OPERAZIONE PIOMBO FUSO: STORIA E TESTIMONIANZE

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1 Università degli Studi di Bologna Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di Laurea in Storia e civiltà orientali Tesi di Laurea triennale in: Storia Contemporanea OPERAZIONE PIOMBO FUSO: STORIA E TESTIMONIANZE Relatore: Prof.ssa Gemelli Giuliana Tesi di Laurea di: Lena Eleonora Correlatore: Dr. Bortolazzi Omar Terza Sessione Anno accademico 2011/2012 1

2 A mia madre Elsa. 2

3 INDICE PREMESSA... 5 GEOGRAFIA DEL TERRITORIO... 6 LA PALESTINA: UNA TERRA STORICAMENTE SEGNATA DA LOTTE E CONFLITTI 8 L occupazione egiziana e la rivolta del Il nuovo secolo e l arrivo degli inglesi La città di Gerusalemme La rivolta del La nascita dello Stato di Israele La diaspora I primi conflitti arabo-israeliani Arafat, Al Fatah e l OLP La Guerra del Kippur e gli anni L Intifada del Gli accordi di Oslo e la Seconda Intifada Hamas HAMAS E FATAH: DUE WELTANSCHAUUNG DIVERSE OPERAZIONE PIOMBO FUSO La fase aerea La fase via terra Le vittime ALCUNI INCIDENTI CHE HANNO COINVOLTO CIVILI Le due case al-samouni Uccisione di civili che lasciavano le proprie case per andare in un posto più sicuro La moschea al-maqadmah La casa della famiglia al-daya OPERAZIONE PIOMBO FUSO: L ASPETTO STRATEGICO E TECNOLOGICO Le armi utilizzate durante il conflitto

4 DUE PREZIOSI TESTIMONI: ZIYAD CLOT E VITTORIO ARRIGONI OPERAZIONE PIOMBO FUSO: L ASPETTO MEDIATICO

5 PREMESSA Come molti ben sanno, il conflitto israelo-palestinese è in corso ormai da molti decenni; difficile trovare un inizio ben definito, e pressoché impossibile intravedere una fine delle ostilità tra i due popoli o lo spiraglio di una soluzione diplomatica benché, come si vedrà, ne siano state intraprese molte, anche con l aiuto di grandi potenze straniere. Siamo sicuramente davanti a una delle più grandi sfide dell età contemporanea: creare, cioè, le condizioni per la convivenza e prima ancora la coesistenza di due nazioni caratterizzate da un odio reciproco. Lo scopo di questo lavoro non è senz altro quello di trovare chi sia nel giusto e chi nel torto; non è nemmeno quello di suggerire una possibile soluzione. In questa breve analisi si cercherà invece di comprendere le dinamiche che caratterizzano quest antagonismo ormai radicato a fondo e che si tramanda di generazione in generazione. Si farà, certamente, una sintesi della storia israelo-palestinese a partire circa dalla metà del XIX secolo, mettendo in evidenza gli avvenimenti più salienti. Successivamente ci si concentrerà in particolar modo su un episodio, peraltro molto recente: la cosiddetta Operazione Piombo Fuso. Come mai si è scelto proprio questo scontro? Non certo perché si ritenga che esso possa essere esplicativo da solo di un conflitto così complesso che si trascina dalla nascita del sionismo, né che da esso si riesca ad avere una visione d insieme e quindi una delucidazione totale. Operazione Piombo Fuso è stata presa come oggetto di analisi per diversi motivi. Innanzitutto, il numero delle vittime: Israele e l Autorità Palestinese presentano numeri diversi, ma in ogni caso si supera di gran lunga il migliaio la cifra varia dai 1300 ai Si tratta dunque di uno scontro rilevante dal punto di vista dell emergenza umanitaria, ma non solo. Si guarderà infatti anche al lato militare-strategico e a come in questo la guerra in Libano tra Israele ed Hezbollah sia stata una fondamentale premessa per Piombo Fuso. Successivamente, si analizzerà anche l aspetto tecnologico- quindi l utilizzo di particolari armi- e quello mediatico, ovvero il ruolo dei media nello scontro. I media sono infatti ormai un elemento fondamentale nelle guerre per far pendere la bilancia dell opinione pubblica in un senso o in un altro. Naturalmente non tutti i media sono uguali, e di conseguenza lo stesso avvenimento viene raccontato in maniera differente a seconda del filtro attraverso cui le 5

6 informazioni passano. Per questo motivo, si è ritenuto indispensabile ricercare articoli di giornali di nazionalità diverse: americani, inglesi, arabi ed italiani. La speranza è che il seguente lavoro risulti il più obiettivo possibile anche se si lascerà spazio alle testimonianze dirette di chi ha vissuto lo scontro o vi è comunque stato coinvolto; poiché solo una volta isolati i fatti si potrà cercare di comprenderli. GEOGRAFIA DEL TERRITORIO Fonte foto: atlante.unimondo.org Fonte foto: La Palestina è una regione storica i cui confini sono segnati da: -il Mar Mediterraneo a ovest -il deserto siro-arabico a est -il deserto del Negev a sud -il monte Hermon a nord 6

7 Questi confini sono stati ridisegnati più volte nel corso della storia, poiché la Palestina non è mai stata uno Stato vero e proprio. Al momento della nascita dello Stato di Israele, nel 1948, questo non comprendeva né la Cisgiordania (chiamata West Bank in inglese), né la striscia di Gaza 1, né le alture del Golan, allora appartenenti alla Siria. Solo successivamente, dopo la Guerra dei sei giorni nel 1967, tutto il territorio palestinese che fu sotto il controllo inglese nel periodo venne incluso nello Stato ebraico. In aggiunta Israele riuscì a conquistare anche le alture del Golan tutt oggi israeliane- e la penisola del Sinai, in seguito restituita all Egitto. La Palestina copre una superficie di kmq, poco meno della Sicilia. Un territorio piccolo dunque, eppure estremamente vario. Si divide in quattro regioni: la Cisgiordania a est; la regione desertica del Negev a sud, dopo la città di Beersheba; la pianura costiera da Gaza al Libano; la regione da Acri ai monti di Al-Jalil, la valle di Marj Ibn Amir e il Baysan. Per quanto riguarda il clima, la Palestina si trova nella zona sub-tropicale, ma più precisamente la si può dividere in 3 fasce verticali: la zona costiera ha un clima mediterraneo, con piogge concentrate nel periodo invernale; quella centrale - caratterizzata dalla presenza di montagne- uno temperato; quella più vicina alla Giordania, infine, presenta un clima di tipo torrido. Più si va verso l interno, più le precipitazioni diminuiscono. Malgrado la scarsità di acqua e i problemi di siccità annuali che conseguentemente ne derivano, la Palestina è sempre stata un territorio di contadini e di pastori, e la sua società si basava inizialmente sull agricoltura stanziale dei fellahin 2 combinata alla pastorizia dei nomadi beduini. Le coltivazioni principali sono la vite, gli agrumi, l olivo, i fichi, i datteri e il grano. 1 In seguito alla guerra arabo-israeliana del , la Cisgiordania venne occupata dalla Giordania, mentre la Striscia di Gaza dall Egitto. 2 Il termine arabo fellah plurale fellahin- indica i contadini e gli agricoltori. Si tratta di un vocabolo già in uso nel periodo dell Impero Ottomano 7

