somiglianze tra gli Etruschi e alcune popolazioni del Nord Italia. La sua tesi verrà ripresa nel II secolo d.c. dallo storico Giustino. Prima della dominazione romana la potenza etrusca si estendeva ampiamente per terra e per mare; i nomi dei due mari superiore e inferiore da cui l Italia è cinta a guisa di un isola, offrono una testimonianza della loro potenza, poiché l uno le popolazioni italiche chiamarono mare Tosco, nome comune all intera gente, e l altro Adriatico, dalla colonia etrusca di Adria; i Greci li chiamano pure Tirreno e Adriatico. Si stabilirono nelle terre che si stendono fra entrambi i mari, fondando dapprima 12 città nella regione fra l Appennino e il Mar Tirreno*, e poi mandando al di là dell Appennino altrettante colonie quante erano le città di origine; occuparono così tutta la regione al di là del Po fino alle Alpi eccettuato l angolo abitato dai Veneti intorno all estremità del Mare Adriatico. Anche alcune popolazioni alpine sono senza dubbio di origine etrusca, soprattutto i Reti; la natura stessa dei luoghi poi li imbarbarì al punto che non mantennero alcune delle caratteristiche antiche se non il dialetto e anche questo corrotto. LIVIO, V, , traduzione di I. Lana, UTET, Torino 1998 * Le dodici città della confederazione etrusca sono Arezzo, Cortona, Perugina, Volsini, Cere, Tarquinia, Vetulonia, Vulci, Volterra, Chiusi, Roselle e Veio, più tardi sostituita da Populonia. Quando i Galli scesero in Italia, cacciarono i Tusci dalle loro sedi e fondarono Mediolanum, Como, Brescia, Verona, Bergamo, Tridento, Vicenza. I Tusci sotto la guida di Reto occuparono le Alpi e dal nome del duce si chiamarono Reti. GIUSTINO, Pompei Trogi Epitome, XX, 5, 8, traduzione di L. Santi Amantini, Rusconi, Milano 1981 Erodoto parla dei Lidi, abitanti della regione della Lidia. Cerca su un atlante storico dove si trovavano questa regione e la città di Smirne. Strabone e Livio parlano dell unione di dodici città. A che tipo di associazione fanno riferimento? Prova a spiegare con parole tue chi erano i Pelasgi di cui parla Dionisio di Alicarnasso. Quali sono le motivazioni per cui Dionisio di Alicarnasso può affermare che i Pelasgi sono un popolo diverso dai Tirreni? I Reti, una popolazione che abitava le Alpi lombarde e tridentine, subirono qualche influenza linguistica dagli Etruschi, specie nella parte meridionale, ma non erano di stirpe etrusca né furono sottomessi dagli Etruschi. Chi erano invece i Reti per Livio e Giustino?

4 4 Studente... Classe... Data... laboratorio 5 Rileggi i brani e sottolinea le frasi che, secondo te, rivelano maggiormente che cosa pensa ciascuno storico riguardo all origine degli Etruschi. Costruisci poi una tabella, sul modello della seguente, in cui riassumi con parole tue le frasi che hai sottolineato e segni la lettera corrispondente alla tesi sostenuta dallo storico: a. gli Etruschi provengono dall Oriente b. hanno abitato il Nord Italia c. sono un popolo autoctono. Storico Cosa dice Tesi sostenuta 2 Per capire che cosa pensano oggi gli etruscologi L etruscologia più moderna è oggi schierata su due posizioni. Soprattutto in Italia la maggioranza degli studiosi, seguendo le tesi di Massimo Pallottino, ritiene che la civiltà etrusca sia il risultato di un processo di sviluppo della civiltà villanoviana a cui si sono aggiunte influenze nordiche e orientali. Un altra corrente, più diffusa negli Stati Uniti e che dal 1999 in avanti ha trovato importanti conferme negli studi dell archeologo Claudio De Palma, ritiene che gli Etruschi provengano dalla regione egeo-anatolica. Ogni tesi è naturalmente supportata da confronti tra dati archeologici, antropologici e linguistici, ma, essendo impossibile, nel breve spazio di un laboratorio, riuscire a esporre le diverse fasi della