COLLEGIO DI MILANO. Membro designato dalla Banca d'italia. (MI) SPENNACCHIO Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari

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1 COLLEGIO DI MILANO composto dai signori: (MI) GAMBARO (MI) LUCCHINI GUASTALLA (MI) ORLANDI Presidente Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia (MI) SPENNACCHIO Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari (MI) TINA Membro designato da Associazione rappresentativa dei clienti Relatore (MI) LUCCHINI Nella seduta del 03/07/2014 dopo aver esaminato: - il ricorso e la documentazione allegata - le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione - la relazione della Segreteria tecnica FATTO Parte ricorrente, erede del de cuius, titolare di un conto corrente aperto presso l intermediario e di un contratto di mutuo, lamenta la liquidazione della somma di ,25, a favore degli altri coeredi, nonostante la banca fosse stata diffidata dal farlo. Contesta, inoltre, la costituzione in mora solo nei suoi confronti relativamente al contratto di mutuo. Alla luce di ciò la ricorrente domanda il reintegro della somma e il rimborso dei danni per la costituzione in mora e il passaggio a sofferenza del mutuo. Più precisamente, la ricorrente, a nome e per conto della quale, in quanto minore, agiva il padre, dichiarava in sede di ricorso che, in data 03/11/2009, decedeva il nonno, titolare di un conto corrente presso l intermediario attuale resistente, al quale era collegato un mutuo in regolare ammortamento. In sede di reclamo affermava che, al momento della morte, il conto corrente del de cuius presentava un attivo di ,00 ed il mutuo in regolare ammortamento era composto da un residuo di ,86. Al de cuius succedeva la minore ricorrente, in ragione della rinuncia all eredità da parte del padre, la quale, per il tramite dei genitori esercenti la potestà, accettava l eredità con beneficio d inventario. Pag. 2/6

2 In data 06/04/2010 parte ricorrente diffidava l intermediario a liquidare qualsiasi importo, stante l ingenza dell ammontare dei debiti e il mancato accordo tra i coeredi. Nonostante ciò l intermediario, tra giugno e luglio 2010, rilasciava a due dei coeredi la somma di ,25, sostenendo di essere in possesso di una successione, peraltro parziale in cui non è nemmeno dichiarato il bene oggetto del mutuo fondiario di [ ] e di un testamento olografo in cui vengono indicate le quote. Il testamento in questione prevedeva, a detta di parte ricorrente, anche il rilascio di un bene identificato libero da pesi e vincoli a favore del padre dell odierna ricorrente. A questo proposito parte ricorrente ha allegato pubblicazione del testamento e parere pro veritate (il quale però non risulta agli atti). Inoltre, in data 30/12/2010 l intermediario inviava lettera di costituzione in mora alla ricorrente, con la quale comunicava che, causa l insoddisfacente andamento del rapporto, le linee di credito a suo tempo accordate al de cuius, dovevano intendersi revocate. La ricorrente veniva, quindi, invitata a provvedere alla copertura dell esposizione debitoria del de cuius per un importo pari a ,18, quale residuo impagato del mutuo fondiario, oltre interessi di mora. L intermediario nell occasione comunicava, inoltre, il recesso dal contratto di conto corrente e dalla relativa convenzione di assegno. In data 09/02/2011 il legale di parte ricorrente scriveva all intermediario stigmatizzandone la condotta e auspicando l avvio di trattative tra le parti coinvolte per il raggiungimento di un accordo. Con il reclamo del 27/09/2012 parte ricorrente domandava all intermediario di ripristinare la somma di ,25 illegittimamente erogata tramite assegni agli altri coeredi, nonché la somma di ,00 annui a decorrere dal 10/04/2010 per i danni subiti dalla minore dall impossibilità di disporre dell attivo per le necessità dell eredità e del pieno utilizzo dei beni. In sede di ricorso parte ricorrente ha precisato che sul bene oggetto di mutuo la minore sta pagando le tasse e, poiché la situazione è in una fase di stallo, non è possibile una messa a reddito dell immobile che necessiterebbe di una radicale ristrutturazione e messa a norma. La ricorrente ha chiesto il ripristino della somma mancante dall attivo, liquidata ai coeredi in dispregio della diffida e relativi danni derivanti dalla messa in mora esclusivamente della minore e del passaggio a sofferenza del mutuo. Nelle proprie controdeduzioni, presentate in data 23/01/2014, l intermediario, nel ripercorrere i fatti oggetto della presente controversia, ha rilevato che a seguito del decesso del nonno dell attuale ricorrente, la banca provvedeva, in data 24/03/2010, a rilasciare agli eredi la dichiarazione di sussistenza delle attività e passività successorie. Dall atto di notorietà del 12/03/2010 gli eredi risultavano essere la moglie del de cuius, uno dei due figli e la minore attuale ricorrente, in rappresentazione dell altro figlio rinunciante. L intermediario ha dichiarato che, nel momento in cui risultava completa la documentazione necessaria per poter procedere alla liquidazione delle somme, risultavano pervenute due lettere: la lettera del 06/04/2010 con la quale il padre della ricorrente diffidava la banca a provvedere alla liquidazione se non in presenza di tutti gli eredi e la lettera del 12/05/2010 con la quale i legali degli altri coeredi diffidavano la banca affinchè, al contrario, liquidasse le giacenze ereditarie di propria spettanza, minacciando un azione legale in caso di rifiuto. In presenza di tali contestuali diffide e del rischio in entrambi i casi di azioni legali, l intermediario, in data 17/06/2010, provvedeva alla liquidazione della quota degli altri coeredi e teneva, invece, accantonata quella di spettanza della minore. Pag. 3/6