8 LA PALESTINA: UNA TERRA STORICAMENTE SEGNATA DA LOTTE E CONFLITTI TAVOLA CRONOLOGICA: : gli egiziani governano la Palestina con Ibrahim Pasha 1834: rivolta contro l occupazione egiziana : grande ondata di immigrazione ebraica 1917: le forze ottomane di Gerusalemme si arrendono agli inglesi. Dichiarazione di Balfour 1918: inizia il mandato britannico in Palestina 1932: si forma il primo partito politico moderno palestinese: l'istiqlal, con una forte connotazione panislamica 1936: seconda grande rivolta palestinese, stavolta contro ebrei ed inglesi 1937: la commissione Peel pubblica un rapporto sulla situazione palestinese, dichiarando la necessità di dividere la Palestina in due Stati, uno ebraico ed uno arabo 1938: la commissione Woodhead dichiara l impossibilità di applicare il piano Peel e propone una conferenza arabo-ebraica-britannica per risolvere la questione palestinese 1946: dopo la fine della seconda guerra mondiale, la Commissione d Inchiesta Anglo-Americana decide l emigrazione in Palestina di ebrei 8

9 1948: a maggio scade il mandato britannico e viene proclamata la nascita dello Stato di Israele. L Alto Comitato Arabo rifiuta la spartizione e non riconosce il nuovo Stato 1956: Crisi di Suez: l Egitto si oppone all occupazione militare del canale da parte di Francia, Inghilterra e Israele 1959: Arafat crea il gruppo Al-Fatah, che propone la lotta armata per la liberazione della Palestina 1964: Viene fondato l OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) 1967: Guerra dei Sei Giorni che vede Israele combattere contro Egitto, Giordania e Siria. Israele conquista l intero territorio dell ex Palestina mandataria 1973: Guerra del Kippur nella quale si scontrano Israele e un alleanza di Egitto e Siria. Vince Israele, ma non in maniera netta come nel La fine dello scontro fu imposta dalle Nazioni Unite 1987: scoppia l Intifada nella Striscia di Gaza, da cui si diffonde anche in Cisgiordania 1993:vengono siglati gli accordi di Oslo 2000: scoppia la Seconda Intifada 2006: Hamas vince le elezioni parlamentari 27 dicembre 2008: inizia l Operazione Piombo Fuso 9

10 L occupazione egiziana e la rivolta del 1834 Il primo scontro in età contemporanea che segnò profondamente la Palestina fu la rivolta del Questa fu causata dai cambiamenti portati dall impero egiziano nel territorio palestinese durante l occupazione ( ). Nel 1831 infatti gli ottomani persero il controllo sulla Palestina a favore del governatore dell Egitto Muhammad Alì, che lasciò al figlio Ibrahim Pasha l incarico di gestire le nuove terre conquistate. Pasha modificò radicalmente la società contadina che si trovò a governare, e non necessariamente in negativo: rese infatti il territorio più sicuro di modo da permettere a pellegrini e commercianti di viaggiare liberamente per la Palestina. A queste novità positive che non saranno modificate neppure al ritorno degli ottomani- se ne aggiunse tuttavia una che fece ribellare soprattutto la maggioranza musulmana della popolazione: la leva obbligatoria. Nel 1834 così si unirono i beduini dispersi, gli sceicchi rurali, i notabili urbani, i fellahin e perfino le autorità religiose di Gerusalemme, contro un nemico comune. La rivolta portò quindi all alleanza e unione di questi gruppi, che avrebbero formato il futuro popolo palestinese. Gli scontri si conclusero con la netta sconfitta dei ribelli, che dovettero subire il disarmo; ciò fu sentita come una punizione molto crudele, poiché per i musulmani il fucile era divenuto parte della loro identità, un simbolo di onore e libertà. 3 Nel 1840 ritornarono gli ottomani, ma lasciarono inalterate le riforme fatte dagli egiziani: cominciò così una presenza europea in Palestina, e l agricoltura si aprì al mercato mondiale. Per quanto riguarda gli ebrei, essi trassero forza dalle nuove riforme e cominciarono ad acquisire nuovi diritti. Iniziò dunque una fase di maggior sicurezza per loro. Ancora scarsi erano i contatti tra fellahin e ebrei, tuttavia anche quelle poche terre acquistate dagli ebrei influirono sui futuri rapporti con gli arabi. Collaboravano, ma già allora i rapporti erano aspri. 3 B. Kimmerling, I palestinesi: la genesi di un popolo, editore La Nuova Italia, Pag

