Comune di Taranto RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA PALUDE LA VELA PIANO TERRITORIALE

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1 Comune di Taranto RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA PIANO TERRITORIALE QUADRO CONOSCITIVO, INTERPRETATIVO E DI SINTESI Relazione Gennaio 2014

2 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO PROGETTISTI: ATI AMBIENTEITALIA srl ARCH. CAFIERO COORDINATORE: ARCH. GIOVANNI CAFIERO Via San Francesco di Sale 90 Roma AMBIENTE ITALIA S.R.L. Via Carlo Poerio Milano tel / fax Posta elettronica certificata: ambienteitaliasrl@pec.ambienteitalia.it PAGINA: 2: COD: 13N040

3 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI INDICE PARTE PRIMA: QUADRO CONOSCITIVO Inquadramento territoriale LA RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA IL CONTESTO DI AREA VASTA Il sistema fisico IDROGRAFIA GEOLOGIA, CARATTERI MORFOLOGICI E PEDOLOGICI POTENZIALE CONTAMINAZIONE: IL SITO DI INTERESSE NAZIONALE ALTRE CRITICITÀ AMBIENTALI E PROPENSIONE AL DISSESTO Sistema Biologico FLORA E VEGETAZIONE HABITAT FAUNA E ZOOCENOSI Invertebrati Pesci Anfibi Rettili Uccelli Mammiferi Sistema antropico e paesaggio CONTESTO SOCIO-ECONOMICO Popolazione Agricoltura ASSETTI PRODUTTIVI E USO DEL SUOLO INFRASTRUTTURE E RETI TECNOLOGICHE BENI CULTURALI E PAESAGGIO Vincoli in materia di beni culturali e ambientali NORMATIVA RELATIVA ALLA PROTEZIONE DI SPECIE ED HABITAT Il Sito di Importanza Comunitaria IT Mar Piccolo Legge regionale 24 luglio 1997 n.19 Norme per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella Regione Puglia" Legge regionale 15 maggio 2006 n.11 Istituzione della Riserva naturale Regionale orientata Palude La Vela" PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E URBANISTICA Documento regionale di assetto generale (DRAG) Piano stralcio per la difesa del rischio idrogeologico (PAI) Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio (P.U.T.T./P.) Piano Paesaggistico Territoriale Regionale(PPTR) Piano regionale delle coste. Regione Puglia Piano Territoriale di Coordinamento provinciale (PTCP) Variante generale al Piano regolatore del comune di Taranto PERCEZIONE E FRUIZIONE DELLA RISERVA DA PARTE DELLA COMUNITÀ LOCALE PARTE SECONDA: QUADRO INTERPRETATIVO E SINTESI VALUTATIVA Sintesi interpretativa UNITÀ DI PAESAGGIO ISTANZE E PROGETTI Sintesi valutativa QUALITÀ DEL SISTEMA FISICO E INTERESSE NATURALISTICO QUALITÀ DELLA STRUTTURA E DEI SEGNI DEL PAESAGGIO SINTESI DEI FATTORI QUALIFICANTI INTERFERENZE E CRITICITÀ Bibliografia ALLEGATI: Allegato fotografico Cartografia del Quadro Conoscitivo Cartografia del Quadro interpretativo e di sintesi valutativa VERS: PAGINA: 3: 82

4 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO PARTE PRIMA: QUADRO CONOSCITIVO 1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE 1.1 La Riserva naturale regionale orientata Palude La Vela La Riserva naturale regionale orientata Palude La Vela, istituita con la L.R , n. 11, interessa il territorio del solo Comune di Taranto e riguarda un area che si affaccia sul secondo seno del Mar Piccolo, situata tra il promontorio conosciuto come "Il Fronte" (zona occupata dall Aeronautica Militare), a sud, e la località d Ayala, a nord; sul lato orientale la Riserva si attesta, per un buon tratto, in corrispondenza della S.P. n. 78. La Riserva, che ingloba, nella porzione meridionale, l Oasi del WWF e si sovrappone al SIC IT Mar Piccolo, per una parte della più estesa area di tale sito della Rete Natura 2000, include le zone acquitrinose situate a sud dell ultimo tratto del Canale d Aiedda, la zona della ex acquacoltura e la zona della pineta di Fucarino. Una porzione della Riserva ricade all interno del Sito di Interesse Nazionale di Taranto, identificato per lo stato di contaminazione ambientale e la necessità di attuare interventi di bonifica. La Riserva è caratterizzata dalla presenza, nella parte meridionale della palude, di una pineta artificiale che svolge una parziale funzione protettiva di ambiti di significativo interesse conservazionistico, in particolare per le specie ornitiche Il contesto di area vasta Il contesto di area vasta in cui si inserisce la Riserva Naturale orientata Palude La Vela, la provincia di Taranto, è caratterizzato da paesaggi di notevole importanza naturalisticoambientale, tra cui le gravine, profonde incisioni carsiche di grande rilevanza paesaggistica oltre che ecologica, i brevi corsi d acqua di risorgiva alimentati da falde riaffioranti a poca distanza dal mare, i boschi e i pascoli della Murgia Tarantina, alcuni importanti sistemi dunali. Tali sistemi ambientali sono tutelati dalla Rete Natura 2000 e dalla aree protette nazionali e regionali che si integrano e si sovrappongono fra di loro. La Regione Puglia ha previsto attraverso la L.R 19/1997 l istituzione di una serie di aree naturali protette nella provincia di Taranto, come meglio specificato nella tabella seguente: Denominazione Classificazione Comune/i Gravine dell Arco Ionico Collina e Boschi di Massafra Parco Naturale Regionale Terra delle Gravine Castellaneta, Crispiano, Laterza, Ginosa, Grottaglie, Martina Franca, Massafra, Montemesola, Mottola, Palagiano, Palagianello, Statte, San. Marzano di San Giuseppe, Villa Castelli Bosco delle Pianelle Riserva naturale regionale Martina Franca orientata Lago Salinella Riserva naturale regionale Ginosa Palude La Vela Riserva naturale regionale Taranto Dune di Campomarino e Riserva naturale regionale Manduria Torrente Borraco Pinete dell Arco ionico Riserva naturale regionale o Taranto, Castellaneta, Foce del Chidro Saline e Dune di torre Colimena Parco naturale regionale Riserve Naturali Regionali Orientate del Litorale Tarantino Orientale Ginosa, Palagiano, Massafra Manduria PAGINA: 4: COD: 13N040

5 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI Palude del Conte e duna costiera Bosco Cuturi e Rosamarina Recependo la direttiva della Comunità europea Habitat del 1992 che disciplina, fra l altro, le modalità con cui deve essere realizzata la rete ecologica Natura 2000, la Regione Puglia ha individuato e cartografato 96 Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e ha designato 10 siti come Zone a Protezione Speciale (ZPS). Qui di seguito si elencano i SIC e le ZPS individuati in provincia di Taranto: SIC IT Torre Colimena (Manduria, Avetrana) SIC IT Masseria Torre Bianca (Taranto) SIC IT Duna di Campomarino (Maruggio, Manduria) SIC IT Mar Piccolo (Taranto) SIC IT Murgia di Sud Est (Massafra, Gioia del Colle, Noci, Alberobello, Martina Franca, Cisternino, Ceglie, Ostini, Mottola, Castellaneta, Crispiano, Manduria) SIC IT Pineta dell Arco Ionico (Ginosa, Castellaneta, Palagiano, Massafra e Taranto) SIC/ZPS IT Area delle Gravine (Ginosa, Laterza, Castellaneta, Palagianello, Mottola, Crispiano, Statte) SIC IT Posidonieto Isola di San Pietro Torre Canneto (Taranto). La provincia di Taranto è caratterizzata da un elevata densità abitativa ( 237,8 ab/km 2 ). Dal punto di vista della struttura economica, l area vasta presa in considerazione così come tutta la Regione ha una vocazione agricola che si esprime principalmente in produzioni ceralicole, viticole ed olivicole con un effetto immediato sulla struttura industriale in cui significativa è la presenza del settore della trasformazione dei prodotti agricoli; settori tradizionali e fondamentali nell economia provinciale sono anche quello enologico e quello oleario. Molto importante è anche il settore dell abbigliamento seguito da quello dei materiali da costruzione. Caratteristica peculiare della provincia ionica è naturalmente la presenza del centro siderurgico, al cui fianco si è sviluppato in maniera indotta il settore della metallurgia di seconda lavorazione che esplica essenzialmente attività di supporto (impiantistica, manutenzione, etc.). Dal punto di vista infrastrutturale la provincia di Taranto è attraversata da numerose strade provinciali e statali. che si incrociano nella città di Taranto e la collegano con le principali arterie, regionali e nazionali, anche se non in maniera ottimale. Gli assi viari principali sono rappresentati dalla A14 Taranto Bari dalla SS100 Taranto - Gioia del Colle - Bari; dalla SS7 Taranto Brindisi dalla SS7ter Taranto Lecce e dalla SS106 Ionica Taranto - Reggio Calabria. I collegamenti ferroviari risultano non adeguati alle esigenze del territorio; sono gestiti da: Trenitalia mediante le linee Taranto-Bari, Taranto-Brindisi e Taranto-Crotone, verso tutte le località servite dalle linee adriatica e ionica; Ferrovie del Sud Est che collega Taranto al resto della Puglia mediante le due stazioni di Taranto Centrale e Taranto Galese. Il trasporto aereo a livello regionale è in continua crescita. Gli aeroporti presenti sull intero territorio regionali sono: Bari (Palese), collegato con voli nazionali ed alcuni voli internazionali; Brindisi (Papola Casale); Foggia (Gino Lisa); Lecce (San Cataldo) chiuso al traffico; Taranto (Grottaglie), aeroporto militare. VERS: PAGINA: 5: 82

6 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO Bari e Brindisi sono gli aeroporti che manifestano un maggiore incremento di traffico. Nella provincia di Taranto è presente il solo aeroporto di Grottaglie, nato come aeroporto militare a difesa del porto di Taranto che dal 2010 è aeroporto doganale e allo stato attuale è aeroporto cargo. Il sistema portuale è rappresentato dal Porto di Taranto che gode di una posizione geografica strategica per i traffici verso il Medio e l Estremo Oriente ed i paesi africani. Vista la privilegiata posizione geografica, il porto di Taranto dovrebbe quindi rappresentare un punto d incontro e di scambio fondamentale fra l Europa Occidentale ed il Medio e Vicino Oriente ed i paesi del Mar Nero ma purtroppo negli ultimi anni non è riuscito ad assolvere alla importante funzione che gli spetta per una serie di motivi legati all assenza di una significativa rete infrastrutturale terrestre ed alla mancanza di un tessuto economico forte. 2 IL SISTEMA FISICO 2.1 Idrografia Il secondo seno del Mar Piccolo è interessato dalle foci di diversi corsi d acqua: la rete idrografica che drena i rilevi a Nord (dove si insedia anche il quartiere Paolo VI); il Fosso o Fiume Galeso, che si origina da una sorgente perenne in Comune di Statte e sfocia in Mar Piccolo dopo circa 900 metri; il fosso Cervaro che emerge immediatamente prima di entrare in Mar Piccolo nell area della Masseria Battendieri, poche centinaia di metri a Nord della Riserva. I due corsi d acqua che sfociano all interno della riserva sono: il torrente dell Aiella, alimentato da un risorgiva locale e il cui corso è ora completamente inglobato all interno dell area dell impianto di acquacoltura abbandonato (AIVAM), e il Canale d Aiedda, che ha un bacino idrografico più importante degli altri ed è alimentato da una rete di fossi che solcano gli agri di Montemesola, Grottaglie, Monteiasi e Carosino. Tali fossi convergono nella foce del Canale d Aiedda, il quale sbocca nella parte occidentale del Mar Piccolo, proprio all interno della Riserva, attraverso un tronco terminale canalizzato artificialmente. Sul Canale d Aiedda drenano le acque raccolte nella parte prevalliva della Conca di Taranto dal Canale Levrano d Aquino; questo è alimentato a sua volta da un ventaglio di fossi minori nascenti nella Premurgia (Visciolo Alto e basso e Ingegna, con i relativi affluenti), assumendo le seguenti denominazione: vallone d Aiedda, immediatamente a valle dell immissione in esso del canale Genzano, il quale, a sua volta, è formato dalla confluenza nello stesso canale dei fossi Gronci, in destra, e Sassolo, in sinistra; canale d Aiedda, dopo la confluenza in sinistra del fosso Simone; foce del canale d Aiedda, dopo la confluenza, pure in sinistra, del fosso Cicena o Marullo. A monte del fosso Marullo è presente anche l invaso Pappadai, un bacino di accumulo delle acque di pioggia che permette una certa regolazione annuale. È presente inoltre una serie di fossi minori, che drenano sempre nell Aiedda, il più importante dei quali è il Canale Maestro, che scorre ad occidente degli abitati di Faggiano e di Roccaforzata, per riversarsi a mezzo di tubazione interrata nel collettore terminale della rete drenante realizzata per il risanamento della Salina Grande, a sud-est di Taranto. Il Canale d Aiedda, identificato dal redigendo PTCP della Provincia di Taranto quale elemento di connessione ecologica, è certamente l elemento idrograficamente di maggiore importanza. Esso infatti drena le acque di un territorio ampio raccogliendo tra l altro anche gli scarichi di diversi centri abitati con un carico di alcune decine di migliaia di abitanti. PAGINA: 6: COD: 13N040

7 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI Figura 1 Bacino idrografico del Canale D Aiedda Il canale d Aiedda, pur presentando un bacino idrografico largamente superiore agli altri corsi d acqua che sfociano nel Mar Piccolo, ha una portata di magra modesta e carattere torrentizio, non essendo alimentato nella parte alta del bacino, da sorgenti significative. Nel suo tratto terminale, esso riceve le acque del torrente Riso che nasce dall omonima sorgente situata alla base del versante, al confine con il Comune di San Giorgio e che in precedenza sfociava direttamente nell ansa della palude La Vela denominata Mare Morto. Oggi il torrente Riso confluisce nell Aiedda all altezza della confluenza con il canale maestro. Il Mar Piccolo, bacino di mare interno suddiviso in due specchi d acqua dalla lingua di terra denominata Punta Penna, costituisce una manifestazione unica per la realtà delle coste pugliesi, da correlare all origine carsica e al conseguente sprofondamento, relativamente recente, della costa. Il Mar Piccolo si connota come laguna piuttosto profonda, nel seno esterno con livello di metri e in quello interno con livello di 6-9 metri, alimentata da diverse sorgenti sottomarine di acqua dolce, la cui portata dipende dall andamento delle precipitazioni, ma che non diminuiscono il tenore di salinità, anche per il notevole ricambio operato dalle maree e dalla comunicazione con il mare aperto. VERS: PAGINA: 7: 82

8 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO 2.2 Geologia, caratteri morfologici e pedologici L area della Riserva e quelle immediatamente circostanti, in base alla Carta Geologica delle Murge e del Salento, ricadono nelle categorie dei depositi alluvionali, dei depositi di spiaggia e delle argille subappennine ; in termini generali, l ambito territoriale della fascia costiera si caratterizza per la presenza di superfici terrazzate e antiche linee di costa, in tale caso abbinate alla presenza di depositi di trasporto (il substrato è prevalentemente costituito da argille e limi pleistocenici). Il bacino drenante nell area della Riserva si estende ad Est/Nord Est di Taranto e presenta una morfologia poco movimentata, con le aree più basse costituite dalle piane alluvionali dei principali torrenti del bacino da cui si dipartono versanti collinari mediamente poco acclivi (se si eccettuano le scarpate degli antichi terrazzi), che raggiungono quote massime non superiori ai 200 m s. m. E opportuno ricordare che le formazioni geologiche dell area prospiciente il Mar Piccolo, come gran parte della costa ionica pugliese, rivestono un notevolissimo interesse dal punto di vista della ricerca scientifica geologica. Secondo il Prof. Mastronuzzi infatti la più evidente, meglio conservata e più significativa sequenza di terrazzi marini è quella che si riconosce lungo la costa ionica della Puglia [ ]. Dalle estreme propaggini orientali della Fossa Bradanica, da Ginosa e Castellaneta, attraverso Taranto e Gallipoli verso l estremo sud del Salento, un anfiteatro di superfici disposte a gradinata digradante verso il mare abbraccia il Golfo di Taranto. L affaccio a mare di queste unità è così ben evidente da farne una delle regioni al mondo più studiata da geologi di tutto il pianeta per comprendere il peso di ogni fattore che contribuisce alle complesse dinamiche che modellano quelle forme. L attenzione scientifica è concentrata su di essa per comprendere i meccanismi di trasgressione, deposito e regressione del mare, i rapporti dei sedimenti marini in relazione alle dinamiche fluviali, definire le età e le facies climatiche di tali sedimenti per individuare nella storia geologica le fasi in cui essi si sono deposti ed usare queste considerazioni per comprendere il comportamento tettonico locale nel quadro della geodinamica dell Italia meridionale. 1 Dal punto di vista pedologico, il territorio del bacino idrografico presenta prevalentemente suoli calcarei del Cretacico, che occupano la parte più alta del territorio. Essi presentano uno spessore generalmente limitato che si annulla addirittura laddove la roccia calcarea affiora in superficie. La loro tessitura prevalente è argillosa o argillo - limosa; ma non mancano, localmente, anche i suoli di composizione sabbiosa o sabbio-limosa. Questi suoli sono caratterizzati, in genere, da una buona permeabilità. La capacità produttiva dei terreni è assai modesta, se non addirittura nulla, a causa dello scarso spessore dello strato coltivabile e della presenza in superficie del banco roccioso, dove più e dove meno carsificato, che conferisce, dove questo prevale, un aspetto aspro e pietroso alla superficie, con intromissioni di terreno vegetale soltanto nelle fessure e nelle concavità della roccia dove si instaura una vegetazione stentata. La piana retrostante la Riserva è costituita da alluvioni recenti oloceniche e calcareniti pleistoceniche. Tutta l area è stata soggetta a Bonifica agraria nel periodo tra le due guerre mondiali del Potenziale contaminazione: il Sito di Interesse Nazionale Si definisce sito contaminato, il sito nel quale i valori della concentrazione delle sostanze contaminanti superano la concentrazione massima ammissibile e viene determinato con l applicazione dell analisi specifica di rischio sito. La legislazione italiana riconosce quali Siti 1 G.Mastronuzzi I terrazzi marini in SIGEA Il patrimonio geologico della puglia: territorio e geositi PAGINA: 8: COD: 13N040

