Le Filiere delle Produzioni Agroalimentari. Caltanissetta 28/01/2014. Docente Dott. Agr. Giuseppe Leto

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1 Programme ENPI Italia Tunisia Projet AGROMED QUALITY ref. 024 Activité d.1.1: Organisation d activités de formation frontale et à distance à Tunis et à Caltanissetta sur la qualité, la traçabilité et la sécurité alimentaire au profit des opérateurs tunisiens et siciliens (Organisations de catégorie, bureaux d études, entreprises) de l agriculture et de l agroalimentaire. Le Filiere delle Produzioni Agroalimentari Caltanissetta 28/01/2014 Docente Dott. Agr. Giuseppe Leto

2 Cos'è una filiera?

3 L insieme di tutte le imprese che partecipano alla realizzazione di un bene. Nel gergo di analisti e studiosi i soggetti (non solo imprese) che partecipano ad una filiera si chiamano anche stakeholders a sottolineare che si tratta di portatori di interessi Le filiere possono essere più o meno lunghe e complesse, nel senso che vi possono partecipare un numero maggiore o minore di imprese poste in sequenza

4 La filiera agroalimentare consiste nell insieme di tutte le imprese, anche entità istituzionali, che concorrono a un qualche titolo nella produzione di un bene finale. Si parte dalle materie prime, dagli input e si arriva fino alla consegna del prodotto al consumatore finale.

5 Soggetti singoli senza connessioni:

6 Soggetti singoli senza connessioni: Non costituiscono una filiera...

7 Sono le relazioni tra i soggetti che generano una filiera

8 La filiera rappresenta l itinerario seguito da un prodotto nell apparato agroalimentare rappresenta l insieme degli agenti (imprese e amministrazioni), delle operazioni che concorrono alla formazione e al trasferimento del prodotto fino allo stadio finale di utilizzo e dei flussi collegati (Malassis e Ghersi, 1995) Struttura composta dalle tappe tecnologiche di produzione, distinte e separabili, associate alla utilizzazione di una determinata risorsa o all ottenimento di uno specifico prodotto (Saccomandi, 1991)

9 La rete di organizzazioni coinvolte, attraverso legami a monte e a valle, nei diversi processi e nelle diverse attività che producono valore nella forma di prodotti e servizi per il consumatore/cliente finale (Christopher, 1998) Nella filiera agroalimentare operano in fasi diverse (agricoltura, industria di trasformazione e i diversi canali della fase distributiva e commerciale) una pluralità di attori economici che consentono al prodotto agricolo di arrivare, dopo diversi processi di trasformazione, al consumatore finale

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12 In una filiera la formazione dei prezzi alimentari è strettamente correlata non solo all attività degli attori della filiera agroalimentare, ma anche alle relazioni economiche tra questi e attori appartenenti ad altri settori che completano la domanda di beni e servizi delle imprese della filiera (fornitura di mezzi tecnici per l agricoltura, promozione e pubblicità, trasporti e logistica, fornitura di beni accessori e strumentali, ecc.) Inoltre svolge un ruolo attivo anche la pubblica amministrazione con la relativa componente fiscale

13 In Italia il settore agroalimentare si presenta come un settore ricco di opportunità ed economicamente significativo. L Agricoltura presenta un valore aggiunto di 28,1 mld di euro (2012) pari al 2% della ricchezza complessiva ma che interagendo con tutti i settori ad essa collegati - industria alimentare, distribuzione, servizi e quindi l indotto - raggiunge un valore complessivo di 267 miliardi di euro pari al 17% del PIL.

14 Circa il 20% della filiera (53,8 mld) è da attribuire alla produzione agroindustriale (agricoltura e industria alimentare) ed una fetta consistente è rappresentata dal Mezzogiorno (circa il 30%). Le altre principali componenti, sono rappresentate da circa 109 miliardi di valore della commercializzazione e distribuzione, 43,9 miliardi di valore aggiunto dei servizi di ristorazione, circa 24,2 miliardi di consumi intermedi agricoli e 17,9 miliardi di investimenti agroindustriali.