ricerca storica, ci limiteremo a riportare solo i risultati della ricerca: la tesi finale di Massimo Pallottino e la conclusione delle ricerche di Claudio De Palma che, nella sua opera Le origini degli Etruschi, basandosi sulla traduzione di una stele ritrovata nel 1885 in un isola del mar Egeo, confuta la tesi di Pallottino e propone l origine orientale. Leggi le due tesi, poi rispondi alle domande e svolgi l attività di confronto proposta. La tesi di Massimo Pallottino: l origine degli Etruschi come processo formativo L impostazione delle tre tesi tradizionali sulle origini degli Etruschi è sbagliata dal punto di vista del metodo, perché la complessità di un fenomeno così multiforme e grandioso come quello delle origini di una nazione storica è stata ridotta entro formule schematiche. Si è cioè immaginato il popolo etrusco come una realtà unitaria, come un blocco fin dalla sua inafferrabile preistoria, ricorrendo al semplicistico concetto di provenienza. Bisogna invece delimitare il concetto di Etruschi ad una realtà storica controllabile, che è quella della nazione fiorita in Etruria tra il IX e il I secolo a.c. con propria lingua e proprie tradizioni. Alla formazione di tale realtà storica hanno senza dubbio concorso, attraverso un lungo processo, diversi elementi etnici, linguistici, politici e culturali. Si potrà discutere di un origine, di una provenienza per ciascuno di tali elementi; ma per il fenomeno complessivo che essi determinano, il concetto più appropriato sarà quello di formazione[ ]. L insufficienza delle singole teorie sulle origini etrusche deriva dall aver impostato un problema di provenienza, là dove esiste invece un problema di formazione etnica: dall aver parlato di provenienza degli etruschi dall oriente, da settentrione o di un autoctonia italiana, mentre piuttosto saranno esistiti, nella formazione della nazione etrusca, elementi orientali, continentali, indigeni, che debbono essere studiati, circoscritti, valutati e posti a reciproco confronto. Naturalmente è tutt altro che facile procedere ad un opera di ricostruzione delle condizioni e dei fatti preistorici e protostorici che determinarono la nascita dell Etruria storica; ma si può intanto affermare con piena tranquillità che il processo formativo della nazione non può aver avuto luogo che nel territorio dell Etruria stessa: questo è confermato dalla ricca documentazione archeologica riferibile ai primi secoli del I millennio. [ ] I dati archeologici nella loro più giusta valutazione e convincente interpretazione ci inducono ad affermare che la civiltà villanoviana rappresenta la manifestazione esteriore di una etnia etrusca non soltanto già formata, ma addirittura in via di espansione. Il processo formativo di un etnia etrusca dovrà quindi ritenersi anteriore al IX secolo. L apparizione della civiltà villanoviana nel IX secolo rappresenta senza dubbio una novità socioculturale esplosiva rispetto alla cultura precedente nella stessa Etruria e alle altre culture del ferro dell Italia centrale. La sua diffusione dai centri costieri tirrenici poté far pensare all arrivo di un nuovo popolo dal mare. Si tratta invece di un fenomeno determinato da cause essenzialmente economiche [ ]. La formazione di un grande popolo e di una grande civiltà si completa e si arricchisce attraverso gli elementi che ne accompagnano lo sviluppo. I contatti commerciali produttivi intellettuali con il mondo orientale e con la Grecia, l arrivo di immigrati isolati e in gruppi e a diversi livelli sociali, l assimilazione di tecniche, di costumi, di idee, di parole ebbero una funzione determinante nel definirsi del mondo etrusco. M. PALLOTTINO, Etruscologia, Hoepli, Milano 1984

