2 Si prosegue, poi, studiando le monografie sul tema, indicate nella bibliografia delle Enciclopedie.
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- Paola Antonelli
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1 Come iniziare la ricerca (a cura di F. Manganaro) Bisogna andare dal generale al particolare. Perciò inizialmente bisogna leggere i testi più generali. 1. Si comincia consultando le voci delle Enciclopedie: Enciclopedia del Diritto, ed. Giuffré Enciclopedia Treccani Enciclopedia Discipline pubblicistiche, Utet 2 Si prosegue, poi, studiando le monografie sul tema, indicate nella bibliografia delle Enciclopedie. 3. Per approfondire l argomento con le più recenti argomentazioni dottrinali, si consultano le riviste giuridiche di settore (Diritto amministrativo; diritto processuale amministrativo; Rivista trimestrale di diritto pubblico, Giornale di diritto amministrativo; Foro amministrativo, ecc.) almeno dell ultimo quinquennio e i siti Internet di dottrina e giurisprudenza (lexitalia.it; diritto.it; giurisprudenza.it; giustamm.it; ecc.). **************** INFORMAZIONI UTILI PER L'ELABORAZIONE DELLE TESI COS'È E A COSA SERVE UNA TESI DI LAUREA - IMPAGINAZIONE E GRAFICA DELLA TESI - CITAZIONI E NOTE - CRITERI PER RIMANDI BIBLIOGRAFICI A cura della dott.ssa Caterina Consoli **** COS'È E A COSA SERVE UNA TESI DI LAUREA La tesi di laurea è una dissertazione scritta, su un argomento attinente a una delle discipline studiate nel corso universitario, che ha per autore lo studente. Sostanzialmente si tratta di una breve monografia che ha lo scopo di dimostrare la compiuta conoscenza di un argomento, generico o specifico, della materia prescelta. In realtà, mediante la tesi lo studente dimostra non solo di aver preso visione di buona parte degli scritti pubblicati sull'argomento, quanto di essere stato capace di elaborarli in maniera critica e di esporli in modo chiaro ed originale, offrendo lo spunto per eventuali ricerche ed approfondimenti futuri. È proprio per assolvere a questa duplice funzione che il candidato deve conoscere bene ciò che è stato già detto sull'argomento ma, soprattutto, deve aggiungere qualcosa di nuovo o quantomeno deve essere in grado di rielaborare e rivedere, con un'ottica originale, gli argomenti che sono già stati oggetto di trattazione altrui. Dunque, fare una tesi significa: 1. individuare un argomento preciso che, a garanzia di un risultato migliore, sarà preferibilmente rispondente agli interessi del candidato; 2. effettuare un minuzioso lavoro di ricerca e di raccolta dei documenti sull'argomento prescelto; 3. esaminare ed ordinare con metodo i dati raccolti; 4. esporre l'argomento oggetto della dissertazione in modo che, a chi legge, siano chiari tanto la struttura quanto gli obiettivi del lavoro; nello stesso tempo il lettore deve essere in grado di risalire ai medesimi documenti per riprendere l'argomento oggetto della trattazione. IMPAGINAZIONE E GRAFICA DELLA TESI La tesi si apre con un frontespizio contenente i seguenti dati:
2 denominazione dell'università (specificando la facoltà e il corso di laurea); disciplina (materia) e titolo della tesi; nome e cognome del relatore, nome e cognome e numero di matricola del candidato; anno accademico. Seguono una o più pagine dedicate ad un indice dal quale emerge immediatamente l'organizzazione del testo. Infatti nell'indice vengono sinteticamente registrate con la stessa numerazione, con le stesse parole e con le stesse pagine che ritroveremo poi nel testo, tutte le parti di cui si compone la tesi, e cioè: l'introduzione i vari capitoli (suddivisi in paragrafi ed eventuali sottoparagrafi) le conclusioni la bibliografia L'indice, dunque, ha una duplice funzione: 1. definire l'ambito della tesi; in effetti dalla sola lettura dei titoli dei capitoli e dei paragrafi si potrà comprendere quali saranno gli argomenti trattati e la loro struttura, e sarà evidente altresì il centro del discorso, rispetto a tutto ciò che è marginale; 2. ritrovare velocemente un dato argomento, essendo indicato per ciascun argomento il corrispondente numero di pagina. Per quanto riguarda la numerazione dei capitoli e dei paragrafi si possono utilizzare indifferentemente le cifre romane, le cifre arabe o le lettere, purché sia seguito un ordinamento coerente. Ad esempio si potranno utilizzare le cifre romane per contraddistinguere (tutti) i vari capitoli mentre, all'interno di ciascun capitolo, la suddivisione in paragrafi sarà contrassegnata (sempre) da cifre arabe. Con l'introduzione ha inizio il vero corpo della dissertazione. Questa ha essenzialmente il compito di aiutare il lettore ad addentrarsi nella tesi, offrendo già