15 La produzione agroindustriale rappresenta un valore riconosciuto nel mondo per l elevata qualità della materia prima e la capacità di trasformarla in prodotti di eccellenza. A tal proposito è bene ricordare che l Italia nel settore agricolo si posiziona al 2 posto in Europa, dopo la Francia (35,8 miliardi di euro), con un Valore aggiunto pari al 14% dell Ue (200,1 mld di euro, anno 2012) ed al quarto posto in quello alimentare, con una quota pari al 10,9% del Valore aggiunto europeo, dopo la Germania (16,8%), la Francia (15,9%) ed il Regno Unito (14,8%).

16 Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Eurostat, Istat, Federalimentare, Nielsen

17 Alla formazione dei prezzi alimentari al consumo contribuiscono in maniera rilevante anche i costi sostenuti dagli attori della filiera agroalimentare (agricoltura, industria, commercio all ingrosso e al dettaglio e ristorazione) nel reperire i beni e servizi offerti da attori esterni indispensabili per lo sviluppo della filiera

18 Fonte: OSSERVATORIO ANCD CONAD SULLA FILIERA AGROALIMENTARE

19 Tali attori svolgono funzioni di servizio relative a: imprese di fornitura dei mezzi tecnici per l agricoltura imprese di additivi, preparati per l industria alimentare fornitori (acqua, gas ecc.) imprese di trasporto cui viene esternalizzato il servizio imprese di logistica cui viene delegato il compito di ottimizzare la gestione di trasporti e consegne imprese di comunicazione/promozione fornitori di tecnologie e beni strumentali/accessori macchinari, packaging, ecc. imprese che svolgono altri servizi (consulenze, certificazione, laboratori analisi, ecc.)

20 Un attore esterno di rilievo è anche la pubblica amministrazione che a fronte dei servizi offerti (infrastrutture, sicurezza, giustizia ecc.) costituisce un costo per la filiera agroalimentare (imposte dirette e indirette) che si riflette sul prezzo finale dei prodotti alimentari in larga parte riferibili all Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) Nel confronto con il resto d Europa, l IVA in Italia è ampiamente al di sopra di quella sostenuta in Spagna e Regno Unito, molto simile a quella praticata in Francia e inferiore a quanto emerge in Germania (soprattutto sui consumi alimentari extra-domestici)

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22 La filiera agroalimentare italiana si caratterizza non solo per la numerosità degli operatori ma anche per alcune altre caratteristiche strutturali che ne determinano il livello (spesso basso) di efficienza e competitività (con effetti diretti sul livello dei prezzi) in ambito internazionale, tra cui: -Un grado di concentrazione nella fase distributiva e commerciale non ancora allineato ai principali paesi europei -La dipendenza dall estero per molte produzioni agroalimentari (anzitutto materie prime agricole)

23 Il livello di concentrazione della fase distributiva e commerciale dei prodotti alimentari in Italia resta ancora ampiamente al di sotto degli altri principali paesi europei (tranne la Spagna) come si evidenzia dal numero di imprese operanti a parità di consumatori serviti. Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Eurostat

24 Per molti prodotti agricoli e alimentari, la produzione italiana è deficitaria rispetto al consumo ed è necessario il ricorso a rilevanti quantitativi di importazione Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Eurostat

25 Per molti prodotti agricoli e alimentari, la produzione italiana è deficitaria rispetto al consumo ed è necessario il ricorso a rilevanti quantitativi di importazione Fonte: Dati INEA 2010

26 Per molti prodotti agricoli e alimentari, la produzione italiana è deficitaria rispetto al consumo ed è necessario il ricorso a rilevanti quantitativi di importazione Pur in presenza di saldo negativo le esportazioni superano le importazioni per i prodotti destinati al consumo alimentare diretto Fonte: Dati INEA 2010

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29 Export industria alimentare (dati ISMEA 2011)

30 Le migliori performances del settore, tuttavia, non devono far passare in secondo piano alcune criticità che si stanno accentuando negli ultimi anni. La riduzione del potere di acquisto delle famiglie ha innescato una forte contrazione dei consumi alimentari, determinando un calo dell attività produttiva che solo in parte è stato compensato dalla crescita sostenuta delle esportazioni. Secondo le stime del centro studi di Federalimentare infatti, nel corso del 2012 la produzione agroalimentare si è ridotta dell 1,4% (in Ue +2%) e solo la dinamica dei prezzi ha reso possibile una crescita del fatturato complessivo di settore del 2,3%.