11 Il nuovo secolo e l arrivo degli inglesi All inizio del ventesimo secolo la società palestinese si trovò così scissa in due sfere distinte, una situazione che si trovarono a dover gestire gli inglesi durante il loro mandato in Palestina ( ). Essi adottarono un atteggiamento conservatore, cercando sostegno dalle famiglie più ricche ed influenti di Gerusalemme. Gli obiettivi che cercarono di perseguire furono tre: 1)interferire il meno possibile lasciando le leggi ottomane, rispettando usi e tradizioni locali; 2)aumentare la pressione fiscale; 3)tentare di migliorare le condizioni di vita degli abitanti dei villaggi, in grande degrado. Per gli ebrei -ancora molto pochi- gli inglesi furono un grande aiuto: ai loro occhi, l arrivo degli inglesi aveva legittimato l idea di una nazione ebraica in Palestina. Durante il loro mandato il movimento sionista nacque e divenne sempre più importante. Maturava obiettivi sempre più ambiziosi, come la possibilità di far arrivare in Palestina dai 4 ai 5 milioni di ebrei. Influenzarono anche l economia, relegando i fellahin ad un ruolo economicamente sempre più marginale rispetto alla parte più privilegiata del Paese. Naturalmente ciò non lasciò gli arabi indifferenti, bensì molto preoccupati per ciò che cominciava ad apparire come una vera minaccia: il potere sempre maggiore nelle mani degli ebrei. Economicamente, la prima metà del ventesimo secolo fu caratterizzata da un certo dinamismo e, in particolare, dall ascesa delle città costiere: Jaffa ed Haifa diventarono due città prospere, seconde a Gerusalemme solo per politica e religione. Insieme includevano il 10% della popolazione araba della Palestina, comunque ancora prevalentemente incentrata sul villaggio. Questo, tuttavia, era destinato a cambiare, seppur lentamente: dal 1880 al 1918, infatti, la popolazione delle 6 principali città palestinesi ebbe un incremento del 3% annuo. 4 Moltissimi furono gli europei che si trasferirono o venivano regolarmente a Jaffa ed Haifa: militari, commercianti, pellegrini, ecclesiastici che si trovavano davanti a una società araba cambiata, con sindacati, banche, associazioni femminili, farmacie, cliniche, ristoranti, negozi. Una tale crescita economica portò, nel mondo ebraico, alla nascita dell Histadrut 5 : la 4 Ibidem. 5 Fondata nel 1920 ad Haifa e attiva ancora oggi, l Histadrut protesse sempre gli interessi dei lavoratori e, dalla creazione dello Stato di Israele nel 1948, collaborò con le istituzioni nazionali, diventando uno tra gli organismi più importanti di Israele. 11

12 confederazione generale dei lavoratori ebrei della Palestina. Un associazione esclusiva, che tuttavia promuoveva l emancipazione dei lavoratori arabi dall asservimento ai loro oppressori e sfruttatori: i proprietari terrieri e i possidenti 6. Malgrado ufficialmente queste fossero le intenzioni, le conseguenze furono diverse: lentamente i lavori più umili vennero affidati agli arabi mentre quelli più lucrosi agli ebrei, facendo sorgere nell animo arabo la nostalgia per il villaggio. Nacquero anche delle associazioni arabe, sebbene meno numerose di quelle ebraiche e sioniste, che cercarono di rivolgersi a tutti gli arabi palestinesi, unendoli in un unico gruppo sociale. Una delle istituzioni più importanti fu la rete delle Associazioni islamico-cristiane, utili per smussare le ostilità tra cristiani e musulmani e per trascinare membri di famiglie sia cristiane sia musulmane nella lotta contro il sionismo. I loro principi fondamentali erano infatti l antisionismo e l unità nazionale palestinese -nel senso della Palestina come patria comune. Attraverso la stampa, ma soprattutto attraverso la poesia, si sviluppò un senso di identità palestinese, di cui l antisionismo era un elemento caratterizzante. L intellighenzia palestinese reagiva quindi con la scrittura che poi spesso si trasformava in impegno politico- al senso di frustrazione dato dalla presenza inglese e dall ascesa degli ebrei. Non stupisce, dunque, che questa intensa dedizione alla causa palestinese abbia prodotto uno stato d animo culturale diffuso di angoscia e disgusto, di risentimento, resistenza, ribellione e morte. 7 6 B. Kimmerling, Op. Cit., pag. 51. David Ben-Gurion ( ) fu il primo a ottenere l incarico di Primo Ministro di Israele, nel Ricoprì questo ruolo per tredici anni, dal 1949 al 1953 e dal 1955 al Ibidem. Le parole sono di Tarif Khalidi, storico e islamista palestinese contemporaneo. Nato a Gerusalemme, la sua fu una delle famiglie costrette all esilio dalla Nakba, ovvero la nascita di Israele. Attualmente insegna all Università Americana di Beirut, in Libano. 12

13 La città di Gerusalemme E sicuramente doveroso spendere qualche parola sulla città più importante della Palestina. Si tratta di un luogo molto caro sia ai cristiani che agli ebrei che ai musulmani, un elemento cruciale per tutte e 3 le fedi 8. A partire dalla metà dell 800 si risvegliò assieme al resto del territorio palestinese, la popolazione aumentò e la superficie si estese di quasi sei volte nel periodo antecedente la prima guerra mondiale. A partire dall occupazione egiziana, ci fu un costante aumento demografico degli ebrei, che già nel 1870 costituivano quasi la metà degli abitanti di Gerusalemme e alla vigilia della grande guerra ne costituivano i 2/3 9. Come abbiamo visto, i centri economici della Palestina divennero Jaffa ed Haifa; Gerusalemme tuttavia mantenne il potere religioso e politico, concentrato nelle mani degli arabi. Gli ayan di Gerusalemme riuscirono infatti a tenere il controllo malgrado il calo della popolazione musulmana nella città. Ciò durò finché la Palestina si trovava nell Impero Ottomano: con l inizio del mandato britannico le cose erano destinate a cambiare. Con l arrivo degli inglesi nel 1919, si gettarono infatti le basi per un massiccio insediamento ebraico nel paese: inizialmente i palestinesi credevano che, con la distruzione dell Impero Ottomano, sarebbe stata concessa loro l indipendenza, ma poi si resero conto che così non sarebbe stato. Gli ebrei erano felici di governare insieme alle autorità britanniche, sicuri che queste avrebbero acconsentito a tutte le loro richieste: reclamarono l uso dell ebraico come lingua ufficiale al posto di quella araba, una rappresentanza nei consigli municipali, la creazione di una maggioranza ebraica in Palestina. Non tutti i loro desideri furono esauditi, ma è innegabile che il governo mandatario abbia acceso le loro speranze in un futuro Stato ebraico in Palestina. Nella Dichiarazione di Balfour del , si auspicava la nascita in Palestina di un agenzia 8 Gerusalemme è Città Santa per le tre maggiori religioni monoteiste del mondo: per gli ebrei si tratta di un luogo santo poiché vi si trova il Muro del Pianto, residuo del vecchio tempio di Gerusalemme distrutto dai romani; per i cristiani è il luogo del processo e della crocifissione di Gesù Cristo; per i musulmani, infine, è il luogo da dove, secondo il Corano, il profeta Maometto è salito in cielo. 9 Kimmerling, Op. Cit., pag Documento inglese che stabilisce la spartizione dell Impero Ottomano dopo la Grande Guerra. 13