9 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI d Interesse Nazionale (SIN) quelle aree in cui l inquinamento di suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee è talmente esteso e grave da costituire un serio pericolo per la salute pubblica. In Italia ci sono 57 SIN, perimetrati dal 1998 in poi sulla base di diverse leggi, ultima delle quali il Decreto Legislativo n.152 del Il totale della superficie interessata consiste in 1800 Km 2 di aree marine, lagunari e lacustri e 5500 Km 2 di aree terrestri, per un totale di circa il 3% del territorio nazionale. I comuni inclusi nei SIN sono oltre 300, con circa 9 milioni di abitanti. La procedura di bonifica dei SIN è attribuita al Ministero dell Ambiente, che può avvalersi anche dell ISPRA, delle ARPAT, dell ISS ed altri soggetti. In seguito ad interventi normativi i siti vengono individuati e perimetrati, in alcuni casi anche in aree molto vaste; alla perimetrazione segue una sub-perimetrazione, condotta a scala di dettaglio, che definisce le aree sulle quali avviare le procedure di caratterizzazione. Tale procedura definisce le attività svolte sul sito e programma la campagna di campionamento ed analisi del suolo che permette di definire la tipologia ed il livello di contaminazione e di predisporre l eventuale progetto di bonifica. La Regione Puglia con Decreto del Commissario Delegato per l emergenza ambientale in Puglia n. 41/2001 ha adottato, nell ambito del Piano di Gestione dei Rifiuti Urbani, il Piano di Bonifica dei siti contaminati. Tale Piano ha costituito il primo strumento di pianificazione regionale in conformità a quanto disposto all art. 22, comma 5 del D.Lgs. 22/1997. Successivamente, nel 2009, La Regione Puglia ha elaborato il documento preliminare del Piano stralcio del Piano Regionale di bonifica, che fa il punto sullo stato di avanzamento delle conoscenze sui siti contaminati esistenti in Regione, tra cui il SIN di Taranto. La superficie rientrante nel SIN di Taranto è pari a circa 22 km 2 (aree private), 10 km 2 (aree pubbliche), 22 Km 2 (Mar Piccolo), 51,1 Km 2 (Mar Grande), 9,8 Km 2 (Salina Grande). Lo sviluppo costiero è di circa 17 km. Le criticità ambientali sono determinate dalla presenza di industrie siderurgiche, petrolifere e cementiere, che rappresentano le principali fonti di inquinamento per il suolo, il sottosuolo e per le acque di falda, nonché per i sedimenti marini. Come indicato dalla Conferenza dei Servizi Istruttoria del 13/12/2010 svolta presso il Ministero dell Ambiente, l inquinamento prevalente per le diverse matrici ambientali è rappresentato dalla presenza dei parametri di seguito riportati. Suolo e sottosuolo Antimonio, Arsenico, Berillio, Cadmio, Cobalto, Cromo totale, Cromo esavalente, Mercurio, Piombo, Nichel, Zinco, Cianuri, Rame, Vanadio, Idrocarburi C<12 e C>12, IPA singoli e totali, Benzene, Xilene. Gli inquinanti maggiormente presenti sono gli IPA (circa il 60% dei superamenti riscontrati) e metalli pesanti. Acque sotterranee Arsenico, Selenio, Alluminio, Ferro, Manganese, Nichel, Piombo Cianuri, Cobalto, Cromo totale, Cromo esavalente, Solfati, Nitriti, BTEX, alifatici clorurati cancerogeni e non cancerogeni, IPA singoli e totali, Idrocarburi tot, MTBE. Inoltre, si segnala la presenza di concentrazioni significative di Coliformi fecali. Sedimenti marini Arsenico, Nichel, Piombo, Cromo totale, Rame, Mercurio, Zinco, IPA totali, PCB. Secondo il Documento preliminare del Piano Stralcio (2009) le aree comprese all interno del perimetro del SIN di Taranto sono suddivise in aree demaniali di competenza dell Autorità Portuale aree pubbliche, comprendenti le aree demaniali e le aree del Comune di Taranto ricadenti nel SIN aree di interesse pubblico (es. Canale d Aiedda, gravina Leucaspide, distripark etc..). aree con industrie private VERS: PAGINA: 9: 82

10 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO L area di interesse per il presente Piano Canale d Aiedda è ricompresa tra le aree di interesse pubblico, che secondo lo stesso documento preliminare sono state solo parzialmente oggetto di Piano di caratterizzazione. Il canale d Aiedda rientra tra le aree non ancora caratterizzate, come riportato dallo stesso documento preliminare: Per quanto attiene le aree di interesse pubblico, risultano avviati ed in alcuni casi concluse le caratterizzazioni dei siti di maggior interesse sia per pregio ambientale (gravina Leucaspide) che per riconversione industriale (area Distripark). Le aree da completare con la caratterizzazione risultano essere il Canale d Aiedda (Comune di Taranto) assieme alle aree a sud e Nord della gravina Leucaspide, che sviluppano una estensione di circa 2.2 km Altre criticità ambientali e propensione al dissesto Il sistema fisico presenta diverse criticità ambientali che riguardano sia la riserva sia l area circostante, che influenza comunque le caratteristiche degli habitat interni alla riserva. Ecco, in sintesi, le maggiori criticità riscontrate Trasformazioni del territorio nell area dell impianto di acquacoltura AIVAM L edificazione all interno del territorio della riserva dei manufatti a servizio dell attività di acquacoltura ha rappresentato certamente una delle alterazioni più significative degli ambienti fisici che supportano gli habitat umidi. Tali alterazioni hanno certamente ridotto in assoluto le potenzialità naturalistiche dell area, che in assenza di tale intervento avrebbe oggi una superficie di habitat umidi certamente superiore all attuale. Ciononostante, in seguito alla sospensione dell attività antropica nell area, le alterazioni fisiche sono divenute un fattore di criticità meno importante, almeno dal punto di vista della fauna che sembra aver colonizzato diverse aree interne allo stabilimento abbandonato (si veda il capitolo successivo dedicato alla sistema biologico). Propensione al dissesto delle scarpate dei rilievi a Nord della Riserva Il Piano di Assetto Idrogeologico elaborato dalla Regione Puglia non rileva nella Riserva, né sul bacino idrografico del Canale d Aiedda aree interessate da pericolosità idrogeologica. Ciononostante, alcuni tratti della scarpata prospiciente la strada sul confine Nord della riserva, presenta una certa tendenza all erosione; soprattutto nei tratti interessati da recenti incendi. Figura 2 Scarpata con tendenza all erosione, sul confine Nord della Riserva Alterazioni del sistema idrografico a monte della riserva L Area della Palude La Vela, rappresenta un lembo residuale di un ambiente salmastro ben più esteso dell attuale, che caratterizzava fortemente la zona costiera orientale del secondo PAGINA: 10: COD: 13N040

11 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI seno del mar piccolo. Sino alla fine del 1800 l area paludosa e salmastra occupava una superficie di circa 225 ettari e si spingeva dall attuale linea di costa nell interno per circa 1,5 Km. Oggi, l area interessata da pantani e vegetazione alofita non supera i venti ettari. Sino al 1800 si riversavano lungo la costa orientale del Mar Piccolo il torrente Avella, che raccoglieva e portava al Mar Piccolo le acque di un territorio piuttosto vasto che da Monteiasi degrada sino al Mar Piccolo; il torrente Rasca, più a nord, sfociava in corrispondenza dell attuale impianto, ormai dismesso, di acquacoltura e pescicoltura. Oggi, dopo le opere di bonifica, effettuate in più riprese a partire dal 1900, questo complesso sistema idrografico è stato profondamente alterato, riducendo notevolmente le potenzialità naturalistiche dell area. Le bonifiche agrarie realizzate dai primi decenni del 900 fino agli anni 80 dello stesso secolo muovevano da una scarsa conoscenza del valore ecologico delle zone umide e da una cultura volta ad aumentare al massimo la superficie del territorio messa a coltura. Meno comprensibili appaiono le scelte recenti che hanno portato a massicci interventi di risagomatura del canale maestro, con effetti non solo drammatici dal punto di vista paesaggistico, ma anche certamente rilevanti per alcuni degli habitat perifluviali che si insediano anche lungo corsi d acqua artificiali (fragmiteti). Figura 3 Intervento di risagomatura e rivestimento dell alveo del Canale Maestro L intervento realizzato recentemente sul Canale Maestro, a poche decine di metri dal confine della Riserva, ha tra l altro comportato un'altra importante criticità. La completa obliterazione del corso d acqua che alimentava l ansa meridionale della Palude La Vela denominata Mare Morto. L alveo di tale corso d acqua è ancora visibile dalle immagini aeree precedenti l intervento. Si tratta presumibilmente del vecchio alveo del torrente Riso, la cui portata era già probabilmente stata alterata, in seguito agli interventi di bonifica. L alveo però si alimentava presumibilmente nei mesi piovosi, sia per drenaggio diretto delle precipitazioni meteoriche, sia attraverso le piene del canale Maestro e l innalzamento della falda superficiale. Con il rivestimento dell alveo e l innalzamento degli argini del canale Maestro la parte meridionale della palude viene sostanzialmente privata di apporti di acqua dolce. Carichi inquinanti veicolati dal Canale D Aiedda Dalle ricerche effettuate non è stato possibile reperire dati di qualità delle acque del Canale D Aiedda. Sappiamo però che sul suo bacino idrografico insistono alcuni centri abitati di medie dimensioni (come Grottaglie) oltre a numerosi piccoli centri (ad es. Montemesola Carosino, San Giorgio Jonico, Monteparano, Roccaforzata, Chianche, Paretone). Dai dati contenuti nel Piano di Tutela delle Acque (PTA), il carico complessivo che grava sul bacino del Canale D Aiedda è stimabile in quasi abitanti residenti (Tabella 1), cui vanno aggiunti gli abitanti equivalenti dovuti alle attività artigianali servite dalla rete fognaria e VERS: PAGINA: 11: 82

12 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO depurativa pubblica. Nella Tabella 1 sono riportati i dati forniti dal PTA, da cui si evince che il carico attuale ammonta a circa abitanti, dato che diversi scarichi attualmente recapitano nel sottosuolo. Si prevede però che gran parte degli abitati vengano in futuro allacciati ai depuratori di Grottaglie e di San Giorgio (che recapiteranno nel canale d Aiedda) e comunque gli scarichi che attualmente recapitano nel sottosuolo saranno spostati in acque superficiali. Il canale d Aiedda si troverà così a ricevere una carico ben superiore all attuale. Considerata la configurazione morfologica attuale della foce dell Aiedda nel Mar Piccolo, non necessariamente un peggioramento della qualità delle acque del canale avrà effetti sugli habitat umidi della Palude La Vela, ciononostante è una possibile criticità di cui si dovrà tenere conto, considerato che anche la foce del canale costituisce un habitat interno alla Riserva, che il presente Piano di propone di tutelare. PAGINA: 12: COD: 13N040

13 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI Codice agglomerato Località afferenti l'agglomerato Abitanti equiv. Depuratori esistenti Tabella 1 Centri abitati e impianti di depurazione delle acque reflue afferenti il bacino del Canale D Aiedda Tipologia Potenz. impianto recapito attuale recapito futuro Faggiano Faggiano, San Crispieri Faggiano terziario can.maestro C.le Maestro Monteiasi Monteiasi, Grottaglie Grottaglie terziario can.d'aiedda C.le D'Aiedda Montemesola Montemesola Montemesola terziario sottosuolo C.le Visciolo San Giorgio Jonico Carosino, San Giorgio Jonico, Monteparano, Roccaforzata, Chianche, Paretone San Giorgio Second sottosuolo C.le D'Aiedda Monteparano, Second sottosuolo Dep.S.Giorgio Roccaforzata, Second sottosuolo Dep.S.Giorgio VERS: PAGINA: 13: 82

14 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO 3 SISTEMA BIOLOGICO 3.1 Flora e vegetazione Come detto in precedenza la zona umida denominata Palude La Vela rappresenta un lembo residuale di un ambiente salmastro ben più esteso dell attuale che caratterizzava fortemente la zona costiera orientale del secondo seno del Mar Piccolo (Monaco A., Guerra V., 2002). Anche per effetto di alcuni recenti interventi antropici l area mostra un profilo vegetazionale moderatamente diversificato. Accanto agli originari ed estesi popolamenti alofili e igrofili di significativo valore conservazionistico - si ritrovano incolti xerofili con presenza sporadica di elementi arbustivi, porzioni di vegetazione sinantropica e ruderale (concentrata nei pressi della strada e nella zona ex AIVAM), boschi di conifere d impianto artificiale, con presenza marginale di latifoglie termofile ed essenze di macchia. Il profilo climatico dell area è ricostruito attraverso i dati di temperatura e precipitazioni relativi al periodo e riferiti alla stazione meteorologica di Taranto Osservatorio (15 m s.l.m.). Nell intervallo di tempo considerato la temperatura media annua è di 17,1 C. I mesi più freddi sono gennaio (9,3 C) e febbraio (9,8 C) mentre quelli più caldi sono agosto (26,1 C) e luglio (25,9 C). Le variazioni termiche più consistenti tra mesi successivi si registrano tra aprile e maggio (+ 4,3 C) e poi tra ottobre e novembre (- 4,4 C). Mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno Medie minime 6,5 6,7 8,1 11,0 14,9 19,1 21,5 21,9 18,9 15,0 11,0 8,0 13,6 Medie massime 12,2 12,9 14,8 18,3 22,8 27,2 30,2 30,3 26,6 21,8 17,0 13,9 20,6 Medie mensili 9,3 9,8 11,5 14,6 18,9 23,2 25,9 26,1 22,7 18,4 14,0 11,0 17,1 Tabella 2 Temperature medie registrate nella stazione meteorologica di Taranto Osservatorio nel periodo Il regime pluviometrico è di tipo mediterraneo, con il 59,9% delle precipitazioni concentrato nel periodo ottobre-febbraio. I mesi più piovosi sono dicembre (61,0 mm) e novembre (60,2 mm) mentre quelli più asciutti risultano luglio (13,7 mm) e agosto (18,3 mm). Mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno Precipitazioni (mm) 49,2 47,4 49,2 29,0 26,5 18,6 13,7 18,3 29,2 58,1 60,2 61,0 460,4 Giorni piovosi 7,1 5,7 6,3 4,9 4,2 2,6 2,1 2,2 3,8 5,7 6,3 7,1 58 Tabella 3 Precipitazioni medie mensili e numero di giorni piovosi registrati nella stazione meteorologica di Taranto Osservatorio nel periodo L analisi del diagramma termo pluviometrico di Bagnouls-Gaussen evidenzia la spiccata mediterraneità del clima, con un periodo di aridità che inizia a metà aprile e prosegue fino alla fine di settembre, toccando i valori massimi tra metà luglio e metà agosto. PAGINA: 14: COD: 13N040

15 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI Temperatura media mensile ( C) Precipitazioni medie mensili (mm) Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre 0 Figura 4 Diagramma termopluviometrico di Bagnouls e Gaussen relativo alla stazione meteorologica di Taranto Osservatorio nel periodo Nel periodo considerato i valori dell Indice di Aridità di De Martonne 2 variano tra 10 e 37, con un valore medio pari a 17 che definisce quindi una tipologia climatica intermedia fra arido e semiarido secondo la classificazione proposta da De Martonne 3. Secondo la classificazione fitoclimatica di Pavari l area di Palude La Vela rientra nel Lauretum di 2 tipo con siccità estiva, sottozona calda. La fisionomia vegetazionale dell area di Palude La Vela è determinata dalle peculiari condizioni di salinità e dalla natura e profondità dei suoli. periodo A diretto contatto con il mare è presente una vegetazione tipica delle lagune costiere mediterranee con acque mediamente profonde e salinità elevata. È caratterizzata da popolamenti di Cymodocea nodosa e di alghe appartenenti in larga misura ai generi Ulva e Chara, con presenza di Ruppia maritima nelle zone a minore profondità. La vegetazione più diffusa e caratterizzante è costituita da una prateria di piante alofile, in larga misura appartenenti ai generi Salicornia, Sarcocornia ed Arthrocnemum, che si diversifica in fasce successionali influenzate principalmente dalla durata dei periodi di sommersione e dalla progressiva distanza dall acqua salmastra. In realtà le condizioni ecologiche non cambiano in maniera netta e analogamente le differenze nella copertura vegetazionale sono graduali. Si tratta di comunità floristicamente povere e con struttura simile, contraddistinte dalla presenza di specie pioniere e fortemente adattate, quasi tutte appartenenti alla famiglia delle Chenopodiaceae. La transizione dall una all altra è spesso segnata dalla diversa abbondanza di alcune di queste specie più che da significative variazioni nella composizione e nella ricchezza. La distribuzione di tali cenosi non è casuale ma, come detto, determinata da variazioni anche molto lievi della salinità e delle caratteristiche chimico-fisiche del suolo, condizioni che 2 IA = P/T + 10 dove P = piovosità annuale in mm e T = temperatura media annua in C 3 Arido estremo se 0 < i < 5; Arido se 5 < i < 15; Semiarido se 15 < i < 20; Subumido se 20 < i < 30; Umido se 30 < i < 60; Perumido se i >60. VERS: PAGINA: 15: 82

16 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO talvolta si verificano anche nello spazio di pochi centimetri. Mentre le zone sottoposte a un regime di sommersione più frequente registrano dinamiche ecologiche più regolari, in quelle a maggiore distanza dal mare i livelli di salinità ed umidità si modificano anche per effetto delle condizioni climatiche e di variazioni minime di quota e della morfologia del terreno. Le zone molto frequentemente sommerse sono colonizzate da una vegetazione terofitica pioniera, nettamente dominata da Salicornia emerici, specie annuale, inquadrabile all interno dell associazione Salicornietum emerici O. Bolòs Gli ambiti immediatamente retrostanti, interessati da lunghi periodi di sommersione ed elevati contenuti salini nel suolo, sono caratterizzati da una comunità paucipsecifica a prevalenza di salicornie perenni (Sarcocornia fruticosa, Arthrocnemum machrostachyum) a cui si accompagnano altre alofile tipiche quali Puccinellia festuciformis, Salsola soda e Atriplex portulacoides. Queste vegetazioni sono inquadrabili all interno delle associazioni Sarcocornietum fruticosae Br.-Bl (= Arthrocnemetum fruticosae Br.-Bl. 1931, Salicornietum fruticosae Br.-Bl. 1931), Puccinellio festuciformis-sarcocornietum perennis (Br.-Bl. 1931) Géhu 1976 (Syn. Puccinellio festuciformis (= palustris)-arthrocnemetum perennis (Br.-Bl. 1931) em. Gèhu 1976) e Puccinellio convolutae-arthrocnemetum macrostachyi (Br.-Bl. (1928) 1933) Géhu 1984 (syn. Puccinellio convolutae-arthrocnemetum glauci (Br.-Bl. (1928) 1933) Géhu 1984). A quote lievemente superiori, in corrispondenza di terreni fortemente disseccati durante la stagione estiva e con concentrazioni saline molto intense, si afferma una comunità a prevalenza di Arthrocnemum machrostachyum, Puccinellia festuciformis, Suaeda vera, Bassia hirsuta, Atriplex portulacoides, quest ultima particolarmente abbondante in corrispondenza di accumuli d sostanza organica (Chiesura Lorenzoni F., Lorenzoni G.G., 1977). Questi popolamenti sono inquadrabili nelle associazioni Puccinellio festuciformis- Halimionetum portulacoidis Géhu, Biondi, Géhu Franck, Costa 1992) e Puccinellio convolutae-arthrocnemetum macrostachyi (Br.-Bl. (1928) 1933) Géhu 1984 (syn. Puccinellio convolutae-arthrocnemetum glauci (Br.-Bl. (1928) 1933) Géhu 1984). In altre zone analogamente contraddistinte da un regime di sommersione temporaneo e da forte aridità estiva, generalmente con presenza di substrati limoso argillosi, si insedia una comunità tendenzialmente alonitrofila, a prevalenza di Suaeda vera, Puccinellia festuciformis, Atriplex portulacoides, Limonium narbonense, Inula crithmoides, inquadrabile all interno dell associazione Halimiono-Suaedetum verae Mol. & Tall (=Halimiono- Suaedetum fruticosae Mol. & Tall. 1970). Nella porzione settentrionale della Riserva, in una stretta striscia a contatto col mare e ai margini della cosiddetta Salina di Mar Piccolo, sopravvive una vegetazione a dominanza di Juncus maritimi, con presenza di Puccinellia festuciformis, Arthrocnemum machrostachyum, Carex distachya, Scirpus maritimus. Questa vegetazione è riconducibile all associazione Puccinellio festuciformis-juncetum maritimi (Pignatti 1953) Géhu in Géhu & al A distanza dalla linea di costa, in alcune stazioni aride con suoli non inondati ma comunque permeati da acque salse e con forte concentrazione salina, si rinviene una comunità con caratteristiche intermedie tra vegetazione alofila e xerica, a prevalenza di Limonium narbonense, a cui si accompagnano Festuca arundinacea, Elytrigia pungens, Dittrichia viscosa, Hordeum murinum subsp. leporinum. Questa vegetazione si ritrova distribuita a mosaico ai margini delle zone paludose, dando vita ad un popolamento più esteso solo nella porzione nord orientale del territorio della Riserva, in una zona compresa tra le strutture ex AIVAM e la S.P. Circumarpiccolo. Una porzione ampia di territorio è contraddistinta da una vegetazione xerica erbacea, tipica degli incolti mediterranei, a dominanza di asteracee e graminacee cespitose. È presente nelle stazioni più aride, in particolare nella fascia compresa tra le strutture ex AIVAM e la strada e nella zona centrale della Riserva tra il canale d Aiedda e le vasche un tempo dedicate all acquacoltura su una superficie artificialmente rilevata che è parzialmente isolata dalle naturali dinamiche di scambio idrico. Prevale Dittrichia viscosa accanto alla PAGINA: 16: COD: 13N040