31 Incide il calo della produttività del settore italiano (circa l 1% ogni anno nell ultimo decennio) ed il gap esportativo che, nonostante una crescita interessante dell export alimentare nazionale, ancora permane nei confronti dei principali competitor quali Francia e Germania. Quest ultimo punto evidenzia come l industria alimentare italiana sia ancora strettamente dipendente dalla debole dinamica della domanda interna.

32 Oltre al calo della produttività dei consumi ed al gap esportativo, i punti di debolezza del settore sono: polverizzazione dell offerta (forte prevalenza di medie e piccole imprese a cui spesso si associano limitazioni in termini di risorse di capacità strategica); squilibri nella distribuzione del valore lungo la filiera (squilibrio nella catena del valore del sistema alimentare, che avvantaggia le attività legate al trasporto ed alla distribuzione, a scapito dell agricoltura e dell industria alimentare);

33 Oltre al calo della produttività dei consumi ed al gap esportativo, i punti di debolezza del settore sono: scarsa propensione all innovazione (le imprese presentano una bassa capacità di innovazione con un livello delle spese in ricerca e sviluppo decisamente contenuto, rispetto ad altri settori e rispetto alla media italiana); criticità logistiche (manca un sistema basato sulla progettazione di filiere logistiche agroalimentari dove vengono localizzate competenze, si sviluppino relazioni e siano forniti innovativi servizi)

34 L Italia presenta il più alto grado di polverizzazione delle fasi produttive (agricola e industriale) della filiera agroalimentare, come dimostra la dimensione media di impresa in termini di fatturato in confronto agli altri principali Paesi europei Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Eurostat

35 Dinamica evolutiva degli indici dei prezzi alla produzione (prodotti acquistati e venduti dagli agricoltori) e quelli dell'industria alimentare (Base 2005=100) (*) 130,0 125,0 120,0 115,0 110,0 105,0 100,0 95,0 90, Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti acquistati dagli agricoltori Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti venduti dagli agricoltori Indici dei prezzi alla produzione delle Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco (*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT.

36 Dinamica evolutiva degli indici dei prezzi alla produzione (prodotti acquistati e venduti dagli agricoltori) e quelli dell'industria alimentare (Base 2005=100) (*) 130,0 125,0 120,0 115,0 110,0 105,0 100,0 95,0 90, Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti acquistati dagli agricoltori Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti venduti dagli agricoltori Indici dei prezzi alla produzione delle Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco (*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT. disagio economico del settore primario

37 91% Costi filiera Costo grano 9% disagio economico del settore primario elevato Pasta Composizione del prezzo della pasta al dettaglio Dati ed elaborazione Coldiretti

38 71% Costi filiera Costo olive 29% disagio economico del settore primario moderato Olio extravergine Composizione del prezzo dell'olio al dettaglio Dati ed elaborazione Coldiretti

39 Composizione della spesa all'interno di una filiera Dati ed elaborazione Nomisma

40 Composizione della spesa all'interno di una filiera L insieme di costi interni e utile di ogni attore interno alla filiera agroalimentare costituisce la ricchezza generata (Valore Aggiunto) dallo stesso nel contesto economico nazionale. Dati ed elaborazione Nomisma

41 Composizione della spesa all'interno di una filiera La somma delle ricchezze generate da tutti gli attori interni alla filiera rappresenta solamente il 59% del valore dei consumi alimentari Dati ed elaborazione Nomisma

42 Composizione della spesa all'interno di una filiera Il pagamento di Costi esterni per beni e servizi, le Importazioni e il prelievo delle Imposte indirette (principalmente l IVA, assorbono il restante 41% del valore dei consumi alimentari in Italia Dati ed elaborazione Nomisma

43 La scomposizione della spesa può essere tracciata anche considerando la filiera agroalimentare come un unico soggetto economico, con una serie di costi ed un utile finale. Tra i costi interni della filiera figurano: il costo del lavoro, che conta per 38% e che conferma l importanza di tale fattore nel settore agroalimentare; il costo del capitale, che considera principalmente gli ammortamenti dei beni d investimento (impianti, fabbricati, macchinari ecc.); il costo dei finanziamenti, che corrisponde agli oneri pagati ai finanziatori (banche, obbligazionisti ecc.).