5 Studente... Classe... Data... laboratorio 5 5 Hai capito che cosa significa che la civiltà degli Etruschi è nata da «un processo formativo»? Sottolinea nel brano le frasi che, secondo te, esprimono in modo più chiaro la tesi di Massimo Pallottino, poi rispondi alle domande. Quali sono le tre tesi tradizionali a cui si riferisce Pallottino? Che cosa significa che sono sbagliate «dal punto di vista del metodo»? Perché è sbagliato considerare la civiltà etrusca «come un blocco fin dalla sua inafferrabile preistoria»? Dove si è formata la civiltà etrusca dalla preistoria più recente all età del ferro? Grazie a quali dati Pallottino può affermarlo? Secondo Pallottino che rapporto c è tra la cultura villanoviana e la civiltà etrusca? Quali sono gli elementi che hanno contribuito alla formazione della civiltà etrusca? Perché il processo formativo della civiltà etrusca ha cause essenzialmente economiche? La tesi di Claudio De Palma: gli Etruschi vengono dall area egeo-anatolica La provenienza degli Etruschi dall Oriente è oggi una verità incontrastabile e incontrastata in tutto il mondo fuorché in Italia. [ ] il nucleo dotato di una cultura materiale, culturale e spirituale superiore e parlante la lingua etrusca è giunto in Italia via mare da Oriente e precisamente da un area egea nord-orientale e centro-orientale. Lo provano soprattutto sul piano linguistico i molteplici raffronti e le concordanze fonetiche, morfologiche sintattiche e lessicali dovute alle analisi portate avanti da insigni linguisti in Francia, Olanda, Germania, Spagna e soprattutto nella stessa Italia. Ai risultati della ricerca linguistica si sommano quelli della ricerca filologica sui testi sopravvissuti dalla letteratura e storiografia greca e latina e quelli della ricerca storica dovuta a insigni studiosi. Oggi possiamo affermare, con un grado di probabilità che è vicino alla certezza che a partire dalla fine del III millennio, i movimenti di popoli, dovuti in gran parte all effetto combinato dell aumento demografico delle popolazioni europee e all inaridimento del clima con conseguenti gravi e prolungate carestie raggiunsero il Mediterraneo orientale e centrale con effetti disastrosi. Crollarono civiltà millenarie ed altre ne sorsero e crollarono a loro volta alla fine del II millennio, da Cipro alla Grecia continentale e insulare, in un rinnovarsi di disastri ancora maggiori, provocati da nuovi arrivi di intere popolazioni da nord e da ovest. Migrazioni di popoli mediterranei per sfuggire a guerre e massacri si verificarono allora in tutta l area. Fra queste molte partirono dalle coste dell Anatolia, dalle isole dell Egeo, dal Levante. I Tirreni furono tra questi. Già gruppi di mercanti in cerca di metalli oltre che verso le coste orientali del Mar Nero si erano diretti verso i paesi occidentali alla ricerca di metalli: Sardegna, Italia tirrenica, Iberia orientale e meridionale. I primi solcarono il mare già alla fine del III millennio, poi i gruppi si fecero sempre più numerosi non solo a seguire le rotte verso le terre ricche di rame, ferro, stagno, oro e argento, ma anche alla ricerca di nuove sedi in territori fertili dove stabilirsi fuggendo dall apocalisse. Lungo rotte già note da un millennio almeno, molti emigrarono e fondarono città e nuovi stati, alcuni portando a loro volta morte e distruzione alle genti ivi già stabilite, altre invece costruendo una pacifica convivenza con esse. Uno dei popoli risultanti da queste distruzioni e da queste convivenze fu il popolo etrusco. Il nocciolo di esso era di origine egeo-anatolica: la lingua, i costumi, le tradizioni, i ricordi trasmessi oralmente ne facevano fede. Diventò, come raccontano le fonti antiche, uno dei popoli preminenti in Italia fino a dominare la penisola dalle Alpi fino allo stretto di Sicilia. C. DE PALMA, Le origini degli Etruschi, cit.