17 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI quale si rinvengono altre erbacee ruderali e ad ampia distribuzione quali Cynodon dactylon, Carduus nutans, Trifolium arvense, Anagallis arvensis, Cichorium intybus, Verbascum sinuatum. Lungo il pendio acclive del poggio che segna il confine nord della Riserva interessato da fenomeni erosivi e frequenti incendi è presente una vegetazione steppica ascrivibile alla classe Thero-Brachypodietea ramosi ( = Lygeo-Stipetea Rivas Martinez. 1978). Si tratta di una formazione di rilevante interesse botanico poiché ospita l unica stazione della provincia di Taranto di Lygeum spartum. Un aspetto importante della vegetazione della Riserva è rappresentato dai canneti, un tempo ampiamente diffusi in tutta l area e attualmente concentrati nei luoghi in cui le sorgenti sotterranee abbassano la salinità del terreno. Si tratta di popolamenti a Phragmites australis riconducibili alle associazioni Scirpo-Phragmitetum Koch 1926 e Polygono salicifolii- Phragmitetum Barbagallo, Brullo, Furnari Gli esempi più interessanti - per dimensioni, maturità e ruolo ecologico si ritrovano lungo le sponde del canale d Aiedda, all interno delle due vasche più vicine al confine nord della Riserva, nella zona prospiciente le strutture più meridionali dell ex AIVAM e lungo il canale, oggi risagomato, del torrente Aiella. Un aggruppamento esteso ma poco sviluppato si trova in sinistra idrografica del canale d Aiedda, nel tratto iniziale all interno della Riserva. Si tratta di una zona che fino a poco tempo fa riceveva un fondamentale apporto d acqua dal piccolo rio che alimentava l ansa meridionale della Palude La Vela. La scomparsa di questo corpo idrico a seguito degli interventi di risistemazione del Canale Maestro ha alterato gli equilibri ecologici di questo ambito, determinando la rarefazione e una generale condizione di forte sofferenza del canneto e delle altre cenosi igrofile. A queste formazioni si sta progressivamente sostituendo una vegetazione xerica di minore valenza ecologica. Un ulteriore elemento che caratterizza fortemente il paesaggio vegetale della Riserva è rappresentato dalle pinete di Fucarino e del Fronte, quest ultima solo marginalmente compresa all interno dei limiti amministrativi dell aerea protetta Si tratta di rimboschimenti artificiali, realizzati dagli inglesi a cavallo tra le due guerre per mimetizzare gli impianti militari (Crisanti V., 2010). Nel complesso occupano circa 50 ha e formano una folta barriera verde intorno alla porzione meridionale della palude, svolgendo così un ruolo determinante nella protezione di alcuni degli ambiti a maggiore importanza ecologica del sistema. La pineta di Fucarino occupa una superficie di circa 15 ha e ha come specie dominante pino d Aleppo (Pinus halepensis), accompagnato da rari esemplari di cipresso (Cupressus sempervirens) e tamerice (Tamarix gallica). Il sesto d impianto era originariamente molto denso (circa 600 piante per ettaro) e questo, in concorso con altri elementi di pressione di origine antropica - ha causato la notevole riduzione della diversità floristica del sottobosco. Nel 2002 la pineta è stata oggetto di un intervento di diradamento concentrato in particolare nel tratto iniziale - finalizzato a favorire una progressiva ricolonizzazione da parte della vegetazione autoctona. All interno degli spazi creati sono stati inseriti individui di Quercus ilex, Ceratonia siliqua, Cercis siliquastrum, Celtis australis nonché specie di macchia quali Myrtus communis, Pistacia lentiscus, Pistacia terebinthus, Arbutus unedo, Phillyrea angustifolia, Phillyrea latifolia, Rhamnus alaternus, Viburnum tinus, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Rosmarinus officinalis. Questa formazione arbustiva ha raggiunto una discreta maturità ed è in fase di lieve espansione anche a causa dei numerosi incendi (in particolare quello del luglio 2006, che ha distrutto circa 3 ha di bosco) che hanno messo a repentaglio la sopravvivenza della pineta, che complessivamente mostra condizioni fitosanitarie non ottimali: molti esemplari sono deperienti a causa degli effetti del passaggio del fuoco o perché parassitate dalla processionaria. Il diradamento della copertura ha però favorito l ingresso di alcune specie erbacee come Epilobium hirsutum, mai segnalata in precedenza (Dura T., com. pers.) - e un complessivo VERS: PAGINA: 17: 82

18 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO arricchimento floristico. Di notevole interesse la presenza, all interno delle radure e ai margini del bosco, di numerose Orchidiaceae (10) tra cui Anacamptis pyramidalis, Barlia robertiana, Ophrys bombyliflora e Ophrys lutea subsp. lutea, specie che negli ultimi anni sono maggiormente diffuse e hanno fatto registrare un incremento nel numero di esemplari. Oltre alle orchidee e a Lygeum spartum, altri elementi di significativo interesse floristico sono Bassia hirsuta e Limoniastrum monopetalum - segnalata in passato ma estinta e oggetto di uno specifico progetto di reintroduzione entrambe inserite tra le specie importanti di flora all interno del Formulario Natura 2000 del SIC IT Da confermare la presenza di Halopeplis aplexicaulis (Vahl) Ung.-Sternb., anch essa segnalata all interno del Formulario. La Riserva non è mai stata oggetto di una rilevazione completa delle specie di flora presenti. L elenco provvisorio (Dura T., com. pers.) consta di 265 taxa appartenenti a 66 Famiglie. Numero di taxa per Famiglia Compositae Graminaceae Leguminosae Liliaceae Labiatae Cruciferae Chenopodiaceae Orchidaceae Geraniaceae Caryophyllaceae Rosaceae Boraginaceae Umbelliferae Convolvulaceae Euphorbiaceae Ranunculaceae Myrtaceae Plumbaginaceae Scrophulariaceae Cyperaceae Pinaceae Cactaceae Cistaceae Dipsacaceae Oleaceae Oxalidaceae Papaveraceae Plantaginaceae Rubiaceae Tamaricaceae Verbenaceae Iridaceae Juncaceae Cupressaceae Anacardiaceae Apocynaceae Araliaceae Aristolochiaceae Caprifoliaceae Cucurbitaceae Ericaceae Fagaceae Frankeniaceae Gentianaceae Linaceae Malvaceae Moraceae Onagraceae Orobanchaceae Polygonaceae Primulaceae Resedaceae Rhamnaceae Salicaceae Solanaceae Theligonaceae Thymelaeaceae Valerianaceae Vitaceae Agavaceae Amaryllidaceae Araceae Juncaginaceae Palmae Thyphaceae Crassulaceae Figura 5 Elenco floristico provvisorio della RNRO Palude La Vela. N di taxa per Famiglia 3.2 Habitat All interno della Riserva Palude La Vela si ritrovano 3 habitat d interesse comunitario di cui 1 prioritario: 1150* Lagune costiere 1310 Vegetazione annua pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose 1420 Praterie e fruticeti mediterranee e termo atlantici (Sarcocornetea fruticosi) L habitat prioritario *1150 Lagune costiere identifica, secondo la definizione del Manuale d'interpretazione degli Habitat dell Unione Europea 4 le distese di acque salate costiere poco profonde, di salinità e volume d acqua variabili, separate dal mare da un cordone di sabbia e ghiaia o più raramente da una barriera rocciosa. La salinità può variare da acqua salmastra a iperalina in funzione dell intensità delle precipitazioni, dell evapotraspirazione, degli apporti di acqua di mare durante le tempeste, delle temporanee inondazioni del mare nel corso dei mesi invernali, degli scambi durante le maree. Possono essere prive di 4 Nella presente relazione si fa riferimento alla versione consolidata del luglio 2007 PAGINA: 18: COD: 13N040

19 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI vegetazione o ospitare formazioni inquadrabili nelle classi Ruppietea maritimae, Potametea, Zosteretea or Charetea. In Puglia, la vegetazione sommersa delle lagune viene riferita alle classi Charetea con l aggregazione a Lamprothamnion papulosum, Zosteretea con l associazione Zosteretum marinae, Ruppietea con l associazione Ruppietum maritimae e Potametea con l aggregazione a Potamogeton pectinatus (Ciccolella et al., 2009). La vegetazione acquatica delle lagune costiere è in rapporto catenale con le formazioni vegetazionali delle sponde, generalmente rappresentate da vegetazione annua dei Thero- Suadetea (habitat 1310 "Vegetazione annua pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose"), vegetazione alofila perenne dei Sarcocornietea fruticosae (inquadrabile nell'habitat 1420 "Praterie e fruticeti mediterranee e termo-atlantici (Sarcocornetea fruticosi)", da giuncheti degli Juncetalia maritimi dell'habitat 1410 "Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)". All interno della Riserva si ritrovano formazioni a dominanza di Cymodocea nodosa e di specie appartenenti ai generi Ulva,Chara, con presenza di Ruppia maritima nei settori di minore profondità. Sono incluse nella categoria Vegetazione acquatica delle lagune costiere della Carta fisionomica della vegetazione. L habitat 1310 Vegetazione annua pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose comprende, secondo la definizione del Manuale d'interpretazione degli Habitat dell Unione Europea, le formazioni composte prevalentemente da specie vegetali annuali alofile (soprattutto Chenopodiaceae del genere Salicornia) che colonizzano distese fangose e sabbiose periodicamente inondate delle paludi salmastre costiere o interne. In Italia possono essere inquadrate in questo habitat le comunità a Salicornia emerici e quelle a prevalenza di Salicornia veneta, comunità di Sagina maritima in paludi salse effimere, comunità alonitrofile di Suaeda, Kochia, Atriplex e Salsola diffuse negli ambienti di deposito lungo le spiagge e ai margini delle paludi salmastre. Queste comunità si trovano in contatto con le vegetazioni alofile della classe Sarcocornietea fruticosae dell'habitat 1420 "Praterie e fruticeti mediterranee e termo-atlantici (Sarcocornietea fruticosi)" o con quelle ad emicriptofite dell ordine Juncetalia maritimi, inquadrabili nell'habitat 1410 "Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)". In alcuni ambiti può ritrovarsi in contatto catenale con la vegetazione delle falesie (1240 "Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici") e con quella dunale riferita all'habitat 2110 "Dune mobili embrionali". All interno della Riserva l habitat è rappresentato da popolamenti terofitici a dominanza di Salicornia emerici presenti lungo il confine tra la palude e il mare e in alcune depressioni all interno delle vegetazioni a Salicornie perenni. Sono inclusi nella categoria Vegetazione alofla della Carta fisionomica della vegetazione. L habitat 1420 Praterie e fruticeti mediterranee e termo atlantici (Sarcocornetea fruticosi) è definito all interno del Manuale d'interpretazione degli Habitat dell Unione Europea come vegetazione perenne delle distese fangose saline marine, a prevalenza di specie a portamento basso arbustivo e a distribuzione mediterraneo-atlantica. Sono inquadrabili in questo habitat numerose cenosi: arbusteti bassi a Sarcocornia perenne, arbusteti alti a Sarcocornia fruticosa, cespuglieti alofili a Arthrocnemum macrostachyum, arbusteti alofili a Suaeda vera, arbusteti mediterranei ad Atriplex portulacoides, cespuglieti ad Halocnemum, cespuglieti termofili a Limoniastrum. Queste vegetazioni possono essere in contatto con le comunità dell habitat 1310 Vegetazione annua pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose, con le praterie emicriptofitiche dell habitat 1410 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi), con le praterie a Spartina maritima dell habitat 1320 Prati di Spartina (Spartinion maritimae). VERS: PAGINA: 19: 82

20 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO All interno della Riserva l habitat ha grande diffusione ed è rappresentato da estesi popolamenti a camefite e nanofanerofite succulente, con distribuzione a mosaico delle diverse comunità a prevalenza di Sarcocornia fruticosa, Arthrocnemum macrostachyum, Atriplex portulacoides. Sono inclusi nella categoria Vegetazione alofla della Carta fisionomica della vegetazione. 3.3 Fauna e zoocenosi Come evidenziato nei precedenti paragrafi il territorio compreso all interno della Riserva presenta una discreta diversificazione di biotopi: dall ambiente marino salmastro ai piccoli stagni interni, dalla vegetazione alofila perenne ai sistemi aridi a elevata concentrazione salina, dagli incolti xerici ai canneti asciutti e umidi, fino all ambiente boschivo rappresentato dalla pineta di Fucarino, che svolge un ruolo di protezione ed isolamento degli ambiti a maggiore valenza naturalistica e consente la sopravvivenza di specie tipicamente forestali. La vicinanza di ambienti del tutto peculiari come le gravine, la presenza di aree agricole nelle zone limitrofe e di corpi idrici all interno e nelle immediate vicinanze della palude, incrementano il numero di specie che possono frequentare questo territorio, anche occasionalmente, a scopo trofico. La posizione dell area umida, a ridosso della linea di costa, fa sì che rivesta un ruolo di grande importanza soprattutto per l ornitofauna migratrice e svernante, che utilizza questi specchi d acqua come zone di sosta e alimentazione. Meno chiara la funzione della palude per le specie appartenenti alle altre Classi di Vertebrati e per gli Invertebrati, per le quali si hanno notizie frammentarie e parziali non essendo mai state oggetto di ricerche sistematiche. La ricostruzione di un quadro conoscitivo maggiormente approfondito dovrà essere uno dei primari obiettivi delle future attività di gestione della Riserva Invertebrati Non esistono dati approfonditi ed esaustivi relativi alla fauna Invertebrata della RNRO Palude La Vela. Tra le specie interessanti sotto il profilo conservazionistic sono certamente presenti il monarca africano (Danaus chrysippus), la cicindela dei campi (Cicindela campestris) e il Mantoideo Empusa pennata (Monaco, 2006). Da confermare, invece, la frequenza dell area da parte di Cardepia hartigi, Cephalota circumdata, Cholevinus pallidus rufus, Scarabaeus semipunctatus, Trechus subnotatus, tutte segnalate nel Formulario Natura 2000 del SIC IT Pesci Sono numerosi i Pesci che frequentano assiduamente il secondo seno del Mar Piccolo (per una rassegna approfondita si guardi a Giacoia, 2001). Per quanto riguarda in maniera specifica le acque salmastre della Palude La Vela al momento esistono evidenze della presenza di 3 specie: l Anguilla (Anguilla anguilla), il Nono (Aphanius fasciatus) (Baldacconi, 2013), il Cefalo (Mugil cephalus). L Anguilla viene valutata In Pericolo Critico (CR) su tutto il territorio nazionale, sulla base delle evidenze di forte declino degli stock locali noto ormai da oltre 30 anni. Le minacce per la specie sono numerose e determinate da differenti impatti - quasi esclusivamente di origine antropogenica - sugli ecosistemi delle acque continentali, in grado di incidere negativamente sugli stadi dell intera fase di accrescimento di questa specie, che si svolgono all interno di questi sistemi. Il Nono presenta popolazioni in progressiva diminuzione sul territorio nazionale, sia a causa della distruzione e l'alterazione degli ambienti umidi costieri che per la competizione con specie alloctone affini e competitrici alimentari (generi Fundulus e Gambusia). Ciononostante viene valutata come specie A Minor Preoccupazione (LC), per la sua diffusa presenza e l PAGINA: 20: COD: 13N040

21 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI adattabilità a una vasta varietà di habitat. In particolare questa specie tollera notevoli variazioni di salinità - sopravvivendo in acque con concentrazioni saline quattro volte superiori a quelle di mare ed elevate escursioni termiche, condizioni che non di rado si verificano all interno della Palude La Vela. Nome italiano Nome scientifico LRI All. II All. IV Anguilla Anguilla anguilla (Linnaeus, 1758) CR Nono Aphanius fasciatus (Valenciennes, 1821) LC Cefalo Mugil cephalus (Linnaeus, 1758) NA Tabella 4 Pesci presenti nell area di Palude La Vela e loro status conservazionistico Legenda LRI = Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Rondinini et. al., 2013) All. II = specie animale di interesse comunitario, inclusa nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE; All. IV = specie animale rigorosamente protetta, inclusa nell Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE; LC minor preoccupazione CR = in pericolo critico NA non applicabile Anfibi L area di Palude La Vela è frequentata da 5 specie di Anfibi. Alcune di queste sono più strettamente legate al sistema umido delle paludi costiere mentre le altre sono rinvenibili anche lungo i corsi d acqua e i canali presenti nell interno. Le presenze di maggior significato sono il tritone italico il cui stato di conservazione sul territorio nazionale non desta grandi preoccupazioni, sebbene non si abbiano notizie certe riguardo all andamento della consistenza della popolazione - e il rospo smeraldino, con popolazione ritenuta stabile a livello nazionale e in rarefazione sul territorio regionale a causa della riduzione e della frammentazione degli habitat idonei. Il rospo comune è l unica specie con uno status conservazionistico lievemente critico sul territorio nazionale, sebbene le popolazioni meridionali siano ancora abbondanti. L ululone appenninico (Bombina pachypus) è stato segnalato per le aree limitrofe (Guarino F.M., Picariello O., Pellegrini M. in Sindaco et al., 2006) ma non sono state raccolte evidenze certe di presenza per l area. Nome italiano Nome scientifico LRI All. II All. IV Tritone italico Lissotriton italicus (Peracca, 1898) LC Raganella italiana Hyla intermedia Boulenger, 1882 LC Rospo comune Bufo bufo (Linnaeus, 1758) VU Rospo smeraldino Bufo viridis Laurenti, 1768 LC Rana esculenta Phelophylax bergeri (Günter, 1985) complex LC Tabella 5 :Anfibi presenti nell area di Palude La Vela e loro status conservazionistico Legenda LRI = Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Rondinini et. al., 2013) All. II = specie animale di interesse comunitario, inclusa nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE; All. IV = specie animale rigorosamente protetta, inclusa nell Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE; LC minor preoccupazione VU = vulnerabile Rettili La varietà di ambienti e la diffusione di situazioni ecotonali rende l area di Palude La Vela fortemente vocata per i Rettili, presenti con 8 specie, tutte con stato di conservazione sicuro o comunque a basso rischio. VERS: PAGINA: 21: 82