44 A questi si affiancano i costi esterni di filiera che rappresentano tutti i costi sostenuti dagli attori della filiera per l approvvigionamento di beni e servizi da operatori afferenti ad altri settori economici. I più rilevanti si stimano essere: Costi per packaging, trasporto e logistica e promozionali Vi sono poi le imposte, che si dividono tra indirette e dirette Un ultima quota di costo è, infine, riferibile alle importazioni nette di prodotti agricoli e alimentari

45 Dati ed elaborazione Nomisma

46 A fronte di tutti i costi considerati, si stima un utile di filiera, cioè il valore che rimane agli azionisti/imprenditori, pari a circa 3 euro sui 100 del valore della spesa in Italia. Questo valore si suddivide tra tutti gli attori interni della filiera, evidenziando con ciò che il settore ha una marginalità strutturalmente limitata La ripartizione di tale utile tra le diverse fasi della filiera per essere interpretato in termini di confronto di redditività tra i singoli operatori della filiera, va esaminato rapportando gli utili ai fatturati dei singoli attori:

47 Dati ed elaborazione Nomisma Utile di Filiera

48 Dati ed elaborazione Nomisma Utile di Filiera

49 Dati ed elaborazione Nomisma Utile di Filiera

50 Il sistema infrastrutturale nel quale le imprese agroalimentari operano ha un impatto non secondario sul livello di efficienza di filiera. Rispetto a molti Paesi europei l Italia sconta un forte deficit infrastrutturale nel sistema dei trasporti, sia su gomma che su rotaia Fonte: Osservatorio ANCD CONAD

51 Tra i vari costi sostenuti dalle imprese che operano lungo la filiera agroalimentare una componente importante è quella relativa al trasporto di merci e prodotti. Nel trasporto su gomma, di gran lunga la modalità più utilizzata per il trasporto merci e persone in Italia, il costo chilometrico sostenuto dalle imprese italiane è sensibilmente più elevato della media europea. Fonte: Osservatorio ANCD CONAD

52 Il prezzo dell energia elettrica per uso industriale in Italia (circa 0,15 euro/kwh nel 2008 nella categoria di consumo fino a Mwh/Anno) è ampiamente al di sopra della media comunitaria (circa 0,11 euro/kwh). Fonte: Osservatorio ANCD CONAD

53 La Situazione in Sicilia

54 La Sicilia occupa una posizione di leadership nella agricoltura italiana, incidendo per l 8,3% sul valore della produzione agricola. patate e ortaggi agrumi prodotti vitivinicoli carni frutta prodotti dell'olivicoltura cereali fiori e piante da vaso , , , , , , , ,00 latte ,00 Principali Produzioni Agricole in Sicilia (2010) in 000 di euro uova , , , , , , , , , , ,0 0

55 Difformità nello sviluppo del settore

56 CENSIMENTO ISTAT AGRICOLTURA DATI SICILIA - Aziende agricole attive: (13,6% del totale Italia). - Superficie Agricola Utilizzata (SAU): Ettari (10,8% del dato nazionale);. - La dimensione media aziendale è cresciuta nell ultimo decennio da 3,7 ettari di SAU a 6,3 ettari nel La struttura giuridica prevalente è l azienda individuale, che rappresenta il 94% dei casi. - La struttura fondiaria è più flessibile, con uno slittamento verso forme di superfici in affitto (anche se la struttura prevalente rimane ancora quella proprietaria, con il 76% dei casi). - La forza lavoro è costituita per la maggior parte da manodopera familiare (74% dei casi); l 11% della manodopera non familiare è straniera. - Sei capi azienda su 10 hanno un livello di istruzione pari o inferiore alla terza media. - La metà della SAU è destinata a seminativi. - Le aziende zootecniche crescono nel decennio (+6,3%) contrariamente alla tendenza nazionale (-41%). L allevamento bovino è l elemento trainante del settore, presente nel 60% delle aziende zootecniche. - Il 3,6% delle aziende presenta superficie destinata a colture e/o allevamenti biologici, contro il 2,7% del totale nazionale. - La tipologia di impianto da fonti rinnovabili più diffusa è quella solare (con una quota pari all 84% in Sicilia e all 80% in Italia). - Le aziende irrigue si dimezzano rispetto al 2000 e il 45% della superficie irrigata è coltivata ad agrumi. Dati: RIFORMA AGRARIA E ALIMENTARE (Documento presentato alla III Commissione ARS il 23 gennaio 2013)