3 L intermediario ha precisato che la quota di spettanza della minore è ancora disponibile presso la propria filiale, così come comunicato in una lettera al legale del 17/12/2010 e al padre della minore con lettera del 12/11/2013. Per quanto concerne la doglianza circa la messa in mora in relazione al mutuo, l intermediario ha evidenziato come tale lettera sia stata inviata a tutti gli eredi e non esclusivamente alla minore, come sostenuto da parte ricorrente nel ricorso. L intermediario ha sostenuto non essere censurabile la propria condotta: di fronte alla legittima preoccupazione di tutelare la propria posizione nei confronti degli altri eredi e nella certezza delle quote spettanti a ciascuno, ha provveduto a liquidare a questi la loro parte, non essendo comunque ad oggi a conoscenza di dissenso fra gli eredi sulla ripartizione del credito derivante dal conto corrente intestato al de cuius, né dell esistenza di un giudizio di impugnativa del relativo testamento. L intermediario ha sottolineato, inoltre, che al momento della liquidazione, riceveva dalla moglie del de cuius una dichiarazione di manleva in ordine a responsabilità rinveniente dalla liquidazione dei cespiti relitti. L intermediario ha rilevato, infine, che non rientra nella propria competenza entrare nel merito delle vicende degli eredi e delle contestazioni relative a rapporti estranei alla sua attività. L intermediario ha chiesto di respingere il ricorso. DIRITTO Prima di esaminare nel merito la controversia sembra opportuno riportare alcuni aspetti essenziali ai fini della decisione. L intermediario allega atto di notorietà relativamente alla successione di cui è controversia, il quale viene giudicato parziale da parte della ricorrente che allega il verbale di pubblicazione del testamento olografo. In realtà le disposizioni riportate nell atto di notorietà sono le medesime del testamento allegato. Al padre della ricorrente, escluso dal riparto della quota disponibile, viene lasciata una proprietà individuata, con esclusione di qualsiasi altro bene. Il diritto della ricorrente alla partecipazione nel riparto della somma in conto corrente non è, però, oggetto di contestazione e, del resto, non potrebbe esserlo, non essendo noto se la menzionata proprietà individuata sia di valore sufficiente a soddisfare la quota di legittima. L intermediario produce lettera del 24/03/2010 con la quale riscontrava i cespiti sussistenti presso di sé, in risposta alla lettera con la quale parte ricorrente diffidava dal procedere alla liquidazione senza la contemporanea presenza di tutti gli eredi. Produce, inoltre, lettera di diffida da parte degli altri eredi e comunicazione del 17/12/2010 con la quale informava l attuale parte ricorrente di aver provveduto alla liquidazione della quota degli altri coeredi e di aver mantenuto bloccata quella spettante alla minore. Nella lettera del 12/11/2013 l intermediario ribadisce la disponibilità presso la filiale della quota spettante alla ricorrente. Quanto alla messa in mora relativa al mutuo specifica che la richiesta di pagamento è stata inviata a tutti gli eredi. In sede di ricorso la domanda di risarcimento del danno sembra legata alla messa in mora relativamente al rapporto di mutuo e al passaggio di questo in sofferenza, ma nulla viene meglio specificato. Nel reclamo il danno è quantificato in annui a decorrere dal 10/04/2010 per i danni subiti dalla minore dall impossibilità di disporre dell attivo per le necessità dell eredità e del pieno utilizzo dei beni stante il comportamento non conforme di codesto istituto. Pag. 4/6