22 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO Si ritrovano elementi spiccatamente antropofili, come geco comune e geco verrucoso, accanto a specie a maggiore esigenza ecologica e legate ad ambienti a discreto grado di naturalità. Le presenze di maggiore significato conservazionistico sono il cervone e il colubro leopardino, entrambe incluse negli allegati II e IV della Direttiva Habitat. Il cervone ha una popolazione in lieve regressione nella porzione settentrionale del suo areale ma nel meridione d Italia può considerarsi relativamente comune. All interno dell area è presente soprattutto negli incolti e in corrispondenza dei margini tra vegetazione xerofila e macchie arbustate. I principali fattori di minaccia sono rappresentati dalle pratiche agricole, dai frequenti incendi e dalla mortalità stradale per gli individui che dalla Palude si spostano verso le zone rurali retrostanti. Il colubro leopardino è specie ad areale mediterraneo, presente in Italia nel sud-est della Sicilia, in poche zone della Basilicata e in Puglia, dove pare essere in lieve regresso (Scillitani G., Turrisi G.F., Vaccaro A. in Sindaco et al. 2006). Nell area è presente in quasi tutti gli ambienti ma predilige le aree aperte ai margini della zona umida. Nelle aree limitrofe (in un raggio di km) sono state segnalate anche altre specie che potrebbero frequentare, seppur in modo occasionale, anche la Riserva (da Sindaco et al., 2006): Testuggine palustre europea (Emys orbicularis), Testuggine di Hermann (Testudo hermanni), Geco di Kotschy (Cyrtopodion kotschyi), Luscengola comune (Chalcides chalcides), Colubro liscio (Coronella austriaca), Natrice tassellata (Natrix tessellata), Vipera comune (Vipera aspis). All interno del Mar Piccolo, e quindi occasionalmente nel tratto antistante la Riserva, non sono rare le osservazioni di Caretta caretta, che segue i grandi sciami di meduse che migrano dal mare aperto nel bacino semichiuso (Baldacconi R., Millarte F., 2013) Nome italiano Nome scientifico LRI All. II All. IV Cervone Elaphe quatuorlineata (Lacépède, 1789) LC Biacco Hierophis viridiflavus (Lacépède, 1789) LC Natrice dal collare Natrix natrix (Linnaeus, 1758) LC Colubro leopardino Zamenis situla (Linnaeus, 1758) LC Geco verrucoso Hemidactylus turcicus (Linnaeus, 1758) LC Ramarro Lacerta bilineata Daudin, 1802 LC Lucertola campestre Podarcis siculus (Rafinesque-Schmaltz, LC 1810) Geco comune Tarentola mauritanica (Linnaeus, 1758) LC Tabella 6: Rettili presenti nell area di Palude La Vela e loro status conservazionistico Legenda LRI = Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Rondinini et. al., 2013) All. II = specie animale di interesse comunitario, inclusa nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE; All. IV = specie animale rigorosamente protetta, inclusa nell Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE; LC= a minor rischio Uccelli L importanza della Palude La Vela per l avifauna è nota da tempo e l area è stata in passato oggetto di alcune campagne di avvistamento. Il quadro conoscitivo riguardo agli Uccelli è dunque maggiormente approfondito rispetto a quello disponibile per gli altri gruppi faunistici. I dati riportati di seguito sono in larga parte ricavati dalle seguenti fonti: - Monaco A., Action Plan II. Definizione ed acquisizione di informazioni di base relative agli habitat e allo status delle specie faunistiche: biologia, consistenza, distribuzione e dinamica per La tutela dell habitat prioritario e mitigazione dei fattori di PAGINA: 22: COD: 13N040

23 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI minaccia del sito; area naturale protetta ed oasi WWF Palude La Vela mar Piccolo - Taranto. POR Puglia Misura 1.6 Salvaguardia e valorizzazione dei beni naturali e ambientali. Relazione finale. - Dati non pubblicati ottenuti dagli ornitologi P. e G. Chiarante. - Dati originali frutto di osservazioni realizzate nell ambito del presente lavoro. Nel complesso sono state ottenute evidenze per 136 specie di uccelli (tra cui una, Columba livia, presente solo con la forma domestica), di cui 89 (65,44 %) appartenenti a Ordini di non Passeriformi. Le specie di interesse conservazionistico, inserite nell All. 1 della Dir. 79/409/CEE (e s.m.i.: Dir. 147/2009/CE), sono 35, pari al 25,73 % del totale. Euring Code Ordine Famiglia Nome scientifico Nome volgare 70 PODECIPEDIFORMES Podicipedidae Tachybaptus ruficollis Tuffetto 90 PODECIPEDIFORMES Podicipedidae Podiceps cristatus Svasso maggiore 120 PODECIPEDIFORMES Podicipedidae Podiceps nigricollis Svasso piccolo 720 PELECANIFORMES Phalacrocoracidae Phalacrocorax carbo Cormorano 980 CICONIIFORMES Ardeidae Ixobrychus minutus Tarabusino 1040 CICONIIFORMES Ardeidae Nycticorax nycticorax Nitticora 1080 CICONIIFORMES Ardeidae Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto 1190 CICONIIFORMES Ardeidae Egretta garzetta Garzetta 1210 CICONIIFORMES Ardeidae Casmerodius albus Airone bianco maggiore 1220 CICONIIFORMES Ardeidae Ardea cinerea Airone cenerino 1240 CICONIIFORMES Ardeidae Ardea purpurea Airone rosso 1440 CICONIIFORMES Threskiornithidae Platalea leucorodia Spatola 1472 PHOENICOPTERIFORMES Phoenicopteridae Phoenicopterus roseus Fenicottero 1730 ANSERIFORMES Anatidae Tadorna tadorna Volpoca 1790 ANSERIFORMES Anatidae Anas penelope Fischione 1820 ANSERIFORMES Anatidae Anas strepera Canapiglia 1840 ANSERIFORMES Anatidae Anas crecca Alzavola 1860 ANSERIFORMES Anatidae Anas platyrhynchos Germano reale 1890 ANSERIFORMES Anatidae Anas acuta Codone 1910 ANSERIFORMES Anatidae Anas querquedula Marzaiola 1940 ANSERIFORMES Anatidae Anas clypeata Mestolone 1980 ANSERIFORMES Anatidae Aythya ferina Moriglione 2020 ANSERIFORMES Anatidae Aythya nyroca Moretta tabaccata 2030 ANSERIFORMES Anatidae Aythya fuligula Moretta 2180 ANSERIFORMES Anatidae Bucephala clangula Quattrocchi 2600 ACCIPITRIFORMES Accipitridae Circus aeruginosus Falco di palude 2610 ACCIPITRIFORMES Accipitridae Circus cyaneus Albanella reale 2630 ACCIPITRIFORMES Accipitridae Circus pygargus Albanella minore 2690 ACCIPITRIFORMES Accipitridae Accipiter nisus Sparviere 2870 ACCIPITRIFORMES Accipitridae Buteo buteo Poiana 3010 FALCONIFORMES Pandionidae Pandion haliaetus Falco pescatore 3040 FALCONIFORMES Falconidae Falco tinnunculus Gheppio 3070 FALCONIFORMES Falconidae Falco vespertinus Falco cuculo 3200 FALCONIFORMES Falconidae Falco peregrinus Pellegrino 4070 GRUIFORMES Rallidae Rallus aquaticus Porciglione 4240 GRUIFORMES Rallidae Gallinula chloropus Gallinella d'acqua 4290 GRUIFORMES Rallidae Fulica atra Folaga 4330 GRUIFORMES Gruidae Grus grus Gru VERS: PAGINA: 23: 82

24 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO 4500 CHARADRIIFORMES Hamatopodidae Haematopus ostralegus Beccaccia di mare Himantopus 4550 CHARADRIIFORMES Recurvirostridae himantopus Cavaliere d'italia 4560 CHARADRIIFORMES Recurvirostridae Recurvirostra avosetta Avocetta 4690 CHARADRIIFORMES Charadriidae Charadrius dubius Corriere piccolo 4700 CHARADRIIFORMES Charadriidae Charadrius hiaticula Corriere grosso 4770 CHARADRIIFORMES Charadriidae Charadrius alexandrinus Fratino 4860 CHARADRIIFORMES Charadriidae Pluvialis squatarola Pivieressa 4930 CHARADRIIFORMES Charadriidae Vanellus vanellus Pavoncella 4960 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Calidris canutus Piovanello maggiore 5010 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Calidris minuta Gambecchio 5020 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Calidris temmincki Gambecchio nano 5090 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Calidris ferruginea Piovanello comune 5120 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Calidris alpina Piovanello pancianera 5140 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Limicola falcinellus Gambecchio frullino 5170 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Philomachus pugnax Combattente 5190 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Gallinago gallinago Beccaccino 5290 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Scolpax rusticola Beccaccia 5320 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Limosa limosa Pittima reale 5340 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Limosa lapponica Pittima minore 5380 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Numenius phaeopus Chiurlo piccolo 5410 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Numenius arquata Chiurlo maggiore 5450 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Tringa erythropus Totano moro 5460 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Tringa totanus Pettegola 5470 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Tringa stagnatilis Albastrello 5480 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Tringa nebularia Pantana 5530 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Tringa ochropus Piro piro culbianco 5540 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Tringa glareola Piro piro boschereccio 5560 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Actitis hypoleucos Piro piro piccolo 5610 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Arenaria interpres Voltapietre 5750 CHARADRIIFORMES Laridae Larus melanocephalus Gabbiano corallino 5780 CHARADRIIFORMES Laridae Larus minutus Gabbianello 5820 CHARADRIIFORMES Laridae Chroicocephalus ridibundus Gabbiano comune 5850 CHARADRIIFORMES Laridae Chroicocephalus genei Gabbiano roseo 5926 CHARADRIIFORMES Laridae Larus michaellis Gabbiano reale 5927 CHARADRIIFORMES Laridae Larus cachinnans Gabbiano reale pontico 6110 CHARADRIIFORMES Sternidae Sterna sandvicensis Beccapesci 6150 CHARADRIIFORMES Sternidae Sterna hirundo Sterna comune 6050 CHARADRIIFORMES Sternidae Gelochelidon nilotica Sterna zampenere 6060 CHARADRIIFORMES Sternidae Sterna caspia Sterna maggiore 6240 CHARADRIIFORMES Sternidae Sterna albifrons Fraticello 6270 CHARADRIIFORMES Sternidae Chlidonias niger Mignattino comune 6280 CHARADRIIFORMES Sternidae Chlidonias leucopterus Mignattino alibianche Columba livia forma COLUMBIFORMES Columbidae domestica Piccione domestico 6840 COLUMBIFORMES Columbidae Streptopelia decaocto Tortora dal collare 7350 STRIGIFORMES Tytonidae Tyto alba Barbagianni 7390 STRIGIFORMES Strigidae Otus scops Assiolo 7570 STRIGIFORMES Strigidae Athene noctua Civetta 7670 STRIGIFORMES Strigidae Asio otus Gufo comune 7950 APODIFORMES Apodidae Apus apus Rondone comune 7960 APODIFORMES Apodidae Apus pallidus Rondone pallido 8310 CORACIIFORMES Alcedinidae Alcedo atthis Martin pescatore 9720 PASSERIFORMES Alaudidae Galerida cristata Cappellaccia PAGINA: 24: COD: 13N040

25 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI 9760 PASSERIFORMES Alaudidae Alauda arvensis Allodola 9810 PASSERIFORMES Hirundinidae Riparia riparia Topino 9920 PASSERIFORMES Hirundinidae Hirundo rustica Rondine 9950 PASSERIFORMES Hirundinidae Cecropis daurica Rondine rossiccia PASSERIFORMES Hirundinidae Delichon urbicum Balestruccio PASSERIFORMES Motacillidae Anthus campestris Calandro PASSERIFORMES Motacillidae Anthus trivialis Prispolone PASSERIFORMES Motacillidae Anthus pratensis Pispola PASSERIFORMES Motacillidae Motacilla flava Cutrettola PASSERIFORMES Motacillidae Motacilla cinerea Ballerina gialla PASSERIFORMES Motacillidae Motacilla alba Ballerina bianca PASSERIFORMES Troglodytidae Troglodytes troglodytes Scricciolo PASSERIFORMES Prunellidae Prunella modularis Passera scopaiola PASSERIFORMES Turdidae Erithacus rubecula Pettirosso PASSERIFORMES Turdidae Phoenicurus ochruros Codirosso spazzacamino PASSERIFORMES Turdidae Phoenicurus phoenicurus Codirosso comune PASSERIFORMES Turdidae Saxicola rubetra Stiaccino PASSERIFORMES Turdidae Saxicola torquatus Saltimpalo PASSERIFORMES Turdidae Oenanthe oenanthe Culbianco PASSERIFORMES Turdidae Turdus merula Merlo PASSERIFORMES Turdidae Turdus philomelos Tordo bottaccio PASSERIFORMES Sylviidae Luscinia megarhynchos Usignolo di fiume PASSERIFORMES Sylviidae Cisticola juncidis Beccamoschino PASSERIFORMES Sylviidae Acrocephalus melanopogon Forapaglie castagnolo PASSERIFORMES Sylviidae Acrocephalus scirpaceus Cannaiola PASSERIFORMES Sylviidae Acrocephalus arundinaceus Cannareccione PASSERIFORMES Sylviidae Sylvia melanocephala Occhiocotto PASSERIFORMES Sylviidae Phylloscopus collybita Luì piccolo PASSERIFORMES Sylviidae Regulus regulus Regolo PASSERIFORMES Sylviidae Regulus ignicapilla Fiorrancino PASSERIFORMES Paridae Cyanistes caeruleus Cinciarella PASSERIFORMES Paridae Parus major Cinciallegra PASSERIFORMES Remizidae Remiz pendulinus Pendolino PASSERIFORMES Corvidae Pica pica Gazza PASSERIFORMES Corvidae Corvus monedula Taccola PASSERIFORMES Corvidae Corvus cornix Cornacchia grigia PASSERIFORMES Sturnidae Sturnus vulgaris Storno PASSERIFORMES Passeridae Passer domesticus/italie Passera europea/d'italia PASSERIFORMES Passeridae Passer montanus Passera mattugia PASSERIFORMES Fringillidae Fringilla coelebs Fringuello PASSERIFORMES Fringillidae Serinus serinus Verzellino PASSERIFORMES Fringillidae Carduelis chloris Verdone PASSERIFORMES Fringillidae Carduelis carduelis Cardellino PASSERIFORMES Fringillidae Carduelis cannabina Fanello PASSERIFORMES Emberizidae Emberiza schoeniclus Migliarino di palude PASSERIFORMES Emberizidae Miliaria calandra Strillozzo Tabella 7: Check-list generale delle specie di uccelli note per l area di Palude La Vela. Vengono riportati il codice EURING, l Ordine e la Famiglia di appartenenza, il nome scientifico e il nome volgare della specie. VERS: PAGINA: 25: 82

26 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO Euring Code Ordine Famiglia Nome scientifico Nome volgare 980 CICONIIFORMES Ardeidae Ixobrychus minutus Tarabusino 1040 CICONIIFORMES Ardeidae Nycticorax nycticorax Nitticora 1080 CICONIIFORMES Ardeidae Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto 1190 CICONIIFORMES Ardeidae Egretta garzetta Garzetta 1210 CICONIIFORMES Ardeidae Casmerodius albus Airone bianco maggiore 1240 CICONIIFORMES Ardeidae Ardea purpurea Airone rosso 1440 CICONIIFORMES Threskiornithidae Platalea leucorodia Spatola 1472 PHOENICOPTERIFORMES Phoenicopteridae Phoenicopterus roseus Fenicottero 2020 ANSERIFORMES Anatidae Aythya nyroca Moretta tabaccata 2600 ACCIPITRIFORMES Accipitridae Circus aeruginosus Falco di palude 2610 ACCIPITRIFORMES Accipitridae Circus cyaneus Albanella reale 2630 ACCIPITRIFORMES Accipitridae Circus pygargus Albanella minore 3010 FALCONIFORMES Pandionidae Pandion haliaetus Falco pescatore 3070 FALCONIFORMES Falconidae Falco vespertinus Falco cuculo 3200 FALCONIFORMES Falconidae Falco peregrinus Pellegrino 4330 GRUIFORMES Gruidae Grus grus Gru 4550 CHARADRIIFORMES Recurvirostridae Himantopus himantopus Cavaliere d'italia 4560 CHARADRIIFORMES Recurvirostridae Recurvirostra avosetta Avocetta 4770 CHARADRIIFORMES Charadriidae Charadrius alexandrinus Fratino 5120 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Calidris alpina Piovanello pancianera 5170 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Philomachus pugnax Combattente 5340 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Limosa lapponica Pittima minore 5540 CHARADRIIFORMES Scolopacidae Tringa glareola Piro piro boschereccio 5750 CHARADRIIFORMES Laridae Larus melanocephalus Gabbiano corallino 5780 CHARADRIIFORMES Laridae Larus minutus Gabbianello 5850 CHARADRIIFORMES Laridae Chroicocephalus genei Gabbiano roseo 6110 CHARADRIIFORMES Sternidae Sterna sandvicensis Beccapesci 6150 CHARADRIIFORMES Sternidae Sterna hirundo Sterna comune 6050 CHARADRIIFORMES Sternidae Gelochelidon nilotica Sterna zampenere 6060 CHARADRIIFORMES Sternidae Sterna caspia Sterna maggiore 6240 CHARADRIIFORMES Sternidae Sterna albifrons Fraticello 6270 CHARADRIIFORMES Sternidae Chlidonias niger Mignattino comune 8310 CORACIIFORMES Alcedinidae Alcedo atthis Martin pescatore PASSERIFORMES Motacillidae Anthus campestris Calandro PASSERIFORMES Sylviidae Acrocephalus melanopogon Forapaglie castagnolo Tabella 8: Specie inserite nell Allegato 1 della Dir. 79/409/CEE e s.m.i. PAGINA: 26: COD: 13N040

27 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI La tabella successiva riporta invece dati relativi alla fenologia (da Monaco A., 2006) Nome scientifico Nome volgare nidificazione migrazione autunnale svernamento migrazione primaverile Tachybaptus ruficollis Tuffetto Podiceps cri status Svasso maggiore 1 1 Podiceps nigricollis Svasso piccolo Phalacrocorax carbo Cormorano Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto 1 Egretta garzetta Garzetta Casmerodius albus Airone bianco maggiore Ardea cinerea Airone cenerino Platalea leucorodia Spatola Phoenicopterus roseus Fenicottero 1 Tadorna tadorna Volpoca Anas penelope Fischione Anas crecca Alzavola 1 1 Anas platyrhynchos Germano reale 1 Anas acuta Codone 1 1 Anas querquedula Marzaiola Anas clypeata Mestolone Aythya ferina Moriglione 1 Circus aeruginosus Falco di palude Circus cyaneus Albanella reale 1 Buteo buteo Poiana Pandion haliaetus Falco pescatore Falco tinnunculus Gheppio Rallus aquaticus Porciglione 1 Gallinula chloropus Gallinella d'acqua Fulica atra Folaga Haematopus ostralegus Beccaccia di mare 1 Himantopus himantopus Cavaliere d'italia Recurvirostra avosetta Avocetta Charadrius hiaticula Corriere grosso Charadrius alexandrinus Fratino Pluvialis squatarola Pivieressa Vanellus vanellus Pavoncella Calidris canutus Piovanello maggiore Calidris minuta Gambecchio 1 1 Calidris alpina Piovanello pancianera Philomachus pugnax Combattente 1 1 Gallinago gallinago Beccaccino 1 Scolpax rusticola Beccaccia 1 Limosa limosa Pittima reale 1 Limosa lapponica Pittima minore 1 Numenius phaeopus Chiurlo piccolo 1 Numenius arquata Chiurlo maggiore Tringa erythropus Totano moro Tringa totanus Pettegola Tringa stagnatilis Albastrello 1 1 Tringa nebularia Pantana Tringa glareola Piro piro boschereccio Actitis hypoleucos Piro piro piccolo VERS: PAGINA: 27: 82