14 ebraica che collaborasse a governare e potesse acquistare terre. Nell Impero i proprietari terrieri finora erano sempre stati musulmani, simili ai feudatari europei nel periodo medievale. Essi lasciavano quindi che la loro terra fosse lavorata dai contadini che, pur non possedendola, potevano ugualmente godere dei suoi frutti pagando il fio al proprietario. Quando l agenzia ebraica iniziò ad acquistare queste terre, la gente che vi viveva se ne doveva andare. In un atmosfera del genere, le ostilità tra palestinesi e ebrei non fecero che acuirsi: il nazionalismo arabo venne esacerbato e la Gran Bretagna considerata come un avanguardia del sionismo. Gli arabi palestinesi escogitarono un piano di obiettivi che si articolava in 6 punti: 1. Un primo riconoscimento pubblico della Palestina come entità politica distinta; 2. Rifiuto di qualsiasi diritto morale o politico degli ebrei sulla Palestina; 3. Unità tra gli arabi palestinesi andando al di là di clan, religione o regione; 4. Impedire il trasferimento agli ebrei di terre appartenenti agli arabi o allo Stato; 5. Fermare ogni ulteriore immigrazione ebraica in Palestina; 6. Riconoscimento del Comitato Esecutivo Arabo come organo rappresentante la popolazione davanti alle autorità britanniche. Come si può vedere, c era l idea di un unità palestinese; tuttavia, questa era costantemente minacciata da una serie di conflitti e ostilità interni agli arabi palestinesi. Non erano uniti come popolo e, sebbene si trovassero a dover fronteggiare un nemico comune, si percepivano comunque come estremamente diversi tra di loro. La rivolta del 1936 Fu la prima vera dimostrazione di uno spirito di nazione. La scintilla che fece scoppiare la ribellione fu l uccisione di 2 ebrei il 15 aprile del 1936; non si seppe mai se si trattò di un semplice atto criminale o se ci fosse un secondo fine politico, in ogni caso la reazione ebraica non tardò ad arrivare. Gli omicidi si moltiplicarono fino a scatenare una sollevazione araba, che coinvolse migliaia di arabi di estrazione sociale differente. I sionisti intanto cominciarono 14

15 a organizzare un loro esercito. Si scontrarono due fronti quindi; eppure, ancora una volta gli arabi non erano uniti. C era infatti una diversità sostanziale tra la classe dirigente e i contadini; conseguentemente, i partecipanti alla rivolta ne approfittarono per accanirsi non solo contro gli ebrei, ma anche contro i ceti palestinesi più agiati. Malgrado le diatribe interne, a causa di questa rivolta gli inglesi dovettero per la prima volta ascoltare le richieste dei palestinesi. Gli arabi palestinesi avevano da tempo accumulato tensioni non solo contro gli ebrei, ma anche contro gli stessi inglesi, che ai loro occhi privilegiavano troppo la parte ebraica della popolazione rispetto a loro. Volevano che cessasse il sostegno inglese al sionismo e che finisse l occupazione coloniale, in modo da poter finalmente creare uno Stato indipendente. Ad aumentare le ostilità fu la decisione del governo mandatario di concedere ad alcuni villaggi ebraici più isolati, negli anni 30, la possibilità di tenere dei fucili. Nel frattempo l immigrazione degli ebrei continuava e, nell immaginario collettivo, la figura del contadino arabo cacciato da quella che fino a poco prima era stata la sua terra divenne, per molti, un simbolo di lotta. Ciò favorì indubbiamente la nascita di una coscienza di popolo, aiutata paradossalmente dagli stessi inglesi che introdussero un sistema scolastico, favorendo l alfabetizzazione. La possibilità di leggere e scrivere avvicinò molti alla stampa in lingua araba, fautrice del nazionalismo. Allo scoppio della rivolta il governo dichiarò subito lo stato di emergenza, seguito da uno sciopero generale a cui molti capi arabi aderirono. A Gerusalemme fu creato un organismo nazionale, l Alto Comitato Arabo, incaricato di trattare con gli inglesi e continuare lo sciopero quanto più possibile. La rivolta era partita dunque bene, con il sostegno di molti arabi di ceti diversi. Ma il ricorso spregiudicato alla violenza da parte dei ribelli mise in allarme i palestinesi più agiati, che temevano che tale violenza si sarebbe rivoltata contro di loro e avrebbero preferito delle 15

16 trattative diplomatiche con gli inglesi. Conseguentemente, costoro non poterono più continuare a dirigere la rivolta: oltretutto, già nel 1937 la maggior parte della popolazione urbana era stanca degli scontri. Ciò non significa però che questi fossero terminati: si erano semplicemente spostati tra la popolazione rurale. La rivolta nacque quindi nelle città per poi trasferirsi nelle campagne, dove i contadini erano convinti che la gente di città si era lasciata ammorbidire dagli inglesi e dai sionisti. Alla fine le autorità britanniche riuscirono a sfruttare i contrasti religiosi e le rivalità tra gli stessi contadini e riuscirono a vincere lo scontro. La reazione sionista successiva alla rivolta si snodò in due punti: da un lato crearono un economia ebraica autosufficiente, in modo da non aver bisogno di alcun aiuto degli arabi, mentre dall altro rafforzarono le forze armate clandestine. Quest ultimo concetto si identificò nell havlagah. 11 Negli anni successivi alla rivolta, gli inglesi investirono molto in Palestina, aiutandola a crescere economicamente: un fatto positivo, certo, ma che comportò un ulteriore disgregazione della società contadina. Le basi della civiltà araba palestinese venivano infatti minacciate: la famiglia, il villaggio e il movimento nazionale. I palestinesi si trovavano quindi sempre uniti di fronte alla minaccia sionista, ma sempre più disorientati dalla società in trasformazione, sradicati dalle loro tradizioni e disorganizzati. Oltretutto nel frattempo gli ebrei continuavano ad acquistare proprietà originariamente appartenenti ad arabi, malgrado in teoria ci fossero delle restrizioni stabilite nel 1939 all interno del Libro Bianco Havlagah, dall ebraico difesa, era una politica ebraica che riguardava le azioni intraprese contro i gruppi arabi che attaccavano i villaggi ebrei. Come si può intuire dal nome, essa consisteva nella mera autodifesa armata dagli attacchi arabi, evitando però le rappresaglie sui civili arabi innocenti. Tale strategia fu attiva, sebbene con discontinuità, durante il mandato britannico in Palestina. 12 Si tratterebbe in effetti del Terzo Libro Bianco (i primi 2 erano stati pubblicati nel 1922 e nel 1930). Fu pubblicato dal segretario delle colonie McDonald in seguito alla rivolta del 1936 e serviva per placare i tumulti da parte palestinese. A questo proposito, esso limitava la vendita di terreni agli ebrei e l immigrazione ebraica, affinché gli ebrei non fossero più di 1/3 della popolazione totale. Vi si esprimeva inoltre il desiderio di creare uno Stato indipendente a maggioranza araba nel giro di una decina d anni. Le regole imposte dal Libro Bianco non furono sempre applicate con la dovuta alacrità, e la prima legge votata dal neo-stato di Israele nel 1948 riguarderà proprio l abrogazione del Libro Bianco. 16