6 6 Studente... Classe... Data... laboratorio 5 Confronta quanto hai appena letto con quello che hai studiato nell Unità 4 (vol. 1, pp ). A quali popoli fa riferimento Claudio De Palma quando parla di «movimenti di popoli a partire dal III millennio?» Chi furono invece i protagonisti delle migrazioni del II millennio? Quali di questi popoli si stanziarono in Italia?... Secondo la tesi di Claudio De Palma quale popolo devi aggiungere a questi?... Gli Etruschi chiamati da De Palma «Tirreni» provenivano dall area egeo-anatolica. Oggi a quale zona dell Europa corrisponde?... Qual è la fonte antica a cui si ispira maggiormente Claudio De Palma?... Fai un elenco delle analogie tra la tesi di Claudio De Palma e quella dello storico antico da te individuato. Le due tesi a confronto Riporta nello spazio sottostante le tre frasi più importanti di ciascun brano che, secondo te, mettono particolarmente in evidenza la tesi dei due studiosi. Massimo Pallottino... Claudio De Palma... Entrambi gli studiosi considerano estremamente importante lo studio della lingua etrusca: per Massimo Pallottino l origine di un popolo è strettamente unita all origine della sua lingua; per Claudio De Palma gli studi linguistici hanno costituito la chiave più importante per svelare il mistero. Leggi i due brani seguenti e sottolinea le frasi secondo te più importanti; poi, aiutandoti con quanto hai letto nei brani delle fonti antiche e utilizzando le frasi riportate nell esercizio precedente e quelle ora sottolineate, immagina un dialogo tra i due studiosi in cui Massimo Pallottino confuta le tesi di De Palma. L esercizio è avviato. Massimo Pallottino: la lingua etrusca tra influenze orientali e cultura locale I dati linguistici ci parlano di affinità orientali: suggeriscono anzi un rapporto specifico con l area pelagica dell egeo settentrionale. Ma le teorie dell origine orientale e dell autoctonia finiscono in qualche modo con il confondersi: primo perché sin dalla preistoria più o meno remota vi sono state diffusioni di elementi da oriente a occidente, secondo perché sembra essere collegato a profondi e diffusi elementi della cultura locale che lo contrappongono, quasi come un relitto vivente, al dilagare delle lingue italiche indoeuropee. Sta di fatto comunque che l origine dell etnia etrusca è inscindibile dall origine della lingua etrusca e che il compiuto definirsi di questa segna il manifestarsi degli Etruschi come nazione storica. Le prime testimonianze scritte della lingua etrusca risalgono all VIII e al VII secolo a.c. Dobbiamo però ritenere che si debba risalire molto più indietro per la formazione della lingua etrusca e che sia in ogni modo da escludere un introduzione dell etrusco come «blocco» esotico dall esterno nelle prime fasi del villanoviano. M. PALLOTTINO, Etruscologia, cit.

7 Studente... Classe... Data... laboratorio 5 7 Claudio De Palma: la lingua etrusca parente delle lingue egeo-anatoliche Lo studio e l analisi comparativa della lingua etrusca è certamente di fondamentale importanza per determinare a quale famiglia linguistica appartiene l etrusco e avere così un indicazione che provi la natura dell etnia e quindi anche delle origini del popolo etrusco. Della lingua etrusca possediamo ormai circa dodicimila testi, per lo più brevi, costituiti spesso da una sola parola, magari anche mutila, ma per la loro quantità sono comunque uno strumento perfetto, certamente idoneo allo scopo. Un documento di eccezionale importanza non solo per la sua lunghezza, ma anche per il fatto che proviene da un isola dell Egeo, Lemno, nota già dalla storiografia greca come patria di Pelasgi e Tirreni, è la stele di Kaminia con le sue due iscrizioni arcaiche, completamente lette e tradotte da chi scrive. La faccia della lastra di pietra è coperta in gran parte dalla figura di un guerriero armato di lancia e scudo rotondo. La sua datazione tra la fine del VII e l inizio del VI secolo è una conseguenza sia dello stile arcaico della figura disegnata, sia dell aspetto molto arcaico della