57 CONFRONTO SICILIA-ITALIA SAU siciliana è in aumento (+8%), in controtendenza rispetto a quella nazionale (- 2,7%). Diminuzione numero aziende agricole in Sicilia (-37%) leggermente superiore al trend nazionale. Tale diminuzione riguarda soprattutto la classe di aziende con SAU< 5 ha (-45%); tuttavia il 76% delle aziende agricole esistenti rientrano in questa classe. Nonostante un notevole incremento la dimensione fisica media delle aziende siciliane (6,3 ha) rimane inferiore a quella nazionale (8 ha) La dimensione economica media delle aziende agricole siciliane ( ) è nettamente inferiore a quella nazionale ( ). In Sicilia, come in Italia, il 75% delle aziende agricole hanno dimensione economica inferiore ai ; il 50% ha addirittura dimensione economica inferiore a Drastica diminuzione della manodopera agricola in Sicilia, così come in Italia (-15% rispetto al 2000). Dati: RIFORMA AGRARIA E ALIMENTARE (Documento presentato alla III Commissione ARS il 23 gennaio 2013)

58 Secondo l'organizzazione dei processi produttivi e di filiera, in Sicilia si possono distinguere essenzialmente due diverse tipologie d agricoltura: 1) L agricoltura tradizionale 2) L agricoltura moderna CORERAS - Riflessioni sul sistema agroalimentare della Sicilia

59 1) L agricoltura tradizionale: Si limita alla produzione di derrate agricole di massa, destinate al mercato regionale e nazionale ed a consumatori a reddito medio basso; spesso adotta nei processi tecnologie industrialmente moderne per la produzione e per la difesa del prodotto, ma non estende questi processi fino alla fase del prodotto finito in modo che possa minimizzare il costo totale di filiera; non ha dimensioni di offerta dell impresa tali da operare nei canali commerciali corti (produzione - GDO) e pertanto opera nei canali commerciali lunghi (produzione intermediazione dettaglio), il che comporta elevati costi di transazione e pertanto elevati costi di filiera. CORERAS - Riflessioni sul sistema agroalimentare della Sicilia

60 Questa Sicilia agricola tradizionale rappresenta la parte preponderante della produzione: in quantità l 85-90%, in valore il 70-75% della produzione agricola di base. Questa agricoltura ha presenza quasi esclusiva sui mercati regionale e nazionale di massa, affollati da competitors (soprattutto stranieri) più forti ed efficienti nella fase commerciale e nei rapporti con la grande distribuzione organizzata (GDO). In questa agricoltura le crisi economiche e di mercato sono divenute ormai ricorrenti, questa è la Sicilia agricola che per sopravvivere si è basata sugli aiuti regionali e comunitari previsti dalle politiche agricole e dalle organizzazioni comuni di mercato (OCM) sui prodotti. CORERAS - Riflessioni sul sistema agroalimentare della Sicilia

61 2) L agricoltura moderna ed orientata al marketing: Organizza processi di filiera fino alla realizzazione del prodotto confezionato, spesso certificato, per il consumatore e per segmenti di mercato a reddito medio alto; ha dimensioni di offerta o immette nel mercato prodotti di qualità tali da operare nei canali corti (produzione confezionata - grande distribuzione organizzata) e/o direttamente nei canali HORECA; ha come mercati di riferimento quello nazionale e per quote anche rilevanti quelli esteri; realizza prodotti di qualità e valorizza i prodotti tipici, tradizionali, storici, ecc.; valorizza con la multifunzionalità i beni ambientali e culturali, l artigianato, il turismo enogastronomico, l agriturismo ed in definitiva la linea slow food dei sapori e dei saperi. CORERAS - Riflessioni sul sistema agroalimentare della Sicilia

62 Questa Sicilia agroalimentare rappresenta in quantità il 10-15% ed in valore il 25-30% della produzione agricola di base. In questi prodotti sono compresi i prodotti di qualità, tipici con o senza denominazione riconosciuta, storici, tradizionali, biologici, con o senza marchio collettivo, con o senza certificazione di qualità. In questa Sicilia agricola le crisi economiche e di mercato nella maggior parte dei casi, non si verificano o sono sopportabili; i successi di fatturato e di profitto portano le imprese continuamente ad ampliarsi e/o ad innovarsi, utilizzando con efficacia le opportunità (risorse finanziarie e servizi) regionali, nazionali ed europee. CORERAS - Riflessioni sul sistema agroalimentare della Sicilia