un'idea dell'argomento e dell'ordine logico della trattazione. Una buona introduzione indicherà anche gli obiettivi generali della ricerca ed eventualmente anticiperà quelli che saranno i risultati (più specificamente oggetto delle conclusioni) raggiunti con la stessa. Ovviamente sarà necessario rispettare le promesse fatte nell'introduzione, in modo che ci sia rispondenza tra ciò che si è promesso e ciò che poi effettivamente sarà trattato nei capitoli successivi. Pertanto l'introduzione sarà oggetto di costante rielaborazione fino alla conclusione della ricerca (è meglio scriverla di nuovo alla fine del lavoro). Come già detto, è consigliabile suddividere la tesi in capitoli costituiti da paragrafi e da eventuali sottoparagrafi. Ogni capitolo deve essere titolato e contrassegnato da un numero progressivo (per esempio utilizzando le cifre romane). La prima pagina di ogni capitolo della tesi inizia a metà foglio. I paragrafi, anch'essi titolati e numerati progressivamente (per esempio utilizzando le cifre arabe), si susseguono l'uno all'altro, all'interno del medesimo capitolo, senza andare a nuova pagina utilizzando, tuttavia, un'adeguata spaziatura: tra la fine di un paragrafo ed il titolo del successivo tra il titolo del paragrafo e il testo. I capoversi vanno distinti con un adeguato rientro nel corpo del testo. La numerazione generale della tesi inizia a partire dalla seconda pagina dell'introduzione e viene contrassegnata con il numero 4 (dunque il numero della pagina non apparirà sul frontespizio, sull'indice e sulla prima pagina dell'introduzione). Naturalmente se l'indice è composto da più pagine il numero iniziale dovrà tenere conto di questa circostanza. Per le note si veda infra al paragrafo ad esse dedicato. Le conclusioni di una tesi rappresentano il punto di arrivo della ricerca e contengono dunque le deduzioni, conseguenze logiche che si ricavano da precedenti riflessioni. Queste possono
3 essere raccolte tutte in uno specifico capitolo conclusivo oppure apparire nelle varie parti della tesi come conclusioni parziali. In genere il capitolo conclusivo non contiene alcun aspetto nuovo (cioè non trattato in precedenza), tuttavia può indicare i limiti della ricerca e può fornire, nel contempo, spunti per ulteriori approfondimenti. La tesi si chiude con una bibliografia finale che contiene l'elenco delle pubblicazioni in ordine alfabetico per autori, e per anno quando ci siano più opere dello stesso autore, consultate per la stesura della tesi stessa. In seguito sono riportati i criteri per i rimandi bibliografici, validi anche per la stesura della bibliografia finale. CITAZIONI E NOTE Si è precedentemente sottolineato come una tesi di laurea sia frutto di una minuziosa opera di ricerca di scritti altrui. Sarà compito del candidato rielaborare criticamente il materiale raccolto cercando di collegare i vari punti di vista. Tuttavia, spesso sarà più utile, o più comodo, riportare fedelmente le parole testuali di un autore (c.d. citazioni d'autore). Tali citazioni devono essere riportate nel testo della tesi tra le virgolette doppie "...". Le citazioni devono essere fedeli, nel senso che le parole dell'autore (che si cita) devono essere trascritte così come sono. Tuttavia, se nel corso di una citazione si omettono alcune parole, l'omissione si segnala con l'inserzione di tre puntini di sospensione (con [...]o senza parentesi quadre) in corrispondenza della parte tralasciata. Analoga procedura se si omettono nessi sintattici all'inizio o alla fine della citazione, a meno che quest'ultima non sia accordata sintatticamente al discorso. In particolare, qualora al fine di accordare la citazione al proprio testo, sia necessario modificare tempi di verbi, pronomi, etc, si dovranno scrivere in corsivo le parole ritoccate. Di ogni citazione devono essere chiaramente riconoscibili l'autore, la fonte (il libro) e il luogo (la pagina) da cui si cita. Due sono i sistemi per risalire ad essi: 1. mediante esponente e rinvio in nota, oppure 2. si riporteranno il nome dell'autore e la data di pubblicazione dell'opera, tra parentesi tonda, subito dopo la citazione. Si ricordi che i termini in lingua straniera o classica (latinetti) devono essere scritti in corsivo. Le note danno informazioni che, per loro natura accessoria ovvero per considerazioni di chiarezza o di spazio, non è conveniente presentare nell'area del testo: dunque verranno numerate progressivamente e raccolte tutte a piè di pagina oppure alla fine di ogni capitolo. Esse sono redatte in forma breve e chiara, e si suddividono in: 1. Note di riferimento bibliografico 2. Note di rimando (o di rinvio) 3. Note di contenuto (o di discussione) Le