lingua espressa nelle due iscrizioni, lingua certamente molto vicina all etrusco e strettamente imparentata con esso. L alfabeto nel quale la stele è scritta è un alfabeto greco, derivato da quello fenicio. L analisi dell alfabeto e l analisi fonetica, morfologica e semantica rendono evidenti gli stretti rapporti del lemnio e dell etrusco. [ ] La lettura delle iscrizioni della stele di Kaminia ha una grande importanza sia per la conoscenza della lingua tirrenica com era parlata nell area egeo-anatolica tra il VII e VI secolo sia per la conoscenza della storia di quest angolo di mare Egeo nord-orientale con la constatazione che l isola di Lemno era considerata a pieno titolo «tirrena», essendo abitata e governata da Tirreni. [ ] È nostra convinzione che l etnia etrusca turrenòi o tursenoi in greco derivi dalla radice «tur» preindoeuropea che indica «acqua», «fonte», «fiume», «radice» che ha una diffusione che va dall Iberia alla Sardegna e raggiunge territori ancora più a Oriente con i toponimi anatolici di «taruisa» (Troia) e il nome di un dio tirrenico «turan», la Dea Madre Terra generatrice di tutte le cose. C. DE PALMA, Le origini degli Etruschi, cit. Claudio de De Palma Ho tradotto per intero la stele di Kaminia dell isola di Lemno e ho scoperto Massimo Pallottino Lo studio della lingua etrusca è sicuramente importante, ma

8 8 Studente... Classe... Data... laboratorio 5 3 Per concludere Come conclusione del tuo lavoro, rifletti su quanto scrive uno storico polacco, Adam Ziolkowski, in questo brano tratto da Storia di Roma (considera che l opera è stata pubblicata nel 2000, quindi quattro anni prima della ricerca di Claudio De Palma), poi riassumi tutto quello che hai appreso in questo laboratorio indicando nella tabella a fondo pagina gli elementi a favore delle tesi e quelli a esse contrari. La scoperta della continuità fra la cultura materiale protovillanoviana e quella villanoviana, e fra quest ultima e la civiltà etrusca, è il fondamento dell opinione oggi dominante sull origine degli Etruschi formulata per la prima volta mezzo secolo fa da Massimo Pallottino. Contro l opinione che prevaleva a quel tempo, secondo cui il passaggio dalla cultura villanoviana alla civiltà etrusca sarebbe stato segnato dall apparizione di un nuovo popolo, gli Etruschi-Tirreni, egli sostenne sempre che i villanoviani furono anche loro degli Etruschi, solo che analfabeti e quindi muti per gli studiosi moderni. Come ogni testimonianza autoctonista, anche quella di Pallottino è incapace di spiegare in maniera convincente la testimonianza lemnia. Per Pallottino il contributo egeo alla lingua degli Etruschi storici va spostato al passato più remoto che si possa immaginare, e cioè verso l inizio del II millennio a.c., il che rende la somiglianza tra lemnio ed etrusco inspiegabile. D altra parte l ipotesi che il popolo etrusco storico si sia formato nelle agglomerazioni villanoviane verso il 900 a.c. per l iniziativa di immigranti provenienti dal mondo egeo, portatori della lingua etrusca e del ferro, è una tesi che non è possibile provare. Questo non significa però che tali tentativi siano inutili. Pallottino sosteneva che il problema delle origini degli Etruschi aveva un importanza limitata per la loro storia e la storia della loro civiltà. Ma la lingua e la struttura sociale sono componenti essenziali di ogni civiltà, infinitamente più importanti del contenuto dei corredi funerari o delle forme dei vasi. Occuparsene non è «non scientifico», come spesso sostengono i sostenitori delle teoria neoautoctonista (i seguaci di Pallottino); al contrario non scientifico è trascurare le iscrizioni lemnie. È vero che attualmente la palla è nelle mani dei neorientalisti, ma non c è dubbio che fra poco questi la ributteranno in quello dei loro avversari. A. ZIOLKOWSKI, Storia di Roma, Bruno Mondadori, Milano 2000 Tesi di Pallottino (neoautoctonisti) Tesi di Claudio De Palma (neorientalisti) Elementi a favore Elementi contrari

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