Il Sapere Essere nei bisogni formativi del Terzo Settore: un indagine esplorativa a Milano e provincia

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1 Il Sapere Essere nei bisogni formativi del Terzo Settore: un indagine esplorativa a Milano e provincia a cura di Vincenzo Russo, Davide Jabes e Cinzia Sciangula dell Università IULM di Milano 1 Premessa Negli ultimi anni, il Terzo Settore ha acquisito un importanza qualitativamente e quantitativamente indiscutibile nel sistema economico e sociale nazionale, importanza testimoniata, oltre che dall aumento del numero di addetti che sembra crescere in questo momento di crisi 2, anche da un attenzione sempre crescente da parte della letteratura scientifica. Tale studio parte proprio dalla consapevolezza e dall esigenza di un profondo processo di rinnovamento a livello organizzativo, gestionale e strategico che deve o dovrebbe coinvolgere l intero mondo del volontariato. A fronte di un modello di sussidiarietà verticale in cui il Terzo Settore funge da braccio operativo e competente sul territorio, sempre più si affianca l esigenza di un modello di intervento fondato sulla complementarietà al sistema di gestione pubblica delle situazioni di disagio e di promozione del benessere. Sia che si definisca sussidiarietà orizzontale, che complementarietà, si sente il bisogno di un modello di sviluppo del Terzo Settore che sappia dare spazio ad un processo di promozione attiva e di produzione sul territorio fondato su competenze professionali e specifiche abilità tecniche. 1 La presente ricerca è stata realizzata dal gruppo di ricerca dell Istituto Fabris dell Università IULM di Milano, coordinato dal prof Vincenzo Russo e ha visto coinvolti in particolar modo il Prof. Russo e il Dott. Davide Jabes. Il gruppo di lavoro si occupa di comunicazione, cambiamento e sviluppo organizzativo con particolare attenzione all ambito del Terzo Settore. Il team affianca alla ricerca teorica e applicata (anche attraverso il laboratorio Brain & Behaviour Lab, un innovativo laboratorio di ricerca e consulenza di neuro psicofisiologia applicata ai comportamenti, comunicazione e consumi) l attività di consulenza e formazione nelle organizzazioni, sia nel pubblico che nel privato, con particolare riferimento alle tematiche delle competenze trasversali. Su questi temi sono stati pubblicati diversi volumi e articoli. Per informazioni e contatti Vincenzo.Russo@iulm.it 2 Il numero degli addetti delle cooperative dal 2007 al 2011 è cresciuto dell 8% facendo lievitare il numero di occupati tra soci e non soci da 1,28 milioni a 1,4 milioni (dati Censis per Alleanza delle Cooperative Italiane, 2011).

2 Proprio per questo motivo, rispetto a qualche anno fa, le organizzazioni del Terzo Settore sentono la necessità da una parte di una formazione più rigorosa e attenta alle loro esigenze specifiche (Emanuele, 2009; Russo, 2006; Piccardo e Converso, 2003, Fazi, 2000a e 200b), dall altra, di modelli organizzativi che, lungi dal proporsi come forma di isomorfismo istituzionale e/o di copia organizzativa degli altri due settori, si possano presentare come adeguata costruzione gestionale nel rispetto di un universo culturale e relazionale del tutto peculiare. Abbandonata l idea di potere replicare modelli organizzativi aziendali, oggi il Terzo Settore è in cerca di sistemi di costruzione della propria identità organizzativa nel pieno rispetto delle specificità culturali e organizzative che lo distinguono da altre forme organizzate. In questo percorso la formazione è sicuramente un elemento determinante, rappresentando una leva strategica di crescita strutturale e manageriale per fare fronte ad una richiesta di professionalizzazione sempre più elevata. Una formazione che, come dicevamo, risulta ancora un po indefinita e confusa. Le ricerche evidenziano, infatti, una rappresentazione della formazione ancora poco chiara e che propone modelli di aggiornamento professionale, sensibili più ad aspetti tecnici e pratici più che a proporre percorsi di sviluppo gestionale di più ampio respiro. Così accanto alla frammentazione dell offerta formativa (Spazzoli, 1999) si riscontra ancora una certa insufficienza di progettualità di formazione realizzata all interno di una programmazione di sviluppo delle risorse umane (Benevene, 2012). Il progetto sviluppato in collaborazione con Ciessevi è finalizzato ad analizzare i bisogni formativi e le competenze necessarie per le persone operanti nel settore attraverso il coinvolgimento di un importante network di associazioni. A partire da questi risultati si è ipotizzato lo sviluppo di un programma di formazione specifico, nato dalla corretta integrazione delle conoscenze pregresse, di quanto suggerito dalla letteratura e soprattutto da quanto rilevato sul campo. La ricerca Da questa premessa prende le mosse lo studio di cui si riportano i principali risultati e che nasce dalla collaborazione tra Ciessevi e l Università IULM di Milano.