17 La nascita dello Stato di Israele Con la fine della seconda guerra mondiale e la scoperta degli orrori dell olocausto, la Palestina diventò oggetto di discussione tra le più grandi potenze mondiali. Il presidente degli Stati Uniti d America Truman, così come la Commissione d Inchiesta anglo-americana fecero pressioni sulle autorità inglesi in Palestina affinché accogliessero nel territorio profughi ebrei e togliessero le restrizioni del Libro Bianco il solo che desse delle speranze ai palestinesi, per quanto i suoi contenuti non fossero sempre osservati. La Gran Bretagna rifiutò, ma ciò non bastò a rassicurare i palestinesi. Intanto, gli Stati Arabi indipendenti vicini alla Palestina non restarono indifferenti alla questione palestinese: le loro intromissioni tuttavia portarono alla nascita di ulteriori rivalità tra gli arabi. Gli interessi di questi Stati infatti spesso entravano in collisione con le idee dei capi palestinesi, che diventarono sempre più marginali. Ci fu una neutralizzazione politica e militare degli arabi palestinesi 13. Le tensioni tra arabi, inglesi ed ebrei aumentarono e, quando raggiunsero l apice nel 1947, molti furono gli arabi che decisero di emigrare all estero. Così, tra dicembre 1947 e aprile 1948, a causa della seconda guerra mondiale e dell esodo, la popolazione araba in Palestina venne decimata. Negli stessi anni, la Gran Bretagna agì anche su un piano diplomatico internazionale: pose infatti il problema della Palestina a un Comitato Speciale delle Nazioni Unite, che stabilì una spartizione del Paese tra palestinesi ed ebrei e l indipendenza. A questo punto gli inglesi erano ansiosi di lasciare la Palestina, per paura di compromettere i rapporti con gli Stati Arabi vicini a causa di questa spartizione. Inoltre, erano ben consapevoli dei tumulti che ne sarebbero derivati: basti pensare che nella configurazione dei due Stati ideata dalle Nazioni Unite, all interno del futuro territorio ebraico oltre il 40% della popolazione era araba. Come era facilmente immaginabile, una tale spartizione non fu riconosciuta dall Alto 13 B. Kimmerling, Op. Cit., pag

18 Comitato Arabo, che spiegò che non avrebbe accettato l autorità dell ONU né la creazione di uno Stato ebraico, considerato come aggressione. L organizzazione mondiale sionista accettò invece l idea di una spartizione parziale, sebbene con alcune critiche verso il progetto ONU. In un tale clima, ripartirono le violenze e i disordini, facendo sì che gli ebrei abbandonassero l idea dell havlagah e rispondessero agli attacchi. Durante questi scontri, gli ebrei si trovarono molto più organizzati dei palestinesi, anche sul piano logistico viveri, armi, munizioni, studio delle operazioni da eseguire. Oltretutto, i capi palestinesi erano in rapporti di ostilità anche con la Lega Araba 14, che si oppose all idea della creazione di un governo palestinese dopo il ritiro degli inglesi e spesso non riconobbe l autorità dell Alto Comitato Arabo. La comunità palestinese, già disunita, si disgregò ancora di più: come si è detto, molti tra i più ricchi fuggirono all estero; tanti altri invece, dopo la creazione dello Stato di Israele nel maggio 1948, si ritirarono in città completamente arabe, come Nablus e Nazareth. Gli ebrei vincitori dell Haganah 15 attuarono il Piano Dalet 16 : questo consisteva, essenzialmente, nell espulsione delle forze realmente o potenzialmente ostili al di fuori del territorio assegnato agli ebrei, così da creare una continuità geografica fra i principali insediamenti ebraici e garantire i confini del futuro Stato 17. Volevano dunque espellere tutti i palestinesi? Una risposta è molto difficile da dare, poiché nello stesso Piano Dalet si parla sia di espulsione sia di amministrazione autonoma in zone di sicurezza. Sta di fatto che vi fu un esodo massiccio, e tra aprile ed agosto 1948 le autorità 14 Nel 1945 viene creata la Lega degli Stati Arabi, alla quale aderiscono inizialmente Egitto, Iraq, Giordania, Libano, Arabia Saudita, Siria e Yemen. Successivamente si uniranno anche Libia, Sudan, Marocco, Tunisia, Kuwait e Algeria. Tra questi il Paese leader dell area islamica diventerà l Egitto, sotto la guida di Nasser dal Organizzazione paramilitare ebraica attiva dal 1920 al Haganah in ebraico significa difesa. 16 Il Piano Dalet, approvato nel marzo 1948, aveva lo scopo di rendere sicuri i confini e i territori del neo-stato, garantendo anche la salvaguardia degli insediamenti ebraici più isolati. Era un piano di tipo difensivo, ma non escludeva l uso della forza pur di espellere gli elementi ostili: Si possono effettuare queste operazioni nella maniera seguente: distruggere i villaggi (dandogli fuoco, facendoli saltare in aria e minandone le macerie) e specialmente quei centri popolati difficili da controllare con continuità; oppure attraverso operazioni di rastrellamento e controllo, con le seguenti linee guida: circondare i villaggi e fare retate all interno. In caso di resistenza si devono eliminare le forze armate e la popolazione deve essere espulsa fuori dai confini dello Stato. La citazione del Piano Dalet è reperibile su ed è tratta da La pulizia etnica della Palestina di Ilan Pappe, Fazi Editore, B. Kimmerling, Op. Cit., pag