63 Al centro del sistema c è dunque l impresa orientata al marketing (non l azienda agricola), che ha capacità d investimento strutturale e produttivo per il consumatore moderno (targetobiettivo) e per il cittadino fruitore delle risorse territoriali ed ambientali. L impresa agroalimentare orientata al marketing richiede e valorizza il lavoro tecnico ed intellettuale, specialistico e professionale, richiede e produce innovazioni, di processo, di prodotto, di organizzazione, di norme e regole, di cultura tecnica, informatica, logistica, imprenditoriale capace di superare tutti i gap infrastrutturali del territorio; crea e cura rapporti e legami con i mercati finali al consumo nazionale ed estero, con il territorio naturale, agrario, urbano, con le attività extra agricole (artigianato, beni culturali e turismo). CORERAS - Riflessioni sul sistema agroalimentare della Sicilia

64 Molte di queste imprese agroalimentari sono sorte e/o evolute per l intraprendenza di giovani imprenditori e/o professionisti (anche donne), il fattore differenziale fra queste due agricolture è quindi costituito dal capitale umano, ossia dalla cultura professionale e dalla capacità innovativa dei soggetti che gestiscono ed operano nell impresa, nella ricerca, nelle istituzioni pubbliche, nel territorio. La crisi strutturale ed economica riscontrabile in tutti i comparti dell agricoltura regionale ha dunque come causa primordiale il lentissimo passaggio evolutivo da agricoltura-settore ad agroalimentare-sistema. CORERAS - Riflessioni sul sistema agroalimentare della Sicilia

65 La politica di sviluppo rurale dell Unione Europea prevede il miglioramento della competitività e dell ambiente e una migliore qualità della vita e diversificazione dell'economia rurale. Per attenuare i fenomeni di declino socio-economico delle aree interne di Sicilia, dove è rimasto il 10% dei siciliani sul 90% di territorio con enormi costi sociali, ambientali e culturali rurali siciliane, è necessario creare nuova occupazione e sviluppo ma soprattutto riequilibrare il rapporto tra città e campagna attraverso lo sviluppo dell imprenditorialità rurale. Dati: RIFORMA AGRARIA E ALIMENTARE (Documento presentato alla III Commissione ARS il 23 gennaio 2013)

66 Dati INEA Le politiche di sviluppo

67 Il passaggio da una politica settoriale ad una visione territoriale del sistema diviene elemento centrale nella nuova politica comunitaria. Le politiche di sviluppo non si riferiscono più solo all agricoltura in senso strettamente produttivo, ma alle aree rurali nel loro complesso. Nell ambito del Piano strategico nazionale (PSN) la Progettazione Integrata (PI), sia essa aziendale, settoriale o territoriale, viene presentata come uno degli strumenti che possono concorrere ad una maggiore efficacia degli interventi nello sviluppo dei contesti rurali. Le due grandi anime sono rappresentate dai Progetti integrati di filiera (PIF) e dai Progetti integrati territoriali (PIT).

68 I Progetti integrati di filiera (PIF) nel PSR Sicilia Il Programma di Sviluppo Rurale Sicilia 2007/2013, al fine di garantire maggiore efficacia alla programmazione, gestione e attuazione degli interventi, e in particolare al fine di migliorare le condizioni di competitività settoriali delle filiere agroalimentari, promuove la progettazione integrata di filiera (PIF) quale strumento innovativo legato al concetto di integrazione delle diverse tipologie di intervento, rafforzamento delle azioni di partenariato, miglioramento dell offerta collettiva e superamento dei limiti manifestati dalle filiere produttive agroalimentari della regione. Il Pacchetto di filiera, inteso come l insieme coordinato ed organico di operazioni riferibili a più misure, è la modalità attuativa del Programma che coinvolge una pluralità di soggetti operanti in una specifica filiera, che si impegnano a mettere in atto investimenti singoli e distinti ma fortemente correlati tra di loro.