28 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO Chroicocephalus ridibundus Gabbiano comune Larus michaellis Gabbiano reale Sterna sandvicensis Beccapesci Sterna hirundo Sterna comune 1 Sterna albifrons Fraticello 1 Chlidonias niger Mignattino comune 1 Streptopelia decaocto Tortora dal collare 1 Athene noctua Civetta 1 Apus apus Rondone comune 1 1 Alcedo atthis Martin pescatore 1 1 Hirundo rustica Rondine Delichon urbicum Balestruccio 1 Anthus trivialis Prispolone 1 Motacilla flava Cutrettola 1 Motacilla alba Ballerina bianca Erithacus rubecula Pettirosso 1 1 Phoenicurus phoenicurus Codirosso comune 1 Saxicola rubetra Stiaccino 1 1 Saxicola torquatus Saltimpalo 1 Turdus merula Merlo 1 Luscinia megarhynchos Usignolo di fiume Cisticola juncidis Beccamoschino Acrocephalus melanopogon Forapaglie castagnolo 1 Acrocephalus arundinaceus Cannareccione 1 Sylvia melanocephala Occhiocotto 1 Phylloscopus collybita Luì piccolo 1 Regulus regulus Regolo 1 Regulus ignicapilla Fiorrancino 1 Pica pica Gazza Corvus cornix Cornacchia grigia Sturnus vulgaris Storno 1 Passer domesticus/italie Passera europea/d'italia 1 Passer montanus Passera mattugia 1 Fringilla coelebs Fringuello 1 Serinus serinus Verzellino 1 Carduelis carduelis Cardellino 1 Emberiza schoeniclus Migliarino di palude Totali Tabella 9: fenologia delle specie rilevate da Monaco A., L analisi fenologica attuata sul data-set di Monaco (2006), l unico lavoro articolato durante un ciclo annuale e quindi attendibile in tal senso, evidenzia il peso proporzionale rilevante dei migratori autunnali (>70%) e, secondariamente, dei migratori primaverili, che utilizzano preferenzialmente le aree umide costituite dagli stagni interni e dal mosaico di vegetazione alofila a Salicornie, Juncus maritimi, Limonium spp. e specchi d'acqua libera (indicate con le dizioni Vegetazione alofila a prevalenza di Salicornie annuali e perenni; Vegetazione alofila a prevalenza di Juncus maritimi; Vegetazione alofila a prevalenza di Limonium spp. nella Carta Fisionomica della Vegetazione). Sotto l aspetto ecologico, la check-list evidenzia una comunità ornitica discretamente strutturata, caratterizzata da specie estremamente diversificate in termini di dieta e PAGINA: 28: COD: 13N040

29 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI comportamento di foraggiamento. Tale differenziazione sottolinea una buona eterogeneità delle fonti alimentari disponibili, indicando almeno in linea generale un buono stato di salute dell area umida. Tra le guild più importanti si possono ricordare: - gli ittiofagi nuotatori (es., Cormorano), - gli ittiofagi camminatori (Nitticora, Garzetta, Airone bianco maggiore, Airone cenerino), - gli ittiofagi volatori (Beccapesci, Falco pescatore), - gli onnivori (i due gabbiani più comuni: Gabbiano comune e Gabbiano reale), - gli invertebratofagi nuotatori (es., il Tuffetto, lo Svasso maggiore, lo Svasso piccolo), - gli invertebratofagi volatori (i mignattini), - i prober o limicoli sondatori (es., il Combattente, il Beccaccino, la Pittima reale, i chiurli), - i pecker o limicoli beccatori (es., il Cavaliere d Italia, il Corriere piccolo, il Fratino, molti limicoli dei generi: Pluvialis, Calidris, Tringa, Actitis), - gli scyther o falciatori (es., la Spatola, il Fenicottero, la Volpoca, l Avocetta), - i consumatori di animali terrestri (es., il Gabbiano corallino), - i predatori di livello superiore (tutti i rapaci come il Falco di palude e l Albanella reale), - i fitofagi di superficie (es., l Oca selvatica e varie anatre di superficie: il Fischione e il Mestolone), - i polifagi tuffatori (es., la Folaga), - i polifagi di superficie (es., Alzavola, Germano reale, Codone). Sulla base:1) della check-list generale, 2) della loro fenologia e comportamento di foraggiamento, 3) delle caratteristiche ambientali (tipologia, estensione, collocazione) dell area è possibile suddividere l area di Palude La Vela in 9 macro-tipologie ambientali, di seguito riportate: 1. ambiente marino salmastro (acque libere; mar Piccolo); 2. stagni interni (acque libere); 3. mosaico di vegetazione alofila a Salicornie, Juncus maritimi, Limonium spp. e specchi d'acqua libera; 4. ambienti sabbiosi/ambienti a deposizione salina aridi; 5. canneti a Phragmites australis asciutti/umidi; 6. ambienti aperti (prati, incolti, ecotoni); 7. ambienti ripariali, acque correnti (fossi, canali); 8. ambienti forestali (Pineta) 9. ambienti urbanizzati/degradati in senso lato. Successivamente, ad ognuna delle specie note per l area sono state assegnate una o più macro-tipologie per le quali esse mostrano una idoneità ecologica medio-alta. Ciò ha consentito di ottenere una prima caratterizzazione ornitologica di ciascuna delle macro- VERS: PAGINA: 29: 82

30 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO tipologie e di provvedere ad una loro zonizzazione basata sul criterio della numerosità 5 di specie e del loro interesse conservazionistico. Nome scientifico Nome volgare "Direttiva Uccelli" All.I Macro-tipologie ambientali ambiente marino salmastro (acque libere; mar Piccolo) stagni interni (acque mosaico libere) di vegetazione alofila a Salicornie, Juncus maritimi, Limonium spp. e specchi ambienti d'acqua libera sabbiosi/ambienti a deposizione salina aridi canneti a Phragmites australis asciutti/umidi ambienti aperti (prati,incolti, ecotoni) ambienti ripariali,acqua correnti (fossi, canali) ambienti forestali (Pineta) ambienti urbanizzati/degradati Tachybaptus ruficollis Tuffetto Podiceps cri status Svasso maggiore Podiceps nigricollis Svasso piccolo Phalacrocorax carbo Cormorano 1 1 Ixobrychus minutus Tarabusino Nycticorax nycticorax Nitticora Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto Egretta garzetta Garzetta Casmerodius albus Airone bianco maggiore Ardea cinerea Airone cenerino Ardea purpurea Airone rosso Platalea leucorodia Spatola Phoenicopterus roseus Fenicottero Tadorna tadorna Volpoca 1 1 Anas penelope Fischione 1 1 Anas strepera Canapiglia 1 1 Anas crecca Alzavola 1 1 Anas platyrhynchos Germano reale Anas acuta Codone 1 1 Anas querquedula Marzaiola 1 1 Anas clypeata Mestolone 1 1 Aythya ferina Moriglione 1 1 Aythya nyroca Moretta tabaccata Aythya fuligula Moretta 1 1 Bucephala clangula Quattrocchi 1 1 Circus aeruginosus Falco di palude Circus cyaneus Albanella reale 1 1 Circus pygargus Albanella minore 1 1 Accipiter nisus Sparviere 1 Buteo buteo Poiana 1 1 Pandion haliaetus Falco pescatore Falco tinnunculus Gheppio 1 1 Falco vespertinus Falco cuculo 1 1 Falco peregrinus Pellegrino 1 1 Rallus aquaticus Porciglione Gallinula chloropus Gallinella d'acqua Fulica atra Folaga Grus grus Gru In questo lavoro si riporta il termine di numerosità per indicare il numero di specie piuttosto che quello di ricchezza, più attinente ove si attuano normalizzazioni dei dati alla superficie o al tempo. PAGINA: 30: COD: 13N040

31 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI Haematopus ostralegus Beccaccia di mare Himantopus himantopus Cavaliere d'italia Recurvirostra avosetta Avocetta Charadrius dubius Corriere piccolo 1 1 Charadrius hiaticula Corriere grosso 1 1 Charadrius alexandrinus Fratino Pluvialis squatarola Pivieressa 1 1 Vanellus vanellus Pavoncella 1 Calidris canutus Piovanello maggiore 1 1 Calidris minuta Gambecchio 1 1 Calidris temmincki Gambecchio nano 1 1 Calidris ferruginea Piovanello comune 1 1 Calidris alpina Piovanello pancianera Limicola falcinellus Gambecchio frullino 1 1 Philomachus pugnax Combattente Gallinago gallinago Beccaccino 1 1 Scolpax rusticola Beccaccia 1 Limosa limosa Pittima reale 1 1 Limosa lapponica Pittima minore Numenius phaeopus Chiurlo piccolo 1 1 Numenius arquata Chiurlo maggiore 1 1 Tringa erythropus Totano moro 1 1 Tringa totanus Pettegola 1 1 Tringa stagnatilis Albastrello 1 1 Tringa nebularia Pantana 1 1 Tringa ochropus Piro piro culbianco 1 1 Tringa glareola Piro piro boschereccio Actitis hypoleucos Piro piro piccolo 1 1 Arenaria interpres Voltapietre 1 1 Larus melanocephalus Gabbiano corallino Larus minutus Gabbianello Chroicocephalus ridibundus Gabbiano comune Chroicocephalus genei Gabbiano roseo Larus michaellis Gabbiano reale Larus cachinnans Gabbiano reale pontico Sterna sandvicensis Beccapesci 1 1 Sterna hirundo Sterna comune 1 1 Gelochelidon nilotica Sterna zampenere 1 1 Sterna caspia Sterna maggiore 1 1 Sterna albifrons Fraticello 1 1 Chlidonias niger Mignattino comune 1 1 Chlidonias leucopterus Mignattino alibianche 1 Columba livia forma domestica Piccione domestico 1 1 Streptopelia decaocto Tortora dal collare Tyto alba Barbagianni 1 Otus scops Assiolo 1 Athene noctua Civetta 1 1 Asio otus Gufo comune 1 Apus apus Rondone comune Apus pallidus Rondone pallido Alcedo atthis Martin pescatore Galerida cristata Cappellaccia Alauda arvensis Allodola VERS: PAGINA: 31: 82

32 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO Riparia riparia Topino Hirundo rustica Rondine Cecropis daurica Rondine rossiccia Delichon urbicum Balestruccio Anthus campestris Calandro Anthus trivialis Prispolone 1 1 Anthus pratensis Pispola 1 1 Motacilla flava Cutrettola Motacilla cinerea Ballerina gialla Motacilla alba Ballerina bianca Troglodytes troglodytes Scricciolo 1 Prunella modularis Passera scopaiola 1 Erithacus rubecula Pettirosso 1 Phoenicurus ochruros Codirosso spazzacamino 1 1 Phoenicurus phoenicurus Codirosso comune 1 Saxicola rubetra Stiaccino 1 Saxicola torquatus Saltimpalo 1 Oenanthe oenanthe Culbianco 1 Turdus merula Merlo 1 Turdus philomelos Tordo bottaccio 1 Luscinia megarhynchos Usignolo di fiume 1 1 Cisticola juncidis Beccamoschino 1 1 Acrocephalus melanopogon Forapaglie castagnolo Acrocephalus scirpaceus Cannaiola 1 1 Acrocephalus arundinaceus Cannareccione 1 1 Sylvia melanocephala Occhiocotto 1 Phylloscopus collybita Luì piccolo 1 1 Regulus regulus Regolo 1 Regulus ignicapilla Fiorrancino 1 Cyanistes caeruleus Cinciarella 1 Parus major Cinciallegra 1 Remiz pendulinus Pendolino 1 1 Pica pica Gazza Corvus monedula Taccola 1 1 Corvus cornix Cornacchia grigia Sturnus vulgaris Storno Passer domesticus/italie Passera europea/d'italia Passer montanus Passera mattugia Fringilla coelebs Fringuello 1 Serinus serinus Verzellino Carduelis chloris Verdone Carduelis carduelis Cardellino Carduelis cannabina Fanello 1 1 Emberiza schoeniclus Migliarino di palude 1 1 Miliaria calandra Strillozzo 1 Totali Tabella 10. Distribuzione delle specie ornitiche nelle 9 macro-tipologie ambientali individuate. Le macro-tipologie ambientali 2 (stagni interni - acque libere) e 3 (mosaico di vegetazione alofila a Salicornie, Juncus maritimi, Limonium spp. e specchi d'acqua libera) sono risultate quelle a maggior numerosità di specie (> 60 specie). In una collocazione intermedia ( 25 specie) si collocano le macro-tipologie 6 (ambienti aperti: prati, incolti, ecotoni), 7 (ambienti PAGINA: 32: COD: 13N040

33 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI ripariali, acque correnti: fossi, canali) e 8 (ambienti forestali: Pineta). I valori più bassi sono stati ottenuti dalle macro-tipologie 1 (ambiente marino salmastro: acque libere; mar Piccolo), 4 (ambienti sabbiosi/ambienti a deposizione salina aridi), 5 (canneti a Phragmites australis asciutti/umidi), 9 (ambienti urbanizzati/degradati in senso lato). Si deve considerare, tuttavia, che questa analisi di numerosità di specie per macro-tipologia ambientale non tiene conto della estensione superficiale delle stesse che, come è noto, condiziona marcatamente il numero complessivo di specie (e di individui; Preston, 1962) Macro-tipologia ambientale S S Dir % 1. ambiente marino salmastro (acque libere; mar Piccolo)[*] ,6 2. stagni interni (acque libere) ,4 3. mosaico di vegetazione alofila a Salicornie, Juncus maritimi, ,9 Limonium spp. e specchi d'acqua libera 4. ambienti sabbiosi/ambienti a deposizione salina aridi [*] ,3 5. canneti a Phragmites australis asciutti/umidi [Canneto; ,6 Misto xerico-alofilo a prevalenza di Limonium spp 6. ambienti aperti (prati, incolti, ecotoni) ,5 [incolti erbacei e basso arbustivi a dominanza di Dittrichia viscosa; incolti a dominanza di graminacee erbacee; vegetazione steppica (Thero-Brachypodietea ramosi] 7. ambienti ripariali, acque correnti (fossi, canali)[*] ,3 8. ambienti forestali (Pineta) [Pineta; vegetazione termofila con Pinus halepensis ed arbusti di macchia] 9. ambienti urbanizzati/degradati in senso lato [*] La macro-tipologia 1 (ambiente marino salmastro: acque libere; mar Piccolo) ospita la più alta percentuale di specie inserite in All. 1 - Dir. 79/409/CEE e s.m.i. (oltre la metà delle specie). Altre quattro macro-tipologie comprendono una percentuale di specie inserite in All. 1 superiore al 25% (2. stagni interni - acque libere; 3. mosaico di vegetazione alofila a Salicornie, Juncus maritimi, Limonium spp. e specchi d'acqua libera; 4. ambienti sabbiosi/ambienti a deposizione salina aridi; 5. canneti a Phragmites australis asciutti/umidi). Infine le macro-tipologie 6 (ambienti aperti: prati, incolti, ecotoni), 7 (ambienti ripariali, acque correnti: fossi, canali), 8 (ambienti forestali - Pineta), 9 (ambienti urbanizzati/degradati in senso lato) mostrano una percentuale di specie di interesse conservazionistico inferiore al 25%. In particolare le macro-tipologie 8 e 9 non ospitano nessuna specie di interesse conservazionistico secondo il criterio considerato. Esiste una relazione diretta e tendente alla significatività (r = 0,619, p = 0,075; test di Spearman) tra il numero totale di specie nelle macro-tipologie ambientali e il numero di specie di interesse conservazionistico (inserite in All. 1 della Dir. 79/409/CEE e s.m.i.; Fig. 1). Le macro-tipologie 2 (stagni interni: acque libere) e 3 (mosaico di vegetazione alofila a Salicornie, Juncus maritimi, Limonium spp. e specchi d'acqua libera) rappresentano quelle con maggior numero di specie e con maggior numero di specie di interesse conservazionistico. Esse pertanto costituiscono gli ambienti più ricchi e di valore della Riserva, con massima priorità di conservazione. VERS: PAGINA: 33: 82

34 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO 25 numero di specie di int. cons y = x R 2 = numero di specie Figura 6. Relazione tra numero di specie totali presenti nelle macro-tipologie ambientali e numero di specie di interesse conservazionistico (inserite in All. 1 della Dir. 79/409/CEE e s.m.i.). I due punti in alto a destra rappresentano le macro-tipologie 2 (stagni interni: acque libere) e 3 (mosaico di vegetazione alofila a Salicornie, Juncus maritimi, Limonium spp. e specchi d'acqua libera). Se invece si considera la relazione tra numero di specie e percentuale di specie di interesse conservazionistico (inserite in All. 1 Dir. 79/409/CEE) non emerge una relazione significativa (r = -0,201, p = 0,604; test di Spearman; Fig. 2). Tutte le macro-tipologie mostrano una proporzione di specie in Direttiva compresa tra il 20 e il 40%, ad eccezione della macrotipologia 1 (ambiente marino salmastro) che mostra una proporzione nettamente più elevata di specie in All. 1 (ca. il 53 % delle specie) e delle macro-tipologie 8 (ambienti forestali) e 9 (ambienti urbanizzati/degradati), entrambe non comprendenti specie di interesse. 60 % di specie di int. cons numero di specie Figura 7. Diagramma di correlazione tra numero di specie totali presenti nelle macro-tipologie ambientali e percentuale di specie di interesse conservazionistico (inserite in All. 1 della Dir. 79/409/CEE e s.m.i.). Il punto in alto a sinistra rappresenta l ambiente marino salmastro. E evidente un assenza di correlazione significativa. PAGINA: 34: COD: 13N040

35 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI Mammiferi Relativamente ai Mammiferi le segnalazioni certe riguardano 12 specie terrestri mentre mancano informazioni relative ai Chirotteri (per questo Ordine, pur in carenza di dati si può supporre la presenza almeno delle specie più comuni a scala nazionale e regionale: es., i vespertilionidi).tutte le specie di mammiferi (esclusi i chirotteri) mostrano uno stato di conservazione sicuro e popolazioni relativamente stabili; non vi rientrano elementi di rilevante interesse conservazionistico. Nel complesso il popolamento di mammiferi non mostra elementi peculiari. La maggior parte degli elementi indicati ha ampia diffusione sul territorio regionale e nazionale e alcuni sono da considerare sinantropici, sebbene siano presenti anche alcune specie tipiche degli ambienti rurali e di mosaico. Pur tuttavia va rimarcata la bassa ricchezza dei piccoli mammiferi (con assenza dei Sorex e delle specie forestali, es. gliridi) imputabile sia a fattori storico-biogeografici (effetto penisola dell area tarantina, brindisina e salentina: Battisti et al.,1997) sia alle caratteristiche ecologiche recenti dell area (assenza di ambiti forestali relativamente estesi). La raccolta di resti alimentari (boli di uccelli strigiformi) e dei reperti ossei in essi contenuti (mandibole, parti craniche superiori) ha consentito di ottenere dati originali relativamente alla presenza di alcuni piccoli mammiferi (Microtus savii, Apodemus cfr. sylvaticus, Rattus sp.; cfr. relazione ornitologica). Andrebbe confermata la presenza di altre specie di mammiferi relativamente diffuse (es., tra i roditori l istrice, Hystrix cristata) e stimolata la ricerca di campo focalizzata sui chirotteri per i quali non si hanno dati a scala locale. Nome italiano Nome specifico LRI All. II All. IV Riccio Erinaceus europaeus Linnaeus, 1758 LC Crocidura ventre bianco Crocidura leucodon (Hermann, 1780) LC Crocidura minore Crocidura suaveolens (Pallas,1811) LC Talpa europea Talpa romana (Thomas, 1902) LC Mustiolo Suncus etruscus (Savi, 1822) LC Arvicola di Savi Microtus (Terricola) savii (De Sélys Longchamps, 1838) LC Topo selvatico Apodemus sylvaticus (Linnaeus, 1758) LC Surmolotto Rattus norvegicus (Berkenhout, 1769) NA Topolino domestico Rattus rattus (Linnaeus, 1758) LC Ratto nero Mus musculus Linnaeus, 1758 Volpe Vulpes vulpes (Linnaeus, 1758) LC Faina Martes foina (Erxleben, 1777) LC Tabella 11. Mammiferi presenti nell area di Palude La Vela e loro status conservazionistico NA Legenda: LRI = Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Rondinini et. al., 2013) All. II = specie animale di interesse comunitario, inclusa nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE; All. IV = specie animale rigorosamente protetta, inclusa nell Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE; NA = non applicabile LC = a minor rischio VERS: PAGINA: 35: 82