prime contengono informazioni bibliografiche: servono dunque ad indicare la fonte della citazione. È preferibile che esse siano a piè di pagina. Le seconde servono ad aggiungere su un argomento discusso nel testo ulteriori indicazioni bibliografiche di rinforzo mediante rinvii esterni, ad altri testi, oppure interni ad un capitolo, o paragrafo, della tesi stessa. Tali rinvii sono introdotti generalmente da: Cfr. oppure da: Si veda; o ancora da: Confronta; Contra; In senso conforme; In senso difforme. Anche in questo caso è preferibile che le note siano a piè di pagina. Le terze servono ad ampliare e specificare le affermazioni fatte nel corso della trattazione, evitando così di appesantire il testo con affermazioni che, seppure importanti, rischiano di far perdere fluidità al discorso. Possono, inoltre, essere oggetto di note di contenuto la traduzione italiana di una citazione che (nel testo) era essenziale dare in lingua straniera o, viceversa, la versione originale che, nel testo, si è preferito fornire in italiano. È bene infine ricordare che:
4 nelle note è preferibile non inserire capoversi (gli 'a capo') anche nelle note, le citazioni dovranno essere tra virgolette doppie (in tal caso, al riconoscimento dell'autore e della fonte da cui si cita, si procederà indicando i riferimenti bibliografici tra parentesi tonda immediatamente dopo la citazione). CRITERI PER RIMANDI BIBLIOGRAFICI ARTICOLI IN RIVISTA 2. Titolo dell'articolo (in corsivo) 3. in 4. Titolo della rivista (abbreviato ed in corsivo) 5. Anno 6. Volume (I, II, etc.) o numero (1, 2, etc.) del fascicolo (ove necessario) 7. Prima pagina in cui appare l'articolo (p. 210; pag. 210) 8. Se necessario, pagina da cui si cita S. VERGARI, Presente e futuro dei lavori socialmente utili, in LD, 1996, p. 687 S. VERGARI, Presente e futuro dei lavori socialmente utili, in Lav. dir., 1996, pag. 687 M. DELL'OLIO, Orario giornaliero, settimanale, multiperiodale, in ADL, 1998, n. 2, p. 369 CITAZIONI DA GIORNALI (evitare, ove possibile) Per le citazioni da quotidiani e settimanali valgono le stesse regole che per le riviste, con la differenza che sarà qui più opportuno mettere la data piuttosto che il numero del fascicolo. M. RUSCIANO, Finisce l'era della cogestione e il sindacato diventa controparte, in Il sole 24 ore, 31 gennaio 1993 VOLUMI DI SINGOLI AUTORI 2. Titolo e sottotitolo dell'opera 3. Luogo di edizione 4. Data di edizione 5. Pagina da cui si cita GIUGNI G., Diritto sindacale, Bari, 1994, pag. 165 VOLUME CON PIÙ AUTORI E NESSUN CURATORE F. CARINCI - R. DE LUCA TAMAJO - P. TOSI - T. TREU, Il rapporto di lavoro subordinato, Torino, 1997, pag 210 VOLUMI MISCELLANEI in cui sono raccolti scritti di diversi autori (autori vari (aa.vv.); a cura di; commentari ed enciclopedie) 2. Titolo dell'opera 3. in 4. Eventuale nome del curatore (a cura di) oppure (diretto da), oppure AA.VV. 5. Titolo dell'opera collettiva 6. (eventuale nome del curatore se prima si è messo AA.VV.) 7. Editore
5 8. Data di edizione 9. Eventuale numero del volume dell'opera in cui si trova l'articolo citato 10. Prima pagina in cui appare l'articolo 11. (se necessario, pagina da cui si cita) P. SARACINI, Il contratto a tempo determinato (o a termine), in M. RUSCIANO - L. ZOPPOLI (a cura di), Diritto del mercato del lavoro, Napoli, 1999, p. 173 P. LAMBERTUCCI, Sub. art.27, in M. GRANDI - G. PERA (a cura di), Commentario breve alle leggi sul lavoro, Padova, 1996, pag S. RIGON, Incentivi alle assunzioni, in F. CARINCI (diretto da), Diritto del lavoro. Commentario, Torino, 1998, vol. II, p. 274 MODUGNO F., Fonti del diritto (Gerarchia delle), in Enc. dir., Giuffrè, aggiorn. 1997, pag. 561 MARIUCCI L.- LISO F., voce Collocamento. I) Diritto del lavoro, in EGT, 1988, vol. VI, p.1 BIAGI M., Lavoro associato - Cooperazione, in DDP, sez. comm., 1992, vol. VIII, p.193 GIURISPRUDENZA Es: Pret. Milano, giorno/mese/anno, in... Trib. App. Cass. giorno/mese/anno, n..., in... Cass., S.U., giorno/mese/anno, n..., in... Corte Cost., giorno/mese/anno, n..., in... T.A.R. Lazio, sez..., giorno/mese/anno, n..., in... Cons. Stato, sez..., giorno/mese/anno, n..., in... Quando un testo è già stato citato, si ripetono il nome dell'autore e il titolo abbreviato + op. cit. + indicazione del luogo da cui si cita - S. RIGON., Incentivi alle assunzioni, in F. CARINCI (diretto da), Commentario, op. cit., vol. II, p. 274 Si userà ivi + l'indicazione del luogo (pagina) da cui si cita, nel caso in cui un testo sia stato già citato nella nota immediatamente precedente Si farà uso di ibidem quando si cita lo stesso luogo (pagina) della stessa opera.
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