19 ebraiche stabilirono l impossibilità dei profughi palestinesi di tornare nei territori lasciati. Ciò servì sia per rassicurare gli ebrei, che si erano nel frattempo impadroniti dei beni appartenuti ai palestinesi emigrati, sia per fare spazio ai profughi ebrei in arrivo. La diaspora Ecco quindi in cosa consiste la Nakba, ovvero la catastrofe, per gran parte del popolo palestinese: la fuga dalle loro terre, nel momento della nascita dello Stato di Israele, e la consapevolezza di non potervi mai fare ritorno. Per coloro che rimasero invece nel territorio israeliano, cominciò un sentimento di estraneità nei confronti di coloro che avevano partecipato alla diaspora: non erano ovviamente ebrei, ma erano comunque cittadini israeliani, il che li separava psicologicamente e socialmente dai loro fratelli. Gli ebrei, da parte loro, si sentivano non solo parte del neo-stato, ma quasi padroni delle sue istituzioni: esercito, inno, bandiera erano stati creati da loro. La loro principale preoccupazione era di accogliere i nuovi ebrei in arrivo; conseguentemente gli arabi rimasti nel territorio furono isolati sempre più. Nel giro di qualche anno gli arabi erano passati da maggioranza a netta minoranza nel territorio palestinese e la loro vita divenne sempre più difficile: gli israeliani venivano infatti privilegiati in ogni ambito. Sul lavoro, ad esempio, si preferiva assumere israeliani laddove possibile; gli arabi, inoltre, erano esclusi dal servizio militare, il che impediva loro di avere accesso all assistenza sociale; nel campo immobiliare, infine, spesso si trovavano discriminati apertamente dai venditori. In aggiunta a tutto ciò, non c era più una classe dirigente nazionale che potesse guidarli; questa verrà formandosi nel giro di vent anni tra i rifugiati a Gaza, in Giordania e in Libano. Il risentimento da parte araba crebbe : le azioni intraprese in questo periodo limitavano tutte le libertà principali, confinando la popolazione araba sempre più ai margini. Basti pensare che agli arabi non era consentito di lasciare il proprio ghetto (praticamente tutti i villaggi arabi 19

20 erano considerati aree chiuse) senza il permesso delle autorità (ovvero del governatore militare). [ ] tutte le zone di Lydda abitate da arabi, come la nostra, stavano sotto il comando militare, mentre così non era per il resto della città abitata dagli ebrei. [ ] gli ebrei, ovviamente, erano liberi di circolare ovunque tranne che nella nostra zona 18. La conseguenza fu che la popolazione araba si disgregò ancora di più, senza la possibilità di incontrarsi nemmeno tra villaggi vicini. Malgrado tutte le restrizioni, vi fu un iniziativa positiva che il governo intraprese: la scolarizzazione. Questa ebbe dei risultati degni di nota, poiché insegnò a molti bambini palestinesi non solo a leggere e a scrivere, ma anche la lingua ebraica oltre all arabo. Nel 1955, il tasso di scolarizzazione era già il doppio rispetto a prima del C è da sottolineare, comunque, che gli scolari arabi rimanevano a livelli più bassi rispetto ai loro coetanei ebrei, e più aumentava il grado di istruzione più la differenza era evidente. Le autorità israeliane speravano che la scolarizzazione avrebbe portato a una nuova identità arabo-israeliana, diversa da quella dei palestinesi emigrati; il risultato, tuttavia, fu di grande disorientamento e confusione degli allievi, che si trovavano davanti a due lingue e culture molto diverse. La coscienza nazionale palestinese resisteva nelle menti e nei cuori non dei palestinesi israeliani, ma negli ex fellahin ed operai emigrati e residenti in campi profughi, lontano dalla loro terra. Molti di loro si trovavano nel neo-stato giordano 20, dove inizialmente avevano appoggiato il re Abdallah nella speranza che egli liberasse la Palestina in modo da consentir loro di tornare nella terra natia. Così accettarono l ordine politico e vi si integrarono anche: i palestinesi più istruiti quelli che provenivano dalle città- prevalevano in molti campi sui giordani, che però restavano padroni dei ministeri e dell esercito. 18 La situazione degli arabi a Lydda è ben descritta dal giornalista palestinese Fouzi El-Asmar. Nato ad Haifa quando questa era ancora Palestina, egli è stato uno dei più grandi fautori della lotta per la liberazione del territorio palestinese. Attualmente insegna a Washington D.C. e possiede sia la cittadinanza statunitense sia quella israeliana. 19 B. Kimmerling, Op. Cit., pag Nato nel

21 Per gli arabi della Striscia di Gaza le condizioni di vita erano spesso peggiori. Il territorio divenne infatti uno tra quelli a più alta densità abitativa. L 80% della popolazione si riversò nelle città, poiché gran parte delle terre agricole erano andate perdute -conservò solo 1000 di 5000 acri destinati a piantagioni di agrumi, ad esempio. La striscia diventò sempre più una grande riserva di profughi, chiusa, dove il ricordo della Palestina pre-israeliana era ancora vivo, ma chi la ricordava era isolato dal resto della società e aggrappato al passato poiché nel presente c erano solo povertà e miseria. I primi conflitti arabo-israeliani A metà degli anni 50, poco dopo la salita di Nasser 21 al potere in Egitto, emerse anche la figura di Arafat, che elaborò un programma per il suo popolo, i palestinesi. Due personalità diverse, eppure entrambe significative per il destino palestinese: Nasser fu infatti uno dei principali fautori del panarabismo 22, ovvero la creazione di un solo Stato arabo che unisse i territori dal Marocco alla Penisola araba, già uniti per lingua e religione. Ciò riguardava naturalmente anche il territorio palestinese, ed è per questo che molti profughi gli dettero fiducia, nella speranza di ritornare in patria. Il primo scontro con Israele si verificò nel 1956, in occasione della nazionalizzazione del canale di Suez. In realtà ad essere danneggiata dalla decisione era soprattutto la Compagnia del Canale, prevalentemente francese. Francia ed Inghilterra approfittarono di quest occasione per dichiarare guerra all Egitto: la Francia, oltre a difendere i propri interessi economici, voleva impartire una lezione al governo egiziano che stava offrendo sostegno ad alcuni movimenti indipendentisti nel Maghreb dove vi erano ancora molte colonie francesi; l Inghilterra, invece, sperava di riprendere il controllo sul canale di Suez, perso nel Gamal Abd el-nasser è stato un militare e politico egiziano, salito al potere nel 1952 e creatore di una dittatura militare. Fin da subito Nasser mostrò il desiderio di creare un unica entità politica araba. Ciò naturalmente lo pose in ostilità con Israele, chiaramente un intruso all interno di quell area destinata ad essere araba, e con le potenze europee di Francia e Gran Bretagna. 22 Il panarabismo fu l ideologia alla base della nascita della Lega Araba (1945) e su cui si fondava la RAU (Repubblica Araba Unita nata nel 1958) che, su volontà di Nasser, univa Egitto e Siria. Il progetto fallirà nel 1961, quando la Siria si staccherà poiché non concordava con la linea politica egiziana. 21