36 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO 4 SISTEMA ANTROPICO E PAESAGGIO 4.1 Contesto socio-economico Popolazione La popolazione del Comune di Taranto, in base ai dati dei Censimenti ISTAT della popolazione e delle abitazioni (dati provvisori per il 2011), nel periodo dal 1971 al 2011 è diminuita del 14% circa, passando da a residenti, diversamente dalla Provincia di Taranto che nello stesso periodo ha segnato un aumento di poco più del 13%. La dinamica intercensuaria, per quanto riguarda il Comune di Taranto, dopo l aumento del , con un 7,4%, segna sempre una riduzione, su valori percentuali che si riducono progressivamente, passando dal -11% circa del , a poco più del -7% nel e al -3% del ; in ambito provinciale, invece, l incremento riguarda sia il (+12%) che il (+ 3%), con una leggere perdita nel (poco meno del 2%) e una sostanziale stabilità nel Il quadro sintetico, prima rappresentato, conferma come alla fase di crescita complessiva della popolazione, con polarizzazione della stessa nella città di Taranto che nel 1971 e 1981 contiene il 44-43% dei residenti nella Provincia, segue, dagli anni 90, una contrazione, nell ultimo decennio meno evidente, che determina, comunque, una riduzione del peso relativo del capoluogo la cui incidenza, sempre con riferimento alla popolazione complessiva provinciale, scende al 34% circa popolazione ab/km 2 Provincia Comune Provincia Comune Elaborazione su dati ISTAT Censimenti generali della popolazione Figura 8. Comune di Taranto e Provincia di Taranto Popolazione residente e densità della popolazione La densità della popolazione nel Comune di Taranto presenta sempre valori di molto maggiori rispetto al dato medio provinciale; considerando l ultima soglia dell anno 2011, quando si registra il dato più basso dell intero periodo, con circa 900 ab/km 2, la densità del capoluogo è quasi il quadruplo di quella della Provincia che si nota mantenere sostanzialmente gli stessi valori dal 1981 al 2011, quando invece il dato comunale di Taranto è in progressiva diminuzione. PAGINA: 36: COD: 13N040

37 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI Per quanto riguarda la distinzione tra maschi e femmine, si evidenzia che il peso dei primi, sul totale dei residenti, resta sostanzialmente invariato, tra il censimento 2001 e 2011, nel caso del Comune di Taranto, con un valore del 47-48%, mentre si riduce nel caso della Provincia di Taranto, passando dal 53% al 48%, determinando, quindi, una coincidenza dei valori d incidenza tra il dato del capoluogo e quello della media provinciale. In base ai dati, ancora provvisori, del Censimento 2011, precisato che la popolazione convivente non raggiunge nemmeno un punto percentuale su quella complessiva, il numero medio dei componenti familiari, nel Comune di Taranto, è di 2,5 e non si notano differenze rispetto al dato medio della Provincia, che si attesta sul 2,6. Per quanto riguarda la presenza dei residenti stranieri, i dati riferiti alla fine del 2011 attestano che l incidenza su quelli complessivi, nel Comune di Taranto, è di appena lo 0,8% circa, a fronte di un dato medio provinciale di poco superiore, pari al 1,4% circa; si nota una differenza con riferimento all incidenza del genere, pur registrando in entrambi i casi la netta prevalenza delle femmine, tra il Comune di Taranto, dove i maschi sono il 30% circa del totale degli stranieri, e la Provincia, che segna un 41% circa. I dati sull età della popolazione residente, riferiti al censimento 2001 e alla fine del 2011, attestano, nel Comune di Taranto, la riduzione sia delle prime fasce di età, riferibili al periodo scolastico, con variazione del -5% per quella 0-9 e del -14% per quella 10-19, sia di quelle riconducibili al periodo universitario e alla prima fase lavorativa, con un -19% per quella e un -9% per quella mentre le altre segnano un aumento, contenuto per quella (del 5%), apprezzabile per quella (del 14%) e di rilievo per gli over 85, con un +51%. Le citate variazioni si registrano anche per la dimensione provinciale, con uno scostamento, in termini di punti percentuali, maggiore per le ultime tre classi, laddove l incremento è del +10% circa per la 40-64, del +20% per la e del +55% per la over % 90% 80% 70% 60% 50% 40% 85 e più % 20% 10% 0% Provincia 2001 Provincia 2011 Comune 2001 Comune 2011 Elaborazione su dati ISTAT Censimento generale della popolazione e banca dati GeoDemo Figura 9. Comune di Taranto e Provincia di Taranto Popolazione residente per classi di età A fronte delle citate variazioni si determina una trascurabile modifica del peso relativo delle singole classi, sul totale della popolazione residente, tra il mezzo punto, per le prime due, e i due punti per quelle del periodo tardo lavorativo o dei ritirati dal lavoro; considerando il limitato intervallo temporale, la variazione attesta, comunque, la tendenziale riduzione del VERS: PAGINA: 37: 82

38 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO peso delle classi giovanili, dal 21,6 al 19,6%, e viceversa l aumento delle classi di anziani, dal 16,2% al 19,3%. Tale situazione determina un indice di dipendenza pari a 49,7 punti, vicinissimo al valore di equilibrio (pari a 50) tra la popolazione fragile, costituita da giovani e anziani, e la popolazione in età potenzialmente lavorativa, ma, al contempo, si registra un indice di vecchiaia di 1,2 punti, maggiore rispetto al valore 1 associato ad una situazione di equilibrio, che rende più evidente il processo di invecchiamento della popolazione Agricoltura Le aziende agricole presenti nel Comune di Taranto, in base ai dati dei censimenti ISTAT, nel periodo dal 1982 al 2010 sono diminuite del 53%, passando da a unità; la contrazione è maggiore rispetto a quella registrata nella Provincia di Taranto, pari al -35%. Per quanto attiene alla dinamica intercensuaria, pur a fronte del dato complessivo di contrazione, si nota una differenza tra quella comunale e provinciale: a Taranto si registra una variazione negativa nel primo e nel secondo periodo, consistente quella riferita all anno 2000 quando le aziende sostanzialmente si dimezzano, seguita da un contenuto recupero nel 2010 (+22%) che potrebbe delineare una controtendenza, tanto più se si considera che, a livello provinciale, la riduzione maggiore, come incidenza (-24%), riguarda proprio l ultimo periodo, a fronte di valori significativamente inferiori (-9% e -6%) dei due intervalli precedenti, in particolare se rapportati a quelli comunali (-25% e -48%) ettari n. Provincia SAT Comune SAT Provincia Az Comune Az Elaborazione su dati ISTAT Censimenti dell agricoltura Figura 10 Comune di Taranto e Provincia di Taranto Aziende agricole e Superficie Agricola Totale I dati dell estensione della Superficie Agricola Totale (SAT), messi a confronto con quelli della consistenza aziendale, nel caso del Comune di Taranto consentono di notare la sostanziale coincidenza, sia della riduzione complessiva (-51% per la SAT), riferita all intero periodo , sia della contrazione rilevante (-54% per la SAT) dell anno 2000, rispetto al Allo stesso modo si riscontra un recupero di superficie (+19%) nel 2010, rispetto al 2000, con valore in linea con quello dell incremento del numero delle aziende agricole. Il Comune di Taranto, considerando contemporaneamente il dato della variazione delle aziende e della SAT, rispetto alla Provincia di Taranto, segna una più secca perdita PAGINA: 38: COD: 13N040

39 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI sull intero periodo , in particolare per la superficie che si dimezza, passando da ha a ha, a fronte di una contemporanea riduzione di ¼ circa a livello provinciale. Le aziende agricole con coltivazioni, a fronte del citato dato di riduzione complessiva del numero delle stesse aziende, presentano comportamenti leggermente differenti nel periodo , con riferimento alla loro caratterizzazione dimensionale riferita alla SAU, ma nell insieme non si determina un evidente variazione strutturale. Nel Comune di Taranto, le grandi aziende, quelle con più di 100 ettari, diminuiscono drasticamente nell anno 2000 e si riducono ulteriormente nel 2010, passando dalle iniziali 35 a sole 10, con una correlata diminuzione della loro incidenza complessiva, che passa dall iniziale 1,2% allo 0,7% del 2010; al contempo, le aziende più piccole, quelle con meno di 1 ettaro e con 1-1,99 ettari, rispettivamente diminuiscono di ⅔ (da a 471) e della metà circa (da 661 a 320), con un incidenza che si contrae per la prima classe, passando dal 45% al 34% e che, invece, resta invariata, sul 22-23%, per la seconda classe. Negli altri casi, fatta eccezione per la classe ettari, si registra sempre una diminuzione del numero delle aziende rispetto alla consistenza iniziale ma il loro peso aumenta, nel 2010 rispetto al 1982, seppure nell ordine massimo di 2 punti percentuali. Il quadro strutturale si connota, in definitiva, per il consistente peso delle aziende più piccole, quelle fino a 1,99 ettari, che pur a fronte di una contrazione, nel 2010 rappresentano ben il 57% del totale, seguite da quelle piccole, con meno di 10 ettari, che costituiscono il 30%, segnando un incremento di 6 punti rispetto al 1982; nella restante quota, riferita alle aziende medie e grandi, la metà circa è associata alla classe ettari e si nota l ormai trascurabile peso di quelle con più di 100 ettari. Tale assetto rimanda al permanere di un elevata suddivisione dei terreni a uso agricolo e quindi, apparentemente, non si configurano processi di semplificazione fondiaria, per accorpamenti da parte di poche e grandi aziende. 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% > , , , ,99 5-9,99 3-4,99 2-2,99 1-1,99 0,01-0,99 20% 10% 0% Elaborazione su dati ISTAT Censimenti dell agricoltura Figura 11. Comune di Taranto Aziende agricole con coltivazioni per classe di SAU Per quanto attiene al rapporto tra la Superficie Agricola Totale (SAT) e la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) si osserva la coincidenza dell entità della riduzione complessiva, riferita al VERS: PAGINA: 39: 82

40 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO periodo , con un -27% per la Provincia di Taranto e un % per il Comune di Taranto (da ha a ha di SAU) e si conferma la differenza della dinamica intercensuaria già evidenziata con riferimento alla sola SAT; nel caso del Comune di Taranto si registra la sostanziale corrispondenza, per valore in incremento o diminuzione, dell andamento della SAU e SAT sui quattro periodi considerati ettari Provincia SAT Provincia SAU Comune SAT Comune SAU Elaborazione su dati ISTAT Censimenti dell agricoltura Figura 12. Comune di Taranto e Provincia di Taranto Superficie Agricola Totale e Superficie Agricola Utilizzata Nel Comune di Taranto, l utilizzo dei terreni agricoli aziendali, considerando le macrocategorie, si connota per il significativo peso delle colture legnose agrarie che, nonostante il sostanziale dimezzamento della loro estensione (da ha a ha), continuano a pesare, sulla SAT, per poco meno del 50%. In subordine si notano i seminativi, la cui estensione, alternando aumenti e riduzioni, varia comunque in contrazione del 26% al 2010 rispetto al 1982 (da ha a ha), ma la cui incidenza, viceversa, aumenta progressivamente, passando dall iniziale 25% del 1982 al 38% del Le altre categorie, con riferimento al 2010, hanno un peso secondario sulla SAT e in particolare si nota la significativa variazione della superficie dei prati e pascoli permanenti, diminuita del 85% (da ha a 382 ha) e la cui incidenza scende dal 13% al 4% circa, e dei boschi, ridotti a circa ⅓ (da ha a 381 ha) di quelli iniziali e con un peso che dal 5% circa passa a poco meno del 4%. Le aree non utilizzate presentano contenute oscillazioni intercensuarie, segnando una riduzione del 50% circa, tra 1982 e 2010 (da 783 ha a 386 ha), e il loro peso si attesta tra il 2% e il 6% circa; le altre aree diminuiscono progressivamente, segnando una contrazione complessiva del 70% (da 358 ha a 109 ha), per un incidenza che dal 1,8% scende al 1,1%. PAGINA: 40: COD: 13N040

41 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI ettari altra non utilizzata boschi arboricoltura prati - pascoli orti colture legnose seminativi Elaborazione su dati ISTAT Censimenti dell agricoltura Figura 13 Comune di Taranto Uso dei terreni agricoli - Macrocategorie Per quanto attiene alle legnose agrarie, in prevalenza si tratta della vite e dell olivo, che nel periodo considerato, pur a fronte di un leggero recupero di superficie nel 2010, rispetto al 1982 diminuiscono rispettivamente del 48% (da ha a ha ) e del 58% (da ha a ha), attestandosi, sempre nel 2010, su un incidenza del 27% nel primo caso, in leggero aumento, e del 18% nel secondo caso, in contenuta diminuzione. Le altre legnose agrarie, che incidono in misura poco rilevante, con il 3% circa sulla SAT, comprendono gli agrumi, tra 1982 e 1990 ridotti del 15% (da 369 ha a 314 ha), pur mantenendo un peso non trascurabile, i fruttiferi, nello stesso periodo contratti del 86% (da 220 ha a 30 ha), e i vivai, la cui superficie varia ad ogni censimento ma che resta al di sotto dei 20 ha. Per quanto attiene ai seminativi si tratta, in prevalenza, dei cereali e in particolare del frumento duro che, però, segna una progressiva e significativa contrazione, pari al 63% considerando l intero periodo (da ha a ha), con una correlata diminuzione del relativo peso sulla SAT, che si attesta sul 13% circa, il valore più basso tra quelli registrati ai censimenti. In merito ai cereali si nota che il frumento tenero e l orzo sono quasi scomparsi, dal 1982 al 2010, passando rispettivamente da 524 a 9 ha e da 107 ha a 3 ha, nel mentre il mais non è più coltivato; viceversa, gli altri cereali sono aumentati progressivamente (da 137 ha a 296 ha), più che raddoppiando la loro superficie e la loro incidenza sulla SAT, che resta comunque contenuta, trattandosi del 3%. Con riferimento sempre ai seminativi si osservano le rilevanti oscillazioni della superficie dei terreni a riposo, con 150 ha nel 1982, ha nel 1990, 200 ha nel 2000 e ha nel 2010, che determinano, conseguentemente, un altrettanto evidente variazione dell incidenza che, nel 2010, si attesta sul 15% della SAT, valore che si colloca al terzo posto tra le categorie e voci principali considerate. In merito alle altre voci dei seminativi, le foraggere avvicendate hanno un maggiore peso, pur con una superficie che varia a ogni intervallo, in aumento o diminuzione, registrando un estensione di 421 ha al 2010, corrispondente a una incidenza del 4% sulla SAT. VERS: PAGINA: 41: 82

42 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO ettari altra (inclusi orti fam.) non utilizzata boschi e arb. legno prati pascoli agrumi - fruttiferi - vivai olivo vite seminativi altri terreni a riposo foraggere avvicendate ortive cereali altri frumento tenero frumento duro Elaborazione su dati ISTAT Censimenti dell agricoltura Figura 14. Comune di Taranto Uso dei terreni agricoli Categorie e voci principali Nel territorio del Comune di Taranto, in base ai dati dell anno 2010, sono presenti 28 aziende agricole con superfici a biologico (il 2% circa di quelle censite nel Comune), di cui 14 con terreni sia ad ulivo, sia a vite, 13 con terreni a cereali ed 1 con terreni rispettivamente a legumi, ad ortive, a foraggere avvicendate, ad agrumi, a prati o pascoli e di altre colture. Per quanto riguarda l estensione dei terreni, secondo il loro utilizzo, sui 618,50 ha totali (il 6% circa della SAT nel Comune e il 4% circa della superficie a biologico in Provincia di Taranto), si contano, in ordine decrescente: 298,28 ha a cereali; 138,28 ha a vite; 113,25 ha a olivo; 26 ha a foraggere avvicendate; 24,93 ha ad altre colture ; 14,99 ha ad agrumeti; 9 ha a legumi; 1,59 ha a prati o pascoli; 1,18 ha ad ortive. In aggiunta, è stata censita anche un azienda agricola con superficie in conversione al biologico, appartenente alla classe 30-49,99 ha, per un estensione dei terreni interessati pari a 20,97 ha. Nel Comune di Taranto, per quanto riguarda le aziende con allevamenti, si registra la progressiva riduzione del loro numero complessivo, con un passaggio dalle 73 del 1982 alle 17 del 2010; si osserva che la variazione negativa è ben maggiore di quella riferita alla Provincia di Taranto, considerando che si tratta di un -77% rispetto ad un -47%. La riduzione riguarda tutti i diversi tipi di azienda: quelle con bovini, dalle 31 del 1982 scendono a solo 2 nel 2010; quelle con suini, da 4 scendono a 2; quelle con ovini, da 37 passano a 5; quelle con caprini, da 17 passano 2; quelle con equini, da 14 scendono a 5; quelle con avicoli, da 28 si riducono ad 1 sola; quelle con conigli, rispetto alle 11 iniziali, non sono più presenti. In generale, si nota che la contrazione delle aziende con allevamenti, nel Comune di Taranto è sempre maggiore, come valore dell incidenza, rispetto a quella della Provincia di Taranto; si tratta, per i bovini, di un -94% a fronte di un -62%, per gli ovini, di un -86% rispetto al -50%, per i caprini, di un -88% a fronte di un -47%. La consistenza dei capi allevati, con riferimento al periodo , nel complesso si ridimensiona in misura drastica nel Comune di Taranto, situazione che non trova riscontro PAGINA: 42: COD: 13N040

43 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI nelle dinamiche riferite alla Provincia di Taranto, laddove, tolto il caso degli ovini, si registrano incrementi; il confronto tra i censimenti consente di constatare che l allevamento non costituisce più una attività significativa nel Comune di Taranto, di fatto relegata alla relativamente residua presenza degli ovini capi allevati conigli avicoli suini caprini ovini equini bovini Elaborazione su dati ISTAT Censimenti dell agricoltura Figura 15 Comune di Taranto Capi di bestiame allevato I bovini, dai 570 capi del 1982, si riducono nei due successivi censimenti e nel 2010 crollano a soli 38 capi. Gli equini, presenti con una consistenza ridotta, si ridimensionano in misura contenuta passando dai 62 capi del 1982 ai 40 capi del Gli ovini, nel 1982 e 1990 presenti con analoga consistenza, si dimezzano una prima volta nel 2000 e una seconda nel 2010, passando dai capi del primo censimento considerato ai capi dell ultimo censimento quando costituiscono la sostanziale e quasi unica presenza di bestiame allevato. I caprini, dopo l incremento del 70% del 1990 (da a capi), si riducono nella stessa misura nel 2000 per poi crollare a soli 32 capi nel I suini, che non rappresentano mai una significativa presenza nel Comune di Taranto, passano dai 28 capi del 1982 ai 24 capi del 2010, con minime variazioni intermedie. Gli avicoli, presenti con capi nel 1982, aumentati del 10% circa nel 1990, crollano nel 2000 a soli 81 capi e si riducono ulteriormente a 20 capi nel 2010, attestando la sostanziale scomparsa di tale tipo di allevamento. In ultimo, i conigli attestano una prima significativa contrazione nel 1990, pari al -63%, il successivo crollo a soli 20 capi nel 2000 e la scomparsa al Assetti produttivi e uso del suolo Taranto ha rappresentato per molto tempo la maggiore area di produzione al mondo di mitili allevati, con una stima di circa tonnellate/anno e addetti. La mitilicoltura, che caratterizza da secoli l'economia tarantina e che attualmente è inibita a causa della situazione ambientale in cui versa la città, si estende nel primo e secondo seno del Mar Piccolo e nella rada del Mar Grande. Nell area della riserva naturale Palude la Vela è presente un impianto di acquacoltura ormai abbandonato. Alle spalle dell area della Riserva si rileva la presenza di un attività agricola basata essenzialmente su seminativi semplici, vigneti e frutteti. VERS: PAGINA: 43: 82