69 I Progetti integrati di filiera (PIF) nel PSR Sicilia Le filiere produttive individuate dal PSR sulle quali possono intervenire i Pacchetti di filiera sono le seguenti: ortofrutticola, vitivinicola, olivicola, zootecnica, cerealicola, florovivaistica, altri settori minori (elicicoltura, apicoltura, cunicoltura, galline ovaiole, piante aromatiche ed officinali, fungicoltura), delle produzioni biologiche e bioenergetica. Relativamente alla filiera vitivinicola sono consentiti solo gli interventi previsti dal PSR, così come demarcati dalle OCM di settore. Ciascun Pacchetto può intervenire in una sola filiera produttiva.

70 I Progetti integrati di filiera (PIF) nel PSR Sicilia La realizzazione dei Pacchetti di Filiera si compie tramite l attivazione di un complesso di misure dell Asse 1 e dell Asse 3: misura Ammodernamento delle aziende agricole; misura Accrescimento del valore economico delle foreste; misura Accrescimento del VA dei prodotti agricoli e forestali; misura 125/A Viabilità rurale interaziendale; misura Attività di informazione e promozione; misura 311/B Produzione di energia da fonti rinnovabili.

71 Fonte: Breve guida alle proposte della Commissione europea per lo sviluppo rurale nell UE dopo il 2013 La nuova PAC 2014/2020

72 Fonte: Breve guida alle proposte della Commissione europea per lo sviluppo rurale nell UE dopo il 2013 La nuova PAC 2014/2020 Priorità

73 Fonte: Breve guida alle proposte della Commissione europea per lo sviluppo rurale nell UE dopo il 2013 La nuova PAC 2014/2020 Priorità

74 Fonte: Breve guida alle proposte della Commissione europea per lo sviluppo rurale nell UE dopo il 2013 La nuova PAC 2014/2020 Priorità

75 Fonte: Breve guida alle proposte della Commissione europea per lo sviluppo rurale nell UE dopo il 2013 La nuova PAC 2014/2020 Priorità

76 Fonte: Breve guida alle proposte della Commissione europea per lo sviluppo rurale nell UE dopo il 2013 La nuova PAC 2014/2020 Priorità

77 Fonte: Breve guida alle proposte della Commissione europea per lo sviluppo rurale nell UE dopo il 2013 La nuova PAC 2014/2020 Priorità

78 Esempio di un accordo di filiera Esempi o

79 Il campo di iniziativa degli agricoltori si amplia decisamente con la multifunzionalità: a partire dall ambito, divenuto ormai ristretto dell agricoltura tradizionale, la ricerca del valore spinge l agricoltura a diversificare in tre direzioni: l approfondimento, l allargamento e il riposizionamento. Dati: RIFORMA AGRARIA E ALIMENTARE (Documento presentato alla III Commissione ARS il 23 gennaio 2013)

80 I prodotti DOP, IGP, STG presentano caratteristiche chimicoorganolettiche distintive rispetto agli altri appartenenti alla medesima categoria merceologica, che derivano dall'ambiente geografico in cui sono stati ottenuti o dal metodo di produzione. Sono stati creati e regolamentati degli appositi marchi di identificazione di queste particolari produzioni. L adesione ad un marchio è volontaria, ma comporta il rispetto di normative precise di riferimento.

81 DOP DENOMINAZIONE DI ORIGINE PROTETTA che identifica prodotti con una propria storia, originari di un territorio specifico, la cui qualità o le cui caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente all ambiente geografico. Per questi prodotti tutte le fasi del ciclo di produzione, trasformazione, elaborazione devono avvenire nell area determinata.

82 IGP INDICAZIONE GEOGRAFICA PROTETTA che identifica prodotti originari di un territorio specifico, di cui una determinata qualità sia attribuita all origine geografica e la cui produzione e/o trasformazione e/o elaborazione avvengano nell area geografica determinata. Per questi prodotti è sufficiente che anche una sola delle fasi del processo produttivo sia effettuata nell area di riferimento.

83 STG SPECIALITÀ TRADIZIONALE GARANTITA che identifica prodotti tradizionali la cui specificità è riconosciuta dalla Comunità europea; i prodotti sono svincolati da una specifica origine, ma sono caratterizzati da una composizione tradizionale del prodotto o da un metodo di produzione tradizionale.