4 Ciò chiarito e venendo all esame del merito della presente vertenza, giova ribadire, come già in altre occasioni si è avuto modo di sottolineare (cfr. la Decisione n. 1557/10 del ) che, in merito alla sorte dei crediti ereditari nell'ipotesi di successione mortis causa con pluralità di eredi si registrano, in giurisprudenza e in dottrina, due diversi orientamenti. Da un lato, infatti, si afferma che i crediti del de cuius dovrebbero seguire lo stesso destino dei debiti, conseguentemente dividendosi automaticamente tra i coeredi in ragione delle rispettive quote in forza di quanto prevede il noto principio secondo il quale nomina et debita hereditaria ipso iure dividuntur. Secondo un diverso indirizzo, invece, i crediti del de cuius, a differenza dei debiti, non si dividerebbero automaticamente, ma entrerebbero a far parte della comunione ereditaria; ciò in quanto l'articolo 752 cod. civ., che prevede il principio tradizionale della ripartizione automatica tra coeredi, si riferirebbe unicamente ai debiti ereditari. In tal senso si è espressa anche la prevalente giurisprudenza di legittimità, la quale, in più occasioni, ha statuito che in tema di divisione di beni ereditari le porzioni devono essere formate comprendendo una quantità di mobili, immobili e crediti di eguale natura e qualità, in proporzione dell'entità di ciascuna quota. I crediti non si dividono automaticamente ma vengono ripartiti tra i coeredi con la divisione di tutta la massa ereditaria, per cui è vietato al singolo partecipe di compiere gli atti individuali dispositivi dei crediti ed è perciò necessario che qualsiasi atto che a essi si riferisca sia posto in essere congiuntamente da tutti i coeredi (così, testualmente, Cass., n ; nel medesimo senso, Cass., n. 640, secondo la quale I crediti del de cuius, a differenza dei debiti (art. 752 c.c.), non si dividono automaticamente tra i coeredi in ragione delle rispettive quote, ma entrano a far parte della comunione ereditaria, come è dato desumere dalle disposizioni degli art. 727, 757 e 760 c.c.; e, poiché il mantenimento della comunione ereditaria dei crediti sino alla divisione soddisfa l'esigenza di conservare l'integrità della massa e di evitare qualsiasi iniziativa individuale idonea a compromettere l'esito della divisione stessa, i compartecipi assumono la veste di litisconsorti necessari nei giudizi diretti all'accertamento dei crediti ereditari ed al loro soddisfacimento ; in senso conforme cfr., altresì, Cass., n ). I crediti, dunque, farebbero parte della comunione, come espressamente stabilito dall'articolo 727 cod. civ., ai sensi del quale le porzioni ereditarie devono essere formate comprendendo nelle stesse, oltre ai beni immobili e mobili, anche i crediti. Pur dovendo rilevare che la questione è tutt altro che pacifica, questo Collegio ritiene opportuno aderire alla tesi prevalente espressa in dottrina e in giurisprudenza, ovvero quello secondo la quale i crediti ereditari non si dividono automaticamente tra i coeredi in ragione delle proprie quote, ma entrano a far parte della comunione ai sensi degli articoli 727, 757 e 760 cod. civ., venendo ripartiti tra gli stessi al momento della divisione dell'intera massa ereditaria. La scelta del legislatore di mantenere la comunione ereditaria dei crediti fino alla divisione, del resto, soddisfa due diverse esigenze: da un lato, quella di conservare l'integrità della massa ereditaria e, dall altro lato, quella di evitare che una qualsiasi iniziativa individuale possa compromettere l'esito della divisione stessa. Da quanto appena rilevato ne consegue il divieto, per il singolo coerede, di compiere atti individuali dispositivi dei predetti crediti: un solo coerede, infatti, non potrà agire unicamente in nome proprio per riscuotere in tutto o in parte il credito e, negli eventuali giudizi diretti all accertamento dei crediti ereditari ed al loro conseguente soddisfacimento, tutti i coeredi sarebbero litisconsorti necessari, essendo inammissibile un'azione individuale. Pag. 5/6

5 In via generale, inoltre, in caso di comunione, il legislatore riconosce a ciascun soggetto partecipante il diritto di esercitare le azioni a vantaggio della cosa comune e tale facoltà, nel caso di comunione ereditaria avente ad oggetto crediti del de cuius, dovrà essere interpretata restrittivamente, come rigorosamente limitata all'agire in giudizio, e con l'esclusione di ogni altro atto. Argomentando diversamente, infatti, verrebbe frustrata l'esigenza di proteggere il patrimonio ereditario da atti arbitrari ed incontrollati compiuti dai singoli coeredi senza il necessario concorso della volontà degli altri. In sintesi, la liquidazione delle somme e/o dei titoli attualmente depositati sul conto corrente e/o nel deposito titoli del de cuius può essere effettuata dall'intermediario solamente sulla base di disposizioni congiuntamente impartite da tutti gli eredi. Sulla base delle considerazioni sviluppate ritiene questo Collegio che il ricorso in esame possa trovare accoglimento nei limiti appena esposti, essendo preclusa all intermediario la possibilità di procedere alla liquidazione pro quota in favore dei singoli eredi dei beni depositati sul conto corrente e/o nel deposito titoli del de cuius. Non appare, invece, degna di accoglimento la richiesta di risarcimento danni derivante dalla messa in mora e dal conseguente passaggio a sofferenza del mutuo esistente presso l intermediario resistente, non apparendo in alcun modo illecita la condotta in questione. PER QUESTI MOTIVI Il Collegio accoglie parzialmente il ricorso e dispone che l intermediario faccia quanto possibile per recuperare il ripristino dell originaria provvista sul conto sino allo scioglimento della comunione. Il Collegio dispone inoltre, ai sensi della vigente normativa, che l intermediario corrisponda alla Banca d Italia la somma di 200,00 quale contributo alle spese della procedura e al ricorrente la somma di 20,00 quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6