22 Il ruolo di Israele in tutto ciò stava nella decisione di Nasser di chiudere il canale alle navi israeliane; così Israele si unì a Francia ed Inghilterra, e riuscì ad occupare gran parte della penisola del Sinai. Malgrado il successo militare da parte delle forze anglo-franco-israeliane, lo scontro terminò col ritiro delle forze israeliane dal Sinai e di quelle franco-britanniche da Suez, in seguito a minacce di guerra da parte dell URSS e di condanna dell operazione da parte degli USA. Israele dimostrò di essere forte militarmente e in grado di difendere il suo territorio, il che lo rese ancora più minaccioso agli occhi del mondo arabo. Per quest ultimo, il neo-stato era un estraneo, ed erano in molti a vederlo come un avamposto dell Occidente, il quale cercava così di insinuarsi nel mondo arabo. Di conseguenza, le ostilità continuarono, sfociando nella Guerra dei Sei Giorni nel La scelta egiziana di chiudere il Golfo di Aqaba alle navi israeliane nel giugno 1967 è l episodio scatenante della guerra: Israele attacca di sorpresa Egitto, Giordania e Siria e in sei giorni riesce ad impadronirsi di tutta la Palestina, delle alture del Golan e del Sinai. E una terribile sconfitta per tutto il mondo arabo: segna la fine del progetto panarabico. Le aspettative dei palestinesi furono definitivamente disattese. Arafat, Al Fatah e l OLP Il secondo personaggio emerso negli anni 50, Arafat, fu il creatore dell organizzazione politica e paramilitare Al Fatah 23, che cercava di trovare seguaci tra i profughi palestinesi. Ebbe tuttavia più difficoltà di quante si possano immaginare, poiché il suo obiettivo era esclusivamente la Palestina e non il progetto panarabico di Nasser. C era dunque una divergenza di interessi tra i due: per Nasser infatti la questione palestinese divenne sempre più marginale rispetto al sogno di un unità araba. 23 Nata nel

23 Al-Fatah divenne, negli anni 60, la guida del popolo palestinese. Ciò avvenne grazie a una contingenza di eventi internazionali favorevoli, come il fallimento della tentata unità tra Egitto e Siria nel 1961 e la sconfitta di tutto il mondo arabo ad opera di Israele nella guerra del Al-Fatah si trasformò così in un organizzazione internazionalmente riconosciuta, riportando il centro dell attenzione sui palestinesi. Arafat diede al movimento una connotazione di lotta: intraprese infatti la via della lotta armata contro Israele. Non era però facile per il Comitato centrale di Al-Fatah mobilitare la popolazione, per la maggioranza ancora estranea al movimento. Al-Fatah non riuscì infatti a mobilitare le masse come avrebbe voluto. Venne fondato intanto, nel 1964, l OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina): si trattava di un organizzazione creata dal primo vertice arabo che si riunì al Cairo, e rientrava nei progetti di Nasser. Due anni più tardi, l OLP creò l Esercito di Liberazione della Palestina.- Come abbiamo visto, la disfatta araba del 1967 portò per Al-Fatah delle conseguenze positive, mettendo fine al progetto nasseriano che aveva relegato a problema marginale la questione palestinese: tutti i territori dell ex Palestina mandataria facevano ora parte di uno stesso Stato, Israele. Ciò permise a Al-Fatah di farsi conoscere molto di più dalle masse e creare un ampia rete di servizi sociali; inoltre, l OLP passò sotto il suo controllo. Un altro risvolto positivo della guerra lo si vide nella qualità della vita degli arabi israeliani: assunsero infatti un ruolo nell economia, fondando imprese piccole e, talvolta, anche grandi. Negli anni 80 si sviluppò perfino un settore industriale arabo, che occupava circa il 6% della forza lavoro complessiva. Vi fu un periodo di dinamismo economico dunque, che portò a una crescente domanda di manodopera. La prosperità economica non fu, comunque, senza difficoltà per gli arabi, i quali venivano 23

24 spesso discriminati. L OLP aveva 3 obiettivi prefissati: il diritto al ritorno dei profughi, il diritto all autodeterminazione e, naturalmente, il diritto a una nazione indipendente. Ben presto quest organizzazione diventò il simbolo di un movimento nazionale, dotato di forza e autonomia e in grado quindi di ridare speranza ai palestinesi in una risoluzione non violenta del problema. Eppure si trovava ancora distante dalla vita quotidiana dei palestinesi, soprattutto dalle realtà dei villaggi e dei campi profughi; così erano numerose le organizzazioni di gruppi armati che agivano per conto loro e spesso in antagonismo le une con le altre. Un altro problema tutt altro che secondario che l OLP si trovava a gestire era che doveva perseguire gli interessi palestinesi senza farsi condizionare dai Paesi vicini. Ciò significava avere completa autonomia decisionale, cosa che però preoccupava molto il mondo arabo. Malgrado le difficoltà, il presidente dell OLP Arafat divenne assolutamente paragonabile a qualunque altro capo di Stato in termini di potere. Il suo non era più un umile movimento rivoluzionario, ma una possente entità parastatale, con una burocrazia in espansione che amministrava gli affari dei palestinesi ovunque si trovassero e con un bilancio più grande di quello di molti piccoli Stati sovrani 24. Negli anni 70 fu creato il Fronte Nazionale Palestinese 25 allo scopo di coordinare le attività dei vari territori; più che l OLP esso rappresentava i cisgiordani e la gente della Striscia di Gaza. Agiva infatti con molta autonomia, pur riconoscendo l OLP, cercando di diminuire la 24 Come ben spiega Rashid Khalidi, autore di queste parole. Khalidi è uno storico americano del Medio-Oriente, professore alla Columbia University di New York e direttore del Middle-East Institute alla Columbia s School of International and Public Affairs. Tuttavia, secondo Kimmerling, quando Khalidi sostiene che l OLP era in grado di amministrare gli affari dei palestinesi ovunque si trovassero esagera; vi era in effetti una fetta consistente della popolazione palestinese dalla quale l OLP non era riuscito a farsi conoscere. 25 I palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza erano coloro che crearono un identità nuova, una sottocultura dopo la fuga: non semplici palestinesi, ma cisgiordani o gente di Gaza. Solo dopo la guerra del 1967 e l unificazione della Palestina queste due sottoculture si incontrarono. Nei primi anni 70 si delineò quindi una strategia per favorire la nascita di organizzazioni sindacali e sociali di vario tipo in Cisgiordania e a Gaza, più che insistere esclusivamente sull insurrezione armata. Per questo nacque il Fronte Nazionale Palestinese col quale l OLP ebbe sempre rapporti complessi: ufficialmente esso era nato per volontà dell undicesimo Consiglio Nazionale Palestinese nel 1973, ma in realtà gli artefici erano dei dirigenti comunisti cisgiordani. La dirigenza del Fronte quindi finì soprattutto in mano al Partito Comunista. 24