84 Lo scenario dei prodotti tipici Formaggi Prodotti a base di carne Carne fresca Oli e grassi Ortofrutticoli e cereali Prodotti della panetteria ecc. Altre Italia Francia Portogallo Grecia Spagna Germania Altri

85 Alcuni prodotti tipici siciliani

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87 Il mercato delle produzioni DOP e IGP in Italia vale intorno a: 3,5 mld euro alla produzione e 8,5 mld euro, al consumo. La Sicilia, nonostante la numerosità dei riconoscimenti, ha un ruolo marginale sul mercato delle produzioni di qualità

88 La filiera corta è una filiera produttiva caratterizzata da un numero limitato e circoscritto di passaggi produttivi, e in particolare di intermediazioni commerciali, che possono portare anche al contatto diretto fra il produttore e il consumatore. Lo scopo principale di tale filiera è contenere e ridurre i costi al consumo dei prodotti. La filiera corta è inoltre il modello cui si ispirano i Gruppi di Acquisto Solidale per poter riconoscere un prezzo più equo ai produttori. I prodotti che passano attraverso la filiera corta sono comunemente definiti dal luogo di produzione e da un agricoltore. Il valore dei prodotti viene riconosciuto dal consumatore e i soldi finiscono nelle mani dell agricoltore. Dati: Le filiere corte nella nuova dinamica città/campagna Cursa-Inea

89 Dati: Le filiere corte nella nuova dinamica città/campagna Cursa-Inea

90 Dati: RIFORMA AGRARIA E ALIMENTARE (Documento presentato alla III Commissione ARS il 23 gennaio 2013)

91 Dati: RIFORMA AGRARIA E ALIMENTARE (Documento presentato alla III Commissione ARS il 23 gennaio 2013) Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) Botteghe degli Agricoltori

92 Vendita in azienda, Ambulante, Sagre, Fiere, Turismo rurale, Farmer's Market, Consegna a domicilio, Vendita online Dati: RIFORMA AGRARIA E ALIMENTARE (Documento presentato alla III Commissione ARS il 23 gennaio 2013)

93 Orti urbani, Consumatore che partecipa alla raccolta del prodotto (You Pick Operations) Dati: RIFORMA AGRARIA E ALIMENTARE (Documento presentato alla III Commissione ARS il 23 gennaio 2013)

94 Un alimento si definisce biologico se si ottiene mediante il metodo di produzione biologico. Tale metodo di produzione deve avvenire con l esclusivo impiego di fattori produttivi autorizzati dalla normativa vigente (sementi, giovani piante, substrati, fertilizzanti, agrofarmaci) e gli operatori devono sottoporsi a verifiche da parte di organismi di controllo. Coloro che superano i controlli potranno utilizzare la certificazione biologica e quindi ottenere per i loro prodotti l'etichettatura biologica.

95 Un altro insieme di prodotti che il mercato premia (in termini di domanda e giro d affari) quali elementi caratterizzanti di un agroalimentare d altri tempi ed oggi recuperato sono i presìdi Slow Food, che mirano a conservare e/o riqualificare prodotti ormai dimenticati attraverso «l adozione di pratiche produttive sostenibili e un approccio etico al mercato».

96 L agricoltura sociale tende ad estendere l idea di accoglienza dell'agriturismo, ospita e coinvolge soggetti svantaggiati, fasce deboli della popolazione e la coltivazione, l allevamento e la trasformazione di prodotti si legano a servizi di utilità sociale (formazione, inserimenti, affidi, accoglienza, riabilitazione e integrazione lavorativa). La conoscenza dei processi del lavoro agricolo, l ambiente, i tempi ed i ritmi della campagna, appaiono cioè un occasione facilitante e terapeutica per tante forme di disagio. In tal caso l attività agricola coniuga la sua specifica funzione produttiva con lo svolgimento di una funzione sociale: l azienda e il mondo rurale dimostrano la capacità di offrire servizi di carattere sociale per la comunità locale e per le stesse aree urbane.

97 Tutti i testi, le immagini e i loghi utilizzati in questa presentazione sono stati riprodotti da materiale liberamente disponibile in rete, a esclusivo scopo didattico, e rimangono di esclusiva proprietà degli autori; ne è vietata la riproduzione, diffusione e l'utilizzo a scopi commerciali.

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