3 Un indagine estensiva che raccoglie i bisogni e le reali esigenze formative delle persone che a vario titolo sono coinvolte nelle organizzazioni di volontariato e negli enti del Terzo Settore. Tale studio, rivolto a volontari, operatori dipendenti e dirigenti delle associazioni del terzo settore di Milano, si propone quindi, da una parte, di fornire una panoramica che, attraverso la raccolta dati, permetta di monitorare la realtà esistente, dall altra, di acquisire dati e informazioni utili e attendibili per arricchire l offerta formativa di cui Ciessevi è autorevole promotore da diversi anni. Allo scopo di ampliare la conoscenza del problema e pervenire a risultati di ragionevole validità, è stato somministrato un questionario on line (metodo CAWI Computer Assisted Web Interviewing) attraverso un link appositamente predisposto e inviato via a tutti gli iscritti alla Banca dati di Ciessevi per quattro settimane, dal 2 aprile al 3 maggio I risultati Al questionario hanno risposto 748 operatori del terzo settore appartenenti a Fondazioni, Cooperative sociali, OdV, e Associazioni senza fini di lucro della Provincia di Milano.

4 Tra i rispondenti il 58% è volontario, il 13% operatore dipendente e il 29% dirigente. Il 68% del campione è rappresentato da femmine, il 66% da persone comprese tra i 35 e 65 anni e il 65% appartiene al settore sociale e sanitario. Analizzando le passate esperienze formative del campione, emerge che il 20% dei rispondenti dichiara di non avere mai fatto formazione, mentre il 38% ha già svolto attività di formazione in passato presso Ciessevi. Chi ha già svolto attività di formazione presso la propria struttura di appartenenza (48%), dichiara che i corsi erano soprattutto legati ad aspetti psico-sociali o tecnicooperativi. La formazione psico-sociale risulta essere un tema di interesse in quanto, nonostante sia tra gli ambiti più trattati, viene anche segnalato come uno dei temi da approfondire maggiormente nel prossimo futuro. A questo, si aggiungono i temi legati alla progettazione e al reperimento fondi, ambiti, questi, piuttosto trascurati dalla formazione in passato. La quasi totalità del campione dichiara l esigenza di voler fare formazione e di volersi migliorare (83%), e ritiene che un volontario dovrebbe necessariamente possedere le seguenti competenze: competenze relazionali (81,5%), comunicazione interpersonale (66,5%), conoscenze organizzative (54,9%) e la capacità di risoluzione dei problemi (53,5%). Dai dati si evince quanto sia difficile partecipare ai corsi di formazione principalmente per una mancanza di tempo (67,9%), mentre la mancanza di fondi è vista come un ostacolo alla realizzazione di percorsi di formazione continua solo dal 32,5% del campione. Altre criticità si riscontrano, inoltre, nella mancanza di progettazione adeguata (24,9%) e nei contenuti non in linea con le esigenze specifiche del terzo settore (26,3%).

5 Il 78,3% ritiene che siano proprio i volontari ad avere più bisogno di attività formative, seguiti dai dirigenti (per il 64,1%). La quasi totalità dei rispondenti dichiara, in linea con quanto emerso dalla letteratura sul tema, che la formazione rappresenta la chiave per lo sviluppo organizzativo del settore (84%). Addentrandoci nei singoli corsi di formazione ritenuti più interessanti, si evince come la maggioranza degli intervistati indichi come prioritario l ambito delle competenze trasversali, quelle in cui oggi sembra riflettersi il riconoscimento dell identità professionale e che sembrano in grado di assicurare l efficienza all interno di un ambiente di lavoro. Invece che sul sapere o sul saper fare i rispondenti ritengono più interessanti le dimensioni delle competenze legate al saper essere. Meno utili, invece, i corsi che si concentrano sull area amministrativo-contabile (come sicurezza sul lavoro e contabilità e bilancio ) e quelli tecnico operativi (come inglese o informatica ).

6 Tra le competenze trasversali ritenute più utili, si ritrovano quelle legate alla gestione dei gruppi, alla comunicazione interpersonale, alla gestione dello stress e, infine, alla negoziazione e gestione del conflitto. Conclusioni Dalle analisi dei dati emerge come, seppur faticosamente, ci sia la consapevolezza crescente della necessità di passare da un agire orientato al risultato, ad un agire orientato al processo, che richiede inevitabilmente l accrescimento delle abilità sociali e relazionali tout-court. L identità professionale sembra legata allo sviluppo delle identità relazionali che possono non solo essere condizionate, ma anche sviluppate attraverso la formazione. Tali risultati sono coerenti con il profondo cambiamento nella gestione professionale delle figure del non profit che ha inevitabilmente un impatto sulla dimensione delle competenze gestionali, strategiche e operative dell intero settore.

7 Questo richiede non solo un cambiamento strutturale e procedurale, ma soprattutto un cambiamento culturale e relazionale che solo un processo di formazione ben strutturato può contribuire a sviluppare.

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