25 dipendenza economica della Cisgiordania da Israele. Il Fronte divenne sempre più popolare, e l OLP temette di non essere in grado di gestirlo, anche perché si trovava fisicamente distante dalla Cisgiordania. Ciononostante, non c era molto che potesse fare: dovette lasciare al Fronte ampia autogestione e autonomia sulle scelte locali non sulle politiche generali però. Il fatto che l OLP spesso non si trovasse in armonia con le organizzazioni locali era comprensibile: lavoravano per obiettivi diversi. Se l OLP cercava di costruire uno Stato palestinese, localmente si lavorava per creare una società civile che rendesse la popolazione più omogenea. Dal punto di vista di Israele, i nuovi territori acquisiti dal 1967 rappresentavano nuovi mercati per i loro prodotti e manodopera a basso costo, perciò cominciarono a vedere i lati positivi della convivenza con i palestinesi, che sempre più spesso lavoravano per imprese ebraiche. La Guerra del Kippur e gli anni 80 La Guerra dei Sei Giorni, per quanto vittoria schiacciante israeliana, non segnò la fine della tensione tra Israele e i Paesi vicini. L ennesima occasione di attacco la si ebbe nel 1973, mentre in Israele si celebrava la festa di Yom Kippur 26. Egitto e Siria attaccarono insieme su due fronti, il Sinai e il Golan. Israele riuscì a difendersi e bloccare l avanzata del nemico. La guerra durò solo poche settimane; alla fine, Israele mantenne le alture del Golan e la Striscia di Gaza, ma accettò di restituire il Sinai all Egitto. Alla fine degli anni 70 cominciarono a intravedersi delle prospettive di pace, ma si trattò solo di un illusione. La pace firmata tra Egitto e Israele nel 1979 lasciava infatti estremamente scontenti sia la Lega Araba, che espulse l Egitto, sia gli islamici più radicali egiziani che vedevano da parte di Sadat, successore di Nasser, un completo tradimento. Così nel La festività ebraica dello Yom Kippur è una tra le più importanti dell anno e celebra l espiazione dei peccati. A tale scopo in questo giorno è proibito mangiare, bere, lavarsi, truccarsi ed avere rapporti sessuali. 25

26 Sadat fu assassinato. Nel frattempo in Libano scoppiava, nel 1975, una sanguinosa guerra civile che riguardava direttamente i profughi palestinesi, presenti a centinaia di migliaia nel territorio libanese. Comunque, nemmeno i palestinesi residenti nel territorio di Israele stavano vivendo un periodo di pace. È vero che la situazione economica israeliana era sufficientemente stabile da garantire un certo benessere ed erano molti a lavorare per imprese ebraiche, tuttavia il governo israeliano aveva avviato un processo che avrebbe concorso alla ribellione palestinese: la colonizzazione della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. L Intifada del 1987 Al Fatah aveva tra i suoi obiettivi, si è visto, la lotta armata per mobilitare le masse di Gaza e Cisgiordania: ebbene, infine esplose una rivolta in questi territori, anche se non come insurrezione armata. Fu invece una resistenza a oltranza chiamata Intifada, e iniziò nel dicembre Il motivo della nascita di questa rivolta fu che ci si rese conto che, per quanto dal punto di vista economico l occupazione israeliana avesse portato anche dei vantaggi, questa non sarebbe stata affatto temporanea. I palestinesi si sentivano minacciati non solo dall occupazione militare, ma anche dal crescente numero di ebrei, che colonizzavano Cisgiordania e Striscia di Gaza, e dalle nuove forze economiche interamente gestite da Israele. Inoltre, il vivere nello stesso Stato li aveva resi più coesi socialmente e più solidali gli uni con gli altri: si erano sviluppati gruppi studenteschi, organizzazioni sindacali e perfino associazioni femminili. Come se non bastasse, verso la fine degli anni 70 anche le certezze economiche vacillarono: l economia israeliana, che fino al 1973 aveva garantito un relativo benessere generale, entrò in un periodo di recessione. I salari reali diminuirono sempre di più, creando un malcontento 26

27 economico che si aggiungeva a quello politico e sociale già diffuso tra i palestinesi. La goccia che fece traboccare il vaso fu un camion israeliano che l 8 dicembre 1987 si scontrò con 2 furgoni che trasportavano operai di Gaza al campo profughi di Jabalya, uccidendone 4 sul colpo. Si vociferò che non si era trattato di un incidente, bensì di un atto voluto. Si diffuse così un volantino di denuncia. Nei mesi successivi gli incidenti aumentarono a dismisura; nacque l Intifada, ovvero il Risveglio. La resistenza non era più solo passiva ma attiva. Molti volantini si diffusero, portando la firma del Comando Nazionale Unificato della Rivolta nei Territori Occupati e, successivamente, dell OLP. Inizialmente questo comando era formato da rappresentanti di Al-Fatah, del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, del Fronte Democratico di Liberazione della Palestina e del Partito Comunista Palestinese. I volantini esortavano a boicottare i prodotti israeliani, a evitare rapporti con la loro amministrazione civile, alle dimissioni di massa di poliziotti ed esattori palestinesi e a rifiutarsi di pagare le tasse. Malgrado l inizio prorompente, già dopo i primi sei mesi l Intifada aveva perso parte della sua spontaneità, anche perché il Comando fu decimato e l OLP lo controllava sempre di più. All inizio degli anni 90 l OLP dovette cessare gli atti terroristici e riconoscere il diritto all esistenza di Israele, premessa per poter trattare diplomaticamente con gli Stati Uniti d America al fine di creare uno Stato Palestinese. Gli accordi di Oslo e la Seconda Intifada La questione palestinese era ormai conosciuta a livello mondiale e il presidente degli Stati Uniti, Bush sr. 27, voleva tentare di risolvere la situazione aprendo trattative diplomatiche tra israeliani, palestinesi e Paesi arabi vicini. Da parte israeliana questo progetto era aiutato dalla 27 George H.W. Bush è stato il presidente degli Stati Uniti dal 1989 al È un esponente del Partito Repubblicano. 27

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