44 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO La figura seguente illustra invece l uso del suolo all interno dell area della Riserva. Aree interessate da incendi o da altri eventi dannosi 4% Canali e idrovie 3,6% Cespuglietti e arbusteti 8% Aree a pascolo naturale, praterie e incolto 25% Insediamento in disuso 5,4% Boschi e conifere 9% Paludi salmastre 43% Aree a vegetazione arborea ed arbustiva in evoluzione 2% Figura 16. Uso del suolo nella Riserva Palude La Vela 4.3 Infrastrutture e reti tecnologiche Dal punto di vista viario la Riserva è servita dalla Strada provinciale 78, detta Circum marpiccolo, che costeggia l intera area. La sp 78 è lunga appena 3 km ma è comunque un arteria di fondamentale importanza; rappresenta infatti l unico percorso alternativo al ponte Punta Penna che consente di bypassare la città per chi, proveniente da ovest, deve recarsi verso i Comuni del versante orientale e viceversa. Attualmente la strada risulta interrotta in più punti per problemi di dissesto e attrezzata con dei dissuasori del traffico. Un tempo l area era servita inoltre dalla Ferrovia Circummarpiccolo, collegamento solo merci soppresso da tempo e di cui oggi si discute il recupero. PAGINA: 44: COD: 13N040

45 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI Figura 17. Tracciato dell ex ferrovia circummarpiccolo 4.4 Beni culturali e paesaggio Vincoli in materia di beni culturali e ambientali Il territorio della Riserva naturale regionale orientata Palude La Vela risulta interessata da vincoli derivanti direttamente da atti aventi forza di legge o da atti amministrativi sovraccomunali di tipo non pianificatorio, di cui si tratta nel presente paragrafo. In particolare ( come illustrato nella tavola QC 01, facente parte del quadro conoscitivo) l area risulta caratterizzata dalle seguenti categorie di beni vincolati: i beni paesaggistici vincolati in forza di legge, cioè i beni immobili appartenenti alle categorie di cui al comma 1, art. 142, D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, già quinto comma dell articolo 82 del decreto del presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n.616, aggiunto per effetto dell articolo 1 del decreto legge 27 giugno 1985, n.312, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1985, n.431; nel territorio oggetto del presente Piano si ritrovano immobili appartenenti alle categorie di cui alle lettere: a) territori costieri, c) corsi delle acque pubbliche, f) parchi e riserve naturali, g) territori coperti da foreste e da boschi; i beni paesaggistici vincolati con provvedimenti amministrativi, cioè i beni appartenenti alle categorie di cui all articolo art. 136, D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, ovvero gli immobili ed aree di notevole interesse pubblico. L area oggetto del presente piano rientra nella fascia costiera del Mar Piccolo di Taranto vincolata ai sensi della Legge 1497/39 con decreto del 1 agosto 1985 la quale riveste particolare interesse perché dominata dal mare stretto tra due lingue di terra a definire il paesaggio quasi lacustre, dalla presenza di estese pinete degradanti verso il mare e dalla foce del Galeso. i beni paesaggistici individuati dal PPTR ai sensi dell'art. 143, comma 1, lett. e), del Codice e sottoposti a specifiche misure di salvaguardia e di utilizzazione necessarie per assicurarne la conservazione, la riqualificazione e la valorizzazione. Nell area oggetto del presente piano il PPTR individua le seguenti categorie di beni: sorgenti, aree umide, area di rispetto dei boschi. VERS: PAGINA: 45: 82

46 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO Il territorio della Riserva è interessato, inoltre, perlopiù interamente dal vincolo idrogeologico (rectius: Vincolo per scopi idrogeologici ), introdotto dal regio decreto legge 30 dicembre 1923, n La finalità di questo vincolo è quella di tutelare i territori di qualsiasi natura e destinazione da eventuali denudazioni e perdita di stabilità con l imposizione di limitazioni d uso e di destinazione, nonché con l imposizione del sistema autorizzativo per qualsiasi operazione di trasformazione, anche temporanea, dello stato dei luoghi. 4.5 Normativa relativa alla protezione di specie ed habitat Il Sito di Importanza Comunitaria IT Mar Piccolo La Rete Natura 2000 costituisce la più importante strategia d intervento dell Unione Europea per la tutela del territorio. Tenuto conto della necessità di attuare una politica più incisiva di salvaguardia degli habitat e delle specie di flora e fauna, si è voluto dar vita ad una rete coerente di aree destinate alla conservazione della biodiversità del territorio dell Unione Europea. I siti che compongono la Rete (Siti Natura 2000) sono rappresentati dai Siti d Importanza Comunitaria (SIC) e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS), individuati dagli Stati membri in base alla presenza di habitat e specie vegetali e animali d interesse europeo. I siti della Rete Natura 2000 sono regolamentati dalle Direttive Europee 79/409/CEE (e successive modifiche) concernente la conservazione degli uccelli selvatici e 92/43/CEE (e successive modifiche) relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali delle flora e della fauna selvatiche. La direttiva 92/43/CEE, la cosiddetta direttiva Habitat, è stata recepita dallo stato italiano con DPR 8 settembre 1997, n. 357 Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. Il DPR n. 357/1997 (e successive modifiche) definisce il Sito di Importanza Comunitaria (SIC) come un sito che, nella o nelle regioni biogeografiche cui appartiene, contribuisce in modo significativo a mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale di cui all'allegato A o di una specie di cui all'allegato B in uno stato di conservazione soddisfacente e che può, inoltre, contribuire in modo significativo alla coerenza della rete ecologica "Natura 2000" di cui all'articolo 3, al fine di mantenere la diversità biologica nella regione biogeografica o nelle regioni biogeografiche in questione. Per le specie animali che occupano ampi territori, i siti di importanza comunitaria corrispondono ai luoghi, all'interno della loro area di distribuzione naturale, che presentano gli elementi fisici o biologici essenziali alla loro vita e riproduzione. Lo stesso DPR 357/1997 stabilisce che le regioni e le province Autonome di Trento e Bolzano debbano individuare i siti in cui si trovano le tipologie di habitat elencate nell'allegato A e gli habitat delle specie di cui all'allegato B, dandone comunicazione al Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio ai fini della formulazione alla Commissione europea, da parte dello stesso Ministero, dell'elenco dei proposti siti di importanza comunitaria (psic) per la costituzione della rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione denominata "Natura 2000". Il Ministro dell'ambiente e della Tutela del Territorio, designa, con proprio decreto, adottato d'intesa con ciascuna regione interessata i psic quali "Zone speciali di conservazione" (ZSC), entro il termine massimo di sei anni dalla definizione, da parte della Commissione europea, dell'elenco dei siti. Con Decisione della Commissione Europea 2012/09/UE del 18 novembre 2011 viene adottato, ai sensi della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, un quinto elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea. Le psic appartenenti alla regione biogeografica mediterranea diventano quindi SIC. A livello nazionale il più recente elenco ufficiali dei SIC appartenenti alla regione biogeografica mediterranea, nella quale si inserisce il territorio della Palude La Vela, è stato definito dal DM 7 marzo 2012 Quinto elenco aggiornato dei siti proposti di importanza PAGINA: 46: COD: 13N040

47 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI comunitaria per la regione biogeografica mediterranea in Italia ai sensi della direttiva 92/43/CEE. In Regione Puglia il recepimento della Direttiva 92/43/CEE (e successive modifiche) è avvenuto con la DGR 8 agosto 2002, n con la quale la Regione individua i Siti di Importanza Regionale (SIR), intesi come aree geograficamente definite che contribuiscono in modo significativo a mantenere o ripristinare un tipo di habitat naturale o una specie di interesse regionale. Nel 2005 si è proceduto ad un incremento sostanziale della superficie coperta da Zone di Protezione Speciale (ZPS) di circa ettari (DGR n. 145 del ). Con il REGOLAMENTO REGIONALE 22 dicembre 2008, n. 28 Modifiche e integrazioni al Regolamento Regionale 18 luglio 2008, n. 15 viene recepito il D.M. 17 ottobre 2007 del Ministero Ambiente e tutela del Territorio e del Mare Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZCS) e Zone di Protezione Speciale (ZPS). Figura 18. Carta del Sito di Importanza Comunitaria IT Mar Piccolo VERS: PAGINA: 47: 82

48 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO Il SIC IT Mar Piccolo ha una superficie totale pari a ha. L area è stata istituita per la presenza di 4 habitat di interesse comunitario inclusi nell Allegato I della Direttiva 92/43/CEE, per la presenza di 21 specie di uccelli elencate nell Allegato I (di cui all'articolo 4 della Direttiva 79/409/CEE) e 2 specie faunistiche elencata nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Il sito si estende lungo la costa dei due seni del Mar Piccolo per gran parte della sua estensione ed occupa anche l area di Salina Grande, una vasta zona un tempo umida, ora bonificata. Il sito è stato istituito per la presenza di habitat prevalentemente costieri, tre dei quali (1150* Lagune costiere, 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine, 1420 Praterie e fruticeti alofili) presenti anche all interno della Riserva (vedi paragrafo 3.2). Tabella 12 Habitat d interesse comunitario presenti nel SIC IT , principali caratteristiche ecologiche e valutazione globale Codice Nome % Rapp. Sup. Cons. Globale 1150* Lagune costiere 30 B C B B 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine 5 B C B B D0 Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornetea fruticosi) Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae) 20 B C 5 B C Legenda: %=percentuale di copertura dell habitat rispetto al Sito Rapp = Rappresentatività dell habitat; Sup = Superficie relativa; Cons = Grado di conservazione; Globale = Valutazione globale. *Habitat prioritario A = eccellente; B = buono; C = significativo; D =non significativo. Fonte: Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio - Banca dati Natura 2000 All interno del sito sono segnalate numerose specie faunistiche d interesse comunitario, molte delle quali presenti anche nel territorio della Riserva. Si tratta in larga misura di Uccelli, a conferma dell importanza che tutta l area riveste per l ornitofauna migratrice e svernante. B B B B Gruppo Codice Nome Popolazione Valutazione del sito Pop. Con. Iso. Glo. Pe 1152 Nono (Aphanius fasciatus) P C A A A R 1279 Cervone (Elaphe quatuorlineata) P C C B C U A055 Marzaiola (Anas querquedula) P C A A A U A138 Fratino (Charadrius alexandrinus) V C C C B U A196 Mignattino piombato (Chlidonias hybrida) P C A A A U A197 Mignattino comune (Chlidonias niger) P C A A A U A081 Falco di palude (Circus aeroginosus) P C A A A PAGINA: 48: COD: 13N040

49 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI Gruppo Codice Nome Popolazione Valutazione del sito Pop. Con. Iso. Glo. U A027 Airone bianco maggiore (Egretta alba) P C A A A U A026 Garzetta (Egretta garzetta) P C A A A U A153 Beccaccino (Gallinago gallinago) P C A A A U A123 Gallinella d acqua (Gallinula chloropus) R C C C B U A131 Cavaliere d Italia (Himantopus himantopus) P C A A A U A022 Tarabusino (Ixobrychus minutus) P C A A A U A176 Gabbiano corallino (Larus melanocephalus) P C A A A U A023 Nitticora (Nycticorax nycticorax) P C A A A U A391 Cormorano (Phalacrocorax carbo) P C A A A U A034 Spatola (Platalea leucorodia) P C A A A U A032 Mignattaio (Plegadis falcinellus) P C A A A U A132 Avocetta (Recurvirostra avosetta) P C A A A U A195 Fraticello (Sterna albifrons) P C C C B U A191 Beccapesci (Sterna sandvicensis) P C A A A U A048 Volpoca (Tadorna tadorna) V C C B B U A162 Pettegola (Tringa totanus) P C A A A Tabella 13 Specie faunistiche di cui all articolo 4 della Direttiva 2009/147/CE e comprese nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE presenti all interno del SIC IT Legenda: Gruppo. Pe = Pesci; R = Rettili; U = Uccelli. Popolazione: V = molto rara; P = presente (assenza di dati certi relativi alla consistenza della popolazione) Valutazione del sito: A = eccellente; B = buono; C = significativo; D =non significativo. Nella tabella successiva sono riportate altre specie floristiche e faunistiche di interesse conservazionistico presenti all interno del sito. Specie Motivazione Popolazione Nome scientifico Allegati Altre categorie Gruppo Codice nel sito IV V A B C D P Bassia hirsuta P x P Halopeplis aplexicaulis P P Limoniastrum monopetalum P I Cardepia hartigi P I Cephalota circumdata P I Cholevinus pallidus rufus P I Scarabaeus semi punctatus P x I Trechus subnotatus P x Pe Gasterosteus aculeatus P x VERS: PAGINA: 49: 82

50 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO A 1201 Bufo viridis P x R 1284 Hierophis viridiflavus P x R Lacerta bilineata P R 1250 Podarcis sicula P Tabella 14 Altre specie floristiche e faunistiche di interesse conservazionistico presenti all interno del SIC IT Legenda: Gruppo. P = Piante; I = Invertebrati; Pe = Pesci; A = Anfibi; R = Rettili. Popolazione nel sito: P = presente (assenza di dati certi relativi alla consistenza della popolazione) Allegati: Allegati IV e V della Direttiva 92/43/CEE Altre categorie: A = Lista Rossa Nazionale; B = Endemica; C = Convenzioni internazionali; D = altre ragioni. Il Piano di gestione del SIC IT (Mar Piccolo) non è ancora stato elaborato e conseguentemente mancano le misure di Conservazione. La Regione Puglia però, con il citato Regolamento Regionale n.15 del 2008 recante misure di conservazione ai sensi delle direttive comunitarie 74/409 e 92/43 e del DPT 357/97 e successive modifiche e integrazioni ha introdotto alcune prescrizioni con valore generale; da applicare quindi su tutto il territorio Regioanle. Tale regolamento riguarda prevalentemente le Zone di Protezione Speciale per gli uccelli (in attuazione della Direttiva 79/409/CEE), ma alcune prescrizioni e indirizzi riguardano anche i SIC. In particolare tra le prescrizioni obbligatorie da applicare sul territorio dei SIC, e conseguentemente nell area della Palude La Vela, rientrano il divieto di: a. esercitare l'attività venatoria in data antecedente alla terza domenica di settembre; b. esercitare l attività venatoria nel mese di gennaio per più di due giornate prefissate alla settimana individuate tra quelle previste dal calendario venatorio; c. effettuare la preapertura dell'attività venatoria; d. esercitare l'attività venatoria in deroga ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 1, lettera c), della direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979; e. utilizzo di munizionamento a pallini di piombo all interno delle zone umide, quali laghi, stagni, paludi, acquitrini, lanche e lagune, sia d acqua dolce che salmastra, nonché nel raggio di 150 metri dalle rive più esterne a partire dalla stagione venatoria 2008/2009; f. attuare la pratica dello sparo al nido nello svolgimento dell'attività di controllo demografico delle popolazioni di corvidi, salvo diversa prescrizione dell autorità di gestione della ZPS; g. effettuare i ripopolamenti a scopo venatorio, ad esclusione di quelli realizzati con soggetti appartenenti alle specie autoctone mantenute in purezza e provenienti da allevamenti nazionali, e di quelli effettuati con fauna selvatica proveniente dalle zone di ripopolamento e cattura o dai centri pubblici e privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale insistenti sul medesimo territorio; h. abbattere esemplari appartenenti alle specie, combattente (Philomacus pugnax), moretta (Ayhytia fuligula); i. svolgere attività di addestramento di cani da caccia, con o senza sparo, prima della prima domenica di settembre e dopo la chiusura della stagione venatoria. Sono fatte salve le attività in corso fino a scadenza della specifica concessione. j. costituire nuove zone per l'allenamento e l'addestramento dei cani e per le gare cinofile, nonché ampliare quelle esistenti; PAGINA: 50: COD: 13N040

51 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI k. distruggere o danneggiare intenzionalmente nidi, salvo quanto previsto dall art. 9 della direttiva 79/409 e previo parere dell autorità di gestione della ZPS; Accanto alle prescrizioni suindicate che applicandosi al territorio di tutti i SIC della Puglia devono necessariamente essere recepite nel Piano della Palude la Vela, è opportuno evidenziare anche le Misure di conservazione obbligatorie previste dal Regolamento Regionale 15/2008 per le ZPS caratterizzate dalla presenza di zone umide. Tali misure non devono necessariamente essere recepite dal presente Piano, non essendo la Palude la Vela una ZPS. Ciononostante è opportuno tenerne conto, considerato che il Piano di occupa di una zona umida, di grande importanza per l avifauna. Tali misure prevedono sia alcuni divieti che indirizzi per la gestione: Divieti: - divieto di prosciugamento, anche solo temporaneo, delle zone umide, o delle variazioni improvvise e consistenti del livello dell acqua, o della riduzione della superficie di isole o zone affioranti. Sono fatte salve le operazioni di prosciugamento delle sole vasche salanti delle saline in produzione; - divieto di bonifica delle zone umide naturali e seminaturali; - divieto di interventi di controllo ovvero gestione della vegetazione spontanea arborea, arbustiva e erbacea all interno delle zone umide e delle garzaie, attraverso taglio, sfalcio, trinciatura, incendio, diserbo chimico, lavorazioni superficiali del terreno, durante il periodo riproduttivo dell avifauna 1 marzo-15 luglio, fatti salvi interventi straordinari di gestione previa autorizzazione dell ente gestore; - divieto di taglio della vegetazione interessata da garzaie nei periodi di nidificazione 1 marzo-15 luglio, fatti salvi interventi straordinari di gestione previa autorizzazione dell ente gestore; - divieto di utilizzazione dei diserbanti e del pirodiserbo per il controllo della vegetazione della rete idraulica (canali di irrigazione, fossati, scoline e canali collettori); Indirizzi per la gestione - mantenimento di depressioni temporaneamente inondate nei terreni agricoli, dei ristagni nei fossati e di fossati stessi. - realizzazione di impianti di pioppicoltura solo su superfici agricole; - particolare attenzione mantenimento dei cicli di circolazione delle acque salate nelle saline abbandonate al fine di conservare gli habitat con acque e fanghi ipersalati idonei per Limicoli, Sternidi e Fenicottero; - interventi di taglio delle vegetazione, nei corsi d acqua con alveo di larghezza superiore ai 5 metri, effettuati solo su una delle due sponde in modo alternato nel tempo e nello spazio, al fine di garantire la permanenza di habitat idonei a specie vegetali e animali; - creazione di isole e zone affioranti idonee alla nidificazione in aree dove questi elementi scarseggiano a causa di processi di erosione, subsidenza, mantenimento di alti livelli dell acqua in primavera; - incentivazione al mantenimento di bordi di campi gestiti a prato per almeno 50 centimetri di larghezza; - trasformazione ad agricoltura biologica nelle aree agricole esistenti contigue alle zone umide; - realizzazione di sistemi per la fitodepurazione; - gestione periodica degli ambiti di canneto da realizzarsi solamente al di fuori del periodo di riproduzione dell avifauna, 1 settembre 1 febbraio, con sfalci finalizzati alla diversificazione strutturale, al ringiovanimento, al mantenimento di specchi d acqua liberi, favorendo i tagli a rotazione per parcelle ed evitando il taglio raso; VERS: PAGINA: 51: 82

52 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO - ripristino di steppe salate, zone umide temporanee o permanenti, ampliamento di biotopi relitti gestiti per scopi esclusivamente ambientali, in particolare nelle aree contigue a lagune costiere, saline laghi tramite la messa a riposo dei seminativi - utilizzo di tecniche per il risparmio idrico e introduzione di colture a basso fabbisogno c idrico e utilizzo di fonti di approvvigionamento idrico sostenibili, tra cui reflui depurati per tamponare le situazioni di stress idrico estivo. - adozione di pratiche ecocompatibili nella pioppicoltura, tra cui il mantenimento della vegetazione erbacea durante gli stadi avanzati di crescita del pioppeto, il mantenimento di strisce non fresate anche durante le lavorazioni nei primi anni di impianto, il mantenimento di piccoli nuclei di alberi morti, annosi o deperienti; - regolamentazione della realizzazione di sbarramenti idrici, degli interventi di artificializzazione degli alvei e delle sponde tra cui rettificazioni, tombamenti, canalizzazioni, arginature, riduzione della superficie di isole e/o zone affioranti; - adozione di interventi di rinaturalizzazione dei corsi d acqua; Legge regionale 24 luglio 1997 n.19 Norme per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella Regione Puglia" La L.R. n.19 del 24 luglio 1997 è la prima normativa regionale in materia di aree protette, che con l'individuazione di 32 aree naturali, propone un modello di sviluppo coerente con gli orientamenti comunitari e nazionali. Si tratta di una legge quadro che individua un sistema di aree naturali da proteggere che comprende ecosistemi molto diversi fra loro (i boschi del Subappennino dauno, le zone costiere, le gravine dell'arco jonico, ecc.) in cui sperimentare nuovi modelli di gestione del territorio che concilino la tutela della diversità biologica, la gestione e il restauro ambientale, l'uso razionale delle risorse e le legittime aspirazioni di sviluppo sociale ed economico delle comunità interessate. Sancisce e definisce così principi e regole che tutelino i delicati equilibri di un ambiente naturale dagli effetti negativi di una eccessiva antropizzazione e al tempo stesso agiscano come fattore di regolazione per le attività umane presenti in quelle aree; sancisce inoltre una corretta fruizione dei territori per scopi sociali, ricreativi, scientifici, didattici e culturali. L art. 2 della Legge regionale classifica le aree naturali protette all interno della regione e definisce le riserve naturali regionali come costituite da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono una o più specie naturalisticamente rilevanti della flora e della fauna ovvero presentino uno o più ecosistemi importanti per le diversità biologiche o per la conservazione delle risorse genetiche. Sempre l art. 2 della legge distingue le riserve naturali in due tipologie: riserve integrali, per la conservazione dell'ambiente naturale nella sua integrità riguardo alla flora, alla fauna, alle rocce, alle acque, alle cavità del sottosuolo, con l'ammissione di soli interventi a scopo scientifico; riserve orientate, per la conservazione dell'ambiente naturale nel quale sono consentiti interventi di sperimentazione ecologica attiva. L allegato B4 della Legge regionale identifica La riserva naturale Regionale Orientata Palude La Vela motivando la salvaguardia naturalistica in quanto zona umida ubicata sulle sponde del Mar Piccolo, individuata come importante zona di sosta e svernamento per molte e rare specie acquatiche inserite nella Direttiva 92/43 (Spatola, Mignattaio, Moretta tabaccata) in cui si segnala la riproduzione del Fratino (Charadrius alexandrinus). Vengono inoltre identificati come problemi di salvaguardia l alterazione della zona umida, la caccia e la riduzione del regime idrico e definite le iniziative possibili all interno dell area ossia le visite guidate a scopo didattico. PAGINA: 52: COD: 13N040

53 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI Legge regionale 15 maggio 2006 n.11 Istituzione della Riserva naturale Regionale orientata Palude La Vela" La legge 11/2006 istituisce la Riserva orientata Palude La Vela ai sensi dell articolo 6 della legge regionale 24 luglio 1997, n. 19. L art. 2 sancisce le finalità istitutive della Riserva che sono le seguenti: conservare e recuperare le biocenosi, con particolare riferimento alle specie animali e vegetali e agli habitat contenuti nelle direttive comunitarie 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici e 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali e della flora e della fauna selvatiche, nonché i valori paesaggistici, gli equilibri ecologici, gli equilibri idraulici e idrogeologici superficiali e sotterranei; salvaguardare i valori e i beni storico architettonici; incrementare la superficie e migliorare la funzionalità ecologica degli ambienti umidi; recuperare e salvaguardare la funzionalità del sistema dunale; monitorare l inquinamento e lo stato degli indicatori biologici; allestire infrastrutture per la mobilità lenta; promuovere attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, nonché attività ricreative sostenibili; promuovere e riqualificare le attività economiche compatibili con le finalità del presente articolo, al fine di migliorare la qualità della vita delle popolazioni residenti. La Legge vieta sull intero territorio della Riserva naturale regionale orientata Palude La Vela tutte le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati, con particolare riguardo alla flora e alla fauna protette e ai rispettivi habitat. Fino all approvazione del Piano territoriale dell area, la Riserva naturale regionale orientata Palude la Vela è suddivisa in 2 zone: zona 1, di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e/o storico-culturale, caratterizzata dalla presenza di solchi erosivi, boschi e vegetazione spontanea; zona 2, di valore naturalistico, paesaggistico e/o storico-culturale con presenza di un maggior grado di antropizzazione. La legge affida la gestione della Riserva naturale in via provvisoria, e per un periodo non superiore a tre anni, al comune di Taranto che deve predisporre all interno dell Amministrazione comunale una struttura autonoma. L Ente di gestione deve dotarsi dei seguenti strumenti di attuazione (art. 6): piano territoriale dell area naturale protetta, di cui all articolo 20 della L.r. 19/1997; piano pluriennale economico sociale dell area naturale protetta, di cui all articolo 21 della Lr. 19/1997; regolamento dell area naturale protetta, di cui all articolo 22 della L.r. 19/1997. VERS: PAGINA: 53: 82

54 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO Figura 19 stralcio zonizzazione provvisoria da Legge istitutiva 4.6 Pianificazione territoriale e urbanistica A livello regionale la pianificazione fa riferimento ai seguenti documenti: Documento regionale di assetto generale (DRAG) Definisce le linee generali dell assetto del territorio, nonché gli obiettivi da perseguire mediante i livelli di pianificazione provinciale e comunale. Gli obiettivi del DRAG possono essere sintetizzati nei seguenti cinque punti: la tutela e la valorizzazione del paesaggio, attraverso il rinnovamento degli strumenti di pianificazione vigenti secondo le disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio; il miglioramento della qualità dell ambiente e della vita delle popolazioni, attraverso il sostegno all innovazione delle pratiche di pianificazione locale, perché questa, riconosciuto l esaurimento della spinta all'espansione urbana, si orienti decisamente verso il recupero dei tessuti urbani consolidati, la riqualificazione delle aree degradate e la bonifica delle aree inquinate; la semplificazione del processo di formazione e di verifica delle scelte locali di governo del territorio, promuovendo e sostenendo la pianificazione provinciale e di area vasta, perché questa costituisca quadro di coordinamento ed occasione di servizio per la pianificazione locale, definendo i limiti e le opportunità delle trasformazioni territoriali di grande scala ed orientando la pianificazione locale alla valorizzazione del territorio in un quadro di sviluppo sostenibile; una più efficiente e sostenibile dotazione infrastrutturale, promuovendo rapporti virtuosi tra pianificazione territoriale e pianificazione delle infrastrutture, definendo i contenuti e i modi di uno sviluppo armonico degli insediamenti e della loro dotazione di attrezzature ed infrastrutture e ripristinando le regole fondamentali della buona progettazione urbana ed infrastrutturale; la garanzia di una sollecita attuazione delle scelte di governo territoriale, attraverso la più generale costruzione di rapporti sinergici fra il sistema di governo del territorio e le iniziative di tutela ambientale e di programmazione dello sviluppo. PAGINA: 54: COD: 13N040

55 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI Piano stralcio per la difesa del rischio idrogeologico (PAI) Il Pai, approvato il 30 novembre 2005 ai sensi della ex L. 183/1989, costituisce il quadro di riferimento cui devono adeguarsi e riferirsi tutti i provvedimenti autorizzativi in materia di uso e trasformazione del territorio, e ha valenza di piano sovraordinato rispetto a tutti i piani di settore. Il Piano è finalizzato al miglioramento delle condizioni di regime idraulico e della stabilità geomorfologica necessario a ridurre gli attuali livelli di pericolosità e a consentire uno sviluppo sostenibile del territorio nel rispetto degli assetti naturali, della loro tendenza evolutiva e delle potenzialità d'uso. Per ciò che riguarda l ambito in oggetto, esso non risulta interessato da aree di rischio o pericolosità geomorfologica o idraulica ne da alcuna altra prescrizione del Pai Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio (P.U.T.T./P.) Approvato con delibera di Giunta Regionale n 1748/2000, in adempimento di quanto disposto dalla legge n. 431/1985 e dalla legge regionale n.56/1980, il PUTT/P è uno strumento di pianificazione territoriale, sovraordinato agli strumenti di pianificazione comunale, che ha la finalità primaria di promuovere la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse territoriali ed in particolare di quelle paesaggistiche. Il piano infatti disciplina i processi di trasformazione fisica e l'uso del territorio allo scopo di: tutelarne l identità storica e culturale, rendere compatibili la qualità del paesaggio, delle sue componenti strutturanti, e il suo uso sociale, promuovere la salvaguardia e valorizzazione delle risorse territoriali. Il P.U.T.T./P. ha integrato gli ordinamenti vincolistici già vigenti sul territorio e introdotto nuovi contenuti normativi, in particolare, indirizzi di tutela volti a tutelare i valori paesaggistici dei cosiddetti Ambiti Territoriali Estesi e prescrizioni di base volte a tutelare i cosiddetti Ambiti Territoriali Distinti, ovvero le componenti paesaggistiche strutturanti l attuale assetto paesistico-ambientale. Il Piano identifica ambiti territoriali estesi, con riferimento al livello dei valori paesaggistici: valore eccezionale ("A"), laddove sussistano condizioni di rappresentatività di almeno un bene costitutivo di riconosciuta unicità e/o singolarità, con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti; valore rilevante ("B"), laddove sussistano condizioni di compresenza di più beni costitutivi con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti; valore distinguibile ("C"), laddove sussistano condizioni di presenza di un bene costitutivo con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti; valore relativo ("D"), laddove pur non sussistendo la presenza di un bene costitutivo, sussista la presenza di vincoli (diffusi) che ne individui una significatività; valore normale ("E"), laddove non è direttamente dichiarabile un significativo valore paesaggistico. Per ciascun ambito territoriale esteso il Piano con il rilascio delle autorizzazioni e con gli strumenti di pianificazione sottordinati intende perseguire obiettivi di salvaguardia e valorizzazione paesaggistico- ambientale nel rispetto dei seguenti indirizzi di tutela: negli ambiti di valore eccezionale "A": conservazione e valorizzazione dell'assetto attuale; recupero delle situazioni compromesse attraverso l eliminazione dei detrattori; negli ambiti di valore rilevante "B": conservazione e valorizzazione dell'assetto attuale; recupero delle situazioni compromesse attraverso la eliminazione dei detrattori e/o la mitigazione degli effetti negativi; massima cautela negli interventi di trasformazione del territorio; negli ambiti di valore distinguibile "C": salvaguardia e valorizzazione dell'assetto attuale se qualificato; trasformazione dell'assetto attuale, se compromesso, per il ripristino e l'ulteriore qualificazione; trasformazione dell'assetto attuale che sia compatibile con la qualificazione paesaggistica; negli ambiti di valore relativo "D": valorizzazione degli aspetti rilevanti con VERS: PAGINA: 55: 82

56 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO salvaguardia delle visuali panoramiche; negli ambiti di valore normale "E": valorizzazione delle peculiarità del sito. L area della Riserva naturale regionale orientata Palude La Vela ricade principalmente negli ambiti A,B e C e per una esigua porzione nell ambito D. Figura 20. Rielaborazione PUTT/P - Ambiti territoriali estesi (Ate) L art delle Nta definisci l articolazione degli elementi strutturanti il territorio dei sistemi territoriale estesi nei seguenti sottosistemi: assetto geologico, geomorfologico e idrogeologico; copertura botanico vegetazionale, colturale e presenza faunistica; stratificazione storica dell'organizzazione insediativa. Per ciascuno dei sottosistemi e delle relative componenti, le norme relative agli ambiti territoriali distinti specificano: la definizione che individua, con o senza riferimenti cartografici, l'ambito nelle sue caratteristiche e nella sua entità minima strutturante; la individuazione dell'area di pertinenza (spazio fisico di presenza) e dell'area annessa (spazio fisico di contesto); i regimi di tutela; le prescrizioni di base. L art del Titolo III definisce in riferimento agli ambiti, alle componenti ed ai sistemi le seguenti direttive di tutela che gli strumenti di pianificazione sottordinati devono recepire al fine di perseguire obiettivi di salvaguardia e valorizzazione paesistico/ambientale: per il sistema "assetto geologico, geomorfologico e idrogeologico", va perseguita la tutela delle componenti geologiche, geomorfologiche e idrogeologiche (definenti gli ambiti distinti di cui all'art.3.02), di riconosciuto valore scientifico e/o di rilevante ruolo negli assetti paesistico-ambientali del territorio regionale, prescrivendo: PAGINA: 56: COD: 13N040

57 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI negli ambiti territoriali di valore eccezionale "A", in attuazione degli indirizzi di tutela, va evitato ogni intervento che modifichi i caratteri delle componenti individuate e/o presenti; non vanno consentite attività estrattive, e va mantenuto l'insieme dei fattori naturalistici connotanti il sito; negli ambiti territoriali di valore rilevante "B", in attuazione degli indirizzi di tutela, va mantenuto l'assetto geomorfologico d'insieme e vanno individuati i modi: per la conservazione e la difesa del suolo e per il ripristino di condizioni di equilibrio ambientale; per la riduzione delle condizioni di rischio; per la difesa dall'inquinamento delle sorgenti e delle acque superficiali e sotterranee; non vanno consentite nuove localizzazioni per attività estrattive e, per quelle in attività, vanno verificate le compatibilità del loro mantenimento in esercizio e vanno predisposti specifici piani di recupero ambientale; negli ambiti territoriali di valore distinguibile "C", in attuazione degli indirizzi di tutela, le previsioni insediative ed i progetti delle opere di trasformazione del territorio devono mantenere l'assetto geomorfologico d'insieme e conservare l'assetto idrogeologico delle relative aree; le nuove localizzazioni di attività estrattive vanno limitate ai materiali di inderogabile necessità e di difficile reperibilità. negli ambiti territoriali di valore relativo "D", in attuazione degli indirizzi di tutela, le previsioni insediative ed i progetti delle opere di trasformazione del territorio devono tenere in conto l'assetto geomorfologico d'insieme e conservare l'assetto idrogeologico delle relative aree; le nuove localizzazioni e/o ampliamenti di attività estrattive sono consentite previa verifica della documentazione di cui all'allegato A3. Per il sistema "copertura botanico-vegetazionale e colturale", va perseguita la tutela delle componenti del paesaggio botanico-vegetazionale di riconosciuto valore scientifico e/o importanza ecologica, economica, di difesa del suolo, e/o di riconosciuta importanza sia storica sia estetica, presenti sul territorio regionale, prescrivendo per tutti gli ambiti territoriali (art.2.01) sia la protezione e la conservazione di ogni ambiente di particolare interesse biologico-vegetazionale e delle specie floristiche rare o in via di estinzione, sia lo sviluppo del patrimonio botanico e vegetazionale autoctono. Va inoltre prescritto che: negli ambiti territoriali estesi di valore eccezionale ("A", art.2.01), in attuazione degli indirizzi di tutela, per tutti gli ambiti territoriali distinti di cui all'art.3.03,va evitato: il danneggiamento delle specie vegetali autoctone, l'introduzione di specie vegetali estranee e la eliminazione di componenti dell'ecosistema; l'apertura di nuove strade o piste e l'ampliamento di quelle esistenti; l'attivita' estrattiva; l'allocazione di discariche o depositi di rifiuti ed ogni insediamento abitativo o produttivo; la modificazione dell'assetto idrogeologico; negli ambiti territoriali estesi di valore rilevante ("B" art. 2.01), in attuazione degli indirizzi di tutela, per tutti gli ambiti territoriali distinti di cui al punto 3 dell'art.3.03, va evitato: l'apertura di nuove cave; la costruzione di nuove strade e l'ampliamento di quelle esistenti; la allocazione di discariche o depositi di rifiuti; la modificazione dell'assetto idrogeologico. La possibilita' di allocare insediamenti abitativi e produttivi, tralicci e/o antenne, linee aeree,condotte sotterranee o pensili, ecc., va verificata tramite apposito studio di impatto paesaggistico sul sistema botanico/vegetazionale con definizione delle eventuali opere di mitigazione; negli ambiti territoriali estesi di valore distinguibile ("C" dell'art.2.01) e di valore relativo ("D"), in attuazione degli indirizzi di tutela, tutti gli interventi di trasformazione fisica del territorio e/o insediativi vanno resi compatibili con:la conservazione degli elementi caratterizzanti il sistema botanico/vegetazionale, la sua ricostituzione, le attivita' agricole coerenti con la conservazione del suolo. Per il sistema "stratificazione storica dell'organizzazione insediativa", va perseguita la VERS: PAGINA: 57: 82

58 RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA COMUNE DI TARANTO tutela dei beni storico-culturali di riconosciuto valore e/o di riconosciuto ruolo negli assetti paesaggistici del territorio regionale, individuando per tutti gli ambiti territoriali (art.2.01) i modi per perseguire sia la conservazione dei beni stessi, sia la loro appropriata fruizione/utilizzazione, sia la salvaguardia/ripristino del contesto in cui sono inseriti. Va, inoltre, prescritto: negli ambiti territoriali estesi di valore eccezionale ("A"dell'art.2.01) e di valore rilevante ("B"), in attuazione degli indirizzi di tutela, per tutti gli ambiti territoriali distinti di cui all'art.3.04, va evitata ogni alterazione della integrita' visuale e va perseguita la riqualificazione del contesto; negli ambiti territoriali estesi di valore distinguibile ("C" dell'art.2.01) e di valore relativo ("D"), in attuazione degli indirizzi di tutela, per tutti gli ambiti territoriali distinti di cui all'art.3.04, va evitata ogni destinazione d'uso non compatibile con le finalità di salvaguardia e, di contro, vanno individuati i modi per innescare processi di corretto riutilizzo e valorizzazione. Di seguito si riportano degli stralci dell area oggetto del presente piano per ciascun sistema di analisi. Figura 21. Rielaborazione PUTT/P -Componenti del sistema geologico, geomorfologico e idrogeologico PAGINA: 58: COD: 13N040

59 QUADRO CONOSCITIVO INTERPRETATIVO E DI SINTESI Figura 22. Rielaborazione PUTT/P -Componenti del sistema botanico-vegetazionale e colturale Figura 23. Rielaborazione PUTT/P -Componenti del sistema storico culturale Il PUTT/P è stato definito un piano colmo di limiti concettuali e operativi, la Giunta regionale ha deciso pertanto di produrre un nuovo Piano, anziché correggere e integrare quello precedente, per adeguarlo al nuovo sistema di governo del territorio regionale e al nuovo Codice dei beni culturali e paesaggistici. Il PUTT/P, infatti pur definito come Piano Urbanistico Territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici e ambientali, non si configura nella sua struttura come tale, trattandosi d un piano vincolistico applicato ad emergenze paesaggistiche (come previsto dalla L. 431 del 95 e prima ancora in Puglia con la LR 56/80), e che prevede dunque limitazioni o divieti all edificazione riguardanti specifiche aree del territorio regionale. Il PUTT/P rimane dunque vigente fino all approvazione del VERS: PAGINA